Happy Deathday!

Scritto da: **AnneLiz-Alexandra**
Spoiler: Diciamo, tutto BTVS fino a "Older and Far Away"
Pairing: Nessuna.
Rating: Angst - PG (niente di eccezionale, eh!)
Timeline: Questa fan-fiction si colloca al posto dell'episodio "Older and Far Away", quindi dopo "Dead Things".
Sommario: E' arrivato un altro compleanno. e Buffy sa quale regalo potrà renderla realmente felice.
Feedback: Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Non siate troppo severi! Aspetto i vostri commenti!
Note dell'Autore: Ok, lo ammetto: sono in un umore particolarmente depresso, e l'unico rimedio che ho trovato è scrivere questa storia. Spero che non vi
annoierà particolarmente, e soprattutto che non vi deprimerà (cosa abbastanza difficile, temo!) Non preoccupatevi, non sono sempre così! Per quanto riguarda il titolo, volevo giocare con 'birth' and 'death', quindi non so se ha realmente significato.
§ Buona lettura! §
 

Happy Deathday!

 
. -9. -8. -7.

. -6. -5. -4.

.-3. -2. -1.

. 0 .

'Buon compleanno, Buffy.'

Buffy si rigirò nervosamente tra le coperte.

Il corpo di Spike era premuto contro la sua schiena, e un suo braccio la
teneva leggermente intorno alla vita.

'Ok, ora che sei più vecchia di un anno, puoi permetterti qualche rimpianto.
'

Inspirò profondamente, ricacciando indietro lacrime che non sapeva da dove
venissero.

Cosa poteva andare storto nella sua perfetta vita, paragonabile per molti
aspetti a 'Pleasantville'?

La risposta fu un grugnito sordo, che echeggiò brevemente nella stanza da
letto, per poi scomparire nel nulla.

Evidentemente, qualcosa disturbava il sonno di Spike.

'Qualcosa disturba sempre il sonno degli altri. perché dovrebbero
preoccuparsi di me?'

'Ok, Buffy, ora dormi, e non pensarci.'

D'altro canto, sapeva già che pensare non avrebbe portato che altri
rimpianti.


****


La mattina arrivò anche troppo presto.

E con il nuovo giorno, anche l'impellenza di andare al lavoro, e dunque
dover alzarsi dal letto.

Certo, non che le dispiacesse così tanto andarsene.

Lo faceva sempre, andarsene prima che lui si svegliasse.

Andarsene per non rinfacciare la dura verità di quello che era diventata.

.Beh, a dir la verità, non sapeva veramente cos'era diventata.

Le venivano in mente molte definizioni, però.

Una patetica depressa che trascorreva le sue giornate a rimpiangere ciò che
non poteva più avere.

Oh, beh, questa era davvero deprimente.

Una squallida stronza, che violentava un vampiro solo per riceverne piacere.

Questa poi, era senza dubbio peggio.

Una persona caduta così in basso, da non preoccuparsi più ormai di chi si
portava a letto. potesse essere anche una disgustosa cosa senz'anima.

Ecco, questa era indubbiamente la definizione che si avvicinava di più alla
realtà.

Lo vide muoversi sotto le coperte.

Presto, dopo che sarebbe andata via, si sarebbe svegliato, solo e deluso, e
avrebbe cominciato a bere fino a dimenticare.

Lo sapeva.

Perché era ogni notte ormai che lo trovava in questo stato.

Ubriaco, dimentico di tutto, e soprattutto delle sue violenze.

Improvvisamente, il pensiero che il paletto era proprio nella sua giacca.
solo a qualche metro dal letto. si affacciò insistentemente nella sua mente.

Ucciderlo sarebbe stata la soluzione migliore.

Per lei, e per lui.

Ucciderlo sarebbe stato annullare completamente la traccia di essere
diventata sporca.

La traccia di essere diventata cattiva e senz'anima.

Come lui.

La sola differenza era che lui non era cattivo.

Non più, almeno.

E forse era questo che lei odiava di più di lui.

Il fatto di non poterlo odiare, perché ormai lui non faceva più niente per
farsi odiare.

.Ma non aveva intenzione di rimuginare sulla sua squallida relazione con
Spike, certamente non il giorno del suo compleanno.

Lo avrebbe lasciato lì, come al solito, ad ubriacarsi e a prendere in giro
se stesso.

Cosa poteva fare di peggio per distruggerlo?


****


Il Doublemeat decorato a festa.

Solo per lei.

Solo per il suo ventunesimo compleanno.

Facce sconosciute di persone con cui aveva scambiato una parola una volta
ogni tre hamburger, continuavano a venirle incontro per baciarle le guance.

Falso.

Era tutto dannatamente così falso.

Era solo quello che la società si aspettava che facessero.

Scambiare gli auguri e congratularsi con una perfetta sconosciuta, e
augurarle che l'anno a venire fosse magnifico come il precedente.

Imbecilli.

Loro non erano stati presenti il maledettissimo ultimo anno.

E lei, cosa poteva fare, eccetto sorridere?

Cosa poteva fare, eccetto dimostrare gratitudine a persone alle quali non
importava niente di lei, e che lei non sopportava neanche?

.Ma sorridere era la cosa migliore.

Meglio sfruttare i muscoli del viso per ridere, piuttosto che piangere.


****


La festa con gli Scoobie.

Come aveva potuto dimenticarla.

La organizzavano sempre, ogni anno.

Ed ogni anno c'era sempre qualcuno in meno.

Al suo diciottesimo compleanno non c'era più Jenny Calendar.

Non poteva essere presente, dal momento che l'alter-ego omicida del suo
ragazzo le aveva tagliato la gola.

Al diciannovesimo mancava Angel.

Oh certo, il grande, tormentato, generoso, Angel, che aveva deciso di
abbandonarla per il suo bene.

Quanto sarebbe stato più facile chiederle, per una volta, cosa voleva
realmente.

Al ventesimo compleanno Riley era andato via da poco.

Meraviglioso.

Non solo il ragazzo si era fatto succhiare da una squallida prostituta
vampira, ma era riuscito anche a farla sentire in colpa.

Veramente fantastico.

Ringraziava ancora il cielo che quel giorno non fosse arrivata in tempo a
quell'elicottero.

Ed ora, le candeline sulla torta erano ventuno.

Willow e Dawn erano al suo fianco, sorridenti come non mai.

Xander era davanti a lei, con Anya che gli teneva un braccio intorno alla
vita.

Tara era un po' in disparte.

Non voleva rovinare l'atmosfera familiare creatasi attorno a loro.

.Forse era proprio Tara quella che riusciva a capirla di più.

Forse era perché aveva vissuto la perdita della madre, e sapeva cosa voleva
dire avere un padre assente nella propria vita.

O forse era soltanto perché lei era Tara, ed era fatta così.

Spike era nell'ombra, la sua figura in piedi stagliata contro la finestra.

Era strano che avessero pensato ad invitarlo.

Effettivamente lei non lo aveva fatto.

.E tutti erano così felici intorno a lei.

Dannazione, tutti erano più felici di lei!

Ma era il suo maledettissimo compleanno!

Perché non riusciva a sentire almeno questa gioia, almeno una volta all'
anno?

.E tornando ai grandi assenti della serata, eccone due, i più importanti.

Sua madre e Giles.

Il pensiero di sua madre era troppo.

Tutto era troppo per lei nell'ultimo periodo.

Sapeva che non poteva continuare così.

Sapeva che non poteva continuare.

Soffiò le candeline leggermente, vedendole accendersi nuovamente.

Xander ridacchiò, la spronò a soffiare di nuovo.

Lei soffiò, e soffiò, e soffiò, ma le candeline non accennavano a spegnersi.

Stupide candeline divertenti, fatte apposte per far perdere le staffe.

.Poi tutto era tranquillo.

A ciascuno non importava più ormai che fosse il suo compleanno.

Tutti avevano già fatto quello che dovevano fare, avevano già fatto il loro
dovere.

Organizzare festa per Buffy, comprare regalo per Buffy, fare felice Buffy.

No, quest'ultima nota non era presente nella loro agenda.

Pazienza, ormai era abituata a loro.

Era abituata a non essere felice.

O almeno credeva di esserlo.

Tutt'a un tratto però si accorse di non esserlo.

Lei voleva essere felice, dannazione, lo voleva a tutti i costi!

Lei era stata felice, lo era stata veramente. lo era stata durante la morte.

E sapeva che quello, ormai, non sarebbe stato più il suo posto.

Sapeva che ormai aveva superato tutti i limiti, anche quelli concessi alle
Cacciatrici.

Sapeva che adesso non poteva tornare indietro, ma guardare avanti era
altrettanto doloroso.

E finalmente sapeva cosa fare.

Uscire di soppiatto dall'ingresso in cucina, senza che gli altri vedessero.

Troppe domande, e le risposte stavano diventando sempre più deboli.

E poi era sempre difficile affrontare Spike.

Sempre difficile affrontare qualcuno che era sempre riuscito a leggerti
dentro.

Si era davvero stancata di dover sempre giustificarsi.

Conosceva la strada verso il Restfield come conosceva la sua casa.

Il Restfield era dove era sua madre.

Il Restfield era dove avevano immerso Jenny.

E dove c'era ancora la sua personale tomba.

Era ancora lì, nonostante fosse leggermente discosta.

Doveva pur fare qualcosa per uscire dalla maledetta bara.

L'aria della sera era fresca, senza vento.

Il pugnale di Faith era con lei, stanotte, ma non avrebbe ucciso nessun
demone.

Sarebbe servito invece a compiere qualcosa che avrebbe dovuto fare tanti
anni prima.

-Avresti dovuto farlo quel giorno, in casa di Giles. Mi avresti risparmiato
quattro anni di sofferenze.-

-Beh, come mi avevi chiamato allora? 'Demone immortale mandato per tenere il
punteggio tra il bene e il male'? Avevi ragione, bambina. avevi ragione.-

-Perché allora questo cambio improvviso di idea?-

-Suppongo che quest'agonia si sia protratta fin troppo. ed è tempo di andare
via.-

-Beh, allora immagino che dovrei ringraziarti.-

-Non farlo, bambina. Potrebbe non piacerti quello che c'è dall'altra parte.-

Un sospiro, il suo ultimo, probabilmente.

Gli si avvicinò di più.

Il colpo sarebbe stato breve e preciso.

-Ti sbagli, Whistler. Cosa può esserci di peggio che vivere senza amare?-

-Uhm. tiro a indovinare. Non vivere e basta?-

-No. quello è il male minore. Addio Whistler.-

Un bacio, l'ultimo che avrebbe dato, a lui.

Poi un passo indietro, di nuovo.

-Addio bambina-

E il pugnale trafisse velocemente la tenera carne dello stomaco.

La morte fu quasi istantanea, la lama che aveva colpito qualche organo
vitale.

Il corpo cadde in terra senza vita, scivolando sulla tomba.

Le iscrizioni sulla lapide mutarono magicamente.

'Buffy Anne Summers

1981 - 2002

Che la sua anima riposi in pace'

Whistler si ritrasse di un passo, fissando il capolavoro del destino.

'E' così che doveva finire? Il suo ruolo, la sua vita. ridotta ad un'ombra
di se stessa, ad una ragazza stanca di vivere ed incapace di amare?'

Non si accorse di piangere.

Non era una cosa che lo infastidiva particolarmente.

Piangere era una normale reazione umana.

E anche se lui non aveva niente di umano, oltre l'aspetto, e anche se non
conosceva veramente questa ragazza, le lacrime scendevano silenziose,
inarrestabili.

Whistler non piangeva per la Cacciatrice.

Sapeva che, ovunque fosse finita, avrebbe saputo cavarsela.

No, il problema era scoprire se il mondo poteva farcela senza di lei.

Whistler piangeva per se stesso.

FINE