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28 giorni dopo |
Scritto da: **AnneLiz-Alexandra** |
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Spoiler per: Tutta la 7^ Stagione di BtVS, in special modo, “Chosen”. | |
Pairing: B/S | |
Rating: Angst. POV di Buffy, Andrew e Spike. | |
Timeline: 28 giorni dopo “Chosen”. | |
Summary: Cosa è successo dopo gli sconvolgenti – e non tanto piacevoli – eventi di “Chosen”? Ascoltiamo dalle parole di alcuni protagonisti il susseguirsi della storia. | |
Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L'autore scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright. Le lyrics appartengono alla canzone “Moving On” dei Good Charlotte. Le traduzioni poste a fianco sono opera mia. | |
Note dell’Autore: Questa potrebbe essere considerata come una continuazione di “…Anche lei piange.”, in quanto nella seconda parte ci sono alcuni accenni alla suddetta fan-fiction. Ad ogni modo, non sto dicendo che lo sia, e per leggere questa non è obbligatorio leggere l’altra. – Il titolo è ispirato al film omonimo: non ha niente a che fare con quest’ultimo, comunque, tranne che mi piaceva come suonava. | |
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28 Giorni Dopo. |
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…Dying… “When I think about my life I wonder if I will survive / Quando penso alla mia vita mi chiedo se sopravviverò To live to see twenty-five or will I just fall? / Per vivere e raggiungere venticinque anni o invece cadrò? Like all my friends, they just keep dying / Come tutti i miei amici, loro continuano solo a morire People ‘round me, always crying / La gente intorno a me, sempre a piangere In this place that I like to call my home / In questo posto che mi piace chiamare casa mia” Solo adesso riesco a capirti veramente. Solo adesso riesco a capire quello che devi aver passato, tutti quei giorni, rinchiuso nel seminterrato. E probabilmente anche dopo, tutti quei giorni dopo. Colpa. Responsabilità. Tormento senza fine. Sapere di essere responsabile della fine di una persona… di molte persone, nel tuo caso… Sento di aver fallito. Ho fallito con te. Avrei dovuto agire in modo diverso, avrei dovuto essere più veloce, o essere più astuta. …Non è quello che mi avevi detto tu stesso?… O forse avrei dovuto semplicemente prenderti per un braccio e trascinarti fuori di forza. Perché la battaglia era finita, e io non sarei dovuta uscire senza di te. Lasciandoti lì solo. Solo con la tua anima. Quell’anima che avevi conquistato per me. E io non ti ho neanche mai fatto capire, quanto questo gesto per me fosse stato importante. Non che mi servisse un’anima per amarti. Sono tre anni che ti amo, ed è solo la mia proverbiale codardia in amore che mi ha impedito di rivelartelo. Hai dimostrato di meritare di essere amato più di chiunque altro. Senza dubbio più di me. Non meritavo di essere amata da te com’è successo. Non meritavo una passione e un ardore tali da far piegare qualsiasi mia resistenza. Non meritavo te. Ma così è stato, e ringrazio il Signore per questo ogni giorno. Per questo dono meraviglioso che mi è stato mandato. Per questo vampiro… quest’uomo… che ha combattuto da solo, e ha sofferto, per diventare quel che è oggi. Un campione. Un eroe. Il mio eroe. L’eroe di tutti. …Giles mi aveva chiesto chi esattamente aveva fatto questo. Ed io avrei sorriso ed avrei fatto una battuta, se ne avessi avuto la forza. Chi ha sempre desiderato un’uscita di scena in grande stile? E chi si sarebbe offerto di sacrificarsi, quando avrebbe potuto fuggire? “Spike” Io ho replicato. Una sola parola, solo un nome. Un soffio di fiato delle mie labbra, polvere che adesso sarà sparsa da qualche parte nel gigantesco cratere davanti ai miei occhi. Se potessi riaverti, se potessi stringerti a me, solo un’ultima volta… Forse le cose non andrebbero in modo diverso. Forse tu saresti ancora polvere in mezzo a cumuli e cumuli di polvere. Ma, almeno, ti avrei fatto capire… Se solo sapessi, Spike. Se solo sapessi quanto la tua morte mi abbia svuotata completamente… Di come in me non ci sia più alcuna volontà di andare avanti, di sorridere, di tornare a vivere… Se solo avessi visto il mio volto, e udito le mie urla… Urlo ogni notte per te. Spero sempre che la mia voce possa raggiungerti ovunque tu sia. …Sei all’Inferno, Spike? O ti sei guadagnato il Paradiso come avresti dovuto? Hai ricevuto il tuo premio? Sei felice, ora? Urlo all’oscurità, urlo alla luna, alle stelle. Domando loro “Dov’è?… Lui dov’è?… Dov’è andato?…” Lo sai, qualche volta rispondono. Le stelle mi sussurrano piano all’orecchio. Mi parlano di un cavaliere della luce che si è guadagnato la sua umanità. Sei tu quel cavaliere, Spike? E quell’umanità di cui parlano è l’accesso a quel Paradiso che io tanto desideravo? …Sembra passato così tanto dal mio ritorno. Ormai sono quasi due anni. Hai sempre tenuto conto dei giorni in cui sono stata via. Io sto facendo lo stesso con te, Spike, nella speranza, un giorno, di poter confrontarci e poi riderci su. Solo il riso mi è rimasto, non ho più lacrime da versare. Sono 28 giorni che le mie lacrime si sono esaurite. Da quando ti ho lasciato dentro quella caverna, e ho bisbigliato “ti amo”. Da allora non piango più. C’è il tuo pensiero che mi fa sorridere. E poi la tua lontananza, che mi fa urlare e delirare. Se solo potessi parlarti un’ultima volta… Ti convincerei che quello che provo per te è autentico. Che quelle parole non erano solo conforto, o l’ultima speranza per un suicida che andava incontro al suo destino. Io ti amo. Ed è assurdo, e imprevisto, e può sembrare uno scherzo di cattivo gusto… Tutte quelle volte che hai provato a farmelo capire, e non ci sei mai riuscito. E allora, che hai avuto la tua ammissione, il tempo stringeva, ed era troppo tardi. E sei andato via pensando… cosa, di me? Che io avessi voluto prenderti in giro, che avessi voluto prendermi gioco di te, un’ultima volta? …Tu sai che dopo Angel il mio cuore è sempre stato chiuso a chiave. Beh, ho detto ad Angel che tu eri nel mio cuore. Perché è la verità. Perché tu sei riuscito a farti strada tra la disperazione, e le sofferenze, e le vecchie ferite del passato, e le incomprensioni del presente. Hai superato tutto, e sei arrivato ancora più oltre. Io ti amavo. Io ti amo. Se solo potessi averti qui, davanti a me, ti riempirei di baci e ti mostrerei tutto il mio amore. O cercherei di descriverlo con le parole, ma sarebbe un’impresa impossibile. Non sono mai stata molto brava con le parole. E non credo che, ad ogni modo, quello che provo si possa descrivere. Se solo non fossi andato via… forse avremmo potuto vivere felici. Forse avremmo potuto ricominciare una vita insieme in cui non ci sono più Vampiro e Cacciatrice, non più uomo e donna, ma due esseri destinati l’uno all’altra. Due anime gemelle. E’ sempre questo che ho pensato di noi. Se fossi qui ora, Spike, me lo permettesti? Mi lasceresti curare tutte le tue ferite, sia quelle fisiche che quelle emotive? E mi daresti lo stesso amore incondizionato che hai sempre avuto per me? …Lo so che lo faresti. E non perché io lo meriti, me ne rendo conto. Ma perché tu ami sempre così completamente, mettendoti sempre in gioco, sfidando i tuoi limiti senza paura di cadere. Non sei mai caduto, Spike. 28 giorni fa la tua anima, quell’anima che hai conquistato per me, ha brillato così forte che ha distrutto tutto sulla sua strada. Compreso te. 28 giorni fa avrai sorriso, perché finalmente hai adempiuto a quel compito più grande di cui Giles aveva parlato anni fa. E hai salvato tutti noi, e hai salvato il mondo. Quel giorno mi hai salvato davvero, non è stato solo un tuo sogno. 28 giorni fa hai cominciato a vivere. Ma io non potevo più. 28 giorni ho cominciato a morire. §_§_§_§_§_§_§_§_§_§ ...Moving On… “But the hard times will come / Ma i momenti difficili arriveranno And we’ll keep moving on / E noi continueremo ad andare avanti We’re moving on... keep moving on... / Stiamo andando avanti... continua ad andare avanti...” Cose che non vorresti succedessero, succedono sempre, continuamente. Persone che non vorresti mai veder lasciare il tuo fianco, se ne vanno senza che tu possa farci niente. La gente muore. Ma la vita va avanti. Perché il male è stato battuto, e il bene ha trionfato. Perché non si dovrebbe vivere? Perché non si dovrebbe ora che il mondo ha centinaia di guardiani per tenerlo al sicuro? Questo è il momento per vivere. Il momento in cui ognuno di noi ha una possibilità, ognuno di noi può fare una scelta. La scelta più giusta, ora più che mai, è continuare, guardare avanti, lasciar perdere il passato. E’ quello che tutti fanno, è così che si affronta il dolore. Ma la colpa, il rimorso, come possono essere dimenticati? Come puoi dimenticare di aver ucciso il tuo miglior amico? Come puoi dimenticare di aver visto morire una delle ragazze più coraggiose che hai mai incontrato? Come puoi andare avanti quando persone con cui hai vissuto ogni giorno per settimane sono andate via per non tornare mai più, e tu semplicemente non puoi farci niente? Come puoi tornare a sorridere quando, al posto della tua casa, vedi solo un enorme cratere che ha assorbito tutto? Come puoi essere felice di vivere quando ogni notte, nei tuoi sogni, i visi di quelli che sono scomparsi in quel cratere ti fanno visita per farti ricordare? …E tu ricordi, ancora e ancora, perché non puoi fare altro. E alcuni vanno avanti. Perché anche questa è una scelta dura, ma coraggiosa. Io li ho visti andare avanti. Sono passati solo 28 giorni, ma sono andati avanti. Buttarsi in un’altra avventura qualche volta serve a qualcosa. A loro sta servendo. Ora sono a Cleveland. Dicono che è un’altra Bocca dell’Inferno, il che significa cercare un altro modo per richiuderla, il che significa altri guai certi. Le ragazze sono andate via, sono tutte tornate alla loro vita precedente. Combatteranno, oh sì, combatteranno fino alla morte. Ma non saranno sole, non lo saranno mai, e questa è la più grande consolazione di tutte. Sono andati tutti via. Ed io sono rimasto qui. Perché questa è casa mia, lo è sempre stata. Anche se ora è solo un cumulo di polvere, questa è la mia casa. E io non la abbandonerei per nulla al mondo. Neanche per la normalità che andarsene significherebbe per me. Anche se, normale, adesso è una parola che non compare neanche più nel mio vocabolario, così perché sforzarsi inutilmente… Lei è rimasta. Il grande comandante delle truppe ha vinto la sua battaglia, e non ha ancora abbandonato il forte. Perché si è resa conto, alla fine, di aver perso quasi più di aver vinto. Ora è fuori, starà di nuovo vagando lungo il ciglio del cratere. Lo fa ogni notte. Proprio come prima ogni notte piangeva. Piangeva per la solitudine, prima, e per la stanchezza, e per la paura di morire e perdere tutto quello che aveva conquistato fino ad allora. Ora non piange più. Credo abbia già consumato tutte le sue lacrime. Ora invece sorride. Ha uno strano sorriso che ogni volta mi mette i brividi. Perché è un sorriso stanco, rassegnato, felice e insieme disperato. Perché ora ha quello che vuole, ma ha scoperto solo adesso che per essere felice manca ancora qualcosa. C’è sempre qualcosa che manca alla felicità. E lei è come me. Per quanto io odi il pensiero, per quanto mi sembri assurdo, e ridicolo, e a volte anche un tantino presuntuoso… Lei è come me. Perché anche lei sente il peso di un’unica morte sulle sue spalle più di tutte. Io ho perso Anya, ma solo di recente ho scoperto di provare dell’affetto per lei. Lei ha perso Spike, e forse erano anni che nascondeva dentro di sé quei sentimenti d’amore. E poi alla fine è stato lui a morire. Solo che questa volta non c’è stata nessuna resurrezione e nuova vita a vampiro. O nessun incantesimo che potesse strapparti dal Paradiso. … Qualche volta lei parla ad alta voce, da sola. Si domanda se lui sia andato davvero in Paradiso alla fine. Io la guardo, e annuisco, perché deve essere andata di certo così. Spike il vampiro, Cacciatore di Cacciatrici, vampiro con un chip, vampiro con un’anima, aveva raggiunto la sua redenzione. Riesco persino ad immaginarlo, Spike. In quegli ultimi istanti prima che il fuoco della sua anima lo abbia arso per sempre. Sorridente, soddisfatto… incredulo, forse. Perché, forse, non si aspettava di meritare tanto… amore, redenzione, gloria… pace. Sarà in pace ora, Spike? Era divertente, Spike. Era interessante parlare con lui. Lo è stato quando siamo andati alla missione… quando? Ormai un mese fa… giorni prima della sua morte. Con me è stato… così umano. Più umano di quanto io lo abbia mai visto con Xander, o con Willow, o con Giles. Forse con Buffy. Neanche con Buffy forse era stato così. Con lei probabilmente era sempre stato un dare, e dare, e ancora dare, senza mai ricevere nulla in cambio. Una parola gentile, una di conforto, un complimento. Qualcosa che urlasse ‘confidenza’ o ‘amicizia’. Mi piaceva Spike. Credo di averlo ammirato sin dalla prima volta che il suo volto era apparso sul monitor dei nostri computer, al vecchio covo della Troika. Così bello, così pericoloso, così… attraente, come una lanterna per una falena. Ammetto di aver avuto una cotta per lui, perché lui era tutto quello che io avrei voluto essere, la persona che nella mia mente avevo sempre sognato di diventare. Allora Spike era come un divinità per me. Ma anche lui in fondo era solo un uomo, un uomo guidato dalla passione, dalla rabbia, dall’amore… Uno che, a differenza degli altri, seguiva i suoi istinti senza frenarli o vergognarsene. Ammiro Spike. Ma c’è qualcun altro, ora, che torna sempre nei miei pensieri. Forse sarà perché aveva quell’umorismo senza tatto che lascia senza parole, o perché la sua contagiosa allegria poteva trasformarsi in un attimo in desolazione… Sarà per la bellezza che indossava e che probabilmente non sarebbe mai sbiadita, o forse per la tristezza che, di tanto in tanto, vedevo riflessa nei suoi occhi… …O forse sarà perché mi ha salvato la vita, perdendo la sua… Sta di fatto che ho capito una delle verità più inossidabili di questa vita. Anya era una brava persona. E forse era proprio la migliore, tra loro. Lei, che aveva vissuto per mille anni e più, e ancora poteva comportarsi come una bambina… Quell’Anya che sapeva essere seria, e minacciosa, e un ottimo combattente, nei momenti che lo richiedevano e in quelli di difficoltà… Ora è lei il mio eroe. Sarebbe potuto essere mio fratello Tucker, o Warren. Sarebbe potuto essere Buffy, o certamente Spike. E invece lei ha conquistato il mio cuore. Negli ultimi giorni che abbiamo trascorso insieme, lei mi ha dato molto più di quanto mi abbiano mai dato gli altri nella mia vita. Anya era conforto, era tristezza, era gioia di vivere… Anya era amore. Aveva un cuore così grande, da poterci contenere il mondo intero. Ma il suo cuore era chiuso. Era sigillato, e nascosto attentamente in una camera blindata affinché nessuno potesse trovarlo e lacerarlo ancora una volta. La prima, o seconda volta, dipende dai punti di vista, era bastata. Non posso dire di amare Anya, io non la amavo. Ma so che nutro per lei un sentimento più forte di qualsiasi altro io abbia mai provato. Ed è quello che mi fa continuare a vivere. Per quanto incredibile, contraddittorio, anche stupido… io vado avanti con il suo ricordo. Perché ricordare lei mi dà una spinta in più. Perché è necessario, perché non posso rinunciare ad una vita offertami da lei. E poi ricordare il suo sacrificio mi fa tornare in mente quello di Spike. E Spike si collega facilmente a Buffy. E io non posso, e non voglio in alcun modo, lasciarla sola, in questo momento. Lei è sola. Lei è come me. Affronta il suo dolore come può, delirando. Camminando in una realtà che non è più la nostra. E se per caso un giorno ne uscirà, beh, allora vorrò essere al suo fianco. Perché anche un generale a volte ha bisogno di riposo. Ma poi, un giorno, tornerà a combattere. Ed io non sono più il tipo da tirarmi indietro in una battaglia. Sarò al suo fianco a combattere insieme a lei. Sarò come Anya. …Che cosa ho da perdere?… 28 giorni sono passati, ed io e Buffy siamo ancora qui a ricordare. C’è sempre una scelta da fare, e quella più giusta è vivere. Però, chissà perché... Proprio quando dovresti vivere, dentro vorresti solo morire… §_§_§_§_§_§_§_§_§_§ ...Living... “And all I’ve got are these two hands to make myself a better man, / E tutto quello che ho sono queste due mani per rendermi un uomo migliore, I wonder if I’ll ever see the end of this... / Mi domando se vedrò mai la fine di tutto questo... ...Make the best with what you’re giving, / Fa il meglio di ciò che ti è offerto, This ain’t dying, this is living! / Questo non è morire, questo è vivere!” E’ proprio vero che dalla polvere si nasce e, una volta morti, polvere si diventa. Almeno, nel mio caso, è stato esattamente così. Sono stato polvere… Per lunghi giorni sono stato minuscole particelle invisibili che si muovevano nell’aria senza peso e senza alcuna direzione, se non quella del vento. Non avevo un corpo materiale, qualcosa di tangibile che potesse provare che fossi vivo, non avevo… niente di tutto questo. Ancora, io ero vivo. Nonostante ciò continuavo ad esistere. Ogni particella di me, dispersa chissà dove, era ancora parte di un intero, parte di me. E mi comunicava sensazioni, e mi parlava di luoghi e persone che io non ho mai visto. Era tutta una questione di… vagare come nulla nel tutto. E scoprire pian piano quello che ancora non conoscevo, ed analizzarlo da un punto di vista completamente diverso. Poi qualcosa è cambiato. Improvvisamente ogni atomo di me è confluito tutto verso un unico luogo. Lo stesso dove ogni atomo si era scomposto. E per qualche strana ragione e senza alcuna spiegazione logica, ogni particella si è unita all’altra per dare forma – e vita – a questo. A me. Solo pochi giorni dopo la mia morte, ero tornato alla vita. Il mio corpo era di nuovo lo stesso. Ma era cambiato allo stesso tempo. Probabilmente quegli atomi e quelle molecole, nel ricongiungersi, avevano commesso qualche errore di combinazione. Solo in questo modo si potrebbe spiegare la strabiliante casualità del perché sono vivo. E con essere vivo, non intendo neanche più riferirmi all’avere di nuovo un corpo. Io sono tornato indietro vivo… in tutto e per tutto. Con un battito cardiaco, e una circolazione, e vie respiratorie ben funzionanti. Ho strani bisogni, ora, bisogni che avevo dimenticato due secoli fa. Necessità che prima mi erano diventate sconosciute. Piccoli dettagli che distinguono un vampiro – quale io ero – da un uomo – quale io adesso sono. E’ così diverso essere vivo. Stravolge completamente qualsiasi certezza o convinzione io avessi in precedenza degli esseri viventi. Non ho più quell’udito, quella vista o quell’olfatto super sviluppato a cui prima ero abituato. Le cose che prima davo per scontato… ora ho dovuto faticare per ottenerle. Come la forza, o l’agilità. Questo corpo è sempre stato molto gracile, ma il demone che lo possedeva lo dotava di potevi sovrannaturali che lo rendevano più forte. Ora è di nuovo solo questo, carne, sangue e ossa senza più alcun demone. Anche gli istinti mi avevano abbandonato del tutto. Ero vulnerabile come non lo ero mai stato. Debole e… inutile. Senza riuscir neanche più a ricordare particolari rilevanti della mia vita precedente. In testa ho un grande buco nero. Una voragine infinita, come quella sulla quale sono rinato. Ci sono dettagli… di tanto in tanto… che ricompaiono dall’antro oscuro che è la mia memoria. E non sono oggetti, o persone, o avvenimenti in particolare. Almeno, non ancora. Sono sensazioni. Strane sensazioni che mi sommergono e… a cui, sinceramente, non riesco a dare neanche dei nomi. Sono tutte così astratte, per me, così amorfe. Qualche volta ricordo, inspiegabilmente, stralci di conversazione. A volte è una voce femminile, piena di odio oppure lacrime. “Tu sei morto dentro! Non sei capace di sentire niente di reale!” E questa, per alcune ragioni, è quella che mi inquieta di più. E’ quella che fa agitare qualcosa di sconosciuto, nel mio animo, e mi provoca una strana sensazione di disgusto verso me stesso. E poi un’altra voce, ancora femminile, che si rivolge a me prima con un affetto che mi sembra quasi di non meritare, e poi invece con parole taglienti come la lama di un coltello. “Mi sento sicura con te… Toccala, e ti sveglierai bruciando!” Ce ne sono altre, ancora, maschili e femminili insieme, e non riesco ancora a dar bene un nome a tutti. Ricordo… solo piccoli pezzi. Come Riccioli d’oro, Cosa cattiva, Carpentiere, Vendetta, Inglese, Glinda, Alba. Non so cosa significhino veramente. Ogni giorno che passa ci sono altre parole che si accumulano nella mia mente. E parole che, purtroppo, posso solo accantonare in un angolo, perché per me non hanno alcun significato. E così, oltre a ricordare, trascorro molto tempo a correre e cacciare. C’è una foresta, qui vicino, e qualche strano istinto primordiale mi dice di fare questo, cercare, rincorrere, uccidere. E io lo faccio, docilmente. Ascolto ogni segnale il mio corpo mi invii. Lo ascolto con attenzione, senza mai lasciarmi sfuggire niente. Eseguo ogni suo ordine, perché ho l’impressione che questa sia l’unica maniera per andare avanti e fare, ogni giorno, quel passo in più che può avvicinarmi a quello che ero una volta. E così, quando di notte il mio corpo smette di mandare segnali, avverto solo una cosa. Che la stanchezza è così pesante che devo assolutamente chiudere gli occhi e scivolare nell’incoscienza. Così dormo, è quello che faccio. Alcune notti, però, mi è quasi impossibile. Ci sono volte in cui la mia mente è ancora troppo sveglia, e le mie palpebre non accennano a volersi abbassare. In quei momenti cerco disperatamente di ricordare. E quando non ci riesco, comincio a inventare le zone vuote della mia vita. Immagino di esser stato sempre così, anche prima. Sempre agli ordini delle necessità del mio corpo. La sola differenza sta nel fatto che prima il mio corpo mi inviava diversi impulsi. Era il mio stesso corpo ad essere diverso. Ricordo di esser stato vampiro. Questa è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, appena nato. So di esser stato un cadavere ambulante. So di aver bevuto sangue. Di aver pedinato esseri umani, come ora faccio con gli animali. Di averli attratti a me, di averli ingannati. E poi di averli uccisi, affondando i miei denti aguzzi nella morbide pelle del loro collo. Succhiando… traendo a me la forza della loro vita… il loro sangue. Non avevo alcun bisogno all’infuori di questo. Bere sangue era fondamentale quanto lo è adesso respirare, o mangiare. Ed è strano, perché… Tra le tante zone vuote della mia memoria, ce n’è una in particolare che è sempre meno chiara delle altre. Come se… ad un certo punto io non avessi più bevuto sangue. Come se all’improvviso la caccia, e l’inganno, e i miei denti nella carne, tutto… tutto fosse sparito. Come se non avessi potuto più farlo. Rabbrividisco al pensiero che sia stato davvero così. Frenare la mia natura, frenare i miei istinti… E’ un pensiero quanto mai disturbante. …Solo dopo aver tentato di ricordare, la mia mente diventa così stanca, che non posso che dormire. E’ così che ho trascorso tutti i giorni da quando sono rinato. A pensarci, sono passati 28 giorni. 28, da quando il mio corpo si è disintegrato in tante minuscole particelle. Non che importi veramente… Nel mio attuale stato il tempo è un particolare irrilevante. Credo di tenere il conto dei giorni solo per… abitudine. Perché lo facevo spesso nella mia vita precedente. Ricordo di averlo fatto per 147 giorni. O forse erano 148, e poi è successo qualcosa che… E qui le mie memorie si arrestano nuovamente e affondano nell’oscurità più profonda. Ma di nuovo, non è un problema. Perché quello che è successo nella mia vita precedente non riguarda più quello che sono. E poi, in qualche modo, sono sicuro che un giorno ricorderò. …E forse quel giorno è proprio oggi. Avverto una presenza accanto a me. Una presenza stranamente conosciuta. Come se fosse… famiglia. Sono ancora immobile, ogni nervo teso. I miei sensi concentrati per tentare di individuare questa creatura. …E in effetti, di una creatura si tratta. Una creatura non umana. Per essere più precisi, un vampiro. Ci sono alcuni dettagli a provarlo. La pelle pallida per prima cosa. E poi, se mi concentro abbastanza, riesco a percepirlo… Il suo battito cardiaco inesistente. La sua figura è imponente, con grandi spalle e un corpo muscoloso. Il suo corpo è quasi interamente nascosto da un lungo trench nero, ma si riesce a intravedere una camicia bianca. Guardo i suoi abiti, e poi abbasso lo sguardo verso i miei. Un pantalone marrone e una camicia bianca, entrambi lacerati in alcuni punti. E’ così che sono rinato, e non ho mai pensato, neanche per una volta, di dover cambiarli. I miei occhi si alzano nuovamente verso la misteriosa figura. E ad un tratto non è… più così misteriosa. Ad un tratto, quando guardo il suo viso, e scruto nei suoi occhi occhi, e cerco di capire perché sia così familiare… Io ricordo. E un nome sorge spontaneamente alle mie labbra. “Angel” E’ solo un bisbiglio del vento. Forse neanche sono stato a io mormorarlo. Lo fisso, nelle profondità dei suoi occhi nocciola tormentati da qualcosa… un’anima, ricordo all’improvviso… e lentamente ogni pezzo che riguarda lui torna al suo posto. 200 anni di vita insieme… o quasi. Di morte e tortura, e sangue e sesso. Ricordo il mio rapporto di sudditanza, e il suo di dominanza. Le memorie legate a lui degli ultimi anni cominciano a riaffiorare nella mia mente… Iniziando da un nostro abbraccio in una… beh, quella che sembra essere una scuola. Col finire con me che lo osservo nelle ombre mentre sta baciando una ragazza bionda. La scena mi provoca un’acuta fitta di dolore al petto senza alcuna spiegazione. Poi, come al rallentatore, rivedo lentamente l’immagine nella mia mente. L’attenzione passa dal mio Sire alla ragazza bionda abbracciata a lui. E il respiro mi si ferma in gola, perché un’altra fitta di dolore, cento volte peggiore della prima, mi attanaglia il cuore. Chiudo gli occhi per un attimo, sentendomi incredibilmente debole. Ho quasi la sensazione di poter vomitare. Un liquido come acido mi risale lentamente in gola, e io sputo a terra e tossisco, piegando il busto in avanti. Angel è prontamente accanto a me. Anche se non può più percepire i miei pensieri come succedeva prima, si è reso conto che dovevo aver ricordato. Ho come… questa strana impressione che lui sappia già quello che è successo. Con un braccio intorno alle mie spalle mi raddrizza. Io abbasso lo sguardo, incapace di fissare i suoi occhi. Il dolore che ho appena provato è ancora troppo vivo, ancora troppo forte perché io possa ignorarlo. E allo stesso tempo, non provo neanche rancore verso Angel. E’ come se la mia anima fosse incapace di provarne. E dopo un po’, anche la memoria della ragazza bionda non fa più tanto male. ‘Buffy’, mi viene in mente distrattamente. Se quello che penso è esatto, almeno adesso potrò dare un nome al colpevole della mia distruzione. Senza che me ne fossi accorto, Angel mi ha trascinato via lentamente. Via dal ciglio di questo cratere, via da questa foresta dove ho vissuto da selvaggio. Arriviamo fino ad un auto, una di quelle limousine che si vedono solo nei film, e lui apre la porta e mi appoggia gentilmente sul sedile. Poi gira intorno all’auto, entra e si siede accanto a me. Batte leggermente sul vetro che ci separa dall’autista, e sento il motore vibrare e risvegliarsi sotto di noi. E’ una sensazione così piacevole, risentire il rombo di un motore, e vedere il paesaggio scomparire via velocemente fuori dal finestrino. Non ho ancora detto una parola, all’infuori del suo nome. Anche Angel è silenzioso. Forse si sta rendendo conto di quale errore colossale ha commesso venendo a recuperarmi. Recuperarmi. Ha un suono così strano persino alle mie stesse orecchie. Non avevo bisogno di aiuto, protesto debolmente tra me e me. Stiamo girando intorno al cratere, in cerca di una strada asfaltata decentemente. Continuando a fissare il mondo all’esterno, è allora che lo vedo. Due figure in piedi vicino alla voragine. Un uomo e una donna, entrambi con i capelli biondi. Potrei riconoscere quella schiena femminile tra centinaia, adesso che il suo ricordo mi penetra la mente senza lasciarmi andare. Trattengo di nuovo il respiro. Anche Angel deve averli visti, perché tutt’a un tratto la sua mano si poggia sul mio braccio, stringendolo forte. Mi giro via dalle due figure, mentre l’auto prosegue il suo cammino, e ora quei due non sono che macchie distanti. Fisso la mano sul mio braccio. E realizzo improvvisamente quello che Angel sta facendo. Non mi sta salvando soltanto dalla pazzia a cui di certo sarei andato incontro. Perché, una cosa credo di averla capita negli ultimi tempi: la solitudine ti fa impazzire lentamente e poi ti uccide. Non solo questo… mi sta anche salvando da lei, e dal mio passato. Mi sta dando un’altra possibilità. Proprio come hanno fatto il Destino, o la Morte, o i Poteri Che Sono, 28 giorni fa. Mi sta offrendo di ricominciare senza tornare indietro e ricommettere gli stessi errori. E per questo, anche se forse non glielo dirò mai, sarò eternamente grato. Alzo il volto verso di lui e sorrido. Lui ricambia il mio sorriso, stringendomi il braccio un’ultima volta prima di lasciarmi andare. “Dove stiamo andando?” mormoro a fatica. Solo allora mi rendo conto che la mia voce è piuttosto rauca, dovuto al suo inutilizzo per molto e molto tempo. Presto tutto tornerà alla normalità. Presto tornerò in piena forma. Angel incrocia le braccia sul petto e fissa divertito davanti a sé. “Oh, abbiamo così tante cose da fare, ragazzo mio…” Ha sempre avuto questa capacità di farmi sentire giovane e senza esperienza. Per la prima volta, però, non ne sono irritato. Perché adesso so per certo che sarà per me il padre che ho sempre voluto che lui fosse. E adesso non mi abbandonerà. “Ma prima,” aggiunge, girandosi a guardarmi con uno sguardo dolce negli occhi, “abbiamo una bella addormentata da risvegliare.” Io sogghigno. “Ci saranno per caso dei baci implicati?” Lui scuote la testa con vigore. “Il tempo per i baci, e la passione, e il grande amore, è finito. E tutto quello che è rimasto è una solida amicizia. La cosa più importante per me.” Sorrido enigmaticamente. Qualcosa, riguardo il grande amore, e quello che ne rimane, ha attirato la mia attenzione, ma cerco di ignorarlo. “Sei fortunato allora, amico. Non sempre va a finire in questo modo” L’immagine della ragazza bionda, di Buffy, appare un’ultima volta di fronte ai miei occhi. La rivedo in tutto il suo splendore, in tutta la sua bellezza, in tutta la lucentezza che emana. E per quanto anch’io adesso brilli di luce mia, so per certo che la mia luce non avrà mai niente a che fare con la sua. Per adesso, è solo meglio che le cose siano andate così. “Sei fortunato, amico,” ripeto, tornando a guardare fuori. … 28 giorni fa mi è stata data una nuova possibilità alla vita. E oggi l’uomo che è sempre stato per me un padre mi sta offrendo di tornare a vivere e godere di tutto ciò che il mondo mi offre. Non sono così ingenuo, so che non si può vivere senz’amore. Ma ci sono diversi tipi di amore. E forse un giorno ci sarà tempo per pensare anche a quello. … Un giorno… FINE |
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