Linea di confine

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Raiting: Au
Timeline: Fine seconda stagione di AtS
N.d.A.: E’ la prima volta che scrivo qualcosa su Angel e Kate e che, soprattutto, scrivo, o almeno cerco di farlo, in caracter quindi abbiate pazienza!
Disclaimer: i personaggi di ATS e BTVS non sono miei ma degli aventi diritto. La sottoscritta non scrive a fini di lucro ma su consiglio dell’analista… Scherzo?!
Note: le ooo indicano le dissolvenze.

Linea di confine

 
La portafinestra era talmente ampia che sembrava esporre completamente la stanza all’aperto. Era aperta su una notte come raramente se ne vedono. Di quelle notti che ci si ripromette di non dimenticare e che vengono accantonate, nella memoria, la mattina per i troppi impegni.

Un’infinità di stelle, la cui luce era offuscata da quella abbagliante della luna. Una luna piena, maestosa come non l’aveva mai vista e che illuminava intensamente il letto che era alle sue spalle.

Si guardò intorno e considerò il fatto che era vero che la stanza sembrava fosse esposta all’aperto, anche per via di quella luce e, nonostante tutto, le altre pareti erano talmente immerse nel buio da non poter essere scorte e, questo, dava una sensazione di infinito stranamente rassicurante invece che inquietante.

Tornò a guardare fuori dalla finestra. Non c’era alcun panorama da contemplare, solo il cielo.

Kate strinse le braccia intorno al corpo. Indossava solo una leggerissima veste lunga di seta lucida, blu notte, dalle spalline sottili, eppure non aveva freddo.

L’aria della notte era fresca, lievemente pungente, ma non era per quello che si stringeva. Abbassò lo sguardo malinconicamente, sospirando, e si strinse ancora di più come a ripararsi e non dal freddo bensì dalla delusione.

Forse doveva andarsene, tuttavia non riusciva a muoversi. Continuava a darsi tempo, il tempo della speranza e tutt’a un tratto sentì il suo abbraccio avvolgerla.

Sorrise, rassicurata, cingendogli le braccia e rilasciandosi totalmente. Appoggiandosi, con la schiena, al suo petto e strusciando la testa su di lui, all’indietro.

K-“Temevo che non venissi più…”

A-“Nottata difficile…”

Si voltò a guradarlo preoccupata.

K-“Stai bene?”

A-“Si…Solo un paio di lividi…”

Kate lo guardò corrugando la fronte in un’espressione buffa, Angel alzò le sopracciglia e, sviando brevemente lo sguardo nel nulla, disse con un sorriso sbarazzino

A-“Beh…Si fa per dire…”

Gli sorrise divertita, poi si addolcì e lo guardò a lungo, rapita. Era a torso nudo, illuminato, senza riservatezza, dalla luce lunare. Kate gli sfiorò con la punta delle dita il torace, osservandolo. Angel posò gli occhi sulla mano di Kate e la prese gentilmente nella sua.

La luce della Luna rendeva così pallida la sua pelle. Era come se non ci fosse più alcuna distinzione tra loro e, in quel momento, si rese conto che era fredda. Si distaccò da lei bruscamente, spaventato.

Lo guardò sorpresa, poi comprese. Sorrise confortante e si avvicinò, con cautela, spiegandogli

K-“E’ solo l’aria e la luce della notte, Angel. Non è nient’altro…”

E quando fu abbastanza vicina, gli prese la mano portandosela al cuore.

K-“Lo senti? E’ solo l’aria della notte, la luce e l’aria della notte.”

A quel contatto, Angel chiuse gli occhi, stringendoli con timore. Era vero. La pelle lì era più calda e non sentiva solo il battito del suo cuore, ma anche il suo respiro.

Si tranquillizzò e distese le palpebre lasciandole chiuse, annuendo lentamente con il capo. Quando aprì gli occhi si calmò ulteriormente. Ora che Kate dava le spalle alla luce, riusciva, nuovamente, a distinguere il contrasto tra il colore della propria pelle e la sua.

Il suo dolcissimo sguardo infantile divenne languidamente adulto quando relizzò che la propira mano non era solo sul suo cuore, ma sul suo seno. Alzò lo sguardo su di lei, ancora sensuale per quella realizzazione, ma imbarazzato per quel pensiero. Lei non disse nulla, gli prese solo le mani e, camminando all’indietro, si sedette sul letto invitandolo a sdraiarsi al suo fianco.

Era così bello il suo abbraccio, così dolce. Come i suoi baci, come le sue carezze e teneva gli occhi chiusi per concentrarsi su di esse e null’altro. Sentì le sue mani afferrarle, con delicatezza, l’orlo della veste per levargliela e, con un sorriso, portò le mani verso il bordo dei suoi pantaloni per fare altrettanto, ma appena lo toccò rimase ferma un attimo. La stoffa era liscia e leggera al tatto, strano per dei pantaloni maschili, riaprì gli occhi con sospetto. Seta lucida blu notte. Come quella della sua veste. Perché portava dei pantaloni simili, sembravano quasi i pantaloni di un…E quella stanza. Ci era già stata un’infinità di volte con lui, ma non aveva idea di…

Vide i suoi occhi guardarla implorante e sentì la sua voce sussurrarle solo

A-“Ti prego…”

Kate sbarrò gli occhi comprendendo e lo strinse forte a sé. Al diavolo la logica e la razionalità. Se avere loro significava perdere lui, poteva farne anche a meno. Non l’avrebbe perso di nuovo. No, non l’avrebbe perso ancora. Si baciarono con forza, con disperazione e fecero l’amore con tenerezza. Prendendosi cura l’uno dell’altra. Proteggendosi dal dolore, dalla freddezza, dal rifiuto del mondo che affrontavano ogni giorno e che solo in quei momenti perdeva di importanza. Tra le loro braccia, in quel letto, in quella stanza, niente aveva il potere di ferirli, solo loro avrebbero potuto, l’avevano capito quella sera e non avevano intenzione di farlo.



Kate era rannicchiata tra le sue braccia adesso. La testa appoggiata al suo petto come se ascoltasse il battito o il respiro, anche se non c’era nulla da ascoltare, ma per niente al mondo avrebbe voluto che fosse differente.

Sospirò soddisfatta e sentì Angel emettere un suono divertito. Lo guardò con i suoi grandi occhi celesti e lui

A-“Kate Lockley…In questi momenti sembri una bambina. Se non lo sapessi direi tutto ma non che sei una…sbirra!”

Risero sommessamente poi Angel si incupì

A-“Manca poco…”

K-“Lo so, ma non voglio pensarci…”

A-“Forse dovremmo invece.”

K-“Perché?!”

Si sedette sul letto osservandolo.

K-“E se perdessimo tutto?! Hai visto cosa stava per accadere prima… Io non posso perdere anche questo. Non sono, non voglio essere abbastanza forte per vivere anche senza questo. Tu puoi?! Tu vuoi ?!”

Lo guardava con gli occhi colmi di lacrime di rabbia. Lacrime che, lo sapeva, lei avrebbe impedito di far fuori uscire, con tutta se stessa, per non togliere forza alla sua domanda. Si sedette sul letto e aprì le braccia per accoglierla, rispondendole soltanto

A-“No.”

Lei si calmò e si rifugiò nel suo abbraccio. Angel, carezzandole i capelli

A-“Allora…Io ho avuto una nottata difficile, la tua giornata invece?”

Kate sbuffò appena, poi

K-“Niente di che. Sto finendo di sistemare il nuovo ufficio…”

Si alzò di scatto guardandolo

K-“Oggi è arrivata la targa, sai?!”

A-“Ah, si?! E com’è?”

Kate fece una smorfia riaccoccolandosi seduta di fronte a lui

K-“Esattamente come non la volevo…Ma ormai mi sono abituata al fatto che le cose vanno sempre diversamente da come le si vuole…”

Concluse, tristemente, abbassando lo sguardo e, con la punta del dito, disegnava improbabili ghirigori sulle lenzuola. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei fosse sempre e solo serena e, in quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere come poterla confortare quando, Kate rialzò lo sguardo luminosa e, con un sorriso

K-“Sai, mentre mi recavo al nuovo ufficio ho visto un mazzo di rose gialle stupendo e, non so perché, ma ho pensato a te e l’ho comprato. Che ci farà poi un mazzo di rose gialle nell’ufficio di un’investigatrice privata… Ma mi ha messa di buonumore…”

Angel la guardò poco convinto e Kate si corresse

K-“Ok. Diciamo che mi ha fatta diventare nauseantemente nostalgica, ma mi ha rasserenata…un po’…”

Angel annuì, quella era la verità. La ritirò a sè abbracciandola

A-“Avrei voluto dartelo io quel mazzo di rose…”

K-“Tu?! Non l’avresti mai fatto!”

Esordì Kate ridendo divertita, Angel si scostò a guardarla perplesso e un po’ offeso

A-“Perché dici questo?!”

K-“Perché non è da te! Riusciresti a regalare dei fiori a Cordelia, ma non a me!”

A-“Ma perché?!”

K-“Perché ti metteresti un sacco di problemi, ecco perché! Non arriveresti neanche a domandarti quale sarebbe la mia reazione, perché saresti ancora là a domandarti quali fiori potrebbero andar bene o non…destare sospetto!”

Angel abbassò la testa con un sorrisino colpevole. Kate lo conosceva bene, era innegabile, e mai avrebbe pensato che, l’essere conosciuto così a fondo da qualcuno, l’avrebbe confortato invece di turbarlo o indispettirlo. Il suo sorriso si spense

A-“Dovrò regalare davvero dei fiori a Cordelia…”

K-“Che è successo?”

Chiese Kate preoccupata, Angel scosse le spalle

A-“Ieri l’ho trovata nel giardino che stava mettendo apposto e…”

K-“E…?!”

A-“Ho alzato la voce dicendole che non doveva toccare nulla, che tutto doveva restare uguale…”

Kate gli accarezzò la guancia, gli occhi colmi di una pena infinita. Angel

A-“Vorrei che tornassi…Ma so che non lo farai e…non so se avrò mai la forza di venire a cercarti…”

K-“Se io tornassi, non arriveremmo mai ad avere tutto questo…Lo sai, vero?”

A-“Si…E ci odio in questi momenti…”

K-“Shh…Non dire così…Manca così poco e…non voglio che ci lasciamo in questo modo…”

Si riabbracciarono e restarono così, stretti, in silenzio per tutto il resto del tempo.



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Non aveva idea di come gli fosse presa quella “stravagante” abitudine, ma quelle poche ore di sonno notturne erano davvero riposanti. Avrebbe dormito ancora per parte del giorno. Ritmi biologici o solo abitudine, ma avrebbe dormito ancora un po’ anche se, sapeva bene, che non sarebbe stata la stessa cosa. Era buffo come, a volte, si ritrovasse a trascorrere la giornata solo in attesa di quelle ore… Scosse la testa dubbioso. Chissà perché gli prendeva così… Poi si girò sull’altro fianco e riprese a dormire.



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Un sole caldo e meraviglioso entrava innondando tutta la stanza con la sua luce.

La luminosità era uno dei lati positivi di quella nuova casa a cui stava cercando di abituarsi.

Si stiracchiò nel letto. Ultimamente le piaceva dormire e le sembrava strano, non era mai stata una persona pigra ma, ultimamente, le piaceva dormire. La mattina dopo si sentiva bene, affrontare la giornata non le era ancora facile, ma quel sonno la rendeva forte. C’erano dei giorni in cui avrebbe addirittura voluto non alzarsi.

Ogni tanto aveva come la sensazione di fare dei sogni che poi, una volta sveglia, regolarmente non si ricordava mai…O forse non sognava affatto ed era solo un’impressione. Scosse la testa dubbiosa. Era difficile, se non impossibile, sapere che cosa passasse in quella sottile linea di confine che divideva il sonno dalla veglia e, a dire il vero, non era neanche poi così ansiosa di scoprirlo… E se avesse rotto l’incanto scoprendolo?!

Abbassò le spalle allibita dai suoi stessi pensieri. Quale incanto doveva rompersi?! L’incanto del sonno?! Sospirò abbattuta. C’erano ancora un mucchio di cose da sistemare nel nuovo ufficio e il giorno prima l’aveva perso nel cercare un vaso dove mettere quell’assurdo mazzo di rose gialle. Si stiracchiò un’altra volta e scese giù dal letto.