§ INTRODUZIONE §
Desidero che sia chiaro : questa non è la mia storia.
In ciò che sto per raccontare, io non sono che un'ombra sullo
sfondo. Non saprete nulla di me, se non ciò che trapelerà dalle mie
parole. E vi assicuro che non sarà molto.
No, questa storia non mi appartiene. Io l'ho solamente
attraversata. E voglio condividere ciò che ho visto.
Perchè troppo, dei suoi personaggi, non è stato detto ed è
rimasto incompreso.
Ed essi, più di tanti altri, meritano di essere ricordati .
§ CAPITOLO PRIMO - 1753 §
§ FUOCO NERO §
§ Lo stesso amore infetta i nostri cuori, anche se
non battono più §
Darla - The Prodigal
§ 1 §
Baia di Galway , Irlanda
"Da quanto ci conosciamo, tu ed io ?", mi chiese Darla.
"Centoventicinque o centotrent'anni ? ".
Annuii distrattamente, le gambe allungate sul sedile della
carrozza. "Giorno più, giorno meno...".
Lei mi puntò co il ventaglio. "Oltre un secolo e per me resti
ancora un assoluto mistero...". Sorrise, in quel suo modo unico,
come se custodisse un segreto che forse ti avrebbe rivelato...o
forse no. " Mi piace. Lo trovo stimolante ".
"Lungi da me l'idea di non fornire più nutrimento alle tue
fantasie. Non me lo perdonerei ".
"Non corri questo pericolo, Chains...Almeno non fino a quando ti
ostinerai a tenermi nascosto il motivo per cui ti sei scelta questo
tuo sadico e conturbante nomignolo...".
"...con un nome non so dirti chi sono... ".
Questa volta il suo ventaglio mi colpì su una spalla. "Tu e il
tuo vezzo di citare Shakespeare ! Seriamente, mia cara, sei uno dei
vampiri più potenti che abbia mai incontrato e il Padrone bramerebbe
di averti al suo fianco...".
"Nell'Ordine di Aurelius ?
Piuttosto prendo i voti ".
Darla scoppiò a ridere di gusto. "Già, ti ci vedo ! Un adorabile
chierichetto dai capelli color dell'Inferno : le suore te ne
ruberebbero ciocche da portarsi nei loro lettucci e i preti si
perderebbero in peccaminose visioni di te che apri la bocca per
ricevere l'ostia...Sarebbe come gettare una torcia accesa in un
deposito di legname secco!".
Risi anch'io. Lei si piegò verso di me, fino ad accarezzare i
polsini ricamati che spuntavano dalle maniche della mia giacca di
velluto amaranto. "Che perversa questa tua idea di andartene in giro
sempre vestita da uomo...Con quell'aria di eterno adolescente,
potresti sedurre i salotti di mezza Europa...". Sbuffò, sbirciando
fuori della carrozza. "E invece vai a nasconderti nella desolazione
delle isole Aran...Sapessi quanto mi ci è voluto per trovarti ! ".
"Sei ancora giovane. Quando arriverai a trecentocinquant'anni,
ogni tanto verrà anche a te voglia di silenzio ". Mi sollevai a
sedere, rassettandomi gli abiti. "E poi ti ho accontentata, no ?
Adesso siamo qui. Il Connaught è una bella terra e Galway uno dei
suoi villaggi più grandi ". Ammiccai. "Pieno di vigorosi giovanotti
e floride servette...".
Darla si passò la lingua sulle labbra, arricciando il nasino.
Balzai giù dalla carrozza e le tesi una mano per aiutarla a
scendere. "Vai e divertiti. Ti regalo l'intero paese".
Lei mi mandò un bacio sulla punta delle dita e si allontanò in un
fruscìo di seta e crinoline : avevo appena sguinzagliato la Morte
per le tranquille stradine di Galway, una morte bionda, lussuriosa e
insaziabile. Avrei dovuto sentirmi un pò in colpa...
Ma non potevo farci nulla : adoravo Darla.
Per una puttana che doveva essere cresciuta senza un'istruzione,
aveva un'intelligenza pronta e vivace ed un innato senso estetico.
Ed era di disarmante bellezza . Guardarla era come trovarsi di
fronte alla tela di un pittore : potevi beartene all'infinito e
riconoscervi sempre nuove sfumature.
Congedai il cocchiere e mi inoltrai anch'io nei vicoli di Galway,
passeggiando senza fretta e senza meta. Come aveva notato Darla,
amavo vestirmi da uomo :era un comodo espediente per muovermi
inosservata. Con il mio fisico androgino e sottile, riuscivo
facilmente a passare per un ragazzo, il che rassicurava le donne e
non incuriosiva gli uomini. Nessuno si sentiva minacciato da me.
Un forte odore di maschio mi attirò, ancora prima di notare la
figura accovacciata tra le pozzanghere di un vicolo buio. Giust'appunto:
eccolo lì, un altro ragazzino uscito a fare baldoria. Uno vero,
però. E in effetti non più adolescente : giovane, sì, ma già un
uomo.
Si era vomitato addosso, doveva essere ubriaco fradicio...E stava
piangendo a dirotto. Mi chinai davanti a lui.
"Qual è il problema, amico ? Perchè piangi ? ".
Smise di singhiozzare, ravviandosi i lunghi capelli arruffati dal
volto sporco, e riuscii a scorgere i suoi occhi. Splendidi. Velluto
scuro.
Sarebbero bastati quelli ad incantarmi, ma poi, con le guance
ancora rigate di lacrime, lui scoppiò a ridere. La risata di un
fanciullo, pura, contagiosa, meravigliosamente autentica. Agì su di
me come un sortilegio.
"Non lo so !", esclamò. "Maledizione, non so perchè piango !".
"Lo so io. Sei sbronzo. Come ti chiami ?".
Si accigliò, rimuginando. "...mhm...Liam...? ...Sì ! Liam!". E
riprese a ridere forte.
"Bene, Liam. Ti offro un bagno", gli dissi. "E una bella
dormita".
§ 2 §
Non mancava molto all'alba, forse un paio d'ore.
Lo guardai. Liam riposava tra le lenzuola immaccolate : mentre lo
aiutavo a spogliarsi e a lavarsi, non aveva smesso un attimo di
chiaccherare, perdendosi in lunghi e illogici discorsi da ubriaco,
poi si era addormentato come un sasso.
Anch'io mi ero concessa un bagno, ascoltando il ritmo sicuro del
suo respiro, e adesso ero lì, in piedi, accanto al letto, nuda, con
i capelli sciolti. Da molto tempo, nessuno mi vedeva così. Non
l'avevo permesso.
Mi inginocchiai accanto a lui, per osservarlo da vicino. Ripulito
e abbandonato nel sonno, era bello, di una bellezza scura, statuaria
e raffinata. Ed era caldo.
Non vi è nulla di più inebriante per un vampiro del toccare il
corpo vivo e caldo di un essere umano. Le emozioni, le sensazioni,
si sollevano da esso come un vento ardente che penetra la nostra
pelle fredda e scuote le nostre percezioni.
E' la Morte, che trema di meraviglia al cospetto della Vita.
Se non sei uno stupido, ti ci soffermi almeno una volta, nella
tua eterna non-esistenza. E ascolti cosa hanno da raccontarti la
carne e il sangue pulsanti davanti a te.
Ebbene, Liam emanava un'impressionante ansia di vivere.
In lui si mescolavano furore ed intima disperazione, ma su tutto
s' imponeva quella prorompente voglia di bruciare. Era uno che
gridava al mondo, Liam, senza sapere cosa dire, forse, ma deciso
comunque a dirlo ad ogni costo.
Sentii tutto questo soltanto standomene china su di lui, la mia
bocca a pochi centimetri dalla sua, bevendone il respiro...Poi i
miei capelli scivolarono a solleticargli il petto e Liam si mosse.
Continuando a dormire, mi strinse i fianchi con le braccia.
Oh...adesso avrei potuto contare ogni singolo muscolo di quel
corpo, ogni minima imperfezione del suo battito cardiaco...Era così
bello...E così caldo...
Il mio demone si eccitò e avvertii il mutamento del mio volto, la
pelle che mi si accaponava come se fosse viva.
Un'improvvisa urgenza si impadronì di me : gli montai sopra, le
mani sulle sue spalle larghe, e lui, inconsapevole, si sollevò verso
il mio ventre, strappandomi un gemito, che diventò un ruggito...
Ma invece di gettarmi sul suo collo e succhiare via tutta quella
disturbante vitalità, mi allontanai con violenza dal letto, malferma
sulle gambe.
Pochi minuti ed ero giù in strada, di nuovo nascosta nei miei
abiti maschili, un ragazzino scarmigliato con la camicia fuori dei
pantaloni.
La sguattera che incontrai era giovanissima e camminava svelta
portando i recipienti vuoti per il latte. Probabilmente neanche mi
vide. Lei fui alle spalle in un secondo e la sua gola mi sembrò
cedevole come panna delicata, il suo sangue uno sciroppo caldo,
zucchero per addolcire il mio demone.
Me ne nutrii con tale avidità da spezzarle il collo.
E non smisi un momento di pensare a Liam...Perchè avevo percepito
qualcos'altro in lui, oltre al calore della vita. Un fuoco più
profondo, un fuoco nero e distruttivo.
Un fuoco nell'ombra. In attesa.
§ 3 §
La notte, scura, tiepida. Il vicolo, squallido, paglia e ruote di
carro negli angoli.
"Chains! Finalmente!", esclamò Darla vedendomi.
La sua pelle quasi risplendeva nel buio, le vene e le arterie
sature del ricco sangue umano appena assimilato. Per un pò sarebbe
stata calda al tatto, diabolica illusione di vita.
Ma non era lei che guardavo. Fissavo il cadavere ai suoi piedi.
Sentii il braccio di Darla che si insinuava sotto il mio, la sua
testa bionda acconciata alla moda posarmisi su una spalla. Era
impregnata dell'odore della sua vittima.
"Tesoro, capiti a proposito...Hai mai visto qualcosa di più bello
?", mi sussurrò all'orecchio.
"No", risposi. E non mentivo. L'intensa bellezza di Liam
persisteva anche dopo la morte, ma adesso sembrava tanto perfetta
quanto fragile, come cristallo pronto a sfaldarsi da un minuto
all'altro...
Era così freddo. Poche notti prima, l'avevo lasciato in un letto
, addormentato e caldo. E ora lo ritrovavo freddo come il ghiaccio,
in un vicolo, preda della bionda assassina che io stessa aveva
condotto a Galway.
Doveva esserci una qualche inquietante forma di giustizia in
tutto ciò, se ai danni miei o di Liam, per il momento non mi era
chiaro.
"L'hai trasformato", constatai.
Darla strinse più forte il mio braccio. "Oh, sì...Ho aspettato
tanto per trovarmi un compagno...". Continuò a parlare avvicinando
le labbra al mio collo. "Ma lui...Lui è magnifico. Non lo senti ?
Si percepisce anche in questo istante...E' come...".
"Fuoco nero", mormorai.
Darla sussultò. Mi prese il mento e mi stampò un bacio sulla
bocca, con la sua che ancora sapeva del sangue di Liam. "Non avrei
potuto dirlo meglio !! Sì...C'è un abisso di oscurità che gli brucia
dentro...Diventerà un vampiro formidabile,non credi?".
Si girò verso di me, gli occhi sfavillanti. Sul suo seno spiccava
il segno del taglio da cui Liam aveva bevuto.
Smise di sorridere. Si accorse della mia espressione. "Chains...?
Che c'è ?".
Fui svelta a riprendermi. Non si sopravvive 350 anni senza
imparare a mettere e togliere la maschera con una certa destrezza.
"E' tutta invidia, lo confesso...Ti perdo di vista per qualche notte
e guarda con che razza di giocattolo ti ritrovo...".
Mi credette subito e lo giudicai quasi commovente.
"Oh...E' solo questo? ", ridacchiò prendendomi di nuovo
sottobraccio. "L'amicizia è condivisione, tesoro: potrai giocarci
ogni volta che vorrai !".
A terra, Liam era una stanza vuota e gelida, ma da qualche parte,
in un punto poco illuminato, il fuoco nero iniziava a prendere
vigore.
§ 4 §
Il perchè io l'abbia fatto, perchè io sia andata a casa di Liam,
è uno dei tanti misteri che non ho mai saputo, nè voluto spiegare.
Le pulsioni che guidano le azioni degli esseri umani sono quanto di
più contraddittorio e imperscrutabile esista in natura e nei vampiri
ogni bizzarra caratteristica tipicamente umana permane, elevandosi
all'ennesima potenza. Non ho mai preteso comprensione, perciò. Nè da
me stessa, nè da altri.
Erano lì da ventiquattr'ore, ormai. Nessuno aveva osato
avvicinarsi alla casa del diavolo tornato dalla terra. E anche se al
naso di chiunque altro ancora non poteva giungere nulla, io sentivo
chiaramente l'odore della morte.
La prima, riversa accanto alla porta, era la sorella di Liam.
Ricordavo che, mentre lo aiutavo a lavarsi, in quella stanza di
taverna, mi aveva parlato anche di lei, chiamandola Kathy e
definendola la sua "farfallina notturna".
Le allontanai dal viso alcune mosche: assomigliava molto al
fratello, stessa bellezza scura, stesse ossa lunghe e, se avessi
potuto vederlo, ne ero certa, anche lo stesso sorriso.
Poco più in là, scoprii la madre, sdraiata sul pavimento, un
braccio sotto la testa, come se stesse dormendo.
Il padre, invece, giaceva contro la parete dietro il tavolo della
cucina. A lui, Liam si era dedicato con accanimento e la gola
appariva brutalmente lacerata. Non me ne stupii. Quell'uomo era
stato la costante dei suoi vaneggiamenti da ubriaco : Liam lo odiava
ma ugualmente ne bramava l'affetto con disperazione.
Scrutai la faccia del cadavere, distorta in una smorfia di
terrore. Non ne scacciai le mosche.
"Piccolo, presuntuoso, saggio genitore...", lo apostrofai e la
mia voce suonò sinistra, nel silenzio. "Non lo sapevi che non si usa
mai la forza per domare un animale selvaggio ?
Se lo ferisci, ottieni solo di essere attaccato".
Distolsi lo sguardo. Una sedia era scostata, sul tavolo un
boccale vuoto. Liam si era seduto lì, dove poteva vedere chiaramente
il corpo della sorella, con il piccolo volto reclinato in avanti e
la traccia di una lacrima sulla guancia. Kathy, la falena che si era
commossa nel rivedere il fratello morto, senza sapere che stava per
bruciarsi.
La sua farfallina, il suo unico amore. E lui l'aveva uccisa per
prima. Proprio con l'amore.
E' vero che, quando il nostro sire ci trasforma, dentro di noi
entra un demone, ma questo demone è come un fungo, una sorta di
organismo ospite che attecchisce sul terreno a sua disposizione,
sfruttandone le risorse.
Ho incontrato vampiri a volte più gentili e socievoli degli
umani, semplicemente perchè il loro demone non aveva trovato un
terreno abbastanza ricco di oscurità a cui attingere. Ma esistevano
casi ben diversi...
Darla. In vita aveva conosciuto solo povertà, solitudine e
squallore: in lei il demone poteva alimentarsi a piacere, sguazzare
tra disillusione, amarezza, cinismo, nessun sogno.
E Liam...Andava ben oltre. Lui era pieno di rabbia, del rancore
cieco e sordo di chi si sente un errore, un fallimento senza posto
nel mondo. Di chi pensa che l'amore sia un bisogno che non si può
placare.
E adesso...Adesso quella collera smisurata avrebbe avuto sfogo e
il nuovo vampiro appena sorto dal buio se ne sarebbe andato in giro
ad assassinare l'amore, per non sentirne mai più la mancanza.
Oh, Darla, pensai uscendo nella notte di grilli e di rugiada,
quale tenebrosa perdizione hai liberato fra di noi ?
§ 5 §
I vampiri non dormono molto. Forse perchè il sonno è una
condizione naturale e noi con la natura abbiamo ormai poco a che
spartire.
Ma, stranamente, quella notte, stavo dormendo. Dormivo e sognavo.
Sogni che non sono mai riuscita a ricordare, grata di quella sorta
di oblìo ritrovato nel mio rifugio alle isole Aran.
Il suo arrivo determinò un cambiamento tangibile, una vibrazione
nella quiete del silenzio che si propagò fino a me come un cerchio
nell'acqua. E ancora prima di risvegliarmi, seppi che l'avrei visto,
già dentro nella stanza, accanto alla finestra aperta
sull'approssimarsi dell'alba.
Lui c'era davvero. Vestito di pizzo bianco e broccato nero, le
grandi ed eleganti mani unite sotto il mento, intento a fissarmi.
Non credo riuscirò mai a rendere in parole la portata della sua
incredibile trasformazione.
Se da vivo era stato molto bello, da vampiro era semplicemente
straordinario.
Ogni particolare del suo corpo sembrava essere stato ridisegnato
e ridefinito, dalla perfezione candida della pelle alla curva ancora
più sensuale delle labbra.
E gli occhi...Ora i suoi morbidi occhi scuri erano divenuti
corridoi vertiginosi, in caduta verso altre dimensioni.
"Chains...". Persino la voce. Diversa. Un serpente sinuoso.
Istintivamente mi ritirai verso la testiera del letto, le
ginocchia piegate contro il seno.
"Dov'è Darla ? ".
Lui rimase immobile. " Quale delle tre isole è questa ? ",
domandò. " Non le ho mai sapute distinguere...".
"Inishmore".
"Mhm...Allora Darla è a Inisheere o a Inishman. Delle due l'una.
Non ricordava dove si trovasse il tuo nascondiglio, così ha ideato
un giochetto dei suoi : vinceva chi ti scovava per primo ".
Finalmente si mosse. Avanzò di un passo, con misurata, ipnotica,
lentezza.
Ah...Aveva già imparato l' arte della caccia...
"Ho vinto io", disse, concedendosi un fulmineo mezzo sorriso da
predatore.
" E qual è il premio ? ".
Si strinse nelle spalle. "Per quando riguarda Darla, non ne ho
idea... Ma io...". Di nuovo il balenare fugace dei suoi denti
bianchi. "...io, di idee, invece ne ho molte...".
Strinsi di più le gambe. "Perchè Darla mi cerca ? ".
Replicò con una risata, breve e secca. La sua risata da bambino.
Adesso soltanto un suono impressionante. "Perchè vuole che tu mi
conosca... Mi ha parlato moltissimo di te e di come vi siete
incontrate, in Germania, durante la guerra dei Trent'anni...".
Riprese a muoversi, pigramente, da un angolo all'altro della stanza.
" Dovrei essere geloso...Si direbbe quasi che sia innamorata ".
"La incuriosisco. Darla ha orrore della noia".
"Oh, sì...Infatti ti ha definita una creatura misteriosa, che
prende misteriose decisioni...E ti ha descritta in ogni minimo
particolare, per essere certa che ti trovassi... Ero così
imbarazzato...". Si avvicinò ai piedi del letto, sul volto
un'espressione di ostentata innocenza. "Capisci...come potevo
rivelarle che già ci eravamo visti...e visti senza vestiti ? ".
"Solo uno di noi due ha visto l'altro nudo. E quella sono io".
Lui sollevò il dito indice e lo agitò severamente. "Chains,
Chains...Da quanto sei dei nostri ? Trecentocinquant'anni, giusto ?
E non sai che un ubriaco è estremamente bravo a fingere ?
Oh, non mi fraintendere...Non fingevo del tutto. A un certo punto
ho pensato di stare sognando...Ma ricordo. ". La sua voce si
abbassò. "Ogni cosa. Il tuo corpo. Seni piccoli, fianchi stretti. I
tuoi capelli rossi. Persino gli occhi...Quando ti sei chinata su di
me. Di due colori diversi : il destro verde e il sinistro dorato".
Si accostò al letto e sedette sul bordo, sfiorando le lenzuola
aggrovigliate con una mano. "Occhi di ammaliatrice...Perchè, dunque
? ".
"Perchè cosa ?". L'inquietudine stava montando in me , eppure
abbassai la guardia. Non fui sufficientemente pronta. O forse lo fui
anche troppo. E' una questione di punti di vista.
Mi fu addosso in una frazione di secondo , schiacciandomi sotto
il suo peso, un ginocchio piantato fra le mie cosce. Doveva essersi
nutrito da poco: era caldo e la sua bocca profumava dell'aroma
ferroso del sangue.
Non mi stava davvero imprigionando, le mie mani erano libere...Ma
io non potevo muovermi. O non volevo... Avevo l'impressione che
ribellandomi sarei andata in pezzi.
"Perchè cosa?", riuscii a mormorare di nuovo.
"Ero tuo ", sussurrò sulle mie labbra. " Avresti potuto bermi
fino all'ultima goccia... O diventare il mio sire...Invece mi hai
abbandonato in quella taverna, ancora vivo...Perchè ?
Dopotutto mi desideravi, l'ho capito...". Si sollevò leggermente
e, prima che me ne rendessi conto, infilò la mano destra nei miei
pantaloni da uomo. "Mi desideri anche adesso".
Era abile. In modo atroce.
Mi portò all'orgasmo con una facilità tale da spaventarmi e da
travolgermi e mi trasformai più volte, aggrappata alle sue spalle,
prima che gli spasmi che percorrevano il mio corpo si acquietassero.
E appena riottenni un barlume di lucidità, lo scagliai dall'altra
parte della camera, mandandolo a schiantarsi su un cassettone, che
si sfasciò in mille pezzi, come vetro.
Nonostante ciò, lui non perse la sua aria beffarda, e si puntellò
su un gomito, ripulendosi con pignoleria dalle schegge di legno.
Sembrava trarre un perverso divertimento dalla mia confusione.
"Reagisci sempre così quando godi ?
Chissà cosa farai quando mi impegnerò di più...".
Iniziai a scivolare prudentemente via dal letto, senza lasciare
un istante i suoi occhi. "Dì a Darla che non mi hai trovata ".
Si portò la mano destra alla bocca e con un sorriso maligno si
succhiò un dito. "Sarà un pò difficile...Sentirà il tuo odore...".
Raggiunsi la finestra camminando all'indietro. "Sono sicura che
saprai convincerla...". Salii sul davanzale. L'alba era un accenno
di rosa sull'orizzonte.
Lui non tentò di fermarmi. Si accomodò meglio su un fianco, lo
sguardo simile ad un abisso imperscrutabile. "Quella notte alla
taverna, Chains...Chi di noi due stava davvero sognando ? ".
No, basta. Saltai nel prato e mi misi a correre, sempre più
veloce, sfruttando al massimo tutta la potenza del mio demone e
ripetendo a me stessa che stavo fuggendo dal sorgere del sole.
Raggiunsi le grotte sulla spiaggia rocciosa appena in tempo per
ripararmi e, stremata, mi rannicchiai nell'oscurità fredda e umida.
Le lacrime, furiose, senza fine, mi colsero di sorpresa. Non
piangevo da tempo immemorabile.
Perchè lo sentivo. Per l'Inferno, lo sentivo dappertutto.
Il fuoco nero.
E bruciavo.
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