§ La donna in catene §

Scritto da : Franca
Spoiler: il flashback di "The Trial", dalla stagione 2 di ATS
Paring: Angelus e Chains
Rating: NC17
Timeline : 1765
Summary: Darla abbandona Angelus in balìa di Holtz, ma qualcuno giungerà a salvarlo...
Disclaimer: Tranne Chains e Hugo, di mia creazione, tutto il resto è proprietà di Whedon, Greenwalt, la WB, la ME, la FOX e quant'altri e io ne scrivo senza il loro permesso ma anche senza alcun scopo di lucro.
 

§ CAPITOLO SECONDO - 1765 §

§ CACCIATORI §

 

§ La passione ci domina tutti. E noi le obbediamo. Quale altra scelta ci resta? §

Angelus - Passion

 

§ 1 §

Territori del Camargue, Francia

Il fuoco divampava nella notte, innervosendo i nostri cavalli. Bisognava far presto.

"E' là dentro ?", mi chiese Hugo.

Annuii. Sì, lui era intrappolato fra le fiamme. Era furioso, deciso. E aveva paura.

Nessuna traccia di Darla, ma non mi sorprendeva. Potevo scommettere che aveva tagliato la corda con la scusa che era inaccettabile per lei morire in quel modo...

"Tiratelo fuori. Ci penso io a coprirvi le spalle", ordinai. "Ah, Hugo...Potrebbe non collaborare. Fategli pure del male, se serve. Ma salvatelo".

Non attesi oltre e, mentre i cinque vampiri s'inoltravano nelle tenebre per aggirare la stalla incendiata, mi lanciai al galoppo verso il gruppo di uomini armati e agguerriti che circondava il rogo. Prima che mi notassero, ne avevo già uccisi tre con la balestra, poi sguainai la spada e tagliai ogni testa a portata di lama.

I sopravvissuti iniziarono ad indietreggiare. Dovevo sembrare loro spaventosa, in groppa al possente cavallo bianco del Camargue, il mantello nero, i capelli rossi e sciolti, la spada insanguinata...E' un mio piccolo difetto : tendo a diventare teatrale quando libero il mio demone.

Solo un uomo continuò ad avanzare, la balestra puntata su di me. Era basso di statura, elegante, con un volto gradevole e occhi intensi. Daniel Holtz, il celebre cacciatore di vampiri.

"Chains!", urlò. "Che tu sia maledetta! Credevo avessi lasciato l'Europa !".

Roteai la spada verso di lui. "Adoro tornare sul luogo del delitto ".

"Non immischiarti", insistette. "Ormai Angelus è mio. Poi toccherà a Darla ". Tese di più la balestra. " Ma ora è te che prenderò, Chains".

Esitò un frazione di secondo ed io lo afferrai per la gola, sollevandolo di peso fino alla mia altezza. "Permettimi di dubitarne, Daniel. Sento il tuo fiato sulla faccia, in questo momento, ma non mi pare proprio che tu mi abbia presa ".

Continuando a reggerlo a mezz'aria, mi voltai a guardare minacciosa i suoi uomini. "Siate ragionevoli, signori. Se ve ne andate, ritroverete il vostro capo vivo e tutto intero. Se vi ostinate a rimanere...gli sbriciolo il collo. A voi la scelta".

Il resto lo bisbigliai perchè soltanto Holtz potesse udirlo. "In ogni caso, Angelus non è più là dentro. Adesso è mio".

Vidi un'ombra attraversare il suo sguardo, qualcosa di simile ad una resa disperata. Smise di dibattersi, lasciò ricadere le braccia. E i suoi uomini compresero.

Aspettai che si fossero allontanati alla spicciolata, poi liberai Holtz. Lui strisciò fino alle radici di un albero. Dovevo aver stretto troppo perchè faticava a respirare. Ed era davvero cambiato dal nostro ultimo incontro, diversi anni prima : ora il dolore , come un cancro famelico, divorava in lui ogni altra emozione.

"Il fetore delle cripte...", mormorò ansando, "...la terra di cimitero che rimane sotto le unghie...E quel rumore...Sì, il rumore come di una spugna intrisa di sangue, che producete quando il paletto affonda nei vostri cuori marcescenti...". Tossì ripetutamente. " Proliferate come spore...E Angelus e Darla, tra voi, sono la peggiore delle oscenità...".

"Fanne a meno", lo interruppi. "Non ne hai alcun diritto".

Trasalì. "Di che parli ? Che diritto ?".

"Il diritto di atteggiarti a vittima, di pretendere comprensione. L'hai perso quando hai scelto consapevolmente di essere l'eroe, il cacciatore e metterti sulle tracce di quelli come noi". Scesi dal cavallo e camminai fino a lui. "Una scelta ammirevole, te ne do atto. E' positivo che ci siano umani pronti a consacrare la loro esistenza per eliminarci : mantiene l'equilibrio delle forze. Ma comporta pro e contro. Soprattutto contro."

Mi chinai, fissando i miei occhi di demone nei suoi. "Purtroppo non è quasi mai l'eroe a morire per primo, Daniel. In genere tocca a coloro che ama. So che ti sembro crudele, ma la crudeltà è nella mia natura e non intendo usarti alcuna gentilezza, perchè sei stato tu, Daniel , a mettere tua moglie e i tuoi figli sotto le zanne di Angelus e Darla.

Hai preferito la famiglia alla solitudine del cacciatore e la tua famiglia ha pagato per questo tuo egoismo. Cerca pure la vendetta, dunque, ma chiamala con il suo nome, e non spacciarla per una sacra missione".

Mi rialzai e tornai al mio cavallo. Accanto a noi, il fuoco stava finendo di consumare la stalla. "E non sognarti di inseguirmi. Conosco le paludi del Camargue meglio di te e ci nasconderò Angelus così bene che non lo troverai nemmeno in cent'anni".

Holtz tentò di sollevarsi, ma un ennesimo attacco di tosse lo inchiodò a terra. O forse fu l'odio feroce che provava, troppo per il suo corpo. "Un giorno sarai polvere tra le mie dita, Chains", boccheggiò.

"E mi respirerai fino a strozzarti", replicai, poi spronai il cavallo.

La vera battaglia per me iniziava ora.

 

 

§ 2 §

Sostai a qualche metro dalla capanna senza finestre. Nell'oscurità d'inchiostro, il cielo sembrava pronto a rovesciarmi addosso tutte le sue stelle.

Non ero obbligata a farlo. L'avevo salvato e messo al sicuro. Non era necessario che lo rivedessi.

Ma, dannazione, invece lo era. Per me.

Mentre scendevo dal cavallo, Hugo uscì dalla capanna, lasciando intravedere la luce delle candele all'interno. "Signora", mi salutò. "Cominciavo a preoccuparmi...".

"Tra gli uomini di Holtz c'erano alcuni irriducibili. Ho dovuto seminarli. E lui ? Come sta ?", domandai.

"Molto arrabbiato. E insopportabile".

"Allora sta bene. Il resto ? Tutto sistemato ?".

Hugo annuì. "Le scorte sono sotto terra. Gli altri e io pattuglieremo il perimetro. Non saremo lontani, se occorrerà".

Gli strinsi la mano. "Grazie, Hugo. Adesso siamo pari. Il tuo debito è ampiamente saldato".

"Ti avrei aiutata comunque, signora, e lo sai...Ma la libertà è sempre cosa gradita".

Mi sorrise e poco dopo era sparito, inghiottito dalle paludi del Camargue.

Ora il silenzio era quasi fastidioso. Qualsiasi essere umano avrebbe giurato che quella capanna fosse deserta, eppure io sentivo chiaramente la presenza di Angelus, là dentro.

E anche lui sentiva la mia. Per questo non faceva alcun rumore. Aveva già dato il via alla danza della caccia, ancora prima che fossimo davvero l'uno di fronte all'altro.

E va bene, pensai, giochiamo pure al suo gioco. Ho voluto io che accadesse questo e ora devo andare fino in fondo. Spinsi la porta e lasciai che si aprisse con un fioco cigolìo.

Eccolo lì, affondato in una poltrona al centro della stanza, una gamba allungata su un bracciolo, le mani riunite sul torace messo in mostra dalla camicia aperta, i capelli sciolti e bagnati, dopo essersi ripulito dalla fuliggine dell'incendio.

Eccolo lì, a dodici anni di distanza, lo stesso ragazzo che avevo trovato ubriaco in un umido vicolo irlandese, lo stesso bellissimo bastardo che mi aveva concesso uno dei miei migliori orgasmi. Lo stesso fuoco nero che ancora mi bruciava.

Eccolo lì, Angelus. Che nome perfetto... Dolce e tenebroso insieme, una musica densa e oscura che, nella pronuncia, ti si arrotolava intorno alla lingua, infettandola di squisito veleno...

E proprio come un veleno, il silenzio perdurava, acuminato, lacerante. Lui si limitava a guardarmi, con i suoi occhi color del buio, il volto impassibile su cui si alternavano sinuose le ombre create dalle candele. Non parlava. Non si muoveva.

Stava cacciando. E sapeva, come me, che nella caccia la prima mossa è determinante ma rischiosa: hai la possibilità di centrare subito il bersaglio però finisci per esporti e rivelare la tua posizione.

Avvertendo un'innaturale sensazione di calore irrardiarsi nel mio basso ventre, richiusi la porta con un calcio e mi sfilai mantello e giacca. All' Inferno.

"Dodici anni fa...", dissi avvicinandomi decisa alla poltrona. "...mi hai fatto una domanda...".

Il suo viso si rilassò per un attimo in un'espressione di sorpresa. Questa non se l'aspettava. "Chi di noi due stava sognando, in quella taverna di Galway...".

"No...". Sollevai una gamba e mi appoggiai alla poltrona, piantando lo stivale proprio di fronte al cavallo dei suoi pantaloni. "Come avrei reagito se ti fossi impegnato di più nel farmi godere...".

Il buio dei suoi occhi si infittì.

 

 

§ 3 §

 

Il sesso per noi vampiri è una strana faccenda.

Dopotutto non siamo che corpi morti, ma paradossalmente è proprio grazie a questa condizione innaturale che arriviamo davvero a scoprire il sesso e i suoi sentieri segreti. Gli esseri umani non hanno la minima idea del mistero e del potere insiti in quello che loro tutt'al più percepiscono come un banale sfogo ormonale o romantico. Sono profani prigionieri sull'orlo di una rivelazione e noi, i corpi morti, siamo gli Iniziati alla verità.

E Angelus di questa verità aveva fatto una raffinata ed inesorabile tortura.

Perchè per lui anche il sesso rappresentava la caccia : era un amante sorprendentemente dolce e attento, ma in questo suo elargire piacere fino allo stordimento non vi era alcuna forma di generosità , bensì unicamente desiderio di prevaricare, possedere e assoggettare.

Per Angelus non c'era differenza tra il gridare di piacere o di dolore: quel che contava era che si gridasse il suo nome .

Anche adesso, in un esausto momento di riposo, mentre sorseggiavamo sangue mescolato a vino rosso da calici di cristallo, se ne stava sopra di me, sdraiato tra le mie gambe, il petto sul mio stomaco, il capo appoggiato ad un braccio di traverso sulle mie costole, come un predatore possessivo a guardia della sua vittima.

Sprofondata nei cuscini, io contemplavo in silenzio la sua schiena perfetta e l'elegante tatuaggio che la adornava all'altezza della scapola destra : un pipistrello, le cui zampe formavano la lettera A. Non c'era un solo punto del mio corpo che non mi dolesse e non fosse ugualmente e totalmente appagato.

"Ti avevo chiesto anche un'altra cosa, dodici anni fa...", disse d'un tratto lui sollevando verso di me i suoi occhi scuri, accesi di mille scintille dalle candele. "Perchè non mi hai ucciso o trasformato, quella notte ?".

"Domandare è lecito e rispondere è cortesia", replicai. " E io non sono un tipo cortese".

Angelus rise. "E io non sono un tipo che si arrende".

Posai il mio bicchiere. "Che importa ormai ?

Quel che è stato è stato. Il tuo sire è Darla".

Lui si rabbuiò. Lo vidi stringere pericolosamente lo stelo del suo calice. "Darla...E' fuggita sul nostro unico cavallo, abbandonandomi come un idiota...Ha detto che andava a Vienna, che sperava che sopravvivessi e la raggiungessi là...". La sua voce, un sussurro carico di freddezza. "Oh, la raggiungerò...Questo è certo. E la mia sarà l'ultima faccia che vedrà".

Questa volta fui io a ridere. Gli afferrai i capelli e lo costrinsi a guardarmi. "Oh, la raggiungerai, sì...E la punirai. E quando avrai finito di punirla, lei ti implorerà di ricominciare. La conosco da prima di te". Gli lasciai i capelli e con la mano scesi ad accarezzargli la mascella. "E poi credo che le tue punizioni debbano essere ineguagliabili...".

Ah, il suo sorriso...Un lampo di luce tenebrosa. Strisciò verso il mio seno. "Non ce l'ho con te, ora come ora, ma se lo vuoi, posso provare ad arrabbiarmi...Mi riesce facile". Si mosse e sentii chiaramente che stava ricominciando ad eccitarsi.

"Ti riescono facili molte cose", commentai.

Ancora i suoi occhi affondati dentro i miei, con un unico battito di ciglia, preciso e sicuro. Stupefacente. Era in grado di fare sesso anche con lo sguardo. "E tu? Il tuo sire ? ", mi chiese. Curioso, curioso come un gatto.

"Il mio sire ? Sì... Ne ho avuto uno".

"E' chiaro. Ma dov'è ? Come può lasciar andare in giro da sola una creatura come te ? ". Curioso. Troppo curioso.

"E' morto", risposi. "L'ho ucciso ".

Questo lo colpì. Ma dissimulò. "Ti aveva piantato in asso scappando col vostro unico cavallo ?".

"Un egocentrico come te magari non lo sospetta, ma capitano eventi ben più drammatici dei piccoli bisticci domestici in cui vi dilettate tu e Darla...".

Angelus aggrottò la fronte poi rise di nuovo. "Sei un'artista della semantica, Chains. Usi un sacco di parole per non dire quasi niente".

"E' un'arte accessibile a molti".

La sua espressione cambiò, divenne famelica. "Altre arti invece sono dominio esclusivo di pochi e richiedono un talento particolare". Riprese il suo calice e mi versò un pò di sangue e vino sul seno.

Sussultai, caricandomi di inquieta aspettativa. "Angelus ? Che diavolo pensi di combinare ?".

Lui si sollevò mentre il rivolo rosso scuro cominciava a scendermi verso la pancia. "Ti uccido", disse semplicemente, poi si chinò a leccare il sangue e il vino intorno al mio ombelico. Quando tornò a guardarmi io ansimavo, in tensione, e lui aveva il volto del demone. "Sei già morta una volta, ma adesso ti darò una seconda morte, Chains". Indietreggiò fino al mio ventre, dove sangue e vino stavano convergendo.

"Credimi, non ti è mai capitato di morire così ". E mi morse.

Sempre la caccia. La caccia voluttuosa e seducente che culminava nell'orgasmo del morso. Nutrimento e piacere. In un crescendo sudato e vorticoso. Denti, lingua, carne e sangue. Il ringhio impudico del predatore e il gemito soffocato della preda. Il fuoco nero che diventava liquido e riempiva ogni cavità, ustionandola, divorante. La luce tenebrosa dell'angelo che uccideva sorridendo .

E, infine, improvvisa, la Morte portatrice di quiete.

 

§ 4 §

Quando ripresi conoscenza, Angelus era già in piedi e indossava gli abiti nuovi procurati da Hugo. Seta e velluto, rosso e nero : bellissimo.

Impunemente, stava frugando nella mia borsa da viaggio.

"Sono svenuta...", mormorai stupita e imbarazzata, mettendomi a sedere. Che delizioso bastardo: si era anche preoccupato di coprirmi col lenzuolo...

Lui si girò, con l'aria di un felino soddisfatto. "Oh,sì...Qui, in Francia, la chiamano la

petite mort...".

"La piccola morte...Beh, è proprio da te onorare le usanze locali...Che stai facendo con la mia roba ?".

Tornò a frugare nella borsa e mi lanciò dei vestiti : seta e velluto, come i suoi. "Usciamo. Andiamo a caccia".

Scattai in piedi, avvolgendomi nel lenzuolo. "E' pericoloso. Holtz potrebbe trovarsi ancora nei dintorni ".

"Non ho paura di Holtz", replicò avvicinandosi e afferrandomi per le spalle. Era parecchio più alto di me e dovetti reclinare la testa. "E nemmeno tu ne hai", continuò. "E poi a che serve essere immortali, se non si corre qualche rischio ?".

Si protese a forzare la mia bocca e si prese un bacio rapido ma intenso.

Mi aveva già convinta, comunque. Ero decisa a non negarmi nulla. Pensavo che una volta sazia, non avrei più sofferto la fame. Di lui.

Ovviamente anche i vampiri si illudono.

Ma non posso non ammettere che quella seconda notte con Angelus rimane un ricordo esaltante, pur in tutta la sua nuda, cruda e selvaggia violenza.

Scovammo un villaggio di poche anime al limitare delle paludi e vi portammo un pezzo di Inferno senza possibilità di redenzione.

In genere, ero abituata a non uccidere mai più del necessario, subordinando la caccia alla necessità del nutrimento, ma Angelus non si limitava a questo.

In lui dimoravano la grazia e la genialità dell'assassino autentico. Non una sola goccia di sangue sui suoi indumenti, nessun cadavere lasciato in una posizione casuale : tutto rientrava in una sofisticata scenografia studiata con la massima cura.

Angelus era il pittore della Morte e ogni suo delitto risultava accurato e irripetibile come un quadro.

Questo era l'angelo sterminatore in tutta la sua potenza e cacciare al suo fianco mi eccitò intimamente. Il sangue caldo e impregnato di paura non fu per me mai più così inebriante, nè provai ancora, in seguito, quella sensazione di totale e puro dominio sulle piccole e fragili vite umane che spezzammo insieme.

Rientrammo alla capanna quasi all'alba, ridendo come due ragazzini ebbri di ritorno dall'osteria. Una sorta di elettricità mi percorreva dalla testa ai piedi e l'autocontrollo che mi aveva permesso di lasciarmi sottomettere da Angelus era ormai esaurito. Adesso il mio demone bramava il sopravvento.

Bramava Angelus.

Lo presi per la camicia e lo baciai con forza, le nostre bocche ancora calde e sporche di sangue. Tentò di afferrarmi a sua volta, ma io lo sollevai e lo spinsi sul letto, che, sotto il suo peso, crollò, inclinandosi di lato.

Lui si stava divertendo, aumentando il mio furore. "Credevo che non avessi più appetito...".

Non risposi e saltai sul letto, facendolo rovinare del tutto. Fissai Angelus sotto di me, lo sguardo sfacciato, le braccia rilassate, in un muto, provacatorio, invito . Che io sia dannata, volevo punirlo per quella sua eccessiva bellezza...

Mi inginocchiai . "Tu non mi conosci, Angelus...Non sai fin dove posso arrivare...". Con un unico gesto, secco e brutale, gli strappai via il davanti dei pantaloni . "Ora sarai tu a gridare. E griderai il mio nome ".

 

§ 5 §

Per trecentocinquant'anni avevo avuto una visione discretamente chiara e coerente dei fatti della vita.

Poi, quel vicolo. Quel ragazzo ubriaco. Occhi di velluto. Risata di bambino. Liam.

E tre secoli e mezzo di esperienza mi erano sfuggiti tra le dita come sabbia.

Un altro vicolo. Darla, maledetta morte bionda. E dal fuoco nero un nuovo vampiro. Il più perverso. E tre secoli e mezzo di libero arbitrio erano finiti in cenere di fronte alla passione.

Nessuna chiarezza, ora. Nè coerenza.

Nel crepuscolo, mentre mi rivestivo in silenzio, soltanto una certezza : bruciavo ancora.

Lui dormiva, nudo, incredibilmente innocente. Potevo ucciderlo, in quel momento. E ne fui tentata. Ma la dolorosa verità era che, ormai, il mondo senza Angelus per me non avrebbe più avuto alcun senso.

Mi voltai, uscii nella sera sempre più scura e richiusi piano la porta. "Ci faremo del male, noi due", mormorai e scelsi un sentiero a caso tra i tanti delle paludi del Camargue.