§ La donna in catene §

scritto da Franca
Spoiler : il flashback di "Darla", dalla seconda stagione di ATS e quello di "Offspring", dalla terza stagione.
Pairing: Chain e Darla, più o meno
Rating: meglio PG13
Timeline: 1771, a Roma
Summary: Dopo vent'anni, Darla e Chains si rivedono, mentre Angelus è prigioniero di Holtz...
Disclaimer: Darla e i fatti raccontati in ATS appartengono a Whedon, Greenwalt, la WB, la Fox, la ME e quant'altri ed io li uso senza il loro permesso, ma non a scopo di lucro. Chains è tutta mia.
 

§ CAPITOLO TERZO - 1771 §
§ CUORI IN OMBRA §


§ Io ti darò tutto §
Angelus - "Darla"




§ 1 §

Roma, Italia

Bizzarro, il tempo. Scorre intorno a noi come un fiume, ci lambisce con i suoi eventi, le stagioni, le nascite, le morti, le guerre e i crolli dei governi. Acqua che ci ripulisce, cambia la foggia dei nostri abiti, ma ci lascia intatti, esattamente identici al giorno in cui il nostro sire ci scelse.

E così, a quasi vent'anni dall' ultima volta in cui ci eravamo incontrate, Darla ed io non avevamo bisogno di studiare le reciproche differenze per riconoscerci.

Sempre splendida, Darla. Le fiamme del caminetto la adornavano di un merletto di ombre e facevano sbocciare fiori dorati nei suoi occhi. Mi era mancata.

"Ho sempre amato Roma. Dovevo tornarci, anche se era rischioso...", mormorò, le piccole mani impegnate a giocherellare con le decorazioni dei cuscini su cui stava sdraiata.

Curioso. Ogni volta che veniva a trovarmi in qualcuno dei miei rifugi sparsi per il mondo, non restavamo mai a parlare in salotto. Lei pretendeva sempre di conversare sul letto.

Ammiccai. "Scommetto che hai portato Angelus alla Cappella Sistina...".

Darla si illuminò. "Sì !! Volevo che vedesse quel favoloso affresco del Botticelli ! Il mio ragazzo è tremendamente intelligente, sai ?
Da vivo non doveva essere granchè interessato alla cultura, ma ora...Assorbe tutto come una spugna! ". Aveva lo stesso tono di una madre orgogliosa.

"E' uno dei vantaggi dell'immortalità", commentai. "Ti concede il lusso della conoscenza".

Lo sguardo di lei si fece distante. "E lui ha una tale sete di conoscenza...Ha sete di ogni cosa. Non ne ha mai abbastanza. Non si ferma mai".

Ero assolutamente d'accordo. Però, che diamine, non potevo dirlo. "Allora è la tua perfetta anima gemella !", scherzai.

Ma Darla non rise. Ora il fondo dei suoi occhi trasparenti era cupo. E qualsiasi pensiero stesse cercando di esternare, le rimase bloccato in gola. Non l'avevo mai vista così.

Possibile...? Possibile che fosse in ansia per Angelus ?

"Non c'è ragione di preoccuparsi", la rassicurai. "Ho una buona rete di informatori, qui a Roma. Non avranno difficoltà a scoprire dove lo abbia rinchiuso Holtz e con l'aiuto di chi ".

Lei continuò a tacere, fissando il fuoco nel camino. Darla che non parlava. Darla con la bella fronte aggrottata. Cominciavo a trovare questa novità decisamente inquietante.

"Tesoro, sai bene che non lo ucciderà ", insistetti. "Lo torturerà, ma non lo ucciderà. Almeno non subito. La brama di vendetta ha reso Holtz ancora più contorto di tutti noi messi insieme ".

Finalmente Darla reagì. Sorrise, i denti perfetti come perle. "Non stavo pensando a questo. Non è il povero, piccolo, patetico Holtz a farmi paura ". Mi guardò, sul volto di porcellana un'espressione quasi di stupore. "E' Angelus".

Oh...Ecco un'altra novità. E doppiamente inquietante. "Non ti capisco".

"Vorrei vedere...Non mi capisco nemmeno io! ", esclamò e si abbandonò ad una risata leggermente isterica, squisitamente falsa. "Oh, Chains...Ero una puttana, questo tu lo sai. Solo il buon vecchio Dio lassù potrebbe dire con certezza con quanti uomini io sia stata, se mai si è preso la briga di contarli... ". Si morse le labbra, meditabonda. "Quei miseri mortali e le loro meschine e squallide fantasie senza l'ombra di una perversione autentica...No. Non potevo sceglierne uno qualsiasi come mio compagno. Ne avevo avuti troppi così. Volevo che lui fosse unico, desideravo una creatura portentosa, da educare e guidare, che mi stesse accanto venerandomi e mi preservasse dalla noia...Per centoquarantaquattro anni ho creduto sinceramente che non esistesse, poi...".

Cercò i miei occhi. "Poi...Tu stessa l'hai visto...il fuoco nero...Ha intaccato le mie vesti già da lontano, mi ha attratta come una falena imprudente... Magnifico !! Bellissimo e intimamente corrotto, nel modo più raffinato che si possa immaginare...".

Che descrizione perfetta...Se avessi avuto ancora sangue vivo nelle vene, con ogni probabilità sarei arrossita. Ma per fortuna ero morta da parecchio. E Darla era troppo coinvolta dal proprio discorso per accorgersi del mio disagio. Doveva essersi tenuta dentro quelle riflessioni molto a lungo e ora se ne stava liberando, riversandomele in grembo d'un colpo.

"L'ho portato nel covo londinese dell'Ordine di Aurelius, una volta...", continuò. "E lui si è preso gioco del Padrone... Il Padrone ovviamente si è infuriato, l'ha picchiato brutalmente, ma Angelus non ha smesso di ridere... Chains, se si fosse trattato di un altro, l'avrei impalettato io stessa...Offendere a tal punto il mio sire !! Ma lui...". Ridacchiò, con una punta di voluttà. " Il mio ragazzo era a terra, pesto e sanguinante, eppure mi sorrideva e mi offriva il mondo...". Tacque. Mi lanciò un'occhiata significativa. "Cinque o sei anni fa, di nuovo quell'insulso ometto, Holtz, ci intrappolò in una stalla e la incendiò...Eravamo nel sud della Francia...Non potevo morire così, Chains. Proprio non volevo. Nemmeno per lui. Nemmeno per il mio ragazzo, che era già pronto a battersi come un leone... Dopotutto, fra noi due, il sire ero pur sempre io. Ed io prendevo le decisioni. Io avevo il bastone del comando.
Mi dissi che in fondo era soltanto un irlandese ubriaco che avevo trasformato in una notte di solitudine e che mi aveva divertita per un pò... E poi era forte, forse sarebbe riuscito a cavarsela...". Si mordicchiò un'unghia . "Ho preso il nostro unico cavallo, Chains...".

"E te la sei svignata", conclusi io.

Lei mise un piccolo broncio. "Sembra che non ti sorprenda... Gli ho augurato di sopravvivere e nel caso di raggiungermi a Vienna. Mi sono sentita così libera, Chains... Ho cominciato a frequentare i salotti più prestigiosi e ogni notte mi sono trastullata con morbide damigelle e distinti gentiluomini e il loro sangue di ricchi, intossicato dal superfluo... Ma...". Esitò.

"Angelus non arrivava".

Annuì, con gravità. "No, non arrivava. Ed io mi profumavo, civettavo, andavo a caccia...e pensavo soltanto a lui. Al mio caro, dolce, ragazzo. Cosa...cosa diavolo avrei fatto se non tornava da me ? ".

Nella sua voce avvertii una nota di inusitata fragilità che mi intenerì. Mi allungai a stringerle una mano. "Però, alla fine, è tornato".

Darla ricambiò la mia stretta. "Oh, sì...Ed era molto, molto...molto arrabbiato ". Mugolò per la soddisfazione al solo ricordo. Poi si rifece seria. "Mi fa paura, Chains". Seguitando a stringere la mia mano, se la portò alla bocca e vi appoggiò una guancia. "Non voglio provare questo. Non voglio temere la possibilità di perderlo ".

Mi fissò, cercando una risposta, un consiglio, semplice comprensione. Con un dito le accarezzai delicatamente uno zigomo, il cuore disseccato nel mio petto che come un illuso domandava disperatamente sangue, per dissolvere in qualche fugace battito furioso tutta la mia confusione.

E proprio in quell'istante, bussarono alla porta.

Con il mantello impolverato e ancora caldo del sole da cui aveva dovuto proteggersi, uno dei miei vampiri informatori mi porse un foglio arrotolato e se ne rimase in attesa, gli occhi a terra.

"C'era da immaginarselo", osservai gettando via il foglio. "Holtz si è servito degli Inquisitori. Insulsi fanatici scomunicati dalla Chiesa ufficiale. Li comanda Monsignor Rivalli, un tipo di una sconcertante banalità... Infatti ha imprigionato Angelus esattamente dove mi aspettavo ". Scossi la testa. "Che soggetto indegno...Mi chiedo se l'irreprensibile Holtz sappia delle servette, rigorosamente vergini, che il monsignore si fa mandare in camera almeno due notti alla settimana...".

Darla arricciò il naso. " Che cosa disgustosa !".

Ridendo, mi rivolsi al vampiro . "Lorenzo, tu e gli altri preparate tutto".

Con un cenno del capo lui corse via e Darla balzò in piedi, visibilmente eccitata.
"Chains, è questione di destino !!
In tutti questi anni, mentre mi spostavo per l'Europa con il mio ragazzo, sono venuta a cercarti nei tuoi nascondigli, senza mai trovarti...Credevo che sarebbe finita così anche qui a Roma e invece... Finalmente conoscerai Angelus! ".
Mi tese la mano. "Forza !! Andiamo a sculacciare quei cattivi bambini!".

Mi rialzai dal letto con calma, sistemandomi i polsini della camicia. "Io non vengo".

La delusione e lo sconcerto si dipinsero sul visetto di Darla. "Cosa ? Perchè ?".

"E' un puro caso, in effetti, che io sia a Roma. Sto per partire e mi servivano delle cose che avevo lasciato in questo rifugio. Poche ore e non ci sarei più stata".

Lei restrinse gli occhi, improvvisamente consapevole della serietà delle mie parole.
"Parti... Per dove ? ".

"Vado molto lontano. Torno a casa ".

"Non ricordo che tu mi abbia mai raccontato dove fosse casa tua ".

"Non lo ricordi perchè non l'ho fatto".

"E non lo farai". Darla si avvicinò. "Mi stai dicendo addio, Chains ?".

"Addio ?... Non è una parola adatta a noi vampiri, ti pare ?".

Mi sfiorò i capelli e si appese a un dito uno dei miei riccioli sempre un pò ribelli. "Ma starai via a lungo...".

"Molto a lungo, sì ".

Rilassò le spalle. Cedette. Mi conosceva abbastanza da capire che ormai la decisione era presa. Si protese e posò un lungo, leggero bacio sulla mia bocca.
Poi si allontanò di qualche passo. "Allora, che il Diavolo ti porti, Chains, dovunque sia casa tua, e ti preservi per il nostro prossimo incontro".

Le feci un inchino. "Che il Diavolo porti anche te, Darla, per quanto, con Angelus accanto, non credo tu ne abbia un gran bisogno. Vai a tirare fuori dai guai il tuo ragazzo".

Lei corse verso la porta e si voltò un'ultima volta. "Che peccato... Alla fin fine, non lo conoscerai...".

Le soffiai un baciò sulla punta delle dita. " Avremo tempo, mia cara. Avremo tempo".


§ 2 §

Tempo. Bizzarro, il tempo. Mai abbastanza, il tempo.

Che ci lambisce, lasciandoci lì come rocce inamovibili, smussando i nostri spigoli, levigandoci senza consumarci davvero.

Grande illusionista, il tempo, così abile nel farci credere che cicatrizzerà le nostre ferite. Un astuto mistificatore, sempre pronto, a riacutizzarle con i suoi arabeschi di destino e ricordi.

Ma si può scendere a patti col tempo, proprio come con il Diavolo. Rubarne quel tanto che serve.

Io , perlomeno, lasciando la Città Eterna attraverso i suoi secolari cunicoli sotterranei, ero più che intenzionata a provarci. Forse il fuoco nero, poco a poco, si sarebbe spento. Forse se ne sarebbe estinta persino la memoria. Forse, chissà, non avrei fatto nemmeno più ritorno.

Forse. O forse no.

Se non altro, avevo davanti a me un pò di tempo.

Continua