§ CAPITOLO TERZO - 1771 §
§ CUORI IN OMBRA §
§ Io ti darò tutto §
Angelus - "Darla"
§ 1 §
Roma, Italia
Bizzarro, il tempo. Scorre intorno a noi come un fiume, ci lambisce
con i suoi eventi, le stagioni, le nascite, le morti, le guerre e i
crolli dei governi. Acqua che ci ripulisce, cambia la foggia dei
nostri abiti, ma ci lascia intatti, esattamente identici al giorno
in cui il nostro sire ci scelse.
E così, a quasi vent'anni dall' ultima volta in cui ci eravamo
incontrate, Darla ed io non avevamo bisogno di studiare le
reciproche differenze per riconoscerci.
Sempre splendida, Darla. Le fiamme del caminetto la adornavano di un
merletto di ombre e facevano sbocciare fiori dorati nei suoi occhi.
Mi era mancata.
"Ho sempre amato Roma. Dovevo tornarci, anche se era rischioso...",
mormorò, le piccole mani impegnate a giocherellare con le
decorazioni dei cuscini su cui stava sdraiata.
Curioso. Ogni volta che veniva a trovarmi in qualcuno dei miei
rifugi sparsi per il mondo, non restavamo mai a parlare in salotto.
Lei pretendeva sempre di conversare sul letto.
Ammiccai. "Scommetto che hai portato Angelus alla Cappella
Sistina...".
Darla si illuminò. "Sì !! Volevo che vedesse quel favoloso affresco
del Botticelli ! Il mio ragazzo è tremendamente intelligente, sai ?
Da vivo non doveva essere granchè interessato alla cultura, ma ora...Assorbe
tutto come una spugna! ". Aveva lo stesso tono di una madre
orgogliosa.
"E' uno dei vantaggi dell'immortalità", commentai. "Ti concede il
lusso della conoscenza".
Lo sguardo di lei si fece distante. "E lui ha una tale sete di
conoscenza...Ha sete di ogni cosa. Non ne ha mai abbastanza. Non si
ferma mai".
Ero assolutamente d'accordo. Però, che diamine, non potevo dirlo.
"Allora è la tua perfetta anima gemella !", scherzai.
Ma Darla non rise. Ora il fondo dei suoi occhi trasparenti era cupo.
E qualsiasi pensiero stesse cercando di esternare, le rimase
bloccato in gola. Non l'avevo mai vista così.
Possibile...? Possibile che fosse in ansia per Angelus ?
"Non c'è ragione di preoccuparsi", la rassicurai. "Ho una buona rete
di informatori, qui a Roma. Non avranno difficoltà a scoprire dove
lo abbia rinchiuso Holtz e con l'aiuto di chi ".
Lei continuò a tacere, fissando il fuoco nel camino. Darla che non
parlava. Darla con la bella fronte aggrottata. Cominciavo a trovare
questa novità decisamente inquietante.
"Tesoro, sai bene che non lo ucciderà ", insistetti. "Lo torturerà,
ma non lo ucciderà. Almeno non subito. La brama di vendetta ha reso
Holtz ancora più contorto di tutti noi messi insieme ".
Finalmente Darla reagì. Sorrise, i denti perfetti come perle. "Non
stavo pensando a questo. Non è il povero, piccolo, patetico Holtz a
farmi paura ". Mi guardò, sul volto di porcellana un'espressione
quasi di stupore. "E' Angelus".
Oh...Ecco un'altra novità. E doppiamente inquietante. "Non ti
capisco".
"Vorrei vedere...Non mi capisco nemmeno io! ", esclamò e si
abbandonò ad una risata leggermente isterica, squisitamente falsa.
"Oh, Chains...Ero una puttana, questo tu lo sai. Solo il buon
vecchio Dio lassù potrebbe dire con certezza con quanti uomini io
sia stata, se mai si è preso la briga di contarli... ". Si morse le
labbra, meditabonda. "Quei miseri mortali e le loro meschine e
squallide fantasie senza l'ombra di una perversione autentica...No.
Non potevo sceglierne uno qualsiasi come mio compagno. Ne avevo
avuti troppi così. Volevo che lui fosse unico, desideravo una
creatura portentosa, da educare e guidare, che mi stesse accanto
venerandomi e mi preservasse dalla noia...Per centoquarantaquattro
anni ho creduto sinceramente che non esistesse, poi...".
Cercò i miei occhi. "Poi...Tu stessa l'hai visto...il fuoco nero...Ha
intaccato le mie vesti già da lontano, mi ha attratta come una
falena imprudente... Magnifico !! Bellissimo e intimamente corrotto,
nel modo più raffinato che si possa immaginare...".
Che descrizione perfetta...Se avessi avuto ancora sangue vivo nelle
vene, con ogni probabilità sarei arrossita. Ma per fortuna ero morta
da parecchio. E Darla era troppo coinvolta dal proprio discorso per
accorgersi del mio disagio. Doveva essersi tenuta dentro quelle
riflessioni molto a lungo e ora se ne stava liberando,
riversandomele in grembo d'un colpo.
"L'ho portato nel covo londinese dell'Ordine di Aurelius, una
volta...", continuò. "E lui si è preso gioco del Padrone... Il
Padrone ovviamente si è infuriato, l'ha picchiato brutalmente, ma
Angelus non ha smesso di ridere... Chains, se si fosse trattato di
un altro, l'avrei impalettato io stessa...Offendere a tal punto il
mio sire !! Ma lui...". Ridacchiò, con una punta di voluttà. " Il
mio ragazzo era a terra, pesto e sanguinante, eppure mi sorrideva e
mi offriva il mondo...". Tacque. Mi lanciò un'occhiata
significativa. "Cinque o sei anni fa, di nuovo quell'insulso ometto,
Holtz, ci intrappolò in una stalla e la incendiò...Eravamo nel sud
della Francia...Non potevo morire così, Chains. Proprio non volevo.
Nemmeno per lui. Nemmeno per il mio ragazzo, che era già pronto a
battersi come un leone... Dopotutto, fra noi due, il sire ero pur
sempre io. Ed io prendevo le decisioni. Io avevo il bastone del
comando.
Mi dissi che in fondo era soltanto un irlandese ubriaco che avevo
trasformato in una notte di solitudine e che mi aveva divertita per
un pò... E poi era forte, forse sarebbe riuscito a cavarsela...". Si
mordicchiò un'unghia . "Ho preso il nostro unico cavallo, Chains...".
"E te la sei svignata", conclusi io.
Lei mise un piccolo broncio. "Sembra che non ti sorprenda... Gli ho
augurato di sopravvivere e nel caso di raggiungermi a Vienna. Mi
sono sentita così libera, Chains... Ho cominciato a frequentare i
salotti più prestigiosi e ogni notte mi sono trastullata con morbide
damigelle e distinti gentiluomini e il loro sangue di ricchi,
intossicato dal superfluo... Ma...". Esitò.
"Angelus non arrivava".
Annuì, con gravità. "No, non arrivava. Ed io mi profumavo,
civettavo, andavo a caccia...e pensavo soltanto a lui. Al mio caro,
dolce, ragazzo. Cosa...cosa diavolo avrei fatto se non tornava da me
? ".
Nella sua voce avvertii una nota di inusitata fragilità che mi
intenerì. Mi allungai a stringerle una mano. "Però, alla fine, è
tornato".
Darla ricambiò la mia stretta. "Oh, sì...Ed era molto, molto...molto
arrabbiato ". Mugolò per la soddisfazione al solo ricordo. Poi si
rifece seria. "Mi fa paura, Chains". Seguitando a stringere la mia
mano, se la portò alla bocca e vi appoggiò una guancia. "Non voglio
provare questo. Non voglio temere la possibilità di perderlo ".
Mi fissò, cercando una risposta, un consiglio, semplice
comprensione. Con un dito le accarezzai delicatamente uno zigomo, il
cuore disseccato nel mio petto che come un illuso domandava
disperatamente sangue, per dissolvere in qualche fugace battito
furioso tutta la mia confusione.
E proprio in quell'istante, bussarono alla porta.
Con il mantello impolverato e ancora caldo del sole da cui aveva
dovuto proteggersi, uno dei miei vampiri informatori mi porse un
foglio arrotolato e se ne rimase in attesa, gli occhi a terra.
"C'era da immaginarselo", osservai gettando via il foglio. "Holtz si
è servito degli Inquisitori. Insulsi fanatici scomunicati dalla
Chiesa ufficiale. Li comanda Monsignor Rivalli, un tipo di una
sconcertante banalità... Infatti ha imprigionato Angelus esattamente
dove mi aspettavo ". Scossi la testa. "Che soggetto indegno...Mi
chiedo se l'irreprensibile Holtz sappia delle servette,
rigorosamente vergini, che il monsignore si fa mandare in camera
almeno due notti alla settimana...".
Darla arricciò il naso. " Che cosa disgustosa !".
Ridendo, mi rivolsi al vampiro . "Lorenzo, tu e gli altri preparate
tutto".
Con un cenno del capo lui corse via e Darla balzò in piedi,
visibilmente eccitata.
"Chains, è questione di destino !!
In tutti questi anni, mentre mi spostavo per l'Europa con il mio
ragazzo, sono venuta a cercarti nei tuoi nascondigli, senza mai
trovarti...Credevo che sarebbe finita così anche qui a Roma e
invece... Finalmente conoscerai Angelus! ".
Mi tese la mano. "Forza !! Andiamo a sculacciare quei cattivi
bambini!".
Mi rialzai dal letto con calma, sistemandomi i polsini della
camicia. "Io non vengo".
La delusione e lo sconcerto si dipinsero sul visetto di Darla. "Cosa
? Perchè ?".
"E' un puro caso, in effetti, che io sia a Roma. Sto per partire e
mi servivano delle cose che avevo lasciato in questo rifugio. Poche
ore e non ci sarei più stata".
Lei restrinse gli occhi, improvvisamente consapevole della serietà
delle mie parole.
"Parti... Per dove ? ".
"Vado molto lontano. Torno a casa ".
"Non ricordo che tu mi abbia mai raccontato dove fosse casa tua ".
"Non lo ricordi perchè non l'ho fatto".
"E non lo farai". Darla si avvicinò. "Mi stai dicendo addio, Chains
?".
"Addio ?... Non è una parola adatta a noi vampiri, ti pare ?".
Mi sfiorò i capelli e si appese a un dito uno dei miei riccioli
sempre un pò ribelli. "Ma starai via a lungo...".
"Molto a lungo, sì ".
Rilassò le spalle. Cedette. Mi conosceva abbastanza da capire che
ormai la decisione era presa. Si protese e posò un lungo, leggero
bacio sulla mia bocca.
Poi si allontanò di qualche passo. "Allora, che il Diavolo ti porti,
Chains, dovunque sia casa tua, e ti preservi per il nostro prossimo
incontro".
Le feci un inchino. "Che il Diavolo porti anche te, Darla, per
quanto, con Angelus accanto, non credo tu ne abbia un gran bisogno.
Vai a tirare fuori dai guai il tuo ragazzo".
Lei corse verso la porta e si voltò un'ultima volta. "Che peccato...
Alla fin fine, non lo conoscerai...".
Le soffiai un baciò sulla punta delle dita. " Avremo tempo, mia
cara. Avremo tempo".
§ 2 §
Tempo. Bizzarro, il tempo. Mai abbastanza, il tempo.
Che ci lambisce, lasciandoci lì come rocce inamovibili, smussando i
nostri spigoli, levigandoci senza consumarci davvero.
Grande illusionista, il tempo, così abile nel farci credere che
cicatrizzerà le nostre ferite. Un astuto mistificatore, sempre
pronto, a riacutizzarle con i suoi arabeschi di destino e ricordi.
Ma si può scendere a patti col tempo, proprio come con il Diavolo.
Rubarne quel tanto che serve.
Io , perlomeno, lasciando la Città Eterna attraverso i suoi secolari
cunicoli sotterranei, ero più che intenzionata a provarci. Forse il
fuoco nero, poco a poco, si sarebbe spento. Forse se ne sarebbe
estinta persino la memoria. Forse, chissà, non avrei fatto nemmeno
più ritorno.
Forse. O forse no.
Se non altro, avevo davanti a me un pò di tempo.
Continua |
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