§ CAPITOLO QUINTO - 1880 §
§ I POETI E LE COSE ADDORMENTATE §
§ Potrei scegliere il più saggio e il più coraggioso cavaliere di
tutta la terra e farlo mio per sempre con un bacio §
Drusilla - "Darla"
§ 1 §
Londra, Inghilterra
Nella romantica cornice dell'elegante giardino all'inglese di lady
Costantine, Angelus si chinò ad azzannare la bionda e pallida
contessina Victoria ed io feci altrettanto con il suo aitante
chaperon, un giovane ufficiale della sua scorta.
Iniziammo a bere, fissandoci l'un l'altro, e, di comune accordo, a
un certo punto, rallentammo il ritmo, affondando più in profondità i
denti e trattenendo il flusso del sangue con la lingua. Le nostre
vittime, fino a quel momento irrigidite dal terrore, si rilassarono,
le loro mani ci afferrarono le spalle, i loro ventri si inarcarono
in cerca di un contatto.
Il primo a gemere fu l'ufficiale, un inaspettato, gutturale, ringhio
primitivo, poi anche la pudica contessina si abbandonò ad un urletto
di orgasmica sorpresa.
Si accasciarono a terra con la mancanza di grazia tipica dei nobili,
proprio mentre Darla emergeva da un viottolo costeggiato di siepi,
seguita da Drusilla. Ci guardò con finta severità. "Stavate ancora
giocando a chi riesce a farli godere di più mentre muoiono, vero ?
Siete proprio incorreggibili...".
Drusilla saltellò battendo le manine guantate e ridendo eccitata.
"Secondo me, ha vinto Chains ! Paparino non si è impegnato
abbastanza : di solito, per il suo bacio, gridano a lungo".
Mi stiracchiai. "Concordo. Bisognerà inventare un modo divertente
per fargli pagare pegno".
Senza scomporsi, Angelus scavalcò il cadavere biancovestito di
Victoria, ripulendosi le labbra. "Tutte e tre insieme ? ". Ma lo
disse con un tono che io sola, probabilmente , potevo davvero
comprendere.
E più tardi, nell'ora oscura che precede l'alba, venne da me, ancora
caldo del contatto con la pelle di Darla, ancora insoddisfatto. Mi
mandò a sbattere dolorosamente contro il muro e stracciò la mia
camicia, riempiendosi le mani con i miei seni. "Ti è
piaciuto?",domandò in un sussurro roco. "Il bell'ufficiale ti è
piaciuto?".
Cominciai a spogliarlo. "E a te è piaciuta la tenera Victoria ?".
Lui rimuginò per un attimo, poi si accostò al mio orecchio. "Di
sicuro, noi siamo piaciuti a loro...", bisbigliò.
Scoppiammo a ridere, bocca a bocca, e rotolammo sul letto, smaniosi
come ragazzini. All'esterno, Londra si animò piano piano di suoni e
colori, ignorando ciò che stava accadendo dietro le finestre
sbarrate di quella stanza, sul lato ovest di una piccola locanda.
E che accadeva, con ardente regolarità, ormai da vent'anni.
Angelus e le sue donne avevano continuato a seminare lutti e
perversione in tutta l'Europa ed io avevo giocato di sottrazione,
allontanandomi di tanto in tanto per i miei pellegrinaggi personali.
Ma ritornavo sempre.
Un ritorno scontato. Necessario.
In genere, ci riunivamo a Londra, poichè Drusilla, seguendo gli
impulsi della sua pittoresca, esotica, follia, si era morbosamente
affezionata alla dipendance, il luogo dove aveva raggiunto l'apice
della sofferenza, fino a - usando le sue stesse parole -
"dischiudere i miei petali tenebrosi per la notte bruciante di
stelle".
Ovvero, per Angelus.
Per Angelus, sì. Tutto accadeva, iniziava o terminava, viveva e
moriva per lui.
Una falena imprudente, così si era autodefinita Darla, nella nostra
conversazione di Roma... E lo eravamo tutte, come la prima, la
giovane tragica Kathy, impazzite farfalle notturne intorno
all'angelo di fuoco nero.
A volte si smette di combattere. A volte, semplicemente, si cedono
le armi e si attende la decisione del nemico, qualunque essa sia.
Perchè niente importa, quando si prende coscienza della propria
sconfitta. La visione diviene chiara, luminosa sino al più lontano
orizzonte.
Angelus aveva vinto. Lui era la mia ferita aperta, quella che non si
può fare a meno di tormentare, per sentire il dolore che ne conferma
la presenza.
Eppure, oscuramente, sapevo che una ferita simile avrebbe prima o
poi portato a tragiche conseguenze.
§ 2 §
Le famiglie sono destinate ad allargarsi.
La nostra, se la si poteva definire tale, non faceva eccezione,
anche se io, quella sera, ancora lo ignoravo.
Quella sera, già...
Una splendida sera tiepida, che aveva sedotto i londinesi,
attirandoli nelle strade e nei salotti, con i loro abiti migliori e
più sgargianti, come tanti pavoni impettiti...
O come tante, perfette, coloratissime prede, perlomeno nell'ottica
di Angelus, Darla e Drusilla.
Li vidi da lontano, così belli, così diversi, eleganti, superiori .
E pericolosi.
I passanti si voltavano a guardarli, affascinati, non sapendo che
varie generazioni prima di loro avevano subìto la medesima oscura
malìa per i medesimi, immutabili, demoni.
Soltanto uno strano tipo , che camminava a capo chino, lasciandosi
dietro una scìa di fogli strappati, risultò immune al sortilegio e
dopo aver sbattuto contro il petto di Angelus, proseguì borbottando,
senza mai alzare lo sguardo da terra.
Gli immensi occhi viola di Drusilla si fissarono golosi su di lui e
anche lo stesso Angelus, per qualche corrucciato istante, lo osservò
allontanarsi. Poi una battuta, probabilmente feroce, di Darla sembrò
distoglierlo.
Incuriosita, mi chinai a raccogliere uno dei fogli disseminati dal
bizzarro ometto. Si trattava di parte di una poesia, scritta in una
calligrafia elegante ed ordinata. Una calligrafia decisamente bella,
a dire il vero, ma la poesia...Cielo, quella era decisamente brutta.
Troppe emozioni sovrapposte, sviscerate con foga ed una dose
eccessiva di sentimentalismo. Si correva il rischio di cariarsi
tutti i denti grazie ai soli primi due versi.
Povero, piccolo, poeta... Aveva ancora parecchio da imparare.
Distratta, non mi resi conto che Angelus e Darla mi avevano
raggiunta. Lei si avvinghiò al mio braccio sinistro e diede un
leggero morso al lobo del mio orecchio. Lui si dedicò a baciare con
estrema cura il lato destro del mio collo.
"Eccoti, favolosa creatura...", mi sussurrò Darla. "Ci sei tanto
mancata, in questi ultimi dieci giorni...".
Mi sbarazzai del poema. "Davvero?", domandai e baciai l'uno e
l'altra sulle labbra.
Che complicato, ambiguo sodalizio, il nostro...
Non mi stupiva che Darla si prestasse a tollerare la presenza di
Drusilla tra lei e Angelus. Era chiaro che la considerava
fondamentalmente innocua. Ma io ero tutt'altro che innocua e lei lo
sapeva, eppure accettava, e per di più con entusiasmo, di dividere
la mente e il corpo del suo tesoro con me. Preferivo evitare di
chiedermene il motivo.
"Dru! Vieni a salutare zia Chains !",esclamò Angelus.
Non giunse alcuna risposta. La strada alle nostre spalle era
deserta.
Ripensai alla scena di poco prima. "Forse so dove può essere e con
chi...".
§ 3 §
Seguimmo l' odore di Drusilla fino a un vicolo buio e umido.
Come avevo immaginato, il piccolo poeta giaceva riverso a terra, tra
le braccia di lei, che gli stava offrendo trepidante il seno,
sfregiato da un taglio sanguinolento. Sorpresa dal nostro arrivo, si
interruppe con l'espressione di un bambino colto con le dita nella
marmellata.
"Ma guardati!", la rimproverò Angelus tirandola per i capelli. "Con
l'abito sbottonato alla stregua di una sguattera qualsiasi...Non ti
ho forse insegnato ad avere classe ?
Sempre ?".
Drusilla fu costretta ad abbandonare la propria preda e la testa del
poeta cozzò sonoramente sui ciottoli del vicolo.
Non era che un ragazzo, con anonimi occhialetti dalle lenti sferiche
e una testa di ricci biondo miele, vestito come un bibliotecario. I
suoi occhi chiari erano offuscati, le pupille dilatate in continuo,
disperato, movimento. Le mani, delicate, pallide, tremavano e il
sangue, fuoriuscito dai fori sul collo, non fluiva più.
La morte era vicina. Lui già la vedeva.
"Paparino! Perchè ?", protestò Drusilla, sull'orlo delle lacrime.
"Mi avevi suggerito tu di trovarmi un compagno...".
Angelus diede un nuovo, doloroso, strattone alla sua lunga chioma
corvina. "Esatto. Io sono come un padre, per te. E pretendo
rispetto. Pretendo che tu chieda il mio permesso e la mia
approvazione." Abbassò il tono della voce e questa volta la
accarezzò. "Dimmi, chiedo troppo?".
Lei gli abbracciò una gamba, strusciandosi come una gatta.
"Perdonami...Perdonami, angelo mio...Lo sai che sono una bimba
disubbidiente... Ma non ho resistito...Lui è il mio cavaliere...Io
l'ho visto...Io lo so...".
Con la punta di una scarpetta, Darla tastò un fianco del ragazzo in
agonia. "Il cavaliere saggio e coraggioso di cui vai fantasticando
ultimamente ? Questo qui ?".
"Sì!! Sì!!", insistette Drusilla. "Vi prego, lasciatemelo...Vi giuro
che me ne occuperò io...Vi prego...". Si aggrappò ai pantaloni di
Angelus. "Ti supplico, angelo mio, se non facciamo presto,
muore...".
Lui fissò i suoi occhi tenebrosi in quelli pervinca di lei,
spingendosi a fondo, scrutandone i recessi. "Il tuo cavaliere,
dunque...E sia. Ma per la mia bambina non voglio uno qualunque".
La spinse via e si inginocchiò accanto al ragazzo, sollevandolo per
il colletto della camicia, poi si morse un polso.
Darla si allarmò. "Tesoro, che diavolo hai intenzione di fare ?".
Angelus non badò a lei. Tornò invece a rivolgersi a Drusilla. "Se
sopporta del sangue irlandese, colombella, allora potrai tenerlo". E
avvicinò il polso sanguinante alla bocca del moribondo.
"Mi rifiuto di crederlo", mormorò allibita Darla.
Oh...Io invece capivo. Capivo ogni gesto di Angelus. Soprattutto
quello.
Dovetti piantarmi le unghie nelle mani per non gridare, mentre la
trasformazione si compiva : nonostante non ci stessimo toccando,
ancora una volta riuscivo a percepire i flussi intrecciati di morte
e vita attraverso le sensazioni di Angelus.
Come tutti, all'inizio, il ragazzo aveva esitato, ma ora succhiava
con gusto addirittura inconcepibile per le poche forze che gli
rimanevano in corpo e Angelus dovette colpirlo perchè si staccasse.
Un fiotto di sangue scuro gli schizzò via dal polso, rivelando una
ferita profonda. Lui crollò a sedere, ridendo. "Sorprendente...Dentini
da latte, ma appuntiti...".
Si risollevò in piedi e altro sangue gocciolò a terra. "Dru,
piccina...Ecco qua il tuo re di coppe. E' un regalo di papà".
Darla corse a sostenerlo. Sentii che gli mormorava appassionati
rimproveri.
Intanto Drusilla stava cullando il suo nuovo compagno, canticchiando
una ninna nanna ipnotica. Le lisciai i bei capelli che Angelus aveva
crudelmente spettinato.
"Dru, non puoi restare con lui, ora. Devono trovarlo e seppellirlo,
lo sai". Guardai fuggevolmente il volto del piccolo poeta,
completamente rilassato, gli occhi vuoti, la bocca scarlatta, come
se fosse morto facendo una scorpacciata di fragole mature. "Se n'è
andato. Dovrai aspettare buona buona che ritorni".
Lei annuì, sorridendo. Mi puntò contro un dito, il gesto abituale
che precludeva ad una delle sue sentenze senza prova d'appello. "Lui
è forte. Come il nostro angelo. Il nostro angelo ci offre le stelle.
E lui le ha dentro. Lui è tutto pieno di stelle".
Accostò la sua pallida, perfetta fronte alla mia. "Pensa, Chains...Pensa
a come sarà quando quelle stelle esploderanno...Tutte le stelle...Tutte
insieme...".
§ 4 §
La solita stanzetta di locanda, un'ennesima alba a spiarci oltre le
imposte serrate.
Sul letto sfatto, Angelus ed io riposavamo nudi ed esausti, in
perfetto, appagato silenzio. Lui teneva un braccio abbandonato sul
mio addome e dalla ferita al polso di tanto in tanto stillava ancora
qualche goccia di sangue.
Gli presi la mano e gentilmente ne succhiai un pò per fermare la
lieve emorragia.
Angelus mugolò. "Quell'inglesino ha un morso prodigioso... Forse
durerà abbastanza perchè Dru possa averne noia".
"C'è ben altro di prodigioso, in lui", replicai. "L'ho capito io.
L'ha capito Drusilla. E l'hai capito anche tu ".
La mano che stringevo tra le mie si irrigidì. "Di che diamine stai
parlando ?".
La quiete postcoitale era sparita. Adesso in lui c'era di nuovo il
predatore, i muscoli tesi, gli occhi feroci.
Non cedetti. Nell'intimità di quella camera, impregnata del sapore
del nostro incontro, con il mondo dei vivi sbarrato fuori, mi
sentivo coraggiosa, incapace di frenare la lingua. "Quel piccolo
poeta...Tanto tempo fa, ho incontrato un ragazzo che gli
assomigliava molto. Certo, lui non scriveva e non sognava
dell'amore...Anzi non ne sapeva nulla. Non gliel'avevano insegnato...Ma
in entrambi ho visto lo stesso fuoco, assopito, in attesa di essere
ridestato, lo stesso divorante desiderio di oltrepassare ogni limite
imposto...".
Angelus si era girato di sbieco, in modo da nascondermi il volto.
"Quel poeta...Diventerà molto forte, un ribelle, proprio come
l'altro ragazzo", continuai. "E tu cercherai di piegarlo e
sottometterlo... proprio come qualcuno si ostinò a fare con l'altro
ragazzo...Però lui non chinò mai davvero la testa. E non lo farà
nemmeno il poeta".
Gli accarezzai la schiena, indugiando con le dita sugli arabeschi
del suo tatuaggio. "Ti sfiderà, ti odierà e cercherà il tuo amore.
Proprio come l'altro ragazzo fece con suo padre".
Le spalle di Angelus si rilassarono, solo per un istante, giusto il
tempo per trarmi in inganno e indurmi ad abbassare la guardia, poi
lui scattò e fu su di me schiacciandomi la gola con un avambraccio.
Non aveva il volto del demone, ma nel fondo del suo sguardo,
brillava un sinistro bagliore ferino.
"Sei tremendamente certa di conoscermi...", sussurrò con la bocca
sulla mia tempia. "Te ne do atto, la tua è un'interessante teoria.
Psicologicamente parlando, si tratta di un'analisi introspettiva di
rara finezza...E il futuro ci dirà se hai ragione...Ma, a dire il
vero,in questo preciso momento, ci sono altre cose che mi turbano a
livello emotivo...".
Premette con più forza sulla mia trachea e la mia vista cominciò ad
appannarsi. "Tu ritieni di conoscere me e i miei motivi...Ma,dimmi,
Chains, e i tuoi motivi ? Sei convinta di conoscere anche quelli ?".
Allentò la presa e poi di nuovo spinse. "Sai, all'incirca quando tu
incontrasti quel tuo ragazzo di tanti anni fa, a me capitò di
imbattermi in una strana, incredibile donna.
A quella donna, una notte, fu offerta la possibilità di non essere
mai più sola...E lei se la diede a gambe".
Seguitando a premermi sulla gola, cominciò a percorrere
delicatamente i tratti del mio viso con un dito. "Probabilmente io
non sono uno psicologo acuto quanto te, Chains...Nonostante ciò,
credo di non sbagliarmi nel dire che quella donna non ha mai
perdonato se stessa, per quella fatale, inspiegabile, rinuncia...E
che tuttora se ne chiede il perchè...Non la invidio. E tu ?
Che orrore il gusto amaro del rimpianto...".
Finalmente mi lasciò. Mi sollevai a sedere tremante per il dolore,
massaggiandomi il collo. Lacrime spontanee mi scorrevano lungo le
guance.
Più di un secolo...Ed era sempre in grado di farmi certi scherzi.
Lui tornò a sdraiarsi accanto a me, puntellandosi su un gomito, una
mano, possessiva, sulla mia coscia. Notai che si stava eccitando.
Come se nulla fosse accaduto o, chissà, forse proprio per quello.
"Ti ho fatto male, Chains ?", mi chiese con stupefacente candore.
"Sì, decisamente. Ma non importa. Me lo sono meritato". Mi allungai
a guidare la sua mano tra le mie gambe. "E comunque , al caso, so di
potertene fare molto di più".
Angelus mi donò uno dei suoi bellissimi sorrisi, squisitamente,
ingannevolmente dolci . "Attendo quel momento con ansia ".
§ 5 §
"Sboccia...Sboccia...", cantilenò Drusilla, inginocchiata sull'erba.
"Su, sboccia, mio fiorellino...".
"Ecco, brava, insisti...", le fece eco Darla annoiata . "Se non si
sbriga a sbocciare, ci ritroveremo nel nuovo secolo...".
Il giovane William - questo il nome sulla sua lapide - era stato
sepolto in uno dei cimiteri più piccoli di Londra, tra edera e
muschio, in un angolo riparato da un muretto in pietra. La sua
tomba, tutta sola, faceva quasi pena...
Personalmente, detesto i cimiteri: dipenderà di certo dal fatto che
sono stata in una bara e uscirne si è rivelata un'impresa tutt'altro
che semplice. E poi i fiori vi olezzano sempre di marcio, anche
quando sono freschi.
Con le gambe allungate su una pietra tombale e la schiena appoggiata
a una lapide dagli angoli sbrecciati, tirai un sassolino a Darla,
centrandola su un polso. "Cribbio, non eri tu quella che diceva
sempre che nascere è doloroso ? Dov'è finita la tua sensibilità
femminile ?", la apostrofai.
Dietro di me, Angelus stava giocherellando con i miei capelli,
intrecciandoli e sciogliendogli. "Non credo che l'abbia mai avuta",
commentò.
Darla si imbronciò. "Ma certo che sono sensibile !! Altrimenti come
si spiegherebbe che io continui ad adorare due creature del male
come voi ?".
Angelus le mandò un bacio. "Sei impagabile, mio agnellino...Riderei,
ma in un cimitero non è appropriato".
"Sboccia ! Sboccia!", ripetè Drusilla interrompendo la nostra
divertita schermaglia verbale, però questa volta il suo tono era di
entusiastica eccitazione. "Il mio fiorellino sta sbocciando!!".
Ci voltammo tutti e tre.
In effetti, una mano, con le unghie spezzate e sanguinanti, era
emersa dal tumulo ancora fresco e si agitava debolmente,
aggrappandosi all'aria. Lentamente una porzione più estesa di terra
si smosse, lasciando fuoriuscire la testa riccioluta di William. I
suoi occhi, più blu di come li ricordavo, erano spalancati e pieni
di terrore, come se stessero guardando un mondo sconosciuto e
alieno. Annaspò cercando, senza risultati, di liberare anche le
spalle.
Darla sbuffò. "Tesoro, tu sei uscito con molto più vigore...".
Angelus si avvicinò. "E te ne stupisci ?
Dopotutto è un inglese. Gli inglesi ignorano cosa sia una sana
attività fisica... Mon amour ?", chiese poi a Drusilla. "Lo vuoi
davvero ?".
Lei sorrise, raggiante. "Oh, sì! Sì !".
"D'accordo...". Afferrò la mano di William e lo tirò fuori con
unico, poderoso, strattone.
Il ragazzo si strinse a lui, artigliandogli la giacca all'ultima
moda e tossendo come se non si capacitasse di non dover respirare.
"Calma, calma...E' tutto sotto controllo...", lo rabbonì Angelus
raddrizzandolo e ripulendogli la faccia dalla terra. Era
praticamente il doppio di lui e quando gli battè una delle sue
grandi mani sulla schiena, ebbi paura che il nuovo vampiro finisse
immediatamente in polvere.
Invece William smise di tossire e , restando tenacemente attaccato
alla sua manica sinistra, contemplò il suo sire, o perlomeno uno dei
due : ora nei suoi occhi, mista alla paura, si stava facendo strada
la curiosità. E un'indubbia, affascinata, attrazione.
"Dru...! Di grazia !", esclamò Angelus. Buffo, si sarebbe detto in
preda all'imbarazzo...
Drusilla trotterellò fino a William e cominciò ad accarezzargli
amorevolmente i riccioli color del miele. "Vieni, vieni con me, mio
cavaliere...".
Lui la rimirò, rapito, e si lasciò toccare, ma non mollò la presa
ferrea sulla manica di Angelus.
"Che tenero momento di intimità...", commentò Darla soffocando uno
sbadiglio. "Non sia mai che ve ne privi. Quando avrete finito...io
sarò ad attendervi in carozza. E tu, Chains ?".
Le risposi scuotendo il capo. Al contrario di lei, quella nascita mi
intrigava profondamente.
Con cautela e dolcezza, presi William per il mento, costringendolo a
guardarmi. Zigomi definiti, una bella bocca, un'espressività
incisiva...Sì, non mi ero sbagliata: c'era un enorme potenziale in
quel piccolo, maldestro, poeta.
"Bravo", gli mormorai. "Hai già compreso. E' giusto che tu li voglia
vicino. Sono tuo padre e tua madre, ora".
Lui sbattè le palpebre. Deglutì. Ancora non riusciva a parlare. Lo
stress della nascita a volte produceva quest'effetto.
" Da dove inizio per educarlo ? ", volle sapere Drusilla, senza
smettere di riempirlo di carezze. "Faccio le stesse cose che il mio
angelo ha fatto con me ?".
Impegnato a cercare di liberare la propria manica evitando di
strapparla, Angelus le lanciò un'occhiata eloquente, che lei
ricambiò con pari ardore.
"Magari non subito", suggerii. "Non credo che ne abbia la forza, al
momento... Direi che è il caso di togliergli questi abiti sporchi e
preparargli un buon bagno".
"Oh, sì...Dà retta a zia Chains", intervenne Angelus con il suo tono
più innocente. "Tra le sue svariate virtù, c'è anche quella di
raccogliere giovanotti in ambascie e...ripulirli".
I miei occhi si restrinsero minacciosi, mentre lui , con un sorriso
compiaciuto e niente affatto colpevole, riusciva finalmente a
districarsi dalla morsa di William.
Ma quel vampiro appena nato - e l'avremmo capito tutti, presto o
tardi - era un osso duro. Con l'ostinazione di un bambino a cui è
stato strappato un giocattolo prezioso, allungò la mano martoriata e
si impadronì nuovamente della manica del suo sire.
§ 6 §
"Darla ! Amore ! Sbrigati !", urlò Angelus. "Arriveremo in ritardo
per il balletto !".
"Quando uscirò di qui, sarò così bella che nessuno guarderà più
quella noia...", gli gridò di rimando lei, da dietro la porta chiusa
di una delle stanze da letto.
Angelus osservò la mia tenuta nero e argento. "Probabilmente sì ".
Lo ringraziai di quel muto complimento con un inchino e a mia volta
valutai la sua impeccabile eleganza. Dubitavo che a teatro avrei
trovato un uomo più bello.
Gli passai una mano sul collo e lo costrinsi a chinare il capo per
poterlo baciare.
"Dru e William ?", domandai. "Non vengono ?".
"No...Non ho ben capito, ma pare che il bimbo abbia combinato un
qualche pasticcio con sua madre e ora è un pò depresso", mi spiegò
Angelus servendosi un calice di vino e sprofondando in poltrona. "Ma
i poeti lo sono sempre, no ?
Speriamo almeno che ne nasca una poesia decente...".
Gli sorrisi complice e uscii nel piccolo giardino della dependance.
Drusilla giaceva sdraiata sull'erba, perduta nel contemplare la
notte tersa e rigonfia di stelle, e William sedeva in una nicchia
del muro di cinta ricoperto di edera.
Il cambiamento era già evidente in lui. Non portava più gli
occhiali, i riccioli avevano una piega ribelle e il colletto della
camicia era sbottonato: il suo volto stava assumendo una maggiore
incisività, più selvaggia e mascolina. E tutta l'ingenua dolcezza
che l'aveva caratterizzato sembrava svanita, adesso vedevo solo la
mascella contratta per la rabbia, la fronte aggrottata per il
disappunto, gli occhi lucidi di dolore sordo.
"Ciao, piccolo ", gli sussurrai avvicinandomi.
"Volevo salvarla. Volevo che provasse queste sensazioni, questa
nuova forza... Non avrebbe più sputato sangue. Anzi il sangue
sarebbe stato la sua ricchezza...", mormorò più a sè stesso che a
me. Aveva una voce incantevole e sapeva come riempirsi la bocca di
parole eleganti: sospettavo che il poeta avesse radici profonde, in
lui.
Sollevò gli occhi blu, traboccanti di interrogativi. "Ma lei mi ha
detto delle cose cattive, Chains, orribili...Non era più mia madre.
Eppure lo era. E tutto ciò che mi ha detto...Io non...".
Gli strinsi una spalla. "E' uno dei tanti effetti collaterali
dell'essere vampiri, piccolo. Il demone che entra in noi ha
un'irritante caratteristica: è assolutamente onesto. E ci costringe
a tirare fuori tutte le nostre meschinità, tutte quelle cose
addormentate e maligne che teniamo nascoste in noi".
"Allora quella era la verità ? Mia madre ha detto la verità ?",
chiese William.
"Una parte. Quella che forse nemmeno lei stessa sapeva di poter
concepire, sepolta chissà dove, nei meandri del suo cervello. Ma il
nostro demone ha fiuto e molta pazienza: scova qualsiasi segreto ".
Lui abbassò la testa, stringendo i denti.
Mi infilai anch'io nella nicchia e gli cinsi le spalle con un
braccio. Sentii che mi posava la testa nell'incavo del collo. "Non
pensarci più", mormorai cullandolo. "Hai una nuova famiglia, ora".
Annuì, sfregando i riccioli setosi contro la mia pelle. Aveva uno
strano profumo, aspro e delicato insieme. "Drusilla è meravigliosa...Io...Io
non sapevo quanto una donna potesse esserlo, prima di incontrare
lei...Invece non so che pensare di Darla...".
Ridacchiai. "E' tutta scena...In realtà, è buona come il pane!".
Anche William rise. "E Angelus ? Anche lui è tutta scena ?".
Smisi di ridere. "No. Lui no.".
Gli sollevai il viso. Lo guardai risoluta. "Non farti mai trovare
impreparato di fronte ad Angelus. Divertiti a contrariarlo: dà
l'impressione di detestarlo ma lo adora. E ascoltalo: ti insegnerà
più di chiunque altro".
Mi alzai in piedi, sistemandomi la giacca e il panciotto. "E
mettitelo in testa fin da subito: nel bene e nel male, lui sarà
sempre sulla tua strada. Prima te ne fai una ragione, meglio è".
"E tu ?". William mi fissò. Mi resi conto che i suoi occhi erano in
grado di colpire all'arma bianca. "Che ruolo hai nella famiglia ?".
Piccolo, maldestro, acuto poeta...
"Nessuno. Io sono soltanto una falena che svolazza intorno al vostro
focolare...".
L'immagine parve piacergli. "E pensi che un giorno brucerai ?".
Non riuscii a rispondere. Sulla porta apparve Darla, in uno
splendido, conturbante abito rosso. "Andiamo, Chains, la carozza ci
aspetta!". Mi afferrò per un braccio, trascinandomi via del
giardino. "E augurati che Angelus non si commuova come al solito...L'ultima
volta è stato sinceramente imbarazzante".
NB : La teoria del doppio sire di William, che spiega come mai più
di una volta Spike chiami in quel modo Angel e che, almeno finora,
non è stata nè confermata nè smentita dalla serie stessa, non mi
appartiene, ma è stata concepita da MargotJ, che me l'ha gentilmente
prestata per questa storia.
Correte sul suo sito: http://utenti.lycos.it/principedeglinganni/vs.ananke.html
,
potrete leggervi una versione simile ma quasi opposta della
vampirizzazione di William e la bellissima saga alternativa frutto
della mente geniale di MargotJ.
Non perdete quest'occasione !!
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Nota del webmaster:
la teoria del doppio sire di Spike è stata smentita da Joss
Whedon in più di una occasione, avendo egli dichiaratamente
affermato che il sire di Spike è Drusilla, e che è sempre stata solo
Drusilla nelle sue intenzioni. Copie delle dichiarazioni citate
possono essere reperite su vari siti, fra cui il www.whedonesque.com |
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