§ La donna in catene §

VIGILIA DELLE CENERI

di Franca e Rogiari

Autori: Franca Bersanetti e Rogiari
Rating: vietato ai minori di 18 anni, assolutamente!
Riassunto: Nella Venezia peccaminosa dell’ultima notte di Carnevale, nel 1881, la Fang Gang semina silenziosamente il terrore e cerca ansiosamente il proprio piacere. Angelus, Darla, Dru e Spike si riuniscono brevemente con l’affascinante Chains per una notte all’insegna della più tenebrosa trasgressione...
Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a Joss Whedon, alla Mutant Enemy, ed a quanti altri li possiedano, eccezione fatta per Chains e Ferrante che appartengono invece a F. Bersanetti
Antecedenti: La saga "La donna in catene" di F. Bersanetti, da cui è tratto il personaggio di Chains. Per chi non la conoscesse, questa saga racconta gli stessi eventi riguardanti Angel e il suo passato con la vampire family visti nelle serie Btvs e Ats, ma narrati da Chains, una vampira antica, potente e molto misteriosa, che se ne va in giro vestita da uomo . Amica di vecchia data di Darla, incontra Angel/Angelus quando è ancora umano e da quel momento la sua esistenza sarà irrimediabilmente legata a quella di lui. La saga, ancora in corso d'opera, è ospitata presso vari siti e forum: se vi interessa potete richiedere i link all'autrice o a Rogiari.
Feed - back: sempre super gradito a Rogiari presso rogiari@inwind.it ed a F. Bersanetti presso dreamhunter72@libero.it
 

1881 - Venezia

* 1 *

Non c'era la luna, né c'erano le stelle. Sulla Serenissima, in quell'ultima, chiassosa notte di Carnevale, incombeva un cielo nero come pece, gonfio di peccati ansiosi di essere commessi prima dell'avvento della Quaresima.

E Drusilla li percepiva tutti, i peccatori di Venezia , che invadevano le calli con le loro scollature audaci, il pizzo e la seta che sfioravano la pelle, le maschere che toglievano inibizioni e pudori. Lei poteva sentirli uno ad uno, un flusso di cuori pulsanti, di sangue intossicato di lussuria.

"Sta ferma!", esclamò Darla, impegnata a sistemarle i capelli.

"Ma tu non li senti ?", mugolò Drusilla, agitandosi sullo sgabello imbottito della toletta. "Sono là fuori e stanno aspettando proprio noi...".

"Certo...", annuì Darla. "Ed è per questo che dobbiamo farci belli per loro, non sei

d'accordo ?".

"Così moriranno contenti ?", ironizzò Spike alle loro spalle.

Soggiornavano in una sfarzosa suite affacciata sul Canal Grande, ottenuta grazie al savoir faire senza via di scampo di Angelus, e tutto quel lusso sembrava metterlo a disagio: si muoveva avanti e indietro per l'appartamento, gli occhi intensamente blu, le mani in cerca di qualcosa da stringere, il corpo asciutto teso in un fascio di muscoli pronti a scattare.

Anche lui è contagiato dall'atmosfera trasgressiva della città, pensò Darla, ma è ancora molto giovane e la cosa lo turba...Quando si comportava in quel modo, trattenendo a stento l'energia della passione che lo animava, lei lo trovava singolarmente attraente.

"Non sei ancora pronto...", lo rimproverò.

"Io non indosserò quella roba da damerino effemminato", replicò Spike, alzando il mento con aria di sfida.

La vampira scosse il capo. "Lungi da me tentare di convertirti al buon gusto...Ma essere eleganti, questa notte, fa parte del gioco. Nessuno ti lascerà mai avvicinare se ti crederà uno straccione".

Spike incrociò le braccia risoluto. "Non ci devo giocare. Voglio nutrirmene".

"La verità...", intervenne Angelus emergendo dall'ombra di una grande finestra aperta sul brusio esterno, "...è che non sei all'altezza. E lo sai".

Poche parole, ma efficaci quanto un paio di pugnalate nei punti giusti. Un caos di emozioni si rincorse sul volto di Spike: antica vergogna, unita a furore e a qualcos'altro, che assomigliava all'orgoglio ferito di un bambino poco amato.

Esitò solo qualche istante, poi sparì nella stanza adiacente, sbattendo la porta.

"Sei una freccia che centra sempre il bersaglio", si complimentò Darla. "Ora indosserà i vestiti nuovi per dimostrarti che hai torto".

Angelus si limitò ad annuire, distratto. Aveva scelto un domino completamente nero, ma del resto, si disse la vampira, lui era la tenebra che seduce e non aveva bisogno di colori sgargianti per risaltare tra i comuni mortali. E la sua malia continuava ad avvincerla anche dopo oltre un secolo...Mordendosi le labbra, si augurò di riuscire a togliergli di dosso quel domino prima dell'alba...

"Sei nervoso...", gli sussurrò. Oh, sì, lo era. Come Spike. Forse di più. La tempesta ribolliva in lui.

Angelus infilò i guanti e prese la maschera. "Annoiato, piuttosto. Io esco".

"Ci separiamo ?", volle sapere Drusilla richiamando l'attenzione di Darla.

"Sicuro. Fa sempre parte del gioco", le rispose lei tornando ad occuparsi della sua acconciatura. "Ci si perde per poi ritrovarsi". Succhiò una forcina, prima di appuntarla. "Bisogna guardare sotto la maschera...".

Drusilla la ascoltò, abbandonata nel piacere di lasciarsi pettinare: perdersi e ritrovarsi... Seguendo col filo dei pensieri il suo sire che usciva dal palazzo, si domandò se non fosse un gioco pericoloso. Guardare sotto la maschera poteva riservare molte sorprese...

E mentre Angelus si mescolava alla folla variopinta simile ad un oscuro presagio, un'apparizione vestita di ambra e smeraldo abbagliava gondolieri e barcaioli scendendo a Piazza San Marco. Ambra e smeraldo come i suoi occhi. Come la chiamava Dru. Smeraldo l'abito, ambra l'ampio mantello.

E fiamme liquide i capelli che, raccolti sulla nuca, scendevano in lunghi riccioli a un lato del collo sottile, fino a sfiorare il seno bianco, esaltato dal corsetto.

Chains sostò immobile, conscia degli sguardi che indugiavano su di lei. Sentirsi addosso il raso, il pizzo della biancheria intima, i lacci e i ganci tipici delle vesti femminili, le dava l'impressione di avere miele caldo nelle vene. Miele ottenebrante, viscoso, in procinto di traboccare.

Quella notte, in cui tutti inseguivano la libertà nascondendosi, lei si offriva esattamente per ciò che era. Una donna. Bellissima e affamata.

Ma non era il sangue che voleva.

Quella notte, Chains era a caccia di Angelus.

*2*

Su e giù per le calli.

Girare per Venezia è la cosa più facile del mondo: basta seguire le due frecce onnipotenti che conducono a Rialto od in piazza San Marco. E poi perdersi tra le mille calli, come in un dolce, putrescente inferno in decomposizione.

I pensieri di Spike erano vicini all’acqua, alla terra che si inchinava al gesto seducente delle maree, al gusto dolciastro ed irresistibile della morte. Nella città che aveva conosciuto la peste, ne aleggiava ancora il ricordo. A pochi passi da San Marco, Spike si perse, confuse le frecce dipinte di rosso come sangue sui muri, e si ritrovò dinanzi ad una delle miriadi di chiese, alle spalle del Teatro della Fenice.

Ma quella notte l’intera città era un teatro in cui giocare, rappresentare, vivere un sogno. Un sogno in nero, per quel che lo riguardava.

La chiesa era aperta. Nel crepuscolo inoltrato, ormai quasi del tutto notte, il rosso delle candele filtrava dai vetri istoriati come il fuoco dell’inferno. No, non era un luogo di redenzione, quello. Tutt’altro: se lo sentiva fin nelle ossa.

Spike rise e si chiese se una rapida bevuta notturna non giustificasse l’orrore di entrare in quel luogo. Qualcuno gli tirò la manica di fine seta bianca: infine, cedendo ad un impulso tanto irresistibile quanto testardo, aveva indossato gli abiti suggeritigli da Darla, ed ora sembrava in tutto e per tutto un damerino del settecento, gli occhi blu nascosti dalla piccola maschera nera, calzoni di seta chiara al ginocchio secondo la moda di un secolo prima (che ogni anno, instancabilmente, tornava attuale in quel teatro dell’assurdo che era Venezia durante il Carnevale), i capelli color sabbia assurdamente lunghi sulla fronte, scompigliati da quella notte buia.

"Un soldo, signore. E’ carnevale, e non ho di che mangiare"

Spike sospirò. Il cosino era troppo denutrito per apparire grazioso, ma sarebbe bastato. Bastavano sempre, almeno all’inizio della notte. Poi, le ore si facevano più lunghe, più buie, ed il vampiro esigeva ben altro.

Strinse la mano come una morsa intorno al suo polso, e la ragazza non fece resistenza. "In chiesa?" sussurrò solo, stupita. Non era la prima volta che un passante la trascinava al buio, per esigere più di quello che un soldo sarebbe valso, e non sarebbe stata l’ultima, ma in chiesa…

No, in quello si sbagliava. Sarebbe davvero stata l’ultima.

Spike non riuscì, suo malgrado, a superare l’orrore che quell’immagine dantesca, quella porta inondata di rosso, gli suscitava, e si limitò a spingere la ragazza contro il muro, ed a bersela così, in un intimo abbraccio che agli occhi di chiunque altro sarebbe apparso meramente lascivo.

Poi, la lasciò cadere a terra. Non c’era alcun canale nelle immediate vicinanze in cui spingerla, peraltro, e così si affrettò a svignarsela. Ora stava già meglio.

Era già quasi del tutto svanita l’irritazione che ancora provava al ricordo dell’atteggiamento insouciant di Angelus, quando nel correre via da quell’ennesimo assassinio quasi si scontrò con una dama di belle proporzioni ed ancor migliore aspetto. Erano su di un piccolo ponte, alle spalle della piazza di San Marco, e poco lontano le luci di un piccolo ristorante animavano la notte buia. Abbastanza perché lui ammirasse la ricchezza della sue vesti, d’ambra e smeraldo, la candida luminescenza dei suoi seni, audacemente scoperti dal corpetto quadrato, e il rame dei suoi capelli, pieni di fuoco.

Era splendida.

Stava già diventando vivo e duro, acceso dalla sua bellezza come da un fuoco nel sangue, certo di aver finalmente trovato quello che con tanta ansia cercava quella notte, forse la pura effulgenza, quando qualcosa nei suoi occhi, così belli, così inquietanti, spense d’un tratto la sua eccitazione.

Era Chains.

 

 

 

 

"Piccolo, dolce William" sorrise lei, seducente come non l’aveva mai vista, ammaliante di una bellezza non più, non solo terrena.

Spike quasi indietreggiò.

Non aveva paura di lei. No, non era paura. Era piuttosto reverenza, ammirazione, un sentimento di venerazione misto a irritazione. Chains era antica, esperta, forte, e soprattutto libera.

E, per la prima volta da che ricordasse, vestita come una vera donna.

Ed il vampiro senza timori, pronto ad accendere mille ed una rissa per puro divertimento animale, pronto a sfidare una folla inferocita, come aveva fatto nello Yorkshire, la temeva come si teme ciò che è perfetto.

Stanotte, poi, il fascino di lei, sempre così sottile, così elusivo, diventava estremamente tangibile, come la curva dolce ed ardita dei suoi seni di fine porcellana bianca.

"A caccia?" gli chiese lei, allungando una mano e sfiorandogli il volto, al di sotto della maschera. Scottava. Ed era così insolito per un vampiro essere così caldo al tatto, che Spike capì d’improvviso che lei si era nutrita, e molto, e che ardeva di vita e di eccitazione. C’era in lei una brama potente, irrequieta, che la inondava, la sospingeva lungo la notte, alla ricerca di qualcosa che solo lei conosceva e bramava.

Ma in quelle prime ora del crepuscolo, decise Chains, anche il cucciolo sarebbe bastato.

L’alba era ancora così lontana.

"La notte è ancora molto giovane" sussurrò lui, già spogliato in un istante di tutte la sua arroganza e ridotto dal confronto impari con lei, vecchia di centinaia di anni, a piccolo, sottomesso childe. O quasi.

"E’ quello che penso anch’io" ammise lei, con un sospiro, guardandosi intorno inquieta, fiutando il vento come se potesse portarle un dato odore, una fragranza solo a lei nota. "Vuoi tenermi compagnia?"

"Sarebbe un onore" rispose Spike porgendole il braccio, il gentiluomo vittoriano che era stato, riemerso dalle nebbie della sua trasformazione per rendere omaggio alla sua bellezza, alla sua forza. Chains sorrise.

"Sempre così…appropriato" rispose lei, con un sorriso enigmatico che nulla aveva da invidiare a quello di Monna Lisa. "Ho sempre una camera a mia disposizione in quell’hotel. Vuoi seguirmi?"

Lui annuì. Non avrebbe potuto rifiutare neanche se l’avesse voluto, non a lei (persino Darla rispettava Chains), e non lo voleva. Era splendida. Ed era ancora abbastanza uomo da lasciarsi vincere dalla sua bellezza, oltre che da tutto il resto.

Si diressero insieme verso il ristorante sull’acqua, le sue luci tremolanti sotto il piccolo ponte. L’odore malsano del canale non arrivava fino alla piccola stanza sotto i tetti dove Chains lo condusse. Spike esitò sulla soglia, i piedi e le mani incerti come quelli di un ragazzo. Non erano mai stati soli prima. C’erano state altre notti, altri giochi, ma mai da soli. Lei era un vampiro troppo di rango per rischiare la propria reputazione venendo vista da sola con lui dagli altri….o no?

"Chiudi la porta, Spike" gli disse, e poi gli indicò del vino, portato fresco dall’oste per loro. Chains sapeva essere generosa con gli umani che le consentivano di mantenere un tenore di vita comodo ed adeguato. In quello, era così superiore a Darla, che uccideva servette e ristoratori con la massima facilità fino a ritrovarsi solo ettari di terra bruciata intorno. A volte, sembrava a Spike che a Chains gli umani piacessero.

Anche a lui piacevano, perbacco. Sesso e sangue caldi, lauti banchetti ambulanti.

"Cosa ti aspetti da questa notte?" gli chiese lei, enigmatica e regale, versando il vino in alti calici.

"Sangue e divertimento" rise lui, arricciando impunemente la lingua intorno ai denti. Il sangue scorse più forte nelle vene di Chains. "Oh, come ti capisco, mio caro" sorrise lei. "Ma la notte è ancora lunga, e rischia di divenire noiosa."

"No, se mi permetterai di…"

"Così pronto. Così ansioso" lo prese in giro lei. "Vieni qui"

Spike ubbidì, lasciando immediatamente cadere la sua persona fittizia. Avrebbe voluto scivolare ai suoi piedi ed adorarla. Non lo sapeva, ma era esattamente quello che lei si attendeva.

Chains sollevò un piede, con infinita grazia, e lo posò sul bordo del basso letto, ricoperto di uno spesso broccato cremisi, un po’ consunto dall’uso, ma pulito. Con un gesto dolce, lei tirò su l’orlo della gonna, fino a scoprire le candide calze di seta trattenute sulla coscia da una giarrettiera rossa. Sollevò la gonna ancora di più, e di fronte allo sguardo infuocato di lui, che si era nel mentre tolto la maschera gettandola sul tavolo, lasciò intravedere tra i pizzi del suo corsetto il gioiello segreto del suo pube, imperlato della sua aspettativa, del suo piacere.

Non portava nient’altro addosso che quello: il profumo ed il calore del suo piacere.

"William" lo chiamò lei. "Dimostrami la tua reverenza"

"Come desideri, mia signora"

Lei sorrise, ed il suo sguardo ambrato, così diseguale ed affascinante, non lo lasciò andare mentre lui si inginocchiava dinanzi a lei, come in preghiera di fronte ad una capricciosa, lussuriosa divinità. Spike sollevò il volto come verso una fonte, la lingua dolcemente impregnata dei suoi umori, prima timidamente, poi con più audacia, fin nelle sue profondità, fino a che lei disse basta, quasi senza fiato (e non aveva bisogno di respirare…), e poi rise "Basta, piccolo, basta. Parola mia, sei troppo audace"

Lui la fissò, ora serio, di sotto in su, accecato dal suo fulgido sguardo d’ambra e smeraldo, come le sue vesti.

"A che gioco giochi, madonna?" replicò il giovane vampiro, irritato dal suo inatteso voltafaccia. Possibile che quello stesso gioco fosse già terminato?

Lei rise, riabbassando la gonna sulle sue magnifiche gambe. "Dru e Darla ti hanno ben addestrato. I miei complimenti alle signore".

"Non sono un cane. I cani si addestrano" ribatté lui, ombroso. Era molto affascinante quando faceva così, pensò Chains ridendo. Adorabile.

"Grr…bau bau" rispose lei, aggiustandosi i capelli ancora perfetti che lui, per reverenza, non aveva nemmeno sfiorato.

"Te lo ripeto, signora. A che gioco giochi?"

"A quello di fare sempre e solo ciò che piace a me" rispose lei, e soddisfatta per la lezione impartitagli ed ancor più accesa lo lasciò per rituffarsi nella notte e in Venezia.

Ancora solo, ancora con sulle dita e tra le labbra il profumo di lei, pienamente duro, pienamente insoddisfatto, Spike la seguì tra le calli, fino a perdersi.

E la notte, l’ultima notte del carnevale, era appena iniziata.

* 3 *

Succhiandosi le dita sporche di sangue, Darla spinse via la gondola con un piede. L'imbarcazione si allontanò di poco dondolando lievemente, per poi cozzare contro la parete del palazzo dall'altro lato del canale: le persone a bordo sembrarono sul punto di cadere nell'acqua, ma alla fine rimasero immobili.

Ne era venuta fuori una deliziosa composizione. Era riuscita a sistemare il gondoliere in modo che sembrasse intento a governare la gondola e aveva lasciato i due sposini ancora l'uno nelle braccia dell'altra, lui con una mano sotto le gonne di lei, lei con sul viso l'estatica e sorpresa espressione di piacere di quando la vampira l'aveva morsa in un punto di cui certo il neo-maritino ignorava l'esistenza.

Darla sorrise tra sé, sistemandosi l'abito interamente color dell'oro. Non aveva messo il mantello: voleva che tutti vedessero come l'oro donava alla sua pelle e ai suoi capelli e come attraverso la mascherina dorata i suoi occhi assomigliassero a due glaciali, penetranti zaffiri. Guardò un'ultima volta i corpi sulla gondola: ad Angelus sarebbe piaciuto quel lavoretto...lui amava un assassinio di stile.

Angelus...Pregustava il momento in cui l'avrebbe ritrovato tra la folla...Il suo ragazzo riusciva a essere sempre così eccitante...

Si bloccò. Eccitazione, sì...La fiutava nell'aria. Qualcuno ebbro di desiderio si stava avvicinando. Ed era qualcuno che conosceva : lo capiva dell'aroma che già si propagava fino a lei...Inconfondibile. Chains.

E Spike...

La prima ad apparire sul ponticello che attraversava il canale fu Chains e Darla non poté trattenere un ansito di meraviglia. Questa poi...! Si era vestita come una donna, finalmente...E per Dio e tutti i demoni dell'inferno, quell'inusuale abbigliamento le donava così tanto da far male alla vista.

Gli occhi verde e ambra dell'altra, esaltati dagli stessi colori sulla mascherina che indossava, incontrarono i suoi. Anche a quella distanza, Darla la sentì irrigidirsi e quello strano segno da parte della sua amica di vecchissima data la turbò più di quanto si sarebbe aspettata. Perché Chains non avrebbe dovuto aver voglia di vederla ?

Avanzò verso il ponte e in quel momento fece la sua comparsa anche Spike. Aveva corso e i suoi abiti non erano più così in ordine come quando era uscito dalla loro suite. E soprattutto aveva addosso l'odore di Chains, ne era totalmente impregnato...

Oh, caspita...E come l'avrebbe presa Angelus ?

Non disdegnava di dividersi fra molte donne, ma dividere a sua volta quelle stesse donne con altri era una questione ben diversa...Anche per questo lei lo adorava. Il suo ragazzo, dominatore sempre e comunque.

"Buonasera, Chains... ", disse Darla fermandosi al limitare del ponte. Quel punto della città era piuttosto buio ma il tremolare di fuochi lontani conferiva una luminosità spettrale all'intero luogo. Il seno di Chains, mentre la raggiungeva, sembrava ancora più bianco e sensuale, le sue labbra piene e umide, i capelli in fiamme. "Che sorpresa, mia cara...", aggiunse la vampira bionda, affascinata. "In tutti i sensi...".

Chains chinò leggermente il capo. "Se non si gioca un po’ per martedì grasso, quando allora ?".

Darla sbirciò oltre la sua spalla candida e nuda, lasciata scoperta dal mantello gettato all'indietro. Spike sostava ancora a metà del ponte, visibilmente agitato. Arrabbiato, forse...Di certo insoddisfatto. Terribilmente insoddisfatto.

Uhm...le interessavano particolarmente gli insoddisfatti...esistevano infiniti e gustosi modi per alleviare la loro pena...

"E dimmi...hai giocato anche col nostro giovane Spike?", domandò protendendosi quasi senza accorgersene verso il volto dell'altra.

"Niente di che. Un giochetto da salotto", replicò Chains.

Sempre così fredda e controllata, pensò Darla. Eppure era eccitata, continuava a percepirlo, come se al di sotto della sua pelle tesa la passione serpeggiasse in attesa di esplodere... Aveva condiviso molto con Chains, ma non l'aveva mai vista davvero bruciare. Ed ora si rendeva conto di essersi persa probabilmente qualcosa di straordinario...

Allungò una mano. D'un tratto doveva toccare, assaporare la consistenza della sua pelle, quella pelle che entusiasmava tanto Angelus e che, a quanto pareva, aveva irretito anche il piccolo Spike. "Ed era un giochetto che conosco ?", mormorò allusiva, sperando che l'altra cogliesse la sua richiesta sottintesa.

Per un istante fu certa che Chains l'avrebbe assecondata : vide le pupille dei suoi occhi dilatarsi all'improvviso ed avvertì l'eccitazione nel suo corpo infrangere ogni argine, come un fiume in piena...

Ma si trattò, appunto, solo di un istante. Quasi immediatamente Darla fiutò un altro odore familiare e capì che quella reazione non era dovuta a lei.

Trepidante, Chains si voltò . E si trovò di fronte Angelus .

* 4 *

Gli occhi scuri del vampiro, da sotto la maschera nera fregiata d’oro, non lasciarono nemmeno per un istante la bella dama dai capelli di fuoco. Lei ricambiò quello sguardo fermo, come perdendosene, il petto bianco che le si sollevava come vittima di un improvviso affanno, un ricordo di vita troppo pressante per poter essere ignorato.

E negli occhi carezzevoli di quello che sembrava un uomo, ma che uomo non era, passò una fiamma che minacciò di consumarla, a lungo, senza sosta…

Darla strinse le labbra, e si avvicinò a Spike. Non aveva bisogno di parole. Non ne aveva mai avuto bisogno.

"Chains ha la bocca rossa come se avesse mangiato fragole" sussurrò Darla, tranquilla in apparenza, gli occhi di ghiaccio azzurro dietro la mascherina dorata. "Ma, in fondo, è solo sangue"

Spike non rispose. Angelus, non lo stava degnando di alcuna attenzione, nemmeno per ironizzare sul suo abbigliamento, elegante all’inizio della notte ed ora già trasandato. E Chains, che poco prima si era permessa di concedergli un poco misericordioso assaggio, era altrettanto assente, presa da una passione di cui lui era stato tutt’al più uno spettatore.

Furioso, Spike mise le mani sui fianchi di Darla. Non aveva mai osato una simile audacia, prendere l’iniziativa con lei, ma stanotte non si sentiva il cagnolino di nessuna.

Lei reagì con un gridolino deliziato.

"Forse, allora, non sei del tutto senza speranza" commentò con la sua voce calma e sensuale.

Spike le tirò giù la scollatura del vestito dorato ed affondò i denti nel suo collo. Il suo sangue antico, il sangue del Padrone, lo inondò con tutta la sua forza non diluita, ed ebbe un effetto devastante sulla sua dirompente eccitazione.

Darla quasi gridò. La momentanea sorpresa, il lieve, delizioso dolore delle sue zanne, la distolsero da quell’umiliante pensiero: lì, a pochi metri di distanza, il suo stallone preferito, il suo angelo nero, stava facendo l’amore con lo sguardo con Chains... Chains che sarebbe stato così facile odiare, ed ancor più facile amare…quando tornò in sé, fu improvvisamente più calma, nel silenzio del suo sangue che fluiva dolcemente tra le labbra piene di quel suo irritante childe.

Non era la prima volta, in fondo, e non sarebbe certo stata l’ultima.

Angelus spesso si distraeva, ed altrettanto accadeva a lei, e cercavano altrove una nuova emozione, un nuovo paio di tette, un nuovo grembo. Forse due occhi blu…

Ma, poi, tornavano l'uno dall'altra. Il Padrone, a Londra, non aveva dato loro più di un secolo di vita insieme….ma un secolo cos’era, se non un’infinita (o quasi) successione di giorni?

E lei ne aveva già avuti tanti di giorni con lui, e soprattutto di notti, notti di sangue, di sesso, di polvere, di fumo, di cacce, di morte, di vita.

La bocca di Spike scese a sfiorarle il seno; sul suo collo candido, tra tutto quell’oro, il sangue della sua ferita risaltava come un violento gioiello. Ancora con indosso il viso della caccia, lui le raccolse un capezzolo tra i denti, e lo assaporò piano, come una ciliegia succosa.

"Come fai a sopportarlo, Darla?" le sussurrò Spike. "Come?"

"E tu come fai a sopportare che scopi Drusilla fino a farla gridare tutte le notti?" rispose calma Darla, gli occhi socchiusi per le sue aggressive carezze.

"Un giorno sarà abbastanza. Un giorno vorrò e mi prenderò qualcosa, qualcuno che lui non potrà avere" mormorò Spike, a denti stretti.

Poteva essere una premonizione, o solo i vaneggiamenti di un vampiro ubriaco di sangue ed altri liquidi femminili, ardente di vita. Darla, nonostante tutto, tremò. Come sembrava tutto così vero, possibile, in quella notte di sogni ed aspirazioni represse…

"Dietro quel ponte" sussurrò appena, e Spike la trascinò con sé, appena fuori dalla vista di Angelus e Chains, sempre immoti, sempre persi l’uno nell’altra, oramai intoccabili.

Darla scivolò ai piedi di Spike, gli aprì i calzoni di seta con dita rese tremanti dalla furia repressa. Lui abbassò lo sguardo improvvisamente freddo su di lei, la dea vestita d’oro che gli giaceva ai piedi. Sapeva che lo stava usando, per mascherare l’ira che doveva provare di fronte all’evidente fascinazione del suo amante per l’altra vampira, ma stavolta non sarebbe stato solo un giocattolo. Stavolta, no.

"Vuoi questo, Darla?" le chiese, lo sguardo azzurro, distante, quasi ipnotico, le labbra strette.

Lei annuì.

"Ed allora mi darai anche tu qualcosa"

Lei sorrise.

Non c’era niente che lui potesse chiederle che lei non fosse pronta a dargli. Niente.

 

Chains e Angelus continuavano la loro danza.

Darla e Spike, più modestamente, la loro.

Lei lo prese in bocca, e sollevò lo sguardo di sotto in su. Lui le sorrise: stava scoprendo che gli piacevano le bionde. Darla, prima di allora, non gli aveva mai dato quella prova di sottomissione. Mai. Lei era la più antica del gruppo.

Eccetto Chains, ovviamente.

Spike chiuse gli occhi, perso in sogni di gloria tanto confusi quanto attraenti. Dentro di sé provava un anelito vago ma persistente, qualcosa che l’avrebbe dominato fino alla fine dei suoi giorni, mortale o vampiro che fosse, una personalissima ambizione che lo segnava tanto quanto la consapevolezza di sé segnava Angelus, e la follia Drusilla.

E Darla?

Darla percepiva già il sentore della cenere, solo che non poteva ammetterlo, oh no...Ed allora meglio quello.

Lui lasciò cadere il capo contro il muro sudicio del ponte, e lei lo soddisfò fino all’ultimo, impeccabilmente, dall’esperta professionista che era stata, ancora una volta - suo malgrado - preda della paura.

Una paura tanto ingiustificata quanto reale.

Non certo sua, di quell’insignificante childe, ma forse, chissà….di tutti loro. Non erano altro che cenere nel vento.

"In piedi, signora" la sfidò Spike. Per qualche misteriosa ragione, lei quella notte era arrendevole. Possibile che fosse dovuto solo al desiderio di rivalsa nei confronti del suo compagno?

Stentava a crederlo. Non era da Darla provare a lungo un sentimento umano come la gelosia. Finché durava, però, intendeva approfittarne.

"Contro il muro"

Lei ubbidì. Quando le sollevò le gonne, lasciando che lei si premesse con la faccia contro il muro, fu deliziato nello scoprire che, almeno lei, sotto tutto quell’oro portava le mutande. Ah, le donne, imprevedibili…Gliele strappò.

"Darla…Darla…quanto mi farai pagare tutto questo?"

"Quanto meriterai, mio caro William, non una frustata in più, non una frustata in meno…"

"Allora, cercherò di darmi da fare" rise lui. La assaggiò con le dita, portandosi alla bocca, sulla lingua, i suoi umori, e poi la preparò come meglio poté. Sorpresa, Darla si strinse intorno a lui, deliziata da quell’inattesa invasione nel suo orifizio più segreto.

"Hai scelto la strada meno frequentata" rise lei. "E' in onore di Angelus ?"

"Qualcosa del genere" ammise lui, sconvolto dalla forza dei suoi muscoli, che lei stringeva intorno a lui, per nulla imbarazzata dall’inusuale penetrazione. "Mi stai facendo esplodere, come se fossi una bottiglia di champagne tiepido…"

"Esplodi, allora" sorrise lei, spingendosi in avanti, contro il muro sporco, fino a farlo uscire quasi del tutto…e poi arcuandosi all’indietro per riaccoglierlo in sé. L’esperta manovra le valse il suo plauso.

"Non esiste probabilmente donna al mondo che sappia tanto sul sesso quanto te, Darla"

"Probabilmente" sorrise lei, arrossendo adorabilmente.

Ma era solo un surplus di sangue caldo sottratto ai due sposini, e non ingannò né commosse il vampiro, ormai pronto di nuovo a godere, e subito dopo il godimento, insoddisfatto.

Nel buio, lo sciabordio delle onde non consentiva tregua ai pensieri di entrambi. Si erano aspettati di più da quella notte, inutile negarlo. Di più di qualche incontro di sesso proibito…nulla risultava più così trasgressivo a chi viveva di morte e peccato.

Darla cominciò a mangiucchiarsi le unghie, lisciando le sue lunghe gonne dorate, e Spike si tirò su i calzoni ormai sgualciti.

E poi tornarono a predare la notte.

*5*

Ferrante procedeva a passo svelto lungo le calli, sempre più in preda al panico. Da troppo poco tempo viveva in quella tetra, complicata, città e attardatosi in chiesa, per preparare i rituali del Mercoledì delle Ceneri, adesso brancolava nell'oscuro labirinto dei canali, alla disperata ricerca della casa della zia.

Lo atterriva l'idea di ritrovarsi solo, esposto, di notte. Specialmente quella notte. Aveva udito storie incredibili sul Carnevale di Venezia : la gente sembrava come impazzire, decisa a togliersi ogni voglia ed ogni capriccio, prima della lunga, noiosa, Quaresima...E lui non voleva assolutamente ritrovarsi, anche per sbaglio, fra tutti quei lascivi peccatori...

I suoi fratelli maggiori l'avevano deriso per la sua scelta di entrare nella Chiesa, gli avevano detto che, con quel suo aspetto così femmineo e delicato, non sarebbe stato al sicuro tra gli altri preti... Presuntuosi e stupidi : i suoi fratelli non erano altro che questo, miseramente aggrappati alla loro gretta nobiltà di campagna...Non potevano comprendere la sua fede, loro che non ne avevano mai avuta, per niente e nessuno...Ma se lì ci fosse stato Don Lorenzo, lo avrebbe rimproverato, ricordandogli che non bisognava mai giudicare coloro che non capiscono...

Improvvisamente una voce si insinuò nei suoi pensieri, sparpagliandoli. Una voce flebile, sottile. C'era qualcuno, lì, da qualche parte, nel buio. Sembrava che piangesse. Ferrante si strinse le braccia intorno al corpo esile e si guardò intorno.

Non tardò a scorgerla. Lei sedeva sulla riva di un canale, i piedini , calzati in scarpine azzurre, sospesi sull'acqua torbida. Vestiva di blu, con lungo mantello drappeggiato sui ciottoli umidi come un fiume di lacrime, e canticchiava una sorta di cantilena.

Il ragazzo esitò : cosa tormentava quella bella dama ? Perchè si trovava da sola, a quell'ora ? Intendeva forse togliersi la vita ?

Si avvicinò piano, il cuore in subbuglio. Lei continuava a mormorare la propria litanìa. "...perdersi...ritrovarsi...guardare sotto la maschera...".

Lui non capiva quelle parole. Forse anche la fanciulla si era smarrita...Ma la maschera...Che significava ?

Lei non la indossava : piccola e celeste, vezzosamente tempestata di minuscoli brillanti, era posata sul suo grembo.

Ferrante le si fermò accanto, a rispettosa distanza. "Mia signora...Posso esservi di

aiuto ? ".

La dama si voltò lentamente. Oh...il suo viso...Aveva mai veduto nulla di più bello ?

La pelle era alabastro, risplendeva nel buio...E gli occhi...Immensi, viola come una notte profonda e torbida...E diventavano sempre più grandi, sempre più vicini, pozzi dalle radici oscure, che lo attiravano, lo chiamavano, cercavano proprio lui...

"Guardami", sussurrò Drusilla tendendogli una mano. "Guardami negli occhi".

*6*

Un vento forte aveva iniziato a soffiare sulla laguna, le nuvole nere si spostavano in grovigli di tenebra nel cielo, le gondole e le barche sbattevano contro i pontili...Ma l'ultima notte di carnevale non era ancora pronta a morire, continuava a sentirsi giovane.

Angelus teneva Chains per mano facendosi largo con sicurezza tra la folla e lei si lasciava guidare, dovunque stessero andando, sopraffatta, prigioniera dei suoi occhi, nonostante lui adesso le voltasse le spalle. In quel momento, in quel preciso istante, l'avrebbe seguito anche sotto la luce del sole, l'importante era arrivarci il prima possibile...

Ma Angelus la sorprese conducendola tra i partecipanti accaldati e ubriachi di un ballo in maschera aperto al pubblico, all'interno di un antico palazzo, nei pressi del ponte di Rialto.

Il disappunto si unì all'eccitazione : lui voleva cacciare ?

Eppure, anche attraverso il guanto, la sua mano era calda...Doveva essersi già sufficientemente saziato... E poco prima, il suo sguardo...Con quello sguardo le aveva fatto capire di volere ben altro...

Di nuovo lui la spiazzò, allontanandosi dalla festa e trovando facilmente l'accesso ad un passaggio segreto dietro un arazzo.

"Angelus...", mormorò lei perplessa.

Lui si voltò con un dito guantato sulle labbra. "Shh...".

Dopo una breve e intensa occhiata all'intera figura di Chains, riprese a camminare , trascinandola fino ad un angusto corridoio e ad una scala a chiocciola in pietra.

"Sali", le ordinò Angelus. Un ordine perentorio, impartito con voce carezzevole come seta. Era sempre il solito: si crogiolava in ciò che gli riusciva bene.

E il guaio è che gli riesce bene praticamente tutto, pensò Chains obbedendogli.

La scala portava ad un arioso piano superiore, diviso in una serie di grandi sale piene di mobili coperti da lenzuola . Quando Angelus tirò i tendaggi e spalancò una ad una le enormi finestre, ai loro occhi di vampiri si rivelarono gli alti soffitti interamente affrescati.

Alcune delle tende, più leggere e bianche, gonfiate dal vento incollerito all'esterno, cominciarono a sollevarsi come spettri sinuosi e Chains ruotò su stessa, in preda a una genuina meraviglia. Nella sua lunga esistenza, quasi quattrocentottant'anni ormai, aveva potuto godere della bellezza in più di una forma, ma quel luogo era permeato di un'atmosfera singolarmente suggestiva, che sapeva di polvere, di cose perdute o mai dette accumulate negli angoli, di antichi profumi e sospiri che dovevano essersi rincorsi attraverso quelle stanze, di risate, lacrime e sangue assorbiti dalle pareti...

Sembrava creato apposta per i vampiri. Perchè alla fine i vampiri non erano che quello : polvere, cose perdute, mai dette, antichi profumi, sospiri, risate, lacrime...E sangue.

"Che cos'è questo posto ?", domandò.

"Non lo so. Ci vengo ogni volta che passo per Venezia ed è sempre nello stesso stato di abbandono". Rispose Angelus. "Non capisco come si possa ignorare qualcosa di così splendido...". E questo lo aggiunse guardando lei.

I suoi occhi. Non c'era mai scampo dai suoi occhi.

Chains lasciò che una delle tende agitata dal vento la accarezzasse, lambendole fuggevolmente le spalle. "Ci vieni con Darla ?".

Lui si tolse la maschera e i guanti. "No, ci vengo con chi non potrà più raccontarlo il giorno dopo".

La tenda giocava ancora col suo corpo e Chains si liberò del mantello, per concederle maggiore libertà. "Vuoi forse uccidermi ?".

Angelus si stava avvicinando lentamente, slacciandosi con pari indolenza il domino nero. "Chissà...Magari ci proverò, un giorno...".

Quasi ad un passo da lei, deviò bruscamente e si diresse nella sala contigua, la cappa nera che si sollevava dietro di lui come un'oscura nube di malasorte.

Si trattava di una camera piuttosto piccola, con una finestra dai vetri colorati e al centro un grosso letto a baldacchino in legno pregiato. Il vampiro tolse le lenzuola che lo proteggevano dalla polvere, riportando alla luce e all'aria le vecchie coperte di broccato cremisi, consunte ma ancora ben conservate, poi accese alcune candele e gli affreschi, che dal soffitto si estendevano fino alle pareti, si animarono di puttini, ninfe e damigelle con cestini di fiori.

Attratta dal bagliore dei candelabri, Chains apparve sulla porta.

Era bellissima. In modo prodigioso. Persino nel suo petto, quello del Flagello d'Europa, si muoveva qualcosa di simile a un'emozione, di fronte a lei...

Darla. Sì, la sua sire era unica, una bionda, infinita ebrezza...E Drusilla...Spike...piacevoli passatempi, divertenti quanto bastava ...Ma potevano essere anche così banali, irritanti, privi di classe... Non comprendevano la metà dell'essenza della vita immortale, non ne coglievano i segreti e le possibilità...Mangiavano e fornicavano, anno dopo anno. Nessun guizzo, nessuna scintilla.

Quella creatura, al contrario, era diversa. Superiore a tutti loro. Antica. E potente. Lui riusciva a percepirne la potenza soltanto sfiorandola, da sempre, una forza primordiale e oscura talmente micidiale da spaventarlo e riempirlo di desiderio...

Già...Perchè Chains che - lo intuiva, lo sentiva - avrebbe potuto schiacciarlo come un moscerino, invece aveva scelto di donarsi totalmente a lui, di permettergli di sottometterla e dominarla, di imbrigliare e possedere la sua grandezza...

Anche quella notte, quel nuovo gioco di mostrarsi vestita come una donna, anzichè con il suo abituale travestimento maschile, anche quello, Angelus lo sapeva bene, non era che un regalo per lui, pensato e studiato al solo scopo di sorprenderlo e compiacerlo.

E stava funzionando. Da tempo non provava uno stato simile di eccitazione... Avrebbe voluto afferrarla e prenderla lì, contri i muri dipinti di angioletti e vergini, con le sue profumate vesti femminili ancora addosso, farle gridare il suo nome e indurla a supplicarlo di non smettere...

Ma lui non era sbrigativo e grossolano come la puttana che Darla era stata e continuava ad essere. Per il piacere, quello autentico, non il rozzo simulacro di cui si beavano gli umani, occorreva cura, pazienza, eleganza... Il piacere era la tortura, elevato ad arte. Andava costruito, concretizzato tra le mani come creta, plasmato fino ad assumere la forma perfetta, l'apice. Il culmine.

Chains lo osservò togliersi il domino e scoprì che pure gli indumenti che indossava sotto, erano neri, con la sola, vanitosa, concessione di raffinati ricami dorati. Non credeva di averlo mai visto attraente come quella notte. Ed era certa, assolutamente certa, che lui pensasse la stessa cosa di lei. D'istinto si sfiorò il corsetto.

"No", la fermò Angelus, appoggiato ad una colonna del letto, la camicia leggermente aperta . "Non spogliarti ".

Ah...Adesso le leggeva anche nel pensiero ?

"Ti piaccio...così ?".

Lui si rilassò tranquillo sulle coperte, incrociando le mani dietro la nuca e socchiudendo gli occhi, in una felina espressione di appagamento. "...mhm...non sai quanto...".

Chains lo raggiunse, sollevando le gonne per salire sul letto e permettendogli così di intravvedere le giarrettiere rosse che le reggevano le calze. "Dimostramelo, dunque...", gli sussurrò, allungandosi sensualmente sul suo torace, i seni bianchi che premevano contro la stoffa nera della camicia.

Ma Angelus continuò a tenere le mani dietro la nuca, limitandosi a sorridere. "Sei particolarmente impaziente questa notte, non è così ? Per questo hai addosso l'odore di Spikey ? Ti sei concessa un antipasto per ingannare l'attesa ?".

"Che posso dire...", lo provocò Chains. "Io avevo fame e lui sete...".

Sotto di lei, Angelus scoppiò a ridere. "Oh, povero bimbo...! L'avrai fatto ubriacare!!".

La affascinava particolarmente quando rideva. In quei rari momenti di abbandono, sadismo e perversione si dileguavano, e lui sembrava solo un uomo.

Un uomo bellissimo e pieno di vita. Oh, quante facce poteva vantare il puro male e quanto ingannevoli...

Eppure non è ancora stato stabilito chi sia il più crudele fra noi due, pensò Chains.

"Attento...Potrei dare alla testa anche a te...".

D'un tratto, con la sua solita, sorprendente, velocità, lui la rovesciò sulla schiena, immobilizzandola col suo peso, fra di loro le voluminose gonne di lei come unico, seducente, ostacolo.

"Dimmi...", mormorò Angelus togliendole il prezioso fermaglio di madreperla che le tratteneva i riccioli rossi. "Qual era il tuo nome da viva ?". E intanto, col fermaglio, iniziò a disegnare un lento, sinuoso, percorso dalla sua gola all'incavo dei seni.

Gli occhi verde e oro di Chains si dilatarono per lo stupore. "Cosa ?".

"Oh, andiamo...", insistette lui, perduto ad osservare gli insoliti riflessi che la madreperla, alla luce delle candele, produceva sulla pelle bianca della vampira. "Dopotutto tu conosci il mio...".

"Non l'ho mai rivelato nemmeno al mio sire. Non vedo per quale motivo dovresti conoscerlo tu", replicò lei in tono secco, poi il suo sguardo si fece più dolce e ammiccante. "Ma potrei dirti quale nome il mio sire aveva scelto per me...".

Angelus si dimenticò del fermaglio. La fissò. "Non è Chains ?".

"No...Quello me lo sono dato io, dopo averlo ucciso...E non mi chiedere il perchè. E' una storia troppo lunga...". Si sollevò appena. "Lui mi chiamava...". E con le labbra gli solleticò l'orecchio, sussurrando il proprio antico e ormai dimenticato nome.

Era difficile, estremamente difficile, riuscire a meravigliare Angelus...La guardò, dapprima attonito, poi sorrise, il suo tipico, impagabile sorriso. "Davvero ti...?

Oh...lo ammetto...Non sono sicuro che ti si addica... O sì ?".

La sentì muoversi sotto il peso del suo corpo, cercando un modo per liberarsi dell'ingombro delle gonne. Lui le facilitò l'operazione e infilando una mano sotto gli strati di seta, pizzo e crinoline, trovò le giarrettiere. E nient'altro.

Chains, tentatrice, s'inarcò. "Hai mai pensato che potrei avere degli insospettabili lati nascosti?".

Ah, eccola...La tenebra. Quella particolare sfumatura di buio che oscurava gli occhi di Angelus quando la sua passione si faceva incontenibile. Era questo che lei stava aspettando.

Allargò le gambe, gli lasciò il tempo di armeggiare con i pantaloni e un sospiro di beatitudine le sfuggì quando lo sentì aderire al suo corpo, pelle contro pelle, come se le fosse perfettamente complementare. Era pronto, eccitato. Ma non la penetrò.

Invece avvicinò il volto al suo, stuzzicandole la bocca, serrandole i polsi sopra la testa. "I tuoi lati nascosti...Io li troverò tutti. E questa notte...Solo per questa notte...ti chiamerò con il tuo vecchio nome...". Glielo bisbigliò tra le labbra più volte e poi la baciò.

I suoi baci...Lei adorava baciarlo. Baciava nello stesso modo in cui rideva : come se fosse un altro...

E fu mentre la baciava che la prese, con decisione e impensata dolcezza, lento e dolorosamente preciso nei movimenti. Questo non era il fuoco nero che ogni volta divampava facendola ardere e consumare in una forsennata, bruciante apoteosi... La invase invece un piacere liquido, in larghe onde concentriche, un'alta marea che si riversò sui suoi centri nervosi, mutando di riflusso in riflusso in un oceano profondo e mormorante, un oceano che respirava, sollevandosi e abbassandosi, cullandola col suo ritmo selvaggio eppure calmo...

Alla fine, venne gettata a riva, dall'onda più alta, la più poderosa, la più violenta, che la costrinse a gridare, a tentare disperatamente di trattenere quell'intenso, nuovo livello del piacere...E l'orgasmo di Angelus arrivò nell'assistere a quello di lei, nel vederla diluirsi , disperdersi, tra le sue braccia, divenuta creta morbida e arrendevole, affinchè lui potesse distruggerla, risplasmarla e costruirle un'estasi che non avrebbe mai dimenticato...

Fuori, Venezia, non sapendo della stanza dove il vento cercava di entrare scuotendo furioso i vetri e angeli e damigelle spiavano gli amanti dalle pareti, ignorò quella tempesta e, imbellettata, travestita, continuò a danzare sola con l'acqua e con le luci.

 

* 7 *

Le notti di febbraio sono lunghe, ma non infinite e l'alba già si annunciava nell'aria, umida e ventosa, il preludio di nuovi sapori, dello sgretolarsi dei peccati incompiuti.

Non le capitava spesso di essere stanca, eppure, rannicchiata nella gondola che la stava riportando al palazzo che ospitava la loro suite, Darla si sentiva esattamente così : stanca, esausta. Non sapeva il perchè : dopotutto era sazia e Venezia non l'aveva certo delusa...

Sbirciò il gondoliere, giovane, forte, attraente... E se si fosse concessa un ultimo

capriccio ?

No...Gettò la mascherina dorata nell'acqua e la osservò galleggiare. L'eternità faceva questo pessimo effetto, a volte, e in fondo al sapore di miele delle innumerevoli possibilità e dell'onnipotenza, si scopriva un retrogusto amaro e fastidioso, che nemmeno il sangue più ricco o il bacio più dolce riuscivano a scacciare.

Quando giunsero a destinazione, davanti al palazzo vide Spike : ogni parvenza di eleganza l'aveva definitivamente abbandonato e, a giudicare dai numerosi graffi e lividi sul suo volto, doveva anche aver fatto a pugni. Con quel suo paradossale e unico senso della galanteria, lui le porse la mano per aiutarla a scendere dalla gondola. Non si dissero nulla. Cosa c'era da dire...?

Silenziosi, meditabondi, si avviarono verso l'ingresso. Sui gradini esterni, nella zona d'ombra lasciata dalle torce appese ai lati del portone, notarono una coppia avvinghiata in un bacio appassionato. Darla sorrise divertita, Spike si fece più attento.

Poi entrambi riconobbero l'odore di quei due. Angelus e Chains.

Avidi, morbosi, i loro occhi di vampiri sondarono il buio, rubando ogni particolare : le labbra gonfie di Chains, la sua candida pelle arrossata per le troppe carezze, le vesti in disordine, i capelli sciolti in un indisciplinato groviglio di oro ramato...E Angelus...Oh, Darla l'aveva già visto così, dopo una caccia particolarmente stimolante, una tortura ben riuscita o ore di sesso senza limiti, bello da togliere il fiato, arricchito di una sensualità speciale... Spike pensò che erano splendidi, come solo due amanti soddisfatti possono esserlo. E avvertì un improvviso, divorante bisogno della sua Dru, la sola che sarebbe stata capace di condurlo abbastanza vicino ad un simile stato di grazia.

Ancora possessivamente stretto alla propria ambita preda, Angelus si voltò verso i due nuovi arrivati. Al contrario di Chains, che recava addosso tutti i segni dei loro amplessi, lui era come sempre impeccabile, il domino perfettamente in ordine, come se non l'avesse mai tolto. "Anche voi di ritorno ?", li salutò. "Fatto buona caccia ?".

"Discreta", rispose Darla.

"Ottima", esclamò quasi all'unisono Spike.

Angelus spostò gli occhi scuri dall'uno all'altra. "Sì ? Bene. Me ne compiaccio per voi. Che peccato, però, che non ci siamo incontrati...". Sorrise. "Chains e io vi abbiamo tanto cercati...".

Darla si chiese come potesse Chains riuscire ad ostentare così superbamente il proprio abituale autocontrollo, nonostante il marchio della passione su tutto il corpo e le mani ancora smaniose che non lasciavano quelle di Angelus... "Allora sarà per questo che Chains sembra così accalorata...Nel fervore della ricerca, non dovete esservi fermati un solo istante...", commentò freddamente.

"Ma chère...sei certa di esserti nutrita a sufficienza ?", replicò Angelus sorridendo.

Esasperato da quel valzer di allusioni che, conoscendo i danzatori, minacciava di trascinarsi all'infinito, Spike si fece avanti. "Qualcuno di voi sa se Dru è rientrata ?".

"Non ci resta che scoprirlo...", intervenne Chains assecondandolo. Si separò da Angelus, che indietreggiò, spostandosi di lato e disse : " Prego, prima le signore", sbirciando Darla.

Percorso l'atrio, i quattro vampiri risalirono l'ampia scalinata marmorea che conduceva al piano superiore. Davanti a tutti, Chains avvertiva gli sguardi degli altri sulla schiena. Riusciva quasi a distinguerli : il più innocuo era quello di Spike, che le passava attraverso, già proteso verso Drusilla e il desiderio di ritrovare la familiarità delle sue braccia. Acuminato, invece, quello di Darla, un misto di gelosia e frustrazione che graffiava come unghie d'acciaio. E infine quello di Angelus, il più penetrante, forse il più pericoloso, capace di scavarle dentro.

Con un certo sollievo, raggiunse la doppia porta intarsiata della suite e la aprì senza bussare. Gli altri vampiri, in un frusciare di gonne e mantelli, erano alle sue spalle.

"Dru ? Sei qui ?".

Sì, c'era. Riconobbero tutti il suo profumo.

Le finestre erano spalancate, il salotto rischiarato dalle fiammelle di miriadi di candele, che il vento faceva tremolare come piccoli, impazziti, spiriti di fuoco, e Drusilla giaceva fra i cuscini gettati sul tappeto, accarezzando i capelli biondissimi di un ragazzino che le teneva la testa sulle ginocchia. Dal polso sinistro di lui colava sottile un rivolo di sangue, quasi un lieve ricamo.

"Povero passerotto...Abbiamo giocato al gioco del Carnevale...", sussurrò Drusilla. "Si era perso e io l'ho ritrovato".

 

* 8 *

Spike fu il primo ad avanzare.

Tirò a sè Dru, la strinse al petto e le sollevò il mento con due dita, scrutando fino in fondo ai suoi ipnotici occhi viola. "Ti sei stancata troppo, amore. Coraggio, andiamo di là", le sussurrò, con possessiva tenerezza.

"No", intervenne fermamente Angelus. "Rimanete".

Spike lo fissò duramente, gli occhi blu ormai freddi. Dru era sua. Questa notte non avrebbe potuto...voluto...dividerla. E Darla era altrettanto stanca, gelosa, furiosa...Per non parlare di Chains: persino i suoi occhi parlavano del possesso subìto.

Angelus era invece prontissimo a mandare tutti al diavolo. "Signore mie...l'alba è vicina. Arriverà in un lampo, se non facciamo qualcosa per fermarla".

"Cos'hai in mente ?", si interessò Darla, scalciando via, come un abito dismesso, gelosia ed ira, per tornare ad essere la sua vera donna, l'instancabile compagna di giochi perversi, quella che nulla e nessuno poteva scandalizzare o commuovere o ferire. Oh...in questo era mille volte superiore all'orgogliosa Chains ed alla folle Drusilla...Ed Angelus lo sapeva. Doveva saperlo.

Lui la ricompensò con una breve carezza. "La mia Darla...La mia incomparabile Darla".

Chains non disse nulla. Si avvicinò a Drusilla e la liberò gentilmente dalle braccia di William. Lui non protestò, gli occhi incupiti, la bella bocca morbida stretta in una lieve smorfia di rabbia. Immobile, guardò Chains che abbracciava la sua Dru, come fosse una bambina, privandola con gesti lenti e misurati del sontuoso abito blu notte.

La vampira dai capelli rossi sciolse quelli neri dell'altra, poi le prese un polso e lo morse. Il sangue di Drusilla era inebriante, speziato. Lei rise. Per Chains, antica com'era, quel sangue doveva risultare giovane e fresco come acqua di fonte...era un onore concederglielo.

Angelus scavalcò il corpo del ragazzo esanime. "Darla...lo affido a te", mormorò sorridendo. "Ho altro da fare".

Riuscendo in un solo movimento a ferire gli altri tre vampiri, reclamò Drusilla : un cenno della mano, niente di più, e lei venne al suo sire con un riso deliziato, dimenticando chiunque. Paparino era sempre il suo preferito.

Darla si inginocchiò vicino al ragazzo. I grandi occhi chiari di lui sembravano di vetro per la gran quantità di sangue perso e per lo stupore. "Dio mio, chi siete ?", piagnucolò con voce rotta.

"Dimentica Dio", gli rispose Darla, i denti lucenti come perle nel suo volto perfetto. "E spogliati".

"No, io...". Il ragazzo lottò con tutto sè stesso per rialzarsi, per fuggire da quelle perversioni, da quella follia. Ma ricadde sui cuscini e lei, sorridendo, lo aiuto a togliersi di dosso quel che ancora restava del suo sobrio abbigliamento da seminarista.

Angelus rideva, mentre strappava meticoloso i mutandoni di Drusilla e la faceva sdraiare sui morbidi tappeti, il ventre premuto contro il pavimento. Lei girò il capo e lo fissò, di sotto in su, gli occhi enigmatici, febbrili e ombreggiati dalle ciglia nere. "Vieni di nuovo tra le mie braccia...", gli bisbigliò canticchiando. "...ed abbandona il tuo corpo...".

 

Spike non stette a guardare. Sapeva che non poteva sottrarre Drusilla a Angelus: ci aveva già provato, ed era stato severamente punito. Più dallo sguardo estasiato di lei, che dalle frustate di lui... Aveva già avuto Darla, quella notte, e non desiderava implorare Chains di dargli più di quello che lei aveva ritenuto opportuno concedergli.

Non restava che sfogare la propria furia sul ragazzo.

"Cosa ne farai, mia signora ?", chiese a Darla fissando entrambi con sguardo freddo.

"Chi lo sa...Lo decideremo all'alba", replicò lei sbadigliando.

Chains li raggiunse e fece qualcosa di inatteso. Tirò giù il corsetto di Darla, con forza, e con la punta delle dita sfiorò il suo seno nudo, dai capezzoli dipinti come quelli delle prostitute del settecento. Darla sollevò docilmente il capo fino ad incontrare con i suoi brillanti occhi azzurri quelli, abbaglianti nel loro fulgore verde e oro, dell'altra vampira.

Il ragazzo le fissò. Ora era nudo, e la sua acerba virilità, accesa da quell'atmosfera sensuale e priva di inibizioni, eppure carica di tensioni e malumori, lo tradì.

"Oh oh", esclamò Spike. "Non è ancora morto, a quel che pare".

"No davvero", gli fece eco Darla, la voce incrinata per il piacere procuratole dalla leggera, elusiva, carezza di Chains.

Drusilla ansimò, e poi gemette, fino a gridare, sotto l'assalto impietoso di Angelus. Quella notte lui aveva riservato tutto sè stesso per Chains, le aveva dato il piacere più segreto, quello più intenso. Ora, scopando la sua childe, dava semplicemente una lezione a tutti, e questo lo faceva sentire bene, potente, il capo del branco. Dru non stava ottenendo altro che la sua forza, il suo sesso. Ma per lei bastava. Il suo paparino l'aveva educata bene.

A Darla e Chains non sarebbe bastato. Angelus lo sapeva bene e sorrise alle due dame, apparentemente impegnate nel loro dolce téte-à-téte, in realtà incapaci di togliergli gli occhi di dosso.

Spike, furioso, imitò Angelus e spinse il ragazzo duramente, a pancia in giù sul pavimento. Affondò le zanne tra le sue cosce e ne trasse sangue. Smise quasi subito: non ce n'era più molto. Quella notte non era affatto andata come aveva sperato. Aveva fatto a pugni, si era nutrito e aveva fatto sesso. Ed ancora non bastava ... Non quando Angelus riusciva a far gridare Drusilla, tirandola sadicamente per i capelli mentre la montava, sommergendola dell'usuale mistura di tenerezza e crudeltà, quella che lei conosceva così bene...e da cui, nonostante tutte le attenzioni di William, ormai dipendeva...

No, non riusciva ad essere veramente soddisfatto. Lo sarebbe mai stato ?

 

"Piano, amica mia", gemette Darla. "Stanotte sei instancabile...".

Chains non sorrise. Era ancora completamente vestita ed era l'unica. Darla giaceva sul tappeto, nuda, luccicante di sudore, le gambe dischiuse, la testa e le membra leggere per il suo tocco esperto.

Angelus era seduto ora in poltrona, con Dru , anch'essa completamente nuda, a cavalcioni su di lui, e le tirava la punta dei seni facendole male. Osservavano entrambi, con interesse, la scena dinnanzi a loro. Le raffinate crudeltà di Chains, che segnavano la pelle perfetta di Darla ed il corpo magro e teso di Spike, anche lui nudo, che violava quello giovane, quasi adolescenziale, del giovane Ferrante, inebetito dalla perdita di sangue, dal dolore della penetrazione e dal piacere selvaggio che il vampiro dai capelli color sabbia gli stava procurando.

"Posso, mio signore ?", chiese Dru, mettendosi un dito in bocca. "Ti...prego...".

Angelus sorrise. "Non sarai tutta indolenzita ?". Erano ancora uniti.

"Lo sono", replicò lei lasciva. "E' questo il bello ".

Angelus la fece sollevare e poi le diede un forte sculaccione, che lasciò un'impronta rosata sul suo sederino candido.

"Se ne va in giro impettito come un pavone", osservò Darla e poi scoppiò a ridere. Angelus era proprio così. Il loro pavone. Avanzò nudo e bellissimo verso le sue due signore, l'erezione ben in vista. Chains non disse nulla : si leccò le dita ancora profumate degli umori di Darla e si allontanò un istante, persa in uno dei suoi consueti silenzi. Nei suoi grandi occhi, velati dall'intensità del ricordo di quanto era accaduto quella notte con Angelus, nessuno riusciva a leggere alcunchè : Chains era rinchiusa più che mai nel suo mondo privato.

Darla sorrise : come al solito, non portava rancore. Lui si abbassò agilmente su di lei e la penetrò con facilità. Era la prima volta, quella notte, e lei si tese attorno a lui, permettendogli di assaporare tutte le deliziose differenze della sua guaina rispetto a quelle di Drusilla. Le adorava entrambe. Ma neanche a Darla, Angelus intendeva dare più di quanto aveva concesso a Chains.

 

"Posso?", ripetè Drusilla, nuda e incantevole. Spike la fissò con l'ombra di un risentimento, anche se sapeva, aveva sempre saputo, che per lei Angelus veniva comunque al primo posto. Ma, una volta di più, gli bruciava doverlo ammettere con se stesso.

Si sollevò, anche lui pienamente eretto. Lei ammirò come sempre il suo corpo nudo, così diverso da quello di Angelus, eppure così singolarmente attraente, e si chinò sul ragazzo.

Stupito e sconvolto, Ferrante sentì la femminilità di lei che lo accoglieva. Era meraviglioso.

Era una follia. Era peccato...Era tutto ciò che gli era stato insegnato ad odiare, a disprezzare. "Voi siete demoni...", rantolò prossimo al collasso per il sangue perduto.

Spike rise, osservando compiaciuto Drusilla che dondolava dolcemente a cavalcioni del ragazzo, facendolo penetrare di più ad ogni movimento. "Presto lo sarai anche tu, se te ne mostrerai degno", replicò. Spinse Dru contro Ferrante e la penetrò da dietro. Lei gemette forte nel trovarsi così stretta tra i due, piacevolmente invasa dal loro tocco e dai loro membri.

"Guarda!", esclamò Darla, con candore quasi infantile. "Non è delizioso ?

Andiamo! Dobbiamo farlo anche noi. Il ragazzo merita questo ed altro...prima di morire".

Angelus annuì, e aspettò, mostrando un raro barlume di generosità, che Spike e Dru venissero, cosa che accadde puntualmente e con dovizia di gemiti. Quindi Darla si sistemò tra i cuscini ed attrasse tra le sue cosce doloranti il corpo martoriato del ragazzo. Ferrante rabbrividì quando lei lo costrinse a penetrarla, poi chiuse gli occhi, incapace di vedere ancora. Angelus stava prendendo il posto che era già stato di Spike e prometteva di non essere affatto più delicato...nè meno eccitante...

 

Chains tornò dopo un certo lasso di tempo e gettò uno sguardo fuori della finestra, sul buio del Canal Grande. Albeggiava ad est. E quel che restava della notte andava sfilacciandosi, come le candele sparse per la suite, ridotte a informi grumi di cera e sul punto di spegnersi.

Ferrante era ancora vivo, ancora per poco, inginocchiato davanti ad Angelus, la bocca piena del suo membro, e scontava quel suo personalissimo inferno.

Darla e Drusilla giacevano insieme, esauste, le dita pigramente inserite l'una nell'intimità dell'altra. E William era nudo, seduto alla scrivania, e scriveva. Scriveva di quella notte, di promesse non mantenute, del sapore del sangue vergine, dell'ennesimo rifiuto, dell'ennesima umiliazione. All'alba, come d'abitudine, avrebbe bruciato tutto. Le sue poesie non erano comunque granchè, anche se ad Angelus - sorpresa, sorpresa ! - piacevano. Non sempre i gusti del vampiro erano ineccepibili, evidentemente.

Dopo aver scritto a lungo, nel suo solito modo febbrile, Spike si rialzò. Mentre Ferrante ancora succhiava, terrore, eccitazione e lacrime sul volto, lui gli tirò il capo all'indietro ed affondò le zanne nel suo collo.

I vampiri tacquero e si fermarono, improvvisamente. Il rumore della vita che se ne andava non era mai stato così forte e meritava un qualche tipo di rispetto. O forse erano semplicemente troppo stanchi e disillusi...

Come per un tacito accordo, quando il ragazzo finì sul tappeto, il collo macchiato di rosso, Angelus si lacerò un polso con i denti e Wiliam sollevò la testa di Ferrante, costringendolo a bere il vigoroso sangue del suo sire.

Non c'erano più angeli custodi accanto al giovane seminarista, erano fuggiti tutti con un battito d'ali spezzate, come un cuore che rallenta, mentre fuori il giorno stava per vincere contro la notte.

 

* 9 *

No, non si poteva fermare l'alba.

Nonostante la vita presa a morsi, stuprata, per illudersi di sentirla fluire davvero nelle vene, nonostante tutti i peccati, i più efferati, i più fantasiosi e perversi, gettati in faccia alla virtù, nonostante la morte e il sangue e la danza sfrenata di Venezia, sgargiante e generosa come una prostituta... L'alba non si poteva fermare. Non si poteva comprare o ingannare.

Inesorabile, sorse sul Mercoledì delle Ceneri e fu di cenere anch'essa.

Una luce livida e malata, filtrata da uno strato compatto di nubi grige, si insinuò nelle calli, sbirciò ai vetri appannati di polvere e umidità e illuminò con disinteresse ciò che restava del Carnevale e dei suoi eccessi. E restava poco o niente, quel che in genere rimane dei peccati una volta compiuti, bruciati in un attimo come incandescenti, folli fuochi d'artificio, che lasciano dietro di sè soltanto anonimi, vuoti, monconi anneriti.

Inevitabile, venne l'alba della Quaresima, pudica e pia nel mostrarsi velata di nuvolosa foschia. E quasi con imbarazzo, forzò l'intimità deserta della suite sul Canal Grande, posandosi qua e là su un cuscino o un mobile intarsiato. Anche qui, dell'abominio, della prevaricazione, del piacere trasgressivo, rimanevano scarse tracce, se non forse un senso generale di disordine, un vago ma persistente odore di corpi e candele... E un cadavere.

Adagiato nell'ombra, dove neppure il più audace raggio di sole poteva raggiungerlo, un ragazzo biondo ed esile, bello come una fanciulla, di nuovo al sicuro nel suo malconcio abito di seminarista, con le mani unite in preghiera sul petto, un'espressione finalmente distesa e rilassata sul volto.

Inarrestabile, l'alba pensò che dormisse e si ritirò, tornando a planare in fiochi riverberi sull'acqua lenta e stanca dei canali.

Ci avrebbe pensato il tramonto ad accogliere quel nuovo, futuro, vampiro nelle fila dei peccatori senz'anima.

 

 

* FINE *