1881 - Venezia
* 1 *
Non c'era la luna, né c'erano le stelle. Sulla
Serenissima, in quell'ultima, chiassosa notte di Carnevale,
incombeva un cielo nero come pece, gonfio di peccati ansiosi di
essere commessi prima dell'avvento della Quaresima.
E Drusilla li percepiva tutti, i peccatori di
Venezia , che invadevano le calli con le loro scollature audaci, il
pizzo e la seta che sfioravano la pelle, le maschere che toglievano
inibizioni e pudori. Lei poteva sentirli uno ad uno, un flusso di
cuori pulsanti, di sangue intossicato di lussuria.
"Sta ferma!", esclamò Darla, impegnata a
sistemarle i capelli.
"Ma tu non li senti ?", mugolò Drusilla,
agitandosi sullo sgabello imbottito della toletta. "Sono là fuori e
stanno aspettando proprio noi...".
"Certo...", annuì Darla. "Ed è per questo che
dobbiamo farci belli per loro, non sei
d'accordo ?".
"Così moriranno contenti ?", ironizzò Spike alle
loro spalle.
Soggiornavano in una sfarzosa suite affacciata
sul Canal Grande, ottenuta grazie al savoir faire senza via di
scampo di Angelus, e tutto quel lusso sembrava metterlo a disagio:
si muoveva avanti e indietro per l'appartamento, gli occhi
intensamente blu, le mani in cerca di qualcosa da stringere, il
corpo asciutto teso in un fascio di muscoli pronti a scattare.
Anche lui è contagiato dall'atmosfera
trasgressiva della città, pensò Darla, ma è ancora molto giovane e
la cosa lo turba...Quando si comportava in quel modo, trattenendo a
stento l'energia della passione che lo animava, lei lo trovava
singolarmente attraente.
"Non sei ancora pronto...", lo rimproverò.
"Io non indosserò quella roba da damerino
effemminato", replicò Spike, alzando il mento con aria di sfida.
La vampira scosse il capo. "Lungi da me tentare
di convertirti al buon gusto...Ma essere eleganti, questa notte, fa
parte del gioco. Nessuno ti lascerà mai avvicinare se ti crederà uno
straccione".
Spike incrociò le braccia risoluto. "Non ci devo
giocare. Voglio nutrirmene".
"La verità...", intervenne Angelus emergendo
dall'ombra di una grande finestra aperta sul brusio esterno, "...è
che non sei all'altezza. E lo sai".
Poche parole, ma efficaci quanto un paio di
pugnalate nei punti giusti. Un caos di emozioni si rincorse sul
volto di Spike: antica vergogna, unita a furore e a qualcos'altro,
che assomigliava all'orgoglio ferito di un bambino poco amato.
Esitò solo qualche istante, poi sparì nella
stanza adiacente, sbattendo la porta.
"Sei una freccia che centra sempre il bersaglio",
si complimentò Darla. "Ora indosserà i vestiti nuovi per dimostrarti
che hai torto".
Angelus si limitò ad annuire, distratto. Aveva
scelto un domino completamente nero, ma del resto, si disse la
vampira, lui era la tenebra che seduce e non aveva bisogno di colori
sgargianti per risaltare tra i comuni mortali. E la sua malia
continuava ad avvincerla anche dopo oltre un secolo...Mordendosi le
labbra, si augurò di riuscire a togliergli di dosso quel domino
prima dell'alba...
"Sei nervoso...", gli sussurrò. Oh, sì, lo era.
Come Spike. Forse di più. La tempesta ribolliva in lui.
Angelus infilò i guanti e prese la maschera.
"Annoiato, piuttosto. Io esco".
"Ci separiamo ?", volle sapere Drusilla
richiamando l'attenzione di Darla.
"Sicuro. Fa sempre parte del gioco", le rispose
lei tornando ad occuparsi della sua acconciatura. "Ci si perde per
poi ritrovarsi". Succhiò una forcina, prima di appuntarla. "Bisogna
guardare sotto la maschera...".
Drusilla la ascoltò, abbandonata nel piacere di
lasciarsi pettinare: perdersi e ritrovarsi... Seguendo col filo dei
pensieri il suo sire che usciva dal palazzo, si domandò se non fosse
un gioco pericoloso. Guardare sotto la maschera poteva riservare
molte sorprese...
E mentre Angelus si mescolava alla folla
variopinta simile ad un oscuro presagio, un'apparizione vestita di
ambra e smeraldo abbagliava gondolieri e barcaioli scendendo a
Piazza San Marco. Ambra e smeraldo come i suoi occhi. Come la
chiamava Dru. Smeraldo l'abito, ambra l'ampio mantello.
E fiamme liquide i capelli che, raccolti sulla
nuca, scendevano in lunghi riccioli a un lato del collo sottile,
fino a sfiorare il seno bianco, esaltato dal corsetto.
Chains sostò immobile, conscia degli sguardi che
indugiavano su di lei. Sentirsi addosso il raso, il pizzo della
biancheria intima, i lacci e i ganci tipici delle vesti femminili,
le dava l'impressione di avere miele caldo nelle vene. Miele
ottenebrante, viscoso, in procinto di traboccare.
Quella notte, in cui tutti inseguivano la libertà
nascondendosi, lei si offriva esattamente per ciò che era. Una
donna. Bellissima e affamata.
Ma non era il sangue che voleva.
Quella notte, Chains era a caccia di Angelus.
*2*
Su e giù per le calli.
Girare per Venezia è la cosa più facile del
mondo: basta seguire le due frecce onnipotenti che conducono a
Rialto od in piazza San Marco. E poi perdersi tra le mille calli,
come in un dolce, putrescente inferno in decomposizione.
I pensieri di Spike erano vicini all’acqua, alla
terra che si inchinava al gesto seducente delle maree, al gusto
dolciastro ed irresistibile della morte. Nella città che aveva
conosciuto la peste, ne aleggiava ancora il ricordo. A pochi passi
da San Marco, Spike si perse, confuse le frecce dipinte di rosso
come sangue sui muri, e si ritrovò dinanzi ad una delle miriadi di
chiese, alle spalle del Teatro della Fenice.
Ma quella notte l’intera città era un teatro in
cui giocare, rappresentare, vivere un sogno. Un sogno in nero, per
quel che lo riguardava.
La chiesa era aperta. Nel crepuscolo inoltrato,
ormai quasi del tutto notte, il rosso delle candele filtrava dai
vetri istoriati come il fuoco dell’inferno. No, non era un luogo di
redenzione, quello. Tutt’altro: se lo sentiva fin nelle ossa.
Spike rise e si chiese se una rapida bevuta
notturna non giustificasse l’orrore di entrare in quel luogo.
Qualcuno gli tirò la manica di fine seta bianca: infine, cedendo ad
un impulso tanto irresistibile quanto testardo, aveva indossato gli
abiti suggeritigli da Darla, ed ora sembrava in tutto e per tutto un
damerino del settecento, gli occhi blu nascosti dalla piccola
maschera nera, calzoni di seta chiara al ginocchio secondo la moda
di un secolo prima (che ogni anno, instancabilmente, tornava attuale
in quel teatro dell’assurdo che era Venezia durante il Carnevale), i
capelli color sabbia assurdamente lunghi sulla fronte, scompigliati
da quella notte buia.
"Un soldo, signore. E’ carnevale, e non ho di che
mangiare"
Spike sospirò. Il cosino era troppo denutrito per
apparire grazioso, ma sarebbe bastato. Bastavano sempre, almeno
all’inizio della notte. Poi, le ore si facevano più lunghe, più
buie, ed il vampiro esigeva ben altro.
Strinse la mano come una morsa intorno al suo
polso, e la ragazza non fece resistenza. "In chiesa?" sussurrò solo,
stupita. Non era la prima volta che un passante la trascinava al
buio, per esigere più di quello che un soldo sarebbe valso, e non
sarebbe stata l’ultima, ma in chiesa…
No, in quello si sbagliava. Sarebbe davvero stata
l’ultima.
Spike non riuscì, suo malgrado, a superare
l’orrore che quell’immagine dantesca, quella porta inondata di
rosso, gli suscitava, e si limitò a spingere la ragazza contro il
muro, ed a bersela così, in un intimo abbraccio che agli occhi di
chiunque altro sarebbe apparso meramente lascivo.
Poi, la lasciò cadere a terra. Non c’era alcun
canale nelle immediate vicinanze in cui spingerla, peraltro, e così
si affrettò a svignarsela. Ora stava già meglio.
Era già quasi del tutto svanita l’irritazione che
ancora provava al ricordo dell’atteggiamento insouciant di Angelus,
quando nel correre via da quell’ennesimo assassinio quasi si scontrò
con una dama di belle proporzioni ed ancor migliore aspetto. Erano
su di un piccolo ponte, alle spalle della piazza di San Marco, e
poco lontano le luci di un piccolo ristorante animavano la notte
buia. Abbastanza perché lui ammirasse la ricchezza della sue vesti,
d’ambra e smeraldo, la candida luminescenza dei suoi seni,
audacemente scoperti dal corpetto quadrato, e il rame dei suoi
capelli, pieni di fuoco.
Era splendida.
Stava già diventando vivo e duro, acceso dalla
sua bellezza come da un fuoco nel sangue, certo di aver finalmente
trovato quello che con tanta ansia cercava quella notte, forse la
pura effulgenza, quando qualcosa nei suoi occhi, così belli, così
inquietanti, spense d’un tratto la sua eccitazione.
Era Chains.
"Piccolo, dolce William" sorrise lei, seducente
come non l’aveva mai vista, ammaliante di una bellezza non più, non
solo terrena.
Spike quasi indietreggiò.
Non aveva paura di lei. No, non era paura. Era
piuttosto reverenza, ammirazione, un sentimento di venerazione misto
a irritazione. Chains era antica, esperta, forte, e soprattutto
libera.
E, per la prima volta da che ricordasse, vestita
come una vera donna.
Ed il vampiro senza timori, pronto ad accendere
mille ed una rissa per puro divertimento animale, pronto a sfidare
una folla inferocita, come aveva fatto nello Yorkshire, la temeva
come si teme ciò che è perfetto.
Stanotte, poi, il fascino di lei, sempre così
sottile, così elusivo, diventava estremamente tangibile, come la
curva dolce ed ardita dei suoi seni di fine porcellana bianca.
"A caccia?" gli chiese lei, allungando una mano e
sfiorandogli il volto, al di sotto della maschera. Scottava. Ed era
così insolito per un vampiro essere così caldo al tatto, che Spike
capì d’improvviso che lei si era nutrita, e molto, e che ardeva di
vita e di eccitazione. C’era in lei una brama potente, irrequieta,
che la inondava, la sospingeva lungo la notte, alla ricerca di
qualcosa che solo lei conosceva e bramava.
Ma in quelle prime ora del crepuscolo, decise
Chains, anche il cucciolo sarebbe bastato.
L’alba era ancora così lontana.
"La notte è ancora molto giovane" sussurrò lui,
già spogliato in un istante di tutte la sua arroganza e ridotto dal
confronto impari con lei, vecchia di centinaia di anni, a piccolo,
sottomesso childe. O quasi.
"E’ quello che penso anch’io" ammise lei, con un
sospiro, guardandosi intorno inquieta, fiutando il vento come se
potesse portarle un dato odore, una fragranza solo a lei nota. "Vuoi
tenermi compagnia?"
"Sarebbe un onore" rispose Spike porgendole il
braccio, il gentiluomo vittoriano che era stato, riemerso dalle
nebbie della sua trasformazione per rendere omaggio alla sua
bellezza, alla sua forza. Chains sorrise.
"Sempre così…appropriato" rispose lei, con un
sorriso enigmatico che nulla aveva da invidiare a quello di Monna
Lisa. "Ho sempre una camera a mia disposizione in quell’hotel. Vuoi
seguirmi?"
Lui annuì. Non avrebbe potuto rifiutare neanche
se l’avesse voluto, non a lei (persino Darla rispettava Chains), e
non lo voleva. Era splendida. Ed era ancora abbastanza uomo da
lasciarsi vincere dalla sua bellezza, oltre che da tutto il resto.
Si diressero insieme verso il ristorante
sull’acqua, le sue luci tremolanti sotto il piccolo ponte. L’odore
malsano del canale non arrivava fino alla piccola stanza sotto i
tetti dove Chains lo condusse. Spike esitò sulla soglia, i piedi e
le mani incerti come quelli di un ragazzo. Non erano mai stati soli
prima. C’erano state altre notti, altri giochi, ma mai da soli. Lei
era un vampiro troppo di rango per rischiare la propria reputazione
venendo vista da sola con lui dagli altri….o no?
"Chiudi la porta, Spike" gli disse, e poi gli
indicò del vino, portato fresco dall’oste per loro. Chains sapeva
essere generosa con gli umani che le consentivano di mantenere un
tenore di vita comodo ed adeguato. In quello, era così superiore a
Darla, che uccideva servette e ristoratori con la massima facilità
fino a ritrovarsi solo ettari di terra bruciata intorno. A volte,
sembrava a Spike che a Chains gli umani piacessero.
Anche a lui piacevano, perbacco. Sesso e sangue
caldi, lauti banchetti ambulanti.
"Cosa ti aspetti da questa notte?" gli chiese
lei, enigmatica e regale, versando il vino in alti calici.
"Sangue e divertimento" rise lui, arricciando
impunemente la lingua intorno ai denti. Il sangue scorse più forte
nelle vene di Chains. "Oh, come ti capisco, mio caro" sorrise lei.
"Ma la notte è ancora lunga, e rischia di divenire noiosa."
"No, se mi permetterai di…"
"Così pronto. Così ansioso" lo prese in giro lei.
"Vieni qui"
Spike ubbidì, lasciando immediatamente cadere la
sua persona fittizia. Avrebbe voluto scivolare ai suoi piedi ed
adorarla. Non lo sapeva, ma era esattamente quello che lei si
attendeva.
Chains sollevò un piede, con infinita grazia, e
lo posò sul bordo del basso letto, ricoperto di uno spesso broccato
cremisi, un po’ consunto dall’uso, ma pulito. Con un gesto dolce,
lei tirò su l’orlo della gonna, fino a scoprire le candide calze di
seta trattenute sulla coscia da una giarrettiera rossa. Sollevò la
gonna ancora di più, e di fronte allo sguardo infuocato di lui, che
si era nel mentre tolto la maschera gettandola sul tavolo, lasciò
intravedere tra i pizzi del suo corsetto il gioiello segreto del suo
pube, imperlato della sua aspettativa, del suo piacere.
Non portava nient’altro addosso che quello: il
profumo ed il calore del suo piacere.
"William" lo chiamò lei. "Dimostrami la tua
reverenza"
"Come desideri, mia signora"
Lei sorrise, ed il suo sguardo ambrato, così
diseguale ed affascinante, non lo lasciò andare mentre lui si
inginocchiava dinanzi a lei, come in preghiera di fronte ad una
capricciosa, lussuriosa divinità. Spike sollevò il volto come verso
una fonte, la lingua dolcemente impregnata dei suoi umori, prima
timidamente, poi con più audacia, fin nelle sue profondità, fino a
che lei disse basta, quasi senza fiato (e non aveva bisogno di
respirare…), e poi rise "Basta, piccolo, basta. Parola mia, sei
troppo audace"
Lui la fissò, ora serio, di sotto in su, accecato
dal suo fulgido sguardo d’ambra e smeraldo, come le sue vesti.
"A che gioco giochi, madonna?" replicò il giovane
vampiro, irritato dal suo inatteso voltafaccia. Possibile che quello
stesso gioco fosse già terminato?
Lei rise, riabbassando la gonna sulle sue
magnifiche gambe. "Dru e Darla ti hanno ben addestrato. I miei
complimenti alle signore".
"Non sono un cane. I cani si addestrano" ribatté
lui, ombroso. Era molto affascinante quando faceva così, pensò
Chains ridendo. Adorabile.
"Grr…bau bau" rispose lei, aggiustandosi i
capelli ancora perfetti che lui, per reverenza, non aveva nemmeno
sfiorato.
"Te lo ripeto, signora. A che gioco giochi?"
"A quello di fare sempre e solo ciò che piace a
me" rispose lei, e soddisfatta per la lezione impartitagli ed ancor
più accesa lo lasciò per rituffarsi nella notte e in Venezia.
Ancora solo, ancora con sulle dita e tra le
labbra il profumo di lei, pienamente duro, pienamente insoddisfatto,
Spike la seguì tra le calli, fino a perdersi.
E la notte, l’ultima notte del carnevale, era
appena iniziata.
* 3 *
Succhiandosi le dita sporche di sangue, Darla
spinse via la gondola con un piede. L'imbarcazione si allontanò di
poco dondolando lievemente, per poi cozzare contro la parete del
palazzo dall'altro lato del canale: le persone a bordo sembrarono
sul punto di cadere nell'acqua, ma alla fine rimasero immobili.
Ne era venuta fuori una deliziosa composizione.
Era riuscita a sistemare il gondoliere in modo che sembrasse intento
a governare la gondola e aveva lasciato i due sposini ancora l'uno
nelle braccia dell'altra, lui con una mano sotto le gonne di lei,
lei con sul viso l'estatica e sorpresa espressione di piacere di
quando la vampira l'aveva morsa in un punto di cui certo il
neo-maritino ignorava l'esistenza.
Darla sorrise tra sé, sistemandosi l'abito
interamente color dell'oro. Non aveva messo il mantello: voleva che
tutti vedessero come l'oro donava alla sua pelle e ai suoi capelli e
come attraverso la mascherina dorata i suoi occhi assomigliassero a
due glaciali, penetranti zaffiri. Guardò un'ultima volta i corpi
sulla gondola: ad Angelus sarebbe piaciuto quel lavoretto...lui
amava un assassinio di stile.
Angelus...Pregustava il momento in cui l'avrebbe
ritrovato tra la folla...Il suo ragazzo riusciva a essere sempre
così eccitante...
Si bloccò. Eccitazione, sì...La fiutava
nell'aria. Qualcuno ebbro di desiderio si stava avvicinando. Ed era
qualcuno che conosceva : lo capiva dell'aroma che già si propagava
fino a lei...Inconfondibile. Chains.
E Spike...
La prima ad apparire sul ponticello che
attraversava il canale fu Chains e Darla non poté trattenere un
ansito di meraviglia. Questa poi...! Si era vestita come una donna,
finalmente...E per Dio e tutti i demoni dell'inferno, quell'inusuale
abbigliamento le donava così tanto da far male alla vista.
Gli occhi verde e ambra dell'altra, esaltati
dagli stessi colori sulla mascherina che indossava, incontrarono i
suoi. Anche a quella distanza, Darla la sentì irrigidirsi e quello
strano segno da parte della sua amica di vecchissima data la turbò
più di quanto si sarebbe aspettata. Perché Chains non avrebbe dovuto
aver voglia di vederla ?
Avanzò verso il ponte e in quel momento fece la
sua comparsa anche Spike. Aveva corso e i suoi abiti non erano più
così in ordine come quando era uscito dalla loro suite. E
soprattutto aveva addosso l'odore di Chains, ne era totalmente
impregnato...
Oh, caspita...E come l'avrebbe presa Angelus ?
Non disdegnava di dividersi fra molte donne, ma
dividere a sua volta quelle stesse donne con altri era una questione
ben diversa...Anche per questo lei lo adorava. Il suo ragazzo,
dominatore sempre e comunque.
"Buonasera, Chains... ", disse Darla fermandosi
al limitare del ponte. Quel punto della città era piuttosto buio ma
il tremolare di fuochi lontani conferiva una luminosità spettrale
all'intero luogo. Il seno di Chains, mentre la raggiungeva, sembrava
ancora più bianco e sensuale, le sue labbra piene e umide, i capelli
in fiamme. "Che sorpresa, mia cara...", aggiunse la vampira bionda,
affascinata. "In tutti i sensi...".
Chains chinò leggermente il capo. "Se non si
gioca un po’ per martedì grasso, quando allora ?".
Darla sbirciò oltre la sua spalla candida e nuda,
lasciata scoperta dal mantello gettato all'indietro. Spike sostava
ancora a metà del ponte, visibilmente agitato. Arrabbiato, forse...Di
certo insoddisfatto. Terribilmente insoddisfatto.
Uhm...le interessavano particolarmente gli
insoddisfatti...esistevano infiniti e gustosi modi per alleviare la
loro pena...
"E dimmi...hai giocato anche col nostro giovane
Spike?", domandò protendendosi quasi senza accorgersene verso il
volto dell'altra.
"Niente di che. Un giochetto da salotto", replicò
Chains.
Sempre così fredda e controllata, pensò Darla.
Eppure era eccitata, continuava a percepirlo, come se al di sotto
della sua pelle tesa la passione serpeggiasse in attesa di
esplodere... Aveva condiviso molto con Chains, ma non l'aveva mai
vista davvero bruciare. Ed ora si rendeva conto di essersi persa
probabilmente qualcosa di straordinario...
Allungò una mano. D'un tratto doveva toccare,
assaporare la consistenza della sua pelle, quella pelle che
entusiasmava tanto Angelus e che, a quanto pareva, aveva irretito
anche il piccolo Spike. "Ed era un giochetto che conosco ?", mormorò
allusiva, sperando che l'altra cogliesse la sua richiesta
sottintesa.
Per un istante fu certa che Chains l'avrebbe
assecondata : vide le pupille dei suoi occhi dilatarsi
all'improvviso ed avvertì l'eccitazione nel suo corpo infrangere
ogni argine, come un fiume in piena...
Ma si trattò, appunto, solo di un istante. Quasi
immediatamente Darla fiutò un altro odore familiare e capì che
quella reazione non era dovuta a lei.
Trepidante, Chains si voltò . E si trovò di
fronte Angelus .
* 4 *
Gli occhi scuri del vampiro, da sotto la maschera
nera fregiata d’oro, non lasciarono nemmeno per un istante la bella
dama dai capelli di fuoco. Lei ricambiò quello sguardo fermo, come
perdendosene, il petto bianco che le si sollevava come vittima di un
improvviso affanno, un ricordo di vita troppo pressante per poter
essere ignorato.
E negli occhi carezzevoli di quello che sembrava
un uomo, ma che uomo non era, passò una fiamma che minacciò di
consumarla, a lungo, senza sosta…
Darla strinse le labbra, e si avvicinò a Spike.
Non aveva bisogno di parole. Non ne aveva mai avuto bisogno.
"Chains ha la bocca rossa come se avesse mangiato
fragole" sussurrò Darla, tranquilla in apparenza, gli occhi di
ghiaccio azzurro dietro la mascherina dorata. "Ma, in fondo, è solo
sangue"
Spike non rispose. Angelus, non lo stava degnando
di alcuna attenzione, nemmeno per ironizzare sul suo abbigliamento,
elegante all’inizio della notte ed ora già trasandato. E Chains, che
poco prima si era permessa di concedergli un poco misericordioso
assaggio, era altrettanto assente, presa da una passione di cui lui
era stato tutt’al più uno spettatore.
Furioso, Spike mise le mani sui fianchi di Darla.
Non aveva mai osato una simile audacia, prendere l’iniziativa con
lei, ma stanotte non si sentiva il cagnolino di nessuna.
Lei reagì con un gridolino deliziato.
"Forse, allora, non sei del tutto senza speranza"
commentò con la sua voce calma e sensuale.
Spike le tirò giù la scollatura del vestito
dorato ed affondò i denti nel suo collo. Il suo sangue antico, il
sangue del Padrone, lo inondò con tutta la sua forza non diluita, ed
ebbe un effetto devastante sulla sua dirompente eccitazione.
Darla quasi gridò. La momentanea sorpresa, il
lieve, delizioso dolore delle sue zanne, la distolsero da quell’umiliante
pensiero: lì, a pochi metri di distanza, il suo stallone preferito,
il suo angelo nero, stava facendo l’amore con lo sguardo con Chains...
Chains che sarebbe stato così facile odiare, ed ancor più facile
amare…quando tornò in sé, fu improvvisamente più calma, nel silenzio
del suo sangue che fluiva dolcemente tra le labbra piene di quel suo
irritante childe.
Non era la prima volta, in fondo, e non sarebbe
certo stata l’ultima.
Angelus spesso si distraeva, ed altrettanto
accadeva a lei, e cercavano altrove una nuova emozione, un nuovo
paio di tette, un nuovo grembo. Forse due occhi blu…
Ma, poi, tornavano l'uno dall'altra. Il Padrone,
a Londra, non aveva dato loro più di un secolo di vita insieme….ma
un secolo cos’era, se non un’infinita (o quasi) successione di
giorni?
E lei ne aveva già avuti tanti di giorni con lui,
e soprattutto di notti, notti di sangue, di sesso, di polvere, di
fumo, di cacce, di morte, di vita.
La bocca di Spike scese a sfiorarle il seno; sul
suo collo candido, tra tutto quell’oro, il sangue della sua ferita
risaltava come un violento gioiello. Ancora con indosso il viso
della caccia, lui le raccolse un capezzolo tra i denti, e lo
assaporò piano, come una ciliegia succosa.
"Come fai a sopportarlo, Darla?" le sussurrò
Spike. "Come?"
"E tu come fai a sopportare che scopi Drusilla
fino a farla gridare tutte le notti?" rispose calma Darla, gli occhi
socchiusi per le sue aggressive carezze.
"Un giorno sarà abbastanza. Un giorno vorrò e mi
prenderò qualcosa, qualcuno che lui non potrà avere" mormorò Spike,
a denti stretti.
Poteva essere una premonizione, o solo i
vaneggiamenti di un vampiro ubriaco di sangue ed altri liquidi
femminili, ardente di vita. Darla, nonostante tutto, tremò. Come
sembrava tutto così vero, possibile, in quella notte di sogni ed
aspirazioni represse…
"Dietro quel ponte" sussurrò appena, e Spike la
trascinò con sé, appena fuori dalla vista di Angelus e Chains,
sempre immoti, sempre persi l’uno nell’altra, oramai intoccabili.
Darla scivolò ai piedi di Spike, gli aprì i
calzoni di seta con dita rese tremanti dalla furia repressa. Lui
abbassò lo sguardo improvvisamente freddo su di lei, la dea vestita
d’oro che gli giaceva ai piedi. Sapeva che lo stava usando, per
mascherare l’ira che doveva provare di fronte all’evidente
fascinazione del suo amante per l’altra vampira, ma stavolta non
sarebbe stato solo un giocattolo. Stavolta, no.
"Vuoi questo, Darla?" le chiese, lo sguardo
azzurro, distante, quasi ipnotico, le labbra strette.
Lei annuì.
"Ed allora mi darai anche tu qualcosa"
Lei sorrise.
Non c’era niente che lui potesse chiederle che
lei non fosse pronta a dargli. Niente.
Chains e Angelus continuavano la loro danza.
Darla e Spike, più modestamente, la loro.
Lei lo prese in bocca, e sollevò lo sguardo di
sotto in su. Lui le sorrise: stava scoprendo che gli piacevano le
bionde. Darla, prima di allora, non gli aveva mai dato quella prova
di sottomissione. Mai. Lei era la più antica del gruppo.
Eccetto Chains, ovviamente.
Spike chiuse gli occhi, perso in sogni di gloria
tanto confusi quanto attraenti. Dentro di sé provava un anelito vago
ma persistente, qualcosa che l’avrebbe dominato fino alla fine dei
suoi giorni, mortale o vampiro che fosse, una personalissima
ambizione che lo segnava tanto quanto la consapevolezza di sé
segnava Angelus, e la follia Drusilla.
E Darla?
Darla percepiva già il sentore della cenere, solo
che non poteva ammetterlo, oh no...Ed allora meglio quello.
Lui lasciò cadere il capo contro il muro sudicio
del ponte, e lei lo soddisfò fino all’ultimo, impeccabilmente,
dall’esperta professionista che era stata, ancora una volta - suo
malgrado - preda della paura.
Una paura tanto ingiustificata quanto reale.
Non certo sua, di quell’insignificante childe, ma
forse, chissà….di tutti loro. Non erano altro che cenere nel vento.
"In piedi, signora" la sfidò Spike. Per qualche
misteriosa ragione, lei quella notte era arrendevole. Possibile che
fosse dovuto solo al desiderio di rivalsa nei confronti del suo
compagno?
Stentava a crederlo. Non era da Darla provare a
lungo un sentimento umano come la gelosia. Finché durava, però,
intendeva approfittarne.
"Contro il muro"
Lei ubbidì. Quando le sollevò le gonne, lasciando
che lei si premesse con la faccia contro il muro, fu deliziato nello
scoprire che, almeno lei, sotto tutto quell’oro portava le mutande.
Ah, le donne, imprevedibili…Gliele strappò.
"Darla…Darla…quanto mi farai pagare tutto
questo?"
"Quanto meriterai, mio caro William, non una
frustata in più, non una frustata in meno…"
"Allora, cercherò di darmi da fare" rise lui. La
assaggiò con le dita, portandosi alla bocca, sulla lingua, i suoi
umori, e poi la preparò come meglio poté. Sorpresa, Darla si strinse
intorno a lui, deliziata da quell’inattesa invasione nel suo
orifizio più segreto.
"Hai scelto la strada meno frequentata" rise lei.
"E' in onore di Angelus ?"
"Qualcosa del genere" ammise lui, sconvolto dalla
forza dei suoi muscoli, che lei stringeva intorno a lui, per nulla
imbarazzata dall’inusuale penetrazione. "Mi stai facendo esplodere,
come se fossi una bottiglia di champagne tiepido…"
"Esplodi, allora" sorrise lei, spingendosi in
avanti, contro il muro sporco, fino a farlo uscire quasi del tutto…e
poi arcuandosi all’indietro per riaccoglierlo in sé. L’esperta
manovra le valse il suo plauso.
"Non esiste probabilmente donna al mondo che
sappia tanto sul sesso quanto te, Darla"
"Probabilmente" sorrise lei, arrossendo
adorabilmente.
Ma era solo un surplus di sangue caldo sottratto
ai due sposini, e non ingannò né commosse il vampiro, ormai pronto
di nuovo a godere, e subito dopo il godimento, insoddisfatto.
Nel buio, lo sciabordio delle onde non consentiva
tregua ai pensieri di entrambi. Si erano aspettati di più da quella
notte, inutile negarlo. Di più di qualche incontro di sesso
proibito…nulla risultava più così trasgressivo a chi viveva di morte
e peccato.
Darla cominciò a mangiucchiarsi le unghie,
lisciando le sue lunghe gonne dorate, e Spike si tirò su i calzoni
ormai sgualciti.
E poi tornarono a predare la notte.
*5*
Ferrante procedeva a passo svelto lungo le calli,
sempre più in preda al panico. Da troppo poco tempo viveva in quella
tetra, complicata, città e attardatosi in chiesa, per preparare i
rituali del Mercoledì delle Ceneri, adesso brancolava nell'oscuro
labirinto dei canali, alla disperata ricerca della casa della zia.
Lo atterriva l'idea di ritrovarsi solo, esposto,
di notte. Specialmente quella notte. Aveva udito storie incredibili
sul Carnevale di Venezia : la gente sembrava come impazzire, decisa
a togliersi ogni voglia ed ogni capriccio, prima della lunga,
noiosa, Quaresima...E lui non voleva assolutamente ritrovarsi, anche
per sbaglio, fra tutti quei lascivi peccatori...
I suoi fratelli maggiori l'avevano deriso per la
sua scelta di entrare nella Chiesa, gli avevano detto che, con quel
suo aspetto così femmineo e delicato, non sarebbe stato al sicuro
tra gli altri preti... Presuntuosi e stupidi : i suoi fratelli non
erano altro che questo, miseramente aggrappati alla loro gretta
nobiltà di campagna...Non potevano comprendere la sua fede, loro che
non ne avevano mai avuta, per niente e nessuno...Ma se lì ci fosse
stato Don Lorenzo, lo avrebbe rimproverato, ricordandogli che non
bisognava mai giudicare coloro che non capiscono...
Improvvisamente una voce si insinuò nei suoi
pensieri, sparpagliandoli. Una voce flebile, sottile. C'era
qualcuno, lì, da qualche parte, nel buio. Sembrava che piangesse.
Ferrante si strinse le braccia intorno al corpo esile e si guardò
intorno.
Non tardò a scorgerla. Lei sedeva sulla riva di
un canale, i piedini , calzati in scarpine azzurre, sospesi
sull'acqua torbida. Vestiva di blu, con lungo mantello drappeggiato
sui ciottoli umidi come un fiume di lacrime, e canticchiava una
sorta di cantilena.
Il ragazzo esitò : cosa tormentava quella bella
dama ? Perchè si trovava da sola, a quell'ora ? Intendeva forse
togliersi la vita ?
Si avvicinò piano, il cuore in subbuglio. Lei
continuava a mormorare la propria litanìa. "...perdersi...ritrovarsi...guardare
sotto la maschera...".
Lui non capiva quelle parole. Forse anche la
fanciulla si era smarrita...Ma la maschera...Che significava ?
Lei non la indossava : piccola e celeste,
vezzosamente tempestata di minuscoli brillanti, era posata sul suo
grembo.
Ferrante le si fermò accanto, a rispettosa
distanza. "Mia signora...Posso esservi di
aiuto ? ".
La dama si voltò lentamente. Oh...il suo viso...Aveva
mai veduto nulla di più bello ?
La pelle era alabastro, risplendeva nel buio...E
gli occhi...Immensi, viola come una notte profonda e torbida...E
diventavano sempre più grandi, sempre più vicini, pozzi dalle radici
oscure, che lo attiravano, lo chiamavano, cercavano proprio lui...
"Guardami", sussurrò Drusilla tendendogli una
mano. "Guardami negli occhi".
*6*
Un vento forte aveva iniziato a soffiare sulla
laguna, le nuvole nere si spostavano in grovigli di tenebra nel
cielo, le gondole e le barche sbattevano contro i pontili...Ma
l'ultima notte di carnevale non era ancora pronta a morire,
continuava a sentirsi giovane.
Angelus teneva Chains per mano facendosi largo
con sicurezza tra la folla e lei si lasciava guidare, dovunque
stessero andando, sopraffatta, prigioniera dei suoi occhi,
nonostante lui adesso le voltasse le spalle. In quel momento, in
quel preciso istante, l'avrebbe seguito anche sotto la luce del
sole, l'importante era arrivarci il prima possibile...
Ma Angelus la sorprese conducendola tra i
partecipanti accaldati e ubriachi di un ballo in maschera aperto al
pubblico, all'interno di un antico palazzo, nei pressi del ponte di
Rialto.
Il disappunto si unì all'eccitazione : lui voleva
cacciare ?
Eppure, anche attraverso il guanto, la sua mano
era calda...Doveva essersi già sufficientemente saziato... E poco
prima, il suo sguardo...Con quello sguardo le aveva fatto capire di
volere ben altro...
Di nuovo lui la spiazzò, allontanandosi dalla
festa e trovando facilmente l'accesso ad un passaggio segreto dietro
un arazzo.
"Angelus...", mormorò lei perplessa.
Lui si voltò con un dito guantato sulle labbra. "Shh...".
Dopo una breve e intensa occhiata all'intera
figura di Chains, riprese a camminare , trascinandola fino ad un
angusto corridoio e ad una scala a chiocciola in pietra.
"Sali", le ordinò Angelus. Un ordine perentorio,
impartito con voce carezzevole come seta. Era sempre il solito: si
crogiolava in ciò che gli riusciva bene.
E il guaio è che gli riesce bene praticamente
tutto, pensò Chains obbedendogli.
La scala portava ad un arioso piano superiore,
diviso in una serie di grandi sale piene di mobili coperti da
lenzuola . Quando Angelus tirò i tendaggi e spalancò una ad una le
enormi finestre, ai loro occhi di vampiri si rivelarono gli alti
soffitti interamente affrescati.
Alcune delle tende, più leggere e bianche,
gonfiate dal vento incollerito all'esterno, cominciarono a
sollevarsi come spettri sinuosi e Chains ruotò su stessa, in preda a
una genuina meraviglia. Nella sua lunga esistenza, quasi
quattrocentottant'anni ormai, aveva potuto godere della bellezza in
più di una forma, ma quel luogo era permeato di un'atmosfera
singolarmente suggestiva, che sapeva di polvere, di cose perdute o
mai dette accumulate negli angoli, di antichi profumi e sospiri che
dovevano essersi rincorsi attraverso quelle stanze, di risate,
lacrime e sangue assorbiti dalle pareti...
Sembrava creato apposta per i vampiri. Perchè
alla fine i vampiri non erano che quello : polvere, cose perdute,
mai dette, antichi profumi, sospiri, risate, lacrime...E sangue.
"Che cos'è questo posto ?", domandò.
"Non lo so. Ci vengo ogni volta che passo per
Venezia ed è sempre nello stesso stato di abbandono". Rispose
Angelus. "Non capisco come si possa ignorare qualcosa di così
splendido...". E questo lo aggiunse guardando lei.
I suoi occhi. Non c'era mai scampo dai suoi
occhi.
Chains lasciò che una delle tende agitata dal
vento la accarezzasse, lambendole fuggevolmente le spalle. "Ci vieni
con Darla ?".
Lui si tolse la maschera e i guanti. "No, ci
vengo con chi non potrà più raccontarlo il giorno dopo".
La tenda giocava ancora col suo corpo e Chains si
liberò del mantello, per concederle maggiore libertà. "Vuoi forse
uccidermi ?".
Angelus si stava avvicinando lentamente,
slacciandosi con pari indolenza il domino nero. "Chissà...Magari ci
proverò, un giorno...".
Quasi ad un passo da lei, deviò bruscamente e si
diresse nella sala contigua, la cappa nera che si sollevava dietro
di lui come un'oscura nube di malasorte.
Si trattava di una camera piuttosto piccola, con
una finestra dai vetri colorati e al centro un grosso letto a
baldacchino in legno pregiato. Il vampiro tolse le lenzuola che lo
proteggevano dalla polvere, riportando alla luce e all'aria le
vecchie coperte di broccato cremisi, consunte ma ancora ben
conservate, poi accese alcune candele e gli affreschi, che dal
soffitto si estendevano fino alle pareti, si animarono di puttini,
ninfe e damigelle con cestini di fiori.
Attratta dal bagliore dei candelabri, Chains
apparve sulla porta.
Era bellissima. In modo prodigioso. Persino nel
suo petto, quello del Flagello d'Europa, si muoveva qualcosa di
simile a un'emozione, di fronte a lei...
Darla. Sì, la sua sire era unica, una bionda,
infinita ebrezza...E Drusilla...Spike...piacevoli passatempi,
divertenti quanto bastava ...Ma potevano essere anche così banali,
irritanti, privi di classe... Non comprendevano la metà dell'essenza
della vita immortale, non ne coglievano i segreti e le possibilità...Mangiavano
e fornicavano, anno dopo anno. Nessun guizzo, nessuna scintilla.
Quella creatura, al contrario, era diversa.
Superiore a tutti loro. Antica. E potente. Lui riusciva a percepirne
la potenza soltanto sfiorandola, da sempre, una forza primordiale e
oscura talmente micidiale da spaventarlo e riempirlo di desiderio...
Già...Perchè Chains che - lo intuiva, lo sentiva
- avrebbe potuto schiacciarlo come un moscerino, invece aveva scelto
di donarsi totalmente a lui, di permettergli di sottometterla e
dominarla, di imbrigliare e possedere la sua grandezza...
Anche quella notte, quel nuovo gioco di mostrarsi
vestita come una donna, anzichè con il suo abituale travestimento
maschile, anche quello, Angelus lo sapeva bene, non era che un
regalo per lui, pensato e studiato al solo scopo di sorprenderlo e
compiacerlo.
E stava funzionando. Da tempo non provava uno
stato simile di eccitazione... Avrebbe voluto afferrarla e prenderla
lì, contri i muri dipinti di angioletti e vergini, con le sue
profumate vesti femminili ancora addosso, farle gridare il suo nome
e indurla a supplicarlo di non smettere...
Ma lui non era sbrigativo e grossolano come la
puttana che Darla era stata e continuava ad essere. Per il piacere,
quello autentico, non il rozzo simulacro di cui si beavano gli
umani, occorreva cura, pazienza, eleganza... Il piacere era la
tortura, elevato ad arte. Andava costruito, concretizzato tra le
mani come creta, plasmato fino ad assumere la forma perfetta,
l'apice. Il culmine.
Chains lo osservò togliersi il domino e scoprì
che pure gli indumenti che indossava sotto, erano neri, con la sola,
vanitosa, concessione di raffinati ricami dorati. Non credeva di
averlo mai visto attraente come quella notte. Ed era certa,
assolutamente certa, che lui pensasse la stessa cosa di lei.
D'istinto si sfiorò il corsetto.
"No", la fermò Angelus, appoggiato ad una colonna
del letto, la camicia leggermente aperta . "Non spogliarti ".
Ah...Adesso le leggeva anche nel pensiero ?
"Ti piaccio...così ?".
Lui si rilassò tranquillo sulle coperte,
incrociando le mani dietro la nuca e socchiudendo gli occhi, in una
felina espressione di appagamento. "...mhm...non sai quanto...".
Chains lo raggiunse, sollevando le gonne per
salire sul letto e permettendogli così di intravvedere le
giarrettiere rosse che le reggevano le calze. "Dimostramelo,
dunque...", gli sussurrò, allungandosi sensualmente sul suo torace,
i seni bianchi che premevano contro la stoffa nera della camicia.
Ma Angelus continuò a tenere le mani dietro la
nuca, limitandosi a sorridere. "Sei particolarmente impaziente
questa notte, non è così ? Per questo hai addosso l'odore di Spikey
? Ti sei concessa un antipasto per ingannare l'attesa ?".
"Che posso dire...", lo provocò Chains. "Io avevo
fame e lui sete...".
Sotto di lei, Angelus scoppiò a ridere. "Oh,
povero bimbo...! L'avrai fatto ubriacare!!".
La affascinava particolarmente quando rideva. In
quei rari momenti di abbandono, sadismo e perversione si
dileguavano, e lui sembrava solo un uomo.
Un uomo bellissimo e pieno di vita. Oh, quante
facce poteva vantare il puro male e quanto ingannevoli...
Eppure non è ancora stato stabilito chi sia il
più crudele fra noi due, pensò Chains.
"Attento...Potrei dare alla testa anche a te...".
D'un tratto, con la sua solita, sorprendente,
velocità, lui la rovesciò sulla schiena, immobilizzandola col suo
peso, fra di loro le voluminose gonne di lei come unico, seducente,
ostacolo.
"Dimmi...", mormorò Angelus togliendole il
prezioso fermaglio di madreperla che le tratteneva i riccioli rossi.
"Qual era il tuo nome da viva ?". E intanto, col fermaglio, iniziò a
disegnare un lento, sinuoso, percorso dalla sua gola all'incavo dei
seni.
Gli occhi verde e oro di Chains si dilatarono per
lo stupore. "Cosa ?".
"Oh, andiamo...", insistette lui, perduto ad
osservare gli insoliti riflessi che la madreperla, alla luce delle
candele, produceva sulla pelle bianca della vampira. "Dopotutto tu
conosci il mio...".
"Non l'ho mai rivelato nemmeno al mio sire. Non
vedo per quale motivo dovresti conoscerlo tu", replicò lei in tono
secco, poi il suo sguardo si fece più dolce e ammiccante. "Ma potrei
dirti quale nome il mio sire aveva scelto per me...".
Angelus si dimenticò del fermaglio. La fissò.
"Non è Chains ?".
"No...Quello me lo sono dato io, dopo averlo
ucciso...E non mi chiedere il perchè. E' una storia troppo
lunga...". Si sollevò appena. "Lui mi chiamava...". E con le labbra
gli solleticò l'orecchio, sussurrando il proprio antico e ormai
dimenticato nome.
Era difficile, estremamente difficile, riuscire a
meravigliare Angelus...La guardò, dapprima attonito, poi sorrise, il
suo tipico, impagabile sorriso. "Davvero ti...?
Oh...lo ammetto...Non sono sicuro che ti si
addica... O sì ?".
La sentì muoversi sotto il peso del suo corpo,
cercando un modo per liberarsi dell'ingombro delle gonne. Lui le
facilitò l'operazione e infilando una mano sotto gli strati di seta,
pizzo e crinoline, trovò le giarrettiere. E nient'altro.
Chains, tentatrice, s'inarcò. "Hai mai pensato
che potrei avere degli insospettabili lati nascosti?".
Ah, eccola...La tenebra. Quella particolare
sfumatura di buio che oscurava gli occhi di Angelus quando la sua
passione si faceva incontenibile. Era questo che lei stava
aspettando.
Allargò le gambe, gli lasciò il tempo di
armeggiare con i pantaloni e un sospiro di beatitudine le sfuggì
quando lo sentì aderire al suo corpo, pelle contro pelle, come se le
fosse perfettamente complementare. Era pronto, eccitato. Ma non la
penetrò.
Invece avvicinò il volto al suo, stuzzicandole la
bocca, serrandole i polsi sopra la testa. "I tuoi lati nascosti...Io
li troverò tutti. E questa notte...Solo per questa notte...ti
chiamerò con il tuo vecchio nome...". Glielo bisbigliò tra le labbra
più volte e poi la baciò.
I suoi baci...Lei adorava baciarlo. Baciava nello
stesso modo in cui rideva : come se fosse un altro...
E fu mentre la baciava che la prese, con
decisione e impensata dolcezza, lento e dolorosamente preciso nei
movimenti. Questo non era il fuoco nero che ogni volta divampava
facendola ardere e consumare in una forsennata, bruciante
apoteosi... La invase invece un piacere liquido, in larghe onde
concentriche, un'alta marea che si riversò sui suoi centri nervosi,
mutando di riflusso in riflusso in un oceano profondo e mormorante,
un oceano che respirava, sollevandosi e abbassandosi, cullandola col
suo ritmo selvaggio eppure calmo...
Alla fine, venne gettata a riva, dall'onda più
alta, la più poderosa, la più violenta, che la costrinse a gridare,
a tentare disperatamente di trattenere quell'intenso, nuovo livello
del piacere...E l'orgasmo di Angelus arrivò nell'assistere a quello
di lei, nel vederla diluirsi , disperdersi, tra le sue braccia,
divenuta creta morbida e arrendevole, affinchè lui potesse
distruggerla, risplasmarla e costruirle un'estasi che non avrebbe
mai dimenticato...
Fuori, Venezia, non sapendo della stanza dove il
vento cercava di entrare scuotendo furioso i vetri e angeli e
damigelle spiavano gli amanti dalle pareti, ignorò quella tempesta
e, imbellettata, travestita, continuò a danzare sola con l'acqua e
con le luci.
* 7 *
Le notti di febbraio sono lunghe, ma non infinite
e l'alba già si annunciava nell'aria, umida e ventosa, il preludio
di nuovi sapori, dello sgretolarsi dei peccati incompiuti.
Non le capitava spesso di essere stanca, eppure,
rannicchiata nella gondola che la stava riportando al palazzo che
ospitava la loro suite, Darla si sentiva esattamente così : stanca,
esausta. Non sapeva il perchè : dopotutto era sazia e Venezia non
l'aveva certo delusa...
Sbirciò il gondoliere, giovane, forte,
attraente... E se si fosse concessa un ultimo
capriccio ?
No...Gettò la mascherina dorata nell'acqua e la
osservò galleggiare. L'eternità faceva questo pessimo effetto, a
volte, e in fondo al sapore di miele delle innumerevoli possibilità
e dell'onnipotenza, si scopriva un retrogusto amaro e fastidioso,
che nemmeno il sangue più ricco o il bacio più dolce riuscivano a
scacciare.
Quando giunsero a destinazione, davanti al
palazzo vide Spike : ogni parvenza di eleganza l'aveva
definitivamente abbandonato e, a giudicare dai numerosi graffi e
lividi sul suo volto, doveva anche aver fatto a pugni. Con quel suo
paradossale e unico senso della galanteria, lui le porse la mano per
aiutarla a scendere dalla gondola. Non si dissero nulla. Cosa c'era
da dire...?
Silenziosi, meditabondi, si avviarono verso
l'ingresso. Sui gradini esterni, nella zona d'ombra lasciata dalle
torce appese ai lati del portone, notarono una coppia avvinghiata in
un bacio appassionato. Darla sorrise divertita, Spike si fece più
attento.
Poi entrambi riconobbero l'odore di quei due.
Angelus e Chains.
Avidi, morbosi, i loro occhi di vampiri sondarono
il buio, rubando ogni particolare : le labbra gonfie di Chains, la
sua candida pelle arrossata per le troppe carezze, le vesti in
disordine, i capelli sciolti in un indisciplinato groviglio di oro
ramato...E Angelus...Oh, Darla l'aveva già visto così, dopo una
caccia particolarmente stimolante, una tortura ben riuscita o ore di
sesso senza limiti, bello da togliere il fiato, arricchito di una
sensualità speciale... Spike pensò che erano splendidi, come solo
due amanti soddisfatti possono esserlo. E avvertì un improvviso,
divorante bisogno della sua Dru, la sola che sarebbe stata capace di
condurlo abbastanza vicino ad un simile stato di grazia.
Ancora possessivamente stretto alla propria
ambita preda, Angelus si voltò verso i due nuovi arrivati. Al
contrario di Chains, che recava addosso tutti i segni dei loro
amplessi, lui era come sempre impeccabile, il domino perfettamente
in ordine, come se non l'avesse mai tolto. "Anche voi di ritorno ?",
li salutò. "Fatto buona caccia ?".
"Discreta", rispose Darla.
"Ottima", esclamò quasi all'unisono Spike.
Angelus spostò gli occhi scuri dall'uno
all'altra. "Sì ? Bene. Me ne compiaccio per voi. Che peccato, però,
che non ci siamo incontrati...". Sorrise. "Chains e io vi abbiamo
tanto cercati...".
Darla si chiese come potesse Chains riuscire ad
ostentare così superbamente il proprio abituale autocontrollo,
nonostante il marchio della passione su tutto il corpo e le mani
ancora smaniose che non lasciavano quelle di Angelus... "Allora sarà
per questo che Chains sembra così accalorata...Nel fervore della
ricerca, non dovete esservi fermati un solo istante...", commentò
freddamente.
"Ma chère...sei certa di esserti nutrita a
sufficienza ?", replicò Angelus sorridendo.
Esasperato da quel valzer di allusioni che,
conoscendo i danzatori, minacciava di trascinarsi all'infinito,
Spike si fece avanti. "Qualcuno di voi sa se Dru è rientrata ?".
"Non ci resta che scoprirlo...", intervenne
Chains assecondandolo. Si separò da Angelus, che indietreggiò,
spostandosi di lato e disse : " Prego, prima le signore", sbirciando
Darla.
Percorso l'atrio, i quattro vampiri risalirono
l'ampia scalinata marmorea che conduceva al piano superiore. Davanti
a tutti, Chains avvertiva gli sguardi degli altri sulla schiena.
Riusciva quasi a distinguerli : il più innocuo era quello di Spike,
che le passava attraverso, già proteso verso Drusilla e il desiderio
di ritrovare la familiarità delle sue braccia. Acuminato, invece,
quello di Darla, un misto di gelosia e frustrazione che graffiava
come unghie d'acciaio. E infine quello di Angelus, il più
penetrante, forse il più pericoloso, capace di scavarle dentro.
Con un certo sollievo, raggiunse la doppia porta
intarsiata della suite e la aprì senza bussare. Gli altri vampiri,
in un frusciare di gonne e mantelli, erano alle sue spalle.
"Dru ? Sei qui ?".
Sì, c'era. Riconobbero tutti il suo profumo.
Le finestre erano spalancate, il salotto
rischiarato dalle fiammelle di miriadi di candele, che il vento
faceva tremolare come piccoli, impazziti, spiriti di fuoco, e
Drusilla giaceva fra i cuscini gettati sul tappeto, accarezzando i
capelli biondissimi di un ragazzino che le teneva la testa sulle
ginocchia. Dal polso sinistro di lui colava sottile un rivolo di
sangue, quasi un lieve ricamo.
"Povero passerotto...Abbiamo giocato al gioco del
Carnevale...", sussurrò Drusilla. "Si era perso e io l'ho
ritrovato".
* 8 *
Spike fu il primo ad avanzare.
Tirò a sè Dru, la strinse al petto e le sollevò
il mento con due dita, scrutando fino in fondo ai suoi ipnotici
occhi viola. "Ti sei stancata troppo, amore. Coraggio, andiamo di
là", le sussurrò, con possessiva tenerezza.
"No", intervenne fermamente Angelus. "Rimanete".
Spike lo fissò duramente, gli occhi blu ormai
freddi. Dru era sua. Questa notte non avrebbe potuto...voluto...dividerla.
E Darla era altrettanto stanca, gelosa, furiosa...Per non parlare di
Chains: persino i suoi occhi parlavano del possesso subìto.
Angelus era invece prontissimo a mandare tutti al
diavolo. "Signore mie...l'alba è vicina. Arriverà in un lampo, se
non facciamo qualcosa per fermarla".
"Cos'hai in mente ?", si interessò Darla,
scalciando via, come un abito dismesso, gelosia ed ira, per tornare
ad essere la sua vera donna, l'instancabile compagna di giochi
perversi, quella che nulla e nessuno poteva scandalizzare o
commuovere o ferire. Oh...in questo era mille volte superiore
all'orgogliosa Chains ed alla folle Drusilla...Ed Angelus lo sapeva.
Doveva saperlo.
Lui la ricompensò con una breve carezza. "La mia
Darla...La mia incomparabile Darla".
Chains non disse nulla. Si avvicinò a Drusilla e
la liberò gentilmente dalle braccia di William. Lui non protestò,
gli occhi incupiti, la bella bocca morbida stretta in una lieve
smorfia di rabbia. Immobile, guardò Chains che abbracciava la sua
Dru, come fosse una bambina, privandola con gesti lenti e misurati
del sontuoso abito blu notte.
La vampira dai capelli rossi sciolse quelli neri
dell'altra, poi le prese un polso e lo morse. Il sangue di Drusilla
era inebriante, speziato. Lei rise. Per Chains, antica com'era, quel
sangue doveva risultare giovane e fresco come acqua di fonte...era
un onore concederglielo.
Angelus scavalcò il corpo del ragazzo esanime.
"Darla...lo affido a te", mormorò sorridendo. "Ho altro da fare".
Riuscendo in un solo movimento a ferire gli altri
tre vampiri, reclamò Drusilla : un cenno della mano, niente di più,
e lei venne al suo sire con un riso deliziato, dimenticando
chiunque. Paparino era sempre il suo preferito.
Darla si inginocchiò vicino al ragazzo. I grandi
occhi chiari di lui sembravano di vetro per la gran quantità di
sangue perso e per lo stupore. "Dio mio, chi siete ?", piagnucolò
con voce rotta.
"Dimentica Dio", gli rispose Darla, i denti
lucenti come perle nel suo volto perfetto. "E spogliati".
"No, io...". Il ragazzo lottò con tutto sè stesso
per rialzarsi, per fuggire da quelle perversioni, da quella follia.
Ma ricadde sui cuscini e lei, sorridendo, lo aiuto a togliersi di
dosso quel che ancora restava del suo sobrio abbigliamento da
seminarista.
Angelus rideva, mentre strappava meticoloso i
mutandoni di Drusilla e la faceva sdraiare sui morbidi tappeti, il
ventre premuto contro il pavimento. Lei girò il capo e lo fissò, di
sotto in su, gli occhi enigmatici, febbrili e ombreggiati dalle
ciglia nere. "Vieni di nuovo tra le mie braccia...", gli bisbigliò
canticchiando. "...ed abbandona il tuo corpo...".
Spike non stette a guardare. Sapeva che non
poteva sottrarre Drusilla a Angelus: ci aveva già provato, ed era
stato severamente punito. Più dallo sguardo estasiato di lei, che
dalle frustate di lui... Aveva già avuto Darla, quella notte, e non
desiderava implorare Chains di dargli più di quello che lei aveva
ritenuto opportuno concedergli.
Non restava che sfogare la propria furia sul
ragazzo.
"Cosa ne farai, mia signora ?", chiese a Darla
fissando entrambi con sguardo freddo.
"Chi lo sa...Lo decideremo all'alba", replicò lei
sbadigliando.
Chains li raggiunse e fece qualcosa di inatteso.
Tirò giù il corsetto di Darla, con forza, e con la punta delle dita
sfiorò il suo seno nudo, dai capezzoli dipinti come quelli delle
prostitute del settecento. Darla sollevò docilmente il capo fino ad
incontrare con i suoi brillanti occhi azzurri quelli, abbaglianti
nel loro fulgore verde e oro, dell'altra vampira.
Il ragazzo le fissò. Ora era nudo, e la sua
acerba virilità, accesa da quell'atmosfera sensuale e priva di
inibizioni, eppure carica di tensioni e malumori, lo tradì.
"Oh oh", esclamò Spike. "Non è ancora morto, a
quel che pare".
"No davvero", gli fece eco Darla, la voce
incrinata per il piacere procuratole dalla leggera, elusiva, carezza
di Chains.
Drusilla ansimò, e poi gemette, fino a gridare,
sotto l'assalto impietoso di Angelus. Quella notte lui aveva
riservato tutto sè stesso per Chains, le aveva dato il piacere più
segreto, quello più intenso. Ora, scopando la sua childe, dava
semplicemente una lezione a tutti, e questo lo faceva sentire bene,
potente, il capo del branco. Dru non stava ottenendo altro che la
sua forza, il suo sesso. Ma per lei bastava. Il suo paparino l'aveva
educata bene.
A Darla e Chains non sarebbe bastato. Angelus lo
sapeva bene e sorrise alle due dame, apparentemente impegnate nel
loro dolce téte-à-téte, in realtà incapaci di togliergli gli occhi
di dosso.
Spike, furioso, imitò Angelus e spinse il ragazzo
duramente, a pancia in giù sul pavimento. Affondò le zanne tra le
sue cosce e ne trasse sangue. Smise quasi subito: non ce n'era più
molto. Quella notte non era affatto andata come aveva sperato. Aveva
fatto a pugni, si era nutrito e aveva fatto sesso. Ed ancora non
bastava ... Non quando Angelus riusciva a far gridare Drusilla,
tirandola sadicamente per i capelli mentre la montava, sommergendola
dell'usuale mistura di tenerezza e crudeltà, quella che lei
conosceva così bene...e da cui, nonostante tutte le attenzioni di
William, ormai dipendeva...
No, non riusciva ad essere veramente soddisfatto.
Lo sarebbe mai stato ?
"Piano, amica mia", gemette Darla. "Stanotte sei
instancabile...".
Chains non sorrise. Era ancora completamente
vestita ed era l'unica. Darla giaceva sul tappeto, nuda, luccicante
di sudore, le gambe dischiuse, la testa e le membra leggere per il
suo tocco esperto.
Angelus era seduto ora in poltrona, con Dru ,
anch'essa completamente nuda, a cavalcioni su di lui, e le tirava la
punta dei seni facendole male. Osservavano entrambi, con interesse,
la scena dinnanzi a loro. Le raffinate crudeltà di Chains, che
segnavano la pelle perfetta di Darla ed il corpo magro e teso di
Spike, anche lui nudo, che violava quello giovane, quasi
adolescenziale, del giovane Ferrante, inebetito dalla perdita di
sangue, dal dolore della penetrazione e dal piacere selvaggio che il
vampiro dai capelli color sabbia gli stava procurando.
"Posso, mio signore ?", chiese Dru, mettendosi un
dito in bocca. "Ti...prego...".
Angelus sorrise. "Non sarai tutta indolenzita ?".
Erano ancora uniti.
"Lo sono", replicò lei lasciva. "E' questo il
bello ".
Angelus la fece sollevare e poi le diede un forte
sculaccione, che lasciò un'impronta rosata sul suo sederino candido.
"Se ne va in giro impettito come un pavone",
osservò Darla e poi scoppiò a ridere. Angelus era proprio così. Il
loro pavone. Avanzò nudo e bellissimo verso le sue due signore,
l'erezione ben in vista. Chains non disse nulla : si leccò le dita
ancora profumate degli umori di Darla e si allontanò un istante,
persa in uno dei suoi consueti silenzi. Nei suoi grandi occhi,
velati dall'intensità del ricordo di quanto era accaduto quella
notte con Angelus, nessuno riusciva a leggere alcunchè : Chains era
rinchiusa più che mai nel suo mondo privato.
Darla sorrise : come al solito, non portava
rancore. Lui si abbassò agilmente su di lei e la penetrò con
facilità. Era la prima volta, quella notte, e lei si tese attorno a
lui, permettendogli di assaporare tutte le deliziose differenze
della sua guaina rispetto a quelle di Drusilla. Le adorava entrambe.
Ma neanche a Darla, Angelus intendeva dare più di quanto aveva
concesso a Chains.
"Posso?", ripetè Drusilla, nuda e incantevole.
Spike la fissò con l'ombra di un risentimento, anche se sapeva,
aveva sempre saputo, che per lei Angelus veniva comunque al primo
posto. Ma, una volta di più, gli bruciava doverlo ammettere con se
stesso.
Si sollevò, anche lui pienamente eretto. Lei
ammirò come sempre il suo corpo nudo, così diverso da quello di
Angelus, eppure così singolarmente attraente, e si chinò sul
ragazzo.
Stupito e sconvolto, Ferrante sentì la
femminilità di lei che lo accoglieva. Era meraviglioso.
Era una follia. Era peccato...Era tutto ciò che
gli era stato insegnato ad odiare, a disprezzare. "Voi siete
demoni...", rantolò prossimo al collasso per il sangue perduto.
Spike rise, osservando compiaciuto Drusilla che
dondolava dolcemente a cavalcioni del ragazzo, facendolo penetrare
di più ad ogni movimento. "Presto lo sarai anche tu, se te ne
mostrerai degno", replicò. Spinse Dru contro Ferrante e la penetrò
da dietro. Lei gemette forte nel trovarsi così stretta tra i due,
piacevolmente invasa dal loro tocco e dai loro membri.
"Guarda!", esclamò Darla, con candore quasi
infantile. "Non è delizioso ?
Andiamo! Dobbiamo farlo anche noi. Il ragazzo
merita questo ed altro...prima di morire".
Angelus annuì, e aspettò, mostrando un raro
barlume di generosità, che Spike e Dru venissero, cosa che accadde
puntualmente e con dovizia di gemiti. Quindi Darla si sistemò tra i
cuscini ed attrasse tra le sue cosce doloranti il corpo martoriato
del ragazzo. Ferrante rabbrividì quando lei lo costrinse a
penetrarla, poi chiuse gli occhi, incapace di vedere ancora. Angelus
stava prendendo il posto che era già stato di Spike e prometteva di
non essere affatto più delicato...nè meno eccitante...
Chains tornò dopo un certo lasso di tempo e gettò
uno sguardo fuori della finestra, sul buio del Canal Grande.
Albeggiava ad est. E quel che restava della notte andava
sfilacciandosi, come le candele sparse per la suite, ridotte a
informi grumi di cera e sul punto di spegnersi.
Ferrante era ancora vivo, ancora per poco,
inginocchiato davanti ad Angelus, la bocca piena del suo membro, e
scontava quel suo personalissimo inferno.
Darla e Drusilla giacevano insieme, esauste, le
dita pigramente inserite l'una nell'intimità dell'altra. E William
era nudo, seduto alla scrivania, e scriveva. Scriveva di quella
notte, di promesse non mantenute, del sapore del sangue vergine,
dell'ennesimo rifiuto, dell'ennesima umiliazione. All'alba, come
d'abitudine, avrebbe bruciato tutto. Le sue poesie non erano
comunque granchè, anche se ad Angelus - sorpresa, sorpresa ! -
piacevano. Non sempre i gusti del vampiro erano ineccepibili,
evidentemente.
Dopo aver scritto a lungo, nel suo solito modo
febbrile, Spike si rialzò. Mentre Ferrante ancora succhiava,
terrore, eccitazione e lacrime sul volto, lui gli tirò il capo
all'indietro ed affondò le zanne nel suo collo.
I vampiri tacquero e si fermarono,
improvvisamente. Il rumore della vita che se ne andava non era mai
stato così forte e meritava un qualche tipo di rispetto. O forse
erano semplicemente troppo stanchi e disillusi...
Come per un tacito accordo, quando il ragazzo
finì sul tappeto, il collo macchiato di rosso, Angelus si lacerò un
polso con i denti e Wiliam sollevò la testa di Ferrante,
costringendolo a bere il vigoroso sangue del suo sire.
Non c'erano più angeli custodi accanto al giovane
seminarista, erano fuggiti tutti con un battito d'ali spezzate, come
un cuore che rallenta, mentre fuori il giorno stava per vincere
contro la notte.
* 9 *
No, non si poteva fermare l'alba.
Nonostante la vita presa a morsi, stuprata, per
illudersi di sentirla fluire davvero nelle vene, nonostante tutti i
peccati, i più efferati, i più fantasiosi e perversi, gettati in
faccia alla virtù, nonostante la morte e il sangue e la danza
sfrenata di Venezia, sgargiante e generosa come una prostituta...
L'alba non si poteva fermare. Non si poteva comprare o ingannare.
Inesorabile, sorse sul Mercoledì delle Ceneri e
fu di cenere anch'essa.
Una luce livida e malata, filtrata da uno strato
compatto di nubi grige, si insinuò nelle calli, sbirciò ai vetri
appannati di polvere e umidità e illuminò con disinteresse ciò che
restava del Carnevale e dei suoi eccessi. E restava poco o niente,
quel che in genere rimane dei peccati una volta compiuti, bruciati
in un attimo come incandescenti, folli fuochi d'artificio, che
lasciano dietro di sè soltanto anonimi, vuoti, monconi anneriti.
Inevitabile, venne l'alba della Quaresima, pudica
e pia nel mostrarsi velata di nuvolosa foschia. E quasi con
imbarazzo, forzò l'intimità deserta della suite sul Canal Grande,
posandosi qua e là su un cuscino o un mobile intarsiato. Anche qui,
dell'abominio, della prevaricazione, del piacere trasgressivo,
rimanevano scarse tracce, se non forse un senso generale di
disordine, un vago ma persistente odore di corpi e candele... E un
cadavere.
Adagiato nell'ombra, dove neppure il più audace
raggio di sole poteva raggiungerlo, un ragazzo biondo ed esile,
bello come una fanciulla, di nuovo al sicuro nel suo malconcio abito
di seminarista, con le mani unite in preghiera sul petto,
un'espressione finalmente distesa e rilassata sul volto.
Inarrestabile, l'alba pensò che dormisse e si
ritirò, tornando a planare in fiochi riverberi sull'acqua lenta e
stanca dei canali.
Ci avrebbe pensato il tramonto ad accogliere quel
nuovo, futuro, vampiro nelle fila dei peccatori senz'anima.
* FINE *
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