§ La donna in catene §

Scritto da : Franca (dreamhunter72@libero.it e frankab@tin.it)
Spoiler : direi nessuno
Pairing : Angel/Buffy e Angel/Chains
Rating : Pg13 per sicurezza
Timeline : 1997
Summary : Chains ha seguito Angel a Sunnydale, dove assiste al nascere dell'amore di lui per Buffy e ritrova un paio di vecchie conoscenze...
Disclaimer : Angel, gli altri personaggi e i fatti della prima stagione di Btvs appartengono a Whedon, Greenwalt, la WB, la ME, la FOX e quant'altri. Li uso senza il loro permesso ma non a scopo di lucro.Chains e Sylvain sono di mia creazione.
 

§ CAPITOLO NONO - 1997 §

§ LA TEORIA DELL'ADDIO §

 

§ Non è così facile come sembra §

Buffy- "Angel"

 

 

§ 1 §

Sunnydale, Stati Uniti

Allargai le braccia e i due vampiri che mi tenevano prigioniera - o perlomeno si stavano illudendo di farlo - si polverizzarono, avendo appena il tempo di stupirsi di quanto la morte potesse essere veloce. Qualcuno, nel buio agitato da chiaroscuri della cavità sotterranea, applaudì.

Mi sfuggì una smorfia. Che ci facevo lì ? Perchè ci ero venuta ?

Già...Che ci facevo a Sunnydale ?

Diamine, Sunnydale. Avevo odiato spontaneamente quel posto, non appena ci ero arrivata. Troppi adolescenti, troppe casette di marzapane. Tutto stucchevole e finto, come la glassa di una torta messa a cuocere giusto sopra la Bocca dell'Inferno. E come ciliegine, proprio in cima, a sguazzare in ricciolini di panna montata, Angel e la Cacciatrice.

Piccola, lei. Poco più di una bambina. Un broncio quasi perenne, il corpo sospeso nelle nebbie della pubertà. L'avevo cercata per prima, per studiarla e vederla combattere: e bisognava ammetterlo, per quanto acerba, risultava indubbiamente micidiale. Lo eravamo entrambe. E non potevo rischiare uno scontro. Le altre cacciatrici in cui mi ero imbattuta avevano subito compreso che non era il caso di misurarsi con me, ma questa...La caparbia piega di ostinazione della sua bocca mi suggeriva che non doveva essere un tipo particolarmente ragionevole.

In quanto ad Angel...Non avevo perso tempo a cercarlo, mi bastava sentirlo. E guardarlo da lontano. Da molto lontano. Sembrava così giovane, adesso, con i capelli tagliati corti e l'aria di chi è uno straniero dovunque... Solo, sempre bellissimo, mescolato costantemente all'ombra...E innamorato di lei. Della cacciatrice bambina. Ancora non mi spiegavo come mai, ma era così...Proprio così, maledizione.

Altri due vampiri mi attaccarono. Polverizzai anche quelli, continuando a chiedermi perchè accidenti mi fossi lasciata guidare dallo scellerato impulso di venire a Sunnydale...Perchè facevo ancora cose tanto stupide alla mia età ?

Di nuovo l'applauso compiaciuto, che rimbombò tetramente nel sottosuolo. Ok, adesso basta. Tutta quella polvere di vampiro cominciava a irritarmi la gola. "Ehi, Heinrich...Quanto deve durare questo giochino ? ".

"Finchè tu giocherai, mia cara. E' così...stimolante...osservarti...". Il Padrone camminava avanti e indietro, rilassato, con indosso una discutibile imitazione di un'uniforme nazista. "E' come se tu danzassi, quando uccidi...Sei sempre stata capace di dare la morte con eleganza...". Avanzò verso di me. " Ah...il mio Sylvain aveva buon gusto...".

Lo ascoltai, a braccia conserte. Heinrich Joseph Nest ... Era rimasto fondamentalmente lo stesso, con quel suo passo marziale, quel suo modo così teatrale di esprimersi e la fastidiosa pretesa di farsi chiamare Padrone. Tutti fronzoli fasulli, un ruolo recitato ad arte per plagiare i propri servi. Personalmente non mi aveva mai incantata, lo vedevo esattamete per quel che era, nient'altro che un vecchio vampiro megalomane, aggrappato al sogno del ritorno di un'epoca che era invece morta e definitivamente sepolta. Come lui.

"Heinrich...Tu mi deludi. Ti ho lasciato che comandavi l'Ordine di Aurelius e ti ritrovo qui, intrappolato come un idiota qualsiasi in una rete fogniaria , fedelmente accudito...", indicai la polvere a terra, "...dalla banda Bassotti...".

Mi voltai e feci un cenno con la testa alla ragazza bionda, immobile all'imboccatura di un tunnel. "Senza offesa, Darla...".

Oh, sì, Darla...Anche la mia vecchia compare era dei nostri. Tutti insieme appassionatamente in quel di Sunnyhell. Lei non ebbe alcuna reazione. Sospettavo che però non me la sarei cavata tanto a buon mercato...

Tornai a guardare il Padrone. Non appariva irritato. Gli ero sempre piaciuta troppo, fin da quando Sylvain mi aveva portata da lui. "Il momento è vicino, Chains. Risorgerò e dominerò. Tu lo hai capito, altrimenti non saresti qui...E potresti rimanere, stare al mio fianco. Il mondo finalmente tremerebbe di fronte alla tua potenza e alla tua bellezza. Diventeresti una regina".

"Sai qual è il tuo problema, Heinrich ?", replicai asciutta. "Hai il complesso della grandezza, come molti maschi. Sei convinto che il potere sia affascinante. Peccato che io non sia tanto banale...". Scandii con cura le parole. "I vampiri non hanno re o regine. Non hanno nemmeno un regno. Accettalo una buona volta e affronta il tuo declino senile con dignità".

La sua faccia da pipistrello non si scompose : lo eccitavano le donne che opponevano resistenza.

" Non è qui per unirsi a noi, mio signore. E' qui per lui", intervenne Darla, la voce flebile, insolitamente sottomessa. "Per Angel".

"Ah...Angel...", sospirò il Padrone, come se stesse odorando un profumo particolarmente gradevole. Mi fece uno dei suoi mostruosi sorrisi. "Ma lo vogliamo tutti, mia cara. Tutti lo desideriamo. Non c'è mai stato nessuno che lo eguagliasse, nè mai ci sarà...". Tese una mano dalle unghie appuntite verso il mio volto, senza potermi toccare, perchè mi ero fermata a un passo dalla barriera mistica che lo teneva segregato. "Dunque...resta con noi...Perseguiamo lo stesso scopo... La stella oscura di Angelus risplenderà nuovamente. Sarà tuo. Sarà nostro".

Scossi il capo. "...mhmm...No. Grazie. Non ho mai amato granchè le cose di gruppo. Sono un tipo solitario. E permettimi di dubitare che Angelus possa tornare a risplendere, soprattutto per te".

Quando mi mossi, alcuni dei vampiri che ci circondavano accennarono a sbarrarmi la strada, ma il Padrone li indusse a desistere con un'occhiata. "Lasciatela andare...Non avete idea di chi sia : vi ucciderebbe tutti...E poi quando sarò libero, avremo modo di riparlarne...Giusto, Chains ?".

Lo ritenevo altamente improbabile...Ma non bisogna distruggere le illusioni degli anziani. Ormai hanno solo quelle.

Infilai la mano nella tasca della giacca . "Dimenticavo, Heinrich...Tieni al guinzaglio i tuoi mastini e raccomanda loro di stare alla larga dalla sottoscritta...". Gli lanciai davanti agli stivali tredici anelli, tutti decorati dal simbolo del sole e delle tre stelle, l'emblema dell'Ordine di Aurelius. "Sono stanca di dover raccattare i loro ninnoli, dopo averli tolti di mezzo".

Uscii senza voltarmi, decisa. Ed esausta. E in collera. Che luogo tedioso, Sunnydale...

Sfiorai Darla, passandole accanto.

 

§ 2 §

La notte era fresca, in superficie. Uno dei pochi vantaggi, forse l'unico, di quell'ameno luogo : il buio non ferma Los Angeles, piuttosto la accende, come un esperto amante, mentre a Sunnydale tutto si addormentava, ritirandosi, nascondendosi, e la quiete notturna si trasformava in un lusso accessibile solo ai demoni e alle cacciatrici.

E a due navigate vampire che non si vedevano da diverse generazioni.

Rallentai il passo. Darla mi si affiancò. Bella. Bellissima. Luminosa ingannatrice.

"Finalmente", esclamai. "Credevo che non mi avresti più raggiunta...".

"Sono rimasta indietro per guardarti camminare", rispose. "Mi ha sempre affascinata il modo in cui cammini, così...noncurante. Come se non ti importasse dove stai andando e volessi semplicemente essere seguita. E aspettare di essere trovata".

"O aspettare di trovare", precisai. Le lanciai un'occhiata , soffermandomi sul suo cardigan, la camicetta candida e la gonnellina a pieghe. "Darla...Scusa ma devo dirtelo : questo tuo nuovo look liceale non ti si addice...".

Lei rise. "Sono una che si adegua alle mode, lo sai. E pare che ora il nostro prediletto le preferisca così...adolescenti e possibilmente vergini ". La sua voce si abbassò, allusiva, maligna. "O non l'hai notato ?".

Voleva provocarmi. Ormai il tempo di barare al gioco e imbrogliare le carte era passato.

"Dopo centocinquant'anni insieme a una puttana, è comprensibile, non trovi ?", replicai. Se i giochi erano finiti, non c'era più spazio nemmeno per la cortesia. Ora si trattava di sparare a zero.

E Darla aveva una buona mira. "Insieme. Ecco la parola chiave. Io sono stata la sua puttana, perlomeno. E tu ?". Si appoggiò languida al tronco di un albero, le piccole mani aperte a contatto con la corteccia, gli occhi di vetro chiaro fissi su di me. "Tu cosa sei stata, Chains ? Una curiosità ? Un giocattolino complicato, da smontare per scoprire com'è fatto dentro ?".

Un'ottima tiratrice. Mi aveva colpita solo di striscio, però : esistevano ricordi di Angelus che appartenevano soltanto alla mia memoria e che lei non poteva condividere nè sottrarmi. E comunque, tutto era relativo e ben poco importante, adesso. "Il passato non è che un'eco, Darla. Ritorna solo se tu continui a gridarlo. Il Flagello d'Europa, mio o tuo che fosse, se n'è andato. Il vampiro con l'anima, di oggi, è un altro, uno che non conosci ".

Sorrise, con quel suo candore squisitamente artificioso. "Oh, invece lo conosco...E conosco te, Chains ". Si protese in avanti, un'espressione di sfida. "Giocavi alla divinità, con lui, alla fredda statua altera, che si concedeva perchè le andava di farlo...Ma in realtà era solo una facciata per coprire la paura. Lo amavi. Lo hai sempre amato. Perdutamente. Follemente. Di quell'amore assoluto che forse solo un demone è in grado di provare. Gli umani, con i loro fragili cuori pulsanti, probabilmente ne morirebbero...".

Bersaglio centrato. In pieno petto. Quasi vacillai per l'onda d'urto. Amore... No...Non amore. Ignoravo addirittura cosa fosse. Non ero in grado di provarlo. E lei lo sapeva. Doveva saperlo.

Darla osservò divertita l'alternarsi di emozioni e dubbi sulla mia faccia. "Non l'hai mai voluto ammettere, già...La grande Chains, la signora misteriosa e invincibile, di tutti e di nessuno, miseramente battuta dall' incomprensibile amore...Un grosso sbaglio, amica mia. Io non ho mai avuto bisogno di amarlo. Ero la sua puttana, sì. Lui il mio adorato ragazzo. Sapevamo esattamente cosa eravamo l'uno per l'altra. L'amore non ci ha mai toccati. L'amore contamina, toglie lucidità, invece di concedere, prende. E finisci per perdere ciò che desideri, anzichè ottenerlo...". Inclinò la testa, sempre sorridendo, una gatta bionda e soddisfatta. "E adesso siete entrambi deboli. Tu, che lo segui ovunque senza avere il coraggio di avvicinarti. E lui, con la sua patetica infatuazione per la Cacciatrice".

Girò intorno all'albero, sbirciandomi come una ragazzina impertinente : dopotutto, quei vestiti non stonavano poi tanto su di lei... "E' sull'orlo, proprio in bilico", continuò, inesorabile. "Questo sentimento lo ha stordito. E' solo e arrabbiato. La Cacciatrice lo odia. Le ho fatto credere che lui abbia tentato di ucciderle la madre...Questa notte si cercheranno, così io li avrò, tutti e due. La vedrà morire e la sua morte gli spezzerà l'anima, la manderà in frantumi...". Fece un'altra leggera giravolta su se stessa, lasciando che la gonna a pieghe si sollevasse un pò troppo. "Il nostro angelo nero si risveglierà e sarà più cattivo di prima".

"Sembri così sicura...", mormorai. "Di tutto. Di me, di Angel, dell'amore...Così certa di conoscere i segreti di qualcosa che non ti ha mai toccata...". Le andai vicino, solo il tronco dell'albero fra noi. " Te lo ripeto, lui è un altro, ora. Stordito, sì, solo e arrabbiato. Ma potrebbe finire per convogliare queste emozioni in una direzione che non hai previsto. Potrebbe sorprenderti".

Darla si strinse nelle spalle. "Ho ottimi riflessi. E al contrario di te, non temo le sorprese".

Sospirai, annuendo. "Non me lo hai mai perdonato, vero ?".

Indietreggiò lievemente, sospettosa. "Cosa ?".

"In Cina...Ti avevo promesso di tornare prima del sorgere del sole. E non l'ho fatto. Non ti ho detto addio".

Questa volta ero stata io a centrare il bersaglio. O quasi. Lei accusò il colpo, ma si riprese in fretta. "Non eri tu a sostenere che la parola addio non è adatta a noi vampiri ? ". Si allontanò dall'albero , gli occhi gelidi. " E poi non ci si rammarica per aver perduto un gioiello falso".

Rise, prima di voltarmi le spalle. "Sono convinta che anche Angelus sarà dello stesso parere. Ha sempre detestato la bigiotteria".

La guardai dileguarsi nella tranquilla notte di Sunnydale. Una notte che mi sembrò improvvisamente fitta, densa, minacciosa.

Stai attenta, Darla, pensai, stai molto attenta...

 

§ 3 §

Non ho provato nulla alla morte del mio Sire, tranne il fastidio della sua polvere in gola. Il paletto è affondato facilmente nel suo corpo, con una cedevole semplicità che mi ha stupita. Era potente, era antico, come lo sono io ora, eppure la fine è giunta per lui come per tutti gli altri. In un istante.

E non ho sentito niente.

Ma sentii morire Darla. Ne fui certa, con assoluta e improvvisa chiarezza, ancora prima di avvicinarmi al locale chiamato Bronze. Nulla di preciso, solo un'onda fugace , una breve distorsione nella notte.

Non che fossi arrivata troppo tardi. Mi ero semplicemente mantenuta in disparte : non c'era posto per me tra una cacciatrice, un vampiro con l'anima e una vampira centenaria in cerca di rivalsa. Non appartenevo a quel gioco e non potevo fare nulla per nessuno di loro.

Vidi Angel andarsene per primo, ferito, ma non gravemente. Poi fu la volta di Buffy Summers e di quella buffa combriccola che la seguiva dovunque, composta dal suo Osservatore e dagli amichetti del cuore. Tutti illesi.

Ah, pensai, Darla...Ti ha uccisa lui, vero ?

Il tuo ragazzo... I migliori assassini sono sempre coloro che crediamo di conoscere.

Entrai nel locale buio. Lo scontro doveva essere stato veloce ma intenso, a giudicare da come era ridotto l'arredamento. C'era odore di polvere da sparo. E altra polvere, ben diversa, sul pavimento, in un ampio alone simile ad una bruciatura...

Mi chinai e soppesai con una mano gli esigui, impalpabili, resti della mia bionda, bellissima,spietata, compagna di avventure. "Secoli di esperienze, vittime, viaggi, sesso...E guarda a cosa ci riduciamo...Non siamo buoni nemmeno per i vermi...Solo polvere. Un soffio e via", sospirai alla figura che lentamente si era portata alle mie spalle. "Ciao, Angel".

"Ciao, Chains". La sua voce...Che strano udirla veramente, dopo averla tanto a lungo solo sognata.

"Che ci fai qui ?", domandai senza voltarmi. Non ero sicura d'essere pronta ad incrociare il suo sguardo, a ritrovarmelo così vicino. Già in quel momento, il mio corpo subiva una sorta di istintiva accelerazione verso il suo. Percepivo persino la profondità della sua ferita, nei pressi della spalla sinistra. Un colpo di pistola: la pallottola era fuoriuscita e si stava rimarginando. "Sei tornato sulla scena del crimine?".

"Sono qui perchè sapevo che ci saresti stata tu. E' da un pò che ti inseguo, ma sei difficile da raggiungere".

Mi irrigidii e ancora non mi voltai. "Perchè mi insegui ? Cosa vuoi ?".

I suoi pantaloni frusciarono leggermente. Era avanzato di un passo. Solo pochi centimetri ci separavano. "Ringraziarti. Per i vestiti. Anche per tutti quegli eleganti oggetti con cui ho potuto arredare l'appartamento. Hai sempre avuto un gran gusto".

Lasciai ricadere la polvere di Darla. Ne finì un pò sulle mie scarpe. Mi girai, stringendo i denti. E precipitai immediatamente dentro i suoi occhi. Una vertigine che cercai disperatamente di dissimulare. "Whistler...Quel bastardo. Mi aveva giurato di non dirtelo...".

Angel sorrise, il sorriso appena accennato e lievemente inclinato che era stato caratteristico anche di Angelus, quello che sfoggiava quando voleva farti capire che non lo stavi ingannando. "Chains...andiamo...Non prenderti gioco di me solo perchè ho un'anima. Whistler non ha avuto bisogno di dire nulla. Sui vestiti, sugli oggetti...c'era il tuo odore...Davvero credevi che non l'avrei riconosciuto ?".

Ingurgitai, attonita. Che razza di cretina. "Cento a zero per te", brontolai e feci per aggirarlo.

Lui mi sbarrò la strada. Il suo profumo di maschio mi avvolse. "Sei qui per me o per lei?", mi chiese.

Faticavo a cogliere il significato delle parole, la mia attenzione si focalizzava mio malgrado sulla sua bocca, sulla linea di quelle labbra che...Ripresi contegno. "Lei ? Lei chi ?". Poi una gelida consapevolezza, meglio di una doccia fredda. "Oooh...Lei. Wonder Buffy...".

Racimolai la forza necessaria per spingerlo di lato. Ignorando il brivido che mi percorse a quel fugace contatto , sollevai dignitosamente il mento. "Angel...andiamo...", dissi scimiottando il suo tono di poco prima. " Non prenderti gioco di me solo perchè non ho un'anima. Lo sai benissimo perchè sono qui... Ognuno ha la maledizione che si merita, giusto ?".

Nessuna reazione. Intorno ad Angel, alle sue emozioni, un muro invalicabile. Come già era accaduto in Cina, ogni vaga allusione al mio desiderio, lo spingeva a trincerarsi dietro un gelido, impenetrabile riserbo. Ciò che provavo lo infastidiva ? Oppure lo turbava ?

"Non scherzo, Chains.", mormorò infine. " Preferirei che tu e Buffy non vi incontraste".

Mi concessi una domanda oziosa. "Temi per la sua incolumità o per la mia ?".

Mi diede una risposta inquietante. "Non ne sono certo".

Seguì un silenzio troppo prolungato e improvvisamente mi assalì un'acuta, inspiegabile, dolceamara nostalgia di Darla, della sua bellezza vitale, del suo modo sempre allusivo di muoversi e riempire ogni stanza in cui entrasse... Della sua innata capacità di sdrammatizzare con leggiadra cattiveria ogni momento eterno come quello.

Senza parlare, andai a rovistare dietro il bancone del locale e , rimediato un bicchiere decente, lo riempii con ciò che rimaneva di lei. Non guardai Angel : speravo non ci fosse bisogno di spiegazioni.

E lui comprese. "Andiamo al porto", suggerì.

Ritornò il silenzio, perdurò. Ci accompagnò , saturo dei nostri reciproci pensieri, che andavano in opposte direzioni, per poi ricongiungersi, e si arrestò con noi, davanti al nero notturno dell'acqua. Attese paziente che lo spezzassimo.

Toccò a Angel. "Ora abbiamo ucciso entrambi il nostro sire". Contemplò l'oceano. "Come si chiamava il tuo ?".

"Sylvain. Un nome dolce da pronunciare, come quello di Darla ".

" E scommetto che tu l'hai ucciso guardandolo negli occhi ", continuò lui, la fronte aggrottata, le mani in tasca. " Io ho colpito Darla alle spalle".

"L'abbiamo colpita tutti alle spalle. E più di una volta", replicai. E rovesciai il bicchiere.

Darla, la prostituta, l'assassina, la spregiudicata, la ragazza che amava ridere e uccidere, con gli occhi di primavera e la pelle chiara come il mattino, scivolò via dal finto cristallo e turbinò brevemente nella brezza, in una danza leggera. Poi l'acqua se la prese.

"Addio", bisbigliai. Forse lo sussurrò anche Angel.

 

§ 4 §

La teoria dell'addio, così la definiva il mio sire. Sylvain sosteneva che l'addio è un concetto semplice, puro. La fine, il non ritorno, tabula rasa. Basta decidere di dirlo, decidere di pensarlo, decidere di accettarlo.

Se fosse stato davvero così facile... Peccato che per me l'addio fosse come un boomerang: lo lanciavo con tutte le mie forze, ma quello tornava sempre indietro...

Il Bronze era affollato di ragazzini rumorosi, impegnati nell'insidiosa battaglia con l'adolescenza, e mi sarebbe piaciuto bruciare l'intero locale fino alle fondamenta. Eppure, rimanevo, confusa tra la musica e il sudore. Perchè Angel era lì. E per vedere Buffy, ovviamente.

Li guardai cercarsi e trovarsi nella confusione, camminare l'uno verso l'altra e poi parlare, vicini, sempre più vicini, lui vestito di bianco e di nero, con il mio odore addosso, lei con al collo la croce che io stessa avevo scelto in una gioielleria di Los Angeles. Quando si baciarono, sentii una fitta all'altezza dello stomaco, un dolore acuto, rabbioso.

Quasi ne fui divertita. Nonostante la mia divorante passione, per decenni avevo diviso Angelus con Darla e Drusilla ed ora... Ora mi consumavo di gelosia per una sedicenne. Io...che sedici anni non li avevo nemmeno mai compiuti...Basta. Dovevo tentare per l'ennesima volta , decidermi a dirlo, a pensarlo, ad accettarlo. Dovevo strapparmi l'addio dalla carne e attendere che l'emoraggia mi dissanguasse misericordiosa.

Feci di certo male a qualcuno, mentre uscivo sgomitando, ma bramavo una briciola di spazio e fuori la grande notte mi accolse, col suo respiro rugiadoso, la sua mancanza di confini. Mi appoggiai ad un muro, le braccia conserte, il capo abbandonato all'indietro, gli occhi chiusi. Trattenerlo...Lasciarlo andare... All'infinito, quel ritornello nella mente...

"Sembra che tu abbia una brutta emicrania".

Sussultai e spalancai gli occhi. Angel era di fronte a me .

"Sono solo stanca...", mormorai , superata la sorpresa, immobile.

La sua camicia leggermente aperta lasciava intravedere l'ustione prodotta dalla croce, quando Buffy lo aveva baciato... Esilarante. La Cacciatrice, pur ignorando la mia esistenza, mi stava inviando un eloquente, inequivocabile messaggio : Angel era suo, ormai, marchiato dal mio stesso dono...

Mi misi a ridere, quasi di gusto. "Sono tanto, tanto stanca...".

Angel abbassò il mento, fissandomi. Sembrava consapevole di quanto, in quel modo, il suo sguardo risultasse, se possibile, più profondo. "Dovresti tornare a Los Angeles".

Ah, naturale... Non mi voleva intorno. Ero il passato. Un passato di sangue e perversioni da cancellare, soprattutto adesso, con un'immacolata paladina del bene pronta ad accoglierlo tra le sue innocenti braccia. Dopotutto riuscivo a capirlo. Anzi, agevolava le cose. Lasciarlo andare, dunque, lasciarlo a lei.

Bene. Ottimo. Deciso. Mi staccai dal muro, sistemandomi la giacca. Era comunque necessario uscire di scena con dignità. Con classe. "Non temere", dissi in tono piatto. "Sarò sparita prima dell'alba".

Lui annuì. "Vengo con te", aggiunse.

Il mio primo istinto fu quello di afferrarlo per il colletto della camicia e gridargli di ripeterlo...Mi limitai a un pacato : "Prego ?".

"Ho sbagliato tutto e bisogna che parli con Whistler", replicò, serio. "Bisogna che me ne vada di qui...".

" Scappi da lei...", puntualizzai vagamente delusa, ma anche...Beh, al diavolo, perchè no ?

Aggrottai la fronte. Vedevo già il boomerang dell'addio profilarsi all'orizzonte : un altro lancio andato a vuoto. "Chissà perchè, è una sensazione che mi risulta dannatamente familiare...".

Questo gli strappò un sorriso. E a me un lieve capogiro. "Con Buffy è finita", mi assicurò. "Le ho detto addio".

La sua disperata convinzione mi intenerì. Oh, se fosse stato davvero così facile... Ma non importava, per il momento. Anche se soltanto per una notte, per il tempo di un viaggio, Angel aveva detto addio alla Cacciatrice e se ne andava con me.

Un'illusione. Una bolla di sapone. Meglio di niente.

Lo presi sottobraccio. "Esiste una teoria sull'addio, lo sapevi ?".

E ci incamminammo nel buio, fianco a fianco.

 

n.b. : in inglese, "master" si può tradurre, oltre che con "maestro", anche con "padrone" e ho preferito usare quest'ultimo termine, semplicemente perchè mi piaceva di più!