§ CAPITOLO NONO - 1997 §
§ LA TEORIA DELL'ADDIO §
§ Non è così facile come sembra §
Buffy- "Angel"
§ 1 §
Sunnydale, Stati Uniti
Allargai le braccia e i due vampiri che mi tenevano prigioniera -
o perlomeno si stavano illudendo di farlo - si polverizzarono,
avendo appena il tempo di stupirsi di quanto la morte potesse essere
veloce. Qualcuno, nel buio agitato da chiaroscuri della cavità
sotterranea, applaudì.
Mi sfuggì una smorfia. Che ci facevo lì ? Perchè ci ero venuta ?
Già...Che ci facevo a Sunnydale ?
Diamine, Sunnydale. Avevo odiato spontaneamente quel posto, non
appena ci ero arrivata. Troppi adolescenti, troppe casette di
marzapane. Tutto stucchevole e finto, come la glassa di una torta
messa a cuocere giusto sopra la Bocca dell'Inferno. E come
ciliegine, proprio in cima, a sguazzare in ricciolini di panna
montata, Angel e la Cacciatrice.
Piccola, lei. Poco più di una bambina. Un broncio quasi perenne,
il corpo sospeso nelle nebbie della pubertà. L'avevo cercata per
prima, per studiarla e vederla combattere: e bisognava ammetterlo,
per quanto acerba, risultava indubbiamente micidiale. Lo eravamo
entrambe. E non potevo rischiare uno scontro. Le altre cacciatrici
in cui mi ero imbattuta avevano subito compreso che non era il caso
di misurarsi con me, ma questa...La caparbia piega di ostinazione
della sua bocca mi suggeriva che non doveva essere un tipo
particolarmente ragionevole.
In quanto ad Angel...Non avevo perso tempo a cercarlo, mi bastava
sentirlo. E guardarlo da lontano. Da molto lontano. Sembrava così
giovane, adesso, con i capelli tagliati corti e l'aria di chi è uno
straniero dovunque... Solo, sempre bellissimo, mescolato
costantemente all'ombra...E innamorato di lei. Della cacciatrice
bambina. Ancora non mi spiegavo come mai, ma era così...Proprio
così, maledizione.
Altri due vampiri mi attaccarono. Polverizzai anche quelli,
continuando a chiedermi perchè accidenti mi fossi lasciata guidare
dallo scellerato impulso di venire a Sunnydale...Perchè facevo
ancora cose tanto stupide alla mia età ?
Di nuovo l'applauso compiaciuto, che rimbombò tetramente nel
sottosuolo. Ok, adesso basta. Tutta quella polvere di vampiro
cominciava a irritarmi la gola. "Ehi, Heinrich...Quanto deve durare
questo giochino ? ".
"Finchè tu giocherai, mia cara. E' così...stimolante...osservarti...".
Il Padrone camminava avanti e indietro, rilassato, con indosso una
discutibile imitazione di un'uniforme nazista. "E' come se tu
danzassi, quando uccidi...Sei sempre stata capace di dare la morte
con eleganza...". Avanzò verso di me. " Ah...il mio Sylvain aveva
buon gusto...".
Lo ascoltai, a braccia conserte. Heinrich Joseph Nest ... Era
rimasto fondamentalmente lo stesso, con quel suo passo marziale,
quel suo modo così teatrale di esprimersi e la fastidiosa pretesa di
farsi chiamare Padrone. Tutti fronzoli fasulli, un ruolo recitato ad
arte per plagiare i propri servi. Personalmente non mi aveva mai
incantata, lo vedevo esattamete per quel che era, nient'altro che un
vecchio vampiro megalomane, aggrappato al sogno del ritorno di
un'epoca che era invece morta e definitivamente sepolta. Come lui.
"Heinrich...Tu mi deludi. Ti ho lasciato che comandavi l'Ordine
di Aurelius e ti ritrovo qui, intrappolato come un idiota qualsiasi
in una rete fogniaria , fedelmente accudito...", indicai la polvere
a terra, "...dalla banda Bassotti...".
Mi voltai e feci un cenno con la testa alla ragazza bionda,
immobile all'imboccatura di un tunnel. "Senza offesa, Darla...".
Oh, sì, Darla...Anche la mia vecchia compare era dei nostri.
Tutti insieme appassionatamente in quel di Sunnyhell. Lei non ebbe
alcuna reazione. Sospettavo che però non me la sarei cavata tanto a
buon mercato...
Tornai a guardare il Padrone. Non appariva irritato. Gli ero
sempre piaciuta troppo, fin da quando Sylvain mi aveva portata da
lui. "Il momento è vicino, Chains. Risorgerò e dominerò. Tu lo hai
capito, altrimenti non saresti qui...E potresti rimanere, stare al
mio fianco. Il mondo finalmente tremerebbe di fronte alla tua
potenza e alla tua bellezza. Diventeresti una regina".
"Sai qual è il tuo problema, Heinrich ?", replicai asciutta. "Hai
il complesso della grandezza, come molti maschi. Sei convinto che il
potere sia affascinante. Peccato che io non sia tanto banale...".
Scandii con cura le parole. "I vampiri non hanno re o regine. Non
hanno nemmeno un regno. Accettalo una buona volta e affronta il tuo
declino senile con dignità".
La sua faccia da pipistrello non si scompose : lo eccitavano le
donne che opponevano resistenza.
" Non è qui per unirsi a noi, mio signore. E' qui per lui",
intervenne Darla, la voce flebile, insolitamente sottomessa. "Per
Angel".
"Ah...Angel...", sospirò il Padrone, come se stesse odorando un
profumo particolarmente gradevole. Mi fece uno dei suoi mostruosi
sorrisi. "Ma lo vogliamo tutti, mia cara. Tutti lo desideriamo. Non
c'è mai stato nessuno che lo eguagliasse, nè mai ci sarà...". Tese
una mano dalle unghie appuntite verso il mio volto, senza potermi
toccare, perchè mi ero fermata a un passo dalla barriera mistica che
lo teneva segregato. "Dunque...resta con noi...Perseguiamo lo stesso
scopo... La stella oscura di Angelus risplenderà nuovamente. Sarà
tuo. Sarà nostro".
Scossi il capo. "...mhmm...No. Grazie. Non ho mai amato granchè
le cose di gruppo. Sono un tipo solitario. E permettimi di dubitare
che Angelus possa tornare a risplendere, soprattutto per te".
Quando mi mossi, alcuni dei vampiri che ci circondavano
accennarono a sbarrarmi la strada, ma il Padrone li indusse a
desistere con un'occhiata. "Lasciatela andare...Non avete idea di
chi sia : vi ucciderebbe tutti...E poi quando sarò libero, avremo
modo di riparlarne...Giusto, Chains ?".
Lo ritenevo altamente improbabile...Ma non bisogna distruggere le
illusioni degli anziani. Ormai hanno solo quelle.
Infilai la mano nella tasca della giacca . "Dimenticavo, Heinrich...Tieni
al guinzaglio i tuoi mastini e raccomanda loro di stare alla larga
dalla sottoscritta...". Gli lanciai davanti agli stivali tredici
anelli, tutti decorati dal simbolo del sole e delle tre stelle,
l'emblema dell'Ordine di Aurelius. "Sono stanca di dover raccattare
i loro ninnoli, dopo averli tolti di mezzo".
Uscii senza voltarmi, decisa. Ed esausta. E in collera. Che luogo
tedioso, Sunnydale...
Sfiorai Darla, passandole accanto.
§ 2 §
La notte era fresca, in superficie. Uno dei pochi vantaggi, forse
l'unico, di quell'ameno luogo : il buio non ferma Los Angeles,
piuttosto la accende, come un esperto amante, mentre a Sunnydale
tutto si addormentava, ritirandosi, nascondendosi, e la quiete
notturna si trasformava in un lusso accessibile solo ai demoni e
alle cacciatrici.
E a due navigate vampire che non si vedevano da diverse
generazioni.
Rallentai il passo. Darla mi si affiancò. Bella. Bellissima.
Luminosa ingannatrice.
"Finalmente", esclamai. "Credevo che non mi avresti più
raggiunta...".
"Sono rimasta indietro per guardarti camminare", rispose. "Mi ha
sempre affascinata il modo in cui cammini, così...noncurante. Come
se non ti importasse dove stai andando e volessi semplicemente
essere seguita. E aspettare di essere trovata".
"O aspettare di trovare", precisai. Le lanciai un'occhiata ,
soffermandomi sul suo cardigan, la camicetta candida e la gonnellina
a pieghe. "Darla...Scusa ma devo dirtelo : questo tuo nuovo look
liceale non ti si addice...".
Lei rise. "Sono una che si adegua alle mode, lo sai. E pare che
ora il nostro prediletto le preferisca così...adolescenti e
possibilmente vergini ". La sua voce si abbassò, allusiva, maligna.
"O non l'hai notato ?".
Voleva provocarmi. Ormai il tempo di barare al gioco e
imbrogliare le carte era passato.
"Dopo centocinquant'anni insieme a una puttana, è comprensibile,
non trovi ?", replicai. Se i giochi erano finiti, non c'era più
spazio nemmeno per la cortesia. Ora si trattava di sparare a zero.
E Darla aveva una buona mira. "Insieme. Ecco la parola chiave. Io
sono stata la sua puttana, perlomeno. E tu ?". Si appoggiò languida
al tronco di un albero, le piccole mani aperte a contatto con la
corteccia, gli occhi di vetro chiaro fissi su di me. "Tu cosa sei
stata, Chains ? Una curiosità ? Un giocattolino complicato, da
smontare per scoprire com'è fatto dentro ?".
Un'ottima tiratrice. Mi aveva colpita solo di striscio, però :
esistevano ricordi di Angelus che appartenevano soltanto alla mia
memoria e che lei non poteva condividere nè sottrarmi. E comunque,
tutto era relativo e ben poco importante, adesso. "Il passato non è
che un'eco, Darla. Ritorna solo se tu continui a gridarlo. Il
Flagello d'Europa, mio o tuo che fosse, se n'è andato. Il vampiro
con l'anima, di oggi, è un altro, uno che non conosci ".
Sorrise, con quel suo candore squisitamente artificioso. "Oh,
invece lo conosco...E conosco te, Chains ". Si protese in avanti,
un'espressione di sfida. "Giocavi alla divinità, con lui, alla
fredda statua altera, che si concedeva perchè le andava di farlo...Ma
in realtà era solo una facciata per coprire la paura. Lo amavi. Lo
hai sempre amato. Perdutamente. Follemente. Di quell'amore assoluto
che forse solo un demone è in grado di provare. Gli umani, con i
loro fragili cuori pulsanti, probabilmente ne morirebbero...".
Bersaglio centrato. In pieno petto. Quasi vacillai per l'onda
d'urto. Amore... No...Non amore. Ignoravo addirittura cosa fosse.
Non ero in grado di provarlo. E lei lo sapeva. Doveva saperlo.
Darla osservò divertita l'alternarsi di emozioni e dubbi sulla
mia faccia. "Non l'hai mai voluto ammettere, già...La grande Chains,
la signora misteriosa e invincibile, di tutti e di nessuno,
miseramente battuta dall' incomprensibile amore...Un grosso sbaglio,
amica mia. Io non ho mai avuto bisogno di amarlo. Ero la sua
puttana, sì. Lui il mio adorato ragazzo. Sapevamo esattamente cosa
eravamo l'uno per l'altra. L'amore non ci ha mai toccati. L'amore
contamina, toglie lucidità, invece di concedere, prende. E finisci
per perdere ciò che desideri, anzichè ottenerlo...". Inclinò la
testa, sempre sorridendo, una gatta bionda e soddisfatta. "E adesso
siete entrambi deboli. Tu, che lo segui ovunque senza avere il
coraggio di avvicinarti. E lui, con la sua patetica infatuazione per
la Cacciatrice".
Girò intorno all'albero, sbirciandomi come una ragazzina
impertinente : dopotutto, quei vestiti non stonavano poi tanto su di
lei... "E' sull'orlo, proprio in bilico", continuò, inesorabile.
"Questo sentimento lo ha stordito. E' solo e arrabbiato. La
Cacciatrice lo odia. Le ho fatto credere che lui abbia tentato di
ucciderle la madre...Questa notte si cercheranno, così io li avrò,
tutti e due. La vedrà morire e la sua morte gli spezzerà l'anima, la
manderà in frantumi...". Fece un'altra leggera giravolta su se
stessa, lasciando che la gonna a pieghe si sollevasse un pò troppo.
"Il nostro angelo nero si risveglierà e sarà più cattivo di prima".
"Sembri così sicura...", mormorai. "Di tutto. Di me, di Angel,
dell'amore...Così certa di conoscere i segreti di qualcosa che non
ti ha mai toccata...". Le andai vicino, solo il tronco dell'albero
fra noi. " Te lo ripeto, lui è un altro, ora. Stordito, sì, solo e
arrabbiato. Ma potrebbe finire per convogliare queste emozioni in
una direzione che non hai previsto. Potrebbe sorprenderti".
Darla si strinse nelle spalle. "Ho ottimi riflessi. E al
contrario di te, non temo le sorprese".
Sospirai, annuendo. "Non me lo hai mai perdonato, vero ?".
Indietreggiò lievemente, sospettosa. "Cosa ?".
"In Cina...Ti avevo promesso di tornare prima del sorgere del
sole. E non l'ho fatto. Non ti ho detto addio".
Questa volta ero stata io a centrare il bersaglio. O quasi. Lei
accusò il colpo, ma si riprese in fretta. "Non eri tu a sostenere
che la parola addio non è adatta a noi vampiri ? ". Si allontanò
dall'albero , gli occhi gelidi. " E poi non ci si rammarica per aver
perduto un gioiello falso".
Rise, prima di voltarmi le spalle. "Sono convinta che anche
Angelus sarà dello stesso parere. Ha sempre detestato la
bigiotteria".
La guardai dileguarsi nella tranquilla notte di Sunnydale. Una
notte che mi sembrò improvvisamente fitta, densa, minacciosa.
Stai attenta, Darla, pensai, stai molto attenta...
§ 3 §
Non ho provato nulla alla morte del mio Sire, tranne il fastidio
della sua polvere in gola. Il paletto è affondato facilmente nel suo
corpo, con una cedevole semplicità che mi ha stupita. Era potente,
era antico, come lo sono io ora, eppure la fine è giunta per lui
come per tutti gli altri. In un istante.
E non ho sentito niente.
Ma sentii morire Darla. Ne fui certa, con assoluta e improvvisa
chiarezza, ancora prima di avvicinarmi al locale chiamato Bronze.
Nulla di preciso, solo un'onda fugace , una breve distorsione nella
notte.
Non che fossi arrivata troppo tardi. Mi ero semplicemente
mantenuta in disparte : non c'era posto per me tra una cacciatrice,
un vampiro con l'anima e una vampira centenaria in cerca di rivalsa.
Non appartenevo a quel gioco e non potevo fare nulla per nessuno di
loro.
Vidi Angel andarsene per primo, ferito, ma non gravemente. Poi fu
la volta di Buffy Summers e di quella buffa combriccola che la
seguiva dovunque, composta dal suo Osservatore e dagli amichetti del
cuore. Tutti illesi.
Ah, pensai, Darla...Ti ha uccisa lui, vero ?
Il tuo ragazzo... I migliori assassini sono sempre coloro che
crediamo di conoscere.
Entrai nel locale buio. Lo scontro doveva essere stato veloce ma
intenso, a giudicare da come era ridotto l'arredamento. C'era odore
di polvere da sparo. E altra polvere, ben diversa, sul pavimento, in
un ampio alone simile ad una bruciatura...
Mi chinai e soppesai con una mano gli esigui, impalpabili, resti
della mia bionda, bellissima,spietata, compagna di avventure.
"Secoli di esperienze, vittime, viaggi, sesso...E guarda a cosa ci
riduciamo...Non siamo buoni nemmeno per i vermi...Solo polvere. Un
soffio e via", sospirai alla figura che lentamente si era portata
alle mie spalle. "Ciao, Angel".
"Ciao, Chains". La sua voce...Che strano udirla veramente, dopo
averla tanto a lungo solo sognata.
"Che ci fai qui ?", domandai senza voltarmi. Non ero sicura
d'essere pronta ad incrociare il suo sguardo, a ritrovarmelo così
vicino. Già in quel momento, il mio corpo subiva una sorta di
istintiva accelerazione verso il suo. Percepivo persino la
profondità della sua ferita, nei pressi della spalla sinistra. Un
colpo di pistola: la pallottola era fuoriuscita e si stava
rimarginando. "Sei tornato sulla scena del crimine?".
"Sono qui perchè sapevo che ci saresti stata tu. E' da un pò che
ti inseguo, ma sei difficile da raggiungere".
Mi irrigidii e ancora non mi voltai. "Perchè mi insegui ? Cosa
vuoi ?".
I suoi pantaloni frusciarono leggermente. Era avanzato di un
passo. Solo pochi centimetri ci separavano. "Ringraziarti. Per i
vestiti. Anche per tutti quegli eleganti oggetti con cui ho potuto
arredare l'appartamento. Hai sempre avuto un gran gusto".
Lasciai ricadere la polvere di Darla. Ne finì un pò sulle mie
scarpe. Mi girai, stringendo i denti. E precipitai immediatamente
dentro i suoi occhi. Una vertigine che cercai disperatamente di
dissimulare. "Whistler...Quel bastardo. Mi aveva giurato di non
dirtelo...".
Angel sorrise, il sorriso appena accennato e lievemente inclinato
che era stato caratteristico anche di Angelus, quello che sfoggiava
quando voleva farti capire che non lo stavi ingannando. "Chains...andiamo...Non
prenderti gioco di me solo perchè ho un'anima. Whistler non ha avuto
bisogno di dire nulla. Sui vestiti, sugli oggetti...c'era il tuo
odore...Davvero credevi che non l'avrei riconosciuto ?".
Ingurgitai, attonita. Che razza di cretina. "Cento a zero per
te", brontolai e feci per aggirarlo.
Lui mi sbarrò la strada. Il suo profumo di maschio mi avvolse.
"Sei qui per me o per lei?", mi chiese.
Faticavo a cogliere il significato delle parole, la mia
attenzione si focalizzava mio malgrado sulla sua bocca, sulla linea
di quelle labbra che...Ripresi contegno. "Lei ? Lei chi ?". Poi una
gelida consapevolezza, meglio di una doccia fredda. "Oooh...Lei.
Wonder Buffy...".
Racimolai la forza necessaria per spingerlo di lato. Ignorando il
brivido che mi percorse a quel fugace contatto , sollevai
dignitosamente il mento. "Angel...andiamo...", dissi scimiottando il
suo tono di poco prima. " Non prenderti gioco di me solo perchè non
ho un'anima. Lo sai benissimo perchè sono qui... Ognuno ha la
maledizione che si merita, giusto ?".
Nessuna reazione. Intorno ad Angel, alle sue emozioni, un muro
invalicabile. Come già era accaduto in Cina, ogni vaga allusione al
mio desiderio, lo spingeva a trincerarsi dietro un gelido,
impenetrabile riserbo. Ciò che provavo lo infastidiva ? Oppure lo
turbava ?
"Non scherzo, Chains.", mormorò infine. " Preferirei che tu e
Buffy non vi incontraste".
Mi concessi una domanda oziosa. "Temi per la sua incolumità o per
la mia ?".
Mi diede una risposta inquietante. "Non ne sono certo".
Seguì un silenzio troppo prolungato e improvvisamente mi assalì
un'acuta, inspiegabile, dolceamara nostalgia di Darla, della sua
bellezza vitale, del suo modo sempre allusivo di muoversi e riempire
ogni stanza in cui entrasse... Della sua innata capacità di
sdrammatizzare con leggiadra cattiveria ogni momento eterno come
quello.
Senza parlare, andai a rovistare dietro il bancone del locale e ,
rimediato un bicchiere decente, lo riempii con ciò che rimaneva di
lei. Non guardai Angel : speravo non ci fosse bisogno di
spiegazioni.
E lui comprese. "Andiamo al porto", suggerì.
Ritornò il silenzio, perdurò. Ci accompagnò , saturo dei nostri
reciproci pensieri, che andavano in opposte direzioni, per poi
ricongiungersi, e si arrestò con noi, davanti al nero notturno
dell'acqua. Attese paziente che lo spezzassimo.
Toccò a Angel. "Ora abbiamo ucciso entrambi il nostro sire".
Contemplò l'oceano. "Come si chiamava il tuo ?".
"Sylvain. Un nome dolce da pronunciare, come quello di Darla ".
" E scommetto che tu l'hai ucciso guardandolo negli occhi ",
continuò lui, la fronte aggrottata, le mani in tasca. " Io ho
colpito Darla alle spalle".
"L'abbiamo colpita tutti alle spalle. E più di una volta",
replicai. E rovesciai il bicchiere.
Darla, la prostituta, l'assassina, la spregiudicata, la ragazza
che amava ridere e uccidere, con gli occhi di primavera e la pelle
chiara come il mattino, scivolò via dal finto cristallo e turbinò
brevemente nella brezza, in una danza leggera. Poi l'acqua se la
prese.
"Addio", bisbigliai. Forse lo sussurrò anche Angel.
§ 4 §
La teoria dell'addio, così la definiva il mio sire. Sylvain
sosteneva che l'addio è un concetto semplice, puro. La fine, il non
ritorno, tabula rasa. Basta decidere di dirlo, decidere di pensarlo,
decidere di accettarlo.
Se fosse stato davvero così facile... Peccato che per me l'addio
fosse come un boomerang: lo lanciavo con tutte le mie forze, ma
quello tornava sempre indietro...
Il Bronze era affollato di ragazzini rumorosi, impegnati
nell'insidiosa battaglia con l'adolescenza, e mi sarebbe piaciuto
bruciare l'intero locale fino alle fondamenta. Eppure, rimanevo,
confusa tra la musica e il sudore. Perchè Angel era lì. E per vedere
Buffy, ovviamente.
Li guardai cercarsi e trovarsi nella confusione, camminare l'uno
verso l'altra e poi parlare, vicini, sempre più vicini, lui vestito
di bianco e di nero, con il mio odore addosso, lei con al collo la
croce che io stessa avevo scelto in una gioielleria di Los Angeles.
Quando si baciarono, sentii una fitta all'altezza dello stomaco, un
dolore acuto, rabbioso.
Quasi ne fui divertita. Nonostante la mia divorante passione, per
decenni avevo diviso Angelus con Darla e Drusilla ed ora... Ora mi
consumavo di gelosia per una sedicenne. Io...che sedici anni non li
avevo nemmeno mai compiuti...Basta. Dovevo tentare per l'ennesima
volta , decidermi a dirlo, a pensarlo, ad accettarlo. Dovevo
strapparmi l'addio dalla carne e attendere che l'emoraggia mi
dissanguasse misericordiosa.
Feci di certo male a qualcuno, mentre uscivo sgomitando, ma
bramavo una briciola di spazio e fuori la grande notte mi accolse,
col suo respiro rugiadoso, la sua mancanza di confini. Mi appoggiai
ad un muro, le braccia conserte, il capo abbandonato all'indietro,
gli occhi chiusi. Trattenerlo...Lasciarlo andare... All'infinito,
quel ritornello nella mente...
"Sembra che tu abbia una brutta emicrania".
Sussultai e spalancai gli occhi. Angel era di fronte a me .
"Sono solo stanca...", mormorai , superata la sorpresa, immobile.
La sua camicia leggermente aperta lasciava intravedere l'ustione
prodotta dalla croce, quando Buffy lo aveva baciato... Esilarante.
La Cacciatrice, pur ignorando la mia esistenza, mi stava inviando un
eloquente, inequivocabile messaggio : Angel era suo, ormai,
marchiato dal mio stesso dono...
Mi misi a ridere, quasi di gusto. "Sono tanto, tanto stanca...".
Angel abbassò il mento, fissandomi. Sembrava consapevole di
quanto, in quel modo, il suo sguardo risultasse, se possibile, più
profondo. "Dovresti tornare a Los Angeles".
Ah, naturale... Non mi voleva intorno. Ero il passato. Un passato
di sangue e perversioni da cancellare, soprattutto adesso, con
un'immacolata paladina del bene pronta ad accoglierlo tra le sue
innocenti braccia. Dopotutto riuscivo a capirlo. Anzi, agevolava le
cose. Lasciarlo andare, dunque, lasciarlo a lei.
Bene. Ottimo. Deciso. Mi staccai dal muro, sistemandomi la
giacca. Era comunque necessario uscire di scena con dignità. Con
classe. "Non temere", dissi in tono piatto. "Sarò sparita prima
dell'alba".
Lui annuì. "Vengo con te", aggiunse.
Il mio primo istinto fu quello di afferrarlo per il colletto
della camicia e gridargli di ripeterlo...Mi limitai a un pacato :
"Prego ?".
"Ho sbagliato tutto e bisogna che parli con Whistler", replicò,
serio. "Bisogna che me ne vada di qui...".
" Scappi da lei...", puntualizzai vagamente delusa, ma anche...Beh,
al diavolo, perchè no ?
Aggrottai la fronte. Vedevo già il boomerang dell'addio
profilarsi all'orizzonte : un altro lancio andato a vuoto. "Chissà
perchè, è una sensazione che mi risulta dannatamente familiare...".
Questo gli strappò un sorriso. E a me un lieve capogiro. "Con
Buffy è finita", mi assicurò. "Le ho detto addio".
La sua disperata convinzione mi intenerì. Oh, se fosse stato
davvero così facile... Ma non importava, per il momento. Anche se
soltanto per una notte, per il tempo di un viaggio, Angel aveva
detto addio alla Cacciatrice e se ne andava con me.
Un'illusione. Una bolla di sapone. Meglio di niente.
Lo presi sottobraccio. "Esiste una teoria sull'addio, lo sapevi
?".
E ci incamminammo nel buio, fianco a fianco.
n.b. : in inglese, "master" si può tradurre, oltre che con
"maestro", anche con "padrone" e ho preferito usare quest'ultimo
termine, semplicemente perchè mi piaceva di più!
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