Proverò almeno a cominciare
dall'inizio.
Agatha Christie
Sunnydale, settembre 1996
Buffy Summers aprì la porta dell'ufficio del preside, e
timidamente entrò. C'era già un'altra ragazza seduta di fronte alla
scrivania del signor Flutie. Buffy rimase un po' a guardarla: aveva
i capelli neri e lisci, lunghi poco più delle spalle, portati
semplicemente sciolti, con la scriminatura al centro. Quando lei
aveva aperto la porta, la ragazza si era voltata a guardarla, e le
aveva sorriso. Un sorriso amichevole e simpatico. Aveva un non so
che di esotico, che Buffy non riusciva a decifrare. Forse era perché
aveva una carnagione molto chiara, per nulla abbronzata, cosa
piuttosto insolita per un californiano. Nel viso così bianco
risaltavano due grandi occhi verdi.
"Buffy Summers?", la voce del preside la distolse dai suoi
pensieri.
"Sì, sono io"
"Siediti, prego! Questa è Silvia Corrigan. Si è da poco
trasferita in America. Proviene dall'Europa."
<Ecco cos'aveva di "esotico"! Un'europea!>
"Anche per lei oggi è il primo giorno nella nostra scuola!
Silvia, ti presento Buffy Summers. Lei viene da Los Angeles."
"Piacere di conoscerti." Buffy le aveva teso la mano, e la
ragazza aveva risposto con una stretta forte e decisa: "Piacere
mio!". Buffy si sedette sulla sedia accanto alla ragazza, mentre il
preside continuava a parlare.
"Allora, Silvia, mi stavi spiegando che il tuo nome si scrive..."
sfogliò rapidamente i documenti che aveva in mano.
"Si scrive con una semplice I al posto della Y, perché è
italiano. Se pronuncia allo stesso modo, però si scrive
diversamente."
"Sì, giusto, un nome italiano perché tua madre era italiana,
vero?" disse il preside trionfante per aver trovato le informazioni
che cercava sul fascicolo della ragazza.
"Esatto. Mia madre è morta quando sono nata, e io porto il suo
nome. Sono stata cresciuta da dei parenti in Irlanda. Poi anche
questi parenti sono morti, e a me è rimasto solo mio fratello.
Perciò, quando lui ha deciso di venire negli Stati Uniti, io sono
venuta con lui."
"E... scusa se mi permetto... Tuo padre?"
"Mio padre è ancora in Europa, credo. Non si è mai interessato
dei suoi figli. Sa, è una storia lunga e triste. Mio fratello è
tutta la mia famiglia, ora. È lui che si prende cura di me."
"Capisco..." il signor Flutie annuiva significativamente. Buffy
era incuriosita da quella ragazza. Aveva parlato con tono quasi
indifferente, come se non le importasse molto delle cose che
raccontava. Tranne l'ultima frase, quando aveva parlato del
fratello.
"La signorina Summers, Buffy, non viene invece da così lontano,
vero?" il preside si era ora rivolto a lei, prendendo in mano i suoi
documenti scolastici: "È arrivata qui dalla Hemery High School di
Los Angeles. Interessante carriera scolastica..." strappò il foglio
che stava leggendo in quattro pezzi. "Benvenuta a Sunnydale! Come
stavo dicendo prima anche a Silvia, qui sarà tutto come nuovo, Buffy.
Quello che è stato è stato. Noi non siamo interessati a cosa dicono
su un pezzo di carta, anche se dice..." dette una scorsa al foglio:
"Whoa!"
"Signor Flutie..." provò a dire Buffy.
"Tutti i ragazzi qui sono liberi di chiamarmi Bo."
B"Bob..."
"Ma non lo fanno." il preside cominciò a riattaccare col nastro
adesivo il foglio strappato.
"Lo so che i miei trascorsi sono un po'... coloriti." tentò di
difendersi la ragazza.
"Pensi, uh, che 'coloriti' sia la parola giusta?"
"Bè, ecco..."
"Hai incendiato la palestra!"
Buffy sarebbe voluta sprofondare. E non c'era niente che potesse
dire a sua discolpa: l'aveva fatto davvero, aveva veramente dato
fuoco alla palestra! Ma come poteva spiegare che era piena di
vampiri? Aveva appena conosciuto una potenziale amica, e
probabilmente l'aveva già persa. Alzò lo sguardo verso Silvia, e
vide che lei non aveva mutato espressione: le sorrideva nello stesso
modo gentile di prima. Non sembrava per nulla sconvolta dalle
rivelazioni dl preside.
Il signor Flutie, invece era alquanto scombussolato, anche se
tentava di mostrarsi tollerante: "Buffy, non ti preoccupare. In
qualsiasi altra scuola avrebbero detto 'attenta a dove metti i
piedi', o 'ti teniamo d'occhio'... ma, questa non è per niente
l'abitudine che abbiamo *qui*. Noi vogliamo venire incontro alle
vostre esigenze, e aiutarvi a rispettare le nostre esigenze. E se le
vostre esigenze e le nostre esigenze non concordano..." posò il
foglio malamente riparato di nuovo nel fascicolo di Buffy e lo
chiuse con un colpo. Al suono della campanella il preside le congedò
entrambe. Le due ragazze uscirono insieme dall'ufficio.
Buffy era nervosa, avrebbe voluto spiegare alla sua nuova (e
prima!) amica la situazione, ma era ora di entrare in classe, nei
corridoi tutti i ritardatari si affrettavano.
"Io ho lezione di scienze, e tu?", le chiese Silvia.
"I... io di storia!" le rispose Buffy, mentre frugava dentro la
sua borsa, continuando a camminare. Una ragazza la urtò passandole
accanto, e il contenuto della borsa si rovesciò a terra.
"Oh! Scusa!" esclamò Buffy <Ci mancava anche questa!>
Si accovacciò per raccogliere in fretta le sue cose, e Silvia si
mise ad aiutarla. Poco lontano un ragazzo aveva assistito alla
scena, e accorse subito ad aiutare le due ragazze. Timidamente
cercava di attaccare discorso con loro: evidentemente due nuove
studentesse in un giorno solo erano un evento davvero eccezionale al
Liceo di Sunnydale, tutti dovevano esserne al corrente.
Si presentò come Xander, e in solo poche frasi riuscì a fare due
o tre brutte figure, esordendo con un "Posso avervi?" invece di
"Posso aiutarvi?".
Quando gli oggetti di Buffy furono nuovamente tutti nella sua
borsa, lei ringraziò il ragazzo per l'aiuto, e si incamminò con
Silvia per il corridoio.
Xander, impacciato, cercò di continuare la conversazione: "Bene,
uh, forse ci vedremo qui intorno... forse... a scuola... visto che
noi... tutti e tre... veniamo qui."
"Certo!" esclamò Silvia "È stato un piacere conoscerti."
"Sì, un vero piacere", le fece eco Buffy. Poi si affrettarono
verso le aule.
Il ragazzo rimase a guardarle, e mormorò irritato tra sé e sé:
"'Tutti e tre veniamo qui a scuola'. Davvero molto intelligente. Per
niente patetico!"
Buffy riuscì finalmente a trovare l'aula di storia. La lezione
non era particolarmente interessante, ma la ragazza prestava lo
stesso molta attenzione e prendeva appunti.
Riuscì anche a fare amicizia con Cordelia, la ragazza seduta
vicino a lei, che la invitò ad una festa al Bronze, il locale
preferito (l'unico?) dai ragazzi di Sunnydale.
Più tardi conobbe anche Willow, un'amica di Xander, molto brava
nei compiti, che si offrì di aiutarla
La giornata proseguì tranquillamente per Buffy, con un unico neo:
il bibliotecario della scuola, Rupert Giles, si rivelò essere il suo
nuovo osservatore.
La cacciatrice pensava di essersi finalmente liberata dai
vampiri, dopo quell'ultimo scontro nella sua vecchia scuola che le
era costato l'espulsione, mentre ora ci si ritrovava di nuovo in
mezzo.
Ma gli incontri non erano finiti per lei. Mentre si recava alla
festa, quella sera, si accorse di essere seguita. Forse un altro
vampiro.
Con facilità la cacciatrice lo atterrò, tenendolo fermo con un
piede sul torace. Era un ragazzo, anche piuttosto carino, non poté
fare a meno di notare.
"Perché mi stai seguendo?", gli chiese.
"Lo so cosa stai pensando. Non preoccuparti, non mordo", le
rispose lo sconosciuto.
Buffy dubbiosa lo lasciò andare: "Che cosa vuoi?"
"La stessa cosa che vuoi tu."
"Okay. Cosa voglio?"
"Ucciderli. Ucciderli tutti."
"Mi dispiace, hai sbagliato! Io voglio essere lasciata sola!"
fece per andarsene, ma lui la richiamò dicendole: "Pensi davvero di
poterlo ancora fare? Sei sulla Bocca dell'Inferno. E sta per essere
aperta."
Buffy si fermò, e si voltò a guardarlo negli occhi.
Certo qualcuno che la pedinava di nascosto non ispirava
all'istante fiducia, ma lei non riusciva davvero a considerarlo
pericoloso.
Lui tirò fuori dalla tasca una piccola scatola.
"Non voltare le spalle a questo", le disse: "Devi essere pronta."
"Per cosa?"
"Per il Raccolto."
"Chi sei?"
"Te l'ho detto... sono un amico."
Il misterioso sconosciuto si allontanò, lasciando Buffy alquanto
interdetta. Non aveva idea di chi fosse, ma sentiva di potersi
fidare.
Aprì la scatoletta che lui le aveva dato, e trovò una catenina
con una croce d'argento.
"Sono un amico", aveva detto. Il suo istinto le disse che
l'avrebbe rivisto presto. Anche se non immaginava minimamente quanto
questo sconosciuto avrebbe segnato la sua vita.
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