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Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,
conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,
e so invocar e non darmi la morte.
(Ugo Foscolo)
PRIMA PARTE
Confronti
« Non so perché ma direi che c’è una nuova cacciatrice in città. »
(Oz, “Faith, Hope and Trick”)
19 ottobre 1998
Silvia era sdraiata sull’erba. Guardava il cielo farsi sempre più
scuro. Era il tramonto. Apparve Venere. < La dea dell’amore >,
pensò. E per associazione la sua mente volò a Spike. Ma i suoi
pensieri non dovettero andare molto lontano: il vampiro era in
piedi, lì, vicino a lei. Silvia gli sorrise: « Sei in ritardo »,
disse con dolcezza. Spike rimaneva serio e muto. Si sedette accanto
a lei, con un braccio appoggiato alla gamba piegata. Non la
guardava. Silvia si tirò su a sedere: « Sei arrabbiato con me? »,
gli chiese. Il vampiro annuì.
« Be’, sappi che la cosa è reciproca. » Il tono di Silvia era sempre
dolce, e lo sguardo sereno, nonostante le parole.
Finalmente Spike si voltò a guardarla, e finalmente parlò: « Non
puoi dare la colpa a me. Sei solo tu la colpevole. »
« Lo so », disse soltanto lei, e iniziò a piangere silenziosamente.
Spike rimase a guardarla, sempre con la stessa impassibile
espressione. Poi sbuffò, e si alzò per andarsene. Alle lacrime
silenziose di Silvia, presto si aggiunsero i singhiozzi, e la
ragazza si prese il volto tra le mani. Pianse per un tempo che le
sembrò molto lungo. Poi qualcuno le prese i polsi, e dolcemente le
allontanò le mani. La ragazza aprì gli occhi e vide Spike. Smise di
piangere, e il vampiro le asciugò delicatamente le lacrime che
ancora le bagnavano il viso. Sorrise, stavolta, e Silvia si perse
nei suoi occhi. Poi lui la baciò.
Si sdraiarono entrambi sul prato, abbracciati, e rimasero a guardare
le stelle.
Silvia chiuse gli occhi, poggiando la testa sulla spalla di Spike.
Si sentiva così tranquilla… senza un solo problema al mondo. Riaprì
gli occhi, e si trovò a fissare il soffitto. Era a casa sua, nel suo
letto.
Guardò la sveglia sul comodino. Le 10 e 37. Ancora. Mancavano così
tante ore al tramonto, alla caccia…
Comunque si alzò. Non voleva riaddormentarsi, non voleva sognare di
nuovo Spike. E le poche volte che non era Spike, si trattava di
Angel. Non ne poteva più.
< Forse dovrei cercarmi un lavoro >, pensò. < Almeno avrei un modo
per occupare le giornate! >
Biblioteca del Liceo di Sunnydale, qualche ora dopo.
« Ehm, forse dovrei presentarvi di nuovo. Faith, questo è Giles! »
« L’ho visto. Se avessi saputo che era così giovane e carino, avrei
richiesto un trasferimento! »
Buffy era disgustata: « Okay, alzate la mano se.. “bleah”! ». Xander
subito la imitò nel gesto.
« Bene, lasciando da parte per il momento la questione della mia
giovinezza e avvenenza, direi che è una fortuna che Faith sia
arrivata proprio ora! »
Silvia sorrise. Giles stava spiegando dei nuovi omicidi avvenuti in
città, ma lei non lo ascoltava, era distratta dai suoi pensieri:
aveva notato quanto a Buffy avessero dato fastidio quei commenti sul
*suo* osservatore, e questo la faceva sorridere. Povera Buffy, la
nuova cacciatrice proprio non le piaceva! Più che comprensibile,
però: si sentiva minacciata. Era da poco tornata a riprendersi la
sua vita, ed ecco che un’intrusa sembrava venuta apposta per
appropriarsene. Aveva conquistato i suoi amici, trattava Giles con
familiarità…
Ma a lei Faith piaceva. Era strafottente e piena di sé un tantino al
di sopra del sopportabile, ma tutto sommato le era simpatica.
Restava da vedere però se la simpatia era reciproca: non le aveva
ancora detto di essere una dampyr. Voleva parlarle al più presto,
non commettere lo stesso errore che aveva fatto con Buffy, però non
riusciva a trovare l’occasione giusta.
< Sì, adesso glielo dico… magari aspetto che siamo sole, però…
oppure potrei dirglielo stasera… oppure potrei aspettare domani…
oddio, ma devo dirglielo per forza? >
20 ottobre, sera tardi.
Le strade erano silenziose, nessun vampiro in giro… le cacciatrici
potevano rilassarsi un po’ dopo la lotta con Kakistos. Camminavano
insieme senza parlare. Buffy voleva dire qualcosa, ma non trovava le
parole per cominciare. All’improvviso però sentirono dei passi in
corsa dirigersi verso di loro: una vittima in fuga? Nonostante la
stanchezza, scambiandosi solo uno sguardo d’intesa, si prepararono
alla lotta, ma leggermente in ritardo, perché non fecero in tempo ad
evitare la furia che, girato l’angolo, le travolse in pieno,
mandando Faith a terra.
« Oh, siete qui! Scusa, Faith! », disse Silvia alzandosi velocemente
ed aiutando la cacciatrice che aveva atterrato a fare altrettanto.
« Vi stavo cerando! », continuò la dampyr: « Ho saputo di Kakistos…
ma perché non mi avvertite quando ci sono certe emergenze? Ok, un
po’ la colpa è mia, dovrei essere più presente alle riunioni in
Biblioteca, e anche alla ronda, ma eravate in due, non pensavo ci
fosse bisogno di me, però Kakistos… »
« Non ti preoccupare, Silvia, l’abbiamo sconfitto. », le spiego
Buffy.
« Oh… be’, meno male! Scusatemi, allora, per avervi investite! Ero
preoccupata! »
« Sì, tranquilla, ce la siamo cavata anche senza di te, ma grazie lo
stesso! », le disse Faith dandole un’accondiscendente pacca sulla
spalla e lanciando a Buffy uno sguardo eloquente: < Ma che ha ‘sta
ragazza? È un po’ fuori? Che aiuto poteva darci? Le cacciatrici
siamo noi! >
L’altra cacciatrice comprese: « Ehm… Faith, credo proprio che Silvia
debba dirti qualcosa!
Noi stavamo andando a mangiare un boccone, vieni con noi? », chiese
poi alla dampyr.
« Sì, va bene, così parliamo… ». < D’accordo, è arrivato il momento,
non posso più rimandare! >
Qualche tempo dopo le tre ragazze erano sedute intorno ad un tavolo,
le due cacciatrici finalmente sazie dopo un sostanzioso spuntino,
mentre la dampyr tamburellava nervosamente sul suo bicchiere di
aranciata. Aveva spiegato tutto a Faith, e ora aspettava le reazioni
della ragazza.
« Quindi sei forte quanto un vampiro? », chiese questa.
« Sì, all’incirca… dipende dal vampiro. »
« E tuo padre sarebbe? »
« Un maestro della notte. »
« Sì, ho capito… intendevo il nome… magari l’ho incontrato! »
« No, non credo, o almeno spero per te di no. Di sicuro non è morto.
Lo saprei. »
« E allora, questo nome? »
« Perché ti interessa tanto? »
« Sono curiosa! »
« Be’.. ne ha tanti di nomi, e quale sia quello vero non lo so
proprio, e sinceramente neanche mi interessa. »
« Be’, dimmi allora tu come lo chiami? »
« Di solito.. “grandissimo stronzo”. »
Faith scoppiò a ridere: « Anche io chiamavo così mio padre! »
« Allora mi puoi capire! », disse Silvia sorridendo.
« Bene, allora visto che siete d’accordo per quanto riguarda la
figura paterna… », si intromise Buffy, che fino a quel momento era
rimasta in silenzio: « …possiamo anche andare, che dite? Sono
piuttosto stanca! »
« D’accordo, ma prima finiamo il discorso: c’è dell’altro che Silvia
deve dirmi, no? »
« Altro? », chiese la dampyr colta di sorpresa, guardando
preoccupata Buffy: « No, non credo.. che altro? »
« Vuoi dire che era tutto qui? Da come hai cominciato credevo che
fosse qualcosa di tremendamente importante! »
« Be’, tu sei una cacciatrice di vampiri, e io sono per metà un
vampiro, pensavo fosse importante fartelo sapere. »
La bruna cacciatrice si alzò da tavola, e posò una mano sulla spalla
di Silvia con espressione divertita: « Tu ti fai troppi problemi,
tesoro! Impara a goderti un po’ la vita!
Ciao ciao care! », aggiunse poi uscendo dal locale: « Io vado a fare
a pugni col materasso, ci si vede! ».
« Caspita! », fu il commento di Buffy quando Faith fu uscita: « Si è
ripresa davvero in fretta! »
« Ripresa da cosa? »
« Kakosmos. »
« Kakistos! »
« Sì, quello che è. Era sconvolta, prima. Aveva davvero paura di
quel vampiro, tremava.. era terrorizzata! »
« Faith?!? Si stenta a crederlo! E poi? Cos’è successo? »
« Ha combattuto, e l’ha impalettato. E ora sembra essersene già
scordata. C’è riuscita, l’ha superato. Ne ha passate tante, ma ce
l’ha fatta. Se l’è lasciata alle spalle. »
« Già. » Silvia bevve l’ultimo sorso della sua aranciata, poi si
schiarì la voce: « Essendo io la più anziana tra noi due… », disse
con tono tra il solenne e il faceto: « …mi sento in dovere di far
notare l’insegnamento che si può trarre da tutto ciò. Superare le
cose, lasciandosele alle spalle. ». Poi tornò seria: « Sai, vero, a
cosa mi riferisco? ».
L’altra annuì: « Ma sai come si dice: è più facile a dirsi che a
farsi. »
« Lo so. Infatti potremmo cominciare a dirlo. »
« Cioè? »
« Innanzitutto, potremmo parlarne un po’ tra di noi, se ti va. E
poi, raccontarlo agli altri. Penso che ci farebbe bene. »
« D’accordo. Sì, è l’unico modo per superarlo, giusto? Accettare che
è finita. Buttarselo alle spalle. »
SECONDA PARTE
Schiavitù
Devi buttare il passato nel tuo didietro.
(Pumbaa, “Il Re Leone”)
21 ottobre, mattina.
« Giles, ho urgente bisogno di parlarti! », esclamò Silvia entrando
di corsa in Biblioteca: « Stanotte … » si fermò notando le facce dei
presenti: Giles, Xander, Willow e Oz sembravano piuttosto
preoccupati. « Cos’è successo? », chiese.
« Stanotte, c’è stato un omicidio. », le spiegò Giles: « E forse… »
« Forse sono stato io. », finì Oz.
« Ma.. com’è possibile? Eri chiuso nella gabbia, sorvegliato… »
« Il cancello era chiuso, ma la finestra no. », continuò il ragazzo,
stringendo la mano di Willow: « E Xander si è addormentato. »
Silvia gli si avvicinò: « Su, calmati. Non ne siamo sicuri, no? Non
è detto che sia stato tu. E poi stanotte è successo qualcosa… di
soprannaturale.
È per questo che ero venuta, Giles. », aggiunse poi rivolta
all’osservatore: « Puoi darmi qualche spiegazione? »
Tutti rimasero in attesa del responso, sperando che Giles potesse
chiarire le cose, e scagionare Oz.
« Ehm… », disse finalmente questi dopo un po’: « Potresti essere un
po’ più precisa? È successo qualcosa… cosa? »
Stavolta era verso Silvia che si rivolgevano i sei occhi speranzosi.
« Io ho “sentito” qualcosa. Tu non hai avuto nessun sentore di un
evento… soprannaturale? Come… come l’aprirsi di un portale, un
collegamento tra più dimensioni… »
L’osservatore scosse la testa: « No, mi dispiace, non ho sentito
niente del genere, ma vedrò di informarmi. Potresti darmi qualche
informazione più precisa? »
« Sì, certo. È stato ieri sera. Sarà stata mezzanotte e mezza, forse
l’1 meno ¼, credo. Non so l’ora precisa. Ero da poco tornata a casa,
ma non ho guardato l’orologio. All’improvviso ho sentito come… se ci
fosse un terremoto, ma la stanza era ferma, ero solo io a sentirlo.
E poi ho avvertito chiaramente un… non so come spiegarlo. Una specie
di.. strappo; ma non è la definizione giusta. Però mi ha ricordato
quando… quando si apre un collegamento tra più mondi. »
« Ed è una cosa che fai spesso? », le chiese Xander.
« Cosa? »
« Collegare i mondi. »
« Xander! Non sto scherzando! Non riesco a spiegarvi come, ma è
questa l’impressone che ho avuto. »
« D’accordo », concluse Giles: « Controlleremo anche questo. »
Oz non sembrava molto rincuorato. Continuava a stringersi alla sua
ragazza, pensieroso. Silvia gli posò una mano sulla spalla: « Non
angosciarti, Oz. Non c’è ragione di preoccuparsi. E stanotte resterò
io a farti la guardia! »
« Tu? Meno male che non dovrei angosciarmi! »
« No, scusa, non volevo dire questo! Volevo solo dire che… mi
dispiace. È colpa mia, io avevo promesso di aiutarti a controllare
il tuo demone, e non l’ho fatto. Ho rimandato mese per mese, e se
non l’avessi fatto tu ora non avresti questo dubbio, ma saresti
tranquillo. E poi voi andate a scuola, io non ho nulla da fare, non
mi costa nulla passare una notte in Biblioteca. »
« Va bene. », concluse Giles: « Stanotte tu resterai con Oz, io ho
le mie ricerche da fare, e voi… potreste andare all’obitorio a
vedere cosa trovate sul cadavere. Buffy e Faith faranno la ronda. »
Silvia si sentiva terribilmente in colpa. Se davvero era stato Oz ad
uccidere quel ragazzo la sera prima, lei se ne sentiva in parte
responsabile. Non solo perché aveva promesso di aiutarlo a
controllare l’istinto del lupo (sapeva che c’erano licantropi che ci
riuscivano), ma anche e soprattutto perché di recente si era molto
allontanata dagli amici: non accompagnava più Buffy durante la
ronda, specie da quando era arrivata Faith, non partecipava più alle
riunioni in Biblioteca… si limitava a farsi viva ogni tanto. < Già
con Kakistos ho rischiato grosso, ma per fortuna Buffy e Faith se la
sono cavata. Se fosse successo loro qualcosa, non me lo sarei mai
perdonato. E ora Oz. Ma che mi sta succedendo? È vero, sono sempre
stata un tipo solitario, ma ora sto davvero esagerando! È anche vero
che neanche loro mi hanno mai cercata… Ma non è il caso di mettersi
a fare la vittima! Anche se non faccio parte degli “intimi” del
gruppo, non vuol dire che non sono miei amici! E poi forse sono solo
tutte mie fantasie, ultimamente mi sento estranea dappertutto! Anche
qui al Liceo: l’anno scorso lo frequentavo, ero una di loro, ed ora
a camminare per questi corridoi mi sento un aliena, come se si
accorgessero tutti che non sono come… >
« Silvia! »
« Oh, Buffy, ciao! Scusa, non ti avevo vista! »
« E neanche sentita! Ti ho chiamata tre volte! »
« Scusa, ero soprappensiero! »
« Come mai sei qui? »
« Ero venuta a parlare con Giles di una cosa… e tu come mai non sei
a lezione? ». Le due ragazze si incamminarono insieme verso lo
spazio per la ricreazione.
« Per quest’ora ero esonerata », spiegò Buffy prendendosi una bibita
dietetica dal distributore: « Perché dovevo andare a parlare col
signor Platt. ». Si sedettero sul divanetto.
« E chi è il signor Platt? »
« Lo psicologo della scuola. »
« Ah, già, Snyder e le sue condizioni… e com’è andata? »
« Non male, devo dire. È stato incredibilmente.. perspicace. Ha
capito tutto quello che pensavo. »
« Be’, è il suo mestiere! »
« Sì, ma la cosa che mi ha colpita è che ci ha azzeccato più di
quanto lui stesso probabilmente ha immaginato! »
« Su, dai, racconta: che ti ha detto di così illuminate? »
« Prima di tutto ha detto che siamo tutti pazzi. »
« Ha detto proprio così? »
« Più o meno, qualcosa tipo che chi dice di non esserlo, o mente o
non è molto intelligente. »
« Mhm… interessante teoria! »
« Poi mi ha detto - reggiti forte! - che tutti abbiamo i nostri
demoni, ma che è possibile sconfiggerli. »
Silvia rise: « Hai ragione! Sorprendentemente perspicace! »
« Poi mi ha chiesto di spiegargli perché ero scappata, e io gli ho
detto che avevo avuto una delusione amorosa. »
« Be’, un po’ riduttivo, ma in fondo era la verità. »
Buffy annuì: « Gli ho detto che avevo un ragazzo, il mio primo
amore, ma è finita male. E siccome io ero restia a parlare, lui mi
veniva incontro, e ha indovinato tutto! »
« Cioè? »
« Mi ha detto “L’hai amato, e poi lui è cambiato, vero? È diventato
cattivo, ma tu non hai smesso di amarlo”. »
« Povera Buffy! Capisco allora cosa intendevi prima! », scherzò la
dampyr.
La cacciatrice invece era pensierosa: « Sono contenta di avergli
parlato », disse seria: « Mi ha detto le cose come stanno, ma senza
giudicarmi. Ha detto che è normale farsi trascinare dall’amore, ma
ad un certo punto non si può più continuare così. Devo tornare ad
essere me stessa, perché se non ci riesco, l’amore diventerà il mio
padrone e io il suo cagnolino. »
Silvia stette un po’ a pensare: « Forse dovrei andarci anch’io da
uno psicologo. Credi che il signor Platt riceva anche gli esterni?
», le chiese poi tornando a scherzare.
« No, non credo, mi spiace! »
« Peccato, sembrava simpatico! Ci andrai ancora? »
« Sì, devo, finché non sarà sicuro che non sono potenzialmente
pericolosa. Ma come ti ho detto, in effetti non mi dispiace. »
Al suono della campanella Buffy dovette andare a lezione, e lasciò
Silvia sola coi suoi pensieri: < “…l’amore diventerà il tuo
padrone…”. Non l’avevo mai vista da questa prospettiva: è così
pericoloso essere schiavi dell’amore? >
. : / § \ : .
Incatenato al muro della vecchia magione, col suo demone che gridava
e lottava, e tentava di liberarsi, ma inutilmente.
Era così che Spike si sentiva.
Incatenato, sì, nonostante ora fosse libero da ogni condizionamento,
visto che anche Drusilla l’aveva lasciato. Ora non doveva più
pensare a nessuno, tranne che a sé stesso. Ora poteva fare tutto
quello che voleva, e lo faceva.
Ma era incatenato.
Incatenato alla parete della magione, dietro cui si era nascosto,
per vederla piangere per Angelus, senza pensare minimamente a lui.
E ogni giorno pensava a lei, ogni volta che chiudeva gli occhi la
rivedeva davanti a sé, e ogni notte il demone si sfogava nella
caccia, per cercare in tutti i modi di prendere totale possesso del
suo corpo, ricacciando indietro ogni pensiero, ogni sentimento
“umano”, per non pensarla più, per non soffrire più.
E ogni volta falliva.
Perché si ritrovava lì, incatenato a quel muro, inchiodato a quel
momento che non era riuscito a superare.
Quando Drusilla se n’era andata, la cosa non gli aveva fatto nessun
effetto, l’aveva lasciata andare senza protestare. Da allora non
aveva fatto altro che andare avanti e indietro, cercando di mettere
più chilometri possibile tra lui e Sunnydale, per poi ripensarci e
viaggiare incessantemente giorno e notte per tornare da lei, salvo
poi cambiare di nuovo idea. Aveva girato in tondo per tutta
l’America latina, odiando ogni Paese in cu metteva piede,
disprezzando le città e i villaggi, detestando ogni singolo momento
del suo tempo.
E detestando se stesso.
Perché non era libero, era solo uno schiavo.
Schiavo dell’amore, schiavo di lei.
Biblioteca del Liceo di Sunnydale, dopo il tramonto.
« Allora, Oz, riproviamo: mi senti? Capisci quello che dico? Se
capisci alza la mano destra! Ok, va bene una mano qualsiasi. No, le
mani però sono quelle davanti… Oz, andiamo, lo so che puoi sentirmi,
cerca di venire fuori! Combatti il lupo! Avanti! »
Dopo l’esame di coscienza di quella mattina, Silvia aveva deciso di
darsi subito da fare per aiutare gli amici, e ci stava provando
subito con Oz, cercando di tirare fuori la sua parte umana mentre
era trasformato, ma senza nessun esito positivo. L’unico effetto che
aveva prodotto sul licantropo era stato di farlo arrabbiare.
Stava cominciando ad esasperarsi anche lei, quando arrivò Buffy: «
Ciao Silvia! Sono venuta a darti il cambio! »
« Ciao Buffy. Non dovevi fare la ronda con Faith? »
« Sì, ma la serata era piuttosto tranquilla, così ci siamo divise, e
siccome non ho incontrato nessuno.. di cattivo, ho pensato di venire
a ripassare un po’ francese per il test di domani. Tu vai pure a
casa! »
« Ti ringrazio, ma preferisco rimanere. Tu però studia pure, non ti
disturberò! »
« Sei proprio sicura? Sarai stanca.. »
« No, non preoccuparti! »
La cacciatrice sarebbe voluta rimanere da sola, ma non volle
insistere per non insospettire l’amica. Mentre questa era distratta
dal cercare di cogliere un barlume di lucidità nei ringhi del lupo
mannaro, prese gli schedari del signor Giles e si allontanò per
cercare i libri che le interessavano.
22 ottobre, mattina.
Come al solito Giles arrivò in Biblioteca puntualissimo. Trovò
Silvia seduta accanto alla gabbia ad aspettare che Oz si svegliasse:
« Buongiorno. », le disse sottovoce.
« Ciao. »
« Non hai chiuso occhio? »
« No, ma non preoccuparti: dormo già troppo di giorno. »
« Com’è andata con Oz? »
« È stato abbastanza tranquillo, non è uscito, e non si è proprio
avvicinato alla finestra. »
« Bene, è un buon segno. »
« E le tue ricerche? »
« Non ho trovato nulla sullo strano fenomeno di stanotte. »
« Capisco. Va bene, non preoccuparti. », la ragazza sembrava molto
delusa: « Oh, dimenticavo! » aggiunse poi:« C’è Buffy di là, è
venuta per ripassare francese. »
La cacciatrice si era addormentata con un libro in mano. L’altro che
stava consultando, invece, era caduto a terra. Giles le si avvicinò,
e lei si svegliò: « Ehi », lo salutò.
« Ciao », ripose lui, chinandosi a prendere il libro caduto a terra.
Buffy se ne accorse troppo tardi, e cercò in qualche modo di
distrarre l’osservatore: « Oh, signor Giles! Non la facevo così
disordinato! Tutti questi libri fuori posto! »
« “Esplorare le dimensioni dei demoni” e “Il mistero di Acathla”. »,
lesse lui sulle copertine.
« Sì, dev’essere parecchio che li aveva qui, e ancora non li aveva
messi a posto? ». Buffy sapeva che le sue argomentazioni erano poco
credibili, e cercò di svignarsela, ma Giles la richiamò: « Buffy. »
Silvia intanto era saltata in piedi non appena aveva sentito
nominare Acathla e le dimensioni demoniache, e si era avvicinata.
Buffy passò lo sguardo un paio di volte da lei all’osservatore, poi
si decise a dire qualcosa: « Ho fatto un sogno su Angel, e mi sono
venute in mente alcune domande. »
« Direi che c’era da aspettarselo. Dev’essere stato un gran bel
sogno. », le disse Giles sorridendole dolcemente: « Non pensavo
sapessi a cosa serve uno schedario », aggiunse poi guardando verso
Silvia con un’aria di lieve rimprovero.
« Guarda che io non c’entro nulla! », si difese la ragazza: « Ha
fatto tutto Buffy, anzi, non ha detto niente neanche a me! »
« Ho sognato che tornava », disse Buffy, ignorando le ultime parole
scambiate tra i due.
« Naturalmente. », commentò Giles.
« Buffy, perché non me l’hai detto? », chiese Silvia.
« Era solo un sogno, io non so se… »
« Sì, ma non è solo questo! », insistette la dampyr: « Quello che è
successo ieri notte, ti ricordi? Le dimensioni che si congiungevano,
e… »
« Silvia, mi dispiace. », intervenne Giles: « Come ti ho detto non
ne sa niente nessuno. Ho telefonato ad alcuni amici che si occupano
di queste cose, e non hanno saputo dirmi nulla. Ho provato a fare
qualche ricerca su internet, ci sono dei siti dove segnalano questo
tipo di avvenimenti, ma niente neanche lì. Pare che non sia accaduto
nulla di soprannaturale, stanotte. »
« Ma io ho sentito… »
« Appunto, hai solo sentito. Magari hai avuto un giramento di testa.
»
« Giles, mi prendi per scema? »
« No, non arrabbiarti. Volevo solo dire che tu hai avuto delle
sensazioni, e che probabilmente hai *voluto* che significassero
qualcosa. »
Silvia abbassò la testa: « Non me lo sono sognato », disse piano: «
Qualcosa è accaduto davvero. »
« Può darsi », le concesse Giles: « Ma devi ammettere che non sei
stata del tutto obiettiva. Hai detto che la sensazione di ieri notte
ti ricordava quando si apre una porta tra due dimensioni, e la
battuta di Xander non era del tutto fuori posto: quante volte ti è
capitato di assistere ad una cosa del genere? »
« Be’, non molte, è vero. Ho capito a cosa pensi, e.. sì. Mi
riferivo ad Acathla. Quello che ho sentito stanotte, qualunque cosa
fosse, mi ha ricordato quando si è chiuso il vortice di Acathla. »
Giles sospirò. Gli dispiaceva distruggere le speranze delle due
ragazze, ma purtroppo la verità era quella, ed era meglio che non si
illudessero inutilmente: « Silvia, Buffy, credetemi, vi capisco. Mi
spiace, ma non c’è niente di soprannaturale in tutto quello che vi è
successo. Dopo che Jenny è morta, sognavo spesso che lei era ancora
viva, che l’avevo salvata. »
« Sì, anche io l’ho sognato un sacco di volte, ma ti ripeto che il
mio di stanotte non era un sogno! Ero sveglia! E collegato alla
premonizione di Buffy… »
« Credi che sia una profezia? », le chiese l’osservatore.
« Potrebbe esserlo! Succede spesso alle cacciatrici, no? », azzardò
Silvia guardando entrambi con espressione quasi disperata.
« Non lo so. », rispose Buffy: « Il mio sogno era molto reale.
Davvero molto. Tridimensionale, in Dolby Sorround, con gli effetti
speciali. Ma non so se era una profezia. Io… credo solo che… Mi ha
fatto pensare. Esiste una sola possibilità che possa succedere? »
Silvia non disse nulla, guardando Giles. Conosceva la risposta, ma
ugualmente sperava che l’osservatore potesse darle un responso
diverso. Inutilmente.
« Non si hanno notizie di nessuno che sia mai tornato dalle
dimensioni dei demoni », disse infatti con tristezza l’osservatore:
« Una volta chiuso il cancello, non riesco ad immaginare come e
perché possa accadere. »
« Già. Lo sapevo, però in fondo un po’ ci avevo sperato », Silvia
sorrise, ma era terribilmente delusa, oltre che infinitamente
triste. Ed era anche molto arrabbiata con se stessa per essersi
permessa un’altra volta di illudersi. « Be’, io ormai non ho più
nulla da fare qui, per cui vado via. Ci vediamo! », li salutò.
Quando era vicina alla porta, sentì Buffy chiedere: « Ma… se per un
attimo facessimo finta che.. Angel sia in qualche modo tornato a
Sunnydale… come sarebbe? ». Rimase anche lei in attesa della
risposta dell’osservatore: « Non saprei proprio. Da quanto sappiamo
sulle dimensioni, sembrerebbe un mondo di terribili tormenti… ». Non
riuscì ad ascoltare altro, e corse via cercando di trattenere le
lacrime.
TERZA PARTE
Motivi
Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
(Lorenzo il Magnifico, Canti carnevaleschi)
29 ottobre, sera.
Caos, caos, caos!
L’intera città era uscita completamente di testa. O meglio, l’intera
parte adulta della città. Non si vedeva un tale casino a Sunnydale
dalla festa di Halloween dell’anno prima. E infatti come l’anno
prima, anche stavolta dietro gli strani fenomeni che avevano colpito
la popolazione c’era Ethan Rayne. Buffy però ancora non lo sapeva
quando, seguita da un imbarazzante Snyder tornato adolescente, si
era recata alla fabbrica di cioccolata. Non le fu difficile
trovarla, il preside evidentemente non era rimbambito fino a quel
punto. La cosa difficile, veramente, veramente difficile, fu non
vomitare alla vista di sua madre e Giles che si baciavano. E quasi
altrettanto difficile fu riuscire a staccare i due, e convincerli ad
aiutarla.
Entrarono nella fabbrica. Era silenziosa e vuota. Aggirandosi nel
kenyon formato dalle montagne di scatoloni di barrette al
cioccolato, arrivarono nel punto dove la cioccolata veniva incartata
e inscatolata. Un uomo stava parlando al telefono, dando loro le
spalle.
« Ethan Rayne. », lo riconobbe Buffy.
L’uomo si voltò, sorpreso di vederli, poi scappò via. Buffy lo
inseguì, ma lui conosceva la fabbrica, e sapeva orientarsi nel
labirinto delle casse d’imballaggio. Sapeva già dove andare a
nascondersi, sennonché voltato un angolo, andò a sbattere ad un
pugno. Quando Buffy lo raggiunse, trovò Silvia che lo teneva per la
camicia, sollevandolo di una decina di centimetri dal pavimento.
« Oh, Silvia! Meno male che ci sei anche tu! »
La ragazza lasciò andare Ethan, che cadde a terra, e si voltò verso
la cacciatrice stringendo gli occhi come per vedere meglio: « Buffy?
Sei tu? Oh, finalmente qualcuno che mi può aiutare! La cioccolata!
Dov’è la cioccolata? »
« Come? »
Silvia le si avvicinò, posandole le mani sulle spalle, e
appoggiandosi a lei: evidentemente non si reggeva bene in piedi.
Infatti standole così vicino Buffy poté notare che la ragazza era
completamente ubriaca: « Ho bisogno! di altra! cioccolata! Dov’è? ».
Ed evidentemente era preda anche lei dell’incantesimo dei dolci
della banda.
« Silvia, non adesso ti prego, abbiamo cose più importanti! », disse
la cacciatrice scrollandosela di dosso e afferrando Ethan che
cercava di scappare.
« IO HO BISOGNO DEI CIOCCOLATINI! », gridò però la dampyr, che
sembrava in preda al panico: « Mi servono, hai capito? MI SERVONO!!
», ed afferrò la cacciatrice per un braccio, strattonandola.
« Silvia, non ti ci mettere anche tu! », strillò Buffy, spingendola
via. La ragazza cadde pesantemente a terra, e cominciò a piangere.
Arrivarono Giles, Joyce e Snyder. Silvia vedendo l’osservatore e la
madre di Buffy tenersi per mano, esclamò tra le lacrime rivolta alla
cacciatrice: « Ecco, lo vedi che ho bisogno della cioccolata? Non ho
altra consolazione! L’alcool non mi fa nessun effetto, e non posso
neanche sfogarmi col sesso, perché Giles se l’è preso già tua madre!
»
« Per prima cosa: “Giles” e “sesso” sono due parole che non vanno
nella stessa frase senza negazione; secondo: che l’alcool non ti fa
nessun effetto è solo una pia illusione, credimi; e terzo: mia madre
non ha preso proprio niente!!! »
« Invece sì, e tu trovatene un altro! », intervenne Joyce rivolta
alla “rivale”.
« Oddio!!! Per favore, signor Giles, faccia qualcosa! », supplicò la
cacciatrice quasi isterica. Ma l’osservatore trovava alquanto
esaltante essere conteso da due belle donne, e non aveva nessuna
intenzione di interrompere la disputa sul più bello.
« Io non ne voglio un altro! », stava dicendo infatti Silvia
infuriata a Joyce: « Voglio Giles! ».
« Arrivi tardi, carina! Sta lontana! Lo Squartatore è mio! »
« Mamma! », esclamò Buffy sconvolta, sempre tenendo fermo Ethan: «
Giles non è tuo! »
Silvia sorrise trionfante a Joyce mentre si alzava in piedi a
fatica: « Giusto! », esclamò.
« NO! » fece Buffy rivolta a lei: « Giles non è nemmeno tuo! Volete
smetterla tutti quanti? Giles è MIO! Cioè, è il mio osservatore, e
basta! ».
Ponendo in questo modo fine alla questione sul possesso di Giles,
Buffy dedicò la sua attenzione a Ethan, interrogandolo per scoprire
a che scopo aveva organizzato tutta quella faccenda.
Dopo parecchi tentativi, Silvia riuscì ad infilare la chiave nella
serratura. Non era stata un’operazione semplice, visto che sulla
porta erano comparse altre e due serrature, che per di più
ondeggiavano e giravano tra loro, impedendole di capire qual era
quella vera. Entrò barcollando, e si diresse in bagno, buttando la
testa sotto un getto di acqua fredda. Quando Buffy si era messa ad
interrogare Ethan, lei se l’era svignata portandosi appresso qualche
altra confezione di barrette al cioccolato che era finalmente
riuscita a trovare. Prima di tornare a casa, però, si era fermata in
un bar semi distrutto da una rissa ancora in corso per prendere
qualcos’altro da bere. Siccome al bancone non c’era nessuno, si era
servita da sola prendendo quel po’ che era rimasto: vodka, rum, e
anche una bottiglia di alcool puro a 95°.
Dopo qualche minuto di ammollo l’acqua fredda cominciò a fare
effetto, e Silvia chiuse il rubinetto, leggermente più lucida di
quando era entrata in casa, ma certo per niente sobria. Infatti si
lasciò cadere a terra seduta, scoppiando a piangere ancora una
volta. La rinfrescata le era solo servita a ricordarsi del perché
aveva cominciato a bere: era sola, sola, SOLA! Non ne poteva più!
C’aveva provato ad andare avanti, a farsi coraggio, a “buttarsi
tutto alle spalle”. Ma niente, non c’era riuscita. Cominciò a
prendere a pungi e calci qualsiasi cosa: le pareti, i mobili, anche
l’aria. Infatti un errore nel valutare le distanze dovuto alla
notevole quantità di alcool che le annebbiava il cervello, le fece
perdere l’equilibrio e cadere pesantemente a terra, sbattendo la
testa al baule delle armi che teneva accanto al divano. La botta la
stordì leggermente, ma non le fece perdere i sensi. Però le fece
venire un’idea. Aprì la cassa e si mise a rovistarvi dentro con foga
gettando fuori armi di ogni genere, finché trovò quello che cercava:
la sua vecchia pistola. La usava di rado, ma un paio di volte le si
era rivelata molto utile: bagnando le pallottole col suo sangue, se
centrava un vampiro in testa oppure al cuore, poteva essere molto
più utile e sicuramente più veloce di una balestra, per colpire a
distanza.
Silvia controllò se nel caricatore ci fosse qualche proiettile: ce
n’erano tre. Girò il tamburo posizionandolo in modo che il primo
colpo non fosse a vuoto e lo chiuse. Trattenne il respiro,
mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, e si puntò
la pistola alla tempia. Rimase così per qualche secondo, poi
sospirando lasciò cadere l’arma. Ricominciò a piangere seduta per
terra, appoggiata al bordo del baule. Poi si alzò decisa, prese una
spada che aveva tirato fuori prima nel rovistamento, si asciugò le
lacrime e uscì diretta al cimitero. Non senza passare prima un’altra
volta a fare rifornimento di alcolici.
Era strano che con tutta quella gente “impazzita”, non ci fossero
vampiri in città. In un’altra occasione la cosa l’avrebbe stupita
non poco. Ma era troppo ubriaca. Anche il cimitero sembrava deserto.
Ecco però arrivare nella sua direzione una coppia di vampiri.
< Fantastico! Proprio la serata giusta per beccare due fidanzatini!
>, pensò.
« Guarda, tesoro! », stava dicendo la donna, che l’aveva subito
notata: « Un’ammazzavampiri! È una delle amichette della cacciatrice,
vero? »
« Sì, se non sbaglio », rispose lui: « È la dampyr. Non sembra in
gran forma, però. »
Silvia infatti non era molto ferma sulle gambe, ma sorrise con aria
di sfida ai nuovi arrivati e brandì la spada davanti a loro: « Oh, e
voi immagino credete di essere più in gamba di me! Fatemi vedere
quello che sapete fare! »
Provò a fare un passo avanti, ma dovette appoggiare la spada a terra
per reggersi. Faticava a mettere a fuoco gli avversari. Se avessero
voluto avrebbero potuto finirla con un colpo solo. Ma non le
importava.
« Uccidila, Raymond! » disse spazientita la vampira: « Approfittane,
è ubriaca fradicia, neanche si regge in piedi! »
« Non è così semplice, zucchero. Lo sai che non posso bere il suo
sangue! »
« Oh, per favore, io non ci credo ai dampyr, sono solo cazzate. Se
non vuoi morderla, lo farò io. »
« Fatti pure avanti, *zucchero*! » la canzonò Silvia: « Potrebbe
essere piacevole, per una di noi due… » così dicendo mutò il volto,
e i due rimasero un tantino impressionati. Poi la ragazza provò di
nuovo a sollevare la spada e ad avanzare, e stavolta ci riuscì con
più successo. I due vampiri non erano comunque spaventati: era
evidente che bastava un soffio a farla cadere, ma rimasero
interdetti dalla sua mossa successiva: Silvia prese la spada dalla
parte della lama, e la porse ai due: « Facciamo un gioco alla pari:
se non potete mordermi, potrete comunque provare ad uccidermi con
questa! »
« È proprio andata! » commentò la vampira, e mentre il suo compagno
cercava di capire cosa ci fosse sotto, lei accettò subito l’invito.
Prese la spada, ma colpì la dampyr con un calcio allo stomaco. La
ragazza andò a finire a terra qualche metro più in là. Cercò di
alzarsi, ma era ancora in ginocchio quando fu raggiunta da Raymond,
che cominciò a prenderla a pugni. Il vampiro dovette fermarsi, però,
quando lei cominciò a perdere sangue, perché colpendola si sentì
bruciare.
« Aha! Dannazione! » esclamò: « Visto? », disse poi, rivolto alla
sua donna, mostrandole la mano ferita: « Ho solo toccato il suo
sangue, e guarda com’è conciata la mia mano! Pensa se l’avessi
bevuto! »
« Povero cucciolotto! », disse lei avvicinandoglisi, ancora con la
spada in mano: « Quindi era vero! Be’, liberiamoci di lei alla
svelta, allora! »
Silvia giaceva distesa con la faccia a terra, priva di sensi.
*Zucchero* le si avvicinò, sollevò la spada all’altezza della sua
testa, ma prima che potesse abbassarla, si ritrovò in polvere.
L’altro vampiro non ebbe il tempo di capire chi aveva ucciso la sua
metà, vide solo la mano afferrare la spada prima che cadesse sulla
ragazza distesa a terra, dopodiché la sua testa volò e divenne anche
lui cenere.
Silvia cominciava a rinvenire. Sentì che qualcuno l’aiutava a
rialzarsi e le stava dicendo qualcosa. Lentamente cominciò a mettere
a fuoco il viso vagamente familiare, e a capire le parole: « … avevi
in testa? La pazzia dilagante di stanotte ha preso anche te? »
« Faith, sei tu? »
« No, sono Demi Moore! Comodo avere un’altra cacciatrice pronta a
salvarti il culo, vero? »
« Lasciami! » Silvia si strattonò per liberarsi. Faith colta di
sorpresa la lasciò andare, e lei cadde in avanti. Cominciò a
piangere. La cacciatrice non se ne preoccupò molto, anche a lei era
capitato di ubriacarsi e non capire più niente. Cercò di rialzarla,
ma Silvia continuava a mandarla via. Farfugliava improperi, ma con
la voce impastata dall’alcool, Faith capiva meno della metà delle
cose che diceva.
La ragazza tuttavia era troppo debole e stordita per opporre una
seria resistenza alla cacciatrice, e alla fine si lasciò portare a
casa e medicare.
Faith se ne andò lasciandola profondamente addormentata: « Domani
avrai un gran mal di testa », le disse: « ma spero ricorderai
qualcosa, così mi spieghi cosa diavolo ti è preso! »
30 ottobre
Il mattino dopo la grande nottata, al Liceo di Sunnydale i
professori tentavano di darsi un contegno per far dimenticare i
bagordi della notte precedente. Anche Giles era piuttosto
imbarazzato, non aveva ancora visto Buffy, e non gli dispiaceva
rimandare l’incontro, per via di quello che era accaduto con sua
madre. Mentre era in Biblioteca a mettere in ordine alcuni libri
arrivati da poco, entrò Faith allegra e pimpante come al solito.
« Ehilà, Giles! Che si dice? »
« Buongiorno Faith! Come mai qui così di buon ora? », la salutò
prendendosi una pausa per bere il suo tè del mattino.
« Curiosità. »
« Su cosa di preciso? »
« Lei sa cosa è successo ieri notte? Perché tutto quel casino? »
« Ehm.. sì. Il demone Lurconis voleva il suo tributo in bambini, e
per questo tutti gli adulti sono stati.. messi fuori combattimento
con dei cioccolatini che li facevano tornare adolescenti. Sai, erano
quelli che i ragazzi del Liceo stavano vendendo per finanziare la
banda. Ma Buffy ha risolto tutto. »
« Anche lei ha mangiato i cioccolatini? »
« S-sì, qualcuno… ma sei venuta solo per questo? »
Faith sorrise, immaginandosi il composto osservatore tornato
adolescente: « Sì, ero venuta solo per questo, non le chiederò di
raccontarmi i particolari, non si preoccupi. Allora, ci si vede, eh?
Oh, no, un attimo », aggiunse poi quando stava già per uscire: «
Visto che ci sono, volevo chiederle anche se consce un certo Spike.
»
Per poco al povero osservatore non andò il tè di traverso: « Spike è
tornato a Sunnydale? »
« No, non credo, non lo so. Quindi lo conosce. »
« Sì, è un vampiro che… »
« Un vampiro? »
« Sì… o forse tu ti riferisci a un altro Spike. »
« Non lo so, l’ho sentito nominare ieri da Silvia. »
« Oh, allora sì, è lui. »
« Ma da come lei parlava mi era sembrato di capire che ne fosse
innamorata! »
« Sì, credo che sia così. »
« Eppure mi sembra che qui a Sunnydale i ragazzi carini non
scarseggino… possibile che si innamorino tutte dei vampiri? E poi
avevo capito che Angel fosse l’unico vampiro con l’anima. Ah, tra
l’altro, Silvia mi parlava anche di lui… ma sono stati insieme anche
loro? »
« Scusa, ma perché non l’hai chiesto direttamente a lei? »
« Era troppo ubriaca ieri sera! L’ho salvata da due vampiri, e se
l’è presa con me. Poi ha cominciato a piangere, e ha detto un sacco
di cose, tipo che voleva morire, perché la abbandonano tutti… ma non
era in grado di rispondere a delle domande! »
« Capisco, in effetti era piuttosto fuori di sé quando l’abbiamo
incontrata. Be’, mi spiace, ma non credo di essere la persona più
indicata per spiegarti perché i giovani d’oggi abbiano un debole per
i demoni, visto che è una cosa che non ho ancora capito nemmeno io.
Prova a chiedere direttamente a lei. »
Faith aveva deciso di seguire il consiglio di Giles. Era alquanto
stupita. Già le era stato difficile credere alla storia di Buffy e
Angel, ma ora anche Silvia: qui si esagerava! E poi era anche un po’
curiosa di sapere di più su questo Angel, a quanto pareva Buffy e
Silvia se l’erano conteso, questo non glielo avevano detto. Buffy
era sempre così restia a parlarne… sperava che Silvia fosse più
loquace sull’argomento.
La trovò già rimessa, con qualche graffio ancora in evidenza, e un
paio di lividi, ma tutto sommato sana.
« Stavo per venire da te », le disse la dampyr, invitandola a
sedersi con lei sul divano: « Volevo ringraziarti. »
« Bene, vuol dire che sei tornata in te! »
« Sì. Io.. davvero, non so cosa mi sia preso. È vero, ero un po’
brilla, ma non mi era mai capitato di comportarmi così! »
« Veramente a mio parere eri totalmente sbronza! Però non è quello
l’unico motivo per cui eri così “strana” ». E la cacciatrice spiegò
l’incantesimo dei dolci della banda.
Silvia era molto stupita, e molto arrabbiata con se stessa: «
Un’altra volta! Come ho potuto essere così stupida? Poteva succedere
qualcosa di grave, e io non c’ero, di nuovo! Prima Kakistos, poi Oz,
adesso questo.. che mi sta succedendo? »
« Ma quanto la fai lunga! Dovresti essere contenta, invece, che non
era colpa tua se ti comportavi da fuori di testa! »
« Sì, in effetti questo mi consola un po’. Ero tornata adolescente,
solo molto più sconsiderata di quando lo ero davvero! Probabilmente
a causa della magia… »
« O dell’alcool! »
« Sì, può darsi… Ero in piena crisi da “nessuno mi vuole, sono
sola”, e altre idiozie da adolescenti. Oh, scusa, non volevo dire
che tu.. »
« No, infatti, io sono immune. Noi cacciatrici cresciamo più in
fretta! »
« Già. »
« Mi hai detto un sacco di cose, stanotte, ti ricordi? »
« Ehm.. poco e niente, per la verità. Ma posso immaginare.. »
« Allora puoi spiegarmi qualcosa che non ho capito? »
« S-sì, dimmi. »
« Tu e Angel siete stati insieme? »
« No! Oh, mamma… perché, che ti ho detto? »
« Che lui ti ha lasciata. Pensavo l’avesse fatto per Buffy. »
« No. Io intendevo dire che mi ha lasciata da sola perché è morto.
Ma non è mai stato il mio ragazzo. Lui era… non saprei come
definirlo. Diciamo che.. era la mia famiglia. Lo conosco da tanto di
quel tempo… Quando è morto, mi sono sentita… come se mi mancasse un
pezzo, una parte di me senza cui non mi era possibile continuare a
vivere. E infatti è stata dura. Lo è ancora, per la verità. »
Faith non sembrava molto convinta: « E che mi dici invece di Spike?
», chiese, sperando di iniziare un argomento meno complicato. Dalla
reazione della dampyr, capì di aver sperato invano. Silvia infatti
divenne subito tutta rossa: « Oh, mamma! », rise nervosamente: «
Neanche mi ricordavo di averlo nominato! Cosa.. cosa ho detto? »,
aggiunse alzandosi in piedi, voltando le spalle alla cacciatrice,
terribilmente a disagio.
Faith le spiegò più o meno cosa aveva capito dai suoi deliri, e poi
cosa le aveva detto Giles, mentre Silvia camminava nervosamente
avanti e indietro.
« Sì, ecco… è una storia lunga. Spike… sì, io… »
« Sei innamorata di lui. »
« No! Ma che dici? Lo sono stata forse, ma ora.. no, no, no di
sicuro! »
« Non è quello che dicevi ieri sera! »
« Ma ero ubriaca, farneticavo… deliravo, l’hai detto anche tu, e
poi… ». Silvia sospirò, smise di camminare, e rimase qualche momento
in silenzio. Poi si risedette sul divano accanto all’altra ragazza:
« È difficile da spiegare, Faith. »
« Ho capito, neanche tu ne vuoi parlare, certo, certo! », si alzò,
irritata.
« No, aspetta! », cercò di trattenerla Silvia: « Hai ragione, io..
proverò a spiegarti. »
« Ok, ti ascolto, spara. », disse Faith ancora irritata, ma tornando
a sedersi.
« Dunque io… », di nuovo, Silvia rimase in silenzio, titubante e
pensierosa. Poi Faith vide il suo viso rilassarsi, e rattristarsi.
« Oh mio Dio… », disse finalmente: « Caspita.. è vero, sì. Io.. o
diamine! È vero: io amo Spike! Diavolo, finalmente l’ho detto! »
La cacciatrice la guardava cominciando ad avere qualche dubbio sulla
sua sanità mentale. Silvia vide la sua espressione, e rise: « Lo so,
devo sembrarti impazzita, ma ho cercato per.. un sacco di anni di
convincermi che non era vero, e c’ero anche riuscita ultimamente.
Finché lui non è tornato, l’anno scorso… e ho cercato lo stesso di
ignorare la cosa, ma è vero, io lo amo, e.. mio Dio!, solo adesso me
ne sono resa conto davvero!
Non mi aspetto che tu capisca », aggiunse poi visto che Faith
continuava a tacere.
« Infatti non capisco. Non riesco a pensare a delle emozioni che non
sia possibile controllare. A me non succede mai. Non capisco come si
possa amare una persona nel modo che dici tu… figuriamoci amare un
vampiro! »
« Già, è assurdo, lo so. Non so cosa dire per giustificarmi, forse
perché *so* che non ho giustificazioni. Potrei dire che per una come
me è difficile trovare qualcuno, che tutte le mie relazioni sono
quasi sempre finite malissimo, per cui mi sono un po’… “fissata” su
Spike, che almeno non smette mai di amarmi… »
« Lui ti ama?!? »
« Be’, se non altro è quello che dice sempre! »
« Ma.. anche Spike ha un’anima? »
« Oh, no, lui no. Quando è venuto qui a Sunnydale l’anno scorso non
l’ha fatto certo per me, il suo scopo era uccidere Buffy. »
« E tu stavi lo stesso con lui? »
« No, no, certo che no. Cioè, a parte quel periodo quando l’ho
salvato da… »
« L’hai salvato?!? »
« Be’, sì, ma… »
« Senti, posso anche capire che tu non l’abbia ucciso, ma prendersi
anche la briga di salvarlo! »
« Lo so, ma vedi, lui aveva salvato me, in un certo senso glielo
dovevo, e poi.. »
« Glielo dovevi? Silvia! I vampiri sono quelli da uccidere, ricordi?
Oppure sono io che ho sbagliato tutto? »
« No, no.. No. Hai ragione tu. Te l’ho detto, non posso
giustificarmi in alcun modo, tutto quello che potrei dirti..
sarebbero solo scuse, il problema principale è un altro: lo amo, non
dovrei, ma lo amo. ». Silvia parlava ormai quasi a sé stessa,
sembrava essersi dimenticata della presenza della cacciatrice.
Guardava fisso davanti a sé, con espressione stupita: « Non avrei
mai immaginato che ammetterlo potesse essere così… liberatorio!
Pensavo facesse ancora più male, invece è così.. consolante! »
Faith aveva pensato che andando a parlare con Silvia le si sarebbero
chiariti i dubbi che tutta quella faccenda le aveva instillato, ma
ora ci capiva meno di prima: « Ehi! », esclamò, sventolando una mano
davanti agli occhi dell’altra ragazza: « Torna tra noi! »
Silvia si riscosse dai suoi pensieri, e le sorrise: « Scusa. »,
disse solo. Faith era sempre più confusa: le sembrava che Silvia
avesse un’espressione strana.. come imbarazzata, ma anche.. più
serena.
« Ma veramente ti senti meglio ora che hai capito di amare un
vampiro? Mi sembra tutto così assurdo! ». In tutta la sua vita, una
sola era stata la certezza che non le era mai mancata, almeno da
quando era una cacciatrice: vampiro buono = vampiro morto. Ed era
una cosa in cui lei era brava. Niente idiozie su anime o, peggio…
amore! D’un tratto il suo viso si fece triste e pensieroso. Silvia
lo notò subito, perché non le aveva mai visto una tale espressione,
finora. All’improvviso, la ragazza le sembrò fragile e indifesa, non
più la spavalda combattente che aveva conosciuto.
« O forse invece sono io che sono sbagliata… »
Silvia cercava qualcosa da dire, per spingere la cacciatrice a
confidarsi. Sentiva che l’aveva colpita, e spinta a riflettere su
qualcosa. Fin dalla prima volta che l’aveva incontrata, aveva capito
che non doveva aver avuto una vita facile, anche prima di diventare
cacciatrice. Di sicuro non era stata molto amata. Voleva aiutarla,
cercare di sollevarla, ma temeva che una parola sbagliata potesse
rompere quel momento di intimità che si era creato tra loro. Ma
aspettare fu ugualmente un errore, perché Faith parve come
riscuotersi, e si alzò di scatto in piedi: « Nooo!!! », esclamò in
tono divertito: « Mi spiace ma credo proprio che sei tu ad avere
qualcosa che non va, cara mia! Certo io ho avuto una famiglia
disastrata, ma mi sa che tu stavi decisamente peggio! Mia madre era
sempre ubriaca, ma almeno non un’assassina! »
« Angel non era un assassino. Angelus sì, ma non sono la stessa
persona. »
« Ecco che ricomincio a non capirti di nuovo… Angel, Angelus… che
differenza c’è? »
« Moltissima, te l’assicuro! Tanto per cominciare Angel… »
« Sì, sì, l’anima, ho capito. Ma non mi sembra che fosse fissata poi
così bene, visto che bastava una sveltina a fargliela perdere! »
« Non bastava una.. sveltina, ma un momento di vera felicità! »
« Oh, sì, certo… *vera felicità*! Eppure B ha così l’aria della
santerellina! »
« Non è così semplice come sembra, Faith. La vera felicità vuol dire
dimenticare almeno per un attimo tutto il rimorso per il male che ha
fatto quando era Angelus, e, credimi, non è così facile: per cento
anni non c’era mai riuscito. Puoi immaginarti, quindi, quanto ha
sofferto! »
« No, non ci riesco proprio. Perché non me lo spieghi tu? »
« Come? »
« Raccontami. Parlami di Angelus, sono curiosa: era così terribile?
»
« Faith, io... non credo sia il momento giusto per parlare del
passato di Angel... »
« Dimmi almeno quello che è successo quando è tornato cattivo qui a
Sunnydale... »
« Se non ti spiace, preferirei di no. »
« Oh, ma insomma! », la cacciatrice era esasperata: « Ma che avete
tutti fatto un giuramento? Perché nessuno vuole raccontarmi i
particolari? È così top-secret? »
Anche Silvia si era alzata in piedi, stupita dall’improvvisa
reazione della cacciatrice: « No, non è un segreto, ma fa male
ricordare, e parlarne. Almeno per me è così. ». A Silvia dispiaceva
aver fatto arrabbiare Faith, ma proprio non ce la faceva a
raccontarle di Theresa, di Jenny, delle torture di Giles… specie ora
che Angel non c’era più: « E poi le cose non riguardano solo me, ma
tutti gli altri », cercò di giustificarsi: « Perciò non so se posso
parlartene così senza... »
« Ma teneteveli pure i vostri misteri! »
« Andiamo, Faith, non ti arrabbiare, se proprio ci tieni posso
chiedere agli altri, e vediamo... »
« Risparmiati la fatica! Non intendo elemosinare informazioni di cui
tanto poi non mi frega un cazzo! Tenetevi pure i vostri segreti
amori per i vampiri, tanto lo so che io non faccio parte della
vostra cara scooby gang! ». Così detto, anzi, urlato, la cacciatrice
voltò in fretta le spalle e uscì.
« Faith, per favore, aspetta! » tentò di fermarla Silvia: « Guarda
che neanch’io… » ma la cacciatrice aveva già sbattuto la porta, e
Silvia finì la frase a bassa voce, parlando ormai alla stanza vuota:
« …neanch’io faccio veramente parte della scooby gang. »
Ripensò alla tristezza della ragazza pochi minuti prima.
Evidentemente a Faith per un attimo era mancato il solito
autocontrollo, ed era affiorata la vera se stessa, che subito però
si era affrettata a ricacciare indietro. Questa defaianche l’aveva
irritata ancora di più, probabilmente era per questo che
all’improvviso aveva dato in escandescenze.
< Tanto per cambiare, ho fatto un bel casino. Ultimamente non ne
combino una giusta. >
Silvia si ripromise comunque di parlarne con Giles, e di tentare di
nuovo, in futuro, di tirar fuori la vera Faith, quella ragazza
triste e bisognosa d’amore che per poco le si era mostrata.
. : / § \ : .
Silvia camminava sulla spiaggia. La luna piena era bassa nel cielo,
e si specchiava in acqua, formando una scia argentata. La ragazza,
triste come sempre, si fermò sulla riva, lasciando che le onde che
si frangevano a riva le lambissero i piedi nudi. Era una sensazione
piacevole. Le piaceva il mare, anche se solo di notte e, qualche
volta, d’inverno. Non era un vampiro, ma il sole troppo forte non lo
sopportava, a lungo andare le faceva male. E poi, preferiva che non
ci fosse nessuno. Tanto, era così abituata a stare sola. Questo
pensiero immalinconì il suo già triste sorriso. All’improvviso sentì
che qualcuno l’afferrava alla vita. Trasalì: non si era accorta di
non essere sola. Ma lo spavento durò solo un attimo. Era Spike. Si
lasciò abbracciare tranquilla, e nessuno dei due parlò per un po’ di
tempo. Poi il vampiro disse: « Mi manchi. »
« Anche tu », disse lei. « Ma è tutta colpa tua. »
« Lo so », disse lui: « Perdonami. »
Lei si voltò a guardarlo, poi sorrise: « Sì. »
« Mi perdoni? »
« Ti amo. »
Si baciarono a lungo, finché Spike non sentì un forte dolore alla
testa che lo costrinse ad aprire gli occhi. Si guardò intorno: era
sdraiato a terra, nella sua stanza. Anche se sdraiato non era la
parola esatta, data la posizione degna di un contorsionista nella
quale si trovava. Probabilmente era caduto, ubriaco come sempre, e
si era addormentato così. Si alzò ancora intontito, e andò a ficcare
la testa sotto l’acqua fredda, per farsi passare la sbornia. L’aveva
sognata di nuovo. Piuttosto difficile dimenticare qualcuno, se si
continua a sognarlo tutte le notti. E le poche volte che non sognava
Silvia, sognava Drusilla. Non ne poteva più.
Guardò fuori dalla finestra. La notte era ancora giovane. Uscire a
caccia sarebbe stato un ottimo diversivo. O almeno, un tentativo.
In ogni momento della vita
si è quel che si è,
quel che si è stati,
quel che si diverrà.
(Oscar Wilde)
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