AUTORE: Phoebes
SPOILER: prime tre stagioni di BtVS, con
riferimenti specifici a “Lover’s Walk”, pun-tata numero 8 della 3ª
stagione.
PAIRING: Spike/Silvia, un po’ A/B, accenni
S/D, W/O, X/C, W/X.
RATING: PG, tanto per stare tranquilla per la
presenza di qualche parolaccia;
AU, quindi probabili out of character.
TIMELINE: terza stagione di BtVS.
SUMMARY: Spike, col cuore spezzato, torna a
Sunnydale, e scopre che lì non se la passano meglio di lui.
DISCLAIMER: i personaggi (tranne Silvia)
purtroppo non mi appartengono, ma ap-partengono a Joss Whedon, David
Greenwolt la Warner Brothers, la Mutant Enemy Production, la UPN e la Fox.
L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun
copyright.
FEEDBACK: sì sì sì, sempre graditissimo!
Scrivete pure per qualsiasi cosa: compli-menti, insulti, chiarimenti. Il
mio indirizzo è: phoebes79it@yahoo.it.
COPYRIGHT: 16 febbraio 2004
NOTE: anche stavolta poca creatività col
titolo, ma mi piaceva tanto quello origi-nale!
Non ho niente di particolare da dirvi, solo le solite cose: do sempre per
scontato che le puntate sono già conosciute, per cui ci sono spesso solo
al-cuni accenni agli avvenimenti, o riassunti molto brevi. Stavolta però,
di contro, ci sono anche parecchi dialoghi presi quasi uguali dalla
puntata. Spero che la cosa non vi risulti noiosa, ma… erano troppo belli!
L’ultima, solita, nota tecnica:
« » indicano i discorsi
< > indicano i pensieri
* * indicano qualcosa detta con enfasi
A tutti quelli che mi rendono lo scrivere fan fictions ancora più
divertente con i loro apprezzamenti, e l’attesa per i capitoli successivi,
il mio più grande GRAZIE GRAZIE GRAZIE DI CUORE!
Inoltre questa fan fiction la dedico a tutti quelli che mi hanno chiesto:
« Ma quando torna Spike? »
Spero di non deludervi troppo!
Non ho
nessun rimpianto,
nessun rimorso
soltanto certe volte capita che
appena prima di dormire
mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
e mi fa male un po’.
(“Nessun rimpianto”, 883)
Sunnydale, 19 novembre 1998
Era il giorno dei risultati del test attitudinale al Sunnydale High.
Willow si lamenta-va con Xander del suo “misero” 740. L’amico le faceva
notare come la somma del punteggio del proprio orale e scritto fosse molto
vicina al suo 740 del solo orale, ma questo non rincuorava la ragazza.
I due vennero raggiunti da Oz e Cordelia, e dopo qualche scambio di
battute sui reciproci risultati, arrivò anche Buffy. Willow la accolse con
gioia, felice di interrom-pere la conversazione che le stava rendendo
assai arduo mantenere la calma. Erano ormai settimane che l’imbarazzo e il
nervosismo erano palpabili quando si trovavano tutti e quattro insieme,
lei, Xander, Oz e Cordelia. Eppure nessuno sembrava accor-gersene.
Nessuno, tranne lei e Xander.
Anche Buffy aveva ricevuto i suoi risultati: 1430 su 1600.
« Buffy, sei grande! » esclamò raggiante Willow. Anche gli altri si
complimentaro-no, felici per lei. L’unica a non sprizzare allegria da
tutti i pori era proprio la caccia-trice. A parte naturalmente Oz, visto
che per lui tutte le emozioni erano vissute con la stessa impassibile
espressione: « Con un punteggio così potrai iscriverti dove vuoi. » le
fece notare pacato.
« In effetti, » aggiunse Willow: « questa cosa può cambiare tutta la tua
vita! »
« Era proprio a questo che pensavo. » rispose la cacciatrice: « Io… non
avevo mai pensato a.. al mio futuro. Anzi, non pensavo neanche di averne
uno! »
« Io penso che sia fantastico! » esclamò Cordelia: « Ora puoi andare via e
non tornare mai più! »
Tutti si girarono a guardarla e lei si affrettò a spiegare: « Intendo in
senso positi-vo! Andare via da Sunnydale è una buona cosa! Voglio dire…
quale imbecille vor-rebbe mai tornare qui? »
“Benvenuti a Sunnydale. Buona permanenza” diceva il solito cartello. Come
era accaduto più di un anno prima, una macchina nera lo investì in pieno.
La portiera dal lato del conducente si aprì, e una bottiglia vuota cadde a
terra, frantumandosi, seguita un istante dopo da un vampiro ubriaco
fradicio: « Casa… dolce… casa… »
Appena arrivato, senza esitazioni, Spike si era diretto subito alla
magione, anche se era completamente sbronzo. O forse proprio *perché* era
completamente sbron-zo. Era andato subito lì, come se questo potesse
servire a riportare indietro il tem-po, e ad impedirgli l’ennesimo,
madornale sbaglio della sua vita. Barcollando, non del tutto fermo sulle
gambe, e tenendo ancora in mano una bottiglia mezza vuota, canticchiò la
canzone che aveva ascoltato fino alla nausea nel viaggio in macchina per
tornare lì: « And more, much more than this… I did it my way! »
Si avvicinò al muro, quello da cui era rimasto ad osservare la donna che
amava piangere per l’essere che odiava più di ogni cosa al mondo. Poggiò
una mano sulla parete, come se quel contatto potesse riportagli sensazioni
che non ritrovava più, emozioni che aveva perso da tanto tempo.
« Eccomi, sono di nuovo qui… » mormorò all’intonaco sbiadito: « ..un’altra
volta vicino a questo muro… » Sorrise: « Tesoro, sono tornato a casa, sei
contenta? » cominciò a ridere sommessamente, ma presto il suo riso si
trasformò in pianto. Cadde in ginocchio, con la testa appoggiata a quel
muro, come a cercare conforto: « Perché me ne sono andato? » singhiozzò.
Ebbe la tentazione di affacciarsi a guar-dare all’interno della magione,
nella speranza di vederci di nuovo lei, seduta a terra a piangere, per
poter buttare finalmente nel cesso tutto il suo orgoglio e la sua
osti-nazione, e correre ad abbracciarla, a consolarla, a chiederle di
perdonarlo… invece si trattenne: era ubriaco, ma non fino a questo punto!
In effetti, se avesse ceduto alla tentazione di guardare, non avrebbe
visto di certo Silvia, piangente o meno.
Contrariamente a quanto potesse immaginare, però, la magione non era
vuota. Angel era seduto nel salone, per terra, accanto al camino, intento
a leggere “La nausea” di Sartre. Anzi, per la verità aveva appena finito
il libro. Si alzò, e andò a posarlo nello scaffale che usava come
libreria.
Mentre continuava a piangere tutto il suo dolore, Spike sentì il rumore di
passi provenire dall’interno. Senza pensare più a quanto fosse ubriaco, si
affacciò imme-diatamente, e vide Angel.
Subito la rabbia prese il posto delle lacrime: « Guarda un po’ chi è
tornato dall’inferno… » disse, seguendo i movimento del vampiro con
sguardo scontroso: « Tu.. sì, tu… credi che io abbia paura di te? Tz! » si
voltò per allontanarsi: ormai rimanere lì non aveva più alcun senso, se
c’era *lui*. Ma poi si girò di nuovo, e continuò a parlare imbestialito
con l’altro vampiro, come se ce lo avesse davanti, e potesse finalmente
sfogarsi: « Noi potevamo essere felici! Le hai fatto il lavaggio del
cervello! Potrei… » Si attaccò al collo della bottiglia che teneva ancora
in mano, e bevve una lunga sorsata: « Sì! Ti farò vedere io chi è il più..
forte! »
Si voltò di nuovo per andare via, mormorando un rabbioso: « Io ti stendo…
» ma inciampò al muretto di un’aiuola, e fu lui a cadere disteso,
finendoci dentro. Ubriaco com’era, si addormentò di colpo.
Sunnydale, 20 novembre 1998
Puntuale e inesorabile come ogni mattina, infischiandosene se qualche
vampiro soffriva per amore, l’alba arrivò ad inondare di luce tutta
Sunnydale, ivi compreso il giardino della vecchia magione. Spike dormiva
ancora, ignaro. La luce del sole pian piano raggiunse la sua mano
sinistra, che all’improvviso prese fuoco. Il vampiro si svegliò di
soprassalto, gridando. Saltò in piedi e si precipitò subito ad infilare la
ma-no in una fontana lì vicino, poi si rese conto che era ormai giorno, e
coprendosi co-me meglio poteva, corse alla sua macchina, con i vetri per
fortuna oscurati.
Da una delle tante bottiglie già aperte che si ritrovava nell’auto, versò
un po’ di al-cool sulla mano ustionata, gridando di dolore. Il resto se lo
scolò in un sorso arrab-biato: « Questo è davvero troppo! »
Doveva assolutamente fare qualcosa, non ce la faceva a continuare così. La
prima cosa che gli venne in mente fu di andare in un negozio di magia.
« Cerco una fattura! » spiegò alla commessa: « Qualcosa di brutto: piaghe,
pu-stole purulente… io adoro le cose orrende! »
La donna lo guardò interdetta: « Sento molta energia negativa in lei e
scommetto che… »
« La lebbra! » la interruppe Spike: « Un incantesimo che lo faccia cadere
a pezzi mi sembra adatto! »
« Noi non trattiamo lebbre e affini! » rispose la donna indispettita. Poi
sentì il campanello della porta che annunciava l’arrivo di un nuovo
cliente, e si recò ad assi-sterlo.
Spike non se ne curò più di tanto, e continuò a cercare qualche
maledizione orri-bile da lanciare ad Angel. Ad un tratto notò, però, una
voce familiare, e si avvicinò a sbirciare, senza essere visto. Il cliente
appena entrato nel negozio era Willow, l’amica della cacciatrice, la
riconobbe subito. Sembrava saperne qualcosa di magia. E di filtri d’amore.
Un’idea cominciò a formarglisi nella mente ancora non del tutto sgombra
dai fumi dell’alcool.
Servita la sua cliente, la commessa tornò da lui chiedendogli se aveva
trovato il li-bro che gli interessava. Con orrore si trovò davanti le
zanne sorridenti del vampiro: « Mi è venuta in mente un’idea migliore! »
disse afferrandola, e affondò i denti nel suo collo.
Nel frattempo, alla magione
« Davvero le hai detto così? » chiese Silvia. Era seduta sul divano, con
una gamba piegata e l’altra penzoloni.
Angel era in piedi vicino al camino, e guardava il fuoco, quando le
rispose: « Sì. Che ho detto di male? Visto che c’è Faith, lei può sentirsi
meno oppressa dal suo compito di cacciatrice, e se vuole scegliere
un’università più lontana, non vedo per-ché dovrebbe perdere quest’opportunità.
»
« Sì, su questo sono d’accordo. Ma le hai chiesto davvero quali ragioni ha
per re-stare? »
Angel sospirò: « Sì. »
« E poi le hai detto: “come *amico*, credo che dovresti andare via”? »
Il vampiro si girò a guardarla: « Sì, ho detto proprio così. Pensi che
abbia sba-gliato? »
« No, non credo, se questo è quello che vuoi. Però posso capire perché lei
ci sia rimasta male. »
« Rimasta male? Perché, che ti ha detto? »
« Niente. Non vedo Buffy da qualche giorno. Però a te ha detto che avevi
ragione, non c’è niente di importante qui per lei… e poi è andata via di
corsa. »
« Non voleva fare preoccupare troppo sua madre. »
« Sì, certo, non lo metto in dubbio. Joyce è iperprotettiva, specie
ultimamente. Ma se conosco Buffy, non è per quello che se n’è andata così
di fretta. »
Angel si sedette accanto a lei: « Non so davvero cosa devo fare. Starle
lontano mi fa male. Viene così di rado… »
« Io credevo che venisse quasi tutti i giorni. »
« No. Non proprio. Ieri, per esempio, non è venuta. E oggi è stata qui
solo pochi minuti… »
Silvia lo abbracciò, stringendolo forte, ed Angel le appoggiò la testa
sulla spalla. Le faceva davvero male al cuore vederlo così. A dispetto dei
quasi 250 anni passati su questa terra ad uccidere e devastare prima,
soffrire ed espiare dopo, quando c’era di mezzo Buffy, Angel era come un
bambino, totalmente indifeso, incredibil-mente fragile… E lei non sapeva
cosa fare per aiutarlo. Continuò a stringerlo, pen-sando all’amore
devastante del vampiro per la cacciatrice. Può far molto male, un amore
così, lei lo sapeva. Ma quel che è peggio, è che può fare *solo* male. E
adesso avevano deciso di rimanere amici. Come se questo potesse davvero
rendere le cose più semplici.
Silvia rinunciò a cercare qualcosa da dire per consolare Angel, non
riusciva a tro-vare nulla che potesse risultare confortante. Pensò allora
di parlare di qualcos’altro, per tentare almeno di evitargli per un po’ di
pensare a Buffy: « Sai, stavo comin-ciando a fare qualche pensierino
anch’io riguardo al college… »
« Vuoi andare al college? » Angel alzò la testa e la guardò stupito.
« Bè, perché no? Sono andata al liceo alla mia veneranda età, non vedo
perché non dovrei andare all’università… »
« Ma non sei diplomata! »
« E che ci vuole a prendere un diploma? Potrei dare gli esami con gli
altri, a fine anno, da esterna. Anche perché se non mi sbrigo a diplomarmi
adesso, fra un po’ non lo potrò più fare. Sto cominciando ad invecchiare,
sai? Vedo i segni. Sono im-percettibili, ma ci sono. »
Angel sorrise: « Io non ho notato nessun cambiamento. »
« Ti assicuro che è così. »
« E hai già deciso che facoltà prendere? »
« No, per nulla. Mi sono fatta prestare da Willow qualche depliant, sai,
lei ne ha presi tantissimi, per non correre il rischio di tralasciare
qualcosa. Purtroppo, però, invece di aiutarmi a limitare il campo di
scelta, me l’hanno ampliato: è tutto così interessante! »
« Sei davvero elettrizzata per questa nuova prospettiva. E se poi non
superi l’esame? »
« Mi prendi in giro? Ti ricordo che avevo il massimo in tutte le materie!
»
« Bè, allora … enumerami tutte le tue opzioni, forza! Magari posso
aiutarti a sce-gliere. »
« Oh, sì! Magari! Però, ti avverto, sono veramente tante! »
« Non importa, tanto non ho niente da fare. »
Quella sera
Willow, fingendo di voler aiutare Xander con la chimica, gli aveva chiesto
di rag-giungerla al Liceo, prima di incontrarsi con Cordelia e Oz per la
serata bowling che avevano organizzato. In realtà la ragazza voleva fare
all’insaputa dell’amico un in-cantesimo anti-lussuria, per uscire da
quella situazione che non riusciva più a sop-portare. Xander però si
accorse dell’imbroglio, e si arrabbiò parecchio: « Devi ri-correre alla
magia nera per tenere gli ormoni sotto controllo? »
« A questo punto penso di no! » ammise Willow.
« Io accendo la luce. » disse il ragazzo risoluto, per porre fine alla
questione. Si avvicinò all’interruttore, che era accanto alla porta: « Tu
metti via tutto, » continuò: « prima che arrivi qualcuno a fare domande. »
Aveva appena pronunciato queste parole che alle sue spalle apparve Spike.
Il vampiro lo afferrò subito per il collo.
« Xander! » gridò Willow. Il ragazzo tentò di divincolarsi, ma Spike lo
teneva stretto: « Mi serve in prestito la ragazzina » gli disse: « Non ti
dispiace, vero? » ag-giunse gettandolo a terra.
Willow afferrò un microscopio che si trovava su un tavolo lì accanto, e lo
brandì come un’arma contro Spike, che però la fermò con estrema facilità:
« Mi stai minac-ciando? Non è carino! » La disarmò: « Vedrai che
diventeremo tutti ottimi amici! » aggiunse, e un attimo dopo si voltò a
colpire col microscopio Xander che stava ten-tando di rialzarsi in piedi.
Il vampiro portò entrambi alla vecchia fabbrica, dove aveva abitato con
Drusilla prima del ritorno di Angelus. L’edificio era semidistrutto dopo
l’incendio di Giles, ma poteva ancora essere un buon nascondiglio. Xander
era sempre svenuto, e Willow terribilmente impaurita.
« Adesso mi devi aiutare! » le disse Spike: « Devi fare un incantesimo per
me! Hai capito? »
« Che genere di incantesimo? » chiese la ragazza cercando di dominare la
paura.
« Un incantesimo d’amore! » ruggì Spike girandole intorno nervoso: « Sei
così ottusa? Io rivoglio quello che è mio! » Afferrò una bottiglia di
whisky ancora non del tutto vuota: « …quello che è mio… » ripeté,
scolandosela. « Lei era mia! E sarebbe potuta esserlo di nuovo, se non si
fosse messo in mezzo Angel, tutte quelle volte! Le parlava male di me, le
insegnava ad odiarmi… ma ti sembra giusto? »
Si accorse che Willow lo guardava stupita: « Che diavolo hai da fissare? »
le rin-ghiò contro.
« Niente! » rispose lei distogliendo lo sguardo.
« Tu lo sai fare, vero? Puoi farla tornare da me! Farla innamorare di
nuovo! »
« Ci… ci posso provare… » balbettò Willow.
Spike la afferrò per i capelli: « Perché parli solo di provare? » gridò: «
Tu lo fa-rai! »
« Sì, lo farò! » dalla voce di Willow traspariva tutta la sua paura.
Spike ruppe contro il muro la bottiglia vuota che aveva in mano, la puntò
al viso della ragazza: « Se cerchi di fregarmi… » le disse più calmo, ma
non meno minac-cioso: « Ti trafiggo la faccia con questo. Su, fino al
cervello! »
« No! » supplicò Willow in lacrime: « Per favore, no! »
Spike parve calmarsi, e la lasciò andare.
« Non vuole neanche uccidermi… » disse, seguendo lo strano corso dei suoi
pen-sieri: « Ogni volta… Io ci spero sempre, ma lei… niente! Potrebbe, che
so.. tagliarmi la testa, darmi fuoco… E invece.. se ne va, e basta! »
Parlando era andato a sedersi accanto a Willow. Lei lo ascoltava
impaurita, sob-balzando ogni volta che lui gesticolava enfatizzando il suo
dolore: « Dico, è chiedere troppo? » continuò il vampiro: « Che so? Un
piccolo segno per farmi capire che tie-ne a me! » Sospirò sconsolato: « Le
donne alla fine mi lasciano sempre, tutte, sen-za eccezione. E adesso..
anche Drusilla! Da lei non me lo sarei mai aspettato! Dopo tutto quello
che ho fatto! Solo per lei! Anche.. anche la tregua con Buffy, l’avevo
fatta solo per lei! E l’ho anche perdonata per aver tentato di arrostirmi
al sole… E invece quell’ingrata mi ha detto che mi ero rammollito, che non
ero… abbastanza “demone” per una come lei! Oh, e poi, certo… era
arrabbiata per Angelus. Solo per-ché ho aiutato la cacciatrice nel
tentativo di ucciderlo! Sempre, sempre colpa di An-gel! Dru è.. cotta di
lui. L’ha sempre preferito a me, così se n’è andata. Appena ha ripeso
conoscenza, mi ha costretto a fermare la macchina, e se n’è andata! Ha
detto che non voleva più vedermi… Ti rendi conto? *Lei* ha lasciato
*me*!!! »
Willow annuì, cercando di sembrare partecipe del dolore del vampiro.
« E così adesso anche Drusilla non mi vuole più… Nessuno mi vuole.. »
cominciò a singhiozzare, appoggiando la testa alla spalla della ragazza: «
Dio, sono così tri-ste! »
Willow gli strinse una mano, mormorando: « Su, su… »
« Io la amo da morire… e lei con me è sempre così crudele! »
Spike sollevò leggermente la testa, tirando su col naso, e la sua guancia
sfiorò i capelli di Willow: « Questo odore… » mormorò. Rimase a fissare la
gola della ragaz-za: « Il tuo collo… »
D’improvviso la sua faccia fu quella del suo demone: « Sono settimane che
non sento una donna. »
Willow saltò in piedi: « No! No! Aspetta! »
« Bè, se non contiamo quella commessa… »
« No, aspetta! » ripeté la ragazza: « Farò l’incantesimo per te, e ti farò
riavere Drusilla! »
Spike parve leggermente sorpreso: « Drusilla… » c’era una lieve nota
interrogativa nella sua voce, che Willow non notò. Annuì, sorridendo: «
Sì, sì, brava bambina, prepara l’incantesimo… per Dru. »
« Va bene, ma prima promettimi che non ci saranno più “bottiglie in
faccia” e che non.. “sentirai” nessuna parte di me. Va bene? »
Spike l’afferrò con violenza avvicinando il viso della ragazza al suo. Poi
il suo volto tornò umano, e con voce calma disse solo: « Va bene. » e la
lasciò andare.
« Comunque… » disse Willow allontanandosi dal vampiro: « Io non sono una
vera strega, capisci? Quindi non so se funzionerà subito. »
« Bene. » le disse Spike stranamente accondiscendente: « Se al primo colpo
non ti riesce, io uccido lui… » e indicò Xander ancora svenuto: « e tu
provi ancora. »
Willow guardò gli ingredienti che aveva preparato il vampiro: « Questo non
è suf-ficiente » disse.
« Come? » Spike si avvicinò, di nuovo minaccioso.
« Mi servono degli altri ingredienti e.. un libro. Mi serve un libro di
incantesimi. »
« E dove ce l’hai? » chiese Spike facendosi sempre più vicino: « A casa? »
« Non a casa. L’ho lasciato.. da un’altra parte. »
« Dove? »
Poco tempo dopo, cucina di casa Summers
L’acqua per il tè stava bollendo. Joyce sollevò la teiera dal fornello, e
ne versò il contenuto nella tazza di Spike. Il vampiro intanto continuava
a lamentarsi: « Quello che mi fa più male è che lei mi ha tradito. Va
bene, anche io ho tradito lei… Ma con una donna soltanto! Lei invece mi ha
tradito con tanti di quegli uomini che… che… neanche so quanti sono! È
vero, non si può proprio parlare di tradimento, visto che non stavamo
insieme… ma, che diavolo! A me fa male lo stesso! »
« È normale. Quando ami qualcuno non fa piacere sapere che sta con un
altro… »
Spike annuì: « Io provo sempre ad essere carino con lei… L’ultima volta
che ci siamo incontrati, io le ho detto che l’amavo, e lei, lo sa che mi
ha risposto? “Spike, smettila, ti prego!” così ha detto: “Smettila”!
Poteva dirmi “Io invece ti odio”, op-pure “Non ci credo, non mi ami”. Ma
che risposta è ‘smettila’?!?! »
« Bè, di sicuro non è stata molto gentile… »
« Gentile… sì… lei non è mai stata gentile con me. »
« Vedi, Spike… » tentò di consolarlo Joyce, mentre lui soffocava i
singhiozzi nel tè: « A volte, anche quando credi di stare bene con una
persona, non è detto che sia quella giusta. Quando il padre di Buffy e io…
»
Ma il vampiro scosse il capo e non la fece continuare: « No! Lei *è*
quella giusta! Lo so! Il nostro amore doveva essere eterno! Noi dovevamo
stare insieme per sem-pre! Lei mi ama, ne sono sicuro… o.. almeno credo…
Ma non vado bene, per lei. Però io non posso cambiare, non posso diventare
come mi vuole lei! Per la verità, non ci ho mai provato, questo devo
ammetterlo… ma perché non *voglio* provarci! Vorrei.. vorrei che lei mi
amasse lo stesso…
Non ha per caso un po’ di quei piccoli marshmallow? »
« Oh, sì, certo! » e Joyce si alzò per andarli a prendere, mentre Spike
continuava a parlarle del suo dolore. Non si erano accorti che qualcuno
all’esterno, li stava os-servando, attraverso la porta aperta della
cucina. Era Angel.
Il vampiro aveva deciso di uscire a fare un giro visto che ormai tutti
sapevano di lui. Non gli piaceva restare da solo alla magione. Buffy
veniva a trovarlo, ogni tanto, e Silvia anche più spesso, ma gli
rimanevano lo stesso molte ore in cui si sentiva terribilmente solo. E non
lo sopportava. Stava camminando senza meta, quando si era *per caso*
ritrovato a casa di Buffy. Fu tentato di entrare, ma la ragazza gli aveva
detto che sua madre non sapeva ancora niente di lui, e aveva preferito
rima-nere nell’ombra.
Quando però vide Joyce in compagnia di Spike, non pensò più alla prudenza,
e si precipitò dentro per difenderla, ma venne bloccato dall’incantesimo
di protezione.
« Oh mio Dio! » esclamò Joyce vedendolo: « Vattene da qui! »
« Già! » rincarò Spike, estremamente divertito dalla situazione: « Tu non
sei stato invitato! »
« Ci ucciderà! » esclamò sgomenta Joyce.
« Non finché io respiro! » le disse Spike risoluto. E poi aggiunse: «
Anche se per la verità io non respiro. »
« Joyce! Mi ascolti… » cercò di convincerla Angel, ma lei non volle
sentire ragioni: « Vattene da qui, o ti impaletto io stessa! »
« Sei un uomo molto cattivo! » lo canzonò Spike.
« Joyce, non si fidi di lui, mi faccia entrare! » pregò Angel. « Se la
tocchi, ti taglio la testa! » disse poi a Spike, che continuava a
prendersi gioco di lui.
« Ah sì? E con quale esercito? »
« Quello sarei io! » esclamò Buffy entrando in quel momento e afferrando
Spike per il collo. Lo sbatté sul tavolo, poi con calma disse: « Angel…
perché non vieni dentro? »
Il vampiro bruno entrò: « Non saresti mai dovuto tornare, Spike. » disse,
mentre Joyce si allontanava veloce da lui, spaventata.
« Io faccio quello che mi pare! » ribatté l’altro, e tentò di liberarsi
dalla stretta di Buffy, ma la cacciatrice, aiutata da Angel, lo risbatté
sul tavolo. Afferrò rapida un cucchiaio di legno e stava per impalettarlo
col manico, ma Spike gridò: « Willow! »
La cacciatrice si fermò all’istante: « Hai preso Willow? »
« Se mi uccidi, non troverai mai la piccola strega! »
« Willow è una strega? » intervenne Joyce, sempre più confusa.
« E Xander? » chiese Buffy.
« Anche lui. » confermò Spike.
« Xander è una strega?!? » esclamò Joyce, che non ci capiva davvero più
niente.
La cacciatrice lasciò andare Spike, e subito Angel lo afferrò per il
bavero dello spolverino: « Dove sono? »
L’altro vampiro si liberò dalla presa: « Non è così che funziona, tesorino.
E da quando hai di nuovo un’anima? Pensavo avessi smesso con certe cose! »
Poi si ri-volse a Buffy: « La tua amichetta farà una magia per me, e
quando avrà finito, la lascerò andare. »
« Non sei famoso per mantenere le promesse, Spike. » gli rispose lei.
Il vampiro sorrise: « Se tu e la tua checca volete venire con me, va bene.
Ma se cerchi di intralciarmi, *tu* ucciderai i tuoi amici. »
Dopo aver avvertito Buffy della scomparsa di Willow e Xander, Cordelia e
Oz ave-vano preso il furgone di quest’ultimo, diretti a chiamare Giles,
che si trovava fuori città.
Il ragazzo, come al solito era silenzioso e non esprimeva in alcun modo la
sua preoccupazione. Ma tanto Cordelia parlava tranquillamente per tutti e
due: « E se fossero stati rapiti da un trafficante colombiano? » esclamò
sgomenta dando voce all’ennesima, terrificante ipotesi che le veniva in
mente: « Forse a Xander stanno già tagliando un orecchio. O altre parti… »
Rabbrividì.
Oz non commentò, come aveva fatto con tutte le precedenti supposizioni
della ra-gazza. Però frenò improvvisamente.
« Cosa c’è ora? » gli chiese Cordelia.
« Silvia. » rispose lui indicando fuori dal finestrino. Fece marcia
indietro col furgo-ne sulla strada deserta, e la ragazza che stava
camminando a testa bassa, pensie-rosa, si voltò al rumore del mezzo.
« Oz, Cordelia! » esclamò riconoscendoli: « Ciao! Sapete per caso dov’è
Angel? Sono andata alla magione, e lui non c’era. È strano, perché… Angel
non esce mai! »
« No, non l’abbiamo visto! » le rispose Cordelia: « Ma abbiamo ben altri
problemi a cui pensare! »
Mentre le spiegava delle loro preoccupazioni, Oz si guardava intorno
annusando l’aria. All’improvviso esclamò: « È Willow! »
Silvia e Cordelia si voltarono a guardarlo con aria interrogativa, e lui
spiegò: « È qui, l’avverto. »
« Cosa? » esclamò Cordelia: « Senti il suo odore? Ma se non usa neanche il
pro-fumo! »
« Ha paura » aggiunse Oz, ignorando quello che Cordelia aveva appena
detto.
Silvia si guardò intorno: « Io non sento nulla. Ma probabilmente è perché
tu sei più legato a lei. »
« Oh mio Dio! » Cordelia aveva finalmente capito: « Non sarà per caso un
residuo da lupo mannaro? Sarebbe molto seccante! »
« Non sai quanto! » le rispose Oz, mentre Silvia saliva a sedersi accanto
alla ra-gazza: « Andiamo, vengo con voi. » disse. Oz fece inversione, per
seguire le tracce di Willow.
« Sono molto contenta che tu riesca ad usare positivamente i tuoi..
“poteri” anche senza trasformarti » gli disse la dampyr: « È un buon
segno, vuol dire che tutti quegli allenamenti stanno portando frutto! »
Angel, Buffy e Spike erano diretti al negozio di magia.
« Mi mancano solo alcuni ingredienti, » stava dicendo il vampiro: « e poi
vi porto da… » si fermò, barcollando: « Oho… » si curvò in avanti
tenendosi la testa con una mano.
« Cosa c’è? » gli chiese Buffy: « Non che mi interessi… » si affrettò ad
aggiungere.
« Oh, la mia testa! » gemette Spike: « Mi sta passando la sbornia! È
terribile! Od-dio! Vorrei essere morto! »
La cacciatrice, veloce, cacciò un paletto dalla tasca: « Bè, se chiudi gli
occhi e lo desideri ardentemente… » disse avvicinandosi a lui. Ma Angel si
mise tra lei e il vampiro: « Buffy, no, abbiamo bisogno di lui per trovare
gli altri! »
« Bisogno di lui?! » chiese aspra la cacciatrice: « Probabilmente li ha
portati nella veccia fabbrica! »
« Ehi! » intervene Spike: « Mi credi tanto idiota? » e si girò dall’altra
parte sbuf-fando: < Mio Dio quanto sono idiota! >
Buffy sospirò: « Okay, cerchiamo di fare in fretta, allora! » e si
incamminò seguita dai due vampiri.
Avevano fatto solo pochi passi, che Spike si fermò di nuovo: « Oh, Dio! »
esclamò.
« E ora che c’è? » chiese Angel spazientito.
Il vampiro biondo stava fissando una panchina: « Abbiamo ucciso un
barbone, qui… » spiegò: « Noi due, insieme. Quelli erano bei tempi! » si
sedette: « Sapete? » continuò: « Lei voleva ucciderlo, ma l’ho fatto io
per lei. » si mise a ridere ricordan-do i bei momenti: « Lui non faceva
altro che chiedere pietà, e io non facevo altro che mordere più forte! E
lei rideva, e diceva: “Lasciane un po’ anche per me!” »
« Avrei tanto voluto esserci! » disse Buffy con tono sarcastico.
Spike continuò, ignorandola: « E dopo l’ho morsa, sempre su questa
panchina. Ho bevuto il suo sangue… Oho! Che notte meravigliosa! » Poi
aggiunse sottovoce, con tristezza: « Una delle più belle della mia vita! »
Angel e Buffy si allontanarono disgustati, e Spike si affrettò a seguirli.
Percorsero il resto del tragitto in silenzio, con grande sollievo di Buffy.
I due vampiri erano im-mersi nei loro pensieri, e senza saperlo, stavano
pensando alla stessa persona.
Spike stava rievocando i bei ricordi di quella notte di poco più di un
anno prima, in cui tutto era stato stravolto, e per qualche ora lui aveva
avuto il suo sogno così vici-no da poterlo toccare.
Angel pensava che era un bene che Silvia non fosse lì con loro. Già sapere
che Spike era tornato non le avrebbe fatto bene, ma sapere che era venuto
lì solo per farsi aiutare a riprendersi Drusilla, le avrebbe sicuramente
spezzato il cuore. Eppu-re, avrebbe dovuto dirle tutto, prima o poi.
Continuare a nasconderle le cose era ingiusto, oltre che inutile. Sperava
solo che questo potesse servirle almeno a met-tersi l’anima in pace.
Arrivarono finalmente al negozio. Era ancora sigillato con i nastri gialli
della poli-zia. « Opera tua? » chiese Buffy a Spike, togliendoli. Il
vampiro non le rispose, ma tirò fuori dal libro che teneva in mano il
foglio con gli ingredienti che gli aveva detto Willow: « Ecco la lista. »
disse, porgendolo alla cacciatrice.
Lei lo prese stizzita, poi lesse ad alta voce: « Essenza di violetta e
chiodi di garo-fano… Angel! »
« Vado. » rispose prontamente il vampiro.
Buffy continuò a leggere: « …un set di tavole runiche… » si avviò anche
lei verso gli scaffali, dicendo a Spike: « Tu prendi la radice di
rosaspina. »
« Sì, a me le spine… come se non ne avessi avute già abbastanza in questi
ultimi mesi… »
« Piangi un po’ di più, potrebbe servire per farla tornare. » lo prese in
giro Buffy.
« L’incantesimo la farà tornare! » le risposte Spike, indispettito.
Mentre continuavano a cercare gli ingredienti, Angel commentò: « Tutti
questi fa-stidi, per una a cui non importa niente di te. »
Spike si fermò a guardarlo sorpreso e arrabbiato: « Chiudi quella bocca! »
gridò.
Ma l’altro continuò, senza dargli peso: « In fondo dovresti esserci
abituato, Dru non è mica la prima donna che si è stancata di te! »
« Sta zitto! » gridò Spike. Afferrò Angel per una spalla, costringendolo a
voltarsi, e lo colpì con un pugno in piena faccia. Cercò di colpirlo
ancora, ma lui lo bloccò af-ferrandogli il polso. Buffy gli arrivò da
dietro, e lo spinse via.
Spike li guardò entrambi con odio: « Ma che ne sapete voi? » gridò: « È
colpa vo-stra, tua soprattutto! » e indicò Angel. Poi, un po’ più calmo,
mentre stava quasi per rimettersi a piangere, aggiunse: « Lei appartiene a
me. Io non sono niente senza di lei… »
« Su questo sono pienamente d’accordo. » convenne Buffy, per nulla
commossa dall’evidente sofferenza del vampiro: « Sei patetico, sai? Non
sei nemmeno più un fallito. Sei la carcassa di un fallito. »
« Sì? » le ripose Spike, beffardo: « Parli tu! » Superò Buffy, e andò di
nuovo vici-no allo scaffale, a cercare la radice di rosaspina.
Ma la cacciatrice ora voleva continuare il discorso, non le era piaciuto
il tono can-zonatorio di Spike: « Che cosa vorresti dire? »
Il vampiro si girò di nuovo verso di lei: « L’ultima volta che vi ho
visti, stavate combattendo a sangue, » le spiegò, come se stesse dicendo
qualcosa di scontato: « e ora vi fate gli occhi dolci come se niente fosse
successo. Mi fate vomitare! »
« Non so di cosa stai parlando! » gli disse Buffy per tutta risposta.
« Ah, è vero! » disse lui ridacchiando: « Voi siete solo “amici”. »
« Esatto. » rispose subito Angel, ancora prima che Spike finisse di
parlare.
Il vampiro ossigenato li guardò spalancando gli occhi, come se avessero
detto la più grande assurdità del mondo: « Voi non siete amici. » disse
furioso: « Non sarete *mai* amici. Vi amerete finché questo non vi
ucciderà entrambi. Lotterete, scope-rete, e vi odierete fino a tremare, ma
non sarete mai amici! » si indicò la fronte con l’indice: « L’amore non è
cervello, ragazzi. È sangue! » e si portò una mano sul cuore: « Sangue che
grida dentro per ottenere ciò che vuole. Posso anche essere la puttana
dell’amore, ma almeno sono abbastanza uomo da ammetterlo. »
Buffy e Angel guardavano a terra, in due direzioni diverse, colpiti dalle
parole di Spike, che continuò: « Lo so di cosa parlo, *io*, sono anni che
lo vivo! Non si può smettere di amare semplicemente volendolo. Credete che
non c’abbia provato? Non ho fatto altro da un secolo a questa parte! »
Lentamente si calmò: « Ma ora grazie a questo incantesimo tutto sarà a
posto. » aggiunse, e poi si girò nuovamente verso lo scaffale: « Oh, ecco:
radice di rosaspina. » esclamò trionfante prendendo in mano un barattolo.
Angel stava ancora riflettendo sulle ultime parole del vampiro, quando ad
un tratto capì il vero senso del suo discorso. Si rivolse furibondo verso
di lui: « Non è per Drusilla… » disse avvicinandoglisi: « Tu l’incantesimo
vuoi farlo a Silvia! »
L’altro lo guardò, fingendo stupore: « Silvia? Mhmm, ma guarda, sai che a
lei non avevo proprio pensato? » rise: « Però, mi hai dato un’idea… Potrei
provarci, che di-ci, funzionerebbe? »
« Non fare l’idiota! Tu pensavi a lei fin dall’inizio! »
« Sì, sì, va bene, è vero, è lei che voglio, di Drusilla non me ne frega
un cazzo, contento? La rossa mi ha dato l’idea, ha creduto che
l’incantesimo fosse per Dru, e io l’ho assecondata. Pensavo sarebbe stato
più facile farmi aiutare se non sapevate che l’incantesimo era per Silvia.
»
« Pensavi bene. Non posso permetterti di fare un incantesimo su di lei! »
Spike lo guardò con odio: « Impediscimelo! » lo sfidò.
Angel mutò il volto in quello da demone, e si avventò su di lui, ma
all’improvviso la porta del negozio si spalancò, e sulla soglia apparve un
vampiro, mentre alle sue spalle se ne potevano scorgere parecchi altri.
« Ciao Spike! » esclamò il nuovo venuto.
Mentre Buffy e Angel prendevano lezioni sull’amore, Cordelia, Silvia e Oz,
grazie al fiuto mannaro di quest’ultimo, avevano trovato Willow e Xander
nella vecchia fab-brica.
E li avevano trovati l’uno nelle braccia dell’altra.
Silvia era sconvolta, credeva che i suoi amici formassero due coppie salde
e affia-tate, non aveva avuto mai il minimo sospetto. Oz e Cordelia
condividevano il suo sbigottimento, ma di sicuro stavano peggio di lei. Oz
era rimasto a guardare i due che si baciavano, attonito, incredulo e
ferito. Cordelia invece era scappata subito via. Le scale avevano ceduto
sotto il suo peso, e lei era caduta. Una sbarra di ferro le si era
conficcata nel fianco. Silvia scese immediatamente nella cavità aperta dal
crollo, mentre Oz correva a chiamare un’ambulanza.
Intanto Willow spiegò a Silvia di Spike. Se la notizia l’aveva colpita, la
ragazza non lo diede a vedere. Tutta la sua attenzione era rivolta alla
povera Cordelia. Però am-mise di non essere tranquilla: « Angel è sparito,
non lo trovo da nessuna parte, e se Spike è in città, la cosa diventa
quantomeno un tantino allarmante! »
Quando poco dopo arrivò l’ambulanza, solo Willow, Xander e Oz la seguirono
all’ospedale. Silvia li lasciò per andare a cercare Angel. O almeno così
disse loro. In realtà, facendola sentire terribilmente in colpa, specie
nei confronti di Cordelia, i suoi pensieri erano di tutt’altro genere: <
Te ne sei andato, mi hai lasciata da sola quando avevo più bisogno di te…
e adesso hai il coraggio di tornare qui a Sunnydale solo per cercare di
riavere Drusilla! Io avevo deciso di dirti che ti amo, che non pos-so
stare senza di te, e tu invece rivuoi lei!
Finalmente Drusilla ti ha lasciato… il tuo primo pensiero doveva essere
correre su-bito da me! Brutto bastardo! Col cavolo che ti faccio tornare
da lei! >
Si precipitò subito al negozio di magia, sperando di trovarlo ancora lì.
E in effetti, mentre lei lasciava di corsa la vecchia fabbrica, Spike era
ancora nel negozio, e si girava verso la porta da cui era appena entrato
un vampiro che pareva conoscerlo. Sospirò: « Lenny! Come te la passi? »
« Meglio, da quando te ne sei andato. » rispose quello: « Dovevi rimanere
dov’eri. »
« Ma davvero? »
Buffy intervenne: « Stava proprio per andarsene. »
Spike intanto posò il barattolo che aveva appena preso dallo scaffale, e
fece un passo verso Lenny. La cacciatrice lo prese per un braccio: «
Spike, non iniziare niente! »
Il vampiro obiettò: « Questo incapace una volta lavorava per me! »
Buffy guardò Angel: « I ragazzi sono in pericolo, non possiamo rischiare.
»
« Non abbiamo tanta scelta. » le rispose lui.
Lenny li apostrofò sorridendo canzonatorio: « Voi due se volete potete
anche an-dare via. »
« Se io muoio, i tuoi amici muoiono! » si affrettò a chiarire Spike.
Buffy sospirò: « Spiacente, restiamo! »
Lenny la guardò divertito: « Non per molto! » e attaccò per primo. Veloci,
altri vampiri lo seguirono, ma la porta era stretta: senza eccessiva
difficoltà Buffy, Angel e Spike riuscirono a chiuderli fuori. Rapidi i due
vampiri piazzarono una libreria da-vanti alla vetrina, mentre Buffy
spezzava le gambe di una sedia per farne dei palet-ti: la libreria non
avrebbe retto a lungo.
Intanto che aspettavano all’erta coi paletti in mano, Spike sorrise, ed
esclamò, pregustando la lotta: « Sarà uno spasso. »
Buffy lo guardò disgustata: « Ti detesto violentemente! »
Un rumore alle loro spalle li fece voltare di scatto: alcuni vampiri
avevano fatto il giro del palazzo e stavano entrando dalla porta sul
retro. Subito i tre si gettarono all’attacco. Mentre Buffy e Spike
polverizzavano i vampiri che erano già entrati, An-gel chiuse la porta e
cercò di tenerla ferma. Non ci riuscì per molto, però, perché da fuori
riuscirono a sfondarla, e lui ci si ritrovò sotto, calpestato dal vampiro
che stava entrando. Questo rimase bloccato però sulla soglia, perché
qualcuno lo afferrò da dietro, ributtandolo fuori. Al suo posto sulla
porta comparve Silvia: « Ma che casino! Buffy!! Ma che diavolo succede? »
Sentì un « Ooh » sommesso provenire da sotto di lei, e notò chi era che
stava calpestando: « Oddio! Angel, scusa… » Sollevò la porta e lo aiutò ad
alzarsi insieme a Buffy che era appena arrivata. Un vampiro li attaccò,
colpendo Silvia in viso. Lei lasciò Angel, e si occupò dell’aggressore.
La libreria intanto stava per cedere, e anche se Silvia e Spike avevano
ormai im-palettato tutti i vampiri nel negozio, presto ne sarebbero
arrivati degli altri. Mente si rimetteva in piedi con fatica, Angel vide
un ripiano di uno scaffale pieno di botti-gliette d’acqua santa. Le indicò
a Buffy che lo sorreggeva, e lei annuì. Silvia impa-lettò il suo vampiro,
guardò la libreria ormai pericolante e si girò verso Buffy e An-gel. Li
vide con le bottiglie in mano, capì le loro intenzioni e si fece da parte.
Spike aveva appena impalettato Lenny, quando Buffy gli gridò: « Sta giù! »
Si abbassò appena in tempo.
La libreria cadde con uno schianto, e i vampiri entrarono in massa. Buffy
ed Angel li bombardarono con l’acqua santa.
Silvia afferrò Spike da dietro per il collo dello spolverino
allontanandolo dal centro del “fuoco”. Lui si girò a guardarla sorridendo,
piacevolmente sorpreso da quest’inaspettata premura nei suoi confronti: «
Ciao, Piccola! » disse. Le si avvicinò, accostando il viso al suo, ma
prima di riuscire a baciarla, lei lo allontanò brusca-mente: « Sei più
idiota di quanto pensassi! Che sei tornato a fare? Non era meglio se
rimanevi dov’eri? Porti solo fastidi! »
Spike era davvero stufo di sentirsi ripetere da tutti la stessa cosa.
Detta da lei, poi, e in quel momento, lo fece veramente infuriare: «
Scusami tanto se sono ve-nuto ad intaccare la tua altrimenti perfetta
esistenza! » sbraitò: « Ma anch’io ho una non-vita, sai? »
« Non sembrerebbe proprio, visto che sei venuto di nuovo qui a rompere le
sca-tole! »
« Io volevo solo fare un inc… »
« So del tuo incantesimo! È così che risolvi i problemi, tu, vero? Con la
magia? E non sei neanche capace di fartelo da solo! »
« Non tutti hanno la fortuna di avere la stregoneria nel DNA, sai? »
Buffy ed Angel continuavano a respingere i vampiri con le loro singolari
munizioni. L’aria era piena di fumo, vapore, e odore acre di carne
ustionata.
Ma Silvia e Spike continuavano indisturbati a litigare: « Questo cosa
c’entra? Quando hai quasi ucciso Angel per ridare forza al tuo sire, ci
sei riuscito a fare l’incantesimo da solo! »
« Avevo un libro che spiegava tutto per filo e per segno, va bene? Non me
ne in-tendo di magia, perché non me n’è mai fregato niente! »
« E invece, guarda un po’, per Drusilla fai sempre un’eccezione, allora
come ades-so… »
« E a te cosa importa? Sei forse gelosa? »
« Sì, tanto quanto tu sei quieto e razionale! E indipendente, soprattutto!
»
« Senti chi parla! Miss “toglietemi_tutto_ma_non_il_mio_sire”! »
« Io almeno se ho un problema sono in grado di sbrigarmela da sola, non
devo rapire la gente! »
« A me le cose piace farle a modo mio! »
« Ammettilo invece che sei incapace di risolvere da solo i problemi, sai
solo crear-ne! »
« Ah, è così? E sentiamo, allora, forza: cosa ho fatto per creare problemi
*a te*, stavolta? »
Prima che Silvia potesse replicare, Buffy intervenne per porre fine al
litigio: « Hey, voi due! » chiamò.
Il vampiro e la dampyr si voltarono, e si accorsero che a parte loro
quattro il ne-gozio era vuoto: gli altri vampiri se n’erano andati. Buffy
e Angel fecero per avvici-narsi, ma dopo un solo passo il vampiro si
fermò, gemendo di dolore.
« Angel! » esclamò la cacciatrice, preoccupata.
Spike, nel vederli così abbracciati, non poté trattenersi dal commentare:
« Oh, sì. Voi due. Solo amici. Nessun pericolo, vero? » Si voltò di nuovo
verso Silvia, che lo guardava con la stessa espressione accigliata di
prima: « Oh, al diavolo! » esclamò. Si rivolse di nuovo a Buffy: « I tuoi
amici sono chiusi nella fabbrica. »
« Erano. » lo corresse Silvia.
« Oh, bene! Avete già risolto tutto, quindi! Allora è proprio arrivato il
momento di togliere il disturbo! » Si avviò verso la porta sul retro,
dichiarando con tono ironico: « Sono proprio contento di essere tornato! »
Si fermò sulla soglia, poi si voltò in-dietro: « Avevo preso tutto dal
verso sbagliato. Piangere, strisciare, dare tutta la colpa agli altri… ti
fa perdere di vista quali sono le cose importanti. Ma era da tanto che non
assaggiavo un po’ di sana violenza! Mi ha rimesso in pace col mondo!
Al-meno adesso ho le idee chiare.
Troverò Dru, dovunque sia, la legherò, e la torturerò finché non mi amerà
di nuo-vo. Non ho bisogno di nessun incantesimo, con lei. »
E sparì.
Le due ragazze e il vampiro rimasero in silenzio per qualche momento, poi
Buffy chiese: « Willow e Xander stanno bene? »
Silvia stava ancora fissando la porta da cui era uscito Spike. Si girò
verso la cac-ciatrice, e la guardò come se non l’avesse sentita. Dopo un
po’, però, si riscosse: « Oh, s-sì, sì. » rispose: « Loro stanno bene. È…
un po’ lungo spiegare tutto… Cer-cherò di essere breve » disse,
avvicinandosi ai due: « Ho incontrato Cordelia e Oz che andavano da Giles,
Oz ha sentito l’odore di Willow, e così li abbiamo trovati. Si stavano
baciando. Cordelia ne è rimasta sconvolta, è scappata, ma le scale le sono
crollate sotto e si è ferita ad un fianco. Credo che non sia troppo grave,
ma non è neanche una sciocchezza: una sbarra di ferro l’ha passata da
parte a parte, e aveva perso i sensi. Li ho lasciati mentre l’ambulanza la
portava all’ospedale.
Ma voi volete spiegarmi perché avete lasciato Spike andare via così? »
Buffy era sconvolta dal diluvio di notizie riversatole addosso da Silvia,
perciò fu Angel a rispondere: « Anche se le cose sono andate diversamente
da come aveva-mo previsto, avevamo fatto un accordo. »
« Bè, io no. » esclamò la ragazza, e corse fuori.
« No, Silvia, aspetta! » le gridò dietro Angel, ma lei non se ne accorse,
o finse di farlo.
« Pensi che lo ucciderà? » gli chiese Buffy.
« Non lo so. È molto arrabbiata. Pensa che l’incantesimo fosse per
Drusilla, quindi potrebbe anche finalmente trovare il coraggio di farlo.
Però, se invece lui le dice la verità, potrebbe anche… »
Non finì la frase, ma Buffy intuì comunque cosa volesse dire: « Vuoi che
vada a cercarla io? » gli propose, visto che lui non stava ancora del
tutto bene.
Ma Angel scosse la testa: « No. Io… mi fido di lei. Farà la cosa giusta. »
Silvia aveva sentito distrattamente al tg locale la notizia del cartello
di benvenuto della città abbattuto da “ignoti vandali”. Là per là non
c’aveva dato peso, non aveva minimamente pensato di collegarlo con Spike.
Ma ora si dirigeva lì correndo a perdi-fiato, immaginando che fosse quello
il posto dove il vampiro aveva parcheggiato la sua auto.
Infatti Spike era lì. Lo raggiunse quando stava proprio per salire in
macchina.
« Non abbiamo ancora finito di parlare. » esordì, trattenendolo per un
braccio.
« Invece sì! » tagliò corto lui, liberandosi dalla stretta. Fece per
rientrare in auto, ma lei gli afferrò di nuovo il braccio, costringendolo
a voltarsi, e gli diede un pugno in piena faccia.
Spike era stato colto di sorpresa, ma reagì alla svelta e glielo restituì:
« Perché mi devi rompere l’anima? » gridò arrabbiato.
« L’anima tu non ce l’hai, idiota ! Si può sapere perché sei tornato? »
Spike sospirò esacerbato. Lei però non lo lasciò parlare, e continuò ad
attaccarlo: « Ti serviva proprio Willow per fare l’incantesimo? Un’altra
strega non andava be-ne? »
« L’idea dell’incantesimo mi è venuta quando ho visto la rossa al negozio
di magia, non era nei miei piani all’inizio. »
« E allora si può sapere perché diavolo sei venuto? »
Spike strinse i denti, ricacciando in gola la risposta furente che gli era
venuta alle labbra. Si calmò, e sorrise, sul suo volto un misto di scherno
e tristezza, mentre ri-spondeva: « Proprio non ci arrivi? »
Poi salì subito in macchina, senza aspettare risposta, e mise in moto.
Silvia restò a guardare l’auto nera che si allontanava.
Fu questione di pochi secondi. Lei che gli correva dietro gridandogli di
fermarsi, lui che inchiodava all’istante, lei lo raggiungeva, spalancava
la portiera, e gli si buttava tra le braccia: « Ti amo, Spike! Non mi
lasciare! »
E poi il lungo bacio appassionato.
Silvia sbatté gli occhi perché la vista le si era appannata per le
lacrime. La DeSoto era ormai lontana. Troppo tardi, per il lieto fine che
si era immaginata. Si voltò per andarsene il più in fretta possibile da
lì.
Spike era rimasto a guardare Silvia dallo specchietto retrovisore, finché
lei non si era girata di scatto allontanandosi. Sbatté infuriato i pugni
sul volante, accelerò, e accese la radio. La macchina si riempì delle note
di “My way”, nella versione punk di Syd Vicious. La musica assordante
coprì il suono del pianto di Spike.
Non aveva capito che Silvia si era girata di scatto perché lui non la
vedesse pian-gere.
Qualche tempo dopo, alla magione
Quasi come una replica della scena di quella mattina, Silvia ed Angel
erano di nuovo seduti sul divano, abbracciati. Stavolta però le parti
erano invertite: era lei ad aver appoggiato la testa sulla spalla di lui,
che la stringeva cercando di conso-larla. Silvia non stava piangendo, ma
da quando era arrivata non aveva detto una sola parola, si era solo
precipitata tra le braccia del vampiro, e lui si era limitato a stringerla
a sé, posandole un bacio delicato sui capelli. Non sapeva con precisione
cosa fosse successo dopo che aveva lasciato il negozio di magia, ma non ci
voleva un genio per indovinare quanto stesse soffrendo.
Finalmente Silvia trovò la forza di parlare: « Immagino ti starai
chiedendo perché sono così triste… se perché ho impalettato Spike, oppure
se perché lui se n’è anda-to. »
Angel annuì: « Se però adesso non te la senti di parlarne… »
Silvia fece un gesto con la mano, come a indicare che non aveva
importanza: « Se n’è andato. Niente di nuovo, tutto come al solito: ci
siamo picchiati, insultati, e poi se n’è andato. Non posso credere che sia
tornato qui a Sunnydale, solo per farsi fare un incantesimo per riavere
Drusilla! »
Angel sospirò. Spike non gliel’aveva detto, quindi. Forse lei non gliene
aveva dato il tempo. O forse lui non aveva capito che anche lei aveva
frainteso. E adesso? Lui cosa doveva fare? Si erano ripromessi di dirsi
sempre tutto. Ma sapere la verità l’avrebbe annientata. « Te l’ha detto
Willow, dell’incantesimo? » le chiese.
« Sì. »
Angel sospirò di nuovo. Poi si decise: prima o poi l’avrebbe saputo, era
meglio dir-glielo subito: « Non è vero. »
« Cosa non è vero? »
« È quello che Spike ha fatto credere a tutti, perché noi lo aiutassimo.
Ma l’incantesimo lui voleva farlo a te. »
Silvia si girò a guardarlo negli occhi, sbalordita. Le tornarono in mente
le parole di Spike: “Troverò Dru… Non ho bisogno di nessun incantesimo,
con *lei*!”. E poi quell’ultima frase… “Proprio non ci arrivi?”.
Non l’aveva capito. Ancora una volta, non aveva capito niente.
Per lei. Spike era tornato solo per lei. Si portò una mano sul cuore, come
temendo che potesse fermasi, incapace di reggere a questo nuovo dolore.
Rimase così, con gli occhi spalancati fissi nel vuoto, per alcuni,
lunghissimi istanti. Infine mormorò: « Oh mio Dio! …… Sono stata così
stupida… ero talmente arrabbiata, che… …Oddio! Ma.. ma.. e Drusilla? »
Angel esitò un momento, ma ormai le aveva detto la cosa più importante,
sarebbe stato stupido nasconderle quel “particolare”: « Ha detto che di
Drusilla non gliene importa niente. »
« Ma… ha detto tutte quelle cose su di lei… »
« Che Spike è un’idiota io l’ho sempre pensato. Però io non… non credo che
sia davvero tornato da lei. »
« Oddio… » ripeté di nuovo lei. Poi, silenziosa, cominciò a piangere.
Angel la strin-se di nuovo: « Mi dispiace, Silvia, io… ho cercato di
dirtelo… »
« No, no » si affrettò a zittirlo lei. « È tutto ok, Angel, non
preoccuparti. » gli dis-se, frenando i singhiozzi: « È solo colpa mia. Non
posso prendermela con nessuno, neanche con lui. Non gli ho dato il tempo
di spiegare, l’ho praticamente cacciato via! »
« Forse lui non ha capito che avevi frainteso, pensava che fossi
arrabbiata perché voleva farti un incantesimo… » Angel si rendeva conto di
quanto poco questa even-tualità fosse consolante, ma non gli era venuto in
mente altro.
Silvia, comunque, scosse la testa: « No, l’ha capito. Gliel’ho detto. E
lui stava an-che per dirmi la verità, credo. Ma non l’ha fatto. E perché
avrebbe dovuto? Dopo il modo in cui l’ho trattato! Oddio come sono stata
stupida! Ho rovinato tutto un’altra volta… »
« Non dire così. Non puoi incolparti. Alla fine è stato lui a decidere di
andarsene, no? »
Lei annuì, tirando su col naso: « È proprio finita, stavolta, vero? Dopo
quello che è successo, lui non tornerà mai più da me. »
Angel non rispose, ma tanto Silvia non aveva bisogno di conferme. Tornò a
rifu-giarsi tra le sue braccia, e il vampiro la strinse a sé dolcemente,
accarezzandole i capelli.
Quando Silvia si fu un po’ calmata, si soffiò il naso, si asciugò gli
occhi, e si dette una sistemata ai capelli. Poi sorrise, un sorriso
triste, e un po’ incerto, ma pur sem-pre un sorriso. Angel ne fu contento,
e le sorrise a sua volta, senza dire nulla.
Fu Silvia la prima a rompere il silenzio: « Grazie per avermi detto tutto,
Angel. So che non deve essere stato facile, per te, perciò te ne sono
molto grata. »
« Sapevo che ne avresti sofferto molto, ma credo che non sia giusto
tenerti na-scoste certe cose, specie tutto ciò che riguarda Spike. In
passato l’ho fatto spesso, è vero, ma ho capito che sbagliavo. Non è
giusto negarti la verità. Anche se ti fa sof-frire moltissimo. »
« Ho notato in effetti che ultimamente parliamo di Spike con estrema
tranquilli-tà! » Silvia aveva pronunciato l’ultima frase con leggerezza,
sorridendo, ma Angel si incupì, e aggrottò la fronte: « Sì, è vero. Però…
» Si bloccò di colpo, alzandosi in piedi, e fissando la porta del salone.
Silvia si voltò a guardare anche lei, ma non c’era nessuno. Stava per
chiedere al vampiro che gli era preso, quando sulla soglia apparve Buffy.
< Ah, ecco.. > pensò la dampyr.
La cacciatrice esitò un istante sulla porta: evidentemente aveva sperato
di trovare Angel da solo.
« Ciao Buffy! Come sta Cordelia? » le chiese subito Silvia.
« Bene, più o meno. » rispose la cacciatrice: « Ha perso molto sangue, ma
nessu-no degli organi vitali ha subito danni. »
« Meno male. » Silvia si era accorta del suo disagio, perciò si alzò per
lasciarli soli: « Bè.. ehm.. io.. è meglio che vada a casa, adesso. Ci
vediamo domani, Angel. »
« Ciao Silvia. Se.. se hai bisogno di parlare, io sono sempre qui. »
La ragazza annuì sorridendo: « Lo so. » Poi se ne andò.
« Non vedevo l’ora di vederti! » disse Angel non appena furono rimasti
soli.
« Non tornerò mai più. » fu il crudele commento di Buffy.
Il vampiro non credeva alle sue orecchie. Non disse nulla, ma rimase a
guardare la ragazza con espressione ferita, come chiedendole dove aveva
sbagliato, cosa aveva fatto perché lei gli parlasse così.
Buffy distolse lo sguardo. Non ce la faceva a guardarlo negli occhi mentre
gli par-lava. Però doveva chiudere quella… “questione”, assolutamente. «
Noi non siamo amici. » gli spiegò: « Non lo siamo mai stati. Posso
ingannare il signor Giles, posso ingannare i miei amici. Ma non posso
ingannare me stessa. Né Spike, per qualche strano motivo. » La cacciatrice
tacque, cercando il coraggio di continuare. Strinse i pugni, e alzò la
testa, per guardare Angel in faccia. Glielo doveva, almeno quello. Quando
l’aveva mandato all’inferno, gli aveva chiesto di chiudere gli occhi. Ma
ora l’avrebbe guardato in viso, mentre gli spezzava il cuore: « Quello che
voglio da te non potrò mai averlo. Tanto tu hai Silvia che si prende cura
di te, non hai bisogno di me. Quindi.. me ne vado. » Ma non si mosse.
« Non posso accettarlo. » le disse Angel, con voce rotta.
« Dovrai farlo. » rispose lei dura.
« Ma… ci deve pur essere un modo per continuare a vederci! »
« Sì, c’è. Dimmi che non mi ami. »
Angel non rispose. Non poteva.
Buffy aprì la bocca per parlare, ma poi preferì non dire nulla, e se ne
andò.
Angel rimase da solo, in silenzio. Avrebbe voluto piangere, ma… pensava di
non meritarsi quel sollievo. La sua testa gli ripeteva che Buffy aveva
ragione, che avreb-be dovuto pensarci lui per primo. Ma il suo cuore
sanguinava, e nessun ragiona-mento avrebbe potuto fermare l’emorragia.
Tornò a sedersi sul divano, e sospirando, disse: « Puoi uscire di lì,
adesso, non credi? »
Silvia spuntò fuori da dietro una tenda, alle spalle di Angel.
Lui, senza voltarsi, le chiese: « Hai sentito tutto? »
« Sì. » rispose lei: « Scusami, non volevo spiare, ma… dall’espressione di
Buffy avevo capito che non era venuta per un motivo piacevole. Come stai?
»
« Male. »
Silvia si avvicinò, stupita per la sincerità del vampiro, che di solito
non ammetteva così apertamente di stare soffrendo. Si sedette accanto a
lui, e si ritrovarono di nuovo nella posa ormai divenuta abituale:
abbracciati, la testa sulla spalla, entrambi tristi e in cerca di
consolazione.
« Sembra quasi che l’abbia fatto a posta, per ripicca, non credi? » chiese
Silvia, tentando di dare alla sua voce un tono scherzoso.
« Chi? » chiese Angel distrattamente.
« Spike. È venuto qui a Sunnydale per.. riconquistarmi, non c’è riuscito,
però in compenso ha fatto separare ben tre coppie! »
« Purtroppo devo ammettere che la colpa non è stata tutta sua. In tutti e
tre i ca-si. »
« Cosa voleva dire Buffy quando ha detto che non può mentire a Spike? »
« Quando ancora non avevo capito che l’incantesimo lui voleva farlo a te…
» Angel sbirciò la ragazza, per vedere se ancora le faceva qualche effetto
parlarne, ma Silvia sembrava tranquilla, e lui continuò: « ..eravamo nel
negozio di magia a cercare gli ingredienti e lui ci ha fatto un discorsone
su “non siete amici e non lo sarete mai” eccetera eccetera. Naturalmente
aveva dannatamente ragione. E avevi ragione an-che tu. »
« Bè.. non ne sono molto felice, sai? Speravo davvero che sareste riusciti
a tro-vare una soluzione. »
« Come ha detto lei, dovrei dirle che non la amo. »
« E lei dovrebbe smettere di amare te, ma se pure fosse possibile, a quel
punto… a che servirebbe? »
« Credi che lei mi ami ancora? » chiese lui, fissandole negli occhi uno
sguardo ad-dolorato e speranzoso allo stesso tempo, che le fece venire le
lacrime agli occhi: « Certo che ti ama! Scusa, non hai capito il discorso?
Non può stare con te proprio perché ti ama, altrimenti… non ci sarebbero
problemi. »
Angel annuì. Sapere che Buffy lo amava non lo faceva certo soffrire di
meno, ma sembrava dargli un certo sollievo.
Rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Seguendo il
corso dei suoi, Silvia ad un certo punto sorrise, e quasi parlando a sé
stessa, disse: « Io non so davvero cosa pensare, sai? »
« Non sai se essere contenta o arrabbiata? »
Silvia si volse a guardarlo stupita: « Sì! Come hai fatto a capirlo? »
Angel sorrise: « Perché ti conosco troppo bene. Spike voleva fare un
incantesimo per farti innamorare di lui. E tu non sai se essere contenta
di questo, perché signifi-ca che ti ama e vuole solo te, oppure essere
ancora più arrabbiata, perché voleva usare un espediente meschino e sleale
per ottenere ciò che voleva ai tuoi danni. »
« Sì, esatto, è proprio così. Mi irrita tantissimo il pensiero che.. che
avrebbe dav-vero avuto il coraggio di plagiarmi con la magia, mi viene da
pensare a cosa sareb-be successo se l’avesse fatto! Io.. ci sono passata,
lo so cosa vuol dire, è *orribile* quando la magia ti costringe a fare
quello che non vuoi, facendoti credere di voler-lo… Allo stesso tempo,
però, mi viene da chiedermi: davvero non lo volevo? Non sarei stata forse
felicissima di farmi fare quell’incantesimo, per avere finalmente una..
“scusa” per stare con lui? » sospirò: « …chissà dov’è adesso… »
« Vorresti cercarlo? » le chiese all’improvviso Angel.
Silvia, sorpresa dalla domanda, rispose d’istinto: « Sì. » ma subito si
corresse: « No! …non lo so. Mi manca già così tanto… Quando non c’è non
faccio che pensare a lui. Ma quando ci incontriamo è sempre… Perché deve
essere tutto così difficile? »
Angel aprì la bocca per parlare, ma lei lo bloccò: « E non dire “mi
dispiace”, per favore! Non è colpa tua, e smettila! »
« Non volevo dire questo! »
Lei lo squadrò divertita, con aria di sufficienza: « Angel.. anche io ti
conosco trop-po bene! »
Lui sorrise: « Va bene, sì, è vero, stavo per dire “mi dispiace”. Ma
volevo anche chiederti una cosa: perché non mi hai mai detto nulla? Che
pensi sempre a lui, che ti manca… Perché non ne parli mai? »
« Bè, ecco… non te ne parlo mai perché non voglio litigare con te. O
almeno, una volta era così, ti arrabbiavi sempre. A proposito, prima.. mi
stavi spiegando perché hai cambiato atteggiamento nei confronti del
“discorso Spike”. »
« Sì. Volevo spiegarti, perché non voglio che tu fraintenda. Come hai
detto ades-so, ho cambiato idea sul parlare di Spike, ma non su Spike. Io
continuo a pensare che lui non vada bene per te. Ma a quanto pare tu non
riesci a dimenticarlo. Non voglio che tu mi debba mentire, e non posso
arrabbiarmi per cose successe un sac-co di tempo fa. E mi dispiace che tu
ne soffra tanto, e penso che parlarne non può farti che bene. Però, anche
se ti sembrerà scontato e banale, credimi, è meglio così. L’ha capito
anche Spike, se alla fine ha rinunciato a fare l’incantesimo, e non te
l’ha neanche voluto dire. Non credi? »
« Sì, probabilmente sì. » rispose lei con tristezza: « Quindi.. »
aggiunse, tituban-te: « questo significa che… »
Non continuò, ma Angel aveva capito: « Significa che è lo stesso per me,
certo. Sto male, ma è meglio così. Lo sapevo prima, e lo so anche adesso:
è la cosa mi-gliore per Buffy. Però… »
« Fa male. » finì Silvia per lui.
Angel annuì: « Scusami, per aver sempre parlato a vanvera. Non sapevo
quanto fosse doloroso.. fare la cosa giusta. »
« Va bene, ti perdono solo perché più o meno siamo sulla stessa barca! »
disse lei sorridendo.
« Quindi… è tutto ok? Posso stare tranquillo? »
« Sì, non preoccuparti! Sto bene, se così si può dire! Però.. hai detto
che vuoi che io sia sempre sincera? »
« Sì. »
« Bè, allora ti dirò tutto quello che provo in questo momento: io amo
Spike.
Per un certo periodo di tempo ho creduto, o forse ho voluto credere, che
mi fosse passata. Ma non è così. Dopo 120 anni che lo conosco, non c’è
stata una sola volta in cui l’ho visto senza che mi aumentassero i battiti
e mi si fermasse il respiro. In questo momento la cosa che desidero di più
è correre a cercarlo, dirgli che lo amo, e che non voglio stare senza di
lui.
E non lo farò. Sono.. distrutta. Ma ormai ci sono abituata, perché lo so
che sareb-be soltanto… peggio. Non durerebbe. Io non potrei certo fare
finta di niente quando lui uccide le persone, e lui non potrebbe certo
smettere di uccidere per me… »
L’ultima frase l’aveva detta guardando Angel con aria interrogativa. Il
vampiro scosse la testa: « No, non potrebbe. Non Spike, lo conosco. O
meglio, forse ne sa-rebbe anche capace, per te, ma poi… finirebbe con
l’odiare questa sua costrizione, e forse odierebbe anche te. »
« Già, immagino che tu abbia ragione. »
Rimasero in silenzio per qualche altro minuto, poi Silvia chiese cercando
di dare un tono allegro alla sua voce: « Bè, allora che facciamo?
Affoghiamo i nostri dispia-ceri amorosi nell’alcool? »
« Mi dispiace, non ho nulla da bere. »
« Oh. Allora.. ce ne stiamo seduti qui a fissare il nulla con sguardo
vuoto e per-so? »
« Non mi viene in mente niente di meglio. »
|