La ricerca


Buffy era tornata. Per lei era passato un sacco di tempo, ma per i suoi amici solo qualche mese. Ormai erano tre giorni che cercava di riabituarsi alla vita, quell'esistenza che lei stessa aveva interrotto gettandosi da quella torre, uccidendosi per salvare il mondo, per Dawn. Morta. E ora nuovamente nella sua casa, a Sunnydale, con tutte le persone che l'amavano. Rimettersi i vestiti, truccarsi, andare a fare la spesa, la caccia...Non sapeva spiegare bene dov'era finita in quel periodo di stasi. Quello che contava era il presente. Giles decise di partire ugualmente per l'Inghilterra. Il Consiglio lo voleva là, e anche la sua famiglia, quei parenti di cui non parlava mai, avevano scritto spesso nell'ultimo periodo.
Tutti le stavano vicino, cercando di comportarsi in maniera normale...ma lei non si sentiva "normale". Si svegliava la notte in preda ad incubi pazzeschi. Sentiva emergere una parte di sé che non conosceva, che rassomigliava molto all'istinto della cacciatrice. Ma aveva qualcosa di malefico, di cattivo...
Guardava i suoi amici: Willow, Tara, Xander, Anya, Spike. Tutti con la loro esistenza più o meno serena. Ma nessuno sembrava comprendere i suoi silenzi, la sua rabbia repressa che esplodeva contro gli esseri infernali che puntualmente la notte massacrava. Spike aveva paura di lei. Intuiva qualcosa, ne era sicura. E si teneva alla larga. Alcune volte aveva cercato di parlare, ma non riusciva proprio a verbalizzare il suo disagio. Era a casa da una settimana quando decise di fare quella telefonata. Fissò l'apparecchio per ore, cercando di ripassare mentalmente le parole che aveva da dire. Ma poi trovava qualcos'altro da fare, i piatti, o piegare le lenzuola, o innaffiare le piante...Quando finalmente sentì il segnale di libero respirava a fatica. Ma fu Cordelia a rispondere. Chiacchierona Cordy. Che non sapeva niente del suo ritorno, che era felice per lei, che le parlava del tempo a Los Angeles...che la inondava stranamente di parole non richieste. Un sospetto.
"Dov'è Angel?" Il silenzio.
"Non lo so."
"Cosa vuol dire? È giorno."
"Già. Ma è scomparso da tempo. Da almeno un mese." Il tempo si fermò una volta ancora. Il suo cuore prese a scoppiare di dolore, e le lacrime bagnarono il suo volto. Scomparso.
"Spiegati meglio, Cordelia." Le parole iniziarono a delineare una situazione assurda. Con gli occhi chiusi Buffy riusciva quasi a vedere Angel, in un bar ad abbruttirsi d'alcool, con il suo demone che si risvegliava e faceva un disastro...chiuso in cantina per giorni senza nutrirsi, a dar fuoco al suo ufficio... E poi il nulla. Non una riga, una telefonata. Svanito nel nulla. L'avevano cercato per tutta la città, ma niente e nessuno sapeva qualcosa. Quando appoggiò la cornetta Buffy sentì la rabbia montare come una furia, riempire i suoi polmoni e poi esplodere in un urlo lancinante. In casa non c'era nessuno. Dawn era a scuola. Giles partito. Seduta per terra cercava di fare il punto della situazione. Scomparso. Poteva voler dire molte cose. Ma ciò che era più agghiacciante era la morte stessa. In che mondo può volatilizzarsi un vampiro? Chiuse gli occhi e lo rivide, nei giorni in cui si amavano senza ritegno, prima del ritorno di Angelus...ricordava il suo corpo così freddo eppure capace di accenderla come non mai, la sua bocca, le sue carezze. Le sue parole di conforto quando ne aveva bisogno, i suoi sguardi che a volte dicevano più delle parole stesse. La malattia. Il veleno. Sfiorò il collo, dove la cicatrice ormai non albergava più. Corpo nuovo, vita nuova. Dolore antico come il peso dei secoli. Angel. Pronunciò il suo nome a voce alta, come per chiamarlo. Ma solo l'eco delle stanze vuote rispose al suo urlo.
Il tempo passò inesorabile, e i pensieri di morte continuavano ad assillarla. Il buio fece capolino e con esso tornò la popolazione degli amici premurosi. Buffy non disse molto, lasciò Tara e Willow con Dawn, ed uscì. Sapeva dove andare. Sfondò la porta per sorprendere Spike che sorseggiava da una cannuccia il solito liquido vischioso, con il telecomando in mano sintonizzato su un film in prima visione. Lo spavento passò presto. Ma non fiatò.
"Tu lo sai, vero?"
"Sì."
"E non mi hai detto niente."
"Aspettavo che fossi pronta."
"E quando? Non sarò mai pronta per una cosa del genere. Tu cosa mi puoi dire? Conosci Angel. Pensi che l'abbia fatto sul serio?" Spike si alzò dalla sua poltrona. Non riusciva a guardare la cacciatrice negli occhi. Appoggiò la tazza sopra la tv e fece accomodare Buffy, mentre iniziava a passeggiare nervosamente.
"Sinceramente non lo so. Posso dirti che vedere il tuo corpo per terra senza vita ha ucciso anche me. Che la mia vita...se così si può chiamare, ha subito un tracollo. E che per giorni ho fissato un paletto e fatto le prove su come ammazzarmi. Lo sai che ti amo, Buffy." Lei non rispose.
"Non penso che lui si sia sentito meglio di me. Ma poi gli altri mi hanno convinto...a dare una mano...senza cacciatrice la situazione si era fatta pesante, tutti volevano approfittarne e...insomma, ho trovato una ragione per continuare a vivere. Non che fossi indispensabile. Le streghe ormai sono potenti e temute. Ma non ero solo. E questo mi ha aiutato."
"Angel è molto diverso da te. Questo mi spaventa." Spike sorrise.
"Anima. Avere un'anima non aiuta, vero? È questo quello che stai pensando? Non voglio paragonare i miei sentimenti a quelli che può provare lui. So già che sarebbe una battaglia persa. Tu lo ami ancora, scommetto." Buffy non fiatò neanche stavolta. La risposta emergeva chiara nel suo cuore, nelle sue viscere. E Spike sapeva benissimo leggere in lei.
"Cosa vuoi fare? Perché hai un'idea, non è vero?"
"Cercarlo. Non voglio credere che si sia ammazzato. Non riesco neanche a pensarlo, anche se...una volta ha pensato di farlo. E io non ero morta, in quel periodo."
"E da dove vorresti iniziare?" Spike continuava a non guardarla in faccia. In cuor suo invidiava Angel....
"Va a bar di Willy. Chiedi informazioni. Io non posso entrarci." Il vampiro sorrise appena.
"Per favore, Spike. Ho bisogno di te. Dimmi che mi aiuterai."
"Perché non lo chiedi a Willow? Magari con qualche incantesimo potrà..."
"Lo farò, lo farò. Ma credo di più nel mio istinto. E nel tuo." Guardò i suoi occhi verdi per un istante. Si sentiva un idiota. Amava quella ragazza e glielo aveva appena ricordato. E doveva aiutarla a cercare il suo amore di sempre. Il suo nemico. Il problema è che lo avrebbe fatto. Come al solito.
"Ci vediamo al Magic Shop e...avrei bisogno di...sai, sono un po' a corto e..." Buffy tirò fuori tutti i soldi che aveva in tasca. Aveva gli occhi lucidi di pianto e tremava appena. Diede le banconote a Spike, trattenendo un attimo la sua fredda mano. Il vampiro trasalì.
"Non sai cosa significa per me. Non puoi neanche immaginarlo." Lui sorrise.
"Devo essere proprio stupido, non è vero? Aiutarti a cercare una persona che odio."
"So che non è facile. E ti ringrazio dal profondo del cuore. Io...mi fido di te." Spike liberò la mano, girandole le spalle. Quella frase lo fece sentire improvvisamente importante, e quasi felice. Infilò i soldi in tasca e uscì dalla sua cripta.
Anche Buffy andò fuori, e preparò i paletti per la caccia. Chiuse gli occhi e si mise ad annusare l'aria della notte. Sentì qualcosa. La ricerca poteva iniziare. Gli istinti presero il sopravvento, e come un animale scattò all'inseguimento, felina, spietata, crudele. Vampiri o demoni poco contavano. Conficcare una qualsiasi arma nelle carni del male aveva un gusto dolcissimo. Ma poi rimase seduta su una lapide ad osservare le mani lorde di sangue. Un vampiro le aveva strappato il cuore dal petto, tanti anni fa. E doveva trovarlo. A tutti i costi.
Aveva le chiavi del Magic Shop. Si sciacquò come poteva dalle tracce della sua caccia, e rimase in ascolto. Il campanello della porta la fece sobbalzare, e subito andò a vedere Spike. Era piuttosto silenzioso. Le sue speranze scomparvero velocemente.
"Nessuno sa niente. Angel non si è visto, da parecchio tempo. Pare che sia venuto il giorno dopo il tuo funerale, l'hanno riconosciuto al cimitero. Da noi non è passato. Non mi hanno riferito niente di strano. A parte che lasciato delle rose bianche sulla tua tomba." Buffy prese una sedia e si lasciò andare.
"Quindi è venuto a Sunnydale e poi è scomparso di nuovo. Mi sa che dobbiamo andare a Los Angeles."
"Dobbiamo? Veramente vuoi che venga con te?"
"Scusa, l'ho dato per scontato...vuoi venire con me a Los Angeles?" Spike rise di gusto. Buffy lo guardava di traverso.
"Certo, certo. È un pezzo che non vedo la città degli Angeli. Mi ispira proprio. Ho tanti amici là...oddio, nemici, ormai."
"Okay. Allora si parte domani. Tu hai una macchina, vero?"
"Avevo...venduta."
"Mmmh. C'è quella di Giles. La prenderemo in prestito. Niente treno o mezzi pubblici."
"Che farai con Dawn, con gli altri? Sei appena tornata e già scappi."
"Non preoccuparti. Sono stati due mesi senza di me. Riusciranno a sopravvivere per qualche tempo. Ora vai, Spike. Sta per sorgere il sole."
"Come sei premurosa...non ti servo in polvere, vero?" Buffy alzò lo sguardo. Avrebbe potuto incendiarlo per molto meno.
"Né tu, né lui. Nessuno deve diventare polvere se non lo decido io." Il vampiro si allontanò lentamente. Era spaventato da ciò che vedeva in quegli occhi. C'era qualcosa di diverso in lei, non c'era nessun dubbio. Sarebbe stato un viaggio molto interessante.
Giorno ancora. Ma le tenebre la avvolgevano, il buio che più la spaventava albergava nel suo cuore. Preparò la borsa con tutte le sue armi e pochi vestiti. Ascoltava una musica piuttosto pesante e triste alla radio. Nothing left but faith. Niente resta, se non la fede. In cosa? Bella domanda. Le parole che recitò a Willow per tenerla tranquilla non servivano a molto. E neanche Dawn riusciva a digerire l'idea di Buffy. Ma era irremovibile.
"E' una vita che penso agli altri. Ma adesso ho tolto fuori la mia una buona dose di sano egoismo. Devo trovarlo. Lo troverò. Non importa quanto ci metterò. Devo farlo per lui. E per me stessa." La sorella cercava di farsi forza, ma finì per sbattere la porta di casa e scappare. Tara la inseguì, per poi arrendersi quando la vide entrare nella cripta di Spike. Solo lui poteva aiutarla.
Gli ultimi allenamenti. La croce d'argento al collo e il suo anello. Segno si appartenenza. La musica che spaccava i timpani nel giorno di chiusura del negozio. Intoccabile Buffy. I suoi occhi brillavano di rabbia.
Willow la guardava da lontano. Aveva cercato di rintracciare il vampiro e la sua anima, senza riuscirci. Scomparso nel nulla. Poteva voler dire due cose: o era morto, o non aveva la sua anima. O forse non voleva farsi trovare? Preparò un amuleto per la sua amica, di protezione dal male, e lo infilò nella sua sacca. Ormai era buio, e Spike arrivò con la sua macchina.
Dawn si accucciò tra le braccia del vampiro, e Buffy le sorrise tenerissima. Le parlò per qualche minuto, cercando di tranquillizzarla. Poi chiuse la portiera e guardò le case di Sunnydale che si allontanavano dallo specchietto retrovisore.
Spike stava in silenzio assoluto. I finestrini aperti e ancora quella musica assordante. Lei chiuse gli occhi, per farsi cullare dai ricordi. Che puntualmente finivano in polvere.
"Prima tappa?"
"Cordelia. Wesley. Loro ci daranno qualche indizio. Hotel Hyperion, mio caro." Ancora silenzio. Poi lei spense la radio.
"Mi credi una pazza, è vero?"
"No. Probabilmente per te avrei fatto lo stesso. Anche se tu non l'ammetterai mai, io e te siamo simili." Buffy sorrise. Il male che dentro di sé sentiva crescere e la dilaniava dentro, dava ragione a Spike. L'inferno, o quello che era stato, aveva lasciato delle tracce. Ma non le dispiaceva. Si sentiva più risoluta e forte.
Cordelia la stava aspettando. Offrì da bere a tutti e due e raccontò una volta ancora gli ultimi giorni di Angel a LA. Niente di nuovo, di sospetto. Scomparso e basta. Dopo aver sofferto come un cane.
Buffy lasciò Spike e Cordy chiacchierare del più e del meno, mentre entrava nella stanza di Angel. Buio. Odore di chiuso. Rimase ferma per abituarsi alle tenebre, cercando di sentire la sua presenza in quel posto in cui era vissuto per tanto tempo. Accese una candela che trovò vicino al letto. Lui adorava le candele. Il profumo di cera, la luce delicata e tremula che donava ombre calde e intense. Aprì gli armadi, i cassetti. Sfiorò i vestiti che tante volte gli aveva visto indosso. Niente di strano. Come se fosse andato via solo per qualche ora. Poi trovò il quaderno. La copertina color vino, pelle invecchiata e odorosa. Spesso e vissuto. Tremava ad aprire quelle pagine, sfogliarle per scoprire qualche traccia. E poi cadde a sedere sopra il letto. Un suo ritratto. Matita sfumata e basta. Perfetto. Anche troppo. Le parole che seguivano erano spaventose. L'amore e la morte si mischiavano, come il bianco e il nero. E ciò che veniva fuori era solo dolore. Guardò le date. Per molto tempo non aveva scritto niente. Il soggiorno a Pylea. Poi la data della sua morte. E le lacrime di inchiostro si intrecciavano con quelle vere, macchiando le parole, rendendole incomprensibili. Vuoto. Il vuoto la sommerse. Angel voleva perdersi. E lei aveva paura di sapere il significato di quella frase. "Perdermi e non ritrovarmi più. Perché eri la mia ancora e ora sono alla deriva. Vorrei non pensare e non soffrire. Ma tu sei ancora dentro di me, come una malattia inguaribile. E l'eternità è troppo lunga per me."
Pianse anche lei. Spike le mise una mano sulla spalla, per poi accarezzarle il viso delicatamente.
"Lo troveremo." Alzò gli occhi, e il vampiro le apparve sfocato, tra il dolore liquido che le affogava la mente. Tenne la mano di lui tra le sue, iniziando a singhiozzare violentemente. Spike l'abbracciò a lungo, lasciandola sfogare. Era esausta. La fece sdraiare nel letto del suo vecchio amante, coprendola con un lenzuolo e togliendole amorevolmente le scarpe. Le baciò la guancia e chiuse la porta. La notte stava per finire, e non avevano ancora nessuna traccia. Spike tornò da Cordelia, che preparava un caffè.
"Manca anche a te, vero?"
"Già. Sto cercando di abituarmi all'idea, ma non ci riesco. Non so se lo rivedrò mai più. A volte odio Buffy. Per lei, solo per lei è successo questo disastro. E non è il primo."
"Secondo te dove può essere?"
"Non lo so. Ma ciò che non ho detto a Buffy è...Darla." Spike si alzò dalla sedia, ma non parlò. Aspettava che la ragazza continuasse il suo discorso.
"Non sono riuscita a parlarci. È protetta, impossibile da contattare. Ma Angel ha due ossessioni, una sta dormendo nel suo letto e l'altra farebbe di tutto per riprenderselo. Non vorrei che...in qualche modo..."
"...ci fosse riuscita. Darla. Drusilla. Una bella coppia, non è vero? Se ci metti me ed Angelus cosa ne viene fuori? Un poker di stronzi."
"Io non posso trovarle, ma tu sì. Buffy le ucciderebbe, forse, o verrebbe uccisa da loro. Tu forse puoi..."
"Andare a dare un'occhiata? Non penso che Drusilla mi accoglierebbe a braccia aperte. Sa del chip, del mio amore per la cacciatrice, e...scoprirebbe subito il modo per..."
"Basta avere un piano, Spike." Wesley era entrato in silenzio. O forse loro erano semplicemente troppo assorti per accorgersi della sua presenza.
"Dimmi quale. Mi sa che ne ho bisogno."
"Ora, le due signorine in questione sono protette da un'organizzazione di avvocati molto potente. I loro poteri sono immensi, e ci hanno spesso messo in difficoltà. Puoi andare da loro e chiedere di rimuovere il tuo chip. Per tornare com'eri." Spike rimase in silenzio.
"Potrebbero farlo?"
"Perché no? Se hanno un tornaconto...e averti trai loro adepti...sarebbe una buona ricompensa. Soprattutto se Darla e Drusilla mettono una buona parola per te. E poi pensa: non sanno che Buffy è tornata. Il che rende più credibile la versione. Lei è morta. Tu sei tornato normale." Rimase in silenzio. Aprì il frigorifero alla ricerca di alcool. Si accontentò di una birra, che riuscì a scolare in pochi secondi.
"E quanto vi fidate di me? Potrei semplicemente farmi togliere il chip e...tornare come prima."
"E' un rischio. Lo sappiamo. Ma forse vogliamo correrlo. Io non ti conosco abbastanza. Ma Rupert sì. Ne ho parlato con lui pochi minuti fa, e sembra d'accordo." Il vampiro rise di gusto. Come facevano quelle persone a fidarsi? Neanche lui poteva fidarsi di se stesso. Immaginò la bella Drusilla, la sua sensualità e crudeltà...il sapore del sangue caldo di una vittima, il profumo del collo di una giovane donna. E poi Buffy. Quella ragazza che non l'avrebbe mai amato. Che cercava Angel. Anche se ormai poteva essersi perso. Chissà, magari ricreare la vecchia famiglia...
Alzò gli occhi per incrociare quelli di Cordelia. Era come se riuscisse a leggergli dentro.
"Lasciamo perdere. Non so se è la strada giusta. È solo un'opportunità." Spike finì una seconda birra, e sorrise malefico.
"Manca ancora più di un'ora all'alba. Qualcuno vuole accompagnarmi? Devo rivedere delle vecchie amiche..."
Drusilla era là. Al di là di quella porta. Il suo sire dolce e perverso, matta come un cavallo e bellissima. Sapeva bene quello che stava per fare. Varcare una soglia pericolosa e invitante. Tornare indietro nel passato, provare una nuova esistenza, simile alle sue origini. Tentazione.
"Salve, tesoro." Drusilla si voltò di scatto, in allarme come non mai. Ma vedere Spike la fece rilassare ed esplodere in un bel sorriso.
"Come sta la mia principessa?" Lui non era da meno, tremendamente sicuro di sé.
"Guarda chi è tornato all'ovile...il bambino sentiva la mia mancanza?"
"Tanto, mia cara. Spero non ti dispiaccia una mia visita..." Drusilla rispose con una carezza al viso del vampiro.
"Ma sei stato tanto cattivo con me, troppe volte. Non lo so se mi va di farti entrare. E poi, non c'era una guardia all'ingresso?"
"E vuoi che mi fermi?" La ragazza rispose con un bacio a fior di labbra.
"Mmmmh, allora sei tornato davvero? Fatti guardare..." Dru iniziò a girargli intorno, sintonizzando i suoi sensi affilati come lame. Spike continuava a sorridere e star calmo, mentre osservava il covo della sua ex amante. Stanza d'albergo, ben oscurata, lussuosa e accogliente. Le bambole stavano a guardarlo da ogni angolo, mettendolo a disagio, ma in ogni modo provocandogli nostalgia per i bei tempi andati.
"Un uccellino mi ha detto che la cacciatrice non cammina più in questo mondo. È vero?"
"Già. E la mia malattia è in via di assoluta guarigione."
"Sei ancora pieno di lei. Mi sembra di sentire il suo odore."
"Io invece sento solo il tuo..." Spike prese Drusilla con forza, e la baciò appassionatamente. Le morse un labbro, e avidamente succhiò ogni piccola goccia di sangue. La ragazza mugolò di piacere, per poi staccarsi e guardar bene chi si trovava davanti. Nel silenzio più assoluto gli sfilò la maglietta, e con un'unghia affilata graffiò la sua pelle candida, sul petto, vicino al cuore. La sua lingua ripulì tutto, mentre Spike si abbandonava completamente a quell'antico gesto, rituale di accoppiamento. Prenderla fu facile, e decisamente piacevole. Sentiva riaffiorare il demone sopito, la passione, la libertà. Perdere il controllo dopo mesi, approdare nel porto sicuro della sua amante di sempre, lasciarsi andare alle forti sensazioni...Tutto il resto del mondo riuscì a scomparire in un istante, e lui era di nuovo il temibile vampiro, la creatura del male temuta, che stava amando, dominando il suo Sire e padrone...
Interessante. Stare sdraiato tra quelle lenzuola, con Drusilla tra le braccia. Quando l'osservatore gli aveva fatto quella proposta indecente, molti sentimenti erano nati in lui. La voglia di tornare come un tempo, di prendersi qualche rivincita. Ma allo stesso tempo ne aveva paura. Era cambiato molto nell'ultimo periodo, e Buffy, la gang, ormai lo accettavano come uno di loro. Ma non lo era. Non era riuscito ad avere lei. La sua passione, ossessione. Il dolore fortissimo provato nel vederla esangue sul terreno. Il tormento di quando era tornata, con una sola idea in testa. Angel. Maledetto Angel. sempre e solo lui. Ma ormai aveva capito. Il suo posto non era accanto a lei. Però l'amava ancora, e ancora l'avrebbe aiutata. Avere Dru ai suoi piedi gli dava un senso di potere atavico e profondo. Vederla dormire tra le sue braccia gli ricordava ardentemente la sua natura. Quella natura che aveva cercato di stravolgere, senza riuscirci mai del tutto. Riuscì ad addormentarsi, con i contrasti della sua esistenza che sfumavano in un sonno senza sogni. Qualcosa che somigliava alla serenità.
Buffy ascoltò le parole di Cordelia. Spike era partito alla carica senza avvertirla. Si sentiva tagliata fuori, e questo la fece infuriare. D'altra parte i suoi amici cercavano solo di aiutarla...l'unico problema è che doveva ancora una volta recitare la parte della morta, scomparire dalla città in cui era giunta da poche ore, per reggere il gioco del vampiro. Rimanere all'Hotel. Affrontare i fantasmi che aleggiavano fra quelle stanze. Lei che sentiva nascere la rabbia in sé. Buffy che voleva combattere e sfogarsi. Buffy che rimase ancora seduta sul letto di Angel con il quaderno in mano. L'aveva sognato. Che si polverizzava alla forte luce del sole. Il suo viso, accarezzato dai raggi, e poi una fiammata. Violenta, inesorabile. E lei a guardare, gridare, senza poter fare niente. Non riusciva più a rimanere da sola. Seduta ad aspettare. Cercò Cordelia una volta ancora, che si aggirava come un fantasma per quelle stanze. Si trovarono davanti ad una tazza di tè fumante.
"Parlami di lui. Lo so che ti sembra di averlo già fatto tante volte. Ma io voglio sapere. Perché è successo? Perché è andato via? Perché pensi che...Darla sappia qualcosa?"
Cordy fece un sospiro. E iniziò a raccontare una lunga storia. Di una vampira tornata dall'inferno da mortale, ma gravemente malata. Della sua creatura che si rifiutò di rendergli la vita eterna. Del dolore di un'anima. Di una notte in cui Angel si perse tra le sue braccia, alla ricerca di qualcosa oltre il freddo. Per trovare una rivelazione e non la perdizione.
"Se Angel vuole smarrire se stesso può farlo solo grazie a lei. Anche se non ci è riuscito quella volta. Ora non ha più niente da perdere."
Buffy pianse lacrime amare. L'uomo che conosceva, che aveva rivisto per il funerale di sua madre, era molto diverso dalla realtà. Angel rimaneva per lei sempre uguale, come era uguale il suo amore per lui. Non riusciva ad essere gelosa. Né arrabbiata. Né delusa. Solo stanca. Avrebbe voluto trovarlo, e in silenzio cancellare le ferite, quelle che si portava appresso da secoli, che laceravano la sua anima bellissima. Era solo. Da qualche parte era solo. E lei voleva salvarlo. Prendersi cura di lui, proteggerlo...come Angel troppe volte aveva fatto con lei. Egoista. Piccola bambina egoista persa nei suoi problemi. Lui c'era sempre quando ne aveva bisogno. E ora era chissà dove. Aspettare Spike. Per quante ore, giorni? Tornò a leggere il suo diario. Parole a volte tristi, a volte dolcissime. Parole dedicate a lei. A Darla.
Spike sentiva delle voci ovattate e lontane, ma il sonno ancora lo cullava tra le sue braccia. Piano piano ricomponeva i suoi ricordi delle ore passate. Buffy. Drusilla. Angel. Aprì gli occhi. Era a pancia in giù, nudo, disteso sul letto della sua amante. Le voci erano vicine, e voltandosi le vide. Due amiche che chiacchieravano del più e del meno. Darla era là. Molto diversa dall'ultima volta che l'aveva intravista, ma tremendamente vitale, per una che era tornata dall'inferno. Ridevano. Tirò il lenzuolo per coprirsi, facendo acrobazie.
"Bentornato tra noi, Spike." Dru gli tirò una maglietta, che lui si infilò subito. Le ragazze si sedettero sul suo letto, quasi incuriosite da quella presenza maschile.
"Già, benvenuto. Mi chiedo come mai sei riapparso."
"Cara Darla, non posso venire a trovarvi?" Il suo sorriso era come sempre disarmante, ma chi aveva davanti era un osso duro.
"Mah, non so. Prevedo che ci sia qualcosa sotto. Ormai avevi la tua bella vita da pseudo umano, perché sei qua?"
"Forse perché non sono un uomo, cosa credi? Mi sono adattato, o almeno, ci ho tentato, senza riuscirci. Io sono come voi, mie care."
"Può darsi. Ma mi fido più delle mie sensazioni che delle tue parole. Tu vuoi qualcosa."
Spike finì di vestirsi davanti alle signore, e si accese una sigaretta, con gesti sapienti e tranquilli.
"Forse qualcosa c'è. A parte il fatto che non mi dispiace tornare in famiglia. Ho saputo che sei legata a persone molto potenti. E a me serve il tuo aiuto." Darla sorrise compiaciuta della sua intuizione.
"Cosa vuoi?"
"Ti posso spiegare cosa non voglio. Questo chip. Nella mia testa. Castrante da non poterne più. Voglio tornare a vivere, alla mia natura. Ed è difficile se devo bere sangue da un cartone." Drusilla iniziò ad applaudire rumorosamente, felice della notizia.
"Puoi farlo?" Darla continuava a fissarlo negli occhi, come per cercare di carpire qualche altro segreto. Ma poi sorrise anche lei.
"Qualcosa si può provare. Ci vorrebbe proprio un maschietto qua nei dintorni..." Si allontanò lentamente, mentre Spike schiacciava il mozzicone sul posacenere. Quasi non credeva alle sue orecchie. La libertà sembrava ad un passo. Cambiare la sua vita. Ancora una volta. L'idea lo spaventava ma allo stesso tempo lo esaltava. Tornare ad essere un vampiro. Vero. Immerso nei suoi pensieri si accorse di Drusilla che lo fissava. Silenziosamente si avvicinò a lei e la baciò.
"Pensavo fossi tornato solo per me."
"Non posso essere me stesso, né tornare veramente con te con questo chip. Lo sai." Sembrava convinta, e lui mentalmente sospirò di sollievo. Tutto sembrava in equilibrio instabile. Ci sarebbe voluto del tempo per riacquistare la loro fiducia, e non doveva bruciare le sue carte. Da ciò che aveva capito Angel non era con loro. Ora bisognava capire se era passato di là, per quanto tempo o quando se n'era andato...Pensò a Buffy, rinchiusa nell'albergo ad aspettare sue notizie. Poi lasciò perdere e tornò ad immergersi in Drusilla, rassicurante passato dagli occhi profondi.
Darla tornò dalla sua telefonata con un sorriso.
"Si potrebbe fare, Spike. Qualcuno mi deve più di un favore. Ma che ne dite di uscire stasera? Ho fame."
"Ho qualche difficoltà a nutrirmi, lo sapete..."
"Ma ce ne occuperemo noi, tesoro. Non ti preoccupare. Almeno con te c'è qualche speranza."
"Che vuoi dire, Darla?" Il viso della ragazza si era fatto buio. Rimase silenziosa per un attimo, per poi sbuffare e tornare a sedersi vicino a Spike.
"Che se non altro tu non hai un'anima. Anche se ti sei legato a quella puttana di cacciatrice...diciamo che non sei irrecuperabile."
"Angel? Parli di lui? Che fine ha fatto?" Buttò la domanda con poco interesse.
"E' una storia lunga, William. Ogni tanto torna, cerca di fare il cattivo ragazzo e poi non ci riesce. Come al solito. E io mi illudo di poter riavere il mio uomo. Quella fa danni anche da morta."
"Non dirmi, è tornato da te? Ma quando?" Le parole gli sembravano false, ma perché avrebbero dovuto sospettare qualcosa? Non erano mai andati troppo d'accordo...
"Poco tempo fa. Ma poi è ripartito. Saranno...boh, dieci giorni, due settimane?" Drusilla annuì.
"Un vero peccato. Sarebbe bello ricostituire tutta la famiglia. Non potevi portartelo a letto? In quel modo sarebbe tornato Angelus e..." Lei rise di gusto, scuotendo la testa.
"Se è per quello mi sono presa le mie soddisfazioni, e ci ho provato in tutti i modi e posizioni.... Quell'idiota voleva...come dire, autodistruggersi? È così che diceva. Ma non è bastato scoparlo. Né amarlo." Gli occhi lucidi della ragazza lasciavano Spike perplesso. Comunque era vivo, fino a circa due settimane prima. Come avrebbe fatto a dire la verità a Buffy? Probabilmente con sommo piacere. La soddisfazione di infangare, senza neanche dover mentire, il nome del signor perfezione...
"E i tuoi amici non potevano aiutarti? Se sono così potenti..."
"No, con Angelus non vogliono aver niente a che fare. Secondo loro fa parte di un progetto superiore per aprire le porte dell'inferno, per l'apocalisse o chissà cosa diavolo...Serve vivo. E con quel peso di anima che si porta appresso. Per te invece, nessun problema..."
"Mi sa che valgo poco..."
"Non per me, adesso che sei tornato..." Drusilla lo abbracciò. Spike la lasciò fare.
"Non voglio parlare più di Angelus. Fa male. Fa sempre, dannatamente male. E poi ormai è partito. Ha lasciato una ridicola letterina e se n'è andato. Ti rendi conto che era tornato persino a cibarsi di umani? Tutta fatica sprecata. Con te può andare meglio. Così almeno il mio nuovo Sire sarà felice..." Darla baciò Dru sulle labbra. Spike si sentiva tremendamente eccitato dal giochetto saffico, e le due si beavano della sua espressione perversa.
Uscirono nella notte, agghindati per la caccia. Un piccolo parco diventò la loro riserva, e Dru regalò una giovane ispanica a Spike, dopo averle spezzato il collo. Ricordò il Bronze. Quella sera in cui lei uccise una coppia di fidanzati. Buffy. Affondò i suoi denti nel collo tenero e caldo, gustando il sangue che scorreva dentro di sé. Euforia. Senso di colpa che si allontanava. La cacciatrice non poteva essere più lontana...
Scoperte. Il mondo di Buffy crollava e risorgeva sfogliando quelle pagine. Venire a conoscenza del giorno che aveva perso. Una giornata speciale con Angel umano. Con un corpo caldo da amare senza nient'altro che la felicità dei sensi e del cuore...e poi tornare indietro. Frammenti di una storia triste, come al solito. Pezzi di un amore sepolto e soffocato per troppo tempo. Promesse mantenute e infrante. Il giuramento fatto a Joyce Summers, che l'aveva portato via da lei, definitivamente.
Cordelia l'aiutava nella ricostruzione dell'immagine di Angel, della realtà. Le ferite che albergavano nel suo cuore sanguinavano come non mai, e tutto ciò la rendeva ancora più risoluta. Doveva trovarlo. Non importava dove o come.
Rimase rinchiusa un giorno ancora. Come in un bozzolo, per riparare i danni di troppe parole non dette. La sua immagine allo specchio le ricordava il fatto che doveva essere morta ancora per un po'. Frugò nell'armadietto del bagno di Cordelia. Tintura per capelli. Le sembravano troppo lucidi...le forbici fecero il resto. Sembrava un'altra. Uscì, quel mattino. Si infilò dal primo parrucchiere che trovò per risistemare l'acconciatura. Lenti a contatto. Anche sua madre avrebbe stentato a riconoscerla.
Rivide la sua scuola e i quartieri che conosceva bene. Cercava di riaprirsi alla vita. Non stava semplicemente cercando Angel, ma se stessa. E non era un compito facile. Era spaventata da ciò che sentiva. Per lui, ma non solo. Quella zona d'ombra che si allargava e restringeva dentro di sé, quelle tracce indelebili e confuse che il suo soggiorno nella terra del nulla aveva lasciato. Tutto da ricomporre, un puzzle che cambiava immagine troppo spesso.
Tornò da Cordelia con un animo diverso. Iniziò a lavorare con lei e Wesley alle sue visioni, cercando di sostituire le funzioni del suo amato, o almeno ci provò. Chiamava casa sua tutti i giorni, e non si era mai sentita così vecchia, così adulta.
Spike telefonò una settimana dopo. Poche parole, un appuntamento. Lei che tremava come una foglia. Passo dopo passo cercava di prepararsi a nuove rivelazioni.
Il parco era illuminato dalla fioca luce dei lampioni. Lui era seduto su una panchina, con la testa fra le mani. Non la sentì arrivare, immerso nei suoi pensieri. Aveva ripassato il discorso da farle centinaia di volte, e migliaia di volte ancora lo aveva rimandato. Si era sganciato dalle sue temibili e vecchie amiche per rivederla. Trasalì quando se la ritrovò davanti. Il viso di Buffy sembrava invecchiato negli ultimi giorni, e il suo nuovo aspetto era decisamente strano. Lei si sedette accanto a lui, guardandolo corrucciata.
"Ciao. Scusa il ritardo. Non riesco mai ad arrivare puntuale..."
"Non sono qui da molto." Il silenzio si poteva tagliare a fette, da quanto era pesante e palpabile. Spike prese fiato e raccontò la sua storia. Di Darla e del suo tentativo di riprendersi Angel, che ormai non era più a Los Angeles. Particolari compresi. Buffy non sembrava così stupita da quelle parole, anche se gli occhi lucidi tradivano il dolore che provava. Lui cercava di mantenere le distanze, di essere schietto e non rude, ma il messaggio era chiaro. L'autodistruzione di un vampiro. Il toccare il fondo e tornare al passato. I delitti consumati, l'alcova e la sua vecchia amante. La fuga. Da se stesso. Praticamente ciò che Cordelia aveva previsto.
"L'ho saputo già dal primo giorno, ma ho cercato delle prove, qualcosa di concreto che potesse svelare la sua destinazione. Ho rubato questa, ne ho fatto una copia. Può esserti utile." Le porse una lettera. L'ultima lettera di Angel a Darla, un addio straziante e sofferto. Lei lesse con voracità quelle parole, senza afferrarne del tutto il significato. Le lacrime scendevano copiose, inondando il viso e le mani. La richiuse. Spike si era alzato e sembrava sul punto di congedarsi.
"Dove...stai andando?"
"Via. È...difficile da spiegare, ma io...devo andare via. Hai avuto ciò che ti serviva, ho fatto tutto ciò che potevo, ma...ora è meglio se mi allontano velocemente da te."
"Hai paura che ti abbiano seguito? Non si fidano ancora di te?" Spike rise.
"No, non hai capito niente. Anche io ho cambiato qualcosa. Guarda qua." Le mostrò una cicatrice sulla testa. Buffy indietreggiò con gli occhi sbarrati.
"Vuol dire che..."
"Non ho più il chip."
"A me non importa, io sono sicura che..."
"Non dire cazzate. Dovresti guardarti allo specchio. Ora non sono più un agnellino."
"Tu sei diverso. Non è solo il chip. Lo so."
"Non è così. O almeno, non del tutto. Sono cambiato per te. Perché ti amavo. E questo lo sai benissimo, anche se spesso fai finta di niente. Il mio posto è con i miei simili. Tu troverai Angel, lo porterai via con te. Ed io non ti servirò più. Se mai ti sono servito a qualcosa."
"Non dire così. Sembra quasi che io ti abbia solo sfruttato e..."
"Ascoltami, cacciatrice. Io devo essere me stesso. Sono un vampiro, anche se ve ne siete scordati ultimamente. Devo seguire la mia strada, e so dov'è il mio posto nel mondo."
"Con loro? Con Drusilla?" Accese lentamente una sigaretta. Sembrava pensare a quelle parole.
"Questo si vedrà. Per adesso sì. Poi chissà. Di sicuro non ci faccio niente con te, a fare il cagnolino che scatta ad ogni tuo ordine."
"Ti hanno fatto il lavaggio del cervello o è questo che pensi realmente di me?" Buffy stava urlando, e le poche coppiette che passavano da quelle parti affrettavano il passo. Sembrava solo una lite tra innamorati.
"Lo penso. Amarti è doloroso, Summers. Io devo liberarmi di te e riprendere me stesso. È un qualcosa che cerco da un pezzo. La mia personale ricerca di identità. Come potrei stare in un angolo a guardare te e il cavaliere nero? No, grazie. Mi è bastato Big Jim. E poi, ti ho detto...devo seguire la mia natura. Ricordi? Io non ho un'anima."
"Non puoi farmi questo. Non ora." Buffy pronunciò le parole a denti stretti. Sentiva ribollire il sangue nelle vene, e la vista si annebbiò per un attimo. Spike sorrideva, quasi spaesato. Ci aveva pensato tanto, ma non era riuscito a prevedere la sua reazione a quelle parole, e quegli occhi lo spaventavano.
"E Dawn? Passi per me, ma lei?"
"Briciola...è giovane. Capirà. Prima o poi, capirà, credo." Ancora silenzio.
"Vuol dire che tornerai ad uccidere...magari lo hai già fatto...che torneremo a combatterci e...no, non posso pensarlo, Spike. Ti prego, ripensaci. Non saltare il fosso."
"Quello l'ho saltato più di un secolo fa, lo sai. Non torno indietro. Non stavolta. Girerò al largo da te. Non voglio combattere. E non lo vuoi nemmeno tu." Buffy esplose. Si avventò come una furia sul vampiro stendendolo a terra con un pugno fortissimo, per poi bloccarlo là.
"Potrei ucciderti."
"Lo so. Ma non lo farai." La rabbia della cacciatrice era ancora molto forte, ma si rialzò liberando Spike e rimanendo seduta per terra. Lui le porse la mano per farla rialzare, e lei lo ignorò per un istante. Poi accettò.
"Questo è un addio, quindi?" Spike annuì. Il suo viso portava il segno del colpo di Buffy, ma sembrava deciso. Illuminati dal lampione, come una scena al rallentatore, lui avvicinò la mano per sfiorarle il viso. Lei si gettò tra le sue braccia, tempestando il petto di pugni. Non gli faceva male. Il dolore era altrove. Era nella preghiera di Buffy, che lo supplicava di non andare via, di non lasciarla. Era in quell'abbraccio che aveva il sapore amaro di qualcosa di definitivo, di irrecuperabile. In quella carezza delicata data a quel viso, in quel bacio rabbioso e profondo che partiva da una ferita ancora più intima e oscura. Non era la prima volta che lo baciava. Il suo corpo continuava a mandarle segnali contrastanti. Desiderio, odio, rimpianto, collera...confusione. Si staccò da lui e vide le sue lacrime. Il cuore si strinse in una morsa pesante e non trovò le parole per esprimere ciò che provava.
"Questo...è sleale, Buffy. Tu...non sai quanto mi costa." Ma la baciò una volta ancora, sulle labbra. Si allontanò nella notte, lentamente, senza voltarsi indietro. Lei tornò a sedersi sulla panchina, con la testa tra le mani e la morte nell'anima.
Dopo qualche minuto si alzò da quella panchina. Stringeva ancora quella maledetta lettera e gli ultimi brandelli della sua razionalità. Si sentiva stordita, nauseata. Valeva la pena? Era lontana da casa, dalla sua famiglia, gli amici, e anche Spike era andato. All'inferno, con un biglietto senza ritorno. Camminava lentamente, assorta nella rabbia e nel nulla. Non si accorse di niente. Finché non si trovò a terra con una creatura della notte che tentava di morderla. Non aspettava altro. La lotta, aveva proprio voglia di giocare, come il gatto con il topo. Minuti lunghissimi e colpi che andavano a segno inesorabilmente. Il paletto. La solita routine. Ma si sentiva meglio. Quel parco doveva essere un ritrovo abituale di vampiri...
Arrivò in albergo, trovando Wesley e Cordelia ad attenderla. Ma dopo averla guardata negli occhi nessuno si azzardò a rivolgerle la parola. Nella stanza di Angel, ancora una volta. Tolse la giacca, abbandonandola nel letto, e riaprì la lettera. Con calma.
"Devo andare. So che mi odierai per questo, ma devo farlo. Ho provato e riprovato a trovare un senso alla mia esistenza, ma non ci riesco, non accanto a te. Non sono più come voi, e ci tento ogni volta, illudendomi che qualcosa riesca a cambiare. Vorrei uccidere la mia anima maledetta e non provare più niente, nessun dolore. Ma non sono riuscito a fare neanche questo. Perdonami. Non so esattamente dove trovare me stesso, ma devo compiere un viaggio. Dentro me e le mie origini.
Angel"
Poche frasi. Criptiche. Come il suo solito. Non spiegava dove sarebbe andato. Non più di tanto, almeno. Era buffo però. Tutti quanti erano entrati in crisi con la sua morte. Lei stessa, Angel, Spike. Un evento catastrofico che creava il vuoto e la voglia di cercare, trovare se stessi. Strano. Spike stava facendo, forse senza neanche accorgersene, gli stessi passi di Angel.
Perdersi. E ritrovarsi. Cambiati. Maturi. Diversi. Lei si sentiva diversa. Nella notte che cresceva come un morbo dentro di se, nell'amore che continuava a provare per quella creatura affascinante e tormentata. Era come se non le importasse niente del suo passato, del presente. Un desiderio intenso e allo stesso tempo ingenuo di riavere Angel. Così com'era. Con le sue contraddizioni, i suoi sensi di colpa. Prese fiato e cancellò le lacrime. Pensò ancora una volta a Spike, a quel bacio così rude e triste. Un dolore sordo. Che si aggiungeva a tutti gli altri. Pose fine all'isolamento tornando da Cordelia. Lasciando la lettera sopra il tavolo.
"Cercare le sue origini. Ti dice qualcosa, Wesley?"
"L'Irlanda. Non è iniziato tutto da là?"
"Galway? Tornato alla vecchia casa? La sua famiglia si è estinta, Angelus ha ucciso tutti i suoi parenti...cosa può trovare laggiù?" Buffy era incuriosita dal ragionamento dell'osservatore.
"Non lo so. Forse quella purezza che gli è sfuggita di mano..." Silenzio. A dire il vero la purezza non c'era mai stata, in Angel. Liam era stato un donnaiolo ubriacone, cosa c'era di immacolato? E come trovarlo?
"Una persona come Angel non può passare inosservata. Se è andato là, sempre se, deve aver lasciato qualche traccia. Ma potrebbe essere anche in Romania, alla ricerca...che ne so, degli zingari della maledizione...quindi le sue origini vampiresche..." Wesley iniziò ad annotare i suoi pensieri in un quaderno. Buffy alzò lo sguardo, cercando di sbirciare.
"Come può viaggiare? Nave? Aereo? Clandestino? Difficile...Come verificarlo? E il passaporto? Non ha neanche un cognome, figuriamoci..."
"Non si è fatto parecchie conoscenze qua? Quanto ci vuole a procurarsi un passaporto falso?" Ancora silenzio. Cordelia sorrise e prese il telefono. Kate. Sbirro. Il suo entusiasmo venne smorzato dalla donna, che tutti ascoltarono con il viva voce. No, non si era rivolto a lei. Sembrava sincera, perché mentire? Un altro nome venne fuori. Un avvocato. Contrastato e confuso nemico. Innamorato da sempre di Darla. Cosa avrebbe fatto per togliere dai piedi il suo rivale?
"Okay, ma come lo contattiamo? È inaccessibile, come Darla. Forse Spike..."
"Tenetelo fuori. Non...può più fare niente."
"E'...morto? Cioè, nel senso che..."
"No, Cordelia. Si è perso. L'ho perso." Buffy lasciò andare le lacrime che soffocava da tempo. Wesley le versò un bicchiere d'acqua, per poi guardare dalla finestra il sole sorgere.
"Okay. Lindsey. Io posso...fingermi una cliente e riuscire a parlargli, non so...inventiamoci qualcosa. Durante il giorno non dovrei incontrare Darla o Drusilla..."
"Ormai che ti importa? Se Spike è passato al nemico non devi preoccuparti della sua copertura..."
"No." Il pugno incrinò il tavolo. "Lui...non voglio metterlo nei guai. Gli devo molto. Aldilà delle scelte che può aver fatto. Darla o Drusilla, non devono vedermi. Finirei per...combattere contro di lui." Era strano come nessuno dei presenti riuscisse mai a contrastare le sue decisioni, gli ordini. Era come se avesse sempre ragione, come un matto, o come se fosse veramente il capo di quella strana combriccola di acchiappa mostri.
Ormai era mattina, e il piano fu deciso in poco tempo. Buffy cercò di riposare, sdraiandosi nel letto di Angel, come sempre. Avrebbe voluto sentire il suo odore tra quelle lenzuola, ma tutto era svanito da tempo. Ogni volta che chiudeva gli occhi riusciva a focalizzarlo, come se lo avesse davanti. Chissà se anche lui aveva le stesse sensazioni...Dopo un paio d'ore si alzò, per farsi una lunga doccia. Il suo viso era tirato, non stava mangiando abbastanza, e il colore scuro dei capelli la facevano sembrare ancora più dura e triste. Si truccò pesantemente, vestendosi in maniera elegante, per cercare di dimostrare più anni di quanto in realtà ne avesse. Il risultato era veramente strano, ma soddisfacente.
Non senza difficoltà riuscì a farsi annunciare al fantomatico Lindsey. Entrò nel suo ufficio e la segretaria richiuse la porta. Fu un attimo. Prese l'uomo per il colletto e lo sollevò di dieci centimetri da terra, tappandogli la bocca con la mano rimasta libera.
"Allora, voglio una risposta veloce, quindi non urlare e non ci saranno storie. Angel."
"Quale...sarebbe la domanda?"
"L'hai aiutato tu a scappare?"
"Può darsi, cacciatrice." Buffy lo lasciò andare. L'uomo si teneva la gola, continuando a tossire.
"Okay. Allora dimmi quello che sai."
"Non molto. È andato via."
"Passaporto?"
"Già."
"A che nome?"
"Liam Angels"
"Che fantasia." Lindsey si alzò con qualche difficoltà, per tornare alla sua poltrona.
"Altro da dichiarare?"
"Se lo riporti qua io ti ammazzo con le mie mani." Buffy iniziò a ridere.
"Senti, stronzo, ho ucciso una marea di demoni infinitamente più forti di te. Pensi di farmi paura?"
"Sì. Perché non sono un demone." Lei sorrideva ancora.
"Già. Ma non mi pestare comunque i piedi. È per Darla, vero?" L'uomo annuì.
"E' pericolosa. Potrebbe ucciderti."
"Parli proprio come lui."
"Quando riuscirò a trovarlo, torneremo qua, e lo faremo insieme. Puoi tenerti la tua vampira."
"Fino a quando? Fino alla tua prossima morte?" Buffy sorrise nuovamente.
"Quello che è. Grazie per l'informazione." Voltò le spalle dirigendosi verso la porta.
"Che c'entra Spike con tutto questo?" Buffy diventò rossa fino alla radice dei capelli, ma si girò ugualmente.
"Che ne sai tu di Spike?"
"E' qua. Con loro. Lo hai mandato tu, vero?" Lei rimase in silenzio.
"No."
"Ma lo sapevi."
"Cambia qualcosa? Ora è con voi, ha scelto. Non preoccuparti per Darla. Non è Angel."
"Parola di cacciatrice?"
"Già." Una lacrima brillava nei suoi occhi. Solo pronunciare quel nome le provocava una fitta al petto.
"Non...tradirlo, ti prego. Non rivedrai più Angel, te lo giuro. Ma...non fare del male a Spike." Lindsey annuì. Non sapeva quanto fidarsi di quell'uomo, ma non aveva scelta. Negare l'evidenza sarebbe stato peggio. Appena tornata alla base chiamò Sunnydale e Willow. Aveva un nome. E le banche dati erano la specialità dell'unica strega del computer che conoscesse. Aspettò. Davanti al telefono. Per ore intere. Quando squillò si era addormentata su una sedia. Ora aveva una data. Ed una destinazione. Liam Angels era partito da Los Angeles 20 giorni prima. Per Londra. Scartata la Romania. Altre due chiamate. Una per prenotare il primo volo. La seconda per il suo ex Osservatore. Il signor Giles fu felice di sentirla. Aveva novità da raccontare, ma non al telefono.
Comunicò tutto a Cordy e Wesley, che non volevano lasciarla partire da sola. Ma lei era decisa, e ancora una volta nessuno obiettò. La mattina dopo sarebbe partita.
Passeggiare ancora per la città. Ascoltare le mille voce della gente che si affannava per strada, che correva da una parte all'altra senza fiato. Ignorando i demoni che si nutrivano delle loro paure, della loro carne. Tornò in quel parco dove aveva lasciato Spike, mentre il cielo cambiava colore violentemente. La stessa panchina. Le sarebbe piaciuto cancellare la notte precedente, aspettare l'arrivo di Spike e convincerlo a partire con lei. Ma era tutto inutile. Era troppo tardi. Ancora poche ore e avrebbe lasciato il nuovo mondo. Senza vampiri. Sola.
Rimase immobile ancora un po'. Ma quando decise di alzarsi loro erano davanti a lei.
"Questa è strana. Assomigli a qualcuno, non è vero ragazzi?" Darla era là, con la sua prepotenza e arroganza. Drusilla e Spike la seguivano a breve distanza.
"Ma non puoi essere lei. Perché è morta. Non è vero William?"
"S-sì. Ho visto il suo cadavere."
"Se è per questo anche io ho visto quello che rimaneva di te. Sporca polvere grigia. Nient'altro."
"La cacciatrice. In cerca di guai?" Buffy la fissava. Le immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi erano tante, e ognuna sembrava più brutta della precedente.
"No. Sono in vacanza." Darla rideva, e così il coro dietro. Buffy incrociò lo sguardo di Spike, e percepì il suo panico.
"Quasi quasi...mi sa che ci divertiamo un po'...che ne dite?" Nessun movimento. Attesa lunghissima di una prima mossa. Darla iniziò a girare intorno a Buffy, mentre lei guardava un vampiro immobile e sorpreso.
"Ho qualche conto in sospeso con te, mia cara."
"Perché?" Erano ad un centimetro di distanza l'una dall'altra.
"Le domande le faccio io. Perché sei qua?"
"Passeggiavo. Non posso?"
"Hai perso qualcuno? Magari un bel vampiro sempre triste? Povera cara."
"Chi di noi due l'ha perso sul serio?" Buffy si sentiva sicura di sé.
"Non lo so...vediamo...direi che sei tu quella che non può stare con lui. Povera piccola mortale. Tanto torna sempre da me. È solo una questione di tempo."
"Povera piccola stupida. Tanti anni sul groppone e ancora non hai capito niente. Dov'è adesso? In tua compagnia? Non mi pare proprio...La realtà è che quando sta un po' con te, poi ha bisogno di scappare a gambe levate. Non puoi renderlo felice..."
"E tu sì, vero? La felicità di cui parli può solo farvi del male. E allora che senso ha? Mi sa che sto meglio io..." Le due avversarie continuavano a studiarsi. Buffy cercava di mantenere la calma e di non esplodere. Darla era effettivamente molto bella, una bambola delicata e piena di veleno. Dentro di sé la invidiava seriamente. Loro due erano molto diverse, e in modo molto curioso nessuna bastava per amare Angel fino in fondo. Due facce della stessa medaglia, dello stesso sconfinato amore. Per lo stesso uomo.
"Mio caro Spike, che ne dici di farla fuori? Non c'è due senza tre, o sbaglio?"
"Non so...io sono già a due, Drusilla ha ucciso Kendra...mi sa che manchi tu!"
"Hai ragione. E forse ho più motivi di voi per ucciderla. O è solo una scusa per non toccarla? Sei ancora innamorato di lei?" Darla si voltò per una frazione di secondo, e Buffy scappò velocemente. I tre vampiri cercarono di inseguirla, ma lei non aveva nessuna intenzione di affrontarli. Credeva di averli seminati, quando vide Spike davanti a sé.
"Colpiscimi."
"Cosa?"
"Fallo bene, e fai in fretta." Il suo sguardo, le sue parole. Lui le porgeva un pugnale.
"Non posso." Lui lei tirò un manrovescio, lasciandola di sasso.
"Sì che puoi. Ora. Stanno arrivando." La stava supplicando. Buffy sfiorò la mano del vampiro, che si ritrasse appena, con dolore. Prese il coltello e glielo conficcò dentro lo stomaco. Guardò gli occhi sbarrati di lui, mentre il suo sangue le inondava gli abiti. Cadde a terra. Lo osservava impietrita mentre cercava di tamponarsi la ferita. Non poteva credere di essere stata lei a provocarla.
"Ora vai, maledizione, corri..." E così fece. Veloce come il vento, perdendo lacrime di pioggia. Ormai nessuno poteva fermarla. Prese fiato dentro un portone lasciato incautamente aperto, qualche isolato più in là. Cercò di pulirsi le mani da quel sangue. Vide un autobus che si avvicinava, e si precipitò dentro appena a tiro. Poche facce la osservavano stupite. Sembrava una sbandata. Si mise in fondo guardando fuori dal finestrino. Scese all'ultimo secondo abbastanza lontano dal parco, ma piuttosto vicino ad un taxi.
Hotel. Rifugio. Doccia. Una valigia con pochi abiti. Il quaderno. La lettera. Cercò di riposare un po', ma i sogni la tormentavano. Spike. L'ennesimo sacrificio. Continuava a svegliarsi ripetendo quella scena. Il sangue del demone. Sui suoi abiti. Macchia indelebile di un'azione ignobile. Non vedeva l'ora di scappare. Solo poche ore. Pochi minuti...
L'aereo sembrava quasi un guscio protettivo. Niente l'avrebbe tormentata. Giles, il buon vecchio osservatore, l'avrebbe aspettata all'aeroporto. Il Consiglio da interpellare, il vecchio continente da scoprire. Il viaggio era lunghissimo, e Buffy riuscì ad immergersi in un sonno senza sogni. Il primo dopo tanto tempo.
Quando si svegliò mancava poco all'atterraggio. Non riuscì a buttar giù niente, se non un sorso d'acqua. Sentì il suo cuore battere all'impazzata, e non era la fobia dell'aereo. Sentiva dentro di sé che l'avrebbe ritrovato. Era andato via dall'America, ma era vivo. Tutto il resto contava poco. Aveva trovato l'amuleto che Willow le aveva preparato, e lo aveva adattato come bracciale. Lo guardava e sorrideva. Nessuno sembrava contrastarla nella sua decisione di riprendersi Angel. Tanto sarebbe servito a poco. Ma il Consiglio non l'avrebbe presa altrettanto bene. Già una volta si erano rifiutati di aiutarla. Ma Giles...lui no. Era come un padre, era meglio di un padre. Non vedeva l'ora di abbracciarlo, raccontargli tutto come ad un confessore e osservare le sue reazioni tipicamente inglesi, falsamente distaccate.
Quando lo vide gli corse incontro, per stampargli due baci affettuosi sulle guance.
"Oh mio Dio, cosa hai combinato ai tuoi capelli?"
"Salve, anche io sono molto felice di vederla...avevano terminato il biondo platino e il rosso sembrava eccessivo. È una lunga storia."
"Sei sola? Pensavo di trovare Spike con te."
"Lui non...non verrà. Fa parte della famosa lunga storia."
"Ha ceduto alla tentazione, vero?"
"Sì, ma non ha mai smesso di aiutarmi. Gli devo la vita. E non ne voglio più parlare." Lentamente uscirono dall'aeroporto, per infilarsi in una macchina. Buffy sembrava tornata ai dieci anni di età. Tutto l'affascinava, la guida a sinistra, i palazzi ricchi di storia, la gente...Arrivarono a casa di Giles, in una zona residenziale molto tranquilla della città.
"Pensavo...non so, che mi avrebbe portato direttamente al Consiglio."
"Veramente a loro non ho detto niente. Ti avrebbero, come dire...tormentato? Ho preso qualche giorno di ferie e un po' di materiale interessante."
"Libri?"
"Per una volta no. Giornali."
Alla porta li accolse una signora sulla quarantina, sorridente, elegante. Era la sorella di Giles, e sapeva decisamente tutto, anche troppo. Ma era discreta, e li lasciò davanti ad una tazza di tè che poco aveva a che fare con la brodaglia che aveva provato in America.
"Angel è qua. Arrivato tre settimane fa."
"Non lo credo. Ormai non è più a Londra. Abbiamo fatto delle scoperte molto interessanti e seguito le faccende...particolari degli ultimi tempi. Penso sia tornato in Irlanda."
"Ne ha le prove?"
"E' un po' che osserviamo degli strani fenomeni esoterici in Irlanda. Sparizioni, rituali, serie di omicidi che sono a dir poco...bizzarri. In realtà avevamo già un'idea di intervenire, di istruire qualcuno o, ultimamente, di chiamare te...ma pare che siano...diminuiti di botto. Ovvero, qualcuno sta facendo qualcosa." Buffy sorrise. Angel era tornato alle sue vecchie attività, non poteva che essere un buon segno.
"Non sappiamo esattamente tutti i dettagli. Alcuni nostri prigionieri lo hanno descritto, potrebbe essere lui. Ma è...diverso, crudele. Sembra...un incrocio tra Angel e Angelus."
"Avete dei prigionieri?"
"Già. Non siamo così diversi dall'Iniziativa, vero? Almeno non mettiamo chip strani nelle teste dei mostri..."
"Cambiamo argomento...Come mai l'Irlanda? Un'altra Bocca dell'Inferno?"
"Qualcosa del genere. È sempre stata una terra piena di misticismo e passioni, dove gli animi si incendiano facilmente, un buon terreno, insomma. E il fatto che Angel sia nato là mi fa pensare. Potrebbe essere la chiave di qualcosa che lui neanche conosce."
"Chiave, chip. Tutto il mondo è paese, eh?" Giles finalmente sorrise, versando ancora del tè.
"Sei sempre decisa a trovarlo? Sai bene che le conseguenze..."
"Lo so, lo so. La maledizione, la cacciatrice e il vampiro...le solite cose. Non mi importa. Sono morta un po' troppo spesso per non vivere la vita come voglio. E lei sa benissimo cosa voglio." Giles annuì semplicemente.
"Parlami di te. Sei diversa. E non parlo dei capelli o della maturità che leggo nei tuoi occhi. Ho sentito dire in giro che...c'è qualcosa di oscuro in te. QQualche traccia del posto dove sei stata. È così?"
"Chi...gliene ha parlato?" Buffy era senza fiato. Credeva di aver ingannato tutti.
"Spike, giorni fa."
"Spike. Assurdo. L'unica persona che poteva capirmi e aiutarmi e..." La tazza si sbriciolò tra le sue mani. Giles non proferì parola e prese uno straccio per raccogliere i pezzi. Medicò la mano della sua protetta.
"Io non sono un vampiro, ma potrei esserti utile lo stesso. Non devi chiudere la porta ai tuoi amici. Ti ricordo che non è la prima volta che hai, come dire...delle esperienze del tuo lato oscuro, la zona d'ombra. È un segno della tua crescita come cacciatrice. Non deve spaventarti...è un dono, ma devi assoggettarla alla tua volontà. I guai possono iniziare solo se le lasci prendere il sopravvento."
Buffy pendeva dalle labbra del suo Osservatore. Giles iniziò a raccontargli storie che aveva sempre taciuto, su altre cacciatrici e i loro istinti.
"Penso che una buona parte della tua passione per Angel, della tua...amicizia per Spike, sia dovuta a questo buco nero primordiale che ti porti dentro."
"Mi sembra una soluzione semplicistica."
"E' vero. Ma diciamo che aiuta. Almeno, aiuta me a capire perché perdi la testa per una creatura della notte, anche se...atipica." Rimasero a discutere per ore intere. Anche Giles era cambiato. Si vedeva che nella sua casa era a suo agio, sereno...era persino ingrassato un po', ed era più facile vederlo sorridere. Cenarono insieme ad Eleanor, chiacchierando amabilmente delle differenze tra vecchio e nuovo continente.
"Ti voglio portare in un posto, stanotte. So che sei stanca, ma potrà esserti molto utile." Erano le 22 passate quando tornarono ad immergersi nel traffico di Londra. La sede del Consiglio era splendida, un bellissimo palazzo vittoriano. Giles aveva le chiavi e ormai non c'era nessuno. La biblioteca era maestosa, il silenzio regnava sovrano, incuteva quasi un timore reverenziale. L'osservatore si fermò davanti ad uno scaffale immenso, si servì di una scala per raggiungere un volume piuttosto pesante.
Sfogliarono insieme quelle pagine. Un ritratto. Una famiglia irlandese. I suoi occhi. Liam giovanissimo e puro, con accanto una madre con i suoi stessi lineamenti e il padre, arcigno e severo. Una bambina rideva felice giocando con un cane.
"Come l'ha trovato?"
"Lo sai che sono un topo di biblioteca. In realtà, i miei predecessori facevano ricerche piuttosto accurate sulle origini di ogni creatura infernale di cui venivano a conoscenza. C'è qualcosa su Darla, il maestro, Spike...Non puoi trovare niente o quasi su Glory, naturalmente, ma Angelus era piuttosto famoso."
Girarono pagina per scoprire una cartina. L'origine di Angelus. Galway. Le campagne vicine, a sud della città.
"Avevano una bellissima tenuta. Ora è quasi tutta una zona residenziale, ma qui è rimasto un bosco sconfinato. Non so se è il posto giusto. Ma si potrebbe controllare, che dici?" Buffy sorrise. Ritornò alla pagina precedente e guardò ancora il viso di Angel, quando ancora non aveva incontrato Darla. Giles chiuse il libro per rimetterlo al suo posto. Poi si spostarono in un'altra stanza, un ufficio serioso e scuro che aveva il suo nome intarsiato sulla porta.
"Guarda qua. Questo lavoro lo ha fatto una mia collaboratrice. Questa è la zona dove, negli ultimi tempi, sta succedendo qualcosa di strano. In realtà non è la prima volta che le acque si muovono da quelle parti. Ogni secolo si scatena una forza misteriosa, ma nessuno è mai riuscito a capirci qualcosa. Dura qualche mese, per poi tornare tutto nella quiete più assoluta." Una mappa piena di asterischi. Galway, ancora una volta.
"Mi sa che ho un altro aereo da prendere, che ne dice?"
"Verrò con te."
"Non se ne parla. Non sappiamo cosa ci può essere."
"Appunto per questo. Io posso aiutarti. Non sappiamo in che condizioni è Angel. Potrebbe aver perso..."
"L'anima? Non lo so. Può darsi."
"Tu non sei obiettiva. Non lo sei mai stata con lui. Potresti aver bisogno di me."
"Va bene, ho capito, non c'è speranza che lei cambi idea...Allora partiamo domani?" Tornarono a casa dell'Osservatore. Un letto soffice l'accolse, e riuscì ad addormentarsi con un sorriso.
L'Irlanda era bellissima. I colori sbiaditi di Londra erano scomparsi per lasciar posto ad un'atmosfera da fiaba. L'albergo era piccolo ma caratteristico, e la gente abbastanza cordiale. Era l'Hotel più vicino al bosco. Buffy e Giles non fecero i turisti. Passarono il tempo ad esplorare le vecchie carte trovate in biblioteca, e confrontarle con quelle più recenti. Aspettarono la notte. Lei si preparò uno zaino, con armi e del cibo, una pila e dell'acqua, un telefonino. In Europa erano decisamente più diffusi che in America. Salutò il suo osservatore e si avviò. Aveva paura, malgrado tutto. Persino di poter incontrare Angel. O di non trovarlo per niente. Poteva davvero aspettarsi di tutto. Guardò le ultime luci della città scomparire, mentre la luna che filtrava vagamente dai rami degli alberi le faceva una silenziosa compagnia.
Aveva camminato per ore e finalmente l'aveva trovato. Dopo tanto tempo se lo ritrovava davanti, in quella radura verde e immacolata. La campagna irlandese non perdeva il suo fascino neanche alla luce della luna. Angel stava combattendo contro un avversario che era il doppio di lui, ma non sembrava importargli. Il rumore delle spade era assordante e riempiva l'aria di elettricità. Buffy lo guardava dai margini del bosco, senza fiato. Era bellissimo, a torso nudo, con una ferita che sanguinava su una spalla. Il mostro cadde a terra, e Angel conficcò la sua lama nella carne infetta.
Si avvicinò alla sua giacca, abbandonata sopra un sasso, per prendere qualcosa dalla tasca. Lo vide bere avidamente da una fiaschetta, per poi gettare il resto del contenuto sopra il rivale. Si accese una sigaretta, e il fiammifero servì anche per accendere qualcos'altro. Buffy lo guardava affascinata ed eccitata. Il suo lato oscuro era sempre più presente e potente, ma ancora la stupiva. Il volto di Angel era diverso. Quel ghigno, la soddisfazione di veder contorcere il nemico morente tra le fiamme non era da lui. Era Angelus. O qualcosa che ci somigliava...Com'era successo? Quando si era trasformato? Improvvisamente lui si voltò dalla sua parte. Lei si era avvicinata troppo ed era diventata visibile. Fece un passo avanti, e poi un altro ancora. Lui non le toglieva gli occhi di dosso. Doveva averne paura? Avrebbe potuto ucciderla. Ma si sentiva sicura come non mai. Continuò ad avanzare.
Lui gettò la sigaretta e riprese la spada. Non l'aveva riconosciuta? I capelli, gli occhi, era così diversa? Le luci dell'incendio ormai la illuminavano bene. La lama venne abbassata.
"Non puoi continuare a torturarmi così. Vattene."
"Angel? Ti ho cercato per mari e monti, non è questa l'accoglienza che mi aspettavo. O devo chiamarti Angelus?" Lui rimase titubante.
"Certo che ne avete prese di informazioni su di me...allontanati. Adesso. Non costringermi a farlo. Neanche sai in cosa ti hanno coinvolto. Vattene finché sei in tempo." Buffy non capiva un accidente di quello che diceva il suo amato. Era ad un passo da lui e vide il suo volto trasformarsi in quello del vampiro. La spinse via con una reazione incredibile. Per poi scappare a grande velocità. Rimase bloccata un attimo, stordita. Angel era forte, tremendamente forte. E lei si stava incazzando. Quello sguardo a metà tra l'odio e la paura, non lo capiva. Forse aveva ragione Giles, doveva aspettare, prendere altre informazioni prima di andare a testa bassa a ritrovarlo. Ma ormai era qui. Si rialzò e prese ad inseguirlo. Le sue tracce erano evidenti.
Una casa in pietra sorgeva al margine della radura, fiocamente illuminata. Angel non aveva perso l'amore per le candele...sbirciò da una finestra. Lo vide seduto al tavolo mentre si scolava una bottiglia di whisky. Prese una sedia e la gettò contro il muro. Lei indietreggiò. Forse non era la giornata giusta per rivederlo...
Fu lui a precederla. Uscì dalla casa come una furia e la trascinò dentro.
"Spiegami cosa volete, tu e il tuo capo."
"Angel, non so di cosa stai parlando. Sono Buffy, maledizione, vuoi credermi? Guarda..." Le mostrò l'anello, e lui le prese la mano.
"Balle. Qua è abbastanza comune. E quello vero riposa in una tomba. È morta. E so di cosa è capace il tuo signore. Sembri umana...non voglio ucciderti. Vattene."
"Cristo, chiedimi qualcosa, qualche prova, sono io! Sono tornata e sto impazzendo! Ti ho cercato a Los Angeles, in Inghilterra e ora qua...credimi, maledizione, guardami negli occhi!" Per tutta riposta lui riprese la bottiglia e tornò a bere. Una lacrima spuntava clandestina, ma fu subito cancellata da un'espressione crudele. Buffy era sempre più confusa.
"So cosa vuoi. Credi che così sia più facile. Ma ti dimostrerò quanto sbagli, quanto vi sbagliate..."
"Cosa vuol..." Angel le era addosso. Lei contro la parete. Sentì il peso del suo corpo e la sua bocca. L'odore dell'alcool era forte, ma era lui. Vicino come non mai. La stava baciando con violenza, le stava strappando gli abiti di dosso. La testa le girava come una trottola. Non sapeva esattamente cosa stava succedendo, ma chiuse gli occhi. Sentì gli istinti prendere il sopravvento, la passione, il calore che ben ricordava. Era diverso. Non c'era traccia di tenerezza, né di amore in lui. Niente di quello che avevano fatto o sentito in precedenza ci somigliava. Era un corpo tra le sue mani. Ma sapeva sfiorare i tasti giusti, e lei aveva fame. La sua parte oscura aveva fame. Senza paura delle conseguenze. Angelus. Stava facendo l'amore con il suo demone. E l'idea le piaceva da morire...
Sbattuta contro il letto troppo piccolo per due. Lui non apriva gli occhi e il suo viso si trasformava rapidamente in quello del vampiro, per poi riprendere i lineamenti dolcissimi che conosceva. Si stava abbandonando sempre di più, e implorava il suo nome in un sospiro. Angel. Rabbioso, caldo, intenso. Lo sentì entrare nel suo corpo, e ogni suo muscolo era in attesa di quel momento, da troppi anni. Amarsi, distruggersi...che differenza c'era? Buffy sorrideva estasiata, Angel sembrava un animale disperato, ferito, ma allo stesso sensuale e passionale. La guardò stupito, mentre lei perdeva sempre più il controllo di se stessa. Tornò a dominarla una volta ancora. Nessuna parola. Solo carne. Lei sentì arrivare il piacere ed inarcò la schiena per accoglierlo meglio. Lui colse il respiro farsi più affannato e accelerò il passo. Si trasformò. I suoi denti affondarono sul collo immacolato, mentre Buffy urlava il suo dolore e il suo godimento. Il demone si sfamava e lei gli teneva ben salda la testa, come per aiutarlo nel suo compito, mentre l'orgasmo la faceva sussultare ancora.
Qualcosa cambiò. Angel si staccò da lei, lasciandola senza fiato abbandonata sulle lenzuola. Buffy sorrideva, e lo guardava mentre, perso nel pavimento, cercava di trovare un minimo di padronanza di sé.
"Buffy...sei...Buffy..." Sembrava terrorizzato dalla scoperta. Lei continuava a fissarlo.
"Io te l'ho detto...sei tu che non mi hai creduto..."
"Io non...il tuo sangue è..."
"Mi hai riconosciuto da quello? Cristo, dovrei sentirmi offesa..." Rise scompostamente. Si sistemò i capelli e cercò un'espressione seria. Lui sembrava in preda al panico, e Buffy non sapeva se essere sconvolta o divertita.
"Potevi...fermarmi...io non avrei mai..."
"Forse non volevo fermarti." Scese dal letto e lo raggiunse sul pavimento gelido. Un rivolo di sangue sottile scendeva dalla bocca del vampiro. Lo asciugò rapidamente, indietreggiando.
"Chi credevi che fossi, Angel? O dovrei chiederti cosa?" Perché era Angel. Nient'altro, nessun altro. Buffy gli era accanto, ormai con le spalle al muro. Tremava come una foglia, era così diverso da pochi minuti prima...Lei lo baciò. Come ai vecchi tempi. Con tutto l'amore di cui era capace. Ed Angel lasciò scorrere le sue lacrime, inondando viso e mani. Si allontanò, come scottato. Fu presto in piedi e guardandola ancora uscì dalla porta.
Buffy rimase per terra. In quel momento non le importava niente. Si godeva quegli istanti. L'aveva trovato. Lo aveva amato. Forse in un modo strano. Ma era successo. Sorrise. Cercò dell'acqua per sciacquarsi. Niente specchi. Solo un catino e una brocca. Pulì la ferita delicatamente. Aveva appena assaggiato, si sentiva solo un po' stordita. Ma il sorriso non abbandonava la sua bocca. S'infilò un suo maglione, quasi un vestito per lei. Assaporava ancora il profumo del sesso appena consumato. Si guardò intorno, e vide un quaderno, simile a quello che aveva trovato a Los Angeles. Lo aprì, per poi richiuderlo subito. Ora erano insieme. In un modo strambo e bislacco, ma insieme. E non aveva bisogno di leggere i pensieri del suo uomo. Bastava chiedere.
Uscì a cercarlo. Entro poco tempo il sole avrebbe visitato la terra, e non era molto...prudente che Angel si trovasse fuori. Non era lontano. Lo vide seduto dietro la casa, in una specie di panchina in pietra. Appoggiato alla parete, guardava la luna che accennava al tramonto. Rimase ad osservarlo per qualche istante. Stava piangendo e le sue mani tremavano ancora. Il cuore di Buffy si riempì di malinconia. Si sentiva un'egoista. Alla fin fine aveva pensato al proprio piacere, alla carne, a ciò che stava succedendo...ma non a lui. Doveva sentirsi in colpa? Aveva ancora quella strana sensazione, voglia di abbracciarlo, di cullarlo e proteggerlo come un bambino, di salvare quell'anima che amava da ogni più piccolo dolore. Si avvicinò, per sedersi accanto a lui, prendendogli le mani.
"Sta per sorgere il sole. Vieni dentro, ti prego. Fa freddo." Lui si voltò a guardarla. Non disse una parola, ma la sofferenza che provava era talmente grande da venir fuori da quegli occhi bellissimi.
"Lo so che tu non senti freddo...ma per favore, vieni via." Angel si alzò e la seguì verso la porta, sempre tenendole la mano. Buffy iniziò ad oscurare le finestre e cercò di accendere il camino. Finalmente lui si mosse, e l'aiutò. Un fuoco scoppiettante riuscì a scaldare la stanza, e lei prese un cuscino, per sedersi per terra vicino alle fiamme. Angel infilò un paio di pantaloni e si sedette accanto a lei, abbracciandola.
"Io...devo spiegarti alcune cose...chiederti perdono per..."
"Sssh. Ora non voglio sapere niente. E non ho niente da perdonarti. Vorrei solo stare così con te." Angel riuscì a sorridere, e darle un bacio lieve sulle labbra. Si alzò nuovamente, portando altri cuscini e una coperta, sistemando una specie di giaciglio di fronte al fuoco. Si sdraiarono, stretti l'uno all'altro. Riuscirono ad addormentarsi nel silenzio più assoluto.
Buffy si svegliò dopo qualche ora, e fu presa dal panico. Non era accanto a lei. Déjà vu. Angelus. Ma poi lo vide, seduto in una sedia con il quaderno e una matita tra le mani.
"Ti ho svegliata?" Sorrideva appena. Il fuoco era stato governato a dovere e, insieme alla luce delle candele, dava un'atmosfera irreale a quella stanza.
"No. Non sei riuscito a dormire?" Fece un cenno negativo con la testa.
"Scrivi o disegni?" Buffy si avvicinò, ancora un po' impacciata e intralciata dalla coperta. Angel la lasciò sbirciare. Un suo ritratto.
"Dovevo immortalarti con questo nuovo taglio." Lei rise di gusto, accarezzando i capelli del ragazzo. Lui mollò il quaderno, e la fece sedere sulle sue ginocchia. Un bacio, un altro ancora. Il tempo sembrava essersi fermato, e quello era il loro piccolo rifugio. Tutti e due avevano paura di parlare, ma l'ombra di tristezza che aleggiava nei loro occhi non accennava ad andarsene.
"Come mi hai trovato?"
"Con molta fatica. E l'aiuto di amici e nemici. Quando mi metto in testa qualcosa non mi ferma nessuno..."
"Lo so." Angel abbassò la testa. "Sono cambiate molte cose...e non in meglio. Non sono più la persona che conoscevi una volta." Buffy continuava ad accarezzare il suo viso.
"Non m'importa. La realtà è semplice. Ho scoperto molte cose in questi ultimi giorni...e non m'importa. Voglio solo stare con te."
"Non è...possibile...quello che è successo stanotte.."
"Chi ero per te? Lo so che non pensavi di far l'amore con Buffy Summers. L'ho capito."
"Un po' complesso...ed è per quello che volevo il tuo perdono. Io credevo...di far l'amore con...qualcuno che ti somigliava. Creato apposta per farmi perdere l'anima."
"Quindi...anche se hai fatto l'amore con me...è come se non l'avessimo fatto..."
"Giusto."
"E se volessi...rifarlo ora?"
"Sarebbero guai."
"Perché?" Angel sorrise. Non riuscivano a smettere di accarezzarsi, e stavano parlando a voce bassa, conversazione intima e delicata.
"P-perché...io ti amo. E se facessi ancora l'amore con te, potrei essere tremendamente felice. E...sappiamo bene cosa..." Non finì la frase. Buffy tornò a baciarlo, mentre il suo cuore traboccava di gioia, talmente intensa che le sembrava uscisse dalla cassa toracica.
"Ho...sognato per tanto tempo di amarti...e ora che ne ho avuto l'occasione...l'ho fatto con rabbia, violenza...come se non fossi tu. Non credo che...riuscirò mai a perdonarmelo."
"Grazie a questo però sei ancora davanti a me...Io ti amo, Angel. A tal punto che neanche puoi immaginarlo."
"Tu non sai chi hai di fronte. Non sai quello che ho fatto. Mi odieresti e..."
"No, non ci riuscirei mai. Ho letto il tuo diario e...Spike...mi ha detto ciò che è successo. Intendo dire...Darla." Angel abbassò lo sguardo. Buffy rimase in silenzio, ma continuava a tenergli una mano imprigionata tra le sue, come per fargli sentire il suo calore, che le era vicina.
"Io ti appartengo. Come tu appartieni a me. Ricordi questo anello? Lo porti ancora...e sempre nella stessa posizione. Puoi promettere a chi ti pare di lasciarmi vivere la mia vita, o scappare da quello che provi. Andare a letto con Darla o con chiunque altro. Così come anche io ho provato a crearmi un'altra esistenza, senza di te, alla luce. Ma sappiamo bene entrambi che è una finzione. Che solo se stiamo insieme possiamo essere felici."
"Che felicità è la nostra? Il giorno e la notte. Rubiamo attimi ad entrambi per riuscire a sopravvivere, e non basta mai. Un amore che ci distrugge e divora, e non da speranze per il futuro..."
"Ma a me non importa...potrei morire domani. È già successo. E non posso pensare di rinunciare a te. Ogni istante che passiamo insieme è speciale, pericoloso, magnifico. Un torrente di sensazioni che mi travolge e mi culla, per poi gettarmi ancora nella tormenta. Io voglio questo. Non voglio accontentarmi, non voglio rinunciare a te...e non lo farò. Non ti lascerò scappare, né decidere per tutti e due. Non sono più una bambina."
"Di sicuro sei completamente pazza..." Buffy tornò a baciarlo. Non sapeva se lo aveva convinto o meno delle sue teorie, ma voleva vivere quel momento. E basta.
Angel sfiorò la piccola ferita sul collo di Buffy. Lei sorrise una volta ancora.
"Ehi, così ho di nuovo un tuo marchio...questo corpo aveva bisogno di essere inaugurato..." Lui la baciò delicatamente.
Un rumore catturò la loro attenzione. Lo zaino sembrava muoversi appena. La ragazza iniziò a ridere, e lo raggiunse.
"Pronto, sig. Giles?" Angel la guardava incuriosito, mentre lei continuava ad ascoltare le prediche di un Osservatore spaventato a morte. Non aveva sue notizie da troppo tempo.
"Si, tutto bene. L'ho trovato. Dobbiamo ancora...parlare...ma è tutto a posto. Quando sarà notte ci avvicineremo e...è già notte? Sì...va bene, presto." Chiuse la comunicazione e si avvicinò alla finestra. La luna splendeva bianca e pallida. Le ore erano volate. Angel si alzò e finì di vestirsi.
"Dove vai? Giles ci aspetta, deve parlarti di..."
"Non posso. È tardi. Tu devi rimanere qua. Ci andrai domani mattina." Lo osservò prendere la spada e pulirla con una spugna.
"Ehi, Highlander, vuoi spiegarmi qualcosa?"
"Come mi hai chiamato?"
"Uff, sono figlia della televisione...tu che ne puoi sapere? Vuoi farmi capire quello che sta succedendo?"
"Fidati di me. Non c'è tempo per spiegarti tutto. C'è una botola là. Una scala. Portati una candela ed aspetta."
"Se c'è da combattere vengo anche io, sono o non sono una cacciatrice?"
"Può darsi, ma io sono il Guardiano. E ti manca una spada. Sono le 23.00, spero di cavarmela in poche ore. Non insistere, ti prego."
"Okay, okay...ciao maritino, torna presto..." Buffy sparò l'ultima frase come una fucilata, per poi tapparsi la bocca con una mano ed iniziare a ridere sguaiatamente. Angel si avvicinò a lei in pochi passi, baciandola appassionatamente.
"Che coppia di svitati."
"Quando tornerai ti chiederò quanti demoni hai ucciso, invece che 'com'è andata in ufficio', che ne dici? Potrebbe essere una routine divertente..." Lui le accarezzò il viso, con un sorriso disarmante.
"La botola, Buffy. Non ti muovere da lì." Annuì. Guardò Angel uscire e iniziò a vagare per la casa. Quante ore doveva rimanere là sotto? Prese lo zaino con le provviste. Gettò tutto dentro la botola, per poi prendere un paio di candele e scendere con calma. Silenzio assoluto e umidità. Lo spettacolo che si trovò di fronte la lasciò senza fiato.
Una stanza immensa si presentava ai suoi occhi, ricolma di oggetti strani. Libri antichissimi e delicati gettati alla rinfusa, delle armi dalla foggia particolare, mobili e suppellettili di ogni genere. La ragazza era entusiasta, almeno avrebbe passato il tempo in modo costruttivo...Pensò a Giles e all'enorme biblioteca del Consiglio. Quanto avrebbero pagato per quegli oggetti? Appoggiò la candela in un tavolino, ed iniziò a curiosare. Trovò un volume che colpì il suo interesse. La copertina presentava un disegno che ben conosceva.














Con la punta delle dita sfiorò l'immagine, per poi iniziare a sfogliare quelle pagine. Ma parole in latino galleggiavano ignare e senza senso nella sua mente. Continuò a girare i fogli, almeno per guardare le illustrazioni. Demoni. Un essere che somigliava a quello visto il giorno prima combattere con Angel. Poi un altro mostro enorme che troneggiava su un'enorme fossa. Una bocca dell'inferno? C'era un nome. Gabriel. E una spada brandita da un essere con due facce, che fronteggiava il presunto capo dei mostri. Buffy iniziò ad aver paura. Tutto quello che vedeva non la faceva per niente stare tranquilla. Era là sotto da poco più di mezz'ora, ma le sembrava un tempo infinito. In che situazione era finito Angel? Aprì lo zaino per mangiare qualcosa, cercò anche di chiamare Giles, ma là sotto non c'era possibilità di avere il segnale. Doveva aspettare.
Il tempo non passava mai. L'orologio continuava a non muovere le sue lancette abbastanza in fretta, e Buffy aveva fatto dei solchi sul terreno a furia di camminare. Quanto doveva aspettare prima di preoccuparsi? Alle 6.00 perse la pazienza. Risalì la scala e rimase a guardare l'interno della casa. Nessuna traccia di Angel. L'alba si avvicinava e lei stava impazzendo. Chiamò Giles e gli spiegò come raggiungerla. Aprì la porta e guardò il prato che la circondava. Verde, tranquillo come un mare in tempo di bonaccia. Buffy invece si sentiva in tempesta. Si sedette sulla panchina in pietra e rimase a godersi il sorgere del sole, cercando di non pensare a niente. Ma gli occhi si riempivano di lacrime. Stringeva a sé l'amuleto, e si sorprese a pregare, come faceva da bambina.
Giles tardava. O forse era lei ancora inquieta. Tornò in casa e prese il quaderno che stava sopra il tavolo. Le ultime pagine. Angel non aveva semplicemente disegnato il suo viso, ma scritto una specie di messaggio. O almeno, lei lo interpretò così. L'inchiostro nero e sottile descriveva i suoi stati d'animo.
Alcool. Facile incolparlo della mia rabbia. Ma sono io che svuoto bottiglie, in cerca di stordimento. Ho iniziato per scordarmi di te. Ma cosa è successo? È tornata fuori la mia natura. Di vampiro, di creatura della notte. Sono questo, Buffy. L'anima non mi differenzia poi così tanto. Ho passioni e dolori come un essere umano, ma non lo sono. Quante volte te l'ho detto? Ma mi ero illuso di aver trovato una soluzione. Cercare di aiutare gli altri, di riscattare il mio passato, ciò che il mio demone aveva combinato in giro per il mondo. Ed ero convinto di questa dicotomia, delle due versioni di Angel. Ma sono io. Quando a Los Angeles mi sono unito a Darla, e ho ucciso di nuovo per nutrirmi, ero io. Non ne sono orgoglioso. La mia coscienza, almeno quei brandelli ancora attivi, mi fa stare male ancora. Ma quando uccido, quando ti ho amato senza sapere che fossi tu, con rabbia e violenza, io ero me stesso, non Angelus. Esaltato dalla passione. Dalla mia natura, dal mio potere. Io non posso amarti. Non posso più rischiare di farti del male. Di morderti ancora o non rispettarti...Sono cambiato. Profondamente. E tu devi uscire dalla mia vita. Definitivamente. Hai la tua missione, e io la mia. Devo regolare i conti con Gabriel. È un modo per riscattare la mia gente. La profezia parla di me, e io devo farlo. Ho ricevuto quello che si potrebbe definire una "chiamata" e devo rispondere. È la mia natura. E devo seguirla. La ricerca di me stesso mi ha portato a questo. Sto cercando di accettarlo. Fallo anche tu, ti prego.
Il quaderno finì contro il muro. Giles entrò in quel momento insieme ad Eleanor e non accennò una parola. Si sedettero attorno al tavolo, guardandola, mentre lei cercava di riprendere il controllo di se stessa. Buffy prese il libro e lo consegnò ai due osservatori.
"Voglio solo sapere dove andare a riprendermelo, e come farlo. Si sbrighi."
Poi uscì dalla casa, e fu investita dal sole e dai colori fortissimi del giorno. Ma il buio continuava ad albergare nel suo cuore, profondo e inquietante. Al centro della radura lei chiuse gli occhi. Ascoltava i rumori del bosco vicino e, controllando il suo respiro, si sintonizzò con esso. Un ramo spezzato. Una preda. Buffy iniziò a correre, inseguendo il nulla. Qualsiasi cosa potesse lenire la sua sete di vendetta. Sfogarsi. Raggiungere quel povero cane randagio. Guardare quegli occhi tristi e lasciarlo andare. La zona oscura. Non sapeva esattamente cosa diavolo stava succedendo ad Angel. Ma anche lei era pervasa dalla rabbia. Come Spike. Destini uniti ed incrociati. Solo che lei non voleva arrendersi. Quei due non erano altro che dei vigliacchi. Con i loro secoli sulle spalle.
Scovò un piccolo ruscello poco distante, e come una bambina mise i piedi a mollo. Si sdraiò, chiudendo gli occhi. Le lacrime cominciarono a fluire, ma il dolore non si placava. Il morso di Angel pulsava di vita propria, e continuava a vedere il suo corpo, la sua bocca...perché lo amava così tanto? Era un risultato delle tenebre che ogni cacciatrice si porta dentro? Non voleva crederci. Non voleva neanche pensarci. Si sciacquò la faccia con l'acqua gelida, e lentamente tornò alla casa.
Trovò Giles ed Eleanor che prendevano il tè seduti sulla panchina in pietra. Un angolo di normalità schifosamente inglese che riuscì a farla sorridere.
"Allora?"
"Ne vuoi un po'? Ne abbiano portato un thermos intero."
"Sapete vivere senza tè?"
"No, non credo..." Bisogno di razionalità, di calma. Prese un biscotto e una tazza, per sedersi per terra davanti a loro. Solo adesso si rendeva conto che la donna non era partita con loro, ma che li aveva raggiunti in Irlanda per qualche motivo.
"Ditemi." Giles schiarì la voce, mentre Eleanor ritirava le loro tazze e scompariva nell'ombra.
"Angel è il guardiano. Una profezia parla di Gabriel, un demone che si nutre di anime e fa la sua comparsa in questa zona ogni secolo, per circa un mese. Quando fa "rifornimento" scompare, va all'inferno per altri cento anni. E poi torna. Esisteva una setta di guerrieri, chiamati appunto guardiani, che cercava di combatterlo. Ma non sono mai riusciti a sconfiggerlo. E si sono estinti. È un mago, un incantatore. Può trasformarsi in chiunque e legge nel pensiero. Quindi riesce ad ingannare le persone facendo leva sui loro affetti. E prende la loro anima."
"Ora è più chiaro. Angel credeva che io fossi il risultato di una magia di Gabriel... Perché lui?"
"La profezia, il libro con l'immagine del suo tatuaggio...una leggenda. L'uomo destinato a sconfiggere Gabriel è...un demone con una parte umana. Dove il buio e la luce convivono ma sono separati. Quindi, più forte degli altri guardiani e difficile da ingannare."
"Ma non è tornato."
"Lo so. Le profezie non sempre hanno ragione. A meno che...ho letto il suo diario. Probabilmente non vuole tornare da te, Buffy." Giles guardava per terra. Sapeva tutto. Ma non la giudicava per quello che aveva fatto. Era così diverso da un tempo...Lei si alzò, per andare a sedersi vicino al suo Osservatore. Lui l'abbracciò e lasciò sfogare. Quell'uomo era la persona più vicino ad un padre che avesse mai conosciuto. Rimasero così, in silenzio, per un tempo indefinito.
"Mi...parli della spada."
"E' l'arma deputata ad uccidere Gabriel e i suoi seguaci. Solo chi ha la duplice personalità, come Angel e gli altri guardiani, possono utilizzarla. La cantina di questo posto ne contiene parecchie. Doveva essere il covo della setta. Buffy...io so cosa vuoi fare..." La ragazza lo guardava negli occhi, stupita.
"E forse puoi riuscirci. Ma devi fare una...prova, prima."
"La sto ascoltando."
"Vieni con me." Giles rientrò nella casa. Sopra il tavolo della cucina Eleanor aveva deposto una spada, del tutto simile a quella di Angel. L'aveva pulita con cura, e stava trafficando con una ciotola odorosa di spezie.
"Prendila." Buffy si avvicinò con prudenza. L'arma era magnifica e lucente, con un'impugnatura veramente singolare, dove si trovava una pietra trasparente di dimensioni eccezionali. La prese tra le mani, rimanendo incantata a guardarla. La pietra cambiò colore, fino ad avere una sfumatura rosso rubino molto accesa. Giles sorrise.
"Okay. Sei pronta per il battesimo."
"Sottotitoli? Sa, per gli ignoranti." Eleanor rise, mentre Buffy appoggiava la spada nuovamente sul tavolo. Fu lei a parlare stavolta.
"Sei anche tu una guardiana. La tua zona oscura è cresciuta talmente tanto che siete in due nello stesso corpo. Ricordi il disegno? Bianco e nero. E quindi, anche tu sei una guerriera che può appartenere a questa setta. Come Angel."
"E siccome sappiamo che hai intenzione...come dire, di andare a riprendertelo..."
"..tanto vale darti una mano e fare le cose come si deve..."
"Questo non vuol dire che io ne sia contento. Tu sei forse la cacciatrice più potente degli ultimi secoli, e rischiare la tua vita per un vampiro...diciamo che non mi esalta. Anche se si tratta di Angel."
"Mettiamola così. Comunque sto andando a combattere un demone...non è il mio lavoro?"
"E con questo ci ha fregato, Rupert..." Scoppiarono a ridere tutti e tre, anche se il nervosismo traspariva dai loro occhi.
"Allora, cos'è questo battesimo? Uno dei soliti rituali in latino con candele e buio profondo?"
"No, no...i guardiani erano tutti umani...devi bere questa roba, mentre io ed Eleanor recitiamo una cosetta. Niente buio né candele. Solo erba in stato liquido."
"E' alcolica? Lo sa che non lo reggo...non è che mi state drogando?"
"Mah...che vuoi che ti dica. Conosco i componenti di base di questa bevanda, ma non la loro interazione. Dovrebbe aprire le tue percezioni. Non credo che Angel si sia sottoposto a questo rituale, e potrebbe essere stato un problema...lui era solo."
"Io non lo sono mai, è vero? Okay, se vedo cammelli rosa volare ve lo dico." Il battesimo ebbe inizio. In realtà fu un procedimento abbastanza veloce, ma Buffy perse i sensi subito dopo aver bevuto. Fu adagiata sul letto. Non restava che aspettare.
Si svegliò all'improvviso. Il sole stava calando e incendiava il panorama che si poteva scorgere da una finestra. Era sola nella stanza, e si sentiva abbastanza bene. Le sembrava di vederci e sentirci di più. Si alzò dal letto, guardando attentamente la spada che era ancora appoggiata sopra il tavolo. La prese in mano e la sentì leggerissima. La pietra divenne subito rossa, e poi di un bel verde smeraldo. Buffy sorrise. Dentro di sé regnava una calma strana e apparente. Uscì dalla casa, per trovare i due osservatori che stavano discutendo animatamente. Il silenzio piombò all'improvviso.
"Sono pronta. Almeno credo. Dove devo andare?"
"Questo...lo devi scoprire da sola. Noi non ti possiamo più aiutare. Solo dare dei consigli."
"Okay. Accetto tutti i suggerimenti."
"Cercherà di ingannarti. Entrerà nella tua testa e ti userà. Non fidarti di nessuno. Vedere Angel...potrebbe essere Gabriel. Potrebbe rubarti l'anima. Tieni ben presente che tutto può essere un'illusione. Devi cercare di schermare i tuoi pensieri." Buffy annuì. Mollò la spada per terra ed andò ad abbracciare i due. Le sembrava di partire per le crociate.
"Ehi, sai bene come usare questa spada, vero?"
"Sì, è stato un buon maestro...e fa tanto Highlander..."
"Che cosa?"
"Rupert, è un telefilm. Sei sempre rinchiuso, vedi solo libri... esiste anche la tv...si imparano tante cose..." Eleanor tirò una gomitata al fratello, e fece un occhiolino a Buffy.
"E poi l'attore non era niente male..." La ragazza sorrise ancora. Strinse bene il cordoncino con l'amuleto di Willow e voltò le spalle. Il cielo aveva perso il rosso per arrivare ad un blu scuro. Le tenebre stavano arrivando velocemente.
Appena si addentrò nel bosco sentì qualcosa. Chiuse gli occhi e lasciò vagare la sua mente. Un'increspatura del terreno, poco lontana. Giunse lì davanti in un attimo, ed appena ci passò sopra fu catapultata da un'altra parte. Un passaggio. La stanza era illuminata a giorno da torce e candele. Sembrava vuota. Buffy teneva ben salda la sua spada e si guardava intorno. Le apparve una figura che le tolse il fiato. Era Spike. Con il suo spolverino in pelle, l'andatura spavalda e il sorrisetto sulle labbra che ben conosceva. Solo gli occhi erano diversi. Un celeste glaciale che poco aveva a che fare con la realtà. Non fece in tempo a pensarlo che cambiarono sfumatura.
"Gabriel, immagino."
"La signorina ha studiato la lezione." La voce era quella del vampiro. Malgrado Buffy sapesse la verità sull'illusione che gli stava davanti, era difficile non credere ai propri sensi.
"Perché Spike?"
"Perché ti aspettavi Angel. E io odio essere scontato..." La cacciatrice rise.
"Sapevo che era un secolo speciale...prima il vampiro e adesso una donna. Non ci sono più i Guardiani di una volta..."
"Ne hai per molto con questo show? Perché non andiamo al sodo?"
"Hai fretta, bambina? Io no...mi annoio tanto...il tuo amichetto mi ha fatto divertire per un po', poi è stato così stupido...vediamo cosa sai fare tu..." Schioccò le dita e apparve un mostro. Riconobbe la creatura che Angel aveva affrontato e bruciato. Era enorme e furioso. Si studiarono un secondo, poi la battaglia ebbe inizio. Non fu facile sconfiggerlo. Per più di una volta Buffy fu sul punto di arrendersi, per poi trovare nuove energie. Non pensava. Lasciava agire i suoi istinti di distruzione e morte, e riconobbe la soddisfazione di infilzare il demone. Tornò a guardare Gabriel. Aveva escluso ogni pensiero dalla sua mente, proprio per non dar modo all'uomo di leggerle dentro.
"Non male. Ma non mi basta. Ti voglio più cattiva, piccola mia..."
"Perché non la fai finita e mi affronti?" Le si avvicinò, cercava di toccarle il viso... si trovò bloccata ad una parete, con l'uomo vicinissimo alla sua bocca.
"Tesoro mio, sono io che detto le regole..." Spike. Le sue labbra. Una ferita aperta. Una morsa allo stomaco, segno di debolezza. Gabriel la lasciò andare.
"Vediamo un po'...devo decidere cosa farne di te. Devo pensare..." Il suo sorriso era furbo e divertito. In un lampo Buffy si trovò al buio quasi totale, dentro una gabbia.
Prese fiato. Cercò di orientarsi e scorgere ciò che le stava intorno. Continuava a brandire la spada. La prigione era piuttosto grande e le sbarre troppo grosse. C'era qualcuno legato al muro, rumore di catene.
"Buffy, cerca di liberarmi." La sua voce. Angel. Senza perdere tempo, la ragazza spaccò le catene con un colpo preciso, per poi mollare la lama e abbracciarlo. Era ferito e seminudo, ma vivo. Cercò la sua bocca, e lo baciò senza riflettere, lasciandosi invadere dalle sensazioni che ben conosceva. Lui era ugualmente appassionato e le sue mani le accarezzavano i capelli, il collo, la schiena...Un sospetto la sfiorò appena, e cercò di allontanarsi da lui. Angel si opponeva e continuava a stringerla, forse un po' troppo...Uno spintone. Si era abituata alla luce fioca, e guardava bene chi si trovava davanti. Girò intorno a lui, cercando delle incongruenze. Come il colore degli occhi di Spike...Niente. Sembrava tutto a posto, perfetto. Ma i suoi sensi erano all'erta.
"Che succede?" Dopo quello che aveva scritto sul quaderno...a lei non quadrava più di tanto l'atteggiamento di Angel. Ma tornò tra le sue braccia.
"Gabriel. Tutto qua." Lui sorrise. "Potrebbe imitare il mio modo di baciare?" La tensione non si era sciolta del tutto, non capiva esattamente perché, ma lasciò fare il suo uomo, perdendosi ancora. Sentì un calore immane esploderle dentro. I ricordi della notte prima erano a portata di mano, con il loro carico di intensità. Le mani di Angel erano sempre più spudorate, e la sua bocca esplorava il collo delicatamente. Le baciava la cicatrice, là dove c'era il morso. Ma poi sentì qualcosa che non andava. Denti. Lo spinse via una seconda volta. Lui rideva.
"Angelus."
"Ciao, tesoro. Tardi sempre di più a riconoscermi." Buffy rimase in silenzio. L'eccitazione non era del tutto scomparsa, e malediceva segretamente il proprio corpo. Alla sua carne non interessava il grado di bontà del vampiro. Continuava a bramarlo, come la sera prima, quando per un attimo aveva pensato di fare l'amore con il demone. Senza avere alcun rimorso.
"Pare. Che cosa buffa. Il grande Angelus schiavo di un demone da quattro soldi. Da quando stringi alleanze con questa feccia? Avevo un'altra opinione di te."
"Io non mi sono alleato con nessuno, mia cara. Dovresti saperlo."
"Mmmm, non lo so. Mi sa che ti sei un po' rammollito. Cos'era quel bacio?"
"Mia cara, sei una bella ragazza...perché non approfittarne? E poi hai iniziato tu..." Angelus era ad un passo da lei. Il cuore di Buffy batteva all'impazzata e lei non riusciva a controllarlo.
"E poi c'ero anche io ieri, quando il musone ti ha presa...quando ti ha morso..." Le sfiorava il collo con un dito, poi il viso, le labbra....
"Lo sai perché lo ha fatto durante l'orgasmo, piccola? E' così che facciamo noi vampiri...il sangue è più gustoso, pieno di sapore...il cibo e il sesso, che bella accoppiata..." I ricordi di quel momento tornarono a galla prepotentemente. Angelus sembrava leggerle dentro e continuava la sua sensuale tortura. Tornò a baciarlo, ad assaggiare la sua lingua e le sue carezze. Era difficile tornare in sé, ma lo spinse via un'altra volta.
"Sei un figlio di puttana."
"Già, ma mi sa che ti piaccio, non è vero?" Rideva. Spavaldo, brutale, bello da togliere il fiato. Quello che gli moriva in gola ogni volta che lo guardava. Cercava di concentrarsi sulla sua crudeltà, per odiarlo abbastanza da reagire.
"Che ci fai quaggiù? È una trappola che avete organizzato per me?"
"Tesoro, ma che dici...Angel si è fatto sorprendere, e Gabriel lo ha rinchiuso qua. Poi gli ha tolto l'anima, ma io sono rimasto incatenato...non so se essergli riconoscente o ucciderlo...Mi sa che la seconda è meglio."
"Allora potremo combattere insieme." Appena finito di pronunciare quelle parole Buffy ammutolì. Cosa aveva detto? Allearsi con Angelus? E come poteva fidarsi? L'esperienza con Spike non gli era bastata? Il vampiro rideva.
"Cacciatrice...chi è che si è intenerito? Ricordati chi sono...potrei ucciderti anche adesso. Io non ho bisogno del tuo aiuto."
"Tu...uccidermi. Non lo credo possibile, mio caro. Sono cresciuta dall'ultima volta che hai combattuto con me...e poi tu non l'hai mai voluto veramente..."
"Perché non ci proviamo?" Veloce. Raccolse da terra la sua spada, ma un'altra sbucò dalle sue mani, era abbandonata in un angolo. La spada di Angel. La lanciò verso di lei, e rimase un attimo a guardarla. La sua pietra era ancora sul verde, quella del suo rivale rimaneva rossa. L'anima che non aveva più. Era finita l'ambivalenza. Non poteva più essere un guardiano. Tornò alla realtà. Il vampiro, con un'elegante mossa, era davanti a lei, in posizione di attacco. La rabbia che sentiva crescere dentro di sé esplose, per essere incanalata in quella battaglia.
Lotta estenuante. I due avversari erano ugualmente potenti ed agguerriti. Ma c'era qualcos'altro sotto e lo sapevano entrambi. Il rumore delle lame squarciava l'aria, e le scintille illuminavano le sbarre inesorabilmente chiuse. Angelus sembrava divertirsi, ma dopo un po' anche Buffy prese gusto alla lotta, inanellando una serie di colpi andati a segno. I minuti passavano, ma il vincitore non emergeva. Poi fu un attimo. Angelus la disarmò, sbattendola a terra e sedendosi sopra. Lei sentiva il gelo dell'acciaio sul suo collo, respirando a fatica.
"Fallo. Cosa aspetti?" Lui non disse una parola. Passava la lama sulla pelle della ragazza, che rabbrividiva appena. La gettò via. Le fu addosso, inesorabile.
"Vuoi uccidermi alla vecchia maniera? Da vampiro, Angelus? È questo che vuoi?" Ma la risposta fu sorprendente. Le bloccò le mani al pavimento, sopra la testa, per iniziare a baciarla lentamente. Buffy sentiva la sua bocca farsi strada sui centimetri di pelle scoperta. Accolse le sue labbra ancora una volta. La guardò negli occhi, pieni di desiderio e passione. Buffy non ci capiva più niente, ma lui le liberò le mani. Poteva difendersi, ora. Ma Angelus sapeva bene che non l'avrebbe fatto. Era tutto confuso, eppure così chiaro. Fecero l'amore senza fretta, con gesti antichi come il mondo e sapienti. Diverso da sempre, diverso come ogni volta. Nessuno conduceva il gioco, né vincitori né vinti. Il piacere arrivò intenso e ardente, lasciandoli spossati e stupiti allo stesso tempo.
Separati. Un metro di distanza almeno. Ognuno cercava di raggruppare i pensieri e metterli in fila in modo razionale. Buffy si guardava le mani, come se non le riconoscesse. In 24 ore aveva fatto sesso con Angel e l'amore con Angelus. La differenza era lampante e tatuata in ogni suo muscolo. Non per questo era più comprensibile. Che senso aveva? Lui non parlava. Si rivestiva, con un sorrisetto strano sulle labbra. Ma era ugualmente disorientato. Riprese in mano la spada, e Buffy rimase a guardarlo. La luce era verde pallido, ma verde. Lui la lanciò un'altra volta lontano, come se si fosse scottato. Tolse fuori una sigaretta dalla tasca dei pantaloni, e l'accese. Lei rise.
"Che ti succede?"
"Credo che qualcuno ci abbia fatto uno scherzo."
"Vuoi chiamarlo così? Perché non ammetti quello che è accaduto?"
"E qual è la tua versione, bambolina? Non ti sei divertita? Stai diventando brava...ancora un po' e potrai competere con Darla." Buffy ridacchiò. Il solito bastardo. Lui non l'avrebbe mai ammesso. Ma la sua voce era forzata, incrinata. Anche lui aveva provato qualcosa che andava al di là del corpo.
"Perché non mi hai ucciso? Perché non mi hai morso?" Angelus si avvicinò nuovamente a lei. Gli occhi scuri del vampiro sembravano penetrarla e scuoterla dentro.
"Forse me la voglio ancora spassare...e tu sei un bel giocattolo, tesoro." Le sfiorò il viso con un dito. Lei gli accarezzò la bocca, spiazzandolo completamente.
"Io so la verità. Chi è il giocattolo e chi il giocatore?" Il viso di Angelus si trasformò in quello del vampiro, esplodendo in un ringhio. Lei non ritrasse la mano. Si sentiva forte come non mai.
"Tu sei mia, Buff. Non scordarlo." La spinse via, mentre lei continuava a ridere.
"Fa come ti pare. Io ho intenzione di andar via di qua. Tu che fai?" Per tutta risposta Angelus riprese la spada, e colpì violentemente le sbarre. Le vide incrinarsi e continuò. In poco tempo aveva aperto un varco. Uscirono dalla gabbia, prendendo la torcia e guardandosi intorno. Si trovarono nuovamente catapultati in un'altra stanza.
Gabriel stava seduto in una specie di trono in pietra. In un tavolo alle sue spalle stavano appoggiate delle sfere, simili a uova giganti.
"Miei cari, bentornati. Prima di tutto devo farvi i miei complimenti. Lo spettacolo che mi avete offerto era veramente di prima qualità." Aveva ancora le sembianze di Spike. Buffy sentiva l'ira esploderle nelle viscere. Apparvero i soliti mostri che circondarono i due guardiani.
"E ora, direi che possiamo concludere questa farsa. Siete diventati noiosi. Dovevate farvi fuori l'uno con l'altro e invece...che vergogna, Angelus. Sei innamorato di lei...E tu? Hai tradito il tuo cavaliere senza macchia con il suo peggior nemico? Peggio del bacio che hai dato a Spike...No, no, no...mi avete proprio deluso. Uccideteli."
Buffy rimase un attimo perplessa. Incrociò lo sguardo di Angelus, altrettanto smarrito. Poi si riprese, ed iniziò la battaglia. Erano coordinati e si difendevano l'uno con l'altro. Fu un massacro vero e proprio. Quando Buffy affondò la lama nell'ultima creatura si sentì svuotata e allo stesso tempo felice come non mai. Gabriel era scomparso. Scappato chissà dove. Ma l'avrebbe trovato in capo al mondo. Si voltò verso Angelus, che si stava accendendo l'ennesima sigaretta.
"Sei brava, Buff. Peccato che tu sia umana."
"Ti amo, Angelus. Peccato che tu sia uno stronzo." La cicca gli cadde dalla bocca, che rimase aperta, e, dato che c'era, si scottò con il fiammifero. Il vampiro le si avvicinò rapidamente, per baciarla con passione. Lei stava piangendo, sentiva il suo cuore dilaniarsi in una morsa di ghiaccio. La sua duplice natura la stava distruggendo. Amava quel mostro, quel corpo, quell'anima maledetta allo stesso modo.
"Vieni nel mio mondo, Buff. Insieme potremo essere invincibili." Lei lo guardò negli occhi. Tremava appena.
"Vuoi mordermi, Angelus? Perché? Vuoi una sostituta di Darla?"
"Tu puoi essere migliore di lei..."
"Migliore come cosa? Come mostro, vampiro, demone, amante?" Il sorriso scomparve dalla bocca di lui. Non avrebbe mai accettato un compromesso del genere. La sua natura era cambiata, lo avvertiva benissimo, ma non abbastanza. Si staccò da lei. Prese un'altra sigaretta e l'accese, prendendo tempo. Buffy riuscì a dargli le spalle, e lentamente si avvicinò al trono. Il tavolo. Quelle uova. Erano in tutto una cinquantina, di colore diverso e splendenti. Chiuse gli occhi e alzò la spada, per poi iniziare a distruggerle in massa. Angelus urlava di fermarsi, ma era troppo tardi. Ne rimase solo una. La più grande e luminosa. Lei sapeva cos'era. Si voltò verso di lui per guardarlo negli occhi.
"N-non farlo, ti prego...se davvero mi ami, non farlo..." Lei scuoteva la testa, piano piano.
"Lo sai cosa perderai...lui avrà pure un'anima, ma non può darti ciò di cui hai bisogno...Buff..."
"Devo fare quello che è giusto. Me lo ha insegnato lui. Io sono la prescelta. E lui ha una missione da terminare. E poi...io amo Angel. In modo diverso, forse. In modo...normale." Il vampiro cercò di aggredirla, ma era troppo tardi. Schiantò l'uovo contro il muro, e lui si accasciò sul pavimento. La cacciatrice rimase seduta per terra, rimanendogli accanto. Gli accarezzava i capelli dolcemente, mentre canticchiava una canzone. Attorno a lei regnava lo sfacelo più assoluto. Ma ciò che era più disastroso era il suo cuore. Si vergognava di quello che sentiva dentro di se. Ricordava le parole di Giles, sul dominare la parte oscura e metterla al suo servizio. Era questo che aveva fatto? O aveva vinto il suo egoismo? La sua mente continuava a darle segnali incomprensibili. Come vedere cammelli rosa volare.
Il silenzio. Regnava in quella stanza orrenda, piena da sangue e morte. Angel si stava riprendendo molto lentamente. Rimaneva immobile, mentre alcune lacrime rotolavano giù dal suo viso. Faceva mente locale su quello che era successo. I ricordi del demone, impressi nel suo corpo, riaffioravano implacabili, come una sentenza. Sentiva le mani di Buffy trai suoi capelli, e si sentiva confortato, protetto. E poi il dolore. La consapevolezza. Alzò la testa, sorprendendo la sua compagna. Si guardarono negli occhi per un istante, e lei abbozzò un sorriso. Lieve, stralunato, ma un sorriso.
Non fece in tempo a rialzarsi. Gabriel era davanti a loro. L'aspetto era quello del libro, non gli serviva più somigliare a Spike...
"Eh, no. Questa situazione non mi piace per niente. E ho anche poco tempo per risistemarla. Meno male che stanno arrivando i rinforzi..."
"Non ne avrai il tempo!" Buffy recuperò la spada, in posizione di attacco.
"Piccola donna...hai rotto il mio giocattolo preferito. Ma a me fa poca differenza. O la tua anima o la sua, bellezza. Basta che sia di un guardiano...È solo una questione di tempo...ma ora non ne ho..." Le fiamme iniziarono a propagarsi per la sala, appiccate dall'unico mostro rimasto sorprendentemente in vita. La cacciatrice si voltò un attimo, e Gabriel attaccò. La prese per una caviglia, aprendo uno squarcio di notevoli dimensioni. Angel riuscì a mettersi in piedi e strappar via Buffy, per poi scappare a gambe levate.
Era quasi l'alba. Angel iniziò a correre verso la casa. Giles li vide arrivare e aprì la porta, mentre Eleanor oscurava le finestre.
Buffy delirava. La ferita alla caviglia stava rapidamente prendendo infezione. Il veleno di quella creatura faceva il suo dovere demoniaco. Prepararono un unguento a base di erbe, quelle stesse usate per il battesimo. Poi aspettarono. La febbre sembrava scendere lentamente, e gli impacchi di acqua gelida ormai non si contavano più.
Angel raccontò ciò che era successo. Lentamente, in modo confuso. Come se stesse narrando un sogno. O focalizzando per la prima volta gli eventi. Giles ed Eleanor rimasero in silenzio, prendendo appunti. Il libro della profezia non svelava tutto, ma una cosa era certa. Solo lui poteva sconfiggere il mostro. Ma era anche vero che ogni secolo, ogni guardiano era stato battuto, e l'anima usata da Gabriel per i suoi scopi demoniaci.
Buffy dormiva. Angel continuava a vegliarla, in silenzio, con il suo quaderno in mano. Passarono due giorni ed una notte prima che riprendesse conoscenza. Aspettare. Il tempo ormai scarseggiava, bisognava fermare il demone. Eleanor uscì dalla casa alla ricerca di alcune erbe. Difatti solo al buio fioriva una pianta, essenziale per la cura. La cacciatrice aprì gli occhi. e per prima cosa lo vide. Accanto a sé, immerso nelle parole che dettava al suo diario. Rimase in silenzio a guardarlo, con il cuore pieno di speranza. Lui se ne accorse dopo qualche minuto e sorrise.
"Come stai?"
"Sembra bene...ma mi pare di aver dormito per secoli..."
"Non così tanto. Solo due giorni. La tua caviglia ha ancora bisogno di cure, ma sei forte, e passerà presto."
"Gabriel?"
"Ora che sono sicuro che stai bene, andrò a prenderlo. E farlo fuori, possibilmente."
"Vengo con te."
"Non se ne parla. Sei troppo debole. E poi ricordi? Devo ucciderlo io. È la profezia."
"E se poi non torni, come l'altra volta?"
"Vuol dire che verrai di nuovo a cercarmi..." Le accarezzò il viso, delicatamente.
"Dobbiamo parlare di quello che è successo..."
"Non ora. Non oggi." Il suo viso si fece serio improvvisamente. Ma un rumore attirò la loro attenzione. Proveniva dall'esterno. Angel prese la spada e si precipitò fuori. Ma di sicuro non si aspettava di trovare una scena così.
"Ciao, caro. Come stai?" Darla era davanti a lui, con Spike e Drusilla. Quest'ultima teneva in ostaggio Eleanor, minacciandola con un coltello. Poco distante una figura indistinta si avvicinava.
"Non sei contento di vedermi? Raccontami: sei riuscito a trovare te stesso in questo buco?" Angel rimase interdetto. Sapeva quanto era potente e pericoloso Gabriel, ma triplicarsi proprio no. Erano loro. In carne ed ossa. Giles uscì come una furia, ma fu fermato velocemente da Spike e bloccato. Due prigionieri.
"Io getterei la spada." Così fece.
"Non ci inviti ad entrare? Scommetto che troveremo una bella fanciulla là dentro."
"Che ci fate qui? Perché siete coinvolti?"
"Li ho chiamati io." Doveva essere Gabriel. Aveva le sembianze orrende del maestro, e camminava a cinque centimetri dal terreno. Sempre plateale. Ma efficace.
"Te l'avevo detto che stavano arrivando i rinforzi...sai com'è, è facile lavorare con i vampiri. Qua c'è una bella riserva di caccia. Loro mi portano gli uomini, io mi occupo delle anime, e loro...del corpo? Del sangue? Beh, fai parte della loro categoria, mi sa che immagini benissimo quello che può succedere...Ti chiedi come li ho trovati? La tua testolina, mio caro guardiano. Per me è un libro aperto. Cacciatrice, vieni fuori. O vedrai le interiora del tuo Osservatore e della sua sorellina. Non far finta di niente. Lo sai che ti sento..." Buffy uscì dalla casa. Zoppicava, e non aveva fiato.
"Lasciali andare. Possiamo metterci d'accordo."
"Sei ridotta uno straccio...piaciuto il mio veleno?" Angel la sosteneva per la vita. Situazione di stallo, di tensione. Darla si avvicinò alla coppia, spingendo via la cacciatrice e separandoli.
"Riesci ad allearti sempre con le persone sbagliate..."
"Tu credi? Mi ha fatto un'offerta che non potevo rifiutare." Sorrideva sfacciata, accarezzando il petto della sua creatura. Drusilla e Spike stavano legando i due ostaggi. Buffy era per terra. Guardava il vampiro biondo, che la ignorava. Cercava di pensare rapidamente ad una soluzione, ma tutto sembrava perduto. C'era qualcosa che sicuramente volevano. Bisognava solo aspettare gli sviluppi. O la strage...
"Eh, sì. Un bel patto. Divertente." Gabriel si avvicinò ad Angel, toccandogli la fronte.
"Loro mi aiutano. E lei ha in cambio te." Buffy urlò. Ma invano. Una luce dorata venne fuori dagli occhi del vampiro, per creare un piccolo vortice tra le mani del mostro. Una sfera apparve, bellissima e luminosa. La cacciatrice cercò di rialzarsi, ma Darla le diede un calcio. Angel cadde a terra, iniziando a tremare. Fu allora che Spike agì. Tagliò le corde degli ostaggi, e li fece scappare, mentre gli altri erano occupati a guardare la scena. Angelus si alzò. E Darla gli fu subito addosso.
"Bentornato amore..."
"Wow. Quanti cambiamenti...Non ti vedo da qualche decennio..."
"Abbiamo un nuovo maestro. E tante cose da fare..." Gabriel si voltò verso Spike, prendendolo per il collo e gettandolo verso la cacciatrice.
"Signori, che facciamo di loro?" Drusilla si era appena accorta della fuga di Giles ed Eleanor.
"Sei...un traditore...bambino cattivo..."
"Lo è sempre stato...secondo te chi ha aiutato Buffy a trovare Angel? Stupide donnicciole. Quando avete la testa piena di sentimenti siete così deboli..."
"Attento a come parli. Ti serviamo ancora, non è vero? Tu non puoi uscire da questa radura. E le anime te le dobbiamo portare per forza noi. Quindi, non insultare." Darla fronteggiava il maestro con arroganza, ma sapeva di aver ragione.
"Tesoro...vuoi sistemare questa incresciosa faccenda? O vuoi che mi occupi io della nostra cara Buffy?" Spike si mise davanti alla cacciatrice, in un disperato tentativo di difenderla. Angelus si voltò verso di lui, alzandolo e spingendolo via, facendolo atterrare a diversi metri di distanza.
Fece rialzare Buffy, che nel frattempo era rimasta immobile, mentre alcune lacrime, si affacciavano dai suoi occhi. Il vampiro le accarezzò il volto, sorridendo.
"Il mio giocattolo...mi preferivi più umano, non è vero?" Le baciò la bocca con violenza, tagliandole un labbro e leccando avidamente le gocce di sangue. Per poi scagliarla violentemente contro il muro della casa.
"Non è questo che intendevo, amore. Fammela uccidere...fammela assaggiare..." Darla era inquieta. Si vedeva lontano un miglio.
"La mia piccola gelosa...ti sono molto grato per avermi fatto tornare. Ma non sei tu che comandi. Ricordalo. E lei è mia. È mia proprietà. E decido io cosa farne. Ora andiamo. Ho fame." Si voltò verso lei e Dru, prendendole sottobraccio e allontanandosi. Gabriel li precedeva.
Passarono alcuni minuti. Spike si stava riprendendo, e cercò di soccorrere Buffy.
"Ehi, sto bene. E sono tremendamente felice di vederti."
Tornarono Giles ed Eleanor. L'atmosfera era particolarmente pesante. Nel giro di pochi minuti tutto era stravolto. Buffy fu medicata, e Spike raccontò la sua decisione di seguire le due vampire e continuare così ad aiutarla...
"Perché lo hai fatto? Pensavo di non vederti mai più."
"Lo sai che sono un idiota."
"Non ti divertivi con loro?"
"Si, certo...no, non è vero. Avevi ragione. Sono cambiato. E la mia natura bislacca non mi rende mai contento...stavo pensando di lasciarle quando Gabriel ha chiamato."
"Che vuoi dire? Ha usato il telefono?"
"No. Drusilla. Meglio di un'antenna." Buffy rise istericamente. Ma poi le risate si tramutarono in lacrime amare. Spike la tenne fra le braccia, coccolandola.
"Devo essere proprio uno stronzo. So già cosa vuoi fare. E so già che ti aiuterò a farlo."
"Senti un po', non è che ti è cresciuta un'anima negli ultimi tempi? O ti sei fatto di melassa?"
"Mmmm, non credo. Ma mi sa che sono un demone di serie B. E mi faccio schifo da solo." Buffy rise di cuore.
"Mi domando solo una cosa. Perché Angelus non ci ha ucciso? Non è da lui essere clemente."
"Lo sai, ama torturarmi. E se mi uccide non si diverte abbastanza. E poi...credo anche che..."
"Ti ama, non è vero? Nel suo modo strano e crudele." Giles era davanti a loro, con il libro della profezia tra le mani.
"Cosa è successo?" Spike la guardava in modo interrogativo.
"Non importa. È una storia lunga."
"Non...voglio sapere altro. Ho la nausea. Sarà la melassa...ma tu lo rivuoi indietro? E in quale salsa?"
"Quella dolce, grazie."
"Bene. Almeno so per cosa sto andando a crepare..."
"No, no...tutto sbagliato. Tu te ne torni dalle tue parti, e voi due filate a Londra. Me ne devo occupare da sola. Siete in pericolo, con lui nei dintorni."
"Buffy, noi vogliamo aiutarti..."
"No, signor Giles. Ha solo questa notte per i suoi consigli. Dopodiché sorgerà il sole e voi due prenderete il primo aereo. Tu invece vai via stanotte. Non voglio rischiare." Spike rimase un attimo in silenzio.
"La cacciatrice non mi deve dare ordini. Ho il mio d'orgoglio...oddio, forse me ne è rimasto un po', se controllo bene...Ma chi altri ti può aiutare contro i miei vecchi compagnetti di scuola?"
"Io non voglio il tuo aiuto, Spike. Ho rischiato di perderti...ero convinta di averti perso. E poi lui ti conosce bene, e...potrebbe usare anche te. Se invece sto da sola nessuno mi può ingannare..." Sembravano riflettere. Eleanor fu la prima a decidere, mettendo ordine tra le sue carte e preparando una sacca. Giles si sedette accanto alla sua protetta, e con degli appunti davanti iniziò a fare il punto della situazione.
"Allora. Priorità: schermare la tua mente. Sai come farlo. È difficile ma non impossibile. Gabriel legge il pensiero, tu devi impedirlo. Poi Angel. E' importante che sia lui a distruggere il mostro e..."
"Perché non posso farlo io? Che cavolo serve essere una guardiana?"
"Potresti farlo ma...la ricompensa...la profezia..."
"La, la, la...traduzione?"
"Ho tradotto l'intero testo. La profezia parla di un premio, chiamiamolo così, per il demone dalla doppia faccia che ucciderà Gabriel."
"Eh? Un oscar? Mi sta un po' stancando con queste pause...vogliamo andare avanti?"
"Qui non è chiaro...ma...gli verranno perdonati i peccati."
"Sì, l'assoluzione. Che porta a...?"
"Bloccare la sofferenza. Per ciò che ha fatto Angelus. Che fa, Angelus."
"Con la coscienza che si ritrova quello...lo vedo poco probabile."
"Zitto, Spike" Buffy cercava di capire, ma le illusioni si intrecciavano con il pessimismo.
"Che ne sarà della maledizione?"
"Dovrebbe svanire. Almeno, la clausola della felicità. Se viene perdonato...non dovrà più soffrire per forza e quindi potrà essere felice senza..."
"Un attimo: se svanisce la maledizione dovrebbe rimanere un vampiro, un demone...perché la sua dannazione è proprio avere l'anima...Oppure dovrebbe tornare umano...no, questo non c'entra..."
"Il passaggio tradotto è un po' nebuloso. Ma parla di amnistia per i peccati. E poi descrive il futuro di Angel..."
"Lo fanno santo?" Buffy tirò uno pugno a Spike. Il vampiro rimase in silenzio, per poi ridacchiare.
"Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi...mi manca solo una bella bevuta di sangue di maiale da una tazza e sono a posto...ma chi me lo ha fatto fare? Dovevo rimanere con loro...almeno mi divertivo e..."
"Avviati, Spike. Nessuno ti ha costretto. Hai la libertà di scegliere quello che ti pare. Tu non hai nessuna missione, nessun legame. E sai benissimo che non potrei mai ucciderti. Quindi, perché non te ne vai in Cina?"
"Tu parli di nessun legame. Forse hai ragione. Riesco a distruggere tutto. E rimango uno schifoso vampiro senza scopi. Almeno una volta uccidevo cacciatrici...ho perso tutto. Ed è anche colpa tua. Quindi vedi di sopportarmi e lasciami sfogare un po'. Visto quello che ho lasciato per te..."
"Okay, okay...ma stai zitto per cinque minuti. A volte somigli proprio a Xander..."
"No, ti prego...tutti, ma Xander no..." Finirono per ridere. Come per liberarsi dalla tensione.
"Qual è il futuro di Angel?" Giles prese il libro, indicando un'illustrazione tra le ultime pagine.
"Guardalo tu stesso: è una strada, molto lunga, serena. E ciò che lascia alle spalle è il suo carico di dolore. Questo sacco nero."
"Non vedo il nesso con la clausola della maledizione."
"Guarda il suo volto."
"Non gli somiglia. Veramente neanche prima, quando aveva due facce...ops. Ho capito."
"Ora di faccia ne ha una. Bianca. E lo so che non gli somiglia. Ma questo libro ha dei secoli. Più vecchio di Angel, sicuramente. Ma queste ali vorranno dire qualcosa, no? E il tatuaggio? È lui, nessun altro. E la strada è troppo lunga. Non ha fine. Quindi rimane immortale."
"Gabriel vuol tenerlo a bada. Sa di questo volume, vero?"
"Probabile. E Angel gli serve senz'anima. Non solo perché ha bisogno dell'anima di un guardiano, ma anche perché così è decisamente inoffensivo. Deve riacquistarla per uccidere Gabriel. E Angelus ne ha poca voglia di sicuro...poi con Darla in circolazione...scusa, Buffy, ma credo che..."
"Me ne occupo io. Conosco il mio pollo. I miei polli. Ma voi dovete andare via. Angelus uccide le persone che amo per torturarmi."
"Potrebbe uccidere anche te."
"No, Spike. Non lo farà. Non adesso. Non dopo quello che c'è stato." Giles rimase in silenzio, ma si vedeva che non era convinto.
"Tu hai scelto, Buffy. Angel mi ha raccontato ogni parola...hai tirato quella sfera. E hai deciso. Potrebbe fartela pagare. E non sottovalutare l'influenza delle sue donne. Cioè, volevo dire..."
"Che Darla e Drusilla pendono dalle sue labbra...ma che ci troveranno in quello là? Secondo me io sono molto più affascinante..." Spike passò una mano sui capelli con un gesto da star, e Buffy riprese a ridere con gusto.
"Ma che ne sai? Da quanto è che non ti vedi allo specchio?"
"Ehi...non sono così vecchio..."
"Già, ma sei sempre stato geloso di lui..."
"Io geloso? Ma come ti salta in mente...Beh...forse un po' sì. Se non altro perché lui ha il tuo cuore. Ed io non potrò mai averlo." Buffy smise di ridere.
"Devi andare via. Ricordi quella tua bella predica...sul fatto che devi starmi lontano...ricordi il parco?"
"Sì. Ma mi sa che di quel giorno mi è rimasto impresso qualcos'altro." Nel pronunciare quelle parole sfiorò la sua bocca con un dito. La cacciatrice sorrise appena, scuotendo la testa.
"Ora devo concentrarmi, signori. Prendere la mia medicina e organizzare un bel piano."
"Hai qualche idea?"
"Eccome...voglio proprio divertirmi..." Non disse altro. Mangiò qualcosa per riprendere le forze, e guardò i suoi amici prepararsi ad andare via.
Quando rimase sola scoppiò in un pianto liberatorio. Tutto quello che era successo negli ultimi giorni la stava distruggendo. Ma aveva le idee chiare.
Notte. La radura era sempre deserta per un motivo. Si sapeva che era maledetta, da secoli. Ma la città era in fermento. Festa popolare, con canti e balli in piazza. Ignari. Tutta quella gente credeva di essere al sicuro, in qualche modo. Malgrado le sparizioni misteriose. Territorio di caccia. Buffy sapeva che poteva trovarlo là. Aveva comprato dei vestiti. La carta di credito di Giles funzionava a dovere. Aveva cercato di non approfittarne, ma era quasi uno sfogo...un po' di normalità per lei. La caviglia era guarita. Le capacità di rigenerazione del suo corpo erano meravigliose. Non a livello dei vampiri, ma che importava? L'atmosfera di festa la trascinava. Sapeva bene che era là per lavoro, per trovarlo...ma come non sorridere? Chiuse gli occhi in mezzo alla strada. Per poi riaprirli. Gli sembrava di sentire il suo odore. Non sapeva esattamente come una cosa del genere fosse possibile, ma seguì il suo istinto, camminando sempre più velocemente. Lo vide. Davanti a lei. Non proprio vicino. Con il suo cappotto nero svolazzante, e le due ragazze al suo fianco. Angelus si fermò. Mandò via le donne, in qualche modo. E poi si voltò verso di lei. Non poteva scorgerla di sicuro, ma in qualche modo sentiva la sua presenza. Reciprocità. Legame. Il loro legame si stava rafforzando e Buffy lo sentiva nelle viscere.
Passò un camion, con gente vestita a maschera, vociante ed allegra, e la cacciatrice si spostò di un metro. I violini continuavano a suonare, sempre più vicini ed allegri, e la gente beveva e ballava in mezzo alla strada. Fu un attimo. E si ritrovò tra le sue braccia. La faceva volteggiare come se fosse una piuma, in passi di una danza antica e a lei sconosciuta. La guardava negli occhi, con quel suo sorriso sfrontato e immortale.
"Ciao, amore...cercavi me?" Lei non riusciva a parlare. Le girava la testa, ma continuava a ballare. Chiuse gli occhi un istante, e quasi fu felice. Come se non fosse il demone. Come se quella musica suonasse per loro. Come se...ci fosse Angel con lei. L'aveva trascinata via dalla bolgia. Un vicolo. Piccola trappola. Spalle al muro. Il suo volto vicinissimo. Lei senza fiato.
"Allora, volevi dirmi qualcosa? Dove hai il tuo bel paletto?" Sentì la sua mano aprirle l'impermeabile, mentre con l'altra la teneva bloccata. Le sue dita curiose che frugavano nelle tasche, nei suoi abiti.
"Guarda che continuo finché non me lo dici..."
"Magari mi piace..." Un attimo di smarrimento. Poi un sorriso.
"La mia piccola perversa...che ti passa per la testolina?" Aveva trovato il paletto. E gettato via. Ma non la lasciava andare. Continuava a stargli addosso.
"Guarda come sei vestita...è la tua nuova tenuta di caccia?"
"Forse non sono qui per cacciare..." Angelus rideva. Ma sembrava comunque spaesato. Buffy era molto sicura di sé, e prese ad accarezzargli il petto, delicatamente, aprendo i bottoni della sua camicia, spettinandogli i capelli. Lui la baciò, immergendosi con passione su quelle labbra, sfiorandole il volto. E poi si spostò.
"Aspetta un po'...cos'è questa storia?"
"A te cosa sembra?"
"Che stai cercando di fregarmi. Hai scelto. Non me, naturalmente....quindi cosa significa?"
"Posso aver fatto un errore?" Lei riprese ad accarezzarlo, ma lui le bloccò la mano. Buffy era rossa in volto, e tremendamente calda. Anche lei non capiva più dove finiva la recita ed iniziava il piacere...Angelus tornò su di lei. Le baciava il collo, e le sfiorava i fianchi, senza trovare nessuna resistenza. Sentiva i sospiri di lei e non riusciva a fermarsi, cercando di spogliarla, in quella strada semibuia. E in un attimo si trovò a terra. Darla lo stava aggredendo con tutta la sua forza, la sua gelosia. La cacciatrice rise di gusto, e si allontanò velocemente, saltellando sulla strada del ritorno, senza voltarsi indietro. Corse fino alla casa. Recitò la formula per negare l'invito ad Angel. E si sedette ad aspettare. Tolse l'impermeabile, sistemò il fuoco.
Bussò una mezz'ora più tardi. Lei aprì la porta, e lui rimase fermo. Bloccato.
"Cos'è questa novità? Questa è casa mia."
"No, caro. È la casa dei guardiani. E tu non lo sei più."
"Sicura che non vuoi farmi entrare?" Quel sorriso disarmante. Buffy rise. Era come un uomo. Provocato e lasciato bollire. Che ragionava con una certa parte del suo corpo.
"Dov'è la tua fidanzata? Sei riuscito a scaricarla un'altra volta? Sembrava piuttosto arrabbiata..." Buffy gli toccò il viso, solcato da graffi profondi.
"Non è la mia fidanzata."
"Che strano...mi sembrava così...ha già programmato il tuo futuro, non è vero? Servire Gabriel, tornare con lei dopo un secolo...proprio una mogliettina perfetta..."
"Mi conosci. Nessuno ha potere su di me. Neanche tu. Dimmi cosa vuoi, tesoro...fammi capire...Non che mi dispiaccia baciarti, o fare altro...ma sono...curioso? E non mi fido di te."
"Sono solo una ragazzina volubile, non credi?" Rideva. Lui continuava a guardarla come se fosse un'aliena. Si tolse qualcosa da tasca, e glielo porse.
"Cos'è?"
"Un regalo. Non ho fatto in tempo l'altra volta, ma quando vado a letto con qualcuna che mi fa divertire, adoro fare dei regali..."
"Okay. Allora tiramelo."
"Non se ne parla. Fammi entrare o vieni fuori. Te lo devo mettere al collo."
"Scordatelo, amore. Non mi fido abbastanza di te. Non ancora."
"Avrei potuto ucciderti cento volte, oggi. E non l'ho fatto."
"Per quello che ne so potrebbe uscire Darla con una delle sue pistole. No, grazie. Come ricevuto. Sono contenta che tu ti sia divertito con me l'altra notte, è reciproco...ho capito il messaggio e ne sono lusingata..."
"Mi prendi in giro, cacciatrice. E non mi piace." Si guardarono a lungo.
"Allora entra, Angelus. Fammi vedere..." Il vampiro varcò la soglia. Ancora stranito dall'atteggiamento della cacciatrice. Sbirciò, mentre Buffy richiudeva la porta, non prima di aver controllato bene se c'era qualcuno fuori.
Angelus aprì la mano. Un pendente in argento, con una pietra trasparente. Buffy tirò su i capelli, dandogli le spalle.
"La tua è una mossa pericolosa, amore mio. Molto pericolosa." Le accarezzava il collo, delicatamente, facendola rabbrividire. Sentì il freddo della pietra a contatto con la sua pelle. Si girò verso di lui.
"Come mi sta? Sai com'è, non ci sono specchi in questo posto..." Lui non rispose subito. Tolse dalla tasca un coltello, dandoglielo dalla parte del manico, e lei riuscì a vedersi riflessa sulla lama.
"Anche la tua non è una mossa intelligente...potrei conficcartelo nello stomaco."
"Ma non lo farai. Ti piace?" Riconobbe la pietra, dalle sfumature verde brillante.
"La spada..."
"Non mi serve più, non credi?"
"Già. Come devo tradurre questo gesto? Romantico?"
"Fa come ti pare..."
"O è semplicemente il pagamento per una prestazione sessuale?" Angelus sorrideva.
"Non so cosa ti aspetti da me...e questo mi sta spiazzando, Buff. So che non vuoi me. Ma sono indeciso se approfittarne comunque..." La ragazza gli tolse il cappotto. Senza fiatare. Lo condusse sul letto, facendolo sedere.
"Buffy, cos'hai in mente...a che gioco stai..." Baciarlo. In realtà la sua mente era confusa più che mai. Le idee del suo piano si mischiavano con le sensazioni del suo corpo. Spogliarlo. Lentamente. E lui che la lasciava fare. Era l'ombra del mostro che conosceva. Era vero. Lui l'amava. E neanche se ne rendeva conto. Spike glielo aveva insegnato. Anche i demoni amano, in un modo intenso. Lei si sentiva potente. Mentre accarezzava la pelle gelida del vampiro e lui chiudeva gli occhi, abbandonandosi, perdendo il controllo. Per poi fermarle le mani e buttarla giù dal letto.
"Non so cosa ti sta succedendo. Lo scoprirò, signorina. Presto." Si infilava la camicia. Lei sorrideva serafica, rialzandosi e sistemando la gonna.
"Fa come vuoi." Aprì la porta per farlo uscire. Lui le accarezzò il collo e i capelli ormai sciolti. Lei baciò quelle dita. Per poi richiudere la porta. Non andava via. Sentiva che era ancora là. E il suo cuore batteva come un matto. Si tolse la collana, e guardò l'iscrizione che aveva dentro. "Mi appartieni". Nessuna frase sembrava più indicata. La rimise al collo.
Angelus rimase fuori quella notte. Indeciso se tornare a bussare o meno. E la cacciatrice fece finta di niente. Sapeva che la stava spiando. Si mise a leggere il fantomatico libro della profezia che non capiva, il quaderno di Angel. Poi andò a letto. Si spogliò davanti alla finestra, come un'attrice consumata. E andò a dormire. Poco dopo sentì la porta aprirsi. E lui avvicinarsi. Le sue mani che scostavano delicatamente le coperte. Le sue dita che sfioravano la pelle, con calma. La chiamò per nome, mentre lei si voltava appena, sempre facendo finta di dormire. Le scappava da ridere, ma cercò di trattenersi. Sentì la bocca di lui sulle sue labbra, e non riuscì più a controllarsi. Aprì gli occhi, lo tirò verso di sé. E Angelus non si fece pregare.
Piacere. Sgorgava dal suo corpo come acqua di fonte. Lo aveva in pugno. Era debole e vulnerabile. Passioni. Il suo tallone d'Achille. E il sole stava sorgendo. Il letto era piccolo per tutti e due, e continuavano a stare addosso l'uno all'altro. Mai sazi. Mai stanchi. Buffy si alzò per chiudere le imposte e oscurare la stanza.
"Sei bella, Buff." Aveva indosso solo i gioielli. I suoi regali. Il pendente. L'anello, con la punta rivolta verso di sé. Mentalmente chiedeva scusa ad Angel. Per quello che aveva fatto. Per quello che stava facendo. Ma soprattutto per quello che sentiva. Tornò tra le braccia del demone ancora una volta. Stravolto, perso nell'amore e nel calore di un essere umano. Angelus non aveva più fatto domande. E poi semplicemente aveva chiuso gli occhi. Per addormentarsi, dando le spalle alla sua donna. Lei gli accarezzava la schiena. Il tatuaggio spiccava alla luce fioca delle candele. Il guardiano. Prescelto per distruggere il mostro. Si alzò. Mise la sua camicia. Aprì la botola e scese nel sotterraneo.
"Vieni fuori."
"Come hai scoperto che ero qui?"
"Sei un guardone." Spike accese una candela e una sigaretta.
"E tu sei pazza. Cos'hai in mente? Sfinirlo con il sesso? Guarda che non funziona al contrario. Non gli ridarai l'anima scopandotelo a morte." la ragazza rise appena.
"E' più complicato. E non devo spiegarlo a te. È giorno. Non puoi uscire. Ti tocca rimanere nascosto per un bel po'."
"Non devi spiegarlo a me. E magari non devo neanche toccarlo...Senti un po', ma cosa credi che succederà quando riavrà la sua anima? Credi che potrà perdonarti per quello che hai fatto?" Non rispose. Allungò la mano verso la bottiglia che Spike aveva poggiato per terra, e ne tracannò un sorso abbondante.
"Siamo in guerra. In amore ed in guerra tutto è permesso."
Spike rimase in silenzio. Ma stringeva i pugni e aveva voglia di urlare. Lo sguardo della cacciatrice era perso nel liquido della bottiglia.
"Sai bene cosa è in grado di fare. La sua crudeltà. In confronto io sono un agnellino."
"Ma è colpa tua se sono a questo punto. Tu mi hai insegnato delle cose. E io voglio sfruttarle a mio vantaggio."
"Cosa hai imparato da me?"
"Che un vampiro può amare."
"Lui non è come tutti gli altri."
"Lo so." Buffy si alzò, per tornare da lui. Lasciò Spike immerso nei suoi pensieri.
Angelus dormiva ancora. Lei si sedette accanto, guardandolo. Si sorprese a pregare. Una volta ancora. Raggruppare le sue forze e pregare. Di non far errori, di non perdere il controllo. Nel sonno non faceva nessuna differenza. Il corpo era quello, bello e sensuale, che ben conosceva.
Aprì la porta, per sentire il sole sulla sua pelle. Sedersi nell'erba verdissima e respirare. Trovare la calma, la concentrazione. Pensare. Perfezionare il suo piano. Che cambiava di continuo. L'aveva amato con tutta la passione di cui era capace. E lui aveva ricambiato. E prima o poi le conseguenze l'avrebbero sommersa. Pensò a Jenny Calendar. A Giles e le torture che aveva subito. Alle parole crudeli che le aveva detto, il giorno che per la prima volta avevano fatto l'amore. Quanto tempo era passato? Quanti sogni si erano infranti? Quanto era cambiata...Parte oscura o no, poco importava. Seduta con le gambe piegate, mentre il sole le accarezzava il viso. Desiderio. Che sentiva nascere ogni volta che sfiorava il suo corpo. Come una fame che non riusciva a saziare. Non era stato così per Riley. Eppure il sesso non era mancato, anzi. Ma era semplicemente diverso. E si sentiva male al solo pensiero. Tradire Angel. Tradirlo ancora. Quanto era per il bene dell'umanità? Per eliminare Gabriel dalla faccia della terra? E quanto invece era per se stessa, per riuscire a placare quell'istinto di morte e distruzione, di annientamento che sentiva dentro di se? Quanto era amore? Per quella creatura infernale, quel corpo, quello splendido contenitore di un altrettanto splendida anima? Non lo sapeva. Soffocò le lacrime. Doveva pensare al suo piano. Pazzo, ma era un piano.
Tornò in casa. Sistemò il fuoco, con calma. Tornò da lui. Si infilò ancora in quel letto, cercando di non svegliarlo. L'abbracciò. Come se niente fosse. Se tutto fosse normale.
Poche ore dopo fu lui a svegliarsi, di colpo.
"Che succede?" Buffy assonnata si stava stiracchiando, mentre lui si controllava la gola, ansimando.
"Brutti sogni?"
"Solo la mia morte. Causata da te."
"E come ti ammazzo?"
"Mi tagli la gola."
"Carino." Sorrise. Lui no. Si guardava intorno, come se non credesse ai suoi occhi. Buffy si alzò, infilandosi un maglione e i pantaloni.
"Dov'è la tua spada?"
"Accanto al camino. Hai paura che possa usarla veramente?"
"Non so cosa aspettarmi da te. E questo sogno non aiuta."
"Immagino. Capita di fare brutti sogni. Ma qualcuno mi ha detto che non si avverano sempre."
"Chi te l'ha detto era un ingenuo." Si mise la scarpe. Aprì un succo di frutta ed iniziò a bere. Calma, come se niente fosse.
"Può darsi."
"Dove stai andando?"
"A fare il mio lavoro."
"Ovvero?"
"Il tuo nuovo amichetto non mi piace. Vado a prenderlo." Angelus si alzò dal letto, iniziando anche lui a vestirsi.
"E io cosa dovrei fare?"
"Quello che ti pare. Io ho un impegno." Prese la spada ed iniziò a lucidare la lama. Lui si avvicinò come una furia, sollevandola all'altezza del suo viso.
"Cosa vuoi da me, Buff? Me lo vuoi dire? Sei un po' troppo accondiscendente." Rise fino alle lacrime.
"Ma cosa devo dirti? Mi sono divertita, tesoro. Ma ho da fare. Mi sembra di essere stata chiara."
"Fino a pochi giorni fa dicevi di amarmi...Anche se non l'hai dimostrato..." La appoggiò sopra il tavolo.
"Perché, ti interessa? Tu non sei capace d'amare, ma solo di odiare...imparo in fretta, Angelus. Stai tranquillo. Non sono il tuo giocattolo? Beh, lascia giocare anche me."
"Potrei ucciderti. Lo sai."
"Cose che hai già detto, amore. E forse ci proverai prima o poi, quando ti sarai stancato di me. O potrei farlo io. Quando mi sarò stancata di te. Per adesso va bene così." Il vampiro rimase muto. Quelle parole, quella freddezza, non erano da lei. E facevano crescere la sua rabbia.
"Tu non ti muovi da qui."
"Dammi un motivo."
"Perché lo voglio io." La baciò, accarezzandola violentemente. Lei si sentì avvampare. E incollò il suo corpo a quello di Angelus. Lui prese il controllo. Giocò con il corpo di Buffy in modo diverso, sapiente...Non si fece toccare. Le sfilò gli abiti e si dedicò a lei. Con le mani, con la bocca. Sdraiandola in quel tavolo gelido. Ma non aveva freddo. Affatto. Dominio assoluto. E lei che si lasciava andare. Che venne tra le sue mani, come se annegasse in un mare in burrasca.
Respirava a fatica. Lui la sollevò come un fuscello, per poi ributtarla sul letto. E coprirla.
"Tu non te ne vai da qua. Non mi lasci."
"Cosa hai fatto, Angelus? Non...non lo capisco..." Lui si sdraiò accanto. Ancora vestito.
"Cosa non è chiaro?"
"Non...non è da te. questa...generosità...questo modo di...amarmi..."
"Sei mia, piccola. E faccio quello che voglio." Lei rise. Non si rendeva conto. Non capiva affatto quello che stava succedendo. Ma lei si. Eccome. Il suo piacere. Rinunciare al suo piacere...per lei. Voleva legarla a sé. C'era vicino, senza dubbio. Anche troppo. Ma ormai era buio. E un rumore di vetri infranti la risvegliò da quei pensieri. Lui fu subito in piedi. All'erta. Lei continuava a ridere.
"E' arrivata, amore mio. Darla è qui." Angelus sbirciò dalla finestra. E per poco non venne raggiunto da una bottiglia incendiaria. Buffy si alzò, e si avvicinò alla porta, vestita solo di un lenzuolo. Riuscì a vederle. Tutte e due in piedi, arrabbiate tremendamente e agguerrite. E lei che rideva. La tirò via. Appena in tempo per la seconda bottiglia.
"Vogliono farci uscire di casa. Loro non possono entrare...Senti un po', te le gestisci tu, non è vero? Sono amiche tue, non mie." La cacciatrice si stava vestendo allegramente, mentre Angelus bestemmiava e spegneva il principio di incendio. Uscì come una furia. Lo guardò. Aspettava quel momento. L'uno contro l'altro. Così impegnati nei fatti loro da non curarsi di lei. O di Gabriel. Rimase ad ascoltare, divertita.
"Non sono venuta qua per vederti con lei. Era già abbastanza seccante che tu continuassi ad amarla, con quell'anima che ti portavi appresso...non è cambiato niente! La ami ancora! Una stupida creatura mortale!"
"Io non amo nessuno, Darla. Nemmeno te. Questo lo hai sempre saputo. Mi diverto con chi mi pare. E tu devi smettere di darmi degli ordini, io non sono di tua proprietà."
"Sì che lo sei. Mi devi quello che sei." Angelus le tirò uno schiaffo. Darla rispose con ugual ferocia. Lui era esaltato. Si notava dal suo sguardo, dal suo impeto. Drusilla stava a guardare, mentre si sistemava le unghie.
Buffy uscì dalla finestra che dava sul retro. Sapeva già dove trovare Gabriel, continuava a sentirlo, e adesso la sua scorta era occupata. Non aveva con se la spada, ma in compenso aveva tanti dubbi. Uno rimaneva più forte degli altri. Se l'avesse ucciso lei? Non sapeva darsi una risposta. Ma per non rischiare non era armata. O forse era solo incoscienza? Ai confini della radura trovò quello che stava cercando. Una casa simile a quella doveva aveva passato gli ultimi giorni. Quasi speculare. Osservò il perimetro con calma, cercando una possibile entrata laterale. Sapeva che, qualunque cosa stesse cercando, doveva trovarsi nei sotterranei. Un rumore la fece sobbalzare. Spike.
"E' difficile inseguirti, corri parecchio."
"Va via. Ora."
"Non se ne parla, ormai sono coinvolto e voglio aiutarti."
"Allora rispondi ad una mia domanda e ti concederò il beneficio del dubbio. Qual è il mio animale preferito?"
"Ma che razza di domanda...Coccodrillo?" Buffy fu veloce. Un calcio in pieno viso, mentre continuava a canticchiare
"Ci son due coccodrilli ed un orango tango, due piccoli serpenti...Sei un idiota, Gabriel. Scontato. Non ci casco così facilmente." Continuava a picchiarlo, o almeno ci tentava, ma lui era tremendamente rapido e difficile da raggiungere.
"Forse ti ho sottovalutato, mia cara...ma dov'è la tua spada? Un guardiano senza la sua arma...un po' strano, non credi? O forse non hai intenzione di uccidermi?" Sorrideva. E la cacciatrice continuava a farlo indietreggiare.
"Coccodrilli. Che idea folle...allora? Vuoi fare un patto anche tu?"
"No, mai. Non si scende a compromessi."
"Neanche se potessi rendere l'umanità al tuo uomo? E tu dovresti solo lasciarmi in pace." Buffy si fermò.
"Non è la cosa che più desideri?"
"Non ne saresti capace. E poi spiegami perché dovrei allearmi con te. Mi hai scambiato per Darla? Non sono lei, mio caro."
"Tu pensaci, tesoro. Hai tempo fino a domani." Fece un inchino, per poi scomparire nel nulla. Illusioni. Il re delle illusioni. Cercò di schermare la sua mente una volta ancora. Sapeva bene quello che doveva fare. La casa era proprio uguale a quella dei guardiani, con la stessa botola e lo stesso sotterraneo. Non tardò a trovare la sfera. La mise delicatamente nel suo zaino, in mezzo ad un maglione, e poi uscì. Rimase interdetta. Perché non si era difeso? Perché non l'aveva uccisa, o rubato la sua anima? Troppo facile. Troppo. C'era qualcosa che non quadrava. Ma a parte le illusioni non l'aveva mai visto combattere. Preferiva bloccare in qualche modo l'avversario, con le sue proposte o tramite i suoi servi, e poi agire sull'essenza di ogni persona. Era veramente così debole? E allora perché era così difficile da sconfiggere? Tanto che bisognava essere guardiani, avere una spada particolare...punti oscuri. Neri come quella notte. Una nube carica di pioggia oscurava la luna che ormai era quasi piena. L'indomani tutto sarebbe finito. In qualche modo. O si vince o si perde. La perdita sarebbe stata devastante. Ora doveva proteggere il suo bottino. Arrivò alla casa dei guardiani, e iniziò a constatare i danni. Due finestre distrutte, arredi bruciacchiati. Nessuna traccia di Angelus. E neanche di Spike. Cercò di chiudere le imposte con le pesanti tende, anche se l'aria filtrava lo stesso. Si ritrovò a spaccare legna come un boscaiolo, per riuscire a scaldarsi un po'. Poi si sedette davanti al camino. Aprì lo zaino, fissando quella sfera luminosa e bellissima. Ipnotica. La accarezzò come se fosse il suo uomo, mentre una lacrima si faceva strada sul suo viso asciutto. Era tutto così confuso...
Angelus spalancò la porta. I suoi abiti erano sgualciti e strappati. Non disse una parola. Lei richiuse lo zaino, per metterlo in un angolo, sopra una sedia. Rimase a guardarlo, mentre si cambiava. Intimità. Come se fosse normale. Come se non ci fosse. Si sciacquò il viso, sistemandosi i capelli. Si voltò dalla sua parte e rimase a guardarla, in silenzio. Lei non fece una piega. Aprì un pacco di patatine ed iniziò a mangiare rumorosamente, sempre sostenendo il suo sguardo.
"Sei uscita comunque."
"Avevo da fare. E non mi andava di affrontare Darla."
"Peccato, sarebbe stato divertente..."
"Oh, due donne che si battono per te! Dru e Darla non l'hanno mai fatto? Spike è venuto un po' dopo..."
"No. Conoscevano la gerarchia. Mai avuto problemi."
"Ah, beh, allora..."
"Tu l'avresti fatto?"
"Cosa?"
"Batterti con lei."
"Per te? No, non più. Ma un giorno o l'altro la ucciderò. Sono una cacciatrice."
"Ultimamente non sembra."
"Perché? Perché andiamo a letto insieme? Qualcuna prima di me ha fatto pasticci peggiori."
"Sarei un pasticcio?"
"Non so, come ti vuoi definire?" Lei sorrideva.
"Drusilla nella sua mente ha visto delle cose interessanti. Sei stata da Gabriel."
"Già."
"Ma non hai portato la spada."
"No."
"E quindi?"
"Mi ha proposto un patto. Ci sto pensando."
"Riguarda me?"
"Può darsi."
"E la mia anima?"
"Non necessariamente quella." Angelus si avvicinò alla ragazza, togliendole il pacco di patatine dalle mani e abbracciandola. La stringeva troppo, facendole male.
"Non l'hai presa vero? O io non sarei me stesso in questo momento."
"Vuoi perquisirmi un'altra volta?" Lui sorrise.
"Devo ancora scoprire cos'hai nella tua testolina. Mi sembra riduttivo dire che la tua parte oscura ha preso il sopravvento."
"Che ne sai tu?"
"Giles." Buffy impallidì, per poi spingere via il vampiro.
"Tranquilla, non l'ha detto a me. Non so neanche dove si trovi adesso. Non sei molto gentile...io ti sto trattando bene, non ti fidi di me?"
"Devo capire perché mi stai trattando così bene. Sai com'è, visti i nostri precedenti..."
"Hai ragione. Me ne hai combinato delle belle, tesoro."
"Anche tu non scherzi."
"E allora perché siamo qui?" Era tornato vicino a lei. Le accarezzava il collo, e poi il viso.
"Perché stiamo facendo questo? Non te lo chiedi?" Buffy annuì, chiudendo gli occhi e portando la testa all'indietro.
"E ti sai dare una risposta, Angelus?" Si baciarono sulla bocca.
"No. Non voglio darmi una risposta. Ora voglio solo prenderti. E amarti. E ucciderti. Perché mi fai sentire così debole, così affamato. E non lo capisco. Mi fa impazzire. E mi fa paura." Guardarlo negli occhi e vedere la sua cattiveria. Il suo odio. Verso se stesso. E lei, naturalmente. Un sussurro. All'orecchio. Con una lacrima che tornava a bagnarle il viso per risposta. E sapere che era contraccambiato. E sentirlo tremare. Contro il suo corpo così piccolo, e lei persa nel suo abbraccio.
"Ti amo." Due semplici parole. Scambiate così. Immersi nella disperazione e nel desiderio. E un bacio ancora, e la carne che reagiva, come un riflesso antico, perso nella notte dei tempi. Amarsi. Irragionevole e irrefrenabile. Spaventoso. Per entrambi.
Rimanere tra le sue braccia. Mentre i pensieri affollavano la mente, soffocandola. Gli accarezzava il petto, dolcemente. Il mondo poteva anche crollare in quel momento. Lei sarebbe rimasta aggrappata là. Gli occhi di Angelus erano persi nel vuoto. Nessuna parola. Solo quello sguardo spaurito. Angelus che imparava ad amare. Sconfitto dalla passione. Buffy sorrise al nulla, mentre ci pensava. Lui rispose al suo sorriso, incerto e vago. Avrebbe voluto cullarlo. Farlo calmare, togliere l'angoscia da quel viso. Spiegargli, come se fosse una maestrina. Cos'era l'amore. Cosa comportava. Lui era a livelli elementari. E si stava facendo sconfiggere. Buffy aveva paura di una sua reazione. Della negazione. Di tutto. Ma poi si addormentò. Con le paure che svanivano come nebbia. Con i sogni che tornavano ad angosciarla. Una sfera di luce che splendeva nella notte. Ma lei, voleva rimanere al buio?
Svegliarsi. Sola. Nella sala illuminata dalle candele e dal fuoco. Ricordi che si affollavano. Dolci e tremendi. Rimanere ancora in quel tepore. E tornare alla realtà. Dov'era? Si era sfamato quella notte? Quante persone aveva ucciso? Cercare di scacciare via tutto. Per poi notare la sua sagoma nella stanza. In piedi. Accanto alla porta. Vederlo mentre si girava lentamente, con la sua sfera in mano. Fu come se il terreno perdesse di consistenza. Precipitare nell'abisso. Il suo sguardo la fece rabbrividire.
"Perché. Perché l'hai presa. Perché non l'hai usata?" Buffy non rispose, rifugiata tra le coperte. Quando portava il globo a contatto con il suo cuore, si illuminava di più, mostrando diverse sfumature di colore.
"Perché mi hai detto quelle parole, stanotte...è tutto un trucco? Ha ragione Darla? Tu rivuoi Angel. E stai giocando con me. Per la tua missione. E poco importa se ti comporti da puttana. È così? E io l'ho uccisa. Ho ucciso il mio Sire. Nuovamente per te." Gli occhi di lui erano lucidi di pianto. Si stava avvicinando al letto. Il suo volto era quello del vampiro. Appoggiò la sfera sul tavolo, come una reliquia preziosa. Buffy si alzò. Lui l'aggredì, scagliandola contro la parete. Non fiatò. E questo lo faceva imbestialire ancora di più. Prese a colpirla, e lei a difendersi. Continuava a chiederle il perché. E ad un certo punto la lasciò andare. Rintanata in un angolo della stanza. Ferita.
"Rispondimi. Tanto morirai stanotte, Buffy. In un modo o in un altro. Perché lo hai fatto? Perché hai quella sfera? Perché non l'hai usata..." Lei prendeva fiato. Le lacrime scendevano senza posa.
"Per Gabriel. Ha bisogno della tua anima o della mia. Perché siamo i guardiani. Così invece non può far niente."
"Non l'hai ucciso."
"No."
"Perché spetta ad Angel, vero? Questa storia del patto non ha senso."
"Mi ha proposto di farti tornare umano." Angelus rimase interdetto.
"La scadenza è per stanotte."
"Cosa vuoi da me, Buffy? Hai distrutto ogni cosa possibile. Hai distrutto quello che ero. Dal di dentro. E io potevo darti tutto. E tu hai preso quello che ti serviva." Animale ferito. Riprese la sfera in mano, avvicinandosi alla ragazza. Con un dito cercò di sfiorarle il viso, ma lei si spostò.
"Rivuoi il tuo angelo. Lo rivuoi ancora, non è vero? Sono tutte cazzate. Mi hai usato. Per sbarazzarti di Darla e Dru. Per non avere un nemico in più. Era più facile andarci a letto, no? In fondo non deve essere stato difficile...pensavi a lui. Io sono lui! È così Buff?" Gli strappò la catenina dal collo, tenendola un attimo tra le sue dita. Colori indistinti. Che lo stupirono. Verde e rosso che si alternavano in un arcobaleno bizzarro. Umanità. La gettò via. Le accarezzò i capelli, scoprendole il collo.
"Io ti amo, Buffy. Questo lo sai, vero?" Affondò i denti. Con calma, quasi con rispetto. Lei gli rispose. Gli disse che lo amava. E ci credeva sul serio. Per poi abbracciarlo, e chiudere gli occhi, ed aspettare la morte. Abbandonarsi ad essa. Agognata e paurosa, desiderata e crudele. Sentì le forze che svanivano. E un rumore. E lui che si allontanava. E ciò che vide la lasciò di sasso. Attonita. Persa nella nebbia della sua debolezza. La mano di Angelus ferita. Perché aveva rotto la sfera. Perché l'anima stava tornando al suo posto. Prese a singhiozzare amaramente, tremando. Non credeva ai suoi occhi. Perse i sensi. Voleva perdere conoscenza...
Si svegliò dopo un po'. Si ritrovò sul letto, sotto le coperte. Aveva delle medicazioni. Sul collo. Sul viso. E si sentiva molto debole. Guardandosi attorno vide Spike. Ed Angel. Che parlavano a voce bassa.
"Non ti devi muovere da qui. Resta con lei."
"Ma potrei darti una mano. E poi ho voglia di menar le mani..."
"C'è poco da menare. Ormai è solo. E non può più ingannarmi."
"Tu credi? L'ha fatto due volte. Due volte ti ha portato via l'anima."
"Già...una volta si è finto Buffy e ci sono cascato. E la seconda volta...beh, aveva due ostaggi. E tre vampiri."
"Ehi, stavo recitando! Dovevo farlo! È già tanto che Dru non se n'è accorta e..." Rimase un attimo in silenzio, ma Angel capì cosa voleva chiedergli.
"Non c'è più, Spike. Né lei né Darla." Annuì.
"E' proprio la fine, eh? Una volta eravamo una famiglia."
"Forse è l'unica cosa buona che lui ha avuto il coraggio di fare. Io a Los Angeles non c'ero riuscito."
"Già. Ma tu hai dei sentimenti, vero? Questa storia dell'anima mi fa venire il voltastomaco...."
"Anche a me, Spike. Anche a me." Prese la spada di Buffy. La pietra luccicava di un bel verde smeraldo.
"Che devo fare se si sveglia?"
"Sono già sveglia." Angel si voltò verso di lei. Lasciò l'arma per avvicinarsi.
"Vai da Gabriel?"
"Sì."
"Tornerai?"
"Sì." Buffy mostrò un sorriso timidissimo.
"Ti aspetto?" Angel aveva uno sguardo molto triste. E lei si sentiva tremendamente in colpa.
"Tu stai bene?"
"Credo di sì." Le diede un bacio. Lieve. Sulla fronte. Mentre le lacrime sgorgavano indisturbate. Si avviò verso la porta, facendo le ultime raccomandazioni a Spike.
Buffy si rivestì. Lentamente. Le girava ancora la testa, ma mangiò qualcosa e si sentì subito meglio. Passò un po' di tempo prima che si decidesse ad aprir bocca.
"Cos'è successo?"
"Sono arrivato e vi ho trovato in un bel quadretto. Tu svenuta, lui a terra che urlava. Ci ho messo un po' a calmarlo, a fargli capire che eri viva, che tutto andava bene. Poi ti ha medicato e messo a letto. Hai dormito per parecchie ore. Io invece mi sono sbronzato. E qualcuno mi ha fatto compagnia. Come affioravano i ricordi...doveva annegarli, credo. Ma ha più resistenza di me. Mi sa che si è allenato ultimamente...E ha deciso di andare da Gabriel. Il resto lo sai." Lei annuì.
"Questo è tuo?" La collana. La prese tra le mani, rimirandola. Lesse l'iscrizione e poi l'appoggiò sul tavolo.
"Sai cosa penso? Che siamo tutti maledetti. E tutti prescelti."
"Che vuoi dire?"
"L'inferno è qua. Tra le nostre mani. La morte è sempre ad un passo. E il destino ci muove e fa giocare come burattini inutili. Perché Angel? Per Acathla, per Gabriel. Per cos'altro? Ci sarà mai pace? La profezia parla di serenità. Di una lunga strada tranquilla. Ma io non ci credo. Non credo più a niente. Se è vero che i demoni possono diventare buoni e i buoni malvagi...dov'è la distinzione? Cosa devo combattere io? Me stessa, Angelus? Guardati, Spike. Anche tu sei in questa ruota. Quante persone hai ucciso in vita tua? E adesso cosa sei diventato? Perché?"
"Domande difficili, Buffy. Filosofiche, quasi. La realtà non è in bianco e nero. E io non posso parlare per il mondo. Posso dirti quello che sento. E non è neanche molto chiaro."
"Allora dimmelo. Fammi capire."
"Ciò che sento per te. Mi ha fatto diventare migliore, in qualche modo. Perché mi hai fatto capire il valore della vita altrui, credo. Certo che il chip ha dato una grossa mano..."
"Perché io? Guarda che cosa ho fatto. Quello che ho distrutto. Io non sono buona. Sono un'assassina. E ho amato un assassino."
"E l'hai cambiato. Non è vero? Perché è stato lui a rompere la sfera. Praticamente a suicidarsi. Sapeva benissimo che cosa sarebbe successo."
"Si è suicidato...bella frase. Era una cosa che non poteva gestire. Che lo terrorizzava. E si è arreso. Non voleva uccidermi. Me l'ha fatto credere...e io ho desiderato la morte...Una sua piccola vendetta. Tanto sapeva che Angel non mi avrebbe mai perdonato. Come hai detto tu." Piombò il silenzio. La cacciatrice preparò il suo zaino, con calma.
"Dove vai?"
"A casa. La mia ricerca è finita."
"Aspettalo. Parlaci."
"Non saprei più cosa dirgli."
"Con me hai parlato."
"E' diverso, Spike. Tu non sai quello che è successo. Lui sì. L'ha vissuto sino in fondo. Nei ricordi che ha il suo corpo."
"Ti senti in colpa, Buffy? Quello che hai fatto...pensi di aver sbagliato? Di dover chiedere perdono?"
"No. È questo il problema. Ho fatto quello che sentivo. Travestito da piano tattico per uccidere Gabriel. Per salvare anime altrui. Ho amato quel mostro, e lui ha amato me. Semplice equazione perfetta. E amo anche quell'uomo con la spada che è uscito da qui. Ma non posso più affrontarlo." Abbracciò il vampiro. Prese la collana e la mise in tasca, per poi uscire.
La luna era piena e tonda, e il cielo sgombro. Iniziò a camminare, con calma, verso la città che appariva nelle sue luci oltre il bosco. Rumori di festa. La giornata finale della sagra. Buffy fu investita da colori e rumore, da sorrisi e gioia. L'albergo dove prima stava con Giles era vicino. Aveva ancora la stanza riservata. E li andò. Fece una doccia, finalmente guardandosi allo specchio. Chiamò Dawn per dirle che stava bene. Si truccò un po'. Quanto le mancava la normalità. La luce elettrica. L'acqua corrente...dalla finestra guardava le strade piene di gente che urlava e suonava. Poi riuscì a sentirlo. Era al quarto piano, ma riusciva a distinguerlo tra la folla. Con il suo cappotto nero, che guardava dalla sua parte. Rimaneva fermo mentre le persone lo spingevano da tutte le parti. Buffy sentiva il suo cuore battere all'impazzata. Scese le scale come una forsennata, per poi cercarlo tra la folla. Fu come se non esistesse niente e nessuno. Come se il mondo fosse stato inghiottito da uno squalo. I suoi occhi neri e bellissimi, avevano ancora quell'ombra di tristezza che conosceva. Provò a sorridere. E lui si avvicinò.
"E' finita?"
"Sì."
"Stai bene?"
"Sì." Angel le toccò il collo. Aveva ancora un cerotto e pizzicava appena.
"Mi dispiace." Lei lo aveva detto con un filo di voce. Lui la baciò sulla bocca, delicatamente. Le prese le mani. Tutti e due portavano ancora l'anello. Nella stessa posizione di anni prima. E come allora lei baciò quella vera d'argento. E lui sorrise. Per poi girarsi ed andarsene. Buffy rimase immobile. Non riusciva neanche a piangere.
"Torna da me, amore mio. Fallo adesso." Solo un sussurro. Ma lui non si voltò, quasi inghiottito dalla ressa. Vide Spike. La salutò con un gesto. Angel lo prese per un braccio, e si allontanarono via insieme.

Giles mi ha consigliato di scrivere ciò che provo. Era un bel po' che non lo facevo. Il tempo è passato e non mi sento più una ragazzina che si confida con un diario. Donna. Cresciuta. Ho ventuno anni adesso. Ma è come se ne avessi cinquanta. La prescelta. La cacciatrice. Quella che sta con i buoni. Anche se non mi sento affatto buona, ultimamente. L'Irlanda è lontana. I mesi scorrono, e la verde terra è un ricordo. Così come Angel. Così come Spike. Ogni tanto mi arriva una cartolina, con la firma del sanguinario e basta. Almeno so che stanno bene. Giles certe volte mi scrive e accenna qualche cosa. So che lavorano per il Consiglio. Che il mio caro Osservatore li usa come jolly da mandare in missione per il mondo. Da quando è stato promosso tutto è cambiato. Parecchio. Non per me. Nessuno vuole turbare il mio equilibrio. Ma in fondo che ne sanno di quello che provo? Il mio problema si chiama notte. Quando mi sdraio nel mio letto e cado in coma dalla stanchezza. E allora lui mi viene a trovare. Una piacevole abitudine. È come precipitare in una realtà parallela dove ci siamo solo noi. E facciamo l'amore, e viviamo quei momenti all'infinito. E finisce sempre allo stesso modo. Mi morde. E io mi sento morire. Per poi svegliarmi e controllare il collo, e domandarmi se è successo veramente. Cosa è successo veramente?
Perché tutto questo? Ho sempre pensato che i sogni avessero un senso, uno scopo, una direzione da indicare. Ma questi cosa vogliono dire? Che devo morire, diventare un vampiro, arrendermi all'evidenza della mia ossessione per Angel o Angelus che sia? Sentirmi in colpa. Per quello che ho fatto. Per aver amato un demone spietato e crudele, che ha causato la morte di una marea di persone. Non ci riesco. La realtà è che non so neanche chi dei due sto sognando. Perché mi hanno morso tutti e due. Guardo le cicatrici allo specchio, e mi sembra ancora di sentire i suoi denti che penetrano la carne. E non è dolore. È estasi.
Vado da Faith ogni settimana e confrontiamo la nostra anima nera. Mi aiuta. Mi capisce. Forse è l'unica. So che anche lei adora Angel. Ma come una figura paterna. Credeva di amarlo. Poi ha capito che non era così. Le manca. Un po' come a me manca la guida di Giles. A volte credo che le dia fastidio sentirmi parlare di Angel in quel modo crudo. Ma poi mi sorride e mi fa sentire bene. Le voglio bene. Mi sembra una sorella. Buffo. Sento più vicino lei di Dawn, di Willow, di Xander. Vorrei liberarla da quella prigione e portarmela a casa. Tornare a combattere con lei, avere un'amica che ti capisce con uno sguardo. Ma non lo farebbe. Sta scontando per il male che ha fatto. E se è cambiata tanto lo deve alla prigione. E anche al mio Angel. Ed è felice così. Chissà se lui è felice. Se quella serenità dipinta nel libro l'ha veramente raggiunta. Spero di no. Per un semplice atto di egoismo. Perché vorrei essere io la causa di ogni sua gioia. Dopo tutto questo tempo, sono sempre ferma al solito punto. Amarlo a distanza. E pensare che adesso la maledizione non è più valida, che potrei far l'amore con lui fino a sfinirci... Vado a dormire con la consapevolezza che lo vedrò. Che almeno in quel mondo potrò stare con lui. Chissà se facciamo gli stessi sogni...

E' qua. Stanotte ho incontrato Spike. Sono qua. Mi ha raccontato un po' delle loro avventure. Anche lui è cambiato. Non l'ho mai visto così. È meno impulsivo, ma riesce sempre a farmi ridere. Ha trovato quello che cercava. Sembra che la serenità l'abbia raggiunta lui, non Angel. Se qualche anno fa me l'avessero raccontato non ci avrei creduto. Angel e Spike che lavorano per il Consiglio. Insieme. Che vanno più o meno d'accordo. Non voleva parlarmi di lui. Ma alla fine me l'ha detto: gli manco, sono mancata a tutti e due. Angel durante il sonno si lamenta. E si sveglia all'improvviso. Non c'è nessun pericolo che incombe su Sunnydale. Sono tornati perché sono in vacanza. Chissà cosa diavolo vuol dire.
Ho paura ad addormentarmi, stanotte. Perché so che lui è nella sua magione. E se lascio le finestre aperte? Potrebbe entrare. Vorrei che fosse così. Lo desidero come non mai. E se sognerò il suo corpo sarà ancora più pazzesco. Perché la distinzione tra realtà e fantasia potrebbe essere sempre più sottile.

Per due notti è venuto a trovarmi. Non è entrato, ma io l'ho sentito. Nello stomaco, nelle viscere. Non riuscivo a dormire. Sentivo il suo sguardo addosso. Come una carezza calda e violenta. Non ha bisogno di invito, e lui lo sa.
Orgoglio. Dolore. Chissà cosa prova. Chissà se è ancora furioso con me. O geloso, per quello che è successo con Angelus. Stanotte mi stava seguendo, ancora prima del mio rientro. Durante il giro di ronda. Ero indecisa se chiamarlo o meno, se farlo uscire allo scoperto. Ma voglio aspettare. Senza forzarlo. Voglio che sia lui a venire da me, quando sarà pronto. Vivo per la notte. Per sentirlo vicino a me. Ora spengo la luce e aspetto.
L'ha fatto. È entrato. Dormivo, ma mi sono svegliata di scatto. Ho visto la sua sagoma scura davanti alla mia finestra, illuminata dalla luna. Era lì. E si è avvicinato a me. Quella carezza era reale. La sua bocca era reale, come il suo viso bellissimo e quello sguardo che riesce a scuoterti l'anima. Non ha detto una parola. Ma non c'era bisogno. Sentiamo le stesse cose. Come anime gemelle che continuano ad inseguirsi, da anni. L'ho fatto entrare nel mio letto. Nel mio corpo. Aggrappandomi a lui. Ho riso e ho pianto, e sono diventata pazza e ingorda. E anche lui era così. Tenero e violento, dolcissimo e arrogante. Ho difficoltà a guardarlo negli occhi. Ma tutto il resto funziona tremendamente bene. Stare tra le sue braccia. Rifugiarmi nel porto tranquillo del suo petto. E inondare di lacrime la sua pelle bianchissima. Essere felice ed avere paura. Di una sua fuga, di un suo abbandono. Un altro addio. Come tanti, come troppi nella nostra vita. Non ha fiatato. Dopo quella frenesia estrema mi ha baciato a lungo. E pensavo di morire tra le sue labbra. Era quasi l'alba, quando è andato via. Cosa devo pensare? La mia testa è piena di nuvole. E solo adesso che scrivo mi rendo conto veramente di quello che è successo. Non è stato un sogno. Non stavolta. Il letto porta i segni del suo passaggio. E anche la mia carne. Non voglio neanche farmi la doccia. Voglio tenermi il suo odore addosso.

Non riesco a ragionare. Tutto il giorno che penso a lui. Che aspetto il tramonto. Le altre persone mi parlano e io non sento. Sono fuori di me. E non ho mangiato. Dawn non sa niente. Tara mi ha sorriso oggi, e mi ha detto che la mia aura è splendida. Allora perché ho così paura? Tra poco verrà da me. Mi sono preparata con cura. Ma non credo di aver bisogno di tecniche di seduzione. La nostra è una fame di secoli.
Parlare. È quello che mi continuo a dire. Devo sapere. Devo capire. Ma poi perdo la cognizione del tempo e dello spazio. Forse non siamo pronti per discutere. Ma io gliel'ho detto lo stesso, stasera, dopo tante sere. Smarrita nell'estasi, rapita dalle sensazioni che riesce a darmi. Gli ho detto che l'amo. E lui ha coperto la mia bocca con la sua. Catturando la mia lingua e seducendola in una danza frenetica e calda. Sono pazza di lui. Non m'importa se non mi ha risposto. Non m'importa di niente. È come una droga. E ne ho bisogno. A qualsiasi costo. Aspetterò. Ho aspettato tanto tempo per averlo in questo modo. Stanotte ha pianto. Ho sentito le sue lacrime scorrere e bagnarmi la pelle. Ci stiamo distruggendo. E non conosco un modo migliore per farlo. Non lo sogno più. La realtà è molto meglio.

È mattina. E questa notte è stata speciale. Più delle altre. Quando sono rientrata dalla caccia lui era già qui. Che mi aspettava. Aveva una lettera in mano. Ma alla fine non me l'ha data e abbiamo parlato. Poco per volta. Svelando parte del nostro cuore. Paure. Ne abbiamo così tante! Il nostro amore è profondo come pochi. Sopravvive al dolore, ai tradimenti, alla lontananza. Penso sempre a quel disegno, alla profezia. Lui in quella strada serena e tranquilla è solo. Non c'è mai traccia di una donna. Eppure ci rincontriamo sempre. Abbiamo fatto veramente gli stessi sogni. Ogni notte, per quasi un anno. Non è cambiato molto. Ha sempre la sua missione. Ma non più i sensi di colpa di una volta. Ha provato altre strade. E altre donne. Per dimenticarmi. Io ho fatto la stessa cosa. Ma ricordo quelle sensazioni di ribrezzo, quando mi svegliavo la mattina e trovavo qualcun altro al mio fianco. Scappare. Tornare a dormire. Nei miei sogni. Da Angel. Il mio Angel.
Ascoltavo le sue parole, mentre non riusciva a guardarmi negli occhi. Gli ho chiesto per quale motivo ha sentito il bisogno di dirmi tutto questo. Non lo sapeva neanche lui. Abbiamo discusso del suo demone. Che non c'è più. Che ha lasciato i ricordi di ciò che c'è stato con me. Pensieri che bruciano come acido. Difficile spiegargli perché ho amato quel mostro. C'è ancora un baratro tra noi due. Lo sento. Dietro i nostri corpi che continuano ad amarsi in un'armonia perfetta. Sotto i nostri cuori che conoscono l'inevitabilità di questo amore. C'è sempre la logica. Che fa cilecca. Che ci fa ricordare il passato e i nostri problemi. Che sono una cacciatrice e lui un vampiro. Che io crescerò, e diventerò vecchia. Mentre lui avrà ventisei anni in eterno. E sarà sempre bellissimo, anche se non lo sa.
Decisioni. Paura di scegliere qualcosa di definitivo. Di chiudere le strade che si aprono a ventaglio davanti a noi. Lui è andato via da un'ora, e io sono ancora qua che combatto con una penna che non funziona bene. Ora rinizia la recita. Il lavoro, la spesa, Dawn.

Ancora mattina. Ancora un'altra notte da ricordare. È venuto tardi. Sembrava un'altra persona. Non so perché sono così arrendevole. È come se io avessi già scelto. E sto aspettando che lui maturi le sue conclusioni da solo. Ancora silenzio, dopo tante parole. Ancora il suo corpo da consumare, desiderare, appagare. Mai sazia. Mai abbastanza. E poi coccolarlo. Teneramente. Mi viene tutto così facile! E oggi ancora di più. Credo di essere felice. Come non lo ero da una vita. Come non lo sono mai stata. Provare ad essere qualcos'altro. Stasera ho un appuntamento con lui. Riprovare a conoscerci, frequentarci, corteggiarci. Non so se ci riusciremo. Se saremo capaci di superare il passato o le prove che ci riserva il futuro. È una strada in salita. Ma ho energia da vendere. Vuole vedere chi è la nuova Buffy. Quella con un "demone" dentro che le fa inseguire le prede fidandosi dell'istinto e dell'olfatto. Che non è più una bambina, o una bambola di cristallo delicato da proteggere. Ma una donna consapevole della sua forza e della sua femminilità. Non so se saremo capaci di fare tutto questo. Vogliamo prenderci un po' di tempo per scoprirlo. Voglio pensare a noi due. Non solo a salvare il mondo dal male. Abbiamo diritto ad un po' di serenità? So solo che stanotte abbiamo riso, dopo tanto tempo. So solo che adesso sta sorgendo il sole della domenica. Lo immagino guardando l'orologio, ma non lo vedo. Perché le finestre sono sbarrate. Perché lui sta dormendo accanto a me.