Heaven out of hell |
Scritto da: Sue |
Summary: Un sogno, un uomo, due donne. |
Rating: PG13 |
Setting: Dopo la terza stagione di Angel. |
Pairing: Wes/Lilah/Fred (non è un triangolo, giuro!), Fred/Gunn, Angel/Kate, Spike/Other |
Disclaimer: Appartiene tutto a Joss Whedon, David Greenwalt, alla ME, alla WB e alla Fox (ho dimenticato qualcuno?:) Non intendo violare nessun copyright |
Distribution: Il sito: Due Uomini e Una Gatta |
Feedback: come la nutella:) |
Heaven out of hell |
Correva. Lei correva, insieme agli altri. Una squadra compatta, come un unico essere contro il male, per aiutare i disperati. Solo lui rimaneva indietro, isolato, a guardare quello strano pavimento, tirato a lucido, così chiaro da potercisi specchiare. Se solo… Se solo quello che vedeva riflesso non lo avesse disgustato. Come sempre.
Correva Fred. Insieme agli altri, disarmata, ma piena di fuoco e voglia di giustizia. Giustizia. Anche Wesley correva, correva dietro di loro, animato dallo stesso fuoco, mentre ancora sulla pelle, poteva sentire l’odore di Lilah, le scie di fuoco lasciate dalle labbra della donna, le parole, dolci e velenose insieme come assenzio, scorrergli sottopelle, strisciargli nell’anima.
Male e bene si erano incontrati. Male e bene si erano uniti. Ed ora Wesley correva, cercando di far sentire la sua voce. Cercando di esistere, di nuovo, per loro. I suoi amici. La sua famiglia.
Stavano sbagliando. Non era quella la direzione. Lo sapeva, lo sentiva. “Fermatevi” disse, ma la sua voce era ancora troppo debole. Eppure tutti, per un istante lo guardarono, e nei loro occhi l’uomo lesse odio. Un odio che gli gelava il sangue, e bruciare gli occhi. Lui che credeva di non aver più lacrime da versare.
Fu Gunn il primo a voltarsi e ad urlare di andare avanti. Gunn che era stato il suo migliore amico. Un fratello. Gunn che stringeva la donna che amava tra le braccia, che aveva quello che a lui era stato negato.
Angel e Cordelia lo seguirono. Angel e Cordelia…la sua famiglia. Lo ignoravano, proprio come suo padre, proprio come sua madre. Ancora una volta aveva fallito.
E Connor. Il bambino che aveva stretto tra le braccia. Il bambino del miracolo, ora un adolescente, con una forza soprannaturale, così simile al padre, così pieno di odio, di rabbia… tanto forte che riusciva a sentirla, anche a quella distanza.
Perché, perché continuavano a correre? Perché non lo ascoltavano? Perché nessuno si rendeva conto della trappola?
“Per favore, ascoltatemi!” cercò di urlare, per quanto la sua voce glielo permettesse.
Nessuno si voltò, nessuno rallentò il passo. Nessuno, tranne Fred. Il cuore di Wesley prese a battere più forte. Fred. Fred lo avrebbe ascoltato? O ancora una volta, gli avrebbe spezzato il cuore con le sue parole, con la dolcezza del suo sguardo?
Gli altri non si resero conto del fatto che la ragazza si fosse fermata, nemmeno Gunn. La battaglia incombeva, non c’era tempo per l’amore. Doveva essere così.
“Perché?” domandò la ragazza avvicinandosi.
Era così bella. Così diversa dalla ragazzina spaurita che avevano conosciuto a Phylea. Così diversa dalla ragazzina che aveva passato mesi rintanata in una camera d’albergo. Era bella, come la sera del ballo. Bella come una visione, come un sogno.
“Vieni con me” si ritrovò a dire Wesley. Non voleva che Fred cadesse in quella trappola. Non voleva perdere anche lei. Allungò una mano, sforzandosi per non deglutire. Aveva paura. Paura che lei gli avrebbe voltato le spalle, ed avrebbe raggiunto gli altri. Paura che non si fidasse di lui. Paura che lo rifiutasse. Ancora .
Non accadde: la ragazza si guardò nervosamente attorno per un istante, indugiando con lo sguardo verso la direzione in cui si era diretto Gunn, prima di allungare la mano e stringere quella tesa di lui.
Corsero. Insieme. Nella direzione opposta rispetto a quella presa dagli altri. E Wesley sentiva un sorriso nascergli sulle labbra. Il suo primo vero sorriso dalla terribile notte, in cui Justine gli aveva tagliato la gola.
Il suo primo vero sorriso dalla notte del ballo.
Era morbida la mano di Fred, e calda e Wesley non voleva lasciarla andare. Non più. Mai più. Corsero nel corridoio e alle sue orecchia non giungevano altri rumori che quelli del respiro di Fred, e quello concitato del suo cuore.
Si fermò d’innanzi una porta, e lo fece tanto repentinamente che per un istante, un solo magnifico istante sentì il corpo di Fred contro il suo quando la ragazza andò a sbattergli contro.
“Siamo arrivati?” domandò la ragazza e la sua voce era esitante. Aveva paura? Aveva paura di lui?
Non si rese nemmeno conto di aver annuito alle parole di Fred, sentiva ancora la mano della ragazza nella sua e per qualche strano motivo era quella l’unica cosa ad importargli in quel momento. Eppure, allungò la mano libera verso la porta e non poté fare a meno di sorridere quando Fred soffocò un’esclamazione di sorpresa.
Era bastato allungare una mano, perché quella porta si aprisse, da sola. Era bastato che lo volesse.
“Saremo al sicuro, qui” mormorò mentre entravano.
Fred gli strinse più forte la mano. E quando Wesley volse lo sguardo verso di lei, fu sorpreso di vedere un sorriso sulle labbra della ragazza. Era un sorriso timido, appena accennato, eppure ebbe il potere di bruciare gli occhi dell’uomo…come un piccolo sole.
Si guardò attorno, la stanza era enorme, e forte alle narici gli arrivava odore del cloro della piscina. L’acqua era chiara, invitante. L’acqua…l’acqua era l’unico posto dove sarebbero stati al sicuro. Lo sapeva. Lo sapeva. Aveva tentato di avvertire gli altri. Aveva tentato di dire loro che stavano andando incontro ad una trappola.
“Wesley?” La voce di Fred lo fece sobbalzare leggermente. L’uomo la guardò, e si ritrovò a deglutire, quando vide che la ragazza piano si stava sbottonando la camicetta.
“Co…” si schiarì la gola. “Cosa stai facendo?”
il sorriso di Fred si allargò leggermente, mentre piano lasciava cadere la camicia a terra, rivelando il reggiseno nero, “Quello che è necessario, no?” si avvicinò a lui, lentamente, i lunghi capelli che le accarezzavano le spalle nude, e Wesley era immobile. Come ipnotizzato dallo sguardo di lei, dalla sua pelle. Sussultò quando lei gli appoggiò le mani sul torace. Il suo corpo…era così vicino, riusciva a sentirne il tepore.
“Fred…” disse piano lui…
La ragazza inclinò piano il capo e lo guardò, sorrideva ancora, mentre le sue dita sottili, vagavano sul suo torace, per poi allentare il primo bottone della sua camicia.
“Fred” ripeté, incapace di fare altro.
Una risatina. Fred rideva, mentre gli sbottonava la camicia. Rideva mentre le sue dita di nuovo tornavano sul suo torace. L’uomo chiuse gli occhi: la sensazione della pelle delle donna contro la sua era inebriante. Lasciò che la camicia scivolasse a terra, accanto a quella della ragazza.
“Sai nuotare?” domandò lei a bassa voce. Ed era roca la voce della ragazza, un tono di voce che non aveva mai udito. Gunn probabilmente conosceva quel tono di voce. Gunn.. Gunn stava rischiando la vita. Gunn… Gunn gli aveva portato via la donna che amava.
“Wesley?”
<“Wesley?”>
Da dove proveniva quella voce? Quella voce che conosceva. Quella voce…“Wesley?”domandò di nuovo Fred.
<“Wesley!”>
l’uomo scosse la testa, stringendo Fred a se, leggendo sorpresa negli occhi della ragazza. “Sì…” rispose. Ed anche la sua voce era roca.
Fred inarcò la testa e ciocche di capelli gli sfiorarono le mani, lì dove la stringeva.
“Allora dovrai tenermi stretta…perché io non so nuotare…” mormorò lei.
<Le sue labbra…. Sul suo torace… I denti…mordicchiavano la sua pelle… E l’eccitazione cresceva…nonostante non lo volesse.. Nonostante odiasse quel piacere. >
“Wesley?” domandò piano Fred, e c’era preoccupazione ora nella sua voce. L’uomo scosse la testa, sforzandosi di ignorare quella voce estranea, eppure familiare. “Non ti lascerò andare”Disse, e fu sorpreso dalla veemenza nella sua voce. Da quanto non la sentiva così decisa? Così piena di vita?
Il sorriso radioso di Fred cancellò quegli interrogativi. Era tutto lontano. Tutti lontani.
<Wesley!>
Fred, era solo Fred che contava. Fred, stretta contro il suo petto. Fred il cui respiro gli solleticava il colllo
<Le sue unghie….piano, scorrevano sulla pelle nuda della sua schiena. Freddo… Aveva freddo Le sue labbra catturarono un suo lobo…>
…l’acqua era deliziosamente calda, deliziosamente lambiva i loro corpi. Fred si aggrappava ancora a lui Ora le gambe di lei gli cingevano i fianchi. Stava impazzendo… D’amore Di desiderio Di lei Per lei Il suo corpo stava impazzendo, insieme al suo cuore, al suo ventre. Doveva allontanarsi da lei prima che…
<…lei vinceva. Vinceva sempre. Gli portava via un pezzo d’anima, bruciandogli il corpo di un piacere…>
Intenso “Fred…io ti amo…”mormorò. Lei sorrise, avvicinando le labbra alle sue. Ansimava ed il suo respiro era caldo “Io…”
< “Io NON sono Fred!”>
“Io non sono…Fred” ripeté
<Le labbra di lei premettero con forza sulle sue, derubandolo d’aria, di vita>
“Io” mormorò Wesley. E l’acqua, stava diventando fredda, mentre il suo corpo bruciava in essa. C’era qualcosa. Sentiva qualcosa lì, con loro. Bene e male. Amore ed odio Disperazione, tanta, tanta disperazione. E…
<Si riempì di lui. Avviluppandolo nel suo calore. “Non” ansimò “Sono…Fred!” continuò a ripetere movendo i fianchi contro i suoi, stringendolo, fin quasi a togliergli il respiro. >
Scosse la testa, una due volte, mentre realizzava quanto stava avvenendo davvero. Mentre i suoi occhi piano si aprivano alla realtà. Sulla sua vita Abbandonando il volto dolce di Fred, dilatando le pupille nella semioscurità della sua camera da letto. In tempo perché l’ondata di piacere gli facesse inarcare i fianchi mentre afferrava la vita della donna che si muoveva sopra di se. Piacere. Liquido come veleno. Vischioso come lava. Liquido, come il sudore dei loro corpi, che per un istante ancora rimasero uniti, a ritmo con i loro ansiti. Prima che lei si allontanasse di lui. E la sua voce era un sussurro roco. “Non sono Fred” Wesley guardò la donna che era seduta sul letto, dandogli la schiena. Conosceva la pelle di quella donna, era morbida…e profumava di zenzero. “Lo so” disse deglutendo. “Lilah”
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