Si
fissarono per un momento in silenzio.
"Cosa stai pensando?" chiese
Spike.
"Oh, sai," rispose
Buffy, attraversando la stanza verso di lui. "Un grande e
spaventoso cattivo, grandi vampiri spaventosi, magia grande e
spaventosa. Il solito. Tu?"
"Sto pensando che non ho niente che si abbini con questo
gioiellino."
Spike indicò l'amuleto.
"Stavo giusto dicendo la stessa cosa a--.
Ahh, lascia perdere,"
fece ammenda lei frettolosamente mentre lui stringeva gli occhi.
"Stavi scambiando dei consigli di moda con l'Idiota?" Lui non
riuscì a resistere.
Ma
doveva davvero star zitto. "Pensavo che avessimo chiuso con questa
storia," replicò lei, mani sui fianchi
in una posa di disapprovazione.
"Sì, è così." Lui sospirò. "Scusa. Le vecchie abitudini sono dure
a morire e roba del genere." Prese un
momento per studiare il viso di lei,
vide la stanchezza nei suoi occhi. "Perché
non tenti di dormire un po'?"
"Posso restare qui? Voglio stare con te."
Buffy si avvicinò di un altro passo a lui.
"Abbracciarti tutta la notte mentre della musica New
Age risuona in sottofondo? Posso
pensare a cose peggiori." Fece una pausa e le toccò una guancia
con gentilezza. "Ripensandoci. In realtà non riesco a pensare a
qualcosa di meglio."
Buffy
pose una mano sulla sua, piegò il capo verso la sua mano, e chiuse
gli occhi. "Avevo un'idea leggermente diversa."
Spike
prese un passo indietro, spaventato, e lei aprì gli occhi. "Spike?
Stai bene?"
"Non credo sarebbe una buona idea,
piccola," mormorò piano.
"Non vuoi stare con me?" chiese lei.
Lui si limitò a fissarla. Quella donna era completamente
impazzita? Come poteva pensare che lui non la volesse?
"Così vuoi stare con me,"
Buffy completò per lui. Lui studiò la
caricatura di
Angel nell'altro lato della stanza. Una buona somiglianza,
sì, pensò distrattamente. Qualsiasi cosa per non guardarla.
"Spike, guardami."
Quando
lui non volse il capo a guardarla, lei gli alzò il mento e lo
costrinse a girarsi. "Guardami. E' una cosa buona. Concedere a te
stesso di stare con me, voglio dire."
Oh, Dio. Non *quelle* parole. Lui aveva detto quasi la stessa cosa
una vita fa, al piano di sopra, quando aveva.
Spike si sentì nauseato.
Buffy
corrugò la fronte guardando le emozioni contrastanti sul
viso di lui. Poi inspirò nervosamente.
Anche lei stava ricordando. Spike
si lasciò cadere in ginocchio davanti a lei. "Mi dispiace,"
disse con voce rotta.
"Shhh,"
bisbigliò Buffy, cadendo in ginocchio
accanto a lui. Lo prese tra le braccia e poggiò la
testa di lui sulla sua spalla.
"Dispiace anche a me."
Lui si staccò da lei. "Quello *non* è stato colpa tua,"
Spike dichiarò a voce alta. "Non
voglio che tu te ne senta responsabile."
"E lo stesso vale per te," replicò lei
con calore. "Le persone che eravamo allora, non esistono più.
Questo non scusa ciò che è successo, o non lo mette a posto, ma
significa che possiamo smettere di litigare a proposito."
La sua presa su di lui si strinse. "Hai detto che ami che io
continui a tentare? Io amo che *tu* continui a tentare."
Spike spalancò gli occhi, e inclinò la
testa di lato mentre la guardava. "Te ne sei andato perché
pensavi di essere qualcuno di cui non
mi fidavo? Beh, mi fido dell'uomo
Che
sei diventato." La sua voce si ammorbidì. "Capisci? Mi fido di te."
"Non ho il diritto di chiedere il tuo perdono."
Cominciò Spike, ma
Buffy lo interruppe.
"Ce l'hai già," terminò. Gli prese il
viso tra le mani e ripetette
gentilmente, "Hai già il mio perdono."
Studiò i suoi occhi e, soddisfatta di quello che vide, disse, "E
adesso ti bacerò, se non è un problema."
"Sì, è a posto," replicò lui piano, ed
ogni suo nervo esplose mentre lei si piegò e premette le labbra
alle sue. A posto? Maledettamente perfetto.
Sembrava. diverso. Ogni tocco, ogni sguardo, ogni sospiro. Non
erano gli atleti o i contorsionisti dell'anno precedente, ma per
la prima volta, non erano soli. Ed era
bello.
***
"Io ti amo," mormorò
Buffy un po' più tardi, rimboccandosi
addosso la coperta e baciandogli il collo.
Eccole,
le 3 piccole parole che lui aveva aspettato di ascoltare per
sempre.
Quella ragazza, quella che conosceva il futuro, aveva sentenziato
che gliel'avrebbe detto prima o poi.
La maggior parte del tempo che aveva vissuto nel seminterrato
della scuola era ancora avvolto in una
nebbia di mistero, ma questo lo ricordava chiaramente. Non
aveva di certo accennato al fatto che
Buffy
gliel'avrebbe detto in prospettiva de L'Apocalisse,
L maiuscola, A maiuscola, rifletté
Spike dispiaciuto. Dava una svolta
leggermente diversa alle cose. Tendeva a far pensare che la
prossimità della morte potesse essere il fattore
motivante.
E
lui non aveva bisogno di quelle parole. Stava bene anche senza.
Diceva sul serio, a proposito di non voler niente da lei. Lei era
abbastanza.
Così le accarezzò i capelli e replicò con gentilezza. "No, non mi
ami."
"Uhm, è qualche nuovo modo astuto per dirmi che mi
ami? Perché, guarda, una vecchia cosa
come 'Anch'io ti
amo' mi va benissimo," disse
Buffy, appoggiando il mento sulle sue
mani, poste al centro del suo petto. "E
la prossima volta, potresti almeno dire grazie o qualcosa del
genere. E' solo per educazione."
Il guizzo di un sorriso attraversò le labbra
di lui allora, e poi sospirò. "Buffy,
non devi--."
Aspetta un secondo, aveva appena detto "la *prossima*
volta"?
Lei non gli diede la possibilità di contemplare le conseguenze di
quel pensiero. "So che non devo dirlo,"
affermò con decisione. "Non lo dico per obbligo. Lo dico perché ti
amo," Fece una pausa. "Lo so, concetto
radicale, huh? Non sono neanche
sicura di quando sia successo.
Ma è successo."
Spike
cercò nei suoi occhi, e un'espressione di meraviglia attraversò il
suo viso.
"Non sono molto brava con le parole,"
continuò lei esitante. "Ma è importante per me provare a
spiegartelo, e tu meriti di sapere."
Lui annuì, incoraggiandola, spaventato che le parole
potessero rompere l'incantesimo.
"Credo che la parte del mio cuore in grado di
amare abbia smesso di funzionare quando
Angel è andato via. Era troppo
difficile sentirsi così vulnerabili, aprirsi con qualcuno per
essere ferita a quel modo." Si fermò
per un momento, indecisa su come continuare. Poi andò avanti. "E'
per questo che mi arrabbiavo sempre quando dicevi di
amarmi. Nonostante tutto, nonostante tutte le
volte che ti rifiutavo, eri sempre capace di rimetterti in gioco
e correre il rischio e pagarne le conseguenze. Io avevo
smesso di farlo molto tempo fa.
Ho detto a Angel
che sei nel mio cuore," disse, "ma non è del tutto vero. La
verità è," lo guardò fermamente, "sei
tu la ragione per cui ha ripreso a funzionare. Posso non aver
smesso di scoprire chi sono, ma almeno questo mucchietto di pasta
per biscotti è di nuovo capace di
amare, ed è grazie a te."
Spike
sollevò il sopracciglio con la cicatrice.
"Uhh, non ti conviene saperlo."
Buffy arrossì nervosamente. "Dio,
questo non è davvero il mio forte."
"E' poesia," la rassicurò lui
gentilmente. Quando lei sembrò scettica, lui aggiunse, "Non ho
detto che era *buona* poesia, ma a me sembrava perfetta."
"Bene," rise Buffy.
"Mhm, mi chiedo se
questo sia solo tutta una parte della parcella da
campione," meditò Spike. Dopo aver
notato lo sguardo di confusione di Buffy,
terminò, "Lo sai, la cosa dei fans,
le colombelle che mi si buttano ai piedi - o su altre parti del
mio abbigliamento e anatomia." I suoi
occhi stavano scintillando.
Buffy
arricciò il naso e girò gli occhi. "Molto pallone gonfiato?"
stuzzicò.
"Oh, tu sai di amarmi," ritorse lui per
gioco.
"Non perché sei un campione," rispose
lei semplicemente. "Perché sei il mio
campione."
Spike
chiuse gli occhi e sospirò. Perdono ed amore, fanno molto, molto
bene all'anima.
Avvertì le labbra di lei sulle proprie
mentre lei bisbigliava, "Ti amo."
"No, non mi ami. Ma grazie per dirlo."
Replicò lui, sorridendo.
"Oh, meraviglioso. Questa diventerà una *prerogativa*?"
Buffy ci pensò per un momento.
"Ooo, può diventare la nostra
prerogativa." Lo guardò, sorridendo.
"Vedi. Abbiamo una prerogativa."
"Sì, Buffy, abbiamo una prerogativa."
Mentre lei si accoccolava accanto a
lui, la sua guancia appoggiata alla sua spalla, lui le baciò il
capo. "Ora chiudi quella tua bocca meravigliosa e dormi un po'.
Domani sarà un grande giorno."
Lui era amato. Sarebbe stato un buon giorno.
FINE |