"Non ce la faccio più!" Buffy urlò,
allontanando bruscamente la mano che le teneva il braccio.
"Lasciami solo andare. Per favore?"
La fronte di lui si corrugò per un
momento, e facendolo sembrare addolorato, perso. Lei aveva già
visto quello sguardo, prima. Nei propri occhi,
ogni volta che guardava nello specchio.
E una volta in quelli di un altro…
***
"Sei inferiore a me."
"L’unica possibilità che hai mai avuto con
me è stata quando ero svenuta."
"Sei una disgustosa cosa cattiva."
"Sei stato solo… conveniente."
"Ti sto usando. E mi sta uccidendo."
"Chiedimi di nuovo perché non riuscirei mai ad amarti."
***
"Buffy, calmati,"
la supplicò.
"No," lei scosse la testa, arretrando.
"Questo è sbagliato. Non sarebbe mai dovuto succedere."
Lui la guardò quasi con orrore e incredulità. Poi, "Stronza!
Stronza manipolatrice e di poco
prezzo! E’ tutto a causa sua, vero? Lo sai, mi aveva avvertito di
te, ma ero troppo ingenuo per ascoltare.
Ha detto che eri-"
"Smettila!" Lei urlò, le mani a coprire le orecchie. "Solo…
lasciami andare," singhiozzò, urtandolo
mentre scivolava fuori dalla porta sul retro.
Intorpidito, lui guardò la porta sbattere e chiudersi. Sapeva che
sarebbe successo. Era solo una questione di tempo.
Ma, in qualche modo, aveva pensato di
poter cambiare le cose. Ma aveva comunque
sempre saputo che sarebbe stato destino. Lei non apparteneva a
questo luogo. Non apparteneva più a nessun luogo…
***
"Buffy, fermati,"
Spike supplicò, afferrandole il polso
e bloccandola effettivamente.
Lei provò invano a continuare ad allontanarsi, ma la sua presa era
d’acciaio. "Non toccarmi," bisbigliò,
ricorrendo a tattiche sporche.
Istantaneamente, la mano di lui lasciò
il suo braccio come se fosse stato bruciato. Come se mostrarle che
poteva controllarsi avrebbe potuto cancellare il ricordo di quella
notte.
"Mi-mi dispiace," lui balbettò, e la
sua voce era timorosa, colpevole, addolorata.
"Ti ho detto di non dirlo," lei lo
informò freddamente.
"Non intendevo…"
Ma
lei aveva preso di nuovo a camminare prima che lui potesse finire.
"Buffy, fermati!"
ripetette, saltandole di fronte per bloccarla stando bene
attento, questa volta, a non sfiorarla.
"Togliti di mezzo," lei ordinò
aspramente.
"Non prima di aver parlato," lui
insistette. "E questa volta tu ascolterai quello che ho da dire."
Lei girò gli occhi. "Ti ho catturato, Spike,"
affermò. "Con le mani insanguinate. Non c’è alcun modo in cui
potresti cambiarlo."
"Vedi?" I suoi occhi si assottigliarono. "Non stai ascoltando.
Stai soltanto saltando alle conclusioni come l’ultima volta…"
Buffy
provò un leggero spasimo di colpa. Era stato solo sette mesi più
tardi, quando Il Dottore era tornato ad essere un problema, che
aveva realizzato che
Spike era stato veramente innocente,
libero da qualsiasi responsabilità. Beh,
eccetto farsi un mucchio di debiti al gioco d’azzardo con le
persone sbagliate.
Incrociò le braccia di fronte a sé. "Sto ascoltando,"
disse lei col veleno nella voce.
"Non sono cattivi,"
Spike confessò subito. "Non vanno a
caccia. E hanno le loro anime."
Buffy
allora sollevò le sopracciglia. "Come?" chiese solo per curiosità
scientifica – un lato di lei che
conoscevano solo un paio di persone.
Spike
era una di queste. Non ammiccò neanche per la sorpresa. "Un
fuggitivo dell’Iniziativa. Qualsiasi cosa gli abbiano fatto… tutti
coloro che abbia tramutato in vampiri
hanno mantenuto la propria anima. Finalmente sono riuscito a
scovarlo e a finire la pazzia dell’ultimo mese."
"E allora hai deciso naturalmente di
formare una tua squadra personale?" Buffy
esclamò incredula.
Lui abbassò il capo e guardò distrattamente i suoi stivali. "Non
avevo intenzione di far niente,"
confessò impacciato, "ma una volta che mi sono imbattuto in loro e
ho scoperto perché non riuscivano ad inserirsi nel mondo
demoniaco… non ho potuto far altro che compatirli."
"A me non sembravano così fuori di mente,"
Buffy contrattaccò amaramente.
Spike
ci accigliò, pensando al sensazionale esempio di demenza che
doveva esser stato con l’anima, e fissò nervosamente da un’altra
parte. "Non avevano alcun posto dove andare,"
disse leggermente. "Erano intrappolati tra i vari mondi, soli e
spaventati e-"
"Oh, dacci un taglio," lei disse
arrabbiata, spingendolo di lato. "Non so cosa stavi progettando,
ma smettila di provare a fare l’eroe. Non stai prendendo in giro
nessuno, lo sai."
"Non sono un eroe,"
Spike insistette, girandosi e tentando
rapidamente di farla fermare. "Sto solo
provando a dare una mano, questo è tutto. Pensavo di star
facendo la cosa giusta…"
"Non sapresti qual è la cosa giusta neanche se ti arrivasse
davanti e ti
impalettasse nel cuore," lei replicò.
"Conosco te," lui mormorò così piano
che era quasi un bisbiglio.
Buffy
si immobilizzò immediatamente e si
volse a guardarlo. "No," sibilò. "Non
osare dirlo. Non c’è niente tra di noi,
e non c’è mai stato. E io non ti
toccherò mai, mai più."
E,
detto questo, scomparve nella notte.
***
Buffy
aveva dimenticato quanto facesse scuro
presto in questo particolare momento dell’anno. Le strade erano
vuote mentre si avvicinava al Bronze,
uno strano scopo nella sua mente e nei suoi passi. L’insegna
familiare lanciava un bagliore arancio sulla strada davanti al
locale, facendo sembrare il vicolo sporco e nauseante. Il
buttafuori all’entrata la lasciò entrare senza guardarla due
volte. Dopo tutto, l’ingresso era
libero di martedì notte.
Si fece largo tra le folle di giovani, tutti schiacciati come
sardine, e chiuse gli occhi per un secondo, inalando gli odori
familiari e lasciando che il rumore incessante la invadesse
completamente.
Aveva così tanti ricordi di questo posto, sia buoni che
cattivi… Primi incontri, scoperte di
cataclismi, punti di trasformazione…
Per qualche breve istante permise a se stessa di lanciare
un’occhiata veloce al balcone rialzato. Quasi come se il tempo
stesso le si fosse spogliato davanti,
si rivide lì. Più giovane. Più incosciente. E
lui dietro di lei, bisbigliandole all’orecchio, tentando
disperatamente di farle capire, mostrandole come sarebbero potuti
essere meravigliosi insieme…
Scosse la testa e ingoiò una lacrima, ripensando alla sua
stupidità di giovinezza. Non si poteva cambiare il passato. Quello
che era fatto era fatto.
Ma
era appropriato essere qui l’ultimo giorno della sua vita. In
questo posto, dove così tanto si era spezzato e altrettanto era
nato…
***
"Congratulazioni, Rossa,"
Spike disse con un piccolo sorriso, e
quasi arrossendo.
Willow
gli rivolse un ampio sorrisetto e poi
inaspettatamente lo tirò nell’abbraccio che lei e
Dawn stavano
condividendo. Il movimento le fece quasi cadere di testa il
tradizionale cappello, ma grazie ai suoi straordinari riflessi
Spike lo afferrò prima che toccasse
terra.
"Ecco," lo appoggiò nuovamente sul suo
capo. Non era tecnicamente possibile, ma il viso del vampiro si
fece di un rosso luminoso.
"Penso che stia per svenire dall’imbarazzo,"
Vicky commentò divertita col suo
bicchiere di vino in mano.
Willow
ridacchiò e gli diede un veloce bacio sulla guancia. "Grazie per
essere venuto, Spike,"
sorrise.
Lui saltellò da un piede all’altro imbarazzato e quasi cadde, e
Willow, Vicky
e Dawn risero.
"Sei proprio un imbranato,"
Dawn lo prese in giro, le guance
arrossate dalla gioia.
Spike
le lanciò una falsa occhiata torva e le mostrò i denti.
La teenager sbadigliò a stento in
risposta.
"Uno di questi giorni tirerò fuori uno per uno i loro cuori, e
allora vedremo chi non è spaventoso…" Spike
mormorò a se stesso.
Solo l’udito potenziato di
Vicky le
permesse di distinguere le parole. "Ohh,
povero bambino," esclamò dolcemente,
come ad un neonato. "Vieni qui."
Gli occhi del vampiro erano minacciosi, e un basso ringhio risuonò
nella sua gola prima che lui le si avvicinasse
nella maniera più minacciosa e da predatore che gli riusciva. "Non
ho bisogno della tua dannata comprensione,"
sibilò, naso a naso con lei.
Lei gli rivolse un sorriso di
irritazione a labbra strette e lo spinse verso il bar a prenderle
un drink.
"Ehi!" Buffy disse, correndo per
interrompere quella che sembrava potesse
diventare una scena spiacevole. Non avrebbe permesso in alcun modo
che Spike e
quell’irritante stronza che
insisteva sempre ad uscire con loro rovinasse il party di diploma
di Will. "Dateci un taglio. Entrambi."
Spike
sollevò un sopracciglio, e Vicky
riuscì a fare l’impossibile e a sbuffare in una maniera quasi
femminile. Buffy si accigliò al gesto,
in parte perché sarebbe piaciuto anche a lei saper sbuffare in
quel modo, proprio come la vampiressa.
"Non stavano causando alcun problema,"
Willow, insistette, andando
precipitosamente in difesa dei suoi due amici. "Stavano solo
scherzando."
Buffy
guardò scetticamente la sua migliore amica ma scrollò le spalle.
"Bene," concesse disinteressatamente. "ma
se uno di voi causa qualche guaio…"
"Hey, guarda,
Buffy,"
Dawn prese per un braccio la sorella e la trascinò sulla
piattaforma di ballo. "Anya è qui.
Dovremmo andare a salutarla."
Buffy
decise di non protestare.
Gli occhi del demone della vendetta si
illuminarono quando vide Dawn, e le
due condivisero un abbraccio che era anche troppo
iperattivo secondo l’opinione di
Buffy. La
Cacciatrice fece un passo indietro, ancora non molto a suo
agio con Anya da quando era tornata ad
essere Anyanka… anche se non faceva
più maledizioni.
"Mi sembra passata un’eternità!" Dawn
stava esclamando. "Allora dove sei stata?"
Gli occhi di Anya
si alzarono verso il cielo. "Giuro che sono appena tornata dalla
dimensione più noiosa di tutto l’universo. Fa sembrare persino il
Nord Dakota un paradiso di eccitamento
e cultura…"
Buffy
si estraneò gradualmente dalla
conversazione, perché non voleva davvero ascoltare dell’ultimo
viaggio inter-dimensionale del demone
vendicatore.
Lei era costretta a Sunnydale per
tutta la vita e lo sapeva. Non c’era alcun bisogno di sentir
parlare di luoghi che non poteva visitare… anche se erano noiosi
come l’inferno. Era il fatto che non
avrebbe mai potuto scoprirlo da sola che provocava al suo cuore
una fitta di rimpianto.
"Potrei occuparmene per te," una voce
interruppe le sue fantasticherie.
Si girò per vedere che Spike, in
qualche modo, era riuscito a sgattaiolarle alle spalle come faceva
sempre. Era troppo spaventata per un secondo per
realizzare che lui aveva parlato e lo
fissò muta prima che un eloquente "Uh?" scappasse dalle sue
labbra.
"Controllerei il forte," lui chiarì.
"Eviterei che i cattivi aprissero la Bocca dell’Inferno mentre tu
faresti una lunga, bella vacanza."
"Come se potessi fidarmi di te per la Bocca dell’Inferno,"
lei lo schernì.
Il dolore brillò negli occhi del vampiro per un secondo prima che
lui lo coprisse con il suo solito
ghigno strafottente. "Potrei venire con te allora,"
la prese in giro. "Chiudere con tutto questo e
andare in una di quelle suite da luna di miele in quegli alberghi
eleganti…"
Lei si irrigidì. "Non ti porterà alcun
bene," disse con voce di ghiaccio.
"Pensi che mi innamorerò di te solo
perché hai concordato di aiutarmi?"
"No," Spike
rispose calmo, accendendo la sigaretta tra le labbra. "Pensavo che
tu avessi bisogno di un po’ di tempo solo per te. Forse potresti
andare in Inghilterra, vedere l’Osservatore, visitare un po’
l’Europa mentre ci sei…"
"Non hai nessuna idea di cosa ho
bisogno," lo informò.
Lui alzò le mani di fronte a se in arresa. "Stavo solo proponendo,
luv,"
insistette. "Non c’è bisogno di torcerti le mutande."
"Ti piacerebbe," lei replicò.
"La verità," lui disse con un astuto
sorriso.
"Spike, vattene via,"
lei continuò stancamente. "Esci dalla mia vita."
Lui si accigliò, pensando profondamente a qualcosa per così tanto
che lei cominciò ad innervosirsi.
"Spike?" Tentò alla fine. "Cosa
c’è?"
Gli occhi di lui incontrarono quelli di
lei, e Buffy ansimò quasi al dolore e
la rabbia e il desiderio e l’amore e ogni altra emozione che vide
riflesse in quelle bellissime profondità blu.
"Buffy…" cominciò gentilmente,
prendendo una mano tra le sue.
Lei era così incantata dai suoi occhi per un momento che non si
tirò indietro. Appena lo notò, però, accentuò il gesto con
maggiore disgusto.
Sorprendentemente, lui non obiettò. "Buffy,"
iniziò nuovamente, la sua voce più calma stavolta, come se avesse
raggiunto una decisione, "c’è qualcosa di cui devo parlarti."
"Non abbiamo niente di cui parlare, Spike,"
lei insistette fermamente.
Lui inclinò la testa di lato e la guardò
intentamente. "Abbiamo questo,"
disse finalmente. "Buffy, io ti amo, e
tu sai che ti amo…"
"Fermati. Ora," Gli occhi di lei
brillavano d’oltraggio. "Ti ho detto che era finita,"
sibilò. "Non ti amo. Non ti amerò mai. Non mi verrai mai più
vicino."
"Per favore, pet,"
lui alzò una mano per farla tacere. "Ho già sentito questo.
Lasciami finire."
"Non c’è niente da finire,"
Buffy si girò via da lui, ma lui la
afferrò con un gesto rude per la spalla, costringendola a
voltarsi.
"Perché non vuoi ascoltarmi?" domandò
disperato.
"Forse perché niente di quello che esce dalla tua bocca merita di
essere ascoltato," lei replicò
sarcasticamente.
"Guarda, luv,"
lui disse, sospirando esasperato. "Fammi parlare solo per un
minuto. Solo un minuto, e poi ti lascerò sola."
"Un minuto," Buffy
concordò riluttante.
"E non interromperai anche se non ti
piace quello che dico?"
"Spike, cosa c’è ora?" sospirò lei
irritata.
"Ok, eccolo che va,"
lui chiuse gli occhi, e prese un profondo respiro non necessario.
"Buffy, io ti amo,"
ricominciò. "Ti ho amato per molto tempo nonostante tutto quello
che è successo tra di noi…"
Lei si morse un labbro e non interruppe, solo perché aveva
promesso di non farlo.
"So che noi…" lui indietreggiò leggermente. "…diciamo molte cose
all’altro che non intendiamo." Alzò
un dito prima che la ragazza potesse
anche aprire bocca per negare tutto. "Ma, vedi, il punto è… credo
di aver trovato qualcun altro."
Ed
ora lei sembrava aver perso qualsiasi abilità di parlare. Una
strana sensazione di intorpidimento
cominciò a spandersi nel suo stomaco sostituendo immediatamente il
delizioso calore che la invadeva ogni qual volta lui era vicino.
Lui rise in modo impacciato, guardando ovunque tranne che lei, e
così non notò la sua reazione alla notizia. Lei riuscì a stento a
tornare in sé in tempo.
"Incredibile, lo so,"
Spike disse con un sorrisino timido,
"e probabilmente hai indovinato di chi si tratta…"
Chi? La mente di Buffy era
completamente vacua. Era lei. Era sempre stata lei. Sempre loro
due. Chi era riuscita a sostituirla e…?
"Sì, è Vicky,"
ammise lui. "Divertente, uh? Io che penso ad un vampiro con
l’anima dopo aver odiato esserne uno, ma lei è…Beh, molto simile a
te, in realtà," disse con un piccolo
sorriso. "Sa proprio come toccarmi nel modo sbagliato. E’ come se
ogni volta che guardassi nei suoi occhi mi ci vedessi riflesso,
sai?"
Buffy
riuscì ad annuire in un lento stupore.
"E noi tutti sappiamo come posso essere irritante,"
lui scherzò leggermente.
In qualche modo, lei riuscì a mostrare un sorriso. Questa era la
cosa bella della maschera che si era costruita: funzionava col
pilota automatico.
Lui fece una pausa per un momento, insicuro della sua prossima
dichiarazione. "Lei-lei mi ha detto di
amarmi la scorsa notte," confessò alla
fine nervosamente. "e so che anch’io
potrei amarla, se solo permettessi a me stesso di farlo…" La
guardò aspettando.
"Cosa?" Buffy
domandò aspramente, nascondendo in profondità la sensazione
crescente dentro di sé.
"Buffy,"
lui le prese la mano ancora una volta, e stavolta lei non si
ribellò. "Devo sapere la verità. Devo sapere se c’è anche la più
piccola possibilità per noi. Perché io
ti amo ancora, e non ti lascerò per quanto-"
La guancia di lui sembrava essere stata
come punta per la forza dello schiaffo.
"Come osi?!" Buffy esclamò,
oltraggiata. "Pensavi davvero che ci sarei cascata?!
Che mi avresti dato un ultimatum ed
improvvisamente ti sarei saltata tra le braccia?!"
"Non è così!" lui insistette. "Volevo solo-"
"Oh, questo è un colpo basso," lei
sibilò. "è la cosa più bassa che tu
abbia mai fatto, te lo assicuro, dal momento che sei rotolato
molte volte nel fango."
"Bene," disse lui con una voce
stranamente calma. "Volevo solo sapere se c’era ancora qualcosa
tra di noi che meritasse per rinunciare
a questo tentativo di felicità."
"Non c’è niente tra di noi," replicò
Buffy. " Non c’è mai stato, e mai ci
sarà." Una piccola folla si era radunata attorno alla loro piccola
discussione, ma a Buffy non importava.
"Non mi importa quello che fai purché
tu stia lontano da me. Non sei niente per me!" Fece una pausa per
riprendere il respiro e aspettò.
E
aspettò.
E
aspettò.
Non sapeva cosa stesse aspettando, ma
di certo che non era il bacio che ricevette. Lui non l’aveva mai
baciata così prima. Era solo un leggerissimo sfiorarsi di labbra.
Le labbra di lui accarezzarono quelle
di lei gentilmente, teneramente, facendovi l’amore. Il corpo di
Buffy si sciolse al suo bacio, e
inconsciamente strinse con le mani la sua giacca di pelle,
provando ad avvicinarlo a sé.
Invece,
lui si tirò indietro, una lacrima negli occhi.
Lei si sentì un po’ debole nelle ginocchia all’assenza del suo
tocco. Le era sembrato che quel bacio durasse per ore, anche se
probabilmente non era stato che un paio di secondi, e già le
mancava.
Quella fredda sensazione di
intorpidimento la invase nuovamente quando lui si allontanò.
"Addio, Summers,"
disse lui con strana formalità, e poi era alla porta,
Vicky al suo fianco intenta a dargli
una pacca affezionata sulla testa quando lui si appoggiò a lei per
cercare conforto.
"Hey, Buffy,"
disse Dawn, afferrandole la mano e
scotendola dal suo stupore. "Stai bene?"
Lei annuì distrattamente, fissando ancora il punto dove
Spike aveva pronunciato quelle
fatidiche parole, il formicolio del bacio ancora sulle sue labbra.
"Che modo per farla finita, Buffster,"
Xander le diede un abbraccio
amichevole, confondendola senza fine. "Finalmente ti sei liberata
del Pedinatore Ossigenato."
"Sì," lei riuscì ad esibire un piccolo,
falso sorriso. "Sì…"
***
Buffy
evitò il punto dove l’aveva fatta finita con
Spike una volta e per tutte. Invece, si ritrasse
nell’angolo più scuro sotto le scale. Le memorie di questo posto
erano molto più piacevoli.
Aveva realizzato anni più tardi che era su questo che aveva
sbagliato. Solo un piccolo calmo chiarimento tra i baci, e avrebbe
potuto parlargli di quello che provava e chiedergli di andarci
piano, e forse tutto sarebbe andato meglio. Aveva evitato questo
punto per anni proprio per questo. E
poi aveva capito che avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento.
Lui l’aveva perdonata per tutto. Se solo gli
avesse parlato una volta…
Aveva provato quella notte dopo che lui le aveva
detto addio. Era riuscita a
sgattaiolare via da Xander e dal suo
orribile comportamento euforico per il fatto
che Spike aveva smesso di
amarla, ed era corsa immediatamente al nascondiglio del suo Clan.
Nessuno era stato nella stanza principale del negozio conveniente
ormai abbandonato, e i rumori che echeggiavano dal retro
spiegavano chiaramente il perché.
Le lacrime le si formavano negli occhi
anche ora quando ricordava di averlo sentito urlare che amava
un’altra donna al culmine della passione. Diavolo, era sempre
stato un tipo che si innamorava
velocemente…
Ma
ora non era il momento di indugiare su tali pensieri.
Perché qualcuno era appena uscito dall’ombra
per salutarla. Qualcuno la cui pelle pallida e i cui
vestiti fuori moda di molti decenni tradivano la sua vera identità
anche troppo chiaramente.
Buffy
alzò lo sguardo e i loro occhi si
incontrarono…
***
Nell’istante in cui gli occhi di Buffy
caddero sulla sua schiena, tutto il desiderio che era stato
imbottigliato dentro di lei tornò alla superficie con impeto
improvviso, tanto intensamente da lasciarla stordita. Questo non
era sicuramente qualcosa di buono. Si era aspettava una reazione,
certo, ma non aveva pensato di poter sentirsi come se si fossero
separati solo ieri.
Quasi come se potesse avvertire il suo sguardo,
Spike si volse la guardò, e i loro
occhi si incontrarono…
E
niente.
Lui le rivolse un cenno del capo in saluto e poi tornò alla
conversazione di qualsiasi cosa fosse
in cui lui e Vicky erano impegnati al
momento.
Non era stato nei suoi occhi.
Il calore. La passione. La nostalgia. Il desiderio. …L’amore. Era
tutto scomparso. Solo un amichevole cenno del capo, questo era
tutto quello che era rimasto per lui.
Improvvisamente Buffy ebbe la
sensazione di star soffocando dal caldo. Le sembrava di poter
avere un attacco cardiaco. Si piegò, mettendo le mani sulle
ginocchia, e provò disperatamente a respirare e a fare andare via
tutte le emozioni dentro di lei.
"Stai bene?" Chiese Xander,
preoccupato.
"Qualcosa mi è andato di traverso." Lei
nascose velocemente, sorridendogli dolcemente.
"Uh, sì," lui concordò piano, fissando
nella direzione di Spike,
completamente ignaro dell’affermazione di
Buffy. Un leggero cipiglio si dipinse sul suo viso, ma non
gli prestò attenzione. Era solo nervoso, e
iperattivo. Per nessuna ragione avrebbe fatto due volte lo
stesso errore. "Lo sai," scherzò,
"porta sfortuna che io ti veda."
"Quale parte di ‘cerimonia informale’
non hai capito?" Buffy
lo prese in giro. Doveva ricordarsene.
Lei amava Xander. Lui era suo amico.
Lo era stato per così tanto. Era come un fratello per lei… No, un
marito, presto…
Il prete che avevano assunto gli fece segno che era pronto
a iniziare, e un improvviso silenzio
cadde nella stanza.
Tutti gli Scoobies – passati e
presenti – circondavano il piccolo altare tranne alcune poche
eccezioni. Angel si era scusato di non
poter venire, dicendo di non essere ancora in grado di affrontare
il suo matrimonio. Cordy era rimasta
con lui per supporto, nonostante Buffy
avesse il sospetto che l’ex cheerleader
si fosse tirata indietro per le stesse ragioni.
Anya certo era stata sincera
ammettendo che non riusciva a
sopportare che Xander sposasse qualcun
altro. Era davvero abbastanza confortante.
Xander aveva pianto senza sosta per due giorni consecutivi.
Ma
Spike era venuto. Anche
Riley, certo, ma questo non l’aveva
impensierita troppo. Dopotutto, era sposato da più di sei
anni ormai. Ma
Spike…
Rimase alle spalle di Buffy per tutta
la cerimonia, così che lei non potette vedere la sua faccia. In
seguito Willow l’aveva informata che
no, non aveva pianto né era sembrato triste.
Ma lei lo aveva avvertito per tutto il tempo. Mentre lei e
Xander avevano
pronunciato le loro promesse. Mentre
Xander le scivolava l’anello al dito.
Mentre il prete li dichiarava marito e moglie.
Lei aveva sentito lui e solo lui. Non aveva registrato neanche il
veloce bacio che lei e Xander si erano
scambiati, tanto era ansiosa di girarsi e rivederlo.
Naturalmente, i suoi amici si erano messi in mezzo.
Riley
le aveva dato un abbraccio veloce, dicendole quanto
fosse felice che lei avesse finalmente
fatto la ‘scelta giusta’, il che le
aveva fatto ricordare perché non era mai riuscita ad innamorarsi
di lui. Tutti le
scossero la mano e si congratularono, e
Buffy era così travolta che non si
accorse che Spike era davanti a lei
finché lui la prese per le spalle e la tenne ferma.
"Non sono formidabili le congratulazioni?" lui disse leggermente,
sorridendole amorevolmente.
Le guance di lei diventarono rosso
cremisi alla sensazione delle sue fredde mani sulle sue spalle,
rassicurandola e facendo dissolvere il panico che l’aveva colta
poco prima. "E’ una giungla qui,"
rispose con falso entusiasmo.
"Cacciatrice…" cominciò lui
gentilmente. "Spero che tu lo trovi. Qualsiasi
cosa tu stia cercando, felicità o normalità o quello che è…"
"Ce l’ho," insistette
Buffy un po’ troppo velocemente, un
nodo in gola.
Spike
si accigliò leggermente quando guardò nei suoi occhi, ma l’onda
inesorabile finì per allontanarlo da lei.
In qualche modo, lei e Xander
arrivarono alla sua auto e poi a casa.
La porta si chiuse dietro di loro con un tono di finalità,
provocando a Buffy un sussulto e una
preghiera silenziosa che quando si fosse girata,
avrebbe trovato un vampiro biondo
ossigenato davanti a lei. Non ebbe fortuna.
Quella notte Buffy e
Xander fecero sesso per la prima
volta. Lei urlò il nome di Spike, lui
quello di Anya.
Lo fecero soltanto altre quattro volte, lasciando poi che il loro
‘matrimonio’ si dissolvesse di nuovo
in semplice amicizia.
***
"Come mai una piccola cosa carina come te si nasconde
nell’oscurità?" il vampiro disse con un
sorrisetto seduttivo.
Almeno, la maggior parte delle ragazze lo avrebbe considerato
seduttivo. Buffy
non poteva far altro che confrontarlo a quello di
Spike e concordare che non era altro
che un sostituto economico.
"Mi piace l’oscurità," replicò lei
sorridendo timidamente, giocando la sua parte nonostante tutte le
sue numerose osservazioni urlassero ‘non
Spike!’
"Il mio tipo di ragazza," lui le
rivolse un sorriso anche più ampio, piegandosi più vicino. "Ti
piace anche ballare?"
Lei annuì e prese la mano che le si era
offerta. Almeno questo vampiro aveva un po’ di stile, al contrario
di quelli che aveva affrontato come
Cacciatrice…
***
Cinque volte.
E
ogni volta stava pensando a Spike.
Non sarebbe dovuto essere abbastanza
per restare incinta.
Non aveva ancora scoperto, naturalmente, quando i suoi poteri si
erano dissolti. Era stata incinta solo di tre settimane quando
Giles aveva scovato uno Straniero da
consultare riguardo la sua improvvisa e
allarmante mancanza di forza da Cacciatrice.
Esattamente come tutti gli altri esseri collegati in qualche modo
ai Poteri Che Sono, lo Straniero viveva
in una grotta scura in un oscuro posto misterioso in mezzo al
niente. In questo caso era la baia di New Orleans. Era la prima
volta che Buffy
avesse mai lasciato la California.
Lo Straniero in sé e per sé era un basso, paffuto, amichevole…
beh, non si poteva dire uomo dal momento che non pensava
fosse umano, ma poteva passare come
tale per la gentilezza che mostrava. L’aveva riempita del più
pieno – e primo – jambalaya che
avesse mai assaggiato, prima di parlare
di affari.
Dopo, si erano seduti intorno ad un piccolo fuoco nel retro della
sua casa, e lui aveva fumato pigramente una pipa lunga e stretta,
prendendosi tutto il tempo del mondo. Buffy
guardava gli anelli di fumo curvarsi verso il cielo, e l’immagine
non poteva che ricordarle di una notte, poco dopo era tornata dal
Paradiso, quando Spike l’aveva tenuta
impegnata tutto il pomeriggio dimostrando le sue scarse abilità
nel fumare anelli di fumo. Lui aveva riso, e risposto che
probabilmente 120 anni di pratica non erano abbastanza.
"Cosa vuoi, figlia?" Lo Straniero parlò
finalmente, guardandola con saggi occhi anziani che avevano
dimenticato più di quello che la maggior parte dei mortali – e
anche degli immortali – avrebbero mai saputo.
"I-io sono la
Cacciatrice," iniziò
Buffy esitante.
Lui annuì per farle capire che lo sapeva già e le fece segno di
andare avanti.
Lei prese un profondo respiro e finalmente tirò fuori tutto. "Ho
perso i miei poteri," ammise nervosa.
Lui continuò a guardarla e annuì.
"Ne ho bisogno!" la ragazza confessò improvvisamente, facendosi
sommergere dalla preoccupazione. "Non so che cosa ci sia di
sbagliato. Sono malata, o sono solo cresciuta troppo, o cosa?"
Lui aggrottò la fronte leggermente. "Hai scelto di immergerla."
Disse finalmente con un po’ di confusione nella voce.
Buffy
lo fissò in modo vacuo. "Uh?" riuscì finalmente a mormorare.
"La Cacciatrice,"
lui chiarì. "Le hai girato le spalle.
E’ normale che tu abbia perso la tua forza insieme
a lei."
"Cosa?" chiese
Buffy. "Come?"
"Certo che non lo sapevi," lo
shamano disse colpendosi la fronte.
"Nessuna Cacciatrice ha raggiunto
l’immortalità per trecento anni. Me ne sarei ricordato,"
le disse, sorridendole per scusarsi.
"Cosa?" Buffy
era più disorientata che mai. "Immortalità?"
Lui annuì. "Sei arrivata al cambiamento. Ho ragione a pensare che
non avevi un compagno che ti aiutasse?"
"I-io ho un marito,"
disse Buffy nervosa. "ma non sappiamo
di alcun cambiamento."
"Un marito?" Lo Straniero sollevò i sopraccigli. "Un umano? Beh,
sì, questo spiega tutto, credo. Alla
Cacciatrice non è piaciuto questo. Lei sarebbe andata a
cercare qualcuno di più consono da Scegliere."
"’Più consono’?"
domandò Buffy incredula.
"Qualcuno che costituisse un vero compagno,"
lui chiarì. "Avrai sicuramente notato a
un certo punto che umani e Cacciatrici
non erano… ehm… compatibili? Non sono destinati
ad essere compagni."
Lei arrossì, senza voler ammettere la verità di
quell’affermazione. "Ma io sono umana,"
protestò.
"Non è interamente vero," la informò lo
shamano. "In superficie, forse, ma in
profondità… Non sei mai stata onestamente attratta da loro?"
Buffy
non doveva neanche chiedere a chi si riferisse
con quel ‘loro’. Immagini della breve
accecante passione che aveva provato con
Spike le tornarono alla mente,
come anche un paio di scene con Angel.
"I vampiri ti eccitano." Aveva ignorato le parole di
Spike quella loro prima mattina
insieme, naturalmente. Era disgustoso. Sporco. Sbagliato.
"E’ sbagliato," bisbigliò in tono di
sfida.
Lo Straniero reclinò indietro la testa e rise. "Sbagliato?" disse
tra le lacrime di divertimento. "Perché, voi eravate fatti l’uno
per l’altro – una piccola parte di luce e una piccola parte
di oscurità. Tu porti fuori la luce,
loro l’oscurità, e insieme trovate il
necessario Equilibrio…"
Il resto del viaggio era trascorso come coperto da un velo. Per
tutto il tempo lo stesso pensiero si
ripeteva ancora e ancora nella sua mente. Non era sbagliato. Era
giusto. Spike e io
eravamo fatti per stare insieme. Giles
aveva torto. Gli Osservatori avevano torto.
Xander aveva torto. Nessuno di loro conosceva la vera
origine della Cacciatrice.
Spike e io eravamo
fatti per stare insieme. Spike e io
eravamo fatti per stare insieme…
Quando
tornò indietro raccontò a Xander
quello che era successo. Con sua meraviglia, lui non ne fu così
sorpreso. I suoi poteri da Cacciatrice
non tornarono mai. E la settimana dopo
si rese conto che era molto tempo che non le era venuto il ciclo…
***
Buffy
sospirò contenta mentre le fredde braccia del vampiro
rimpiazzo la avvolgevano intorno alla
vita, dondolando il proprio corpo contro il suo, seguendo
lentamente il ritmo. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla
sua spalla e quasi – quasi – poteva immaginare che era
Spike a tenerla in un modo in cui lei
non gli aveva mai concesso di tenerla.
Pigramente aprì gli occhi e – dopo un po’ di ricerca – trovò la
cicatrice sul collo da cui era stato trasformato. La baciò
gentilmente, e lui si scosse sorpreso, guardandola confuso.
"So cosa sei," bisbigliò lei
leggermente, riposando di nuovo la testa sulla sua spalla.
Lui ci accigliò, giovane, senza inesperienza e ovviamente molto
confuso. "Lo sai?" disse finalmente incredulo. "Allora
perché-?"
"Shh,"
mormorò lei. "Balla…"
***
Si lasciò cadere sul doppio letto in mezzo alla stanza rispetto a
quello di Xander, e lui dovette solo
darle un’occhiata per sapere che le
loro peggiori paure si erano rivelate vere.
Rimasero sdraiati così per un po’, e la stanza
tra di loro sembrava una grande distesa senza fine in quel
momento. Buffy non poteva che ridere.
Era proprio come quei vecchi show della televisione dove
mostravano la coppia sposata dormire in due letti separati. Questo
era quello che aveva: una perfetta relazione da tv.
Certo, alla casa mancava lo steccato
richiesto, e i 2.5 bambini non si erano ancora materializzati – e
non l’avrebbero mai fatto probabilmente perché lei e
Xander non si sarebbero mai più
toccati – ma eccola qui, a vivere il sogno.
Allora perché stava piangendo tutto all’improvviso?
"Buffy,"
Xander disse gentilmente.
Lei si girò per guardarlo, i suoi occhi ancora rossi e gonfi.
"Cosa faremo?" lui sospirò.
"Non posso avere un aborto," disse lei
fermamente. "Proprio non posso."
Lui annuì concordando. "Adozione?" suggerì.
"Non lo so," lei sospirò in modo
irregolare.
"Quello-Lui, lei non merita questo,"
puntualizzò lui. "Quello che abbiamo."
"Lasciami pensarci," richiese
Buffy.
Lui annuì e non riuscì a fermarsi dal
ridere falsamente. "Il Bambino del Perso Amore,"
scherzò.
Lei gli girò le spalle, dovendo ancora accettare di avere un
‘amore perso’.
"Mi sono imbattuto in Jonathan ieri,"
iniziò di nuovo Xander in tono di
conversazione.
Buffy
tornò a guardarlo, di nuovo curiosa per
quello che stava dicendo. "Sta ancora con quella tizia a San
Francisco?"
"Già," Xander
annuì. Fece una pausa per un momento. "Ha visto
Anya proprio una settimana fa."
"Oh?"
"Ha questa cosa con un Demone Custode lontano due dimensioni."
"Oh."
"Sì."
"Spike ha fatto di
Vicky la sua compagna,"
Buffy confessò, unendosi alla festa
del rimpianto.
"Quando?"
"Proprio prima del nostro matrimonio."
"Non ha detto niente."
"No," Buffy
sospirò. "Dawn lo sapeva,
comunque. Me lo ha detto solo quando le
ho chiesto come stavano andando le cose tra i due."
"E’ ancora arrabbiata?"
"In parte. Ha detto che era contenta che almeno uno di noi fosse
uscito dall’auto tortura e avesse trovato la felicità…"
"Ouch."
"Sì."
***
"Andiamo", disse lei finalmente, prendendo la mano del vampiro
‘facile ed economico’
e portandolo via dalla piattaforma da ballo e fuori nella
notte.
Lui sembrava confuso e leggermente preoccupato ora. Questa non era
definitivamente una caccia normale. "Cosa-?" iniziò ma poi le lo
spinse contro una parete di mattoni all’esterno.
Buffy
lo fece tacere, baciandolo selvaggiamente. Fortunatamente, lui
capì presto cosa fare. Afferrò i suoi fianchi con mani forti e li
girò in modo che era lei quella
inchiodata alla parete. La sua lingua si
immerse nella bocca di lei, fredda e selvaggia…
Buffy
chiuse gli occhi e passò le dita tra i suoi capelli, trasformando
nella sua mente i riccioli color ebano
in biondo platino. Gemette nella sua bocca e si strofinò contro di
lui in tutti i posti giusti.
Lui sibilò in risposta, e lei prese
l’opportunità per respirare.
"Spike…" ansimò lei con voce rauca,
occhi ancora chiusi, rifiutandosi di infrangere l’illusione.
"Uh?" Il vampiro giocattolo apparentemente era ancora più stupido
di quello che era all’inizio sembrato.
"Taci e stai al gioco,"
Buffy lo informò aspramente, "e avrai
quello che vuoi…"
***
"Sono demoni," disse
Xander amaramente, portando la
bottiglia alle labbra e prendendone un sorso profondo.
"Sono cattivi,"
Buffy concordò piano. "Non sono in grado di sentire,
di amare, non meritano… Oh Dio!"
Irruppe di nuovo in lacrime.
Xander
sospirò. "Anya non ha ucciso una
singola persona da quando ha riavuto i suoi poteri,"
commentò finalmente. "Lo sapevi? Hallie
dice che sta risolvendo i casini creati da altri demoni della
vendetta. Se qualcosa, sta aiutando la
gente…"
"H-ho sempre pensato che la sola
ragione per cui era buono fosse per
impressionarmi," Buffy bisbigliò,
ritratta in se stessa sul divano. "E
poi lui va e si fa togliere il chip e continua a cacciare demoni?
Non è giusto," insistette. "Se
era buono, avrebbe dovuto esserci
un’etichetta o qualcosa del genere, così avrei saputo che era a
posto."
"Forse hanno tutti un po’ di bene
dentro di loro," Xander disse
sobriamente prima di prendere un altro sorso, "e noi eravamo
soltanto troppo stupidi per vederlo."
"Siamo senza cuore," lei sospirò.
"Cattivi," concordò lui.
"Dovrebbero chiamare noi ‘demoni’…"
***
"Non ancora,"
Buffy tirò via dalla sua gola la bocca del vampiro senza
nome.
I suoi occhi diventarono gialli per un momento per la rabbia, ma
lei lo tirò a sé velocemente per un altro bacio, i suoi occhi
chiusi una volta di più, assaporando il più leggero tremolio del
fuoco che si accese nel suo stomaco alla sensazione delle fredde
labbra contro le sue.
Non aveva molto più tempo. Lui stava diventando impaziente. Se
fosse stato il vero Spike, avrebbe già
perso la pazienza… O forse no. Questa
era una cosa per cui
Spike era sempre stato capace di
aspettare. Lei. Una volta le aveva detto
che lei lo meritava.
"Ok," disse
Buffy quando si tirò indietro per
respirare ancora una volta, "Va’ avanti." E
liberò la gola per lui…
***
Aveva avuto un aborto naturale.
Non era stato intenzionale, e aveva pianto pazzamente per
settimane dopo, ma forse era stata una benedizione mascherata in
tragedia.
Lei e Xander si stavano vedendo sempre
di meno da allora. Non stavano più vivendo insieme. Si erano
separati ufficialmente. Erano solo amici.
Proprio come sarebbe dovuto essere.
La casa in periferia con lo steccato bianco le stava scivolando
tra le dita, e lei non era mai stata così felice di qualcosa nella
sua vita.
Era stato così… normale. Noioso.
E
poi una notte era finalmente scivolata in quello che le mancava
più di tutto.
Era seduta ad un tavolo in un angolo scuro del
Bronze, ascoltando musica depressiva e in generale
compatendosi. E poi… lui era stato lì.
Scivolò nel posto di fronte a lei, con un sorriso tentante sul
viso e iniziò a flirtare con lei.
Lei aveva saputo istantaneamente che cos’era. Non aveva i suoi
sensi da Cacciatrice da quasi un anno,
ma sembrava avere ancora l’abilità di riconoscere i vampiri.
E, sorprendentemente, era bello flirtare
con lui…
Questo era quello di cui aveva bisogno, quello che voleva…
***
Urlò per il dolore quando le zanne di lui
penetrarono la sua gola, doppie punture di ago. Il dolore comunque
si dissolse lentamente mentre lui cominciò a bere la forza della
sua vita. Le sensazioni crebbero dentro di lei, alzandosi alla
superficie, facendola sentire viva e forte ancora una volta.
Un’onda accecante di piacere la sommerse, e strinse il suo corpo
al suo, godendo della sensazione dei
freddi muscoli freddi sotto le sue mani.
E
poi successe.
Iniziarono ad emergere. Le menti si fusero. Esperienze, desideri,
vite si mescolavano in uno.
E
lei si accorse dolorosamente che questo non era l’essere con cui
voleva unirsi completamente. Era solo un’imitazione, e lei non
poteva fingere più a lungo.
Lui si tirò indietro per la sorpresa proprio mentre il paletto
penetrò il suo cuore, dissolvendosi in uno scioccato cumulo di
polvere.
Buffy
trasalì, sentendo il segno fresco del morso sulla sua gola. Era
sul lato destro. Bene. Tutti i suoi marchi erano stati sul quel
lato. Ma Spike
era un altro discorso; lui sarebbe venuto a sinistra, e lei voleva
quello spazio libero per lui…
Cosa?
Si rimproverò. La sua possibilità era andata. Non avrebbe mai
sperimentato le vere altezze di dolore/piacere a cui lui poteva
portarla.
L’aveva voluto solo una notte, lui, la loro prima notte insieme.
Aveva voluto completare la loro unione, renderli uno solo. Al
momento, lei era riuscita a dire qualcosa come ‘non ora; forse più
tardi’ e lui non l’aveva fatto.
Dopotutto, pensava che avrebbero avuto tutto il tempo nel mondo, e
lei glielo aveva lasciato credere, solo per quella prima notte…
Ma di nuovo, se non poteva avere il marchio di
Spike lì, non ne
avrebbe avuto nessuno.
Con un sospiro, guardò la polvere davanti a lei e scivolò di nuovo
il paletto in tasca. Dopotutto sembrava che stanotte non sarebbe
stata quella in cui sarebbe morta.
Oh beh.
Forse la prossima volta.
***
"Buffy, devi smettere di far questo,"
la supplicò Xander, mentre la sua mano
afferrava stretto le sue spalle e il ragazzo fissava con orrore i
segni dei morsi sulla sua gola.
"Perché?" chiese lei amaramente.
"Questo è il modo in cui avrei dovuto
morire. Perché disturbarsi a
cambiarlo?"
"Non vuoi lasciare che ti facciano questo,"
insistette lui.
"Sì, lo voglio!" urlò lei, tirandosi via da lui.
"No, non lo vuoi," rispose
Xander tristemente. "Tu vuoi lui."
"Questo non sarebbe mai dovuto succedere,"
ribatté lei. "Non avrei dovuto essere così fredda con lui. Avrei
dovuto…"
"Quello che è fatto è fatto,"
Xander affermò la chiara, semplice
verità.
"Ma lui mi manca così tanto," disse
lei, mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance…
***
Buffy
ritornò a casa sua con la mente e il corpo intorpiditi.
Xander
si alzò di scatto dal divano dove stava tentando miseramente di
dormire quando sentì la porta sbattere, e respirò un sospiro di
sollevo quando vide che stava bene.
"Non stanotte?" si avventurò a chiedere.
"No. Vai a casa, Xander,"
lo rassicurò lei. "Sto bene."
"No, Buffy,"
disse lui con un leggero cipiglio. "No, non stai bene…"
Ancora, se ne andò senza proteste.
Buffy
salì gli scalini uno alla volta,
arrivando lentamente al letto in cui non lo aveva mai lasciato
entrare. Si raggomitolò sul materasso, appoggiando il cuscino
accanto a lei così che somigliava ad un corpo freddo e ci riposò
contro.
Si sdraiò lì, fissando in modo vacuo la parete per un po’ di
tempo.
Poi, così a bassa voce che anche lei stentò a sentirlo, quattro
parole scapparono dalle sue labbra per la prima volta:
"Io ti amo, Spike."
FINE |