Regrets – Rimpianti

Scritto da: Kantayra
Tradotto da: **AnneLiz-Alexandra**
 Spoiler per: tutta la 6^ stagione.
Pairing: B/X, S/?, A/?
Rating: Angst – PG13
Summary: Buffy scopre troppo tardi che ha fatto le scelta sbagliate in amore…
Disclaimer: I personaggi di BTVS e ATS appartengono a Joss Whedon e alla Mutant Enemy.
Note dell’Autrice: Sì, sono di nuovo in uno di quegli umori depressi. Ma questa volta, ho deciso che Buffy era veramente l’unica che doveva soffrire. Dopotutto, se non avesse mai iniziato ad usare Spike… La scena principale si colloca otto o forse nove anni nel futuro.
Note della Traduttrice: Nel caso risulti confuso, la timeline del presente è in scrittura normale, mentre la timeline del passato è in corsivo. Gli eventi passati accadono in ordine cronologico.
Distribuzione: Per la distribuzione di questa fan-fiction rivolgetevi per favore alla sottoscritta o a Kantayra. Grazie!

Regrets – Rimpianti

 

"Non ce la faccio più!" Buffy urlò, allontanando bruscamente la mano che le teneva il braccio. "Lasciami solo andare. Per favore?"

La fronte di lui si corrugò per un momento, e facendolo sembrare addolorato, perso. Lei aveva già visto quello sguardo, prima. Nei propri occhi, ogni volta che guardava nello specchio. E una volta in quelli di un altro…

***

 

"Sei inferiore a me."

"L’unica possibilità che hai mai avuto con me è stata quando ero svenuta."

"Sei una disgustosa cosa cattiva."

"Sei stato solo… conveniente."

"Ti sto usando. E mi sta uccidendo."

"Chiedimi di nuovo perché non riuscirei mai ad amarti."

***

 

"Buffy, calmati," la supplicò.

"No," lei scosse la testa, arretrando. "Questo è sbagliato. Non sarebbe mai dovuto succedere."

Lui la guardò quasi con orrore e incredulità. Poi, "Stronza! Stronza manipolatrice e di poco prezzo! E’ tutto a causa sua, vero? Lo sai, mi aveva avvertito di te, ma ero troppo ingenuo per ascoltare. Ha detto che eri-"

"Smettila!" Lei urlò, le mani a coprire le orecchie. "Solo… lasciami andare," singhiozzò, urtandolo mentre scivolava fuori dalla porta sul retro.

Intorpidito, lui guardò la porta sbattere e chiudersi. Sapeva che sarebbe successo. Era solo una questione di tempo. Ma, in qualche modo, aveva pensato di poter cambiare le cose. Ma aveva comunque sempre saputo che sarebbe stato destino. Lei non apparteneva a questo luogo. Non apparteneva più a nessun luogo…

***

 

"Buffy, fermati," Spike supplicò, afferrandole il polso e bloccandola effettivamente.

Lei provò invano a continuare ad allontanarsi, ma la sua presa era d’acciaio. "Non toccarmi," bisbigliò, ricorrendo a tattiche sporche.

Istantaneamente, la mano di lui lasciò il suo braccio come se fosse stato bruciato. Come se mostrarle che poteva controllarsi avrebbe potuto cancellare il ricordo di quella notte.

"Mi-mi dispiace," lui balbettò, e la sua voce era timorosa, colpevole, addolorata.

"Ti ho detto di non dirlo," lei lo informò freddamente.

"Non intendevo…"

Ma lei aveva preso di nuovo a camminare prima che lui potesse finire.

"Buffy, fermati!" ripetette, saltandole di fronte per bloccarla stando bene attento, questa volta, a non sfiorarla.

"Togliti di mezzo," lei ordinò aspramente.

"Non prima di aver parlato," lui insistette. "E questa volta tu ascolterai quello che ho da dire."

Lei girò gli occhi. "Ti ho catturato, Spike," affermò. "Con le mani insanguinate. Non c’è alcun modo in cui potresti cambiarlo."

"Vedi?" I suoi occhi si assottigliarono. "Non stai ascoltando. Stai soltanto saltando alle conclusioni come l’ultima volta…"

Buffy provò un leggero spasimo di colpa. Era stato solo sette mesi più tardi, quando Il Dottore era tornato ad essere un problema, che aveva realizzato che Spike era stato veramente innocente, libero da qualsiasi responsabilità. Beh, eccetto farsi un mucchio di debiti al gioco d’azzardo con le persone sbagliate.

Incrociò le braccia di fronte a sé. "Sto ascoltando," disse lei col veleno nella voce.

"Non sono cattivi," Spike confessò subito. "Non vanno a caccia. E hanno le loro anime."

Buffy allora sollevò le sopracciglia. "Come?" chiese solo per curiosità scientifica – un lato di lei che conoscevano solo un paio di persone.

Spike era una di queste. Non ammiccò neanche per la sorpresa. "Un fuggitivo dell’Iniziativa. Qualsiasi cosa gli abbiano fatto… tutti coloro che abbia tramutato in vampiri hanno mantenuto la propria anima. Finalmente sono riuscito a scovarlo e a finire la pazzia dell’ultimo mese."

"E allora hai deciso naturalmente di formare una tua squadra personale?" Buffy esclamò incredula.

Lui abbassò il capo e guardò distrattamente i suoi stivali. "Non avevo intenzione di far niente," confessò impacciato, "ma una volta che mi sono imbattuto in loro e ho scoperto perché non riuscivano ad inserirsi nel mondo demoniaco… non ho potuto far altro che compatirli."

"A me non sembravano così fuori di mente," Buffy contrattaccò amaramente.

Spike ci accigliò, pensando al sensazionale esempio di demenza che doveva esser stato con l’anima, e fissò nervosamente da un’altra parte. "Non avevano alcun posto dove andare," disse leggermente. "Erano intrappolati tra i vari mondi, soli e spaventati e-"

"Oh, dacci un taglio," lei disse arrabbiata, spingendolo di lato. "Non so cosa stavi progettando, ma smettila di provare a fare l’eroe. Non stai prendendo in giro nessuno, lo sai."

"Non sono un eroe," Spike insistette, girandosi e tentando rapidamente di farla fermare. "Sto solo provando a dare una mano, questo è tutto. Pensavo di star facendo la cosa giusta…"

"Non sapresti qual è la cosa giusta neanche se ti arrivasse davanti e ti impalettasse nel cuore," lei replicò.

"Conosco te," lui mormorò così piano che era quasi un bisbiglio.

Buffy si immobilizzò immediatamente e si volse a guardarlo. "No," sibilò. "Non osare dirlo. Non c’è niente tra di noi, e non c’è mai stato. E io non ti toccherò mai, mai più."

E, detto questo, scomparve nella notte.

***

 

Buffy aveva dimenticato quanto facesse scuro presto in questo particolare momento dell’anno. Le strade erano vuote mentre si avvicinava al Bronze, uno strano scopo nella sua mente e nei suoi passi. L’insegna familiare lanciava un bagliore arancio sulla strada davanti al locale, facendo sembrare il vicolo sporco e nauseante. Il buttafuori all’entrata la lasciò entrare senza guardarla due volte. Dopo tutto, l’ingresso era libero di martedì notte.

Si fece largo tra le folle di giovani, tutti schiacciati come sardine, e chiuse gli occhi per un secondo, inalando gli odori familiari e lasciando che il rumore incessante la invadesse completamente.

Aveva così tanti ricordi di questo posto, sia buoni che cattivi… Primi incontri, scoperte di cataclismi, punti di trasformazione…

Per qualche breve istante permise a se stessa di lanciare un’occhiata veloce al balcone rialzato. Quasi come se il tempo stesso le si fosse spogliato davanti, si rivide lì. Più giovane. Più incosciente. E lui dietro di lei, bisbigliandole all’orecchio, tentando disperatamente di farle capire, mostrandole come sarebbero potuti essere meravigliosi insieme…

Scosse la testa e ingoiò una lacrima, ripensando alla sua stupidità di giovinezza. Non si poteva cambiare il passato. Quello che era fatto era fatto.

Ma era appropriato essere qui l’ultimo giorno della sua vita. In questo posto, dove così tanto si era spezzato e altrettanto era nato…

***

 

"Congratulazioni, Rossa," Spike disse con un piccolo sorriso, e quasi arrossendo.

Willow gli rivolse un ampio sorrisetto e poi inaspettatamente lo tirò nell’abbraccio che lei e Dawn stavano condividendo. Il movimento le fece quasi cadere di testa il tradizionale cappello, ma grazie ai suoi straordinari riflessi Spike lo afferrò prima che toccasse terra.

"Ecco," lo appoggiò nuovamente sul suo capo. Non era tecnicamente possibile, ma il viso del vampiro si fece di un rosso luminoso.

"Penso che stia per svenire dall’imbarazzo," Vicky commentò divertita col suo bicchiere di vino in mano.

Willow ridacchiò e gli diede un veloce bacio sulla guancia. "Grazie per essere venuto, Spike," sorrise.

Lui saltellò da un piede all’altro imbarazzato e quasi cadde, e Willow, Vicky e Dawn risero.

"Sei proprio un imbranato," Dawn lo prese in giro, le guance arrossate dalla gioia.

Spike le lanciò una falsa occhiata torva e le mostrò i denti.

La teenager sbadigliò a stento in risposta.

"Uno di questi giorni tirerò fuori uno per uno i loro cuori, e allora vedremo chi non è spaventoso…" Spike mormorò a se stesso.

Solo l’udito potenziato di Vicky le permesse di distinguere le parole. "Ohh, povero bambino," esclamò dolcemente, come ad un neonato. "Vieni qui."

Gli occhi del vampiro erano minacciosi, e un basso ringhio risuonò nella sua gola prima che lui le si avvicinasse nella maniera più minacciosa e da predatore che gli riusciva. "Non ho bisogno della tua dannata comprensione," sibilò, naso a naso con lei.

Lei gli rivolse un sorriso di irritazione a labbra strette e lo spinse verso il bar a prenderle un drink.

"Ehi!" Buffy disse, correndo per interrompere quella che sembrava potesse diventare una scena spiacevole. Non avrebbe permesso in alcun modo che Spike e quell’irritante stronza che insisteva sempre ad uscire con loro rovinasse il party di diploma di Will. "Dateci un taglio. Entrambi."

Spike sollevò un sopracciglio, e Vicky riuscì a fare l’impossibile e a sbuffare in una maniera quasi femminile. Buffy si accigliò al gesto, in parte perché sarebbe piaciuto anche a lei saper sbuffare in quel modo, proprio come la vampiressa.

"Non stavano causando alcun problema," Willow, insistette, andando precipitosamente in difesa dei suoi due amici. "Stavano solo scherzando."

Buffy guardò scetticamente la sua migliore amica ma scrollò le spalle. "Bene," concesse disinteressatamente. "ma se uno di voi causa qualche guaio…"

"Hey, guarda, Buffy," Dawn prese per un braccio la sorella e la trascinò sulla piattaforma di ballo. "Anya è qui. Dovremmo andare a salutarla."

Buffy decise di non protestare.

Gli occhi del demone della vendetta si illuminarono quando vide Dawn, e le due condivisero un abbraccio che era anche troppo iperattivo secondo l’opinione di Buffy. La Cacciatrice fece un passo indietro, ancora non molto a suo agio con Anya da quando era tornata ad essere Anyanka… anche se non faceva più maledizioni.

"Mi sembra passata un’eternità!" Dawn stava esclamando. "Allora dove sei stata?"

Gli occhi di Anya si alzarono verso il cielo. "Giuro che sono appena tornata dalla dimensione più noiosa di tutto l’universo. Fa sembrare persino il Nord Dakota un paradiso di eccitamento e cultura…"

Buffy si estraneò gradualmente dalla conversazione, perché non voleva davvero ascoltare dell’ultimo viaggio inter-dimensionale del demone vendicatore. Lei era costretta a Sunnydale per tutta la vita e lo sapeva. Non c’era alcun bisogno di sentir parlare di luoghi che non poteva visitare… anche se erano noiosi come l’inferno. Era il fatto che non avrebbe mai potuto scoprirlo da sola che provocava al suo cuore una fitta di rimpianto.

"Potrei occuparmene per te," una voce interruppe le sue fantasticherie.

Si girò per vedere che Spike, in qualche modo, era riuscito a sgattaiolarle alle spalle come faceva sempre. Era troppo spaventata per un secondo per realizzare che lui aveva parlato e lo fissò muta prima che un eloquente "Uh?" scappasse dalle sue labbra.

"Controllerei il forte," lui chiarì. "Eviterei che i cattivi aprissero la Bocca dell’Inferno mentre tu faresti una lunga, bella vacanza."

"Come se potessi fidarmi di te per la Bocca dell’Inferno," lei lo schernì.

Il dolore brillò negli occhi del vampiro per un secondo prima che lui lo coprisse con il suo solito ghigno strafottente. "Potrei venire con te allora," la prese in giro. "Chiudere con tutto questo e andare in una di quelle suite da luna di miele in quegli alberghi eleganti…"

Lei si irrigidì. "Non ti porterà alcun bene," disse con voce di ghiaccio. "Pensi che mi innamorerò di te solo perché hai concordato di aiutarmi?"

"No," Spike rispose calmo, accendendo la sigaretta tra le labbra. "Pensavo che tu avessi bisogno di un po’ di tempo solo per te. Forse potresti andare in Inghilterra, vedere l’Osservatore, visitare un po’ l’Europa mentre ci sei…"

"Non hai nessuna idea di cosa ho bisogno," lo informò.

Lui alzò le mani di fronte a se in arresa. "Stavo solo proponendo, luv," insistette. "Non c’è bisogno di torcerti le mutande."

"Ti piacerebbe," lei replicò.

"La verità," lui disse con un astuto sorriso.

"Spike, vattene via," lei continuò stancamente. "Esci dalla mia vita."

Lui si accigliò, pensando profondamente a qualcosa per così tanto che lei cominciò ad innervosirsi.

"Spike?" Tentò alla fine. "Cosa c’è?"

Gli occhi di lui incontrarono quelli di lei, e Buffy ansimò quasi al dolore e la rabbia e il desiderio e l’amore e ogni altra emozione che vide riflesse in quelle bellissime profondità blu.

"Buffy…" cominciò gentilmente, prendendo una mano tra le sue.

Lei era così incantata dai suoi occhi per un momento che non si tirò indietro. Appena lo notò, però, accentuò il gesto con maggiore disgusto.

Sorprendentemente, lui non obiettò. "Buffy," iniziò nuovamente, la sua voce più calma stavolta, come se avesse raggiunto una decisione, "c’è qualcosa di cui devo parlarti."

"Non abbiamo niente di cui parlare, Spike," lei insistette fermamente.

Lui inclinò la testa di lato e la guardò intentamente. "Abbiamo questo," disse finalmente. "Buffy, io ti amo, e tu sai che ti amo…"

"Fermati. Ora," Gli occhi di lei brillavano d’oltraggio. "Ti ho detto che era finita," sibilò. "Non ti amo. Non ti amerò mai. Non mi verrai mai più vicino."

"Per favore, pet," lui alzò una mano per farla tacere. "Ho già sentito questo. Lasciami finire."

"Non c’è niente da finire," Buffy si girò via da lui, ma lui la afferrò con un gesto rude per la spalla, costringendola a voltarsi.

"Perché non vuoi ascoltarmi?" domandò disperato.

"Forse perché niente di quello che esce dalla tua bocca merita di essere ascoltato," lei replicò sarcasticamente.

"Guarda, luv," lui disse, sospirando esasperato. "Fammi parlare solo per un minuto. Solo un minuto, e poi ti lascerò sola."

"Un minuto," Buffy concordò riluttante.

"E non interromperai anche se non ti piace quello che dico?"

"Spike, cosa c’è ora?" sospirò lei irritata.

"Ok, eccolo che va," lui chiuse gli occhi, e prese un profondo respiro non necessario. "Buffy, io ti amo," ricominciò. "Ti ho amato per molto tempo nonostante tutto quello che è successo tra di noi…"

Lei si morse un labbro e non interruppe, solo perché aveva promesso di non farlo.

"So che noi…" lui indietreggiò leggermente. "…diciamo molte cose all’altro che non intendiamo." Alzò un dito prima che la ragazza potesse anche aprire bocca per negare tutto. "Ma, vedi, il punto è… credo di aver trovato qualcun altro."

Ed ora lei sembrava aver perso qualsiasi abilità di parlare. Una strana sensazione di intorpidimento cominciò a spandersi nel suo stomaco sostituendo immediatamente il delizioso calore che la invadeva ogni qual volta lui era vicino.

Lui rise in modo impacciato, guardando ovunque tranne che lei, e così non notò la sua reazione alla notizia. Lei riuscì a stento a tornare in sé in tempo.

"Incredibile, lo so," Spike disse con un sorrisino timido, "e probabilmente hai indovinato di chi si tratta…"

Chi? La mente di Buffy era completamente vacua. Era lei. Era sempre stata lei. Sempre loro due. Chi era riuscita a sostituirla e…?

"Sì, è Vicky," ammise lui. "Divertente, uh? Io che penso ad un vampiro con l’anima dopo aver odiato esserne uno, ma lei è…Beh, molto simile a te, in realtà," disse con un piccolo sorriso. "Sa proprio come toccarmi nel modo sbagliato. E’ come se ogni volta che guardassi nei suoi occhi mi ci vedessi riflesso, sai?"

Buffy riuscì ad annuire in un lento stupore.

"E noi tutti sappiamo come posso essere irritante," lui scherzò leggermente.

In qualche modo, lei riuscì a mostrare un sorriso. Questa era la cosa bella della maschera che si era costruita: funzionava col pilota automatico.

Lui fece una pausa per un momento, insicuro della sua prossima dichiarazione. "Lei-lei mi ha detto di amarmi la scorsa notte," confessò alla fine nervosamente. "e so che anch’io potrei amarla, se solo permettessi a me stesso di farlo…" La guardò aspettando.

"Cosa?" Buffy domandò aspramente, nascondendo in profondità la sensazione crescente dentro di sé.

"Buffy," lui le prese la mano ancora una volta, e stavolta lei non si ribellò. "Devo sapere la verità. Devo sapere se c’è anche la più piccola possibilità per noi. Perché io ti amo ancora, e non ti lascerò per quanto-"

La guancia di lui sembrava essere stata come punta per la forza dello schiaffo.

"Come osi?!" Buffy esclamò, oltraggiata. "Pensavi davvero che ci sarei cascata?! Che mi avresti dato un ultimatum ed improvvisamente ti sarei saltata tra le braccia?!"

"Non è così!" lui insistette. "Volevo solo-"

"Oh, questo è un colpo basso," lei sibilò. "è la cosa più bassa che tu abbia mai fatto, te lo assicuro, dal momento che sei rotolato molte volte nel fango."

"Bene," disse lui con una voce stranamente calma. "Volevo solo sapere se c’era ancora qualcosa tra di noi che meritasse per rinunciare a questo tentativo di felicità."

"Non c’è niente tra di noi," replicò Buffy. " Non c’è mai stato, e mai ci sarà." Una piccola folla si era radunata attorno alla loro piccola discussione, ma a Buffy non importava. "Non mi importa quello che fai purché tu stia lontano da me. Non sei niente per me!" Fece una pausa per riprendere il respiro e aspettò.

E aspettò.

E aspettò.

Non sapeva cosa stesse aspettando, ma di certo che non era il bacio che ricevette. Lui non l’aveva mai baciata così prima. Era solo un leggerissimo sfiorarsi di labbra. Le labbra di lui accarezzarono quelle di lei gentilmente, teneramente, facendovi l’amore. Il corpo di Buffy si sciolse al suo bacio, e inconsciamente strinse con le mani la sua giacca di pelle, provando ad avvicinarlo a sé.

Invece, lui si tirò indietro, una lacrima negli occhi.

Lei si sentì un po’ debole nelle ginocchia all’assenza del suo tocco. Le era sembrato che quel bacio durasse per ore, anche se probabilmente non era stato che un paio di secondi, e già le mancava.

Quella fredda sensazione di intorpidimento la invase nuovamente quando lui si allontanò.

"Addio, Summers," disse lui con strana formalità, e poi era alla porta, Vicky al suo fianco intenta a dargli una pacca affezionata sulla testa quando lui si appoggiò a lei per cercare conforto.

"Hey, Buffy," disse Dawn, afferrandole la mano e scotendola dal suo stupore. "Stai bene?"

Lei annuì distrattamente, fissando ancora il punto dove Spike aveva pronunciato quelle fatidiche parole, il formicolio del bacio ancora sulle sue labbra.

"Che modo per farla finita, Buffster," Xander le diede un abbraccio amichevole, confondendola senza fine. "Finalmente ti sei liberata del Pedinatore Ossigenato."

"Sì," lei riuscì ad esibire un piccolo, falso sorriso. "Sì…"

 

***

 

Buffy evitò il punto dove l’aveva fatta finita con Spike una volta e per tutte. Invece, si ritrasse nell’angolo più scuro sotto le scale. Le memorie di questo posto erano molto più piacevoli.

Aveva realizzato anni più tardi che era su questo che aveva sbagliato. Solo un piccolo calmo chiarimento tra i baci, e avrebbe potuto parlargli di quello che provava e chiedergli di andarci piano, e forse tutto sarebbe andato meglio. Aveva evitato questo punto per anni proprio per questo. E poi aveva capito che avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento. Lui l’aveva perdonata per tutto. Se solo gli avesse parlato una volta…

Aveva provato quella notte dopo che lui le aveva detto addio. Era riuscita a sgattaiolare via da Xander e dal suo orribile comportamento euforico per il fatto che Spike aveva smesso di amarla, ed era corsa immediatamente al nascondiglio del suo Clan. Nessuno era stato nella stanza principale del negozio conveniente ormai abbandonato, e i rumori che echeggiavano dal retro spiegavano chiaramente il perché.

Le lacrime le si formavano negli occhi anche ora quando ricordava di averlo sentito urlare che amava un’altra donna al culmine della passione. Diavolo, era sempre stato un tipo che si innamorava velocemente…

Ma ora non era il momento di indugiare su tali pensieri. Perché qualcuno era appena uscito dall’ombra per salutarla. Qualcuno la cui pelle pallida e i cui vestiti fuori moda di molti decenni tradivano la sua vera identità anche troppo chiaramente.

Buffy alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono…

***

 

Nell’istante in cui gli occhi di Buffy caddero sulla sua schiena, tutto il desiderio che era stato imbottigliato dentro di lei tornò alla superficie con impeto improvviso, tanto intensamente da lasciarla stordita. Questo non era sicuramente qualcosa di buono. Si era aspettava una reazione, certo, ma non aveva pensato di poter sentirsi come se si fossero separati solo ieri.

Quasi come se potesse avvertire il suo sguardo, Spike si volse la guardò, e i loro occhi si incontrarono…

E niente.

Lui le rivolse un cenno del capo in saluto e poi tornò alla conversazione di qualsiasi cosa fosse in cui lui e Vicky erano impegnati al momento.

Non era stato nei suoi occhi.

Il calore. La passione. La nostalgia. Il desiderio. …L’amore. Era tutto scomparso. Solo un amichevole cenno del capo, questo era tutto quello che era rimasto per lui.

Improvvisamente Buffy ebbe la sensazione di star soffocando dal caldo. Le sembrava di poter avere un attacco cardiaco. Si piegò, mettendo le mani sulle ginocchia, e provò disperatamente a respirare e a fare andare via tutte le emozioni dentro di lei.

"Stai bene?" Chiese Xander, preoccupato.

"Qualcosa mi è andato di traverso." Lei nascose velocemente, sorridendogli dolcemente.

"Uh, sì," lui concordò piano, fissando nella direzione di Spike, completamente ignaro dell’affermazione di Buffy. Un leggero cipiglio si dipinse sul suo viso, ma non gli prestò attenzione. Era solo nervoso, e iperattivo. Per nessuna ragione avrebbe fatto due volte lo stesso errore. "Lo sai," scherzò, "porta sfortuna che io ti veda."

"Quale parte di ‘cerimonia informale’ non hai capito?" Buffy lo prese in giro. Doveva ricordarsene. Lei amava Xander. Lui era suo amico. Lo era stato per così tanto. Era come un fratello per lei… No, un marito, presto…

Il prete che avevano assunto gli fece segno che era pronto a iniziare, e un improvviso silenzio cadde nella stanza.

Tutti gli Scoobies – passati e presenti – circondavano il piccolo altare tranne alcune poche eccezioni. Angel si era scusato di non poter venire, dicendo di non essere ancora in grado di affrontare il suo matrimonio. Cordy era rimasta con lui per supporto, nonostante Buffy avesse il sospetto che l’ex cheerleader si fosse tirata indietro per le stesse ragioni. Anya certo era stata sincera ammettendo che non riusciva a sopportare che Xander sposasse qualcun altro. Era davvero abbastanza confortante. Xander aveva pianto senza sosta per due giorni consecutivi.

Ma Spike era venuto. Anche Riley, certo, ma questo non l’aveva impensierita troppo. Dopotutto, era sposato da più di sei anni ormai. Ma Spike

Rimase alle spalle di Buffy per tutta la cerimonia, così che lei non potette vedere la sua faccia. In seguito Willow l’aveva informata che no, non aveva pianto né era sembrato triste. Ma lei lo aveva avvertito per tutto il tempo. Mentre lei e Xander avevano pronunciato le loro promesse. Mentre Xander le scivolava l’anello al dito. Mentre il prete li dichiarava marito e moglie. Lei aveva sentito lui e solo lui. Non aveva registrato neanche il veloce bacio che lei e Xander si erano scambiati, tanto era ansiosa di girarsi e rivederlo.

Naturalmente, i suoi amici si erano messi in mezzo.

Riley le aveva dato un abbraccio veloce, dicendole quanto fosse felice che lei avesse finalmente fatto la ‘scelta giusta’, il che le aveva fatto ricordare perché non era mai riuscita ad innamorarsi di lui. Tutti le scossero la mano e si congratularono, e Buffy era così travolta che non si accorse che Spike era davanti a lei finché lui la prese per le spalle e la tenne ferma.

"Non sono formidabili le congratulazioni?" lui disse leggermente, sorridendole amorevolmente.

Le guance di lei diventarono rosso cremisi alla sensazione delle sue fredde mani sulle sue spalle, rassicurandola e facendo dissolvere il panico che l’aveva colta poco prima. "E’ una giungla qui," rispose con falso entusiasmo.

"Cacciatrice…" cominciò lui gentilmente. "Spero che tu lo trovi. Qualsiasi cosa tu stia cercando, felicità o normalità o quello che è…"

"Ce l’ho," insistette Buffy un po’ troppo velocemente, un nodo in gola.

Spike si accigliò leggermente quando guardò nei suoi occhi, ma l’onda inesorabile finì per allontanarlo da lei.

In qualche modo, lei e Xander arrivarono alla sua auto e poi a casa. La porta si chiuse dietro di loro con un tono di finalità, provocando a Buffy un sussulto e una preghiera silenziosa che quando si fosse girata, avrebbe trovato un vampiro biondo ossigenato davanti a lei. Non ebbe fortuna.

Quella notte Buffy e Xander fecero sesso per la prima volta. Lei urlò il nome di Spike, lui quello di Anya. Lo fecero soltanto altre quattro volte, lasciando poi che il loro ‘matrimonio’ si dissolvesse di nuovo in semplice amicizia.

***

 

"Come mai una piccola cosa carina come te si nasconde nell’oscurità?" il vampiro disse con un sorrisetto seduttivo.

Almeno, la maggior parte delle ragazze lo avrebbe considerato seduttivo. Buffy non poteva far altro che confrontarlo a quello di Spike e concordare che non era altro che un sostituto economico.

"Mi piace l’oscurità," replicò lei sorridendo timidamente, giocando la sua parte nonostante tutte le sue numerose osservazioni urlassero ‘non Spike!’

"Il mio tipo di ragazza," lui le rivolse un sorriso anche più ampio, piegandosi più vicino. "Ti piace anche ballare?"

Lei annuì e prese la mano che le si era offerta. Almeno questo vampiro aveva un po’ di stile, al contrario di quelli che aveva affrontato come Cacciatrice

 

***

 

Cinque volte.

E ogni volta stava pensando a Spike.

Non sarebbe dovuto essere abbastanza per restare incinta.

Non aveva ancora scoperto, naturalmente, quando i suoi poteri si erano dissolti. Era stata incinta solo di tre settimane quando Giles aveva scovato uno Straniero da consultare riguardo la sua improvvisa e allarmante mancanza di forza da Cacciatrice.

Esattamente come tutti gli altri esseri collegati in qualche modo ai Poteri Che Sono, lo Straniero viveva in una grotta scura in un oscuro posto misterioso in mezzo al niente. In questo caso era la baia di New Orleans. Era la prima volta che Buffy avesse mai lasciato la California.

Lo Straniero in sé e per sé era un basso, paffuto, amichevole… beh, non si poteva dire uomo dal momento che non pensava fosse umano, ma poteva passare come tale per la gentilezza che mostrava. L’aveva riempita del più pieno – e primo – jambalaya che avesse mai assaggiato, prima di parlare di affari.

Dopo, si erano seduti intorno ad un piccolo fuoco nel retro della sua casa, e lui aveva fumato pigramente una pipa lunga e stretta, prendendosi tutto il tempo del mondo. Buffy guardava gli anelli di fumo curvarsi verso il cielo, e l’immagine non poteva che ricordarle di una notte, poco dopo era tornata dal Paradiso, quando Spike l’aveva tenuta impegnata tutto il pomeriggio dimostrando le sue scarse abilità nel fumare anelli di fumo. Lui aveva riso, e risposto che probabilmente 120 anni di pratica non erano abbastanza.

"Cosa vuoi, figlia?" Lo Straniero parlò finalmente, guardandola con saggi occhi anziani che avevano dimenticato più di quello che la maggior parte dei mortali – e anche degli immortali – avrebbero mai saputo.

"I-io sono la Cacciatrice," iniziò Buffy esitante.

Lui annuì per farle capire che lo sapeva già e le fece segno di andare avanti.

Lei prese un profondo respiro e finalmente tirò fuori tutto. "Ho perso i miei poteri," ammise nervosa.

Lui continuò a guardarla e annuì.

"Ne ho bisogno!" la ragazza confessò improvvisamente, facendosi sommergere dalla preoccupazione. "Non so che cosa ci sia di sbagliato. Sono malata, o sono solo cresciuta troppo, o cosa?"

Lui aggrottò la fronte leggermente. "Hai scelto di immergerla." Disse finalmente con un po’ di confusione nella voce.

Buffy lo fissò in modo vacuo. "Uh?" riuscì finalmente a mormorare.

"La Cacciatrice," lui chiarì. "Le hai girato le spalle. E’ normale che tu abbia perso la tua forza insieme a lei."

"Cosa?" chiese Buffy. "Come?"

"Certo che non lo sapevi," lo shamano disse colpendosi la fronte. "Nessuna Cacciatrice ha raggiunto l’immortalità per trecento anni. Me ne sarei ricordato," le disse, sorridendole per scusarsi.

"Cosa?" Buffy era più disorientata che mai. "Immortalità?"

Lui annuì. "Sei arrivata al cambiamento. Ho ragione a pensare che non avevi un compagno che ti aiutasse?"

"I-io ho un marito," disse Buffy nervosa. "ma non sappiamo di alcun cambiamento."

"Un marito?" Lo Straniero sollevò i sopraccigli. "Un umano? Beh, sì, questo spiega tutto, credo. Alla Cacciatrice non è piaciuto questo. Lei sarebbe andata a cercare qualcuno di più consono da Scegliere."

"’Più consono’?" domandò Buffy incredula.

"Qualcuno che costituisse un vero compagno," lui chiarì. "Avrai sicuramente notato a un certo punto che umani e Cacciatrici non erano… ehm… compatibili? Non sono destinati ad essere compagni."

Lei arrossì, senza voler ammettere la verità di quell’affermazione. "Ma io sono umana," protestò.

"Non è interamente vero," la informò lo shamano. "In superficie, forse, ma in profondità… Non sei mai stata onestamente attratta da loro?"

Buffy non doveva neanche chiedere a chi si riferisse con quel ‘loro’. Immagini della breve accecante passione che aveva provato con Spike le tornarono alla mente, come anche un paio di scene con Angel. "I vampiri ti eccitano." Aveva ignorato le parole di Spike quella loro prima mattina insieme, naturalmente. Era disgustoso. Sporco. Sbagliato.

"E’ sbagliato," bisbigliò in tono di sfida.

Lo Straniero reclinò indietro la testa e rise. "Sbagliato?" disse tra le lacrime di divertimento. "Perché, voi eravate fatti l’uno per l’altro – una piccola parte di luce e una piccola parte di oscurità. Tu porti fuori la luce, loro l’oscurità, e insieme trovate il necessario Equilibrio…"

Il resto del viaggio era trascorso come coperto da un velo. Per tutto il tempo lo stesso pensiero si ripeteva ancora e ancora nella sua mente. Non era sbagliato. Era giusto. Spike e io eravamo fatti per stare insieme. Giles aveva torto. Gli Osservatori avevano torto. Xander aveva torto. Nessuno di loro conosceva la vera origine della Cacciatrice. Spike e io eravamo fatti per stare insieme. Spike e io eravamo fatti per stare insieme…

Quando tornò indietro raccontò a Xander quello che era successo. Con sua meraviglia, lui non ne fu così sorpreso. I suoi poteri da Cacciatrice non tornarono mai. E la settimana dopo si rese conto che era molto tempo che non le era venuto il ciclo…

***

 

Buffy sospirò contenta mentre le fredde braccia del vampiro rimpiazzo la avvolgevano intorno alla vita, dondolando il proprio corpo contro il suo, seguendo lentamente il ritmo. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla e quasi – quasi – poteva immaginare che era Spike a tenerla in un modo in cui lei non gli aveva mai concesso di tenerla.

Pigramente aprì gli occhi e – dopo un po’ di ricerca – trovò la cicatrice sul collo da cui era stato trasformato. La baciò gentilmente, e lui si scosse sorpreso, guardandola confuso.

"So cosa sei," bisbigliò lei leggermente, riposando di nuovo la testa sulla sua spalla.

Lui ci accigliò, giovane, senza inesperienza e ovviamente molto confuso. "Lo sai?" disse finalmente incredulo. "Allora perché-?"

"Shh," mormorò lei. "Balla…"

***

 

Si lasciò cadere sul doppio letto in mezzo alla stanza rispetto a quello di Xander, e lui dovette solo darle un’occhiata per sapere che le loro peggiori paure si erano rivelate vere.

Rimasero sdraiati così per un po’, e la stanza tra di loro sembrava una grande distesa senza fine in quel momento. Buffy non poteva che ridere. Era proprio come quei vecchi show della televisione dove mostravano la coppia sposata dormire in due letti separati. Questo era quello che aveva: una perfetta relazione da tv. Certo, alla casa mancava lo steccato richiesto, e i 2.5 bambini non si erano ancora materializzati – e non l’avrebbero mai fatto probabilmente perché lei e Xander non si sarebbero mai più toccati – ma eccola qui, a vivere il sogno.

Allora perché stava piangendo tutto all’improvviso?

"Buffy," Xander disse gentilmente.

Lei si girò per guardarlo, i suoi occhi ancora rossi e gonfi.

"Cosa faremo?" lui sospirò.

"Non posso avere un aborto," disse lei fermamente. "Proprio non posso."

Lui annuì concordando. "Adozione?" suggerì.

"Non lo so," lei sospirò in modo irregolare.

"Quello-Lui, lei non merita questo," puntualizzò lui. "Quello che abbiamo."

"Lasciami pensarci," richiese Buffy.

Lui annuì e non riuscì a fermarsi dal ridere falsamente. "Il Bambino del Perso Amore," scherzò.

Lei gli girò le spalle, dovendo ancora accettare di avere unamore perso’.

"Mi sono imbattuto in Jonathan ieri," iniziò di nuovo Xander in tono di conversazione.

Buffy tornò a guardarlo, di nuovo curiosa per quello che stava dicendo. "Sta ancora con quella tizia a San Francisco?"

"Già," Xander annuì. Fece una pausa per un momento. "Ha visto Anya proprio una settimana fa."

"Oh?"

"Ha questa cosa con un Demone Custode lontano due dimensioni."

"Oh."

"Sì."

"Spike ha fatto di Vicky la sua compagna," Buffy confessò, unendosi alla festa del rimpianto.

"Quando?"

"Proprio prima del nostro matrimonio."

"Non ha detto niente."

"No," Buffy sospirò. "Dawn lo sapeva, comunque. Me lo ha detto solo quando le ho chiesto come stavano andando le cose tra i due."

"E’ ancora arrabbiata?"

"In parte. Ha detto che era contenta che almeno uno di noi fosse uscito dall’auto tortura e avesse trovato la felicità…"

"Ouch."

"Sì."

***

 

"Andiamo", disse lei finalmente, prendendo la mano del vampiro ‘facile ed economico’ e portandolo via dalla piattaforma da ballo e fuori nella notte.

Lui sembrava confuso e leggermente preoccupato ora. Questa non era definitivamente una caccia normale. "Cosa-?" iniziò ma poi le lo spinse contro una parete di mattoni all’esterno.

Buffy lo fece tacere, baciandolo selvaggiamente. Fortunatamente, lui capì presto cosa fare. Afferrò i suoi fianchi con mani forti e li girò in modo che era lei quella inchiodata alla parete. La sua lingua si immerse nella bocca di lei, fredda e selvaggia…

Buffy chiuse gli occhi e passò le dita tra i suoi capelli, trasformando nella sua mente i riccioli color ebano in biondo platino. Gemette nella sua bocca e si strofinò contro di lui in tutti i posti giusti.

Lui sibilò in risposta, e lei prese l’opportunità per respirare.

"Spike…" ansimò lei con voce rauca, occhi ancora chiusi, rifiutandosi di infrangere l’illusione.

"Uh?" Il vampiro giocattolo apparentemente era ancora più stupido di quello che era all’inizio sembrato.

"Taci e stai al gioco," Buffy lo informò aspramente, "e avrai quello che vuoi…"

***

 

"Sono demoni," disse Xander amaramente, portando la bottiglia alle labbra e prendendone un sorso profondo.

"Sono cattivi," Buffy concordò piano. "Non sono in grado di sentire, di amare, non meritano… Oh Dio!" Irruppe di nuovo in lacrime.

Xander sospirò. "Anya non ha ucciso una singola persona da quando ha riavuto i suoi poteri," commentò finalmente. "Lo sapevi? Hallie dice che sta risolvendo i casini creati da altri demoni della vendetta. Se qualcosa, sta aiutando la gente…"

"H-ho sempre pensato che la sola ragione per cui era buono fosse per impressionarmi," Buffy bisbigliò, ritratta in se stessa sul divano. "E poi lui va e si fa togliere il chip e continua a cacciare demoni? Non è giusto," insistette. "Se era buono, avrebbe dovuto esserci un’etichetta o qualcosa del genere, così avrei saputo che era a posto."

"Forse hanno tutti un po’ di bene dentro di loro," Xander disse sobriamente prima di prendere un altro sorso, "e noi eravamo soltanto troppo stupidi per vederlo."

"Siamo senza cuore," lei sospirò.

"Cattivi," concordò lui.

"Dovrebbero chiamare noi ‘demoni’…"

***

 

"Non ancora," Buffy tirò via dalla sua gola la bocca del vampiro senza nome.

I suoi occhi diventarono gialli per un momento per la rabbia, ma lei lo tirò a sé velocemente per un altro bacio, i suoi occhi chiusi una volta di più, assaporando il più leggero tremolio del fuoco che si accese nel suo stomaco alla sensazione delle fredde labbra contro le sue.

Non aveva molto più tempo. Lui stava diventando impaziente. Se fosse stato il vero Spike, avrebbe già perso la pazienza… O forse no. Questa era una cosa per cui Spike era sempre stato capace di aspettare. Lei. Una volta le aveva detto che lei lo meritava.

"Ok," disse Buffy quando si tirò indietro per respirare ancora una volta, "Va’ avanti." E liberò la gola per lui…

***

 

Aveva avuto un aborto naturale.

Non era stato intenzionale, e aveva pianto pazzamente per settimane dopo, ma forse era stata una benedizione mascherata in tragedia.

Lei e Xander si stavano vedendo sempre di meno da allora. Non stavano più vivendo insieme. Si erano separati ufficialmente. Erano solo amici.

Proprio come sarebbe dovuto essere.

La casa in periferia con lo steccato bianco le stava scivolando tra le dita, e lei non era mai stata così felice di qualcosa nella sua vita.

Era stato così… normale. Noioso.

E poi una notte era finalmente scivolata in quello che le mancava più di tutto.

Era seduta ad un tavolo in un angolo scuro del Bronze, ascoltando musica depressiva e in generale compatendosi. E poi… lui era stato lì.

Scivolò nel posto di fronte a lei, con un sorriso tentante sul viso e iniziò a flirtare con lei.

Lei aveva saputo istantaneamente che cos’era. Non aveva i suoi sensi da Cacciatrice da quasi un anno, ma sembrava avere ancora l’abilità di riconoscere i vampiri.

E, sorprendentemente, era bello flirtare con lui…

Questo era quello di cui aveva bisogno, quello che voleva…

***

 

Urlò per il dolore quando le zanne di lui penetrarono la sua gola, doppie punture di ago. Il dolore comunque si dissolse lentamente mentre lui cominciò a bere la forza della sua vita. Le sensazioni crebbero dentro di lei, alzandosi alla superficie, facendola sentire viva e forte ancora una volta.

Un’onda accecante di piacere la sommerse, e strinse il suo corpo al suo, godendo della sensazione dei freddi muscoli freddi sotto le sue mani.

E poi successe.

Iniziarono ad emergere. Le menti si fusero. Esperienze, desideri, vite si mescolavano in uno.

E lei si accorse dolorosamente che questo non era l’essere con cui voleva unirsi completamente. Era solo un’imitazione, e lei non poteva fingere più a lungo.

Lui si tirò indietro per la sorpresa proprio mentre il paletto penetrò il suo cuore, dissolvendosi in uno scioccato cumulo di polvere.

Buffy trasalì, sentendo il segno fresco del morso sulla sua gola. Era sul lato destro. Bene. Tutti i suoi marchi erano stati sul quel lato. Ma Spike era un altro discorso; lui sarebbe venuto a sinistra, e lei voleva quello spazio libero per lui…

Cosa? Si rimproverò. La sua possibilità era andata. Non avrebbe mai sperimentato le vere altezze di dolore/piacere a cui lui poteva portarla.

L’aveva voluto solo una notte, lui, la loro prima notte insieme. Aveva voluto completare la loro unione, renderli uno solo. Al momento, lei era riuscita a dire qualcosa come ‘non ora; forse più tardi’ e lui non l’aveva fatto. Dopotutto, pensava che avrebbero avuto tutto il tempo nel mondo, e lei glielo aveva lasciato credere, solo per quella prima notte…

Ma di nuovo, se non poteva avere il marchio di Spike lì, non ne avrebbe avuto nessuno.

Con un sospiro, guardò la polvere davanti a lei e scivolò di nuovo il paletto in tasca. Dopotutto sembrava che stanotte non sarebbe stata quella in cui sarebbe morta.

Oh beh.

Forse la prossima volta.

***

 

"Buffy, devi smettere di far questo," la supplicò Xander, mentre la sua mano afferrava stretto le sue spalle e il ragazzo fissava con orrore i segni dei morsi sulla sua gola.

"Perché?" chiese lei amaramente. "Questo è il modo in cui avrei dovuto morire. Perché disturbarsi a cambiarlo?"

"Non vuoi lasciare che ti facciano questo," insistette lui.

"Sì, lo voglio!" urlò lei, tirandosi via da lui.

"No, non lo vuoi," rispose Xander tristemente. "Tu vuoi lui."

"Questo non sarebbe mai dovuto succedere," ribatté lei. "Non avrei dovuto essere così fredda con lui. Avrei dovuto…"

"Quello che è fatto è fatto," Xander affermò la chiara, semplice verità.

"Ma lui mi manca così tanto," disse lei, mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance…

***

 

Buffy ritornò a casa sua con la mente e il corpo intorpiditi.

Xander si alzò di scatto dal divano dove stava tentando miseramente di dormire quando sentì la porta sbattere, e respirò un sospiro di sollevo quando vide che stava bene.

"Non stanotte?" si avventurò a chiedere.

"No. Vai a casa, Xander," lo rassicurò lei. "Sto bene."

"No, Buffy," disse lui con un leggero cipiglio. "No, non stai bene…"

Ancora, se ne andò senza proteste.

Buffy salì gli scalini uno alla volta, arrivando lentamente al letto in cui non lo aveva mai lasciato entrare. Si raggomitolò sul materasso, appoggiando il cuscino accanto a lei così che somigliava ad un corpo freddo e ci riposò contro.

Si sdraiò lì, fissando in modo vacuo la parete per un po’ di tempo.

Poi, così a bassa voce che anche lei stentò a sentirlo, quattro parole scapparono dalle sue labbra per la prima volta:

"Io ti amo, Spike."

FINE