Devo uscire da qui.
Dopo che la frase risuonò ancora una volta nella sua testa, Buffy
decise che
era tempo di far qualcosa. Discretamente, divincolò il braccio da
quello di
Liam, che non se ne accorse neanche. Era troppo impegnato a parlare
con i
Vanderbilt. Anche al suo party di fidanzamento il suo opportunismo
aveva
avuto il sopravvento. L'aveva ignorata gran parte della serata.
Buffy notò sua madre poco distante, sempre sorridente con i suoi
ospiti.
Questo era il suo momento di fama. Stava dando la sua unica figlia
in sposa
a Liam Fielding, erede dell'impero Fielding. La fetta maggiore della
società
di Chicago era alla residenza Summers quella sera. Anche i
Vanderbilt, che
avevano viaggiato da New York per partecipare alla piccola riunione.
Sarebbe
stato molto intimo, aveva deciso Joyce Summers. 200 ospiti a stento,
solo la
famiglia e gli amici vicini.
Così eccola lì, a festeggiare il suo fidanzamento - il giorno di San
Valentino, non di meno - con un uomo che neanche le piaceva. Ma i
suoi
genitori avevano deciso che lo avrebbe sposato. E lei non aveva mai
disobbedito ai suoi genitori. Era sempre stata una brava ragazza.
Dio, era così stanca di questo.
La giovane donna raggiunse sua madre. Glielo dirò. Le dirò che non
posso
sposare Liam. Glielo dirò ora.
Joyce la accolse con un grande sorriso. "Dolcezza, sembri pallida.
C'è
qualcosa che non va?"
"Io..." Le parole le si bloccarono in gola. Dillo! Ma vent'anni di
eccellente educazione non potevano essere cancellati così solo
perché aveva
avuto un momento di ribellione. "No, sto bene. Dov'è papà?"
Codarda.
"In terrazza, penso. Hai bisogno di lui?"
"Uh, no. Ho un. leggero mal di testa. Andrò a sdraiarmi per un
minuto.
Potresti scusarmi?"
"Ma certo cara." Disse Joyce, accarezzando leggermente la guancia di
Buffy,
prima di rivolgere la sua attenzione ai suoi amici.
Buffy trovò suo padre Hank in terrazza, a bere whisky. Buffy assunse
una
faccia disgustata. Era abbastanza certa che quello era il tipo di
whisky
adulterato che era venduto illegalmente da quando era stato
dichiarato il
divieto dieci anni prima. E sapeva molto bene che suo padre era
implicato
con persone discutibili, forse persone anche del Mob. Lasciò il
ricevimento
e camminò verso l'ingresso. Riuscì a scorgere il suo riflesso
nell'enorme
specchio appeso lì. Il riflesso di un codardo. Indossava un vestito
dritto
di uno scintillante rosa. I suoi capelli biondi erano legati e
arricciati
secondo la moda. Ma i suoi occhi verdi riflettevano paura, e il suo
viso era
spettralmente pallido. Com'era possibile che Joyce non avesse notato
la
confusione e il terrore negli occhi di sua figlia?
Su impulso, Buffy aprì la grande porta ed uscì, lasciandosi ingoiare
dalla
fredda notte. Scese i gradini prima di fermarsi, disorientata. Dove
andare?
A sinistra o destra? Non era mai uscita da sola. Se voleva, prendeva
la
Studebaker di suo padre, e lo chauffeur la portava dove voleva
andare.
Ma stanotte, non sapeva dove andare.
Voleva solo andare via, il più lontano possibile.
Notò un taxi parcheggiato un po' più giù alla strada. Vi corse
incontro ed
entrò senza un secondo pensiero. I suoi occhi verdi ne incontrarono
un paio
blu nello specchietto retrovisore. L'autista, un giovane uomo sui
vent'anni,
le sorrise.
"Hey signorina! Dove vuole andare?"
Buffy lo osservò per un secondo. E' meraviglioso, pensò
distrattamente,
prima di dire, "Non lo so. Guidi, e le farò sapere quando voglio
fermarmi."
"Va bene"
Spike Fitzimmons guardò discretamente il suo passeggero. Molto
carina,
pensò. Molto ricca. E molto infelice. Aveva avuto la sua buona parte
di
persone a pezzi nel suo taxi, ma questa sembrava trasportare la
miseria del
mondo sulle sue giovani spalle.
Guidò per un po' casualmente, prima di chiedere, "Io sono Spike.
Qual è il
suo nome?"
"Non è interessante."
Ouch. Pareva che la ragazza non avesse voglia di parlare. Tuttavia,
lui
riprese la conversazione. "L'intera città sta partecipando al party
di
fidanzamento della signorina Qual-È-Il-Suo-Nome stanotte. Li
conosce?"
"Può dirlo, sì."
"Oh. è parte della famiglia?"
Lei sospirò. "Sono lei."
Spike si accigliò. "Lei chi?"
"La signorina Qual-È-Il-Suo-Nome. O, per farla breve, Buffy Summers."
"Oops. Mi scusi." Ma non sembrava davvero dispiaciuto, e le sorrise
e le
ammiccò tramite lo specchietto. "Come fidanzata, non dovrebbe essere
alla
festa ad intrattenere i suoi ospiti?"
Dato che non vi fu alcuna risposta, lui si girò. La ragazza stava
piangendo
in silenzio. Porca miseria, pensò, cercando nella tasca il suo
fazzoletto.
"Hey, signorina, stavo scherzando. Non c'è bisogno di piangere così.
Che c'
è?"
Lei stava ancora singhiozzando e lui le porse il fazzoletto. "È
solo. veda,
io non lo amo."
"Cosa? Il mio fazzoletto? Ma è l'unico che ho." Disse, prendendola
in giro,
sperando di vederla sorridere di nuovo. Quando sorrideva era davvero
bella.
Lei iniziò a ridere e un ampio ghigno si disegnò sulle labbra di
lui.
"No, sto parlando del mio fidanzato. Non lo amo."
"Beh, allora rompi con lui e basta."
"Questo è più facile a dirsi che a farsi. Mia madre probabilmente
avrebbe un
attacco cardiaco o qualcosa del genere."
"Ne verrebbe a capo."
"Ho provato a parlarle stanotte. ma non ho osato. Non potevo." Fissò
il
fazzoletto che stava stringendo. "Non so cosa fare. ma se non faccio
niente,
la mia vita è rovinata. Oh Dio!" esclamò improvvisamente, portando
una mano
alla bocca, guardando verso il finestrino. Spike si volse nella
stessa
direzione, aspettandosi un'orda di gangsters pesantemente armati, ma
non
vide niente.
"Cosa?"
"Me ne sono andata senza denaro. Non posso pagarti!"
Lui rise ad alta voce. "E' di questo che sei preoccupata? Nessun
problema.
Il mio dovere è comunque finito per oggi. Devo riportarti a casa?"
"Beh sì. credo."
Il suo entusiasmo lo fece sorridere. Non sapeva se lo avrebbe
rimpianto, ma.
che diavolo. "Ascolta. Dopo il lavoro suono in una piccola band jazz
in un
club qui vicino. Ci sto andando ora. Vuoi unirti a me?"
Lei non esitò. "Lo amerei."
Dato che il sorriso era tornato sul suo volto, lui pensò che ne
valeva la
pena. Ad un certo punto stanotte, avrebbe dovuto ricordare che lei
era una
ricca ragazza dell'alta società, e lui solo un povero autista
inglese
lontano da casa. solo non ora. "Una ragazza carina come te non
dovrebbe
piangere." Disse, e fu contento di vederla arrossire.
Un paio di minuti più tardi, parcheggiò in una strada scura. "So che
non è
molto elegante," si scusò. "E' anche frequentato da cattiva gente.
Vedi la
piccola finestra con la luce accesa lì? E' un negozio clandestino di
alcolici. Proliferano qui intorno. Resta accanto a me, okay?"
Lei era contentissima di obbedire, scivolando la sua piccola mano in
quella
di lui. Si fidava completamente. E quando lo guardava, sentiva il
suo
stomaco contorcersi stranamente. In un modo molto buono.
"Forza. Stai per ascoltare un po' di buona musica!"
Spike bussò alla porta e mormorò quella che sembrava essere una
password. La
porta si aprì e un buttafuori alto e largo li fece passare in un
lungo
corridoio. Sorrise a Spike.
"Hey Spike. Ti stavano aspettando."
"Ciao Jim. Questa è Buffy."
"Piacere di conoscerla, signorina."
Lei ricambiò timidamente il sorriso. Spike la trascinò alla fine del
corridoio, dove aprì una seconda porta, che dava sul club.
La stanza era incredibilmente piena di fumo. I tavoli erano raccolti
qui e
lì intorno ad una pista da ballo e un palco dove suonava la band. Il
posto
era affollato. I clienti bevevano, giocavano a carte, flirtavano, e
apparentemente si stavano divertendo molto. Spalancando gli occhi,
Buffy non
poté che confrontarlo con la rigida atmosfera del suo party di
fidanzamento.
Si volse verso Spike. "Credo che mi piacerà questo posto."
Lui le sorrise. "E non hai ancora visto niente."
La portò a un piccolo tavolo vicino al palco e le ordinò da bere.
Gli altri
impiegati e alcuni clienti lo stavano salutando con calore. Sembrava
essere
molto apprezzato. E anche Buffy stava iniziando ad apprezzarlo.
Spike le mostrò una bellissima donna di colore vestita di rosso.
"Questa è
Billie, la nostra cantante. Ha una voce incredibile. Ascolta, ok?"
Prese il suo posto dietro il pianoforte e prese a cantare con la
band. La
folla stava ora rivolgendo la sua attenzione al palco, e quando le
luci
furono dirette su Billie, ci furono fischi e applausi. Il gruppo si
fermò
per un minuto e poi Spike iniziò un assolo al pianoforte. Si alzò la
voce di
Billie.
"Il solo pensiero di te. E dimentico di fare. Quelle piccole cose
ordinarie.
Che tutti dovrebbero fare. Sto vivendo in una specie di sogno ad
occhi
aperti. Sono felice come una regina. E' solo il pensiero di te, il
solo
pensiero di te amore mio."
Ci fu un religioso silenzio nel club fino all'ultima nota. Buffy era
trasportata via dalla musica e dalla voce di Billie. Ora era
abbastanza
sicura che ci fosse qualche angelo guardiano a sorvegliarla, che le
aveva
reso possibile incontrare Spike e venire qui in quella che sarebbe
stata la
notte più sgradevole della sua vita. Si accorse che Spike la
guardava, e con
audacia, soffiò un bacio verso di lui.
La band suonò un altro paio di canzoni. Dopo, Spike andò a sedersi
con
Buffy.
"Allora?" chiese in attesa.
"E' stato meraviglioso! Billie ha una voce straordinaria. E tu sei
un
eccellente pianista", aggiunse lei, arrossendo.
Gli occhi di lei stavano scintillando e il suo viso aveva ripreso un
bel
colore. Non aveva più niente a che fare con la ragazza che si era
arrampicata nel suo taxi un paio di ore prima. Il che gli ricordò.
"Forse dovrei portarti a casa ora," disse riluttante.
Un'ombra attraversò il suo viso. "Sì, suppongo di sì"
Lui intrecciò le loro mani mentre restarono così per un momento,
guardandosi
e sorridendo. Poi Spike si alzò. "Andiamo allora." Disse un po'
brutalmente.
Non c'era bisogno di diventare troppo coinvolti. Ciò che stava
provando lo
spaventava già largamente.
Raggiunsero l'uscita, e salutarono Jim. "Notte, Spike. Stai attento.
C'è un
po' troppo traffico per i miei gusti qui stanotte."
"Ok, grazie. Ci vediamo domani."
Stavano entrambi camminando verso il taxi. Proprio mentre Spike
apriva la
portiera, i fari di due auto apparvero nella notte.
"Abbassati!" Spike urlò, ed entrambi si inginocchiarono, mentre il
corpo di
Spike proteggeva quello di lei.
L'auto, una grande Packard nera, si fermò di fronte al negozio
clandestino
di alcolici. Shockata, Buffy vide quattro uomini armati uscire dal
veicolo
ed entrare nell'edificio. Ci furono grida, un'esplosione di spari, e
urla.
Solo un paio di minuti più tardi, i quattro uomini erano fuori,
nella
Packard e già pronti ad andarsene.
Il silenzio ricadde sulla strada. Come se non fosse successo niente.
"Stai bene?" chiese Spike, aiutando Buffy a rialzarsi.
Terrificata, Buffy annuì lentamente. Spike la aiutò a sedersi
nell'auto.
"Meglio non rimanere qui intorno," mormorò lui. Si tirò via dalla
curva e
guidò nelle strade di Chicago prima di dire "Un piccolo regolamento
di conti
tra gangs. Non avranno un buon ricordo del giorno di San Valentino!"
"I tizi nella Packard. erano la mafia, giusto? Erano travestiti da
poliziotti, ma erano quelli del Mob."
Lui le rivolse uno sguardo sorpreso. "Com'è che una ragazza dolce e
carina
come te sa del Mob?"
"Ne ho letto. E temo che mio padre, beh, abbia 'quegli' amici. Lo
sai, non
sono stupida."
"Ne sono al corrente, sì," sorrise lui. "E hai ragione. Sono
abbastanza
sicuro che Al Capone era tra loro."
"Non dovremmo dirlo alla polizia? Beh, quella vera?"
Spike rise. "La polizia? Sono corrotti come il resto di loro,
credimi. Ma ho
sentito qualcosa riguardo un piccolo gruppo di poliziotti guidati da
un uomo
chiamato Ness." Scrollò le spalle. "Non so se comunque saranno in
grado di
fare qualcosa."
Improvvisamente fermò l'auto - erano di fronte a casa di lei.
"Siamo arrivati signorina. Mi auguro che la sua notte sia stata
interessante." Disse lui, sorridente.
"Interessante è una parola troppo debole. Ma so che è stata la
migliore in
un tempo molto, molto lungo." Appoggiò una mano sul suo braccio.
"Grazie,
Spike."
Lui scrollò le spalle di nuovo, imbarazzato. "Non ho fatto molto."
Forza,
chiedile di uscire di nuovo! Disse una piccola voce. La ignorò. A
cosa
sarebbe servito?
"Hai fatto più di quello che pensi." Lei lo guardò per un momento,
quasi
aspettando che lui dicesse qualcosa. Poi si piegò verso di lui e gli
diede
un leggero bacio sulle labbra.
Stava morendo dalla voglia di chiedergli se potevano rivedersi. Ma
la
timidezza, e quella dannata educazione, le fece tenere la lingua
legata.
Lasciò l'auto e corse a casa. Entrò e chiuse la porta dietro di lei
con un
ultimo gesto della mano.
Solo allora Spike avviò l'auto, con l'odore del suo profumo e la
morbidezza
delle sue labbra a marchiare la sua memoria per quello che
probabilmente
sarebbe stato un lungo tempo.
§§§§§§§§§§
Il massacro che ebbe luogo nel negozio di Bugs Moran la notte del
giorno di
San Valentino era sulla prima pagina di ogni giornale il giorno
dopo.
Comunque, passò quasi inosservato alla residenza Summers, perché la
sola
figlia della famiglia aveva improvvisamente dichiarato che stava
rompendo il
suo fidanzamento e che voleva la sua libertà.
"Ma come vivrai?" piagnucolò sua madre, terrificata dall'improvvisa
e
inaspettata ribellione della figlia.
"Lavorerò. Troverò qualcosa. Ho messo da parte un po' di denaro.
Cercherò un
posto dove vivere. Ho bisogno di farlo, madre."
"Mio Dio! E se capiti in uno di quei posti infestati dai gangsters?"
"Non saranno peggiori di quelli che sono venuti qui a visitare Papà
negli
ultimi anni," replicò Buffy con nonchalance. La faccia di suo padre
si tinse
di una bella tonalità di verde, e non osò contestare la decisione di
sua
figlia. Concordò anche di aiutarla a cercare un buon appartamento.
§§§§§§§§§§
Assentemente, Spike suonava il pianoforte. Come ogni notte, il club
era
pieno. Ma non era più dell'umore giusto. Non avrebbe mai dovuto
portarla
qui. Ora sembrava vuoto e senza alcun interesse. E pensare che la
musica era
la sua passione. Ma questo era prima.
Eddie, il barista, si avvicinò a lui. "Spike, c'è un cliente che
vuole che
tu suoni questo."
Spike prese il piccolo pezzo di carta e lo lesse. In una scrittura
molto
elegante era scritto 'Il Solo Pensiero Di Te'. Il suo cuore perse un
battito. "Chi lo ha chiesto?"
"La bionda carina da quella parte. Non è quella che hai portato qui
l'altra
notte?"
Spike seguì il dito di Eddie e incontrò gli occhi verdi che non
riusciva a
dimenticare. Lei sorrise timida. Sembrava un po' a disagio, come se
non
fosse sicura che fosse una buona idea.
"Dille che lo suoneremo proprio ora. E che lo dedico a lei."
Eddie tornò da Buffy e ripeté le sue parole. Lei arrossì e un ampio
sorriso
si disegnò sulle sue labbra.
Quando il gruppo finì, Spike andò immediatamente al suo tavolo. "Hey."
"Hey."
"Sei venuta." Non poteva nascondere quanto era contento. Diavolo,
non voleva
nasconderlo.
Lei annuì. "Ho rotto con Liam. E sto lasciando casa. Ho intenzione
di vivere
da sola. Probabilmente è pazzo, ma non mi è mai sembrato più
giusto."
Lui prese la sua mano e le diede un bacio sul palmo. Lei tremò. "Sei
stata
la prima persona a cui volevo dirlo." Bisbigliò lei, mettendo nei
suoi occhi
tutte le parole che non osava esprimere - ancora. E lui le sentì
tutte.
"Allora. hai qualcosa da fare per il resto della notte?" chiese lui.
"No. Ma avrò bisogno di un taxi più tardi." Replicò lei, e quasi non
riusciva a respirare sotto il peso del suo sguardo blu.
Lui si piegò verso di lei, le sue labbra a pochi millimetri dalle
sue,
sorridendo. "Allora ha definitivamente trovato la persona giusta,
signorina."
La Fine
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