Pieces of you |
Capitolo 8 |
Sunnydale Agosto 2001 “Sei stanco?” la voce di Kate fece sussultare Angel. I preparativi per l’incantesimo procedevano celermente ormai, secondo i calcoli di Giles, non avevano molto tempo per riportare indietro Buffy, soprattutto perché nella dimensione dove era finita, avrebbero provato a chiudere la bocca dell’inferno. C’era la possibilità che fallissero entrambi i tentativi, sia quello operato nella dimensione dove si trovava Buffy che quello che si accingevano a compiere a Sunnydale. Angel non ricordava di aver letto tanti libri di magia, tutti in una volta, da tanto tempo. Voleva che Buffy tornasse indietro. Lo voleva disperatamente, ma col passar delle ore, mentre le ricerche avevano preso la giusta direzione, ed i preparativi erano entrati nel vivo, si era reso conto, guardando le persone di Sunnydale, le persone che facevano parte della vita di Buffy, di quanto le cose fossero cambiate. Lo aveva capito la sera prima, e nel corso di quella lunga, estenuante giornata, ne aveva avuto conferma. Non amava più Buffy Summers. Non di quell’amore disperato che era stato parte della sua vita, che era stata anzi la sua vita per molto tempo. Una parte di lui, sarebbe appartenuta per sempre alla ragazza bionda, che lo aveva spinto a cercare di essere una persona migliore. L’unica persona che gli avesse donato la felicità. L’unica, insieme a Kate. Non aveva mai baciato Kate, la donna non aveva mai dormito tra le sue braccia, non aveva mai ballato con lei, eppure la sua sola presenza, l’appoggio silenzioso che gli aveva mostrato in quelle ore, nei mesi precedenti, lo rendevano felice. Sorrise in direzione della donna: indossava jeans, ed una t-shirt, i capelli erano raccolti alla nuca, fermati con una matita, era senza trucco, ma Angel non credeva di averla vista tanto bella. Era bella Kate, questo lo aveva sempre saputo, lo aveva notato sin dal loro primo incontro. Bella, anche con informi abiti androgini. Bella, anche mentre gli puntava una pistola contro, pensando che fosse un assassino. Bella, mentre piangeva a causa di suo padre. Bella nella penombra della sua camera all’Hyperion, quando l’aveva stretta a se, disarmandola. Sua. “No…” mormorò infine Angel, domandandosi per un istante da dove fosse venuto fuori quell’ultimo pensiero. “Bugiardo” commentò Kate, sedendosi sul bordo della scrivania, la donna inclinò leggermente la testa ed Angel deglutì, quando scorse, i segni del morso. Sua. Kate era sua. < Posso darti un consiglio, amico? Se fossi in te, smetterei di guardare la lapide di una donna che non ami più ed andrei dalla poliziotta…> Il vampiro sollevò entrambe le mani. “Non un gran bugiardo…a quanto pare” Kate sorrise, incrociando le braccia contro il petto: “Ero una brava poliziotta…” Angel ricambiò il sorriso della donna. Non vi era stata malinconia nella sua voce, nel parlare del suo precedente lavoro. < Nascondersi dietro un fantasma, è una brutta, brutta cosa…> Kate aveva accettato le conseguenze, come sempre. Si era assunta le proprie responsabilità. Ed ora era lì con lui, a sostenerlo, mentre si accingevano a riportare indietro Buffy. E poi? Cosa sarebbe accaduto, poi? Come avrebbe fatto a dire a Kate, che se pure una parte di lui apparteneva, e sarebbe appartenuta per sempre a Buffy, tutto quello che era ora…quello che era diventato…amava lei? Tutti, persino Spike, si erano resi conto del legame tra Kate e lui. Tutti, davano per scontato che le cose sarebbero state facili. Ma Angel sapeva che le cose non erano facili. Non per lui, almeno. “Ascolta Angel, ci vorrà ancora qualche ora prima dell’incantesimo…dovresti riposare…” disse Kate interrompendo il corso dei suoi pensieri. Angel la guardò. “Sono abituato a non riposare…” mormorò. Kate incrociò le braccia contro il petto inarcando un sopracciglio ed Angel non poté fare a meno di sorridere, scotendo la testa. “Non ho voglia di riposare” disse infine, guardò la donna. Sarebbe stato facile, così facile avvicinarsi a lei. Solo pochi millimetri. Gli sarebbe bastato allungare una mano per sfiorarle il volto, e lasciarsi scivolare tra le dita una ciocca di capelli. Sarebbe stato facile, ma non per lui. Non in quel momento. Non in quella stanza. Non in quella città. Sospirò invece, ed abbozzò un sorriso dicendo: “Ti va di fare un giro turistico di Sunnydale? Il cielo è grigio…è una giornata perfetta per…” <perché si possa uscire insieme…niente sole…> “Per vedere i dodici cimiteri della città?” terminò Kate, con un sorriso sulle labbra. “Perché no, tutti quei discorsi di Giles sulla città mi hanno incuriosita…” la donna sospirò “e poi, ho voglia di camminare…” Angel quasi sussultò quando fu Kate a tendere il braccio, offrendogli la mano, invitandolo silenziosamente con un’alzata di sopracciglia. “Andiamo?” chiese semplicemente lei. Angel strinse la mano della donna nella sua, intrecciando le dita. Per una volta, una cosa semplice. Kate lo guardò, il suo sorriso…semplice…e stupendo. E suo. Ed improvvisamente non gli importò di cosa sarebbe accaduto. Non gli importò se sarebbe stato o meno semplice. Sapeva che ci sarebbe stata Kate. E questo era abbastanza. Anzi, questo era tutto per lui. *** I demoni sembravano essere spariti. Buffy era sorpresa, si era aspettata di trovarne di più lungo alla strada che portava alla vecchia torre. Secondo i calcoli di Jeremiah e Rocko, era lì che doveva compiersi il rituale. Si strinse nelle braccia affondando le dita nella seta dell’abito che aveva dovuto indossare per il rituale. Bianco, quasi impalpabile nella sua morbidezza. Bianco, come la luce che l’aveva avvolta ed uccisa, quella che ormai sembrava una vita fa. Il suo abito era diverso da quello di Dawn, ma del resto era tutto diverso in quella dimensione. E Buffy trovava perfettamente logico che in un mondo d’inferno, il cui cielo andava tingendosi come ogni notte di rosso sangue, lei, che era causa di quanto la stesse circondando, fosse vestita di bianco, quasi come una sposa. Scosse debolmente la testa, azzardando un’occhiata all’uomo che le era seduto accanto. Rocko era vestito completamente di nero, dai pantaloni al maglione al collo alto. Indossava una tunica, anch’essa nera. Era la prima volta che vedeva Rocko sotto quella veste. Sembrava essere un’altra persona. Diversa da Spike. Diversa dall’uomo che aveva conosciuto e affianco al quale aveva combattuto. Sebbene…. Sebbene avesse la sensazione che anche in quel momento Rocko stesse combattendo: le mascelle serrate e le mani nascoste dalle ampie maniche della tunica. Buffy chiuse gli occhi. Era sola. Non credeva di aver mai provato una solitudine così disarmante, così devastante. Nemmeno quella mattina alla Mansione, con una spada puntata alla gola, mentre le parole di Angelus l’avevano tormentata. Nemmeno sulla torre fatta costruire da Glory. Aveva avuto uno scopo allora. Aveva avuto…se stessa. Strinse i denti allontanando quelle sensazioni. Dopo tanti sbagli, dopo tanti errori volontari ed involontari, stava per fare la cosa giusta. Avrebbe restituito la pace a quelle persone. E forse…forse avrebbe rivisto Spike. “Pronta a ballare?” domandò improvvisamente Rocko, facendola sobbalzare. Il veicolo sul quale viaggiavano si arrestò. Buffy sbatté gli occhi, ripetutamente. <Avrei potuto ballare con lei tutta la notte> “Ballare?” domandò lei e nonostante gli sforzi la voce le venne fuori leggermente incrinata. Rocko le rivolse un sorriso timido. Così simile a quello di Spike quando erano tornati a casa sua a prendere le armi…la notte che era morta. E lei lo aveva spiato con lo sguardo senza nemmeno rendersene conto. <Credi che sia quello che stiamo facendo?> Buffy ricambiò il sorriso di Rocko: “Pronta.” Per un istante le sembrò di vedere lacrime brillare negli occhi dell’uomo, ma durò troppo poco perché potesse esserne certa. Lui allungò un braccio prendendole una mano, conducendola fuori dall’abitacolo e lei si lasciò condurre. Il ballo era cominciato |