Pieces of you |
Capitolo 9 |
Il Magic Box era affollato e Spike si domandò per un istante che diavolo
ci stesse facendo lì. Non sopportava più il continuo vociare. Non
sopportava che Buffy fosse divenuta nelle loro voci, nei loro discorsi niente di più niente di meno che un segno su una mappa. Stavano parlando e parlando…. Mentre lei… Il suo corpo continuava a consumarsi in una bara e la sua essenza a combattere in una dimensione infernale. “Sia ringraziato il cielo!” Commentò Wesley in direzione di Willow “Almeno su una cosa siamo d’accordo!” Spike si accese una sigaretta, lanciando un’occhiata a Giles, che era l’unico oltre lui ad essere rimasto in silenzio. In piedi, con le mani appoggiate sul tavolo, l’uomo aveva guardato la stupida disputa nata tra Willow e l’altro osservatore, quello che aveva pensato bene, nonostante quello che stesse accadendo, di passare il pomeriggio a spassarsela con l’altra cacciatrice. Era lui a trovare il tutto così fottutamente paradossale? Era l’unico a voler solo eseguire quell’incantesimo per riportare indietro Buffy? “Insomma basta!” Tuonò improvvisamente Giles, zittendo sia Willow che Wesley. “Per l’inferno questa non è una dannata gara di magia!” <Evidentemente no> pensò Spike avvicinandosi al tavolo. “Tara, i calcoli sono esatti?” Domandava intanto Giles. La strega bionda annuì, si guardò attorno per un istante prima di dire: “Secondo i miei calcoli abbiamo sessantotto minuti…e due luoghi indicati come punti nevralgici” “Due?” Domandò Spike, attirandosi gli sguardi incuriositi degli altri. “Credevo che il cimitero fosse…” “La torre di Glory…è necessaria la presenza di qualcuno di noi, anche lì” Tara si strinse nervosamente nelle spalle “infondo è lì che è cominciato tutto!” Spike spense la sigaretta in una coppa, ignorando lo sguardo di disapprovazione di Anya che era accanto a lui. Giles sospirò, togliendosi gli occhiali per un istante, si guardò attorno, prima di posare lo sguardo su i praticanti di magia presenti. Spike affondò le mani nelle tasche dello spolverino, ignorando la strana sensazione che gli prese la bocca dello stomaco. Silenzio. Troppo silenzio. Aveva odiato la cacofonia delle ultime ore ma quel silenzio…. Aveva paura di quel silenzio. Aveva paura della comunicazione silenziosa, del silente scambio di informazioni che stava avvenendo in quella stanza. Informazioni su Buffy, sul come riportarla indietro. L’avrebbe persa di nuovo? Questo volevano dire gli sguardi seri di Angel e Wesley? E quelli che stavano scambiandosi Willow, Tara e Giles? Fu Willow a rompere il silenzio dicendo: “Ok, ragazzi non dovrebbe essere più difficile che far fuori Adam” La ragazza si rimise in piedi e disse: “Angel, Wesley, Faith e Tara al cimitero” sospirò e continuò: “Dawnie te la senti di venire alla torre di Glory?” La ragazza annuì prontamente rimettendosi in piedi. Willow sorrise: “Bene…Dawn, Giles ed io alla torre, dovremo essere sincronizzati, non possiamo sfalsare di un secondo…” tacque per un istante ed aggiunse guardando i restanti nella stanza: “Tenete tutto pronto a casa di Buffy, ok?” Annuirono tutti, eccetto Spike. Willow prese un respiro profondo, mentre Wesley prendeva una delle due borse di cuoio con gli ingredienti per il rituale, e lo imitò. Si erano già raggruppati, ed erano pronti ad andarsene, quando Spike non potendosi più trattenere esclamò: “Per l’inferno ed io cosa rimango a fare qui, preparo caffè e ciambelle per dopo?” “Non era il compito di Xander una volta?” Domandò Cordelia incrociando le braccia contro il petto. Spike seguì con lo sguardo Willow che lanciava un’occhiata esasperata a Cordelia, prima di guardare lui e commentare: “No, Spike ma…” “Ma cosa?” domandò lui avvicinandosi alla ragazza “Hai intenzione di farmi rimanere qui a tenere d’occhio gli scacciaspiriti del Magic Box? C’ero anch’io quella notte, ricordi?” Spike deglutì prima di continuare: “c’ero anch’io e le avevo fatto una promessa…” Willow si lasciò sfuggire un sospiro. Passarono alcuni istanti, Spike strinse i pugni affondandosi le unghie nelle carni, aspettando la risposta della giovane strega. Fu un gemito a rompere il silenzio: era Cordelia, la ragazza si era accasciata contro Angel, artigliandosi le tempie, lacrime le rigavano il volto. Spike si avvicinò di un passo, inclinando leggermente la testa. “Andate” mormorò Cordelia, la voce che veniva fuori strozzata. “Ora!” gemette, inarcando la testa all’indietro. Spike sollevò lo sguardo fino ad incontrare quello nocciola del suo sire: era strano come in un momento, il loro passato sembrasse avvolgerlo come la luce di un crepuscolo. In un momento furono per la prima volta sire e childe de facto, avvertì forte, il legame del loro sangue. E l’approvazione…la fiducia negli occhi del suo sire. Angel abbassò la testa guardando Cordelia, che ora ansimava leggermente contro il suo torace e disse: “Sembra che sia giunto il momento William…” “Spike *deve* essere sulla Torre” disse Cordelia debolmente, “E’ il tramite…lui solo è il tramite” nuove lacrime le rigarono il volto mentre piano lo guardava prima di aggiungere: “Mi dispiace…mi dispiace!” Spike scosse la testa nuovamente, tornando a guardare Angel: “Sembra che tocchi a me provare a riportarla indietro” Non c’era traccia di animosità nella sua voce però. Non c’era più tempo forse, o molto più semplicemente non vi era più motivo perché ci fosse animosità tra loro. Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di Faith, che esclamò: “Beh, cosa ti aspettavi?!” La cacciatrice bruna si avvicinò a lui continuando: “Strano che tra tutti i posti dove avrebbe potuto ritrovarsi, Buffy sia finita proprio in uno dove c’è un tuo replicante!” Il vampiro biondo ammiccò, sorpreso dalle parole della ragazza….e questa da dove saltava fuori? Guardò Faith incrociare le braccia contro il petto e guardarsi attorno prima di domandare: “Non glielo avevate detto?” “Faith…non credo sia il momento” intervenne Giles, guardando sia lei, che lui. Faith annuì lentamente, ma non stava guardando l’osservatore, Spike sentiva su di se lo sguardo della cacciatrice… …conosceva quello sguardo…e quella specie di aurea, che allertava i suoi sensi, il suo demone. Aveva già avvertito in precedenza sensazioni simili… <Potrei avere chiunque …persino te Spike…> Faith sollevò leggermente il capo e a dispetto di se stesso Spike non poté fare a meno di sorridere < e sai perché non lo faccio? Perché è sbagliato…> “Eri tu…” mormorò Spike. Faith si limitò ad annuire. Non ebbe bisogno di dire altro. Gli altri non dovevano sapere, non era necessario che sapessero di quella notte…al Bronze. Nemmeno Wesley Windham Pryce che osservava la scena, e sul quale non gli era difficile avvertire ancora l’odore della pelle della donna, della sua stessa anima. Il sorriso di Faith sfumò leggermente mentre diceva sottovoce: “Credo di doverti delle scuse” “Acqua passata” disse Spike “piuttosto, mentre andiamo a riprendere Buffy potresti spiegarmi questa storia del mio replicante?” Faith annuì, Spike si voltò in direzione di Willow dicendo: “Allora Rossa, pare che i programmi siano cambiati, andiamo?” Willow fece per dire qualcosa ma poi scosse la testa, infilò lo zaino e disse: “Io sono pronta” Spike annuì, si voltò verso Angel dicendo: “E’ il momento di andare, sire…” Quasi non notò le occhiate sorprese dei presenti. E non gli importava. Buffy… Buffy gli aveva riempito la mente, il cuore, ogni fibra del suo essere. Fino a quel momento non aveva permesso alla speranza di fare breccia in lui. Aveva pensato che fosse troppo rischioso, che il dolore, dopo avrebbe potuto essere maggiore. Aveva mentito ad Angel, sarebbe stato peggio che seppellirla di nuovo: il dolore, sarebbe stato molto, molto peggiore…eppure in quel momento non gli importava. Buffy…viva… Buffy e i suoi occhi verdi, il suo sorriso radioso, la sua voce… Lei… E lui sembrava essere il tramite. <Ho fatto una promessa ad una signora Conto su di te, Spike Quello che hai fatto per Dawn e me… Conto su di te, Spike > Non avrebbe fallito quella volta. Non quella volta, continuò a ripetere a se stesso mentre con gli altri lasciava il Magic Box. Non avrebbe fallito…anche se fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto da vampiro. Avrebbe riportato indietro Buffy…a qualsiasi costo. *** Si era alzato il vento. Era un vento freddo, che portava con se l’ormai familiare, greve odore di sangue, e di morte. La morte, riusciva a respirarla nell’aria Rocko, riusciva a vederla nelle nuvole rossastre e gonfie, piene di quella pioggia oleosa che tanto odiava. Riusciva a scorgerla negli occhi delle altre persone presenti sulla torre, riusciva persino a sentirla su di se, sembrava avergli impregnato le carni, e quella stupida tunica nera, necessaria per il cerimoniale. Per l’omicidio. Per il sacrificio. Dopotutto era di quello che si trattava: sacrificare una persona. Sacrificare la donna che amava. Macchiare il cielo con il suo sangue, macchiarsi le mani del suo sangue. Niente di più, niente di meno. Buffy tremava, bellissima nel suo abito bianco, i lunghi capelli biondi sciolti ad incorniciarle il volto, alcune ciocche ondeggiavano nel vento. Sarebbe stato semplicissimo guardarla negli occhi, gli sarebbe bastato sollevare la testa. Sarebbe stato facile. Facile come respirare. Le labbra gli si piegarono in un sorriso, mentre si rendeva conto che in quel momento non gli era affatto facile respirare: la gola sembrava essersi contratta, doveva sforzarsi per non deglutire forsennatamente. Avrebbe dovuto guardarla, però. Di lì a pochi minuti non avrebbe potuto farne a meno, sarebbe stato di fronte a lei, quando avrebbe dovuto celebrare il rito. E le sue vesti bianche si sarebbero tinte di rosso, un rosso così simile a quello di quel cielo. E l’avrebbe vista mentre la vita l’abbandonava, stilla dopo stilla, istante dopo istante. Era quello che aveva provato Spike, il vampiro, il vampiro del quale Buffy era innamorata, nell’altra dimensione? Anche lui l’aveva vista morire? Probabilmente sì, e fu sorpreso nel provare per l’essere che aveva odiato così ferocemente, tanta comprensione. C’era una differenza, però, gli sussurrava una vocina nel suo cuore: lui non aveva ucciso Buffy. Rocko…Rocko, si accingeva a farlo. “Rocko?” la voce di Jeremiah lo fece leggermente sussultare. L’uomo si voltò, incontrando lo sguardo del ragazzo. Jeremiah, esattamente come lui, era vestito di nero, era stranamente silenzioso, e tremava, forse per la tensione, o molto più probabilmente a causa di quel vento, freddo, che urlava il suo lamento. “Cosa?” disse. Ma sapeva cosa stava per dirgli, lo leggeva chiaramente nei suoi occhi. “E’ ora, non possiamo più aspettare” disse semplicemente l’altro. Rocko annuì, impedendo a se stesso di sospirare, come avrebbe voluto. <Mio Dio > Perché? Perché non potevano aspettare? Che differenza avrebbero fatto pochi secondi? Il loro mondo non c’era più, e non sarebbe tornato. Buffy era lì invece, a pochi metri da lui…ed era viva, era reale…come i sentimenti che provava per lei. Ed erano la cosa più reale che avesse mai conosciuto. Era strano come in quel mondo di morte, l’amore per quella ragazza letteralmente piovuta dal cielo, l’avesse fatto sentire vivo per la prima volta, anche in quel momento, la sua sola presenza bastava a farlo sentire vivo… Ed ora tutto sarebbe svanito. “Amico?” disse Jeremiah appoggiandogli una mano su una spalla, ed il tocco leggero della sua mano, sembrava irreale, lontano. Tutto sembrava irreale e lontano. “Se non te la senti posso…” continuò Jeremiah “No” lo interruppe debolmente Rocko, si voltò, il vento freddo che gli schiaffeggiava il volto, faceva sbatacchiare l’orlo della sua tunica. E gli bruciava gli occhi di lacrime. Si avvicinò a Buffy cinque metri, forse meno, a separarli. Il volto della ragazza era serio, eppure era bella. Era così bella. Buffy sollevò quasi impercettibilmente la testa e Rocko si ritrovò a guardarla negli occhi: azzurro si perse nel verde. Pochi metri ora, Rocko percorreva quella distanza sentendo le gambe pesanti come piombo, il cuore che gli rombava nel petto, eppure avrebbe voluto prolungare quegli istanti all’infinito e continuare a guardarla, ancora ed ancora… Ma non poteva… Non poteva Che il Signore lo maledicesse non poteva. La sua presa sul coltello era divenuta quasi dolorosa tanto era forte, e Rocko si fermò, concedendosi un respiro profondo, cercando di fermare il corso dei suoi pensieri, sperando di dilatare un po’ la morsa al cuore, il nodo alla gola…e per un istante ci riuscì. “Buffy…” disse. Era davanti a lei, ora. Solo pochi centimetri a separarli. Buffy non era legata, non era stato necessario farlo, teneva le braccia lungo i fianchi, un atteggiamento così diverso rispetto al solito: le braccia incrociate contro il petto in segno di difesa, la sua forza di cacciatrice che vibrava nelle sue parole e nel suo sguardo. Ora era solo una ragazza, il cui vestito bianco, contrastava violentemente col cremisi del cielo che si stagliava dietro di lei. Era solo una ragazza, che si limitava ad annuire. “Buffy…” ripeté Rocko, sollevando la mano che impugnava il coltello. Conosceva il rituale, l’aveva studiato, aveva visto con gli occhi della mente, quello che sarebbe accaduto, l’aveva vissuto nei suoi sogni, sin dalla notte che aveva scoperto la verità. Sapeva quello che doveva fare, eppure, non riusciva a muovere un muscolo. Era un medico. Era un guerriero. Lui…era un uomo…soltanto un uomo. *** Era tutto così chiaro adesso. Tutto cristallino. Non ricordava una notte così limpida da mesi, il cielo trapunto di stelle, e la strada semideserta. Avevano camminato in fila indiana, in silenzio, c’erano stati solo sguardi quando, all’incrocio con Main Street si erano separati…un gruppo diretto verso il cimitero, dove per quasi cento notti, aveva combattuto, dove alla fine, quando quasi più di cento aurore si erano avvicinate, si era fermato di fronte ad una lapide di pietra. Ed ora, era in cima a quella torre…e vedeva fantasmi…ombre di quella notte….suoni ed odori, simili così maledettamente simili ad allora. Odiava il fatto che quella maledetta torre fosse ancora in piedi, non vi aveva messo più piede da quella notte, eppure aveva ricordato quanti gradini portavano alla cima. E come quella notte li aveva divorati, di corsa, aspettandosi quasi di trovare il doc, e Dawn legata … E per un istante erano stati davvero lì, ed aveva avuto paura che non sarebbe bastato chiudere gli occhi e poi riaprirli subito dopo per far sparire quell’immagine. Willow e Giles erano inginocchiati, poco più avanti, avevano posto delle candele formando un circolo. Non sapeva ancora cosa avrebbe dovuto fare, ma era pronto a tutto. Dawn era accanto a lui, stretta nelle braccia, guardava la scena. “Mi dispiace” disse la ragazza. Non vi erano lacrime nella sua voce, riconosceva in essa, un po’ della durezza di Buffy. “Di cosa briciola?” domandò lui, voltandosi a guardarla. “E’ colpa mia…tutta colpa mia. Se non avessi urlato il tuo nome…forse …” Spike scosse la testa: “Non pensarci. Se c’è una persona responsabile…” si strinse nelle spalle: “Glory…il doc…io…siamo tutti morti….quella notte. Non pensarci.” “Ho provato a fermarla Spike…era così bella…così bella” Spike chiuse gli occhi, desiderando per un momento che Dawn tacesse. Allungò una mano verso di lei, invece, accarezzandole i capelli, se per lui quella Torre era piena di ricordi, pensò a cosa dovesse rappresentare per quella ragazza, che quella notte aveva visto morire sua sorella. Sospirò, tornando a guardare Willow e Giles, che stavano ultimando i preparativi. Per un istante, ombre e fantasmi tornarono ad infestare la torre, riuscì persino ad udire echi della battaglia di quella notte. Strinse i denti. Avrebbe ucciso quei fantasmi…e riportato indietro Buffy. Era pronto. *** Era tutto pronto, Faith si guardava attorno, l’incredulità iniziale, provata vedendo la lapide di Buffy era svanita, Faith era rimasta in silenzio mentre gli altri preparavano l’occorrente per la loro parte dell’incantesimo che avrebbe riportato indietro Buffy. Wesley e Tara in piedi di fronte la lapide di Buffy, reggevano ceri neri pronunciando parole oscure…Faith non ne comprendeva il significato, ma non riusciva ad ignorare le sensazioni che le provocavano, come piccole creature che le mordevano la pelle, le graffiavano il cuore, lasciando scie di inquietudine dentro di lei. Angel le era di fronte, era la prima volta che scorgeva quell’aspetto della sua personalità, era la prima volta che avvertiva l’essenza del vampiro che le aveva salvato l’anima tanto chiaramente, l’essenza di Angel, la sua anima, vibravano del potere delle parole che gli altri pronunciavano, e di quelle sussurrate da lui, e le sue erano parole che sapevano di vita, che sconosciute, lenivano l’inquietudine dentro di lei. Una folata di vento freddo, sembrò concentrarsi attorno a loro, Wesley e Tara senza smettere di recitare la loro parte dell’incantesimo versarono un po’ della cera sul manto erboso che ricopriva la bara di Buffy. Sotto i suoi occhi la cera cambiò forma, rimanendo liquida, riflessi iridescenti violacei ad illuminarla. “Lilith” intonò Angel “regina oscura della Luna, mostra noi la strada” “Mostra noi il luogo” continuò Wesley versando altra cera sull’erba. “Mostra noi il volto” aggiunse Tara, imitando le azioni di Wesley. “Nel tuo nome e in quello di Ecate e Persefone e Aracne disfacciamo le tele del tempo. Oh Lilith, illumina il nostro operato” intonarono i tre insieme. Faith sollevò la testa, ammiccando leggermente quando sembrò che la Luna mutasse di colore: l’argento virò diventando rame, una luna insanguinata che proiettò su di loro la sua luce rossastra, illuminando i volti di tutti innaturalmente, e facendo incendiare di un fuoco viola la cera che caduta sull’erba aveva finito col prendere la forma di un rozzo pentacolo. Faith non parlò, aveva paura che una sola parola potesse rovinare l’incantesimo, il suo sguardo però cercò quello di Wesley, quando raggi di quella luna rossa come un cuore le illuminarono le braccia. Wesley ricambiò il suo sguardo per un istante e Faith poté chiaramente avvertire i battiti del suo cuore divenire meno frenetici. “Noi tracceremo il sentiero per il suo ritorno, benedetti dalla tua luce” intonò Tara, distogliendola dalle suoi pensieri. La strega bionda guardò Angel ed il vampiro annuì quasi impercettibilmente, sollevando poi un pugnale. Il rosso della luna si riflesse sull’argento della lama facendola innaturalmente baluginare per un istante. Faith deglutì quando Angel le si avvicinò di un passo. Sapeva cosa fare, le era stato spiegato da Willow, eppure si ritrovò a fremere mentre porgeva un braccio al vampiro, per permettergli di praticare una piccola incisione su di esso. Il sangue. Il sangue della cacciatrice per far ritrovare la strada a quella perduta. Il suo sangue per cancellare quello versato dalla cacciatrice. Non avvertì dolore, mentre trattenendo il respiro vedeva gocce della sua essenza vitale colare all’interno del pentacolo. Una, due tre gocce. Buffy era vicina, lo sentiva. *** Occhi negli occhi. L’azzurro di quelli di Rocko, così simile alle iridi di Spike, la scrutava anche ora, quando anni sembravano essere passati dalla prima volta. E, come la prima volta, Buffy si perse nei suoi occhi. C’era dolore in essi, e Buffy sapeva di esserne lei la causa principale. Aveva distrutto il suo mondo, aveva distrutto il suo cuore. Avrebbe voluto sottrarsi a quello sguardo, ma non ci riusciva. Il vento soffiava forte attorno a loro, eppure Buffy non riusciva ad avvertire freddo. Non avvertiva l’ormai familiare olezzo di sangue e morte, persino il cielo non sembrava più rosso. “Rocko…” la voce di Jeremiah era severa ora. “Non possiamo più attendere…devi continuare.” Rocko non chiuse gli occhi, continuò a guardarla, mentre Buffy riusciva a sentire il cuore di lui battere all’impazzata, tanto i suoi sensi erano tesi. Buffy si mosse, allungando una mano per sfiorargli il volto. “Rocko” mormorò lei. Rocko tremò per un istante, ed i suoi occhi, si riempirono di lacrime. Non l’aveva mai visto piangere, non aveva mai visto lacrime solcare il volto dell’uomo. Aveva perso il suo mondo, aveva perso tutto, eppure non lo aveva mai visto piangere. Buffy inclinò la testa di lato, deglutendo lacrime a sua volta. “Ti amo Buffy…” <Io ti amo> “Ti amo” ripeté lui. Rocko sollevò una mano per sfiorarle il volto, e Buffy rimase immobile, la sua mano che ancora sfiorava la pelle del volto di lui. E poi, la mano di Rocko le si posò calda sulla nuca. Occhi negli occhi, come la prima volta. Labbra contro labbra. Labbra come quelle di Spike, eppure così diverse. Ed un bacio, salato di lacrime. Ed il corpo di Rocko, premuto contro il suo per un istante, la disperazione ed il dolore tangibili tra loro. “Ti amo…” ripeté contro le sue labbra. E Buffy avrebbe voluto mentire, avrebbe voluto dirgli che anche lei lo amava, ma non poteva. E quando dischiuse le labbra, per un secondo pensò che fosse per parlare, per mentirgli. Non aveva sentito dolore. Non aveva visto la lama del pugnale sacrificale, non l’aveva sentita squarciare la pelle del suo addome. Occhi negli occhi. Labbra su labbra. Un bacio salato di lacrime e sangue. Il suo sangue. Il suo sangue era la vita. Il suo sangue. E quello di Rocko. Non aveva mai notato che avesse lo stesso odore di quello di Spike. Il sangue. Il sangue scorreva in densi rivoli macchiando il suo abito bianco. E fu proprio come quella notte. Il suo sangue come quello di Dawn dischiuse il varco tra le dimensioni: un pozzo di luce bianca dal quale, come spuma, sfuggivano lampi di luce. Proprio come quella notte. Il rosso di quel cielo, un rosso che lei aveva imparato a conoscere, stava venendo assorbito da quei lampi di luce bianca. La luce si nutriva del suo sangue, avvertiva vagamente una di quelle onde lambirle una caviglia. Rocko non si era ancora allontanato da lei. La guardava, incredulità nei suoi occhi. E amore…tanto amore. Spike l’aveva guardata in quel modo la notte che era morta. Spike l’aveva guardata in quel modo mentre le prometteva che si sarebbe preso cura di Dawn. Ed ora Rocko. Occhi negli occhi per un’ultima volta. Verde si perse nell’azzurro per un’ultima volta. La sua mano, che era scivolata sul collo di Rocko, salì a sfiorargli il volto per un’ultima volta. “Perdonami” sussurrò. Ora, mentre si voltava, avvertiva il dolore. Ora, mentre il suo corpo si allontanava da Rocko, per avvicinarsi a quel mare bianco di luce che andava ingigantendosi man mano che il suo corpo veniva privato di sangue, soffriva. “Buffy” urlò Rocko. La cacciatrice chiuse gli occhi, accecata dalla luce bianca, mentre sentiva il suo corpo, il suo intero essere, attirato verso di essa. “La vedo!” Buffy aprì gli occhi, incredula. Aveva pensato che le loro voci sarebbero state simili, aveva trovato conforto in quel pensiero. Si rendeva conto, in quel momento, di quanto in realtà fossero diverse, o forse era solo il suo cuore a percepirne le diversità. Quella…era la voce di Spike, l’aveva sentita al di là della luce bianca. *** Aveva pensato che non l’avrebbe mai più vista. C’era stato persino un momento, in cui aveva pensato che avrebbe finito col dimenticare il volto di lei. Non era vero, naturalmente. Spike lo aveva saputo anche prima di scorgere le fattezze di Buffy attraverso lampi rossastri che avevano squarciato il blu cupo della notte, lì, in cima alla torre fatta erigere da Glory. L’aveva vista, ed era certo che non fosse stato solo il frutto della sua immaginazione: aveva udito l’esclamazione sorpresa di Giles, ed il cuore di Dawn battere più forte. L’aveva vista, virata di rosso, il volto che contava qualche ruga in più, ma bellissimo… Come quella notte al Bronze…davvero era passato meno di un anno da quando le aveva rivelato della sua vita? Davvero meno di un anno da quando le aveva mormorato, tanto vicino da essere una sola cosa col profumo di lei, che era sembrato lambire tutto il suo corpo? Meno di un anno da quando le aveva detto che avrebbe avuto la sua buona giornata quando lei fosse morta? Senza sapere Senza sospettare nemmeno quanto profetiche fossero le sue parole, mentre le pronunciava. Aveva avuto la sua buona giornata…e quelle parole erano tornate a tormentare i pochi momenti di sonno…e l’urlo dei frammenti del suo cuore, mentre di nuovo veniva spezzato, aveva riecheggiato dentro di lui, serrandogli la gola, costringendolo a lottare per non impazzire, a ferire il suo corpo per non sentire più la sofferenza del suo cuore. “La vedo!” ripetè, ancora senza voltarsi, lo sguardo fisso sul volto di lei. Sembrava così vicina, tanto che avrebbe potuto toccarla, se avesse allungato una mano… Viva… Buffy di nuovo viva, come nelle preghiere che non aveva osato formulare, come nei sogni che di più lo avevano tormentato: quelli in cui era al suo fianco, come se quella notte non fosse mai esistita. Quelli erano sogni dai quali si era destato con rivoli freddi di lacrime a solcargli il volto. Si mosse, quasi impercettibilmente, dapprima, e poi la luce lo avvolse e tutto attorno a lui sembrò scomparire: la realtà che lo circondava eclissatasi nella luce bianca. E poi tutto quanto riuscì a sentire fu lei. Come mai aveva potuto fare: volò nella sua pelle, si perse nel suo profumo, nel verde dei suoi occhi, e la sua mente fu in quella di lei, e poté vedere attraverso gli occhi di lei, respirare come lei...provare ciò che lei provava. Ed i suoi occhi si riempirono di lacrime, calde, quando sentì il cuore di Buffy…e fu stordito dall’amore di lei. Amore per lui L’intensità di quelle sensazioni lo sorprese, mentre le sue mani ciecamente cercarono quelle di Buffy. Era lì, a pochi passi da lei *** Era lì, a pochi passi da lui, a pochi passi da Spike. Lo aveva sentito…vicino, più di quanto avesse impedito a se stessa di sognare per tanto tempo. Ed aveva visto attraverso i suoi occhi, e sentito il dolore che aveva dentro. Davvero aveva pensato che fosse incapace di provare sentimenti? Davvero aveva usato parole simili per ferirlo? Come aveva potuto essere tanto cieca? L’amava…Spike l’amava ancora…di un’intensità che le mozzava il respiro e le faceva bruciare gli occhi di lacrime. Ed il suo amore bruciava con l’intensità di mille soli. Erano così vicini ora, tanto che Buffy sapeva che non avrebbe più potuto lasciarlo andar via, che non sarebbe mai più potuta fuggire. E non aveva paura. Spike le afferrò una mano, e lei vi si aggrappò ciecamente. Stava tornando a casa, finalmente stava tornando a casa. *** Stava sparendo. Rocko vedeva la figura di Buffy sbiadire lentamente, divenire incorporea, come quella di uno spettro. Solo pochi minuti prima l’aveva baciata, ed aveva ancora il sapore del suo sangue e delle sue lacrime tra le labbra…ed ora, lei stava svanendo…e Rocko sapeva che non si sarebbe voltata, che non ci sarebbe stato un ultimo sguardo tra loro. Lei era con Spike ora. Riusciva a sentire l’essenza del vampiro, della magia più antica del tempo che gli aveva fatto attraversare il varco tra le dimensioni indenne per riportare indietro Buffy. Non potè fare a meno di sorridere, mentre nuove lacrime gli riempivano gli occhi quando un lampo, un vero lampo questa volta squarciò il cielo, mentre acqua limpida cominciava a bagnarli. Pioveva…e quella pioggia puliva l’aria del lezzo greve di sangue, e brillava di luce pura, inglobando riflessi rossastri fino a farli sparire….rendendo il cielo limpido, di un blu purissimo, come non ricordava di averne mai visto. Ed il fragore dei lampi soffocava urla di demoni, mentre venivano annientati. Non ricordava di aver pianto quando il loro mondo era piombato in quella terribile oscurità virata di rosso. Era stato soverchiato da quanto era accaduto. Eppure ora, mentre il loro mondo rinasceva, non poteva fare a meno di piangere. “Amico…” mormorò Jeremiah. “Dobbiamo chiudere il varco…” Rocko scosse piano la testa, mentre la figura di Buffy era divenuta più impalpabile, davvero solo uno spettro ora, uno spettro quasi totalmente appartenente ad un’altra dimensione. “Non ancora Jeremiah” la voce di Rocko era tranquilla, serena, come non ricordava esserlo stata per tanto, troppo tempo. “Sei sicuro?” domandò l’altro. Rocko distolse lo sguardo dalle immagini che gli si profilavano davanti agli occhi per un istante, e si voltò a guardare l’altro: “Mai stato tanto sicuro, amico…” Si voltò: un lampo più bianco, più brillante degli altri, li abbagliò, Rocko socchiuse gli occhi e fu certo, per un istante di aver incontrato lo sguardo di Buffy. Durò davvero solo un istante, ma Rocko seppe che non avrebbe mai dimenticato la gratitudine negli occhi di lei… E poi fu buio, un buio illuminato solo dalla luce di una splendida luna piena. Una luna d’argento … La loro luna, la luna del loro mondo…. Il rito era terminato. Buffy era sparita nel nulla. Aveva riportato indietro il mondo…allora perché sentiva di aver fallito? *** Quando lui era scomparso, inghiottito dalla luce, Dawn avrebbe voluto correre verso di lui, certa che se avesse perso anche Spike sarebbe impazzita. Era stata trattenuta da Giles, invece, che l’aveva stretta a se per impedirglielo, quasi come se le avesse letto nel pensiero. Aveva trattenuto il respiro, incapace di impedirselo, aggrappata ad un braccio di Giles, aveva silenziosamente contato i secondi. Secondi…solo pochi secondi. Aveva continuato a ripetersi, mentre il suo corpo sembrava continuare a tendersi verso la luce, ed il suo cuore sembrava scandire il pulsare di essa. Anelli bianchi di energia si erano sprigionati dalla luce, illuminando come un sole la cima della Torre. E poi un boato, che aveva fatto tremare la Torre. Giles si era aggrappato ad un’impalcatura, continuando a stringerla a se mentre aspettava che il rito si completasse. *** La terra era tremata sotto i loro piedi. Faith guardò gli altri. Sentiva la voce di Willow urlare loro di continuare la loro parte del rito. Incontrò lo sguardo di Angel, mentre, insieme a Tara, a voce più alta, completavano il rito. Sentì il terreno mutare sotto i suoi piedi, il pentacolo di luce viola che diveniva più grande, lasciando fuochi fatui dietro di se, come scie di una stella cadente. Faith era al centro di esso, avvolta dalla luce, inarcò la testa e gridò, mentre le gambe cedevano. Abbassò la testa, incontrando lo sguardo di Wesley, vide l’uomo muoversi per venirle in soccorso, ma lo fermò, sollevando debolmente un braccio. Si ritrovò ad ansimare quando l’urlo scemò d’intensità, abbassò la testa: la terra sotto di loro era mutata, la tomba era svanita. “Portate a termine il rito…” disse con voce rauca. “manca poco ormai…” Sollevò nuovamente il capo, incontrando lo sguardo di Wesley, lesse orgoglio ed amore nei suoi occhi. E speranze…speranze per il loro futuro insieme. Deglutì. Avrebbe dovuto parlare a Wesley presto, molto presto. **** Era viva. Viva tra le sue braccia. Spike l’aveva stretta a se quando tutto era divenuto accecante, bruciante, ed aveva cominciato a fare male, tanto che aveva temuto di finire incenerito, ma non era accaduto. Non era andato in cenere, il dolore era divenuto sopportabile, e lui aveva chiuso gli occhi, posando un bacio tra i capelli di Buffy. Ed aveva aperto gli occhi quando il dolore era scomparso di colpo, aveva sollevato la testa, incontrando lo sguardo di Dawn, ed aveva letto meraviglia in esso. Buffy era viva. Non era stato solo frutto della sua immaginazione, delle sue speranze. Non era stato uno dei suoi sogni. Buffy era viva, tra le sue braccia ,ed ora gli occhi verdi di lei lo scrutavano, quasi come se lei stesse vedendolo per la prima volta. E forse era davvero così. Era viva, coperta di una vischiosa sostanza, simile a gelatina, rossa come sangue arterioso, proprio come lo era lui. Gli altri erano attorno a loro: udiva in lontananza le voci di Willow e Giles, e quella di Dawn, ma erano poco più che mormorii nelle sue orecchia. C’era solo lei…i suoi sensi riuscivano a cogliere ogni respiro, ogni battito del suo cuore, nitidamente, come se fosse il suo stesso cuore a battere, il suo corpo a respirare. Fu sorpreso quando avvertì chiaramente il suo stesso stupore nello sguardo di Buffy. Ci sarebbe stato tempo per interrogarsi su quanto stava accadendo. Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni, per le parole. Tempo…giorni forse, settimane. Ma non aveva importanza. Buffy era viva, di nuovo viva . Buffy era sua, lo sentiva, lo sapeva. Non notò sul polso di lei il segno, né lo notò sul proprio. Un pentacolo, un piccolo pentacolo che debolmente brillava sulle loro pelli come l’oro puro di due vere nuziali. |