La riunione parte 3 |
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“Arrivo! Arrivo! Ma che diavolo…Gunn! Ma ti ha morso una tarantola?” “Scusa, Cordy, non ho tempo: Angel è di là?” “Dove vuoi che sia? Stanno ancora…” “Devo dargli una cosa, ne parliamo dopo!” “Sì, ma…ehi!” Cordelia stava ancora scuotendo stranita la testa quando venne raggiunta da Marianne. “Era Gunn o un missile terra-aria che gli somigliava, quello che mi è appena schizzato davanti?” “Dovrebbe essere Gunn, ma temo che il suo cervello l’abbia perso mentre correva. Dice che deve dare qualcosa ad Angel…” - Sorellina, forse ci siamo! – “Mari, cosa…” “Zitta! E’ Angel!” - Cosa ti ha portato Gunn? - - Un messaggio, con un indizio. Forse sappiamo il piano di Darla. – - Perché, era suo, il messaggio? Le lettere d’amore non sono più di moda? – - Non è mai stata il tipo, e adesso sarebbero fuori luogo. Comunque non è stata lei a mandarmi il biglietto. – - Qualcuno dei suoi che ha deciso di cambiare bandiera? – - Qualcuna che non vedeva l’ora di metterle i bastoni tra le ruote. – - Allora mi sa che ho capito di chi si tratta. Ti fidi di lei? – - Trattandosi di mettere nei guai Darla, sì. Conosci anche tu che rapporti ci sono fra di loro. – - Ok, che vuol fare il nostro Sire? – - Stiamo venendo a spiegarvelo, abbi pazienza. E non aspettarti granché: abbiamo fatto dei passi avanti, ma c’è ancora una grossa incognita. Sfortunatamente quella principale. – - Perché la cosa non mi sorprende? - “Perché sei intelligente, sorellina.” Un buon numero di sguardi virarono alla confusione, a quell’uscita improvvisa e apparentemente senza senso. “Tranquilli, non è uscito di senno: stavamo parlando tra di noi e mi ha risposto a voce, succede. Allora, Angel, fuori il rospo.” “Mentre era a caccia, Gunn ha avuto un’incontro particolare: una ragazza l’ ha fermato e gli ha detto di portarmi un messaggio, dicendo che riguardava Darla e il suo piano, e che era importante. Dalla descrizione della ragazza e dal tono del biglietto direi che si è trattato di Manuela.” “Quella cara ragazza! Tipetto focoso, eh? Così, alla fine è ricorsa al tradimento puro e semplice. Mi piace.” dichiarò Spike con convinzione. “Buon per te, Spike, perché non la inviti ad uscire? Solo che lei non è pazza come lo ero io, per cui è probabile che ti mandi a spasso. Ma dimenticavo, tu ci sei abituato…” sfotté Drusilla. “Fine round, voi due! Angel, continua.” “Lasciando perdere enigmi e ricerche di ogni genere, siamo riusciti a interpretare le informazioni di Manuela. Non sappiamo come, probabilmente attraverso la W&H, ma Darla si è procurata un potentissimo artefatto, lo Specchio di Xian-Djokur. Si dice che lo specchio sia frutto degli esperimenti di una setta di maghi o stregoni dell’antica Cina, dediti a tentativi di creare delle porte su differenti realtà. Pare però che uno di questi esperimenti andò male, portando alla creazione dello specchio. Dopo averlo studiato ed essersi accorti della sua pericolosità, in seguito all’uso fattone da alcuni traditori dell’ordine, decisero di nasconderlo, non essendo apparentemente in grado di distruggerlo, e se ne persero le tracce, anche se è citato in vari testi antichi. A quanto sembra, Darla l’ ha recuperato.” “Credo sia il discorso più lungo che ti abbia sentito fare da un po’ di tempo a questa parte, fratello. Veniamo al punto: a che diavolo serve quello specchio?” “Non lo sappiamo.” Anche senza leggere i pensieri degli altri, Angel aveva una chiara idea di cosa stessero pensando: le loro espressioni erano molto eloquenti. “Dimmi che stai scherzando.” “Purtroppo no . Conosciamo alcuni elementi del rito che si appresta a compiere Darla e sappiamo anche quando e dove avrà luogo. Ma non abbiamo la minima idea di quali effetti avrà l’attivazione dello specchio.” “Nessuna?” “Nessuna, Mari. Nei libri non c’è scritto niente in proposito, almeno in quelli che abbiamo noi.” “D’accordo, possiamo farne a meno.” intervenne Buffy. “Darla deve compiere il suo cavolo di rito in un preciso momento, no? Se noi prima riusciamo a scoprire dov’è e a soffiarle lo specchio, oppure a distruggerlo in qualche modo, non dovremo più preoccuparci del suo possibile utilizzo, no?” “No, mi spiace. Lo specchio è protetto dalla stessa magia che l’ ha creato e una volta che lo si possiede è possibile usarla per legarlo a sé. Trovare Darla è quasi impossibile in una città come Los Angeles, e considerando gli agganci che ha. Fino al rito non possiamo fare niente.” “Come fino al rito?” “Dru, cos’è che hai trovato, esattamente?” “Dunque, Angel, come hai detto prima, è possibile rivolgere la magia dello specchio per proteggerlo e vincolarlo. Finché questa magia è attiva lo specchio è impossibile da distruggere, ammesso che lo sia in qualche modo, e contemporaneamente, essendo legato a Darla, protegge anche lei.” spiegò la vampira. “Ma quando il rito avverrà, tutta l’energia magica dovrà servire alla riuscita del rito stesso, così lo specchio e Darla resteranno slegati e privi di protezione. Dovremo agire allora, un istante dopo la perdita di protezione e un istante prima dell’inizio del rito, che una volta cominciato non si potrà fermare. Saremo sul filo dei secondi.” “Ma che bello! Domanda: come facciamo a fare tutto questo se non sappiamo dov’è Darla?” “Però sappiamo dove sarà. Il rito deve avvenire in un punto preciso, una zona di confluenza di…” “Taglia, angelo! Di sermoni e conferenze ne fa già abbastanza Giles! Tradurre, prego: non siamo tutti topi di biblioteca, qui.” invitò Spike. “Cosa di cui dovremmo essere grati, visto che le tue precedenti escursioni in campo letterario hanno prodotto solo delle poesie, se così vogliamo chiamarle, talmente orrende da suscitare l’impulso di strapparsi le orecchie e gli occhi, pur di evitare una tortura simile!” rimbeccò la sua ex. “Ehi! Allora avevi detto che ti piacevano!” protestò il vampiro ossigenato. “A parte che allora ero pazza, ero anche una brava bugiarda: non mi avrai creduto veramente, spero! Beata ingenuità…” sospirò Drusilla, levando gli occhi al cielo. “Dateci un taglio, litigherete più tardi! Fratellone, ignorali e continua.” “La confluenza di correnti mistiche particolari, unite ad un’adeguata posizione di stelle e pianeti, attiverà un pentacolo di Rendjor, che unito allo specchio e al rito consentirà di richiamare quello che Darla vuol richiamare.” “E noi sappiamo dove si trova questa confluenza?” “Sì, Willow è riuscita a calcolare il punto esatto.” “E quando succederà il tutto?” “Fra tre giorni,” “E fino ad allora non possiamo far niente se non aspettare, giusto?” “Giusto.” “E anche allora dovremo solo interrompere il rito, non dobbiamo prepararci in modo particolare, esatto?” Cominciava a chiedersi se fosse il caso di insospettirsi. “Teoricamente sì. Mari, dove vuoi arrivare, di preciso?” Il sorriso radioso della sorella confermò ciò che pensava. “A dire che per tre giorni stiamo in pace e che domani sera io e Dru non dobbiamo rinunciare al teatro. E tu ovviamente ti ricordi di averci promesso di venire con noi, non è vero, fratellino caro?” “Ma ti sembra il momento?!” Non si accorse di aver inconsciamente alzato il tono. La sua voce sembrava anche più acuta del dovuto. “Darla sta macchinando qualcosa di cui non sappiamo ancora niente, dobbiamo esaminare le informazioni di Kate su Branwell, la W&H potrebbe fare chissà cosa e…” “E domani sera c’è una prima di ‘Sogno di una notte di mezza estate’,” tagliò corto Drusilla. “alla quale parteciperà un mucchio di bella gente e alla quale tu hai promesso di accompagnarci, in cambio di esserci occupate di quel gruppo di novellini isterici che banchettavano a barboni, mentre tu eri impegnato a salvare il mondo in generale e la testa fresca di parrucchiere di Cordelia in particolare. Non vorrai mancare alla parola data, Angel?” “No, Dru, dico solo…” “Che sarai felice di accompagnarci, vero, mio Sire?” “Che non feriresti mai i sentimenti di due fragili ragazze, vero, fratellone?” Con due paia di occhi scuri come la notte che lo fissavano con un’espressione sapientemente in bilico tra l’assoluta serietà, la minaccia, la presa in giro e l’implorazione, Angel ebbe la netta sensazione di essere in trappola, più che se fosse stato di nuovo davanti alla bocca aperta di Achatla, pronta a spedirlo un’altra volta all’inferno. Per un lungo momento rimpianse di avere l’anima, o almeno che fosse come era e che loro lo sapessero quanto lui, sfruttandone i punti deboli senza pietà. Ma perché non riusciva mai a dir loro di no? Tentò disperatamente di trovare una via di fuga, sebbene sapesse che sperarci equivaleva a sperare di non ustionarsi toccando una croce: “Sentite, ragazze, non è che non voglia venire con voi…” Non sapeva che si potesse mettere tanto scetticismo e sarcasmo in due sguardi assolutamente identici. “Ma lo sapete che a me la folla…Perché non ci andate con qualcun altro? Willow, ad esempio, o Wesley. Perché non Spike? Lui adora stare in mezzo alla gente!” “Ma che ti sei impazzito?! Io non faccio la baby sitter a nessuno, specialmente a quelle due! Che ci vadano da sole, sono grandi abbastanza!” “Sta’ tranquillo che con te meno ci stiamo e meglio stiamo! Ti ho sopportato un secolo, è stato più che sufficiente, grazie!” “Calma, Dru: Angel stava solo scherzando…VERO??” - Prova a dire di no, fratello, e dico a Buffy tutto quello che ho visto nella tua testa, specie su di lei. Ivi compreso un certo giorno che non è esistito… - - Questo è un ricatto, lo sai? – - Non ho mai cercato di negarlo, anzi. – “D’accordo, Mari, avete vinto. Vengo con voi…” si arrese. “Hurrà! Grazie tante, fratellino!” esclamò Marianne piroettando su sé stessa entusiasmata. “Sì, Angel, grazie tante, sei un tesoro!” trillò Drusilla, precipitandosi ad abbracciare il suo Sire. “E piantatela di cinguettare, voi due! Capirai che roba, il teatro…” sbuffò Spike. “Detta da uno che guarda ‘Passioni’, la cosa non mi tocca molto. Benvenuto nel mondo di chi ha un cervello, e che non si diverte a rubare mutandine altrui o a fare sesso con un robot!” “DRU!!!” Niente. Non potevano fare niente se non aspettare. Per tre giorni avrebbero avuto le mani legate. Come se non fossero già abbattuti a sufficienza! “Bene, signori, come diceva Omero, “spunta l’aurora dalla dita di rosa”, e meno poeticamente per noi poveri vampiri è ora di andare a nanna.” annunciò Marianne alzandosi. “Quindi…arrivederci!” “Momento! E io?” “Tu ti metti una coperta addosso e ti levi dai piedi, Spike. Dru non è l’unica a non essere entusiasta della tua presenza. Senza contare che l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che tu ed Angel litighiate come sicuramente finireste per fare in caso di convivenza forzata.” “Mi buttereste fuori a finire in cenere??” Gli altri tre vampiri si scambiarono delle occhiate molto significative. Oltre che molto tentate. “D’accordo, non rispondete! Il vecchio Spike se ne va incontro al suo destino: un mucchietto di cenere per colpa di tre egoisti insensibili perfino ai propri simili!” esclamò Spike con aria drammatica. “Tu faresti lo stesso con noi!” rispose Drusilla, per niente impressionata. “O devo proprio ricordarti che l’ultima volta che ci siamo visti eri pronto a ficcarmi un paletto in cuore senza tanti problemi?” “Sai, Spike, secondo me avevi sbagliato indirizzo: non dovevi fare il poeta, ma l’attore. Guarda, come attore tragico avevi un futuro!” rincarò Marianne con enfasi. “D’accordo, resta.” Tutti si voltarono a fissare Angel come se avesse due teste. “Ti spiace ripetere?” si accertò Spike. “Personalmente preferirei evitarlo, ma è anche vero che potremmo aver bisogno di te. Trovati un posto dove dormire e non saccheggiarci il frigorifero: le nostre scorte cominciano a calare.” “Sicuro, vecchio mio! Non darò fastidio a un’anima, viva o morta.” “E ti aspetti che ci crediamo? Vedi solo di non sbagliare cacciatrice e infilarti nel letto di Faith, ha bisogno di riposare. Andiamo, Angel. Ci vediamo, Dru. Ragazzi…” Così dicendo, Marianne si allontanò, spingendo davanti a sé il fratello. Faith, dopo un’occhiata all’altro ospite, li seguì e il resto della banda sparì poco dopo, lasciando a confrontarsi Spike e Drusilla. “Beh, che vuoi?” Fissare Drusilla negli occhi non era mai stato facile, ma almeno prima poteva provare tenerezza alla vista delle scintille di follia che balenavano in quegli abissi neri: lei aveva bisogno di lui! Ora era sana e forte, e gli occhi che lo scrutavano erano freddi e ironici. Lo mettevano a disagio: doveva essere quello che provava una persona al cospetto di un mostro che indossava il viso e il corpo di un suo caro, un momento prima di sentirsi affondare le zanne nel collo. Una spiacevole sensazione che tutto non fosse uguale a prima. Un vago sentore di estraneità. Chi era quella che gli stava di fronte? “Io niente. Sei tu che volevi qualcosa. E l’ hai ottenuta. Adesso non lamentarti, ‘io’ qui sono a casa mia.” Alzò entrambe le braccia, stiracchiandosi languidamente. “Beh, è tardi, e io sono stanca. Ti consiglio quel divano, è comodissimo. E magari ricordati di non aprire le tende. A più tardi.” “Dove vai?” “Nella mia stanza, anzi, nelle mie stanze. Ho pur detto che sto un paio di porte più in là: qui, strettamente parlando, abitano solo Angel e Mari, anche se io ci sono più che a casa mia. Perché? Hai bisogno di qualcuno che ti rimbocchi le coperte e ti canti la ninna nanna?” “Ma va’ all’inferno!” Non aveva neanche finito di dirlo che ebbe l’impressione di essere travolto da un tir. Quando riaprì gli occhi si ritrovò sul divano, la testa schiantata sullo schienale, una mano di Drusilla che gli serrava la gola e un suo ginocchio premuto in un punto delicato per un uomo. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, ma a giudicare dall’espressione su quello della ragazza non era certo un bacio quello che ci sarebbe scappato. Semmai un collo rotto. Probabilmente il suo. “Invito sbagliato, piccolo mio!” gli sibilò all’orecchio attraverso le zanne. A quell’epiteto Spike reagì cercando di attaccarla a sua volta, solo per sentirsi fulmineamente afferrare e stritolare il polso, e aumentare la pressione alla gola e al bacino. Dannazione! Ma come faceva ad essere così forte?! “Non si parla della corda in casa dell’impiccato…e non si manda nessuno all’inferno in casa di qualcuno che ci è finito per secoli! Mi sono spiegata? Altrimenti sarà un piacere accompagnarti all’uscita.” “Dimenticavo. Il povero, piccolo Angel…ve lo coccolate sempre, vero?” “Cerchiamo solo di evitare che qualche incosciente lo faccia stare peggio di quanto non stia già, è il minimo che si merita, anche se l’argomento in discussione riguarda solo quel po’ d’educazione che non ti farebbe male imparare. Queste sono le regole: se non ti vanno bene, quella è la porta. Accomodati e rifatti l’abbronzatura, basta solo che non ti aspetti che qualcuno pianga sulle tue ceneri!” “Veramente…credo che resterò. Ho la pelle delicata, non vorrei scottarmi.” “Allora regolati di conseguenza.” Mollò la presa e gli voltò le spalle, per voltarsi dopo pochi passi, il viso di nuovo umano. “E per quanto riguarda la mia forza, da cui sembri tanto sorpreso…Angel mi ha permesso di bere un po’ del suo sangue per irrobustirmi: ha funzionato bene, non ti pare? Del resto è molto potente, fortificato dagli anni e dalla sua discendenza: da Darla e, tramite lei, dal Maestro. Pensaci, Spike. Ci si vede.” “Tara…posso chiederti una cosa?” “Certo, Willow, qualsiasi cosa. Solo che…” “Che cosa?” “Non abbiamo trovato niente sullo specchio. Anya dice che ne ha sentito parlare, ma non ricorda cosa le hanno detto.” “Ah, capisco. Non fa niente, non si tratta di quello.” “E allora di che cosa? Sembri molto triste…è successo qualcosa che non mi hai detto?” “No, non proprio. E’ solo che…Secondo te io sono un’egoista? Perché è così che mi sento adesso. Tremendamente egoista e tremendamente in colpa.” “Egoista? Willow, perché dici così? Tu sei la persona più bella che abbia mai conosciuto. Non ti sei mai comportata da egoista, tu pensi sempre agli altri.” “Ti ringrazio, ma non è vero. Ho capito di aver fatto del male ad una persona, una che non lo meritava affatto, e adesso non so come rimediare. E sto ancora peggio per il fatto che invece lui non ha fatto mai pesare niente a me o agli altri.” “Lui, hai detto? Si tratta di Xander? Avete litigato?” “No, Xander non c’entra. Sto parlando di Angel.” “Il vostro amico di Los Angeles? L’ex ragazzo di Buffy? Willow, se vi sta aiutando vuol dire che vi considera degli amici. Non puoi avergli fatto niente di male.” “Lo so che ci considera degli amici, è proprio questo, il punto! Che non lo meritiamo! Vedi…ti ho raccontato di lui, ricordi? Di lui e Buffy, intendo.” “Sì, certo. Vuoi dire di…Angelus, esatto?” “Esatto. Stasera è successo qualcosa che mi ha fatto capire molte cose. Buffy ha scoperto che c’è un’altra ragazza innamorata di Angel, Faith ad essere esatti, e…non l’ ha presa bene, ovviamente. Neanch’io ne sono entusiasta, anche se per altri motivi. Mentre ne stavamo parlando è entrata Cordelia, tu non la conosci, è una nostra amica e lavora con Angel, e lei e Buffy hanno avuto una discussione, o meglio, lei ha urlato a Buffy una quantità di cose. Cose per niente carine, quasi tutte su lei ed Angel. Il succo era che Buffy sia sempre stata un’egoista, nei suoi confronti. Io ho difeso Buffy, era mio dovere, ma…ma adesso mi chiedo se non avesse ragione Cordelia.” ammise Willow di malavoglia. Tara, saggiamente, non disse nulla, sentendo che c’era di più. “Non lo so su Angel e Buffy, ma in generale…ho la brutta sensazione che non avesse torto.” riprese Willow dopo una breve pausa. “Conosco Angel da molto tempo, ma non so niente di lui, o quasi. Per noi è sempre stato prima ‘il ragazzo di Buffy’, poi ‘il pazzo omicida’, ‘il possibile pazzo omicida di nuovo’ e infine ‘il possibile pazzo omicida di nuovo che ci siamo lasciati alle spalle’. Ogni volta che lo vedevamo, gli ultimi tempi, pensavamo sì a Buffy, ma soprattutto ad Angelus, non glielo abbiamo mai perdonato! Non abbiamo mai visto o considerato lui come una persona con tanto di sentimenti, pensieri e tutto il resto, ma solo in rapporto a Buffy o al suo demone! E questa è una cosa orribile da fare! E l’ ho fatta io, sempre!” continuò accalorandosi. “Ho pensato a me o a come poteva stare Buffy, ai suoi sentimenti, ma non ho mai pensato a come si sentiva lui! A perché dicesse o facesse qualcosa! Perfino quando se n’è andato io ho accettato quello che aveva fatto perché mi sembrava giusto, ho consolato Buffy e tutto, ma non ho pensato a perché l’avesse fatto o a come stesse a lasciarla, anche se sapevo che per lui non era certo facile! E lui mi aveva anche salvato la vita! Ma che razza di persona sono, me lo puoi dire?” chiese quasi singhiozzando. “E adesso lui ci aiuta come se niente fosse e io…io sto male perché sento di non meritarlo, dopo il modo in cui l’abbiamo trattato, capisci?” Tara capiva benissimo come doveva sentirsi la sua ragazza: quando si è sempre cercato di comportarsi bene, pensare di aver fatto torto a qualcuno può essere un colpo duro da assorbire. “Willow, da come me ne hai parlato, Angel sembra una brava persona. Perché non dovrebbe aiutarvi? Probabilmente ha capito che non volevate affatto ferirlo: eravate solo spaventati, è normale.” “Ma non è giusto! Lo sapevamo che non aveva colpa di quello che era successo! Non aveva il controllo del suo corpo!” “Eravate solo giovani e spaventati, Willow, e lui lo sa.” cercò di confortarla. “Ma questo non ti fa stare meglio, vero?” “No, per niente. Essere giovani non autorizza ad essere crudeli…E poi…vederlo qui, con la sorella, Cordelia e gli altri…è cambiato, è più sereno…non siamo stati dei buoni amici, per lui, anche se lui ha sempre fatto in modo di aiutarci.” “E questo ti rende triste.” “Sì, molto. Hai ragione, è una brava persona. E io l’ ho trattato male senza motivo.” “Se lo pensi davvero, allora cerca di rimediare.” suggerì dolcemente. “Ma come, Tara? E’ questo che non so! Non si può rimediare al male fatto!” “Certo che puoi, Willow. Non c’è niente di irreparabile.” “E cosa devo fare, Tara?” “Scusarti con lui. Solo questo. Digli quello che hai detto a me, quello che senti dentro. Se pensi che sia la cosa giusta e di doverlo fare, allora fallo. Parlagli sinceramente. Lui capirà quello che provi.” “Pensi che mi perdonerà?” chiese ancora incerta. “Da quello che mi hai raccontato, ne sono sicura. E Buffy? Come sta?” “Non bene. Lo ama ancora, ma non sa che pensare. Soprattutto di sé stessa. Vorrei aiutarla, ma non posso: è una cosa fra loro due, non ti sembra?” “Certo. Stalle vicina come sempre, e andrà tutto bene.” la incoraggiò. “Lo pensi davvero?” “Davvero. Ti senti meglio, ora?” “Sì, grazie del consiglio. Ti amo.” “Ti amo anch’io. Dormi bene.” Avrebbe dormito benissimo, adesso ne aveva la certezza. Tara sarebbe stata con lei. Cordelia era esultante. “Vinto di nuovo, Spike! Paga!” Il vampiro fissò le carte allibito. “Per tutti i…Come diavolo hai fatto? Ma vuoi fare l’attrice o il biscazziere?” “Al momento voglio solo i cinque dollari che mi devi. Te l’avevo detto di lasciar perdere, e credimi: sei fortunato che Marianne si stia preparando, o finivi in mutande!” “Te l’ ha insegnato lei a giocare a poker?” “Tra un demone e l’altro. Tornando a quei cinque dollari…” “Ecco, al momento sarei un po’ sfornito…ti basta un pagherò? Guarda che ti puoi fidare, sono un demone d’onore!” “Sì, ‘Il Padrino parte demoniaca’…” sbuffò mordace. “Ci dovrei pure credere?” “Mi stai dando del bugiardo?” si inalberò il vampiro. Cordelia lo guardò con fare innocente. “Chi, io? E quando mai?” “Anche se fosse, avrebbe ragione.” Faith si era avvicinata per sentire la discussione, con in mano una mela pressoché ridotta ad un torsolo. “Con questo che vuoi dire, bruna?” La risposta venne sotto forma di due mani che lo afferrarono e ribaltarono, e prima che potesse reagire tre dita si infilarono con destrezza nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, per riemergerne vittoriose con una banconota stropicciata. “Cinque dollari esatti. Te n’eri dimenticato?” “Uff! Ci sono troppe donne manesche in questa casa! Giusto un pazzo come Angel può riuscirci a vivere!” “Vivere è un termine forte, Spike, non ti sembra?” Vinta finalmente la lotta con lo smoking, Angel aveva l’aria entusiasta di chi si appresta al martirio. Cordelia invece vedeva evidentemente la situazione da un punto di vista del tutto diverso. Più…pratico. “Fiuu-fiuuu!” fischiò, squadrandolo da capo a piedi. “Lo vedi che quando ti impegni riesci a non sembrare un aspirante uomo invisibile? Adesso mi chiedo solo se sarai tu a dover proteggere la virtù di Dru e Mari, o piuttosto loro a proteggere la tua.” “Cordelia…” La ragazza capì al volo che aria tirava. “D’accordo, capo! Senti? Bussano, devo proprio andare!” “Ciao, Cordelia, Angel è ancora qui?” Willow entrò senza sapere cosa sperare. “Fosse per me ci resterei volentieri. Ciao, Willow, che succede?” “Ti devo parlare. Posso?” “Ma certo.” “In privato.” Angel sembrò sorpreso. “D’accordo, possiamo andare in cucina. Se arrivano Drusilla e Mari, dite che aspettino, o meglio, che vadano pure senza aspettarmi.” “Credi che funzionerebbe?” “No, Cordy, ma tentare non costa niente. Vieni, Willow.” Ovviamente, visto che era pur sempre casa di Angel, anche la cucina avrebbe potuto contenere un piccolo esercito. Ma andava bene così, le mancava già abbastanza l’aria. “Vuoi sederti?” Sempre premuroso. “Sì, grazie. Vedi…non è facile da dire…” “E’ successo qualcosa? Buffy? Sunnydale?” “No! No, non è successo niente, non preoccuparti…è che io, sì, insomma, volevo…-(Tara, aiutami!)- volevo chiederti scusa.” Dalla faccia che aveva fatto sembrava che lo avesse schiaffeggiato. Era il ritratto dello stupore. “Chiedermi…scusa? E perché? Tu non mi hai fatto niente di cui debba scusarti.” “Non adesso, ma in passato sì. Dopo…dopo Angelus noi non ti abbiamo più considerato come prima, non ti siamo stati amici, nonostante quello che facevi per noi. Non abbiamo saputo capire quello che passavi, non ci abbiamo neppure provato. Quando te ne sei andato, e dopo, abbiamo fatto finta di niente. Non ci siamo comportati bene, e mi dispiace.” “Non ne hai motivo. Dopotutto avevate le vostre ragioni per tenermi a distanza. Dopo tutto quello che vi avevo fatto…” “No, Angel, non eri tu! E noi lo sapevamo! E sapevamo quello che dovevi aver passato e star passando. Invece di capirti abbiamo pensato solo a noi stessi, e abbiamo sbagliato. Ti chiedo scusa.” “Io non ho mai cercato di facilitarvi le cose, forse perché, potendo, avrei fatto lo stesso. E capire quello che ho dentro è difficile anche per me. Voi cercavate solo di fare quello che vi sembrava più giusto, ammesso che non lo fosse, e non ci si deve mai scusare per questo.” “Ma non era giusto!” “Chi può dirlo? Willow, tu hai vent’anni, io ne ho circa duecentotrenta in più, e ancora dividere giusto e ingiusto non mi riesce facile. Forse abbiamo sbagliato tutti, forse avevamo tutti ragione. Di sicuro ognuno aveva le sue ragioni, buone quanto quelle degli altri.” “Dovevo immaginarlo che sarebbe finita così. Uno viene a scusarsi con te e alla fine sei tu che ti scusi con lui…” Sorrise. “Amici davvero, allora? Almeno provarci?” “Sicuro, Willow. E grazie per quello che hai detto, è stato gentile da parte tua.” “Te lo dovevo. E ringrazia Tara, forse senza di lei avrei continuato a stare zitta. Come vanno le cose, qui?” Era meglio cambiare argomento, se non si voleva scivolare nel patetico. Però aveva fatto bene a parlargli! Ora si sentiva più leggera. “Sto aspettando di finire all’inferno di nuovo. Non conosci qualche incantesimo che possa evitarlo?” “Non credo. Coraggio, non sarà così male.” “Questo è vero: sarà peggio. Quasi peggio che cantare al Caritas.” “Tu…canti??” Quello proprio non se l’aspettava. Angel sembrava volersi nascondere. “Solo quando sono costretto, e malissimo. Per cui ti proibisco di divulgare la notizia, lo sanno già troppe persone più del necessario, vale a dire nessuno.” “Le mie labbra sono sigillate, fidati.” “Ti ringrazio. Torniamo di là?” “Sicuro. Non vorrai far aspettare le ragazze?” Spike, Faith e Cordelia stavano friggendo dalla curiosità, e non vedevano l’ora di dar la stura alle domande. Tuttavia, nell’attimo in cui tiravano il fiato prima di aprire il fuoco, vennero preceduti. “Allora? Come sto?” Incorniciata dal vano della porta, Marianne appariva come una statua classica, fatta d’avorio ed ebano. L’avorio era quello del suo viso e delle braccia nude, l’ebano degli occhi e dei capelli, tirati indietro e raccolti ordinatamente sulla nuca in un nodo semplicissimo ed elegante, che facendo risaltare occhi e zigomi accentuava la già notevole somiglianza col fratello. Neri erano anche il vestito lungo, dalla scollatura quadrata e aderente fino alla parte superiore delle gambe, dove scendeva come una impalpabile cascata di tessuto, le perline che lo decoravano, le scarpe, la borsetta, la stola leggera drappeggiata intorno alle sue spalle e i monili che aveva indosso: onice, giaietto, ossidiana, ematite…tutte le possibili varietà di nero erano presenti, fino a dare vita e movimento a quell’apparentemente uniforme massa di nero. Elegante, semplice e composta, Marianne aveva la perfezione serena e invincibile di chi è conscio del proprio fascino e potere, e non sente il bisogno di dimostrarlo. La statua si animò, avanzando con grazia verso Angel, fino a compiere un giro su sé stessa di fronte a lui, sorridendo. “Allora, fratellino…” Alzò un sopracciglio. “Che ne pensi? Ti farò sfigurare?” Angel le rivolse un sorriso obliquo. “Vuoi il parere dell’uomo o quello del fratello?” “Quello che vuoi, non ho preferenze.” “Entrambi sono d’accordo nel dire che stai più che bene: sei splendida come sempre, sorellina, farai una bellissima figura.” I complimenti gli fruttarono un rapido bacio sulla guancia. “Grazie, Angel. Come bugiardo sei sempre stato pessimo, ecco perché mi fido sempre del tuo parere, anche se la moda non è il tuo forte.” “Allora perché lo fai?” “Perché anche senza volerlo hai buongusto. E poi faccio affidamento sul tuo occhio da artista: hai sempre avuto un dono per le belle immagini. La mia spero sia soddisfacente.” “Te l’ ho detto, sei splendida. Drusilla?” “Eccomi, chiedo scusa per il ritardo. E’ molto?” Un angelo. Nonostante tutto, quella fu la prima associazione che s’affacciò alla mente di Spike alla vista della sua ex ragazza. Se Marianne incarnava la notte, Drusilla, nel suo accollato abito dalle maniche lunghe e vaporose, di un azzurro delicato che, attraverso un’incredibile gamma di toni, sfumava fin quasi nel bianco, era la luce del giorno che poteva solo ricordare, il cielo di primavera che da vivo era capace di soffermarsi a guardare per ore. Anche lei si diresse verso Angel per farsi ammirare, la camminata eterea e leggera, i capelli lasciati sciolti e stirati che le ondeggiavano intorno al viso ad ogni passo. Era davvero la stessa ragazza che lo aveva praticamente steso quella mattina? Ne fu certo solo quando lei lo oltrepassò, mostrandogli le spalle: il retro del vestito era di un nero lucente, striato da brillanti fiamme rosse che dall’orlo salivano fino a lambire la distesa di pelle candida della sua schiena, lasciata scoperta da un’ampia e profonda scollatura. Inferno e paradiso nello stesso abito…nella stessa donna…Si ritrovò a chiedersi perché non si fosse vestita così quando stavano insieme e a rimpiangere che ora che lo faceva la loro storia fosse ormai acqua passata. “Allora, Spike? Pensi ancora di non venire con noi?” - Sorellina, che stai pensando? E’ un’altra delle tue trovate? – - Tu lascia fare a me e non preoccuparti: è un test. – “Venire con voi io?? Mai! Neanche per sogno! Non mi interessa un accidente del teatro, della gente che ci va e…” “Ok, ok, abbiamo capito! Non c’è bisogno che ti scaldi tanto…” “Io non mi sto scaldando! Dico solo..” “Che non vuoi venire con noi, d’accordo, non c’è problema” - Ha risposto un po’ troppo in fretta, non ti pare? E tutta questa foga non è normale, fratellino. – - Da Spike non mi aspetto la normalità da un pezzo, Mari. Ma è evidente che per te significa qualcosa: cosa, di preciso? – - Prova un po’ a indovinare…Anzi, lascia perdere, per certe cose sei un vero disastro. – “Va bene, noi andiamo o faremo tardi. Se ci sono problemi, il mio cellulare è acceso anche se silenzioso. Ma per il vostro stesso bene vi consiglio di chiamare solo se i problemi sono davvero grossi, altrimenti io ve ne creerò di molto peggiori. Ricevuto?” “Forte e chiaro, Mari. Divertitevi, cercate di tenerlo fuori il più possibile e non perdetelo di vista: che io sappia, sarebbe capace di trovare guai anche in un asilo infantile durante l’ora della pennichella pomeridiana, figuriamoci a teatro! E non fategli salvare nessuno, specie se donna, bruna, attrice e carogna: conoscete i precedenti.” le istruì Cordelia. “Sì, mamma, terremo d’occhio noi il frugoletto. Altre raccomandazioni? Come non accettare caramelle dagli sconosciuti?” “No, credo che mi fiderò della vostra maturità.” “Bontà tua, Cordy! Dal canto vostro voi cercate di essere ancora tutti vivi e in buona salute quando torniamo, ok?” “Veramente io volevo allenarmi un po’ con Spike…” Il broncio adorabile di Faith era senza dubbio il presagio di una tempesta, almeno per un certo vampiro. “E io avevo in programma un altro paio di partitine a poker con lui: se continua così quel vestito da Melvin’s domani è nel mio armadio!” annunciò Cordelia con un sorriso smagliante. “Ci fideremo anche noi della vostra maturità…e del buonsenso di Spike perché non si imbarchi in attività suicide per lui o il suo portafogli. Willow, che ci fai qui?” “Dovevo parlare con Angel, adesso vado: in Tv trasmettono ‘Shakespeare in love’, e io e Buffy abbiamo bisogno di distrarci. Un po’ di sano romanticismo è quello che fa al caso nostro.” “Ok, ci vediamo. Ciao- ciao!” Mentre si dirigevano all’auto, Drusilla non riuscì a trattenersi. “Perché hai chiesto a Spike di venire con noi? Non mi sembrava ti fosse così simpatico.” Marianne si esibì nel suo miglior sorriso da furbastra: “Tu perché ti sei messa quel vestito?” “Perché ne avevo voglia. Non ti piace?” “Sì, stai benissimo. Ma diciamo che anch’io l’ ho fatto perché ne avevo voglia. E volevo verificare una cosa.” “Cosa?” “La stessa che volevi verificare tu vestendoti così: io non sono Angel, Dru, e nemmeno Spike. Non puoi fregarmi.” Le due ragazze scoppiarono a ridere, proprio nel momento in cui Angel fermava l’auto davanti a loro. - Fratellino, te l’avevo detto che stasera sarebbe stata una serata interessante! Peccato che tu non sappia quanto! - ….Maledette luci. E maledetta cacciatrice. Come aveva osato avvicinarsi a lui? Lui era solo suo, suo! E prima o poi se lo sarebbe ripreso, in un modo o nell’altro. Sarebbe stato bello vederlo piangere sul cadavere di quella piccola sgualdrina… Senza di lei, lui sarebbe tornato… Maledetto o no, sarebbe tornato dove apparteneva, a chi apparteneva… La cacciatrice si stava nascondendo. Forse non le andava di combattere? Di morire? Visto che era quello che sarebbe successo, era un vero peccato. Tanto valeva che si divertisse. Almeno però avrebbe potuto collaborare! Se non altro far divertire lei… “Avanti, Buffy. Non è da te scappare…” No! Quel dolore…il cuore! Ma chi? Chi aveva potuto? Non i mocciosi, erano troppo lontani…quel ruggito… Oh no! No, non lui! Non poteva! Quegli occhi scuri, quel viso d’angelo scolpito dalle luci e dalle ombre…il suo ragazzo così giovane e dolce…il suo demonio prediletto… L’aveva uccisa. Lui. Per quella…insignificante ragazzina. Ma perché? Perché? “Angel…” …… “No!!” Darla spalancò gli occhi di scatto, l’eco del suo grido ancora nell’aria. Di nuovo…era successo un’altra volta… Ogni volta che cercava di concentrarsi veniva sommersa da quelle sensazioni, da quei ricordi. Lui l’aveva uccisa. L’aveva respinta. Ed era tutta colpa di quella Buffy. Ormai aveva capito che quell’anima maledetta era troppo ben radicata per sperare di smuoverla, anche se ancora non riusciva a capire cosa potesse dargli quella che non potesse dargli lei. Se rivoleva il suo ragazzo doveva ricorrere ad altri mezzi. Un po’ meno usuali… “Due giorni. Soltanto due giorni e poi sarò di nuovo tra le tue braccia, Angelus. E una volta eliminati quegli scocciatori nessuno potrà fermarci o dividerci di nuovo.” < …e il suo nome sarà: Viola. > La figuretta bionda si allontanava lungo la spiaggia senza fine, accompagnata dalla musica, finché l’unica cosa distinguibile in quella distesa di sabbia non fu il suo vestito rosso cupo. Titoli di coda. “E’ stato magnifico, vero, Buffy?” Willow, da brava romantica, aveva gli occhi lucidi al pensiero di una storia così poetica e sfortunata. “Lei lo era di sicuro. Due occhi…dei capelli…delle…” “Xander! Parlavo del film.” “Eddai! Dovresti pensarla come me anche tu.” Strozzarlo o no? Per un secondo la prima ipotesi non le sembrò da scartare. Peccato che non avesse abbastanza forza. “Il fatto che sia gay non vuol dire che sbavi dietro ad ogni ragazza che vedo, se permetti. E comunque parlavo del film, non di chi lo interpreta.” Smontare Xander non era così facile. “Il film? D’accordo, ecco che ne dico: non era male, ma è troppo tragico! Vuoi mettere con un comico o un film d’azione? Shakespeare che tira fuori un mitra, fa secco quel pomposo imbecille e si cucca la pupa: questo è spettacolo!” Ma diceva sul serio? Conoscendolo non c’era nemmeno da chiederselo, sicuramente sì. “Senza offesa per il tuo talento di sceneggiatore, ma preferisco la versione originale. Senza contare che nell’epoca elisabettiana non esistevano i mitra. Tu che dici, Buffy?” Per tutto il film, anche se non aveva staccato gli occhi dallo schermo, Buffy era sembrata come immersa in un’altra realtà, da cui sembrò scuotersi all’improvviso. “Oh? Ah, sì: bello, molto bello.” “Ti prego, controllati! Il tuo entusiasmo ci travolge!” “Scusa, Xander, è solo…” Buffy si sgomitolò dal letto e si diresse alla finestra. Per la seconda volta in poche ore il suo sguardo tornò a vagare tra le luci di quella che era stata la sua città. Buffo come le sembrasse distante, ora… “E’ solo che forse non è stata una buona idea vedere quel film. Di innamorati che devono lasciarsi è già abbastanza piena la realtà per trovarseli anche nei film.” “William e Viola hanno dovuto farlo perché entrambi erano sposati.” “E perché appartenevano a due classi diverse. Mi viene da ridere, a pensarci: William e Viola, Romeo e Giulietta…che ne sanno loro di divisioni e differenze? Almeno loro erano della stessa razza.” Willow e Xander si scambiarono un’occhiata: sapevano entrambi a quale coppia in particolare si stesse riferendo la loro amica. In più Willow cercava anche di telegrafare al ragazzo un disperato invito a tenere per sé qualsiasi cosa gli stesse passando per la mente. Invito che andò miseramente sprecato. “Ho la sensazione che presto finiremo nell’autobiografico…Ok, affrontiamo la questione virilmente e senza paura: Buffy, Angel ti ha mollata, ricordi? Si è rifatto una vita o come diavolo vuoi chiamarla e gli va alla grande. A che scopo continuare a tormentarsi? Prendi esempio, piuttosto: ricomincia daccapo, mettiti con qualcuno e vivi felice!” “Non è facile come sembra a dirlo. Non si tratta di ‘volere’, si tratta di ‘potere’.” “Tu non ci provi neanche, ammettilo. Prendi Riley: non l’ hai guardato neanche una volta senza dispiacerti che non fosse Angel. Non c’è di che stupirsi se si sentiva un rimpiazzo.” Se Xander fosse stato più perspicace, avrebbe capito che Buffy non avrebbe apprezzato un simile intervento. “Piantala, Xander!” lo apostrofò, gli occhi serrati e velenosi. “Che mi risulti non sei dentro la mia testa né dentro il mio cuore, quindi non pensare di sapere ciò che provo o perché faccio qualcosa. E in fatto di relazioni sentimentali tu sei l’ultimo a poter salire in cattedra, visti i tuoi precedenti: Willow ti è venuta dietro per anni senza che tu te ne accorgessi, sei caduto ai piedi di una mantide che non ti ha ucciso per un pelo, di una mummia inca assassina, sei andato a letto con Faith per caso e anche con Anya il tutto non è certo iniziato all’insegna del grande amore! Per non parlare di quello che hai fatto a Cordelia! Quindi fammi il piacere di tenerti i tuoi preziosi consigli per te!” Il conflitto era alle porte, e si preannunciava sanguinoso: pensavano per caso di risparmiare a Darla la fatica di trucidarli? Fortunatamente il gong li anticipò: “Adesso basta, ragazzi, state esagerando!! Xander, tu non hai mai sopportato Angel, e sappiamo tutti il perché. Quindi non sei obiettivo, e lo sai anche tu. E tu, Buffy, sai benissimo che Xander è preoccupato per te, come tutti: può dire cose molto sgradevoli, è vero, ma non è un buon motivo per farlo anche tu. Adesso chiedetevi scusa e smettetela di fare i bambini.” Con le braccia e le gambe incrociati, il mento alzato e lo sguardo severo, Willow aveva un’aria di indiscussa autorità, e agli altri due non rimase che chinare il capo come due marmocchi sorpresi a litigarsi un’automobilina. “Ok. Scusa, Xander. Non volevo dirti veramente quelle cose, è solo che avere di nuovo a che fare con Angel mi mette i nervi allo scoperto, e così me la prendo con tutti. E forse su Riley hai ragione tu, forse pensavo che stare con lui mi avrebbe aiutata a dimenticare prima Angel. Non lo so.” “D’accordo, ho capito: con te, Angel è più che mai un argomento tabù. Comunque ti chiedo scusa, non avevo il diritto di giudicare le tue azioni. In fondo è vero, non so quello che provi, quindi non posso dire se quello che fai è giusto o sbagliato.” Il sospiro di sollievo di Willow rischiò di trasformarsi in un tornado. Ma non era ancora il momento di rilassarsi. “Bene, adesso che siete di nuovo amici possiamo andare a nanna. Xander, buonanotte.” “In altre parole volete fare due chiacchiere tra ragazze. Chiaro. Ok, buonanotte, sogni d’oro e tutto il resto. Ci vediamo domani, ammesso che ci arriviamo vivi” “Avanti, Xander, più ottimista! Dov’è finito il tuo umorismo?” “Devo averlo lasciato nell’ex sotterraneo di Darla, in bocca a qualcuno dei suoi amichetti. Ciao…” Era evidente che la recente lite non era stata smaltita del tutto, almeno da Xander, che strisciò fuori dalla porta strascicando i piedi, il morale molto probabilmente sotto di essi. “Di che vuoi parlare?” “Prova a indovinare.” “Angel… Dovevo aspettarmelo. D’accordo, Will, senti questa: io posso anche ammettere di amarlo ancora, ma chi ti dice, anzi, chi mi dice che lui ami ancora me? Nessuno. Con ogni probabilità si è effettivamente rifatto una vita, in cui io appartengo solo al passato, per cui la domanda è: anche se lo amo, e lo ammetto, a cosa serve?” “Potresti dirglielo.” “Non servirebbe. Io sono sempre la cacciatrice, e un’umana, e lui è sempre un vampiro.” “La cosa ti crea problemi?” Onestamente, sarebbe stata una novità. “Non lo so, a lui li crea di sicuro. Ma poi scusa, mi sembrava che tu dicessi che aveva fatto bene ad andarsene. Hai cambiato idea?” “Ho pensato parecchio ai vecchi tempi, in questi giorni, e ho capito che se Angel è più felice qui e adesso di quanto non fosse con noi a Sunnydale forse vuol dire che abbiamo fatto degli errori, con lui. Mettere il vampiro prima dell’anima umana è stato il più grosso. Così sono andata da lui e gli ho chiesto scusa, stasera. Abbiamo parlato un po’ e ci siamo chiariti, come puoi immaginare anche tu è stato fin troppo comprensivo, avrebbe voluto farsi carico di tutte le responsabilità come suo solito, e io mi sono sentita un po’ meglio. Forse dovresti farlo anche tu: parlargli, intendo.” “Non saprei che dirgli, non è come stendersi sul lettino dell’analista. E se mi dicesse di no, che è finita, che ama un’altra…io non ho idea di cosa farei. Forse non sarebbe neanche giusto. Forse sarei l’egoista che dice Cordelia: lui adesso sembra così felice, così sereno, a suo agio…Forse gli farei solo del male a voler riportare tutto com’era prima. Forse lui non lo vuole.” “Finché non provi non lo saprai.” La voce della ragionevolezza, come sempre inascoltata. “Allora non lo saprò mai. Will, io ho paura. Non voglio sentirmi dire di nuovo che non vuole stare con me. Se non gli chiedo niente potrò continuare a sperare che avrebbe risposto di sì.” “Non preferiresti che te lo dicesse davvero?” “Ho più paura che dica di no . Un’illusione piacevole è meglio di una realtà sgradevole. E di rischi ne corro già a sufficienza ogni notte per cercarmene altri.” “ ‘Mio signore, questi umani: sono proprio sciocchi e vani!’ E’ inutile, Shakespeare era un genio!” “E’ vero, sorellina, con quella frase ha colto perfettamente la follia insita nella vita, l’assurdo di cui…” Lo spettacolo che gli si parò davanti gli fece morire le parole in gola. “Di cui vediamo un magnifico esempio, volevi dire?” gli giunse come servizievole suggerimento da parte della sorella. “Benarrivati! Passato una bella serata? Vi prego, vi prego, salvatemi!” Spike, con addosso solo uno sgargiante paio di boxer color corallo, balzò in piedi e corse loro incontro…solo per sentirsi tele-scaraventato oltre il divano in meno di un secondo. “Rivestiti, scostumato! Ti sembra questo il modo di stare in una casa piena di ragazze?” Marianne sembrava l’unica a non essere troppo stupita. “Fosse per me no, ma si dà il caso che i miei vestiti mi siano stati ignobilmente depredati da due delle suddette ragazze! E io li rivoglio! Subito!! Lo sapete quanto costano i vestiti al giorno d’oggi?!” L’esclamazione iniziale si era progressivamente trasformata in un ululato che avrebbe fatto invidia ad un licantropo affamato. Finalmente i nuovi arrivati notarono Faith che sfoggiava una maglietta nera che le faceva da vestito e un soprabito di pelle appoggiato sulle spalle. Di fronte a lei, Cordelia mescolava impassibile un mazzo di carte con addosso una camicia rossa sospettosamente familiare. Per non parlare del fagotto nero dietro la sua schiena, che quasi certamente conteneva il resto di quello che non indossava Spike. Drusilla sembrò tornare alla realtà, miracolosamente non ridendo. Squadrò il suo ex da capo a piedi, sogghignò quando ebbe tutta l’aria di rituffarsi oltre il divano e infine si rivolse tranquillamente alle accusate: “I boxer pensate di lasciarglieli o gli devo portare un lenzuolo? A proposito, Spike, carini. Molto sobri, soprattutto: nuovi?” “Sicuro, anzi, mi sono fatto derubare di tutto solo perché tu potessi ammirarli!” Oltre ai vestiti, Spike doveva aver perso anche il senso dell’umorismo per cui era noto. E anche la calma era sulla buona strada. “Grazie del pensiero, ma non ce n’era decisamente bisogno.” Al contrario, Drusilla faceva onore alla leggendaria flemma inglese: nella sua voce non c’era una nota che non fosse accuratamente sotto controllo. “Scusate l’interruzione…” Anche Angel aveva ritrovato l’uso della parola. “Ma se non è di troppo disturbo potremmo sapere che è successo qui?” “Ma niente, Angel…Non avevamo niente da fare, io per fortuna non ho avuto neanche mezza visione, ci annoiavamo e così abbiamo fatto qualche partitina a poker…A un certo punto Spike è rimasto a secco e, da gentiluomo, ha deciso di saldare comunque i debiti di gioco, tutto qui…Allora: un’altra partita?” La faccia tosta di Cordelia era davvero ai massimi livelli. L’ululato di Spike virò al ruggito, anche se il suo volto era ancora umano. “Ma certo, e stavolta che vorreste prendermi? Il sangue, magari? Perché quella è l’unica cosa che mi è rimasta, al momento!” “No, no, Spike…” Con un paletto in mano, Faith non sarebbe stata più eloquente: i suoi occhi dicevano ‘cacciatrice allo stato puro’. “Se non sbaglio hai ancora qualcosa, lì sotto…Non eri tu che avevi proposto lo strip poker? Drusilla, porta pure quel lenzuolo che dicevi.” “Ma neanche morto per la seconda volta! Ho chiuso con voi due! Se voglio farmi spennare vado in una bisca! E ridatemi i miei vestiti, sono gli unici che ho!!” “Appunto, potrebbe essere l’occasione buona per rinnovare il guardaroba!” “Non considero chi è stato per tutto questo tempo con la divisa del carcere un arbitro del buongusto! E poi a me piacciono i miei vestiti!” “Sono nostri, te li abbiamo vinti onestamente!” “Ma per favore! Siete peggio di due bari professionisti!” “Lo sai? Detto da te è quasi un complimento!” “Basta così!” Quella litigata ping-pong li stava cominciando a tirare scemi. “Spike, se hanno giocato pulito o no non fa differenza: se sì sei un imbranato, se no sei un pollo. In un caso o nell’altro i vestiti li hai persi. Al massimo possiamo vedere cosa darti: certo non quelli di Angel, non avete esattamente le stessa misura.” “Se è per questo nemmeno tu, sorellina. Visto che siamo in tema, potrei riavere il maglione grigio che ti sei presa quattro giorni fa?” “Perché? E’ così comodo…dai, lasciamelo ancora un po’, eh?” Come se non sapesse che Angel non le avrebbe mai detto di no . “E poi adesso dobbiamo pensare a Spike, non possiamo mica lasciarlo così.” “Perché no?” “Non sarebbe dignitoso perfino per lui, Faith. Però…Spike, se non sbaglio, tu come taglia dovresti essere vicino alla mia.” “Ehi, un attimo! Vuoi dire che dovrei mettermi dei vestiti tuoi?!?” “Tranquillo, non intendo darti una mini leopardata…anche perché starebbe malissimo coi tuoi capelli…dico solo che pantaloni e maglie un po’ larghi potrebbero andarti bene.” “E tu ne avresti? Ti conosco appena e potrei già chiamarti Regina dell’Aderente!” “Come hai detto tu, mi conosci appena: quando si ha un fratello che fa una vita come quella del mio, gli abiti comodi sono essenziali.” “Potrei provare…e per le scarpe? Due sandaletti col tacco a spillo?” “Se proprio ci tieni…ma purtroppo credo che me li sformeresti. Ragazze, non potete ridargli almeno quelle? Tanto a voi sono larghe.” “Neanche per sogno!” “Sono nostre, adesso!” “No problem, forse a casa mia ne ho un paio che potrebbero andargli…Sono state dimenticate nel corso di un saluto un po’ tempestoso, sapete com’è…” “Calma un momento, bellezza! Sei andata a letto con qualcuno??” “Sono una donna libera, no? Non che prima facesse chissà quale differenza, ma adesso, a maggior ragione, perché non dovrei? Per essere un novellino era così sexi…” “Ri-calma un altro po’! E l’anima?” “L’anima cosa?” “Come ‘l’anima cosa’! La tua anima! Ti ricordi? Angel, Buffy, sesso, anima che fa puff? Perché la tua è ancora al suo posto?” “Forse perché ‘sono andata a letto’ con qualcuno, non ho ‘fatto l’amore’ con qualcuno. Carino quanto vuoi, ma non era certo l’amore della mia non-vita, ammesso che esista, e senza amore l’anima non corre rischi.” “Stupendo! Quindi non solo sei andata a letto con qualcuno, ma l’ hai fatto addirittura tanto per fare! Che razza di…” “Non ti consiglio di finire la frase, Spike. L’ ho fatto perché lo volevo e lo voleva anche lui. Punto e basta. Non ti devo nessuna spiegazione. E, visto che ne parliamo, non mi sembra che con quella…aspetta…ah sì, Harmony… tu sia andato oltre il sesso puro e semplice. O sbaglio? Prediche del genere, quindi, potrei accettarle al massimo da Angel, anche se lui ha abbastanza buon senso da farsi i fatti suoi, ma se vengono da te ci posso solo fare su una bella risata. Se vuoi scusarmi, vado a prenderti quelle scarpe.” Da come sbatté la porta, non ci voleva un genio per capire che Drusilla era un tantino innervosita. - Tutto sommato temo più un’esplosione di quei due che lo specchio di Darla. – - Sono d’accordo. Per cui, se vogliamo evitare una strage domestica, non ci resta che disporci su due fronti: a te Dru, a me Spike. – - Auguri, Mari. Farlo ragionare sarà un’impresa ardua. – - Non se si sa dove andare a parare. Avanti, fila. – “Allora, Dru ha portato le scarpe e abbiamo visto che ti vanno bene. Il problema è il resto. Qualche preferenza?” “Maglietta e pantaloni neri, camicia rossa e soprabito di pelle nera, eccole le mie preferenze!” “D’accordo. E a parte quello?” “Ma dammi un po’ quello che ti pare…” Spike si lasciò affondare sospirando nel letto della ragazza, vuoto visto che Faith si stava giocando a carte con Cordy i vestiti che gli avevano fregato. “Serata no, eh? Non ti va di parlarne?” “Di cosa? Di due arpie che mi hanno ridotto letteralmente in mutande?” “Guarda il lato positivo: hai avuto l’occasione di far vedere quel tuo fisicaccio.” Marianne conosceva i suoi polli, e per una che riusciva a far ridere perfino Angel, tirare su Spike era uno scherzo. Come volevasi dimostrare, infatti, presto l’espressione incavolata e menefreghista si spianò nel consueto sorriso ironico. “Lo sa tuo fratello che stai cercando di sedurmi?” “Non ha proprio niente da sapere, dolente di deluderti. E sbaglierò ma ho la sensazione che preferiresti che te l’avesse detto un’altra. Non necessariamente Buffy.” “Che vorresti dire?” Il riccio cercava di chiudersi. Fatica sprecata, ci voleva ben altro. “Che hai avuto una cotta per Buffy, esattamente come un adolescente che è stato piantato si becca una cotta per chi non lo nota neanche di striscio, ma che questa cotta sia in fase di raffreddamento.” “Ah sì? E come fai a dirlo, sapientona? Per l’inferno, sei uguale a tuo fratello! La stessa aria da so-tutto-io!” “Direi più da so-abbastanza-io. Guarda che è comprensibile, Dru non è certo meno carina di Buffy.” “Si può sapere che c’entra Dru? E’ finita. Chiuso. Andata.” “Peccato. Fareste una bella coppia, secondo me.” Le punture di spillo non funzionavano, chissà se una stoccata… Funzionò alla grande. “Non è vero?!” esplose Spike. “Siamo stati insieme per più di un secolo, ed eravamo anche felici! Accidenti a me e a quando sono voluto andare a Sunnydale, quella città ci ha solo procurato guai!” Il ghiaccio era rotto. Adesso poteva parlare sul serio. Ma prima una fondamentale domanda. “Allora non sei innamorato di Buffy?” Sarebbe stato sincero? Per il suo bene sperava di sì. “Ma certo che lo sono!” Come non detto. “O almeno credo…” Già meglio. Almeno con sé stesso era ancora onesto. “Non lo so…E’ tutta colpa di questo casino dell’anima! Da quando ce l’ ha, Dru è diventata un’altra, peggio di Angel! Non capisco più chi sia, cosa pensi, cosa ci sia della ragazza che conoscevo, in lei. E a volte vorrei scoprirlo, tutto qui.” “Qualcuno ti direbbe che ‘amore è scoprirsi a vicenda’, ma sta’ tranquillo, le massime da cioccolatini mandano fuori dai gangheri anche me. Piuttosto, vuoi la mia opinione spassionata? Non rispondere, te la do lo stesso. Tu hai la fissa delle donne che non puoi avere. Era così in vita, a quanto ne so, e con la morte le cose non sono cambiate. Quando Dru era pazza, prima c’era Angelus, poi la sua stessa pazzia te ne precludeva comunque una parte. Lei ti ha mollato ed è stata la volta di Buffy, forse c’entra anche la tua rivalità con Angel, il complesso d’inferiorità per Angelus o che so io, in ogni caso ti sei innamorato della cacciatrice sapendo di non poter averla. Adesso Dru è cambiata, è forte, e all’occorrenza ti tratta male: risultato, ti torna a piacere, e fossi in te lo ammetterei onestamente.” “A te o a lei?” Non aveva nemmeno cercato di negare niente, doveva davvero essere ridotto allo stremo delle forze, almeno morali. “Comincia da te stesso, poi se ne può parlare.” Non sapeva ancora se lo stava facendo per Drusilla, per lui o per che altro. Andando per logica, avrebbe dovuto infischiarsene, di guai sentimentali le bastavano ampiamente quelli di suo fratello. Però non poteva fare a meno di intromettersi pure in quelli, sarà che erano meno tragici e irrimediabili… “Ammesso che lo ammetta, e non l’ ho ammesso, a te che importa?” “Se lo ammetti ti consiglio di renderne partecipe anche lei, altrimenti sto zitta.” Niente era più lontano dalle sue intenzioni, ma non c’era bisogno di dirlo anche a lui. “Ne ho già prese abbastanza da Buffy per volerne ancora. E anche Dru non sembra entusiasta di me.” “Sai com’è, Spike…noi donne tendiamo a reagire male quando il nostro ex si offre di ridurci in cenere in omaggio al suo nuovo amore. E poi tu di che ti lamenti? Guarda che combina Darla a mio fratello! Te la cavi anche con poco, da’ retta a me. Poi fa’ quello che ti pare. Toh, mettiti questa.” Da un cassetto tirò fuori una maglia e gliela lanciò. Spike la guardò schifato. “Grigio topo? No, grazie. Mi illividisce la pelle.” “Sei morto, bello, mi sembra il minimo. Ok, proviamone un’altra.” Si rimise a frugare nell’armadio, borbottando a sé stessa e a lui. “Nero no, che non vuoi assomigliare ad Angel…rosso troppo vivace…verde polvere sembri il fratello di quel cretino di Riley…marrone? Fa’ un po’ vedere…Un colore caldo, s’intona ai capelli, ti dà dei bei riflessi dorati all’incarnato…Perfetto, sei a posto.” “Dici?” Un altro? Ma esisteva un uomo un po’ sicuro di sé anche se innamorato o diventavano necessariamente tutti dei bambini? “Dico, dico. A Dru piacerà, se è questo che vuoi sapere.” “Non mi interessa se le piace! A lei non interessa se piace a me.” Che dicevamo, dei bambini? “Come no! Infatti quel vestito di stasera se l’è messo per me. Certo che si dice di Angel, ma anche tu non scherzi…” “Che vorresti dire? Mi ha preso a calci fino a stamattina!” “Spike, adesso è lei che controlla il gioco. Di conseguenza è libera di comportarsi come le pare e piace: adeguati e cerca di capire le regole. Poi potrai eventualmente cominciare a fare le tue mosse, ma per adesso puoi solo cercare di arrivare alla prossima tappa.” “E sarebbe, grande saggia?” “Metaforicamente, sopravvivere al pandemonio che farà Darla e poi occuparti dei tuoi guai sentimentali. Praticamente, venire qui e infilarti le scarpe: almeno, se Dru ti schiaccia un piede ti farai meno male.” Aveva esagerato? In tutta onestà, Drusilla doveva ammettere di essere stata tutt’altro che tenera, con Spike. Anzi, se perfino Angel aveva preso le sue difese, doveva proprio esserci andata pesante. Non lo faceva di proposito, o almeno non del tutto, anzi, forse in fondo a quel cuore che non batteva, da qualche parte si dispiaceva del suo comportamento nei confronti di quel poveraccio che era finito in un mondo del genere per colpa sua, del suo senso di solitudine, del suo disperato bisogno di avere qualcuno con sé. Ma tutto questo era molto in fondo e accuratamente chiuso a chiave. E lei preferiva stare in superficie, dove non appena vedeva, sentiva o pensava a Spike, le venivano in mente parole dure e taglienti come rasoi, fredde come gli inverni della sua città natale. In qualche modo le mancava quel freddo, nel perenne tepore californiano. Era veramente fastidioso il tepore, quell’uniforme, sempiterno tepore. Non il caldo tropicale del Brasile, non il vento gelido del nord. Una via di mezzo piatta e monotona. Lei ne aveva abbastanza della monotonia. Per tutta la sua vita era stata subordinata a qualcuno: prima alla paura, di sé stessa, del suo potere, di Dio e del Diavolo, e della sua famiglia che la sentiva diversa e strana. Poi alla follia, ad Angelus, e poi a Spike, che teoricamente si prendeva cura di lei, che forse lei poteva in qualche modo controllare, ma da cui dipendeva troppo. Infine era stata Darla la leader, tra loro due. Adesso era forte, sana, e non aveva bisogno di nessuno. Stava con Angel, Marianne e gli altri perché le piacevano loro e quello che facevano, perché le sembrava giusto, perché voleva loro bene. Ma non dipendeva da loro. Se avesse voluto, avrebbe potuto andarsene e cavarsela benissimo da sola, anche se di sicuro le sarebbe mancata moltissimo quella che considerava come una vera e propria famiglia. Ecco perché restava con loro. Era legata a loro, verissimo, ma non ne dipendeva. Era alla pari con tutti, subordinata a nessuno. Perfino la qualifica di capo di Angel era più che altro un modo di avere un punto a cui fare riferimento nel caos quotidiano delle loro esistenze che non un ruolo a cui si dovesse portare rispetto e obbedire, anche se in genere lo si faceva, visto che di solito aveva delle buone idee. Lo si faceva quasi tutti, per lo meno: Marianne infatti non avrebbe mai nemmeno pensato al poter ricevere ordini dal fratello, figurarsi obbedirgli. Né il fratello si sarebbe mai sognato di darglieli, gli ordini. Il capo meno autoritario che ci fosse…Angelus doveva avere le convulsioni… Il punto fondamentale era che lei faceva qualcosa, tutto, perché lo voleva. La volontà era il suo unico motore. Ne era stata pressoché priva per troppo tempo, ridotta praticamente ad una eterna bambinetta, per sottovalutare l’entità del suo valore. E rivedere Spike le ricordava costantemente quel periodo spento e amorfo, senza gioia e vivacità. Lei non era più quella bambina. Era una donna, adesso. Faceva quello che voleva, diceva quello che voleva e stava con chi voleva. Senza aver bisogno di nessuno. Era esaltante vedere Spike prenderne coscienza. Il suo sbalordimento, la sua evidente confusione e difficoltà nel far coincidere le due diverse immagini di lei, tutto questo le scorreva nelle vene, veloce, inebriandola quanto poteva fare una sorsata di sangue fresco. In qualche modo le piaceva ancora, quel casinista ossigenato, e magari insieme si sarebbero anche potuti divertire…se lei fosse riuscita a non scaricargli addosso l’odio per quella che lei era stata e il risentimento per quello che lui era stato pronto a farle per quella biondina (a proposito, ma quella stava al mondo solo per rompere le scatole? Tutti i casini di cui fosse a conoscenza avevano lei come epicentro!). Dopodiché avrebbe dovuto fargli entrare in quella testa dura che se si riavvicinavano era solo una sua decisione. Se lo rivoleva se lo sarebbe ripreso, d’accordo, ma sarebbe stata lei a condurre il gioco, lei a stabilire regole e mosse. E lei a segnare la fine e decretare il vincitore. Spike l’avrebbe avuta se lei lo avesse voluto. Se la voleva poteva averla, ma solo alle sue condizioni. Chissà se stava iniziando a capirlo… “Di nuovo: perché siamo venuti qui?” “Avanti, Xander! Il Caritas ti piacerà, vedrai, è l’unico posto in cui puoi trovare dei tipi più fuori di te. Unico avvertimento per tutti, gente: non fate caso a Lorne, il proprietario. E’ un po’ sbalestrato ma è un tipo in gamba, se ci si mette.” “Scusa, Cordy, esattamente che vuoi dire per ‘sbalestrato’?” “Diciamo che un momento puoi legittimamente avere la tentazione di fargli il test del palloncino e quello dopo sembra un maestro zen. Ma tutto sommato non è il peggio che trovi in giro.” “Angel e sua sorella come mai non vengono?” “Boh. Hanno detto che restavano a casa…comunque non preoccuparti per Angel, lo terrà d’occhio Mari: ultimamente è migliorato, ma non diventerà mai un tipo da festa, ormai ci abbiamo rinunciato. Almeno, con Mari nei paraggi non starà troppo a rimuginare.” “Ah, capisco.” In realtà non capiva affatto, chissà perché ma avrebbe preferito saperlo lì con lei. Per quanto odiasse riconoscerlo, da quando aveva ammesso di amarlo ancora si trovava a sentirsi di nuovo la sedicenne che era stata, innamorata e possessiva, che dovunque fosse non si sentiva a suo agio finché non aveva la certezza che ci fosse anche lui. Proprio vero che l’amore fa fare, e provare, solo stupidaggini. Non erano ancora entrati che davanti a loro si presentò l’essere più strano che avessero mai visto. Un demone verde e cornuto, con gli occhi rossi, dopotutto non era ancora niente di eccezionale, per loro, ma un demone come sopra inguainato in uno psichedelico insieme di giacca in lamé dorato, camicia azzurro brillante e pantaloni rosso disperato era tutta un’altra storia! In ogni caso quello doveva essere il suo stile solito, visto che il gruppo di Los Angeles non sembrava particolarmente sorpreso. Solo Drusilla sollevò un sopracciglio critico: “Bel completino, Lorne. Mai avuto, in un momento di euforia alcolica, la tentazione di qualcosa un po’ meno vistoso?” La strana creatura sembrò sconvolta quasi in maniera comica. “Drusilla, mia cara, i colori sono una delle meraviglie della natura, dopo di te, naturalmente! Sarebbe un delitto non render loro omaggio!” “Se lo dici tu…Loro sono dei nostri amici, pensi che riusciremo a sederci da qualche parte?” “Sarei disposto io stesso a farti da sgabello, ma venite, stasera è destino che sia sfortunato, c’è posto.” Li guidò fino ad un angolo pieno di sedie e sgabelli intorno a tre tavolini rotondi avvicinati fra loro. Sul palco cantava una ragazza dai lunghi capelli neri, lisci, e i lineamenti orientali. “Uao! ‘Goodnight moon’! E’ una delle mie canzoni preferite.” “E’ brava. Ma chi è? Mi sembra una faccia nuova.” “Si chiama Yeral, una giovane Naga molto dotata e un’anima ferita. Penso che dovrebbe fare una visita al tuo capo, Cordelia.” “Guarda, adesso non è proprio il caso, ne riparliamo un’altra volta, ok?” “Scusa un momento, verdino!” Spike si inserì nella conversazione con la solita eleganza. “Hai detto Naga? Gli uomini-biscia? Però! Le ultime generazioni sono migliorate!” esclamò studiando la ragazza sul palco. “Che vuoi dire, scusa?” chiese Willow. “I Naga sono come le sirene delle favole, rossa, solo che invece che di pesce la coda ce l’ hanno di serpente, e in genere neanche il disopra è un granché. Ah, a proposito, mangiano carne umana. E’ per questo che sembra che in passato noi e loro non andassimo molto d’accordo.” “I vampiri hanno ucciso i Naga, e i Naga hanno ucciso i vampiri, per secoli. Ma ora i Naga sono pacifici e le lotte sono finite.” Il tono di Lorne grondava pacata sicurezza, e tutti capirono a che si riferiva Cordelia parlando di lui. “Ok, ok, mettetevi comodi. Lorne, ti devo parlare.” Drusilla l’afferrò per un braccio e li piantò lì a districarsi per decidere chi doveva sedersi dove. “Senti, ho un favore da chiederti. Mi dovresti leggere una certa anima…non preoccuparti, sul palco la spingo io, tu devi solo dirmi riguardo a una certa cosa, e acqua, o qualsiasi altra cosa si usi nel tuo mondo, in bocca con gli altri, lei inclusa, ok? Consideralo un favore per un amico.” Marianne stava dormendo. Come aveva fatto tante volte da piccola, appoggiata al petto del fratello, con un suo braccio a cingerle le spalle. Bella, forte Marianne. Un uragano in movimento, dalla lingua pronta come le mani. Che travolgeva tutto con la sua allegria e la sua rabbia. Nel sonno la sua forza si addolciva, velandola di una quiete infinita, rivestendola di un’opaca dolcezza da bambola. Per Angel tornava ad essere la sua piccola, indifesa sorellina, la metà mancante della sua anima, l’essere a lui più vicino, che l’aveva accompagnato per anni, nel bene e nel male. Ogni volta che la guardava dormire gli veniva una botta d’amore, d’affetto caldo e cristallino, per quella creatura che lui aveva ucciso e che invece gli voleva bene nonostante tutto. E insieme all’affetto c’era un’ondata di vergogna. Era colpa sua, se lei era diventata una vampira, era stato lui ad ucciderla. Poteva ancora sentire le proprie zanne perforarle il collo, il suo sangue scorrergli in gola…Anche se Darla aveva completato l’opera, era stato lui ad iniziarla. E la sua anima, la punizione peggiore per un vampiro, anche se lei riusciva a gestirla forse meglio di lui, era anch’essa colpa sua, le era stata inflitta solo perché i Kalderash avevano capito, chissà come, che era sua sorella. Avrebbe dovuto soffrire per tutto questo, e invece, ben in fondo al suo cuore, sepolta sotto il senso di colpa, c’era anche la gioia. Di poterla vedere, sentire. Di essere preso in giro da lei, di poter avvertire il vibrare della sua mente, di poterle parlare, poterla abbracciare. Poter riavere accanto a sé sua sorella. Era ingiusto essere felice per una cosa simile, ma…. “Perché?” Marianne si era svegliata e lo fissava con quegli occhi immensi che sapeva essere identici ai suoi. “Perché non dovresti essere felice di riavermi con te? Io lo sono. Mi sei mancato, fratellone, tanto. Lo sai che divisi non possiamo starci.” “Perché tu sia qui con me sono morte delle persone. Gente innocente. Ed è colpa mia.” “Non provarci.” Gli diede un colpetto giocoso sul petto. “Se è colpa tua se ho ucciso delle persone, allora la tua colpa è colpa di Darla, la sua è del Maestro e così via. Se è così siamo tutti innocenti, la colpa è del primo vampiro, quello che ha dato inizio a tutto. No, non regge. E non sto neanche a ripeterti per minimo la millesima volta che al massimo se vuoi trovare un colpevole puoi dire Angelus, non certo te.” “Forse, Mari. Resta il fatto che ti ho uccisa.” “Lui mi ha uccisa. E poi non preoccuparti, non sono il tipo che se la prende per delle piccolezze! Ah-ha! Ti ho visto, hai sorriso!” Si era levata a sedere di scatto. Angel tentò debolmente di negare. “Non è vero, non l’avrei mai fatto!” “Brutto bugiardo antipatico!” Il tono annunciava senza ombra di dubbi che aveva deciso di giocare, di tornare ragazzina. Prima che potesse replicare, gli arrivò in faccia una cuscinata. “Coraggio, fratellone, difenditi!” “Avanti, Mari, non mi sembra il caso…” Un’altra cuscinata gli impedì di finire la frase. “E su, vivi un po’!” Un’altra. “O almeno sii meno morto!” Un’altra. “Divertiti, per una volta!” Un’altra. “E va bene, l’ hai voluto tu.” Afferrato l’altro cuscino, Angel sferrò un veloce contrattacco. Tentando di respingerlo, Marianne si alzò in ginocchio, e in quel momento un colpo alla pancia la fece ruzzolare giù dal letto. “Uah! Non vale, tu sei più forte!” “E da quando? Fino a poche ora fa mi sembrava fossimo perfettamente alla pari.” “Beh, fa niente, come non detto.” Recuperò il proprio cuscino e tornò a raggomitolarsi accanto a lui, di nuovo tranquilla. “Posso chiederti una cosa?” “Me la chiederesti comunque, quindi tanto vale che ti dica di sì. Di che si tratta?” “Affari di cuore. Non fare quella faccia, non sto parlando di Buffy. Senti, secondo te Spike e Dru si rimetteranno insieme?” “Onestamente non lo so proprio. Di sicuro dipenderà da Drusilla. A proposito, come mai non sei voluta uscire con lei e gli altri, ieri sera?” “Ho preferito star qui a far compagnia al mio fratellone. Tutto quel punzecchiarsi a vicenda è stressante, dopo un po’, ogni tanto ci vuole una tranquilla serata in famiglia. E col casino che ci dovrà essere stasera chissà se ne avremo mai un’altra.” “Da quando sei diventata tu la pessimista di famiglia?” “Non lo so, sarai tu che mi hai contagiato. Dì un po’, e Buffy?” “Avevi detto che non volevi parlare di Buffy.” Il tentativo non era male, e con qualcun altro avrebbe funzionato. Peccato che si trattasse di sua sorella. “Prima. Adesso sì, e non pensare di cambiare discorso come sempre. E poi scusa, altrimenti perché ti sorriderebbe la prospettiva di un riavvicinamento fra Spike e Dru? Per correre il rischio di ritrovartelo come vicino di stanza se si trasferisce qui? Te lo dico io, sei contento che in quel caso non ronzerà più intorno alla tua bella, ecco perché.” “Buffy ha bisogno di un ragazzo normale.” “Sua madre aveva bisogno che stesse con un ragazzo normale, e anche qui non era molto coerente, visto che ha chiesto a te di andartene ma invitava Spike a mangiare i biscottini. Era una rompiscatole che non ti ha mai sopportato, la sua unica fortuna è stata di schiattare prima che io potessi metterle le mani addosso – e non fare quella faccia, parlo seriamente! Sarei capace di cercare di resuscitarla solo per farle un certo discorsetto e poi rispedirla da dove è venuta nel modo, o nei modi, più doloroso possibile, e senza il minimo rimorso, puoi giurarci! – e se hai fatto quello che hai fatto come ti aveva chiesto è stato solo perché quella non-dico-cosa ha fatto il colpaccio di dirti qualcosa di cui ti accusavi già da solo, punto e basta! E in ogni caso, fratellino del mio cuore,” aveva assunto il suo tono più dolce e innocente, ancora più pericoloso e insidioso della sfuriata precedente. “se sei tanto convinto che Buffy debba stare con un ragazzo normale, perché non hai esultato sapendola con quel coso, Finn? A parte il quoziente intellettivo pari a quello di un tonno in scatola, quello era di sicuro normale. Pure troppo, a dirla tutta.” Per quanto gli apprezzamenti sul conto di Riley Finn da parte di sua sorella fossero assai gustosi, Angel preferì comportarsi dignitosamente. Anche perché c’era già Marianne a insultarlo per due, e non solo in quel momento: in effetti, denigrare quel poveraccio era uno degli sport preferiti in quella casa, al punto che perfino lui, talvolta, ne aveva pietà. “Non mi piaceva. Nient’altro.” “Il 99% degli esseri razionali è d’accordo con te in quest’antipatia, me compresa, ma continui a non darmela a bere. Tu non avresti accettato e non accetterai mai nessuno al suo fianco.” “Può darsi. Ho detto che lei ha bisogno di stare con qualcuno che possa darle una vita normale, non che sarei stato felice di vederla con questo qualcuno. Non ho mentito.” “Finalmente lo ammetti!” Perché, gli aveva lasciato molte possibilità? “Dai, a questo punto ti manca solo di ammettere chiaro e tondo che la ami ancora. Allora? Non vuoi fare questo piccolo, insignificante favore alla tua dolce sorellina?” Ci mancavano solo le fusa e poi la rassomiglianza con un gatto sarebbe stata perfetta. “Potrei, ma non so dove mi porterebbe una simile affermazione.” “Tu dillo, il resto a suo tempo. Avanti, tanto lo sanno tutti che è così.” “Tutti chi?” “Tutti-tutti. Tranne lei, ovviamente. Guarda che non ci riesci a sviarmi: e su, dillo…” “E va bene, d’accordo, hai vinto: la amo ancora, contenta? Ho risolto qualcosa, adesso? Io e lei non possiamo stare insieme, e non sto parlando solo della maledizione, a che serve ricordare di amarla? Come se lo potessi dimenticare, poi…” Una lunga pausa fece seguito a questo sfogo improvviso, ma Marianne non se ne preoccupò troppo: le vibrazioni del fratello erano quelle dell’amarezza, non della collera. Sapeva che non ce l’aveva con lei per avergli estorto quella confessione, anche solo perché era troppo occupato ad avercela con sé stesso per averla fatta. “Ehi, fratellone, niente crisi depressive, ok?” Gli arruffò i capelli, sorridendo. “Senti, mi dispiace, non volevo buttarti giù. E’ che non mi piace saperti qui a negare la realtà invece di affrontarla. Non è vero che non potete stare insieme, ne sono sicura, dipende solo da voi, da quanto lo volete.” “E da quanto non vogliamo far soffrire gli altri. Io e Buffy insieme abbiamo provocato solo disastri, a noi stessi e a tutti quanti. E sono stati più che sufficienti.” Per qualche minuto nella stanza regnò il silenzio più assoluto, uno di quei momenti in cui le menti e i cuori dei due si aprivano completamente, senza parole, e cercavano di sanare le rispettive ferite, dandosi forza a vicenda. Poi la porta si aprì, “Ciao, ragazzi!”, e una Drusilla traboccante di energia, in una camicia nera che le arrivava alle ginocchia, saltava allegramente sul letto. “E tu che ci fai, qui?” “Crisi di solitudine e attacco di ‘sindrome da rompiscatole’. E poi dovevo venire a fare rapporto, da brava spia.” “Puoi spiegarti meglio? E come mai hai addosso una mia camicia? Credevo che fosse Mari l’unica a saccheggiare il mio guardaroba.” “Vero, ma io saccheggio il suo. Questa l’ ho trovata lì, è comodissima, il mio pigiama preferito.” “Grazie di avermelo detto, almeno posso smettere di sperare che mi venga restituita. Pensate di lasciarmi qualcosa, nell’armadio, o devo aspettarmi di ritrovarmelo vuoto da un momento all’altro? In ogni caso, cos’è questa storia della spia? Che hai combinato?” “Beh, ecco…non è niente, solo un piccolo favore che Mari mi ha chiesto di farle, tutto qui…” Le due ragazze si scambiarono uno sguardo apparentemente all’insegna della più assoluta innocenza, il che accrebbe i sospetti di Angel. “Mari da sola è già da tenere d’occhio, ma voi due assieme preannunciate una catastrofe. Avanti, di che si tratta?” - Ecco perché non sei voluta andare anche tu! Ti eri messa d’accordo con Dru perché ti riferisse tutto! – - Eddai, non te la prendere! Mica ti ho mentito: semplicemente, visto che potevo contare su Dru, ho preferito star qui a farti compagnia. Non essere così acido… - “Ok, Dru, spara. Altrimenti chi se lo leva dai piedi..” “Come vuoi. Allora, Lorne è stato grande: sulle prime erano un po’ perplessi sulle sue facoltà mentali - difficile dar loro torto – ma poi è piaciuto a tutti. Per la cronaca, il completino di stasera era un mix oro, turchese e rosso elettrico: nella norma, si può dire.” “Siete andati al Caritas?” Forse era lui a non ragionare bene, ma un posto frequentato da demoni era l’ultimo che avrebbe preso in considerazione per portarci due cacciatrici, specie Buffy, e una banda di gente che in genere i demoni li concepiva praticamente solo defunti, senza pensar troppo alla loro effettiva pericolosità, e che essendo umani non erano soggetti all’incantesimo di protezione che era attivo sul locale. Per un attimo si chiese se fosse il caso di chiamare Lorne per informarsi di possibili danni, poi la risposta di Drusilla lo tranquillizzò in proposito. “Sicuro, si sono divertiti tutti. E sapere che lì dentro non solo lui, ma nessun demone può usare la violenza su nessuno, ha fatto molto bene al morale di Spike.” “Taglia, Dru, non è per avere un bollettino dell’autostima di Spike che ti ho chiesto di tenermi informata. Allora? Ha cantato?” “Non è la prossima Streisand o Liza Minelli, e nemmeno Anastacia, per stare al passo coi tempi, ma sì, ha cantato.” “Beh? Qual è il responso del nostro Mr Basilico preferito?” “Non sto a riferirti parola per parola perché ti verrebbe un mal di testa gemello del mio, ma il succo è che avevamo ragione su tutta la linea: cotta, stracotta e piena di paura fino in cima ai ricci della sua nuova acconciatura. Tra parentesi, secondo me sta meglio coi capelli lisci, così s’invecchia: visto che a differenza di noi non ha l’eterna giovinezza, perché vuol farsi del male? Discorso look, a volte è peggio di me quand’ero pazza.” “Sì, sì, so che vuoi dire. Tornando a noi, Occhi-di-rubino ha dispensato anche qualche saggio consiglio?” “Con un sacco di battute sulle agenzie matrimoniali che mi hanno quasi fatto cambiare idea sull’umorismo di Spike, ma lo ha fatto. Tradotto dovrebbe essere, se non ho capito male, che possono girarci attorno quanto vogliono che tanto le cose non cambieranno. Quindi, o si decidono e fanno qualcosa, o altrimenti sono fatti loro. Nessuno può impedir loro nulla, dipende solo da loro. E ringraziami per averti risparmiato le immagini cripto-slang che ha usato per arrivare a questo semplice concetto.” “Ragazze, scusate un attimo. Non oso neanche immaginare di che state parlando perché qualsiasi cosa sia non mi piacerà, quindi, tanto per sapere, mi potreste solo dire se avete in mente qualcosa?” “Oh sì, Angel, altroché se ce l’abbiamo…” Sguardo d’intesa fra le due, la mano di Drusilla che scivola furtiva verso un certo cuscino dimenticato e… “Sai di che si tratta? Divertirci!” “All’attacco, Dru!!” La ripresa delle ostilità, accompagnata dalle grida esultanti delle ragazze, riuscì a svegliare Faith, che, una volta arrivata e concluso che nessuno stava venendo massacrato, fece una puntatina in camera di Marianne, ancora provvisoriamente sua, per procurarsi un’arma, e si unì subito alla mischia. Di lì a poco Cordelia la seguì coi cuscini del divano e quando finalmente anche Wesley e Spike si decisero a controllare che stava succedendo, la battaglia era ormai in pieno svolgimento. “Vorrei tanto sapere perché finiamo sempre in un cimitero o in qualche posto altrettanto lugubre.” A dispetto di questa sua affermazione, però, Spike sembrava decisamente a suo agio, mentre si accendeva l’ennesima sigaretta seduto su una lapide. “Spike, in teoria noi in un cimitero dovremmo esserci in maniera permanente da secoli. E poi non l’abbiamo certo deciso noi che il rito debba avvenire proprio qui.” “Vero, ma perché non c’è nessuno? Se Darla vuole attivare lo specchio deve venire qui, anzi, avrebbe già dovuto esserci.” Willow era molto perplessa. “I calcoli erano giusti, il punto è questo. A meno che non abbia cambiato idea…” Marianne ed Angel si scambiarono uno sguardo interrogativo, per poi uscirsene simultaneamente con un “No!” a dir poco granitico. Angel continuò: “Conosco Darla, quando ha deciso una cosa non è il tipo che torna indietro. Verrà qui e cercherà di portare a compimento il rito, ne sono sicuro.” “Allora come mai non è qui?” Buffy e il resto del gruppo si avvicinarono, di ritorno da una perlustrazione infruttuosa nei dintorni. “Non lo so, e non mi piace…Che è successo, Faith?” La ragazza era appena arrivata, un po’ ansante e con un paletto in mano. Un paletto con sopra tracce di polvere. “Scusate il ritardo, ma un paio di simpaticoni insistevano per tenermi compagnia e ho dovuto liberarmene. Una ragazza non può stare in pace nemmeno in un cimitero!” “Hai avuto problemi? Hai visto qualcosa?” “No a entrambe le domande. Non ho neanche provato a farli parlare, erano solo due novellini che volevano riempirsi la pancia, niente a che fare con Darla. Qui?” “Niente. Eppure il rito deve avvenire stasera, per forza.” - Mari, hai anche tu questa sensazione? – - Come se avessimo trascurato qualcosa? Sì… - - Già, più ci penso e più mi sembra strano che Darla non sia qui, ci deve essere qualcosa a cui non abbiamo pensato. Cosa, mi chiedo? – - Non lo so…e sai un’altra cosa? Ho una spiacevole impressione di futilità. Come se non potessimo fare niente per impedire quello che accadrà. Mi piace sempre meno, questa faccenda…E non sappiamo ancora quello che potrebbe succedere se Darla riuscisse ad attivare lo specchio… - “Angel…” La voce di Drusilla si intromise nel loro dialogo telepatico. “Che facciamo? Non possiamo aspettare, dobbiamo riuscire ad interrompere il rito, oppure chissà cosa…” La frase le venne bruscamente troncata da un improvviso tremare della terra. “Ehi! Ma che diavolo…” Alla prima scossa ne seguì subito un’altra, poi una terza e così via, sempre aumentando l’intensità. “Ma cos’è, un terremoto?” “No, non credo siamo così fortunati! Potrebbe essere…” “Un momento, guardate! Quella cripta!” Istintivamente tutti si volsero nella direzione indicata da Cordelia, e i loro sguardi incontrarono un tempietto bianco, miracolosamente fermo e intatto, che si ergeva come uno scoglio in tutto quel tremare, come ignaro o indifferente ad esso. “Che cosa? Ma come…” - Angel! Una cripta! I sotterranei! – - Dannazione, ecco a cosa non avevamo pensato! Queste scosse vogliono dire che il rito sta avvenendo! Darla ci ha fregato! – “Avanti, muoviamoci, dobbiamo raggiungerla!” Le scosse resero più difficile quella che normalmente sarebbe stata solo una breve corsa, tuttavia poco dopo, divelta la porta con la telecinesi, l’intero gruppo era all’interno dell’edificio. “Non capisco, perché questo è immobile?” “E’ l’occhio del ciclone, Buffy. Per questo il terremoto non lo tocca. Sotto di noi, Darla sta attivando lo specchio.” Le rispose Angel, mentre saggiava i muri della costruzione imitato dalla sorella. “Come sotto di noi?” “I nostri calcoli erano errati. Abbiamo dato per scontato che il rito dovesse avvenire per forza sulla superficie, e invece si può svolgere anche nel sottosuolo, perpendicolare al punto esatto della superficie. Il problema, adesso, è trovare il passaggio per arrivarci.” “Aspetta un secondo! Guarda un po’ quello!” ‘Quello’ era una statua, rappresentante un angelo che brandiva una torcia e pronto a spiccare il volo, situata in un angolo del piccolo tempio. “E allora?” “Fratellino? E’ un angelo.” Dal tono di Marianne si poteva supporre che si stesse rivolgendo ad un bambino. “Capisci? An-ge-lo. Ti fa venire in mente niente? A me sì…e anche al nostro riverito Sire, scommetterei.” “Vuoi dire che è quello la chiave per il passaggio?” “Perché no? E’ il genere di cose che Darla trova divertente. E bisogna ammettere che è quantomeno indicato…Vediamo un po’…non si sposta, non si gira…” Marianne continuava ad esaminare la statua, senza ricavarci niente. “Prova un po’ con la torcia.” suggerì Spike. “La torcia? Ok, vediamo…” Appena la ragazza lo toccò, il marmo scolpito ruotò su sé stesso e al medesimo istante uno dei sarcofagi di pietra fece lo stesso, mettendo allo scoperto una scala di ferro che scendeva nella terra. “Bell’idea, Spike. Vedi che quando t’impegni…” “Ragazzi…” Drusilla, che si era affacciata alla soglia, aveva un’aria preoccupata. “Non sentite niente?” “No, niente. Perché?” “Perché speravo di sbagliarmi. Fuori le scosse sono cessate, e non è un buon segno: il rito deve essere terminato. Che si fa?” Dopo qualche istante di silenzio, Marianne prese la parola. “Si scende e andiamo a trovare Darla e suoi ospiti, chiunque siano.” Pochi minuti dopo erano nell’ennesimo tunnel sotterraneo, ad ascoltare il chiacchiericcio instancabile di Xander e Spike, che tentavano entrambi di convincerli a lasciar perdere quella missione suicida, incontro a qualcosa che nemmeno si sapeva cosa fosse, e di tornarsene a casa, totalmente inascoltati. “Sentite, ma perché dobbiamo farlo? Magari Darla ha semplicemente evocato uno gnomo e due folletti per farle compagnia.” “Ti sembra il suo stile, Spike?” domandò Angel. “E poi il nostro testo diceva che si sarebbe scatenato un grande pericolo.” puntualizzò Willow. “Uno gnomo e due folletti non corrispondono molto a questa descrizione.” “Ok, allora diciamo che ha evocato un demone grosso, brutto, cattivo e sessualmente molto attivo. Dovrà pur divertirsi anche lei, no?” chiese Spike. “Non collima con l’idea di pericolo.” lo liquidò la strega, ascoltandolo a malapena. “E poi che t’importa?” intervenne Faith. “In quel caso le facciamo le congratulazioni e ce ne torniamo a casa a giocare a carte, ti va bene, biondino?” “Le carte no, bella, ho già dato.” “Vero, e poi questi vestiti sono miei, per cui è meglio che non ci provi neanche, a giocarteli.” Inutile dire che quest’affermazione di Marianne non sfuggì alle orecchie di Xander. “Hai addosso i vestiti di una ragazza, Spike? L’ ho sempre saputo che prima o poi avresti trovato il tuo vero io!” “Ehi, marmocchio, modera i termini e rispetta quelli più grandi di te! Ti ricordo che se non ti ho ancora aperto la gola è solo perché sarei io a farmi più male, è chiaro? Ma potrei anche decidere che ne vale la pena…” Sarebbero andati avanti a discutere ancora per un pezzo ma, nel bel mezzo del battibecco, Marianne lanciò loro un’occhiata da immobilizzarli, letteralmente, una volta tanto: le loro bocche si richiusero con uno schiocco secco e, per quanti sforzi facessero, restarono chiuse. “Pensate di starvene buoni, adesso?” Interpretando i gesti e i mugolii emessi dai due come una risposta affermativa, la ragazza mollò la presa mentale. “Bene. Cominciavo ad averne abbastanza.” “Sorellina, ci siamo!” Davanti a loro c’era una porta di ferro, identica a quella che chiudeva il sotterraneo che avevano visitato in precedenza. “Ok, magari adesso mi date dell’idiota come al solito così io mi arrabbio e finiamo col fare a pugni tra di noi, visto che alcuni di voi posso ancora picchiarli senza conseguenze ma…io stavolta preferirei un’entrata più silenziosa.” “Come vuoi. Può anche essere la volta buona che hai avuto un’idea sensata. Stavolta faremo un lavoro di precisione, il che vuol dire che la responsabilità è tutta tua, fratellone.” “Che vuoi dire, scusa?” “Ecco, Buffy, tecnicamente io sono migliore ad emettere grandi quantità di potere, mentre Angel è più bravo a controllarlo. Se vuoi un paragone, che forse è più chiaro, io sono una granata: molti danni e poca accuratezza per l’obiettivo; Angel è un fucile di precisione: meno dispersione e dritto al bersaglio. Per questo dobbiamo lavorare insieme, in modo di completarci. Adesso occorre la precisione, per cui il controllo e la prevalenza andranno ad Angel. Allora, sei pronto?” “Pronto. Qua la mano, ci sarà bisogno di potenza, anche.” Entrambi si rivolsero alla porta, i loro occhi ridotti a fessure baluginanti di riflessi rossastri, e dopo pochi secondi la porta si piegò in avanti, pronta a cadere. Tuttavia in quel momento si bloccò a mezz’aria, venendo poi depositata a terra silenziosamente. Un’occhiata ai cardini bastò a rivelare che erano stati completamente fusi. “Li avete liquefatti?” La voce di Willow non era del tutto priva di timore. “Meglio di un laser, eh?” le rispose orgogliosamente Marianne. “In effetti, con un po’ d’impegno, possiamo arrivare anche a dodicimila gradi di calore circoscritto, almeno stando ai test che ci ha fatto Karin, quindi…” “Karin? Sarebbe?” “Una nostra amica, ne parliamo un’altra volta, ok?” “Oh no, parlatene pure anche adesso.” Dalle ombra a un angolo della grande sala in cui si trovavano, venne una voce ben nota, falsamente dolce e sorridente. Darla era appoggiata al muro, un braccio lasciato pendere e la mano dell’altro intrecciata fra i capelli, un sorriso di sufficienza che le attraversava il volto. “Non credo che poi ne avrete di nuovo l’opportunità.” terminò. “Ah sì?” Buffy, al solito, si era fatta avanti con aria di sfida. “Perché, saresti tu ad impedircelo? Spiacente di deluderti, Boccoli d’oro, ma fra un paio di secondi sarai di nuovo quello che devi essere: cenere. E a proposito: coi vestiti andiamo già meglio, sai, lo stile collegiale non ti donava proprio, ma coi capelli sei sempre un disastro. Ti prego, non darmi il nome del tuo parrucchiere!” “Cala le arie, tesoro, non sei stata tu ad incenerirmi, l’ultima volta che ci siamo viste: senza di Angel ci saresti rimasta tu, su quel pavimento. E in ogni caso è a me che dispiace deluderti, mia cara idiota, ma di te non potrebbe importarcene di meno.” “Importarvene, hai detto? E di chi parli, oltre a te?” Anche Drusilla era avanzata, mettendosi al fianco di Marianne, mentre Faith prendeva posto accanto ad Angel. “La piccola traditrice è tornata a casa? E se non sbaglio lì c’è quel che resta della tua già patetica creatura…Salute, Spike, come va con il tuo giocattolino? Sempre impotente, in tutti i sensi?” Si spostò lentamente verso il centro della stanza, con movimenti lenti e aggraziati. Avvicinò le dita di una mano alle labbra, ridendo lievemente. “Davvero, che bella riunione di famiglia! Ci siamo proprio tutti…Marianne, bambina mia, non sai quanto sia contenta di averti creato: doveva essere solo uno scherzetto, e invece, in qualche modo, sei ancora migliore di tuo fratello. L’anima non ti ha cambiato molto, eh? Ho sentito parlare tanto di te, sotto tanti nomi, nel corso dei secoli…il Maestro era pronto a offrirti un posto alla sua corte, pensa. Che effetto fa doversi comportare da brava bambina quando non lo si è? Devi proprio volergli bene, a quel tuo noioso fratellino, vero? Sì, avrei decisamente dovuto dedicarti più tempo, ma cerca di capirmi, Angelus era molto più interessante…E pensare che tutto quel che ne resta è solo una sua copia sbiadita…ma non fa niente, presto non dovrò più sopportare questa fastidiosa presenza!” concluse velenosamente. “Sul serio?” Marianne non sembrava particolarmente colpita dai propositi del suo sire. “E come farai, di grazia? Ti ricordo che potrei ridurti in cenere in questo stesso instante!” “Me, forse…ma non ho mai detto che sarei stata io a distruggervi. Questo è un piacere che spetta a qualcun altro, ma in fondo è giusto così. Sono loro ad averne più diritto.” Si spostò ancora, verso un altro angolo della sala, dove, osservando attentamente, si potevano scorgere delle figure nell’ombra. “Vedete…” continuò. “Non sono stata molto precisa, prima, parlando di famiglia…la nostra piccola riunione non può considerarsi al completo, senza di loro. Angel, Marianne…permettetemi di presentarvi coloro che finalmente vi uccideranno…Lo sapevate di avere dei gemelli?” Su quelle parole un paio di torce fiammeggiarono simultaneamente, illuminando del tutto quell’angolo buio. Al centro, inquadrato fra le torce, stava il grande specchio di Xian-Djokur, la superficie vitrea racchiusa dalla cornice completamente nera. Ma subito ad attirare l’attenzione di tutti furono le due figure dapprima sedute ai suoi lati su due specie di troni e che poi si erano alzate al seguito dell’accensione delle torce, tenendo comunque la testa bassa a nascondere il volto. Erano un ragazzo e una ragazza, ugualmente alti e atletici, dai capelli scuri, vestiti allo stesso modo, completamente in pelle nera: gli stivali, i pantaloni, perfino le magliette sembravano fatte di quel materiale, che creava un contrasto netto con la loro pelle pallidissima. Finalmente sollevarono il viso, i profondi occhi scuri subito scintillanti alla luce dei fuochi alle loro spalle. Ma quello che fece rabbrividire tutti fu il vedere che i lineamenti di quei due erano identici a quelli di Angel e Marianne, fin nei minimi dettagli, e che erano contratti in una smorfia crudele. Nel silenzio generale, Darla si avvicinò al sosia di Angel, passandogli un braccio intorno alla vita e appoggiandogli la testa su una spalla, fissando ironicamente il gruppo ancora senza parole. “Che c’è, ragazzi? Mai sentito parlare di doppelganger?” - Voglio essere io la prima a dirlo, fratello: siamo fregati. Totalmente, assolutamente fregati. - “Non credo ci sia bisogno di darvi spiegazioni, ma temo che i vostri amichetti umani non siano molto ferrati sull’argomento.” continuò Darla. “I doppelganger sono doppioni perfetti di una persona, nonché opposti perfetti. Nel nostro caso, o meglio nel vostro, sono puri demoni. In parole povere,” concluse sorridendo ancora di più “vi presento Angelus finalmente libero da quella sciocca maledizione.” Si rivolse alle figure al suo fianco. “Sono tutti vostri. Sapete benissimo cosa fare.” “Non c’è bisogno che tu dica niente” rispose la Marianne diabolica. “Sarà un piacere.” Subito lei ed Angelus si slanciarono all’attacco, ciascuno contro il proprio gemello. Angel e la sorella si prepararono a fronteggiarli, gridando a Faith e Drusilla di occuparsi di Darla e agli altri di pensare allo specchio. “Salute, mia cara!” disse Marianne all’altra sé stessa, che le era arrivata di fronte. “Come devo chiamarti? Sorella? Gemella? Brutta copia?” “Marika andrà benissimo. Non è così che ti sei fatta chiamare, anche?” le rispose quella, sferrandole un calcio al viso che Marianne non fece in tempo a parare. Tuttavia si rialzò subito, schivando un altro attacco. “Non male. Ma dovrai fare di meglio.” “Io non ci giurerei.” Nel frattempo, Angel ed Angelus non erano in condizioni diversi. Il demone sembrava il più forte e ogni colpo di Angel veniva schivato o parato con estrema facilità, senza sforzo. Ringraziando la telepatia, i fratelli ne approfittarono per il punto della situazione, pur continuando a combattere. - Anche tu non riesci a colpirlo? – - No, e in compenso lui riesce a colpirmi benissimo. E’ come… - - Prova a dire che è come combattere contro uno specchio e ti ammazzo io prima di lui. Uah! Questo c’è andato vicino! – - Fammi parlare. E’ come se sapessero già le mosse che faremo, anticipano le nostre intenzioni. – - Andando per logica c’era da aspettarselo. Tecnicamente quelli siamo noi. – - Ma noi non possiamo anticipare loro. – - La vita è ingiusta, non lo sapevi? Perfino per i morti. – Mentre i quattro al centro della stanza cercavano di ammazzarsi a vicenda, Darla era riuscita a trascinarsi dietro in un corridoio Drusilla e Faith, allontanandole dal resto del gruppo. Adocchiando una sbarra di ferro fissata di traverso sulle loro teste, a Faith venne un’idea. Con un salto si aggrappò alla sbarra e, dopo un volteggio, la mollò, atterrando addosso a Darla e bloccandola al suolo. “Adesso facciamo quattro chiacchiere, bionda.” “Spiacente, non sono interessata.” sibilò quella di rimando, prima di graffiarle il viso e respingerla con un calcio. La sua libertà fu però di breve durata, perché Drusilla la bloccò nuovamente al suolo. “Guarda, guarda…” cantilenò allora in tono di scherno. “La micina ha tirato fuori gli artigli…” “Non sai quanto. Adesso dicci come distruggere quello specchio.” “Fammi pensare…oh, guarda: non ne ho idea. E anche se l’avessi dubito che la verrei a dire a voi. Ma perché invece di perdere tempo con me non tornate alla sala centrale? Almeno, con un po’ di fortuna, potrete morire assieme ai vostri cari.” “Cosa ti fa credere che moriranno, puttana?” chiese Faith. “Oh-ho! Ma che parole grosse da una persona così giovane! E per di più da un tale ricettacolo di purezza e virtù! Non ci sono dubbi che moriranno, tesoro, l’anima rende notoriamente deboli. Non possono vincere contro due puri demoni.” “Strano, a me l’anima ha fatto bene.” ribatté Drusilla. “Tu sei un caso a parte, mia cara. Loro…finiranno come devono finire: in cenere.” “E sarà anche come finirai tu, se non parli.” “Al tuo posto ci penserei: la polvere è molto poco loquace, Dru.” “Tu lo sei già adesso, per quello che c’interessa. Tanto vale che mi levi una soddisfazione.” “Avanti, diamoci un taglio!” sbottò Faith. Spinse via Drusilla e, dopo averla afferrata per il collo, sbatté Darla contro il muro. “O parli, o muori per l’ennesima volta.” “Ne sei proprio sicura?” “Attenta, Faith!” Al grido di Drusilla, la cacciatrice era istintivamente balzata di lato e la lama del Kuhdron che le era arrivato alle spalle le mancò la testa, ficcandosi invece nel cuore di Darla. “Imbecille…” fece in tempo a dire la vampira prima di finire in cenere. “Oh merda…” Drusilla non ebbe una reazione misurata come quella di Faith e urlò al Kuhdron, semi-instupidito dall’aver ucciso la propria padrona: “Per una volta sono d’accordo con Darla, razza d’imbecille! Tu e le tue lame! Ma non potevi mirare più in basso, sottospecie di bestione ipernutrito?! Come pensi che possiamo interrogarla adesso, buono a nulla?! Sempre tra i piedi quando non devi!” Investito dalla rabbia della vampira, il demone sembrò risvegliarsi dal suo stato di intorpidimento. E sfortunatamente per le due il ringhio che emise non sembrava annunciare che si fosse svegliato sul piede giusto. Semmai su quello di guerra. “Sai, secondo me si è offeso.” “Dici? In effetti…Beh, sei tu la cacciatrice: è tutto tuo.” “Mio? Perché mio? Sei stata tu a…” Un ruggito ancora più furibondo del precedente e una rapida visione di quel che sembrava un tosaerba vivente e sull’alterato diretto verso di loro come un toro scatenato troncò la discussione. “Insieme?” “Direi proprio di sì!” “Beh, che aspettiamo? Andiamo!” “No, Faith, ho un’idea! Resta lì!” “Coosa? Guarda che io non sono mai morta, prima! Tu puoi averci fatto l’abitudine, ma io..” “Ancora un attimo. Ancora…Adesso! Salta!” Le ragazze scansarono il Kuhdron all’ultimo secondo e questi, trascinato dal proprio slancio, finì la corsa contro il muro. Una delle lame vi rimase conficcata e per liberarsi dovette reciderla, lasciandola lì. “Avanti, bello, sono qui!” Capita l’idea di Drusilla, Faith si preparava a distrarre il demone. Aiutata in questo dal suo furore, non fece fatica ad attirare su di sé tutta l’attenzione, ne fece però molta di più per riuscire a non farsi affettare: era stata costretta ad afferrarsi alle lame delle braccia per eseguire una rovesciata e calciarlo al mento, quando una di quelle delle gambe le aprì uno squarcio nel polpaccio, facendola rovinare a terra. Il Kuhdron incombeva su di lei. “Il gioco è finito.” “Sono d’accordo.” Disse una voce alle sue spalle, pochi secondi prima che una nuova lama gli spuntasse addosso, quest’ultima sfortunatamente in corrispondenza del cuore. Immaginando di vedersi crollare addosso a peso letteralmente morto quel King Kong demoniaco, Faith si portò fuori tiro con una capriola all’indietro, ma non ce ne fu bisogno: trafitto dalla sua stessa lama, che Drusilla gli aveva conficcato in corpo, il demone si ridusse ad una vasta pozza melmosa verde acido. “Che schifo! Ma non possono incenerirsi tutti come fate voi vampiri?” “C’è chi è educato e chi no…Bleah! In effetti è piuttosto disgustoso.” “Per non parlare del casino in cui…” “Ragazze, state bene?” Spike era saltato fuori dal nulla, apparentemente preoccupato per la loro sorte. Tuttavia le due non sembrarono particolarmente commosse dal suo interessamento. “Meno male, è arrivata la cavalleria! In ritardo come al solito…” Drusilla abbandonò la lama e l’oltrepassò, preparandosi a ripercorrere il corridoio in senso opposto. “Comunque stiamo alla grande, a parte il fatto che Mr Affettatutto ha fatto fuori Darla troppo presto e noi abbiamo dovuto far fuori lui, in modo che ora non abbiamo neanche mezza idea su come rompere quello specchio. Magari se arrivavi prima eravamo messi meglio…” rincarò la dose Faith. “Allora, ti muovi? Dobbiamo andare a dare una mano agli altri.” Spike si concesse di attendere qualche dignitoso secondo prima di seguirle. “Sapete, sto iniziando a rivalutare Angel. Se riesce a sopportare voi due e tutti quegli altri matti vuol dire che è più tosto di quel che credevo. Se il suo gemello cattivo non lo polverizza, ricordatemi di fargli i complimenti.” - Ok, Angel, ammettiamolo: siamo nei guai. Questi due sono tosti! – - Lo dici solo perché stai combattendo contro te stessa. – - Non mi sembra proprio il caso di cominciare a fare lo spiritoso adesso, tra tutti i momenti che potevi scegliere! – - Va bene, ti va una proposta? Basta con le scazzottate. Usiamo i nostri poteri e vediamo come se la cavano. – - Affare fatto! E mi raccomando: meno controllo e più potenza! – I due schivarono un attacco in contemporanea, gettandosi di lato fino ad affiancarsi l’uno all’altra. In un lampo intrecciarono le mani e rilasciarono l’onda d’urto della telecinesi, con la maggior potenza a loro disposizione. Ma i cloni non si mossero di un millimetro. “Spiacente, ragazzi.” sogghignò Angelus. “Con noi non funziona.” - Che cosa?! Non è possibile! – - Angel…sto usando il potere al massimo, eppure…non riesco a muoverli…Che significa? – - Non lo so, ma…aspetta, ho capito! La stanno usando anche loro! Hanno capito che volevamo far ricorso alla telecinesi e ci stanno mandando contro un’onda pari alla nostra. Siamo in stallo. – - E se noi smettiamo d’usarla, allora la loro ci travolgerà. – - Esatto. Quindi tienti pronta a saltare. – - Ok. Adesso! – Rotolarono nuovamente, sentendo l’onda sfiorarli e passare oltre, infrangendosi contro il muro e frantumandolo. “Che fate, belli? Non vi va di giocare?” “Sicuro che ci va, Marika.” rispose Marianne. “Solo che pensiamo di farlo secondo le nostre regole: voi perdete, noi vinciamo.” “E come contate di riuscirci?” “Beh, se proprio insisti…” - Vediamo un po’ se ho ragione: cambio, fratello! – Con una ruota, la ragazza si riportò accanto ad Angel, rotolò sulla sua schiena e si ritrovò di fronte ad Angelus. “Ciao, fratellino!” E gli sferrò un calcio al viso. Colto apparentemente di sorpresa, il demone non riuscì a pararlo, venendone scaraventato all’indietro. - Afferrato il messaggio, Angel? – - Lui può prevedere le mie mosse, ma non le tue. E scommetto che lo stesso vale per lei – - Ben detto. Cerchiamo di ristabilire un qualche equilibrio! – Il combattimento riprese, questa volta con uguali risultati da ambo le parti. Anche se, col cambio di avversari, la situazione era più equa, la forza dei contendenti era più o meno alla pari. Marika aveva appena schivato un destro allo stomaco e Marianne si stava rialzando dopo essere stata gettata a terra, quando Spike, Drusilla e Faith tornarono sulla scena. “Decidete voi come prenderla, ma…Darla è morta. Senza dire niente di utile. Il Kuhdron l’ ha fatta fuori e le fanciulle, qui, hanno fatto fuori lui. Che si fa?” “Magari se veniste a darci una mano non sarebbe male!” In quell’istante Angelus e Marika si voltarono per un attimo verso di loro, lanciandoli violentemente contro un muro. I tre si abbatterono al suolo, privi di sensi. “Niente da fare. Questa partita ce la giochiamo fra di noi.” “E non preoccupatevi per Darla. Se quel bestione non ci avesse anticipato, poi ce ne saremmo occupati noi.” Nel frattempo, la situazione era calda anche in un certo angolo della stanza. “Maledizione, Wesley! Possibile che tu non riesca a capire come romperlo?!” “Cordelia, ci sto provando! Ma in quei libri non si accennava a niente che potesse distruggerlo: nemmeno i suoi creatori ci sono riusciti…” “Willow, tu non conosci qualche incantesimo…qualcosa che possa…” “Purtroppo no, Buffy. Non saprei neanche da che parte cominciare, è un artefatto troppo potente. E in ogni caso direi che abbiamo problemi più gravi. O di sicuro più urgenti. Come la mettiamo con quei due?” Accennò alla lotta in corso. “Onestamente? Non ne ho idea. In ogni caso io provo ad aiutare Angel e sua sorella.” Stava già per correre nella loro direzione quando Cordelia la bloccò. “Sicuro, e cosa pensi di fare? Farti mettere KO come Drusilla, Faith e Spike? Avanti, ragiona! Angelus non è uno zuccherino, e la parte negativa di Marianne non sarà molto migliore: aggiungi la telecinesi e la pirocinesi e non do un soldo bucato per la tua pelle.” “E allora cosa vuoi fare? Lasciare che se la cavino da soli? Magari rimettendoci la ‘loro’ pelle?” “Dico soltanto che così sono alla pari, e noi non abbiamo la minima possibilità di cambiare le cose. Dobbiamo cercare di…far pendere la bilancia…dalla nostra…Oh, cielo, mi è venuta un’idea!” Il viso le si illuminò di colpo. “Wes, questo è pur sempre uno specchio, no? Quindi si può fondere.” “Dipende. Ci vorrebbero delle temperature eccezionalmente alte per distruggere la magia che lo compone. Nemmeno Angel e Mari riuscirebbero a produrle.” “Non da soli, forse. Sai farlo funzionare?” “Beh, il pentacolo di Rendjor c’è ancora, e tutto il resto anche, le correnti dovrebbero essere ancora presenti…ma scusa, tutto questo che c’entra? Noi non vogliamo attivarlo, vogliamo distruggerlo.” “Ed è quello che faremo. Ci serve solo un piccolo aiuto. Allora, puoi attivarlo o no?” “Non lo so, mi occorre il testo del rituale e poi…sullo specchio c’è qualcosa…sembra sangue…” “Ma sì, certo! Il sangue di Angel e Marianne! Le ferite che gli ha fatto il Kuhdron! Probabilmente occorreva il loro sangue.” “Ho sentito parlare di sangue? Il sangue di chi?” Spike e le ragazze avevano riacquistato conoscenza e, intelligentemente, si erano riuniti al gruppo. “Lascia perdere. Forse ho capito cosa vuoi fare, Cordelia.” disse Willow. “Ma sarà pericoloso. E poi come lo prendiamo il sangue che ci serve?” “Non sai far levitare le matite? Riuscirai a farlo anche con qualcosa di tagliente, no?” “E se usassi direttamente un paletto? Della serie: inceneriamoli e via?” “Lo brucerebbero immediatamente, no. Dru e Wes, cercate in quella stanza che sembra piena di scartoffie, magari trovate quel testo. Willow, tu e Xander cercate qualcosa di appuntito. Noialtri restiamo qui e speriamo che i nostri continuino a cavarsela.” Stranamente, nessuno ribatté agli ordini che venivano dati dall’ultima persona da cui se li potevano aspettare. Anzi, tutti si affrettarono ad eseguire gli incarichi ricevuti. Solo Xander si voltò un momento prima di andarsene. “Sai, Cordy? Non ti ho mai vista come stratega autoritaria.” “Oh, lavorare con Angel fa quest’effetto, a una ragazza. E adesso muoviti, ne riparliamo dopo aver rispedito gli ospiti al mittente!” “Adesso mi sono stancato, ‘sorellina’. Vediamo di farla finita!” Così dicendo, Angelus sferrò un nuovo attacco, con un calcio in pieno stomaco seguito da un colpo al viso, abbastanza forte da ribaltare Marianne a terra. Stava per avventarsi di nuovo su di lei, ma la ragazza lo respinse, facendo forza sulle mani fino a compiere una ruota all’indietro, colpendolo alla faccia con le gambe. “Sono d’accordo con te… ‘fratellino’. Però che ne diresti di essere tu a crepare?” replicò ansante. “No, grazie. Il piacere lo lascerò a te.” “Tutto bene, Mari?” chiese Angel. In quel momento Marika si lanciò di nuovo contro di lui: afferrandola per le braccia, la rovesciò. Prima che potesse colpirla di nuovo, però, lei si portò fuori tiro e fece partire un calcio, ruotando su sé stessa, e anche se riuscì ad evitare che lo colpisse in volto lo ricevette alla spalla. “Tutto ok, credo. Non…” Improvvisamente tacque, passando alla comunicazione telepatica. - Angel! Hai notato? – - Cosa? Attenta! – - Visto! Uff! Lei non gli ha chiesto come stava. Non si preoccupano per l’altro! – - Tra loro non c’è alcun legame, è vero. Anche in questo sono il nostro contrario. – - Non capisci? Non possono leggere entrambe le nostre menti, e le loro non sono legate. Se noi uniamo le nostre… - La sua frase venne troncata da due lampi argentati che si dirigevano sibilando verso di loro. Anche i doppi li avevano avvertiti e si voltarono allo stesso istante, bloccandoli a mezz’aria. Due pugnali galleggiavano immobili a mezz’aria. “Cosa pensavi di fare, piccola strega? Il metallo non ci può ferire davvero.” Anche se lo sforzo doveva costarle parecchio, Willow faceva del suo meglio per non farsi respingere dalle menti dei demoni. “Può fare abbastanza, per quel che mi riguarda.” - Mari, credo di avere un’idea di quello che vogliono fare, anche se non ho chiaro il perché. Dobbiamo ferirli con quei pugnali. – - E come facciamo? L’ hai visto, prima, siamo alla pari. – - Ma adesso c’è anche Willow in gioco: l’equilibrio è rotto, e a nostro favore. – Non aveva finito di dirlo che i pugnali, guidati dalla telecinesi dei doppelganger, invertirono la loro direzione, puntando contro Willow. Stavano per colpirla quando all’improvviso fecero un nuovo scarto, tornando verso i loro bersagli originari: il tiro alla fune tra menti diverse ricominciò, ma stavolta in campo c’era anche un altro giocatore, non all’altezza degli altri ma capace di costituire la piccola differenza che fa conseguire la vittoria. Le lame, fino a poco prima sospese vibranti nell’aria, scattarono verso i demoni, lasciando una sottile striscia rossa sulle loro guance. “Willow! Eccoti i pugnali! Qualunque cosa vogliate fare, fatela alla svelta!” Marianne lanciò le armi a tutta velocità, facendoli finire proprio nelle mani della ragazza. Questa, appena ricevutali, corse dal resto del gruppo. “Stupida ragazzina! Cosa credi di fare?!” Marika doveva aver intuito l’obiettivo dei ragazzi, e ovviamente non le piaceva per niente. Tuttavia, approfittando che per una frazione di secondo l’attenzione sua e di Angelus era focalizzata sulla giovane strega, Angel e Marianne li anticiparono, scagliando i loro doppi contro il muro. Il tempo sufficiente perché Willow si mettesse fuori tiro. “Niente da fare. Come avete detto prima, questa partita la giochiamo solo fra noi.” Intanto, nell’angolo dello specchio… “Ragazzi, ecco il sangue! E io ho tre anni di vita in meno!” “Se Wes non ce la fa, sarà già molto se ne avremo anche solo tre minuti, di vita!” “Complimenti, Cordy: sempre ottimista…” “Diciamo che conosco i miei polli: Angelus da solo è una calamità naturale, ma col demone di Marianne in circolazione siamo fregati in modo assoluto.” “Non ti do torto, basta solo vedere com’è pure con l’anima…Il testo del rito?” “Eccolo. Drusilla è riuscita a trovarlo.” Buffy tese a Wesley e Willow una pergamena. “Ok, grazie. Tutti gli altri strumenti? Non voglio aver rischiato per niente.” “A posto, credo. Adesso bisogna vedere se le forze sono ancora abbastanza potenti.” “Lo vedremo subito, Wes.” Gli fece coraggio Cordelia. “Da qui siamo nella mani tue e di Willow. E noi…incroceremo le dita.” “Mari, no!!” Angelus ce l’aveva fatta: aveva bloccato Marianne al suolo ed era pronto a spaccarle il collo. Sfortunatamente, anche Marika scelse quel momento per farsi cogliere fuori guardia, ed Angel ne approfittò per scagliarla contro il proprio doppio, facendolo ruzzolare da addosso la sorella. “Tutto bene?” le chiese, aiutandola a rialzarsi. “Una meraviglia! Ma…” “Ma non durerà.” Entrambi i doppelganger si erano ripresi, l’espressione sui loro visi una di puro odio e furia. - Angel… hanno ragione…sono sfinita…sono forti quanto noi, è impossibile andare ancora avanti così… - - Lo so, anch’io comincio a stancarmi…Marika è pur sempre te, le mie possibili mosse le conosce anche senza leggermi il pensiero…- - Idem per me. Che si fa? – - I casi sono due: o cerchiamo di allentare il controllo sui nostri demoni e lasciamo che prendano il sopravvento per un po’…potrebbero riuscire a cambiare la situazione, ma poi sarà difficile riuscire a riassoggettarli…o facciamo quello che dicevi prima e uniamo del tutto le nostre menti…dovrebbe confonderli e forse di più…- - Per me va bene tutto, ma considerando in che rapporti sei col tuo coinquilino voterei per la seconda, e non perché è stata un’idea mia…Al fianco destro, attento! – - Grazie! Pronta, allora? Non sarà per molto, ma cerchiamo almeno di guadagnare tempo! – Marianne non rispose: invece allentò il più possibile la presa sulla propria mente, abbattendo quante più barriere possibili e lasciandola libera di espandersi, vagare, cercare la propria metà, la propria gemella. Ramificazioni mentali si allargarono da entrambi, come un ventaglio, come dei rami, intrecciandosi, fondendosi. Sentirono nuovi sensi e pensieri invadere i loro esseri, finché la matrice comune si ricompose, ricreando la condizione di partenza, la mente originale in cui non avevano bisogno di pensare o trasmettersi pensieri, perché tutto era così limpido e immediato da non essercene bisogno. Quella mente che ora guidava entrambi sapeva già cosa occorreva fare, senza alcuna sorta di elaborazione, e sotto il suo impulso attaccarono nuovamente, l’uno con l’agilità dell’altra e l’altra con la forza del fratello, i punti di forza condivisi e quelli deboli annullati. La lotta riprese vigore, una lotta in apparenza fa quattro persone che erano ciascuna il riflesso delle altre tre, ma guardando più attentamente si poteva notare che i riflessi autentici erano solo due: due ragazzi dai movimenti identici, in ogni calcio, pugno e schivata. I demoni arretrarono bruscamente di fronte a quell’aggressione, confusi e incapaci di reagire a due avversari che combattevano in perfetta sincronia. Per pochi minuti sembrò che Angel e Marianne dovessero vincere la lotta coi loro doppi diabolici, ma in seguito questi si riorganizzarono. Realmente astuti come demoni quali erano, compresero che una simile tattica non poteva funzionare con nemici che attaccassero in modo completamente diverso l’uno dall’altro e cominciarono a lasciarsi guidare solo dall’immaginazione e dall’istinto, improvvisando, e così facendo ribaltarono di nuovo a loro favore la situazione. Il cambio di stile dei loro avversari costrinse i fratelli a modificare il proprio, cosicché slegarono nuovamente la connessione mentale che avevano instaurato, tornando ad essere due entità distinte. Erano ormai rassegnati a ricominciare un lotta infruttuosa quando le voci di Wesley e Willow, alzatesi improvvisamente, invasero la sala, catturando l’attenzione di tutti e quattro i contendenti. “…e per il raddoppio e per l’annullamento per il sangue ed il destino per ciò che potrebbe e per ciò che è il riflesso prenda corpo e il contrario abbia vita gli opposti si fronteggino, si ribalti la realtà, lo specchio si faccia porta e lo spirito sia verità. Il cielo precipiti in mare e il mare s’innalzi al cielo finché nulla sia dovuto e la forza conquistata, uguale contro uguale e bene contro male il cerchio si spacchi e rimanga una metà.” Con le ultime loro parole i Rendjor brillarono di un’intensissima luce verde, altri oggetti emisero lampi di vario genere, e al centro dello specchio, ancora nero, si formò un luminoso punto argentato. Continuò ad aumentare di grandezza, diventando largo quanto un pugno e poi snodandosi in una spirale sempre più ampia, finché l’intera superficie nera non divenne luminosa e splendente. Un duplice lampo verde e argento venne emanato dai Rendjor e dallo specchio, talmente potente da risultare accecante. Quando tutti riaprirono gli occhi, davanti allo specchio si stavano rialzando da terra un ragazzo e una ragazza vestiti in rosso e nero e dai capelli scuri. Una volta che furono in piedi si videro i loro occhi color cioccolata e gli zigomi pronunciati. “Sapete una cosa?” chiese Spike. “Sto cominciando a stancarmi di quelle facce.” “Salute, fratellini e sorelline.” disse il nuovo doppio di Marianne. “Credo che questa situazione non piaccia a nessuno, quindi vediamo di sbrigarci.” - Doppelganger dei doppelganger? Vale a dire… - - Come noi, Mari. – “Sono certo che a voi farebbe molto comodo.” rispose Angelus. “Il momento propizio al rito è passato da un pezzo, e la traccia di forze occulte che è rimasta non può essere sufficiente a mantenervi incarnati a lungo. In altre parole, fra poco sparirete.” “Sicuro.” ribatté il suo nuovo doppio. “Ma in questo poco tempo si possono fare molte cose. Distruggere voi, ad esempio.” L’eco delle sue parole era ancora nell’aria che Angelus e Marika venivano scagliati attraverso la stanza. Entrambi si ripresero in fretta, rialzarono i visi e il gruppo che era avanzato dietro i nuovi arrivati poté vedere i loro occhi stringersi impercettibilmente mentre anch’essi facevano appello ai loro poteri. Ma gli obiettivi non si mossero minimamente. “Le nostre forze sono in equilibrio, non lo ricordate? Quindi potete anche darci un taglio.” “Passare gli ultimi momenti di non-vita che vi restano in questo modo non è molto costruttivo.” “Pensate di batterci? I nostri poteri sono alla pari, l’avete appena detto.” ringhiò Marika. “Oh, sì. Ma qui non siamo due contro due. Siamo quattro contro due.” Parlando, si erano avvicinati ad Angel e Marianne. “Se usiamo tutti e quattro assieme la pirocinesi non riusciranno a respingerci.” comprese Marianne. “Esattamente. Allora, che si fa?” “E lo chiedi pure? Pensavo fossi uguale a mio fratello…Avanti, vediamo di riscaldare l’ambiente! E voi,” sibilò ai doppelganger. “potete preparavi a levare le tende.” Tutte e quattro le loro menti si spalancarono di colpo, rilasciando ognuna la propria forza distruttrice. Perfino i ragazzi lontani ebbero l’impressione di poter avvertire il calore rovente che veniva liberato. Per un istante videro un accenno di sorpresa sui volti dei quattro, come se Angelus e Marika stessero opponendo resistenza. Ma fu solo una frazione di secondo: investiti in pieno da quell’onda infuocata, i doppelganger esplosero letteralmente, senza neppure lasciare ceneri sul pavimento. La temperatura elevatissima doveva aver distrutto anche quelle. “Ehi! Ma come, è già finito tutto?? Tutto ‘sto casino…e poi arrivano questi qua e in due secondi festa finita? Ma come finale fa schifo!” frignò Spike. “Notizia sconvolgente per te, biondino: questo non è un film. Troppa tivù di recente, eh?” “Magari, Faith! No, è proprio lui che è così, di suo.” Drusilla scosse la testa, rassegnata. “Spike, tesoruccio caro…posso farti gentilmente notare che se non era per ‘questi qua’ in cenere potevamo finirci noi? E, non so tu, ma io starei benissimo così.” miagolò con una vocina schifosamente dolce e smaccatamente falsa. Il doppio di Marianne scoppiò a ridere. “Tranquillo, Spike. Temo che lo spettacolo non sia ancora finito. Tanto per dire, dobbiamo ancora distruggere quell’accidente di specchio.” “Sante parole, sorella. Ma credo che tutti abbiamo un’idea di come farlo.” rispose Marianne, passando un braccio attorno alle spalle della gemella e dirigendosi con lei verso lo specchio. Entrambe si volsero verso i fratelli. “Allora, volete venire?” chiesero assieme. Angel e il suo doppio si scambiarono occhiate da martiri, per poi raggiungerle davanti all’artefatto. “Se ce la fanno, mi autorizzo a farmi da sola le congratulazioni per un mese. Ho avuto il colpo di genio del secolo!” sentirono dire a Cordelia. “Siamo proprio sicuri di volerlo distruggere? Voglio dire, come pezzo d’arredamento non è poi male. E questo ci salverebbe dall’autocompiacimento di Cordy.” chiese Marianne. “Ehi! Starai scherzando!” “Su cosa? Non ci salverebbe?” “Parlavo del suo essere un pezzo d’arredamento decente. Ti prego, è assolutamente out!” “Scusate, potreste discutere di decorazione d’interni dopo che l’avremo distrutto? Poi potrete decidere se disperarvi o festeggiare.” “Ok, ok…come vuoi, fratellino. Mettiamoci all’opera!” Xander chiese spiegazioni: “Ma non è impossibile rompere quel coso? Che pensate di fare?” “Fonderlo, Xander, fonderlo. Non ci eri ancora arrivato?” rispose Cordelia. “Ma pensate di riuscirci? Voglio dire, ci avranno già provato prima, no?” “Probabile. Ma noi non utilizzeremo un fuoco normale. E non siamo soli.” disse Angel, accennando ai doppi che erano rimasti fuori dalla discussione, fino a quel momento. “Io ed Angel da soli” proseguì Marianne. “probabilmente non ce la faremmo, ma in quattro possiamo produrre una temperatura ‘non proprio naturale’ sufficiente a fonderlo del tutto, magia compresa.” “Bene, basta così.” esclamò il doppio della vampira. “Non so quanto tempo resta a me e mio fratello, ma temo non sia molto. Perciò è meglio che ci sbrighiamo.” “Hai ragione. Voi allontanatevi: il calore tende a disperdersi e qui ce ne sarà parecchio. Potreste far fatica a sopportarlo.” I ragazzi si affrettarono a prendere posto all’estremità opposta della stanza, accanto alla porta. I vampiri si volsero allo specchio, concentrandosi nuovamente e prendendosi per mano a due a due. L’aria della stanza cominciò a farsi irrespirabile, come una fornace, ma lo specchi restava intatto. “Ehi, Fantastici Quattro! Vedete d’impegnarvi! O è troppo tosto, per voi?” Diplomaticamente, per un tacito accordo si scelse di ignorare l’ennesimo commento di Spike. E il fatto che Drusilla tappasse prontamente la bocca del linguacciuto vampiro aiutò abbastanza. I quattro continuarono a fissare lo specchio, senza batter ciglio, l’aria che si sprigionava intorno a loro sempre più incandescente. All’improvviso un rogo infuocato avvolse lo specchio, crepitando furiosamente. Dopo pochi secondi sparì, come se fosse stato assorbito, risucchiato all’interno dell’oggetto, la cui superficie e cornice divennero effettivamente rossastre, come se lingue di fuoco si muovessero al loro interno. Le striature rosse e oro continuarono ad avvolgersi all’interno dello specchio, sempre più velocemente, come una folle danza di serpenti. Una nuova luce rossa coprì l’oggetto e, quando si fu dissipata, a terra c’era solo una piramide di polvere cristallina. Il calore nella stanza era insostenibile. “Che ne facciamo di quella polvere? Può essere pericolosa.” “Spargerla al vento o in mare non mi sembra una buona idea, non sappiamo cosa potrebbe fare. E tenerla non mi attira molto.” “Riproviamo col fuoco?” “Riproviamo.” Di nuovo i loro poteri sembrarono non funzionare, inizialmente, e di nuovo il fuoco avvolse dal nulla la polvere. Quando le fiamme cessarono, parte era stata distrutta, ma parte era rimasta. “Ok, io mi arrendo. Che cavolo dobbiamo fare per levarcela dai piedi?” “Andatevene.” Marianne fissò interdetta la gemella, che in tutta risposta sollevò una mano: era quasi trasparente. “Non possiamo restare incarnati ancora a lungo, presto spariremo. E lo stesso farà ciò che avremo con noi. Prenderemo quella polvere e, se tutto va bene, finiremo tutti nel nulla.” “Potete portarvi pure loro?” A placcare Spike stavolta fu Faith. Angel non era del tutto sicuro. “Pensate che funzionerà?” “Non mi pare che ci siano idee migliori.” gli rispose il suo doppio. “Adesso andatevene, non è piacevole veder sparire voi stessi. E quest’esperienza l’avete già vissuta, non vi serve il bis.” - Non mi piace l’idea di lasciarli qui in attesa di sparire. – - Nemmeno tu vorresti compagnia, Mari. E nemmeno io. Loro sono noi, ricordi? – “Come volete. Beh…che si dice ad un’altra versione di te che sta per sparire? Buona fortuna?” “O magari: ‘Vedi di non tornare’…Ma grazie del pensiero, sorella. Adesso fuori dai piedi: ci sono momenti in cui si vuole un po’ d’intimità, e finire nell’oblio è uno di quelli. Inoltre fra poco è l’alba, è meglio che ve ne andiate a casa.” “Vero. Le fogne non sono la mia via preferita.” “Vorrei anche vedere: non ci sono vetrine o locali!” Entrambe le ragazze scoppiarono a ridere, per poi abbracciarsi. “Mi dispiace che dobbiate sparire, davvero.” “Figurati a noi, sorella…Ma di casini ne fate già a sufficienza tu e tuo fratello, fidati. Il mondo non è pronto per avere delle vostre copie in libertà.” - Non c’è dubbio, Mari: quella sei decisamente tu. – Angel e il suo doppio, più sobri, si limitarono a stringersi la mano. Non avevano bisogno di dirsi nulla di più. “Avanti, Marianne, andiamo. Non resta molto tempo.” I doppi, infatti, erano diventati ancora più pallidi e inconsistenti. La vampira prese la mano che il fratello le offriva, lanciò un’ultima occhiata a quei loro riflessi senza specchio e lo seguì fuori dalla stanza. Il resto del gruppo li imitò alla svelta e presto nella ex base di Darla rimasero solo due figure sempre più evanescenti. “Ok, ci siamo. Vediamo almeno di non andarcene da soli.” Sotto lo sguardo della ragazza i minuscoli cristalli che componevano quella polvere si depositarono sulle mani tese sue e del fratello. “Hai paura, sorellina?” “Solo una fifa dannata, nient’altro. Perché, si vede?” “Per chi ti conosce sì.” “Bene. Almeno fra poco non dovrò più preoccuparmene.” Insieme si sedettero a terra, vicini, e attesero in silenzio la loro fine. “Non vi pare che manchi qualcuno?” “Certo che manca qualcuno, Will. Angel, sua sorella, Drusilla, Cordelia e Faith. La domanda è: perché?” rispose Buffy. Si era deciso di tenere i festeggiamenti al Caritas, e quella sera il karaoke bar era davvero pieno. Buffy rimpiangeva che Giles non fosse presente: sarebbe stato delusissimo di essersi perso una tale occasione per studiare tutte quelle diverse specie di demoni. Non ne era sicura, ma le era sembrato di vedere una ragazza con una lunga coda da pavone… E ovviamente Lorne da solo avrebbe richiesto anni di studio… Certo, non tutti erano stati d’accordo nel ritrovarsi lì. Xander aveva espresso a gran voce il suo parere contrario ma Cordelia l’aveva avuta vinta, dichiarando che, per quanto potesse sembrare assurdo all’apparenza, con l’incantesimo anti-violenza attivo sul Caritas quello era il luogo in cui era più improbabile finire nei guai e rovinarsi la serata. Il ragionamento era stato supportato da tutto il gruppo di Los Angeles (più Faith, che a quel che pareva si era divertita in occasione della loro prima visita al locale) e Cordelia si era goduta quella piccola vittoria sul suo ex. “Dici che Angel e Marianne abbiano deciso di non venire?” ipotizzò Willow. “In fondo per loro è stata una lotta particolarmente dura…” “Quel rompiscatole di Angel è sopravvissuto all’inferno, sopravvivrà anche a questo, rossa!” “Il solito insensibile…” “E chi lo dice?” si difese Spike. “Io sono estremamente sensibile, tesoro, dipende solo a cosa.” “Croci, acqua santa, luce solare…” elencò Xander ghignando. “E poi dicono male del mio umorismo! Veramente pensavo più a qualcosa…come…per tutti i diavoli, che spettacolo!” Insieme al vampiro tutti gli avventori si erano voltati verso l’ingresso, ammutoliti. Ed effettivamente erano giustificati. I ritardatari erano arrivati. E in grande stile. Angel era al centro del gruppo, vestito di nero come sempre tranne che per la camicia blu. Le ragazze erano disposte a coppie ad entrambi i lati, e le loro mises curatissime spiegavano perfettamente il ritardo accumulato. All’immediata sinistra del vampiro bruno c’era Cordelia, radiosa come sempre in un top e minigonna blu scuro, una giacca bianca e i sandali dai lacci che s’intrecciavano fin quasi alle ginocchia. Aveva una borsa di pelle su una spalla e scuoteva il caschetto ridendo. Accanto a lei, altrettanto allegra, Drusilla si stava sistemando lo scialle leggero color lavanda che copriva il suo insieme viola, un top e una lunga gonna con spacchi ai fianchi. Un nastro viola chiaro tratteneva all’indietro parte dei sui capelli per il resto lasciati sciolti e arricciati, e una piccola borsetta in tinta quadrata e ricamata, dalla lunga tracolla di corda, le batteva ritmicamente il fianco al tempo dei tacchi alti delle sue scarpe con laccetto. Dall’altro lato di Angel, Marianne era semplicemente sensazionale. Top e calzoncini rosso fuoco, per lei, in contrasto agli stivali alti e a stiletto di lucida pelle nera, un microzaino uguale e un lungo soprabito a rete altrettanto nero. Ma quello che colpiva di più erano le tantissime e minute treccine afro in cui era stata acconciata la sua lunga chioma. Di fianco alla vampira Faith appariva invece piuttosto incerta e insicura di sé, con le mani nelle tasche del giubbotto di pelle azzurra, uguale al marsupio e agli stivaletti pitonati che accompagnavano i pantaloni e il top verde smeraldo che indossava. I capelli erano stati raccolti all’indietro, ma alcune ciocche erano riuscite a sfuggire, spiovendole attorno al viso. Nel complesso, variazioni su uno stesso tema con l’aggiunta di un tocco personale, che rendevano ciascuna ragazza uno schianto a sé stante. “Non riesco a credere di dire una cosa simile e negherò di averlo detto, in futuro, ma in questo momento darei qualunque cosa per essere al posto di Angel…” mormorò Spike mangiandosi con gli occhi la vista che gli si presentava. I cinque, dopo essere stati brevemente fermati da Lorne in uno dei suoi caleidoscopici completi, si erano liberati, raggiungendo il loro tavolo. Ad un tavolo d’angolo lontano, Manuela levò il bicchiere per salutarli, intercettando lo sguardo di Angel e rivolgendogli un sorriso carico di sottintesi. Buffy fu lieta di notare che l’unica risposta di Angel fu un cortese cenno del capo. “Salve, gente! Già iniziato a bere?” Marianne era evidentemente su di giri. “Trattenere Spike è stata dura, ma ci siamo riusciti.” rispose Buffy. “Ottimo! In questo caso possiamo brindare tutti assieme, non appena Lorne arriva coi beveraggi.” “Alla vittoria?” “Meglio!” esclamò la vampira, passando un braccio attorno alle spalle di Faith, seduta accanto a lei e che sembrò ancora più imbarazzata. “Ho l’onore e il piacere di presentarvi l’ultima aggiunta all’equipaggio dell’Angel Investigazioni: da esattamente un’ora e tredici minuti, Faith fa ufficialmente parte della banda!” “Si accettano condoglianze.” mormorò l’interessata. “Non so ancora come mi abbiate convinta.” “Con l’offerta di alloggio gratis e la prospettiva di essere pagata per fare ciò che tanto faresti comunque: dare la caccia a vampiri, demoni e co.” replicò Marianne, con un sorriso che lasciava intendere che ci fosse sotto dell’altro. “Lo sapevo che doveva esserci un buon motivo…” Faith ricambiò lo stesso sorriso complice. “Beh, direi che le va meglio che a te, bionda.” disse Spike all’altra cacciatrice, sogghignando. “Tu rischi la pelle comunque e non ci ricavi neanche un soldo!” “Ho ragione a dire che il mondo cospira contro di me…” sospirò Buffy melodrammaticamente. “Se non altro tu resti fedele allo scopo della tua chiamata.” intervenne Willow con un’occhiata significativa a Faith. “Nessuno ha mai detto che si debba lucrare su una missione, specie una come la tua. Con che faccia puoi chiedere a qualcuno di pagarti perché gli hai salvato la vita? E’ immorale!” “E’ sensato, Willow.” ribatté Cordelia. “E se non fosse per il fatto che sei gay e per una certa maledizione, ti consiglierei di uscire con Angel, avete lo stesso modo assurdo di pensare. Se per farti curare devi pagare, perché non farlo per liberarti di qualche demone o schifezza varia? Comunque non tutti sono casi di vita o di morte.” “E…lucrare?” domandò Drusilla con aria di commiserazione. “Al massimo si comprerà qualcosa da mettersi. Con certe tariffe non si corre certo il rischio di arricchirsi…” “Amici, turisti in visita e luci della mia vita, ecco i vostri drink!” proclamò un Lorne coloratissimo e praticamente piroettante dall’entusiasmo. “Ramon ha dato il massimo per dei campioni come voi. Immagino di non dover chiedere per chi siano i Bloody Mary Special, vero?” “A dire la verità, Lorney caro,” miagolò Marianne. “potrebbero esserci problemi. Non ci crederai ma anche le cacciatrici si sono messe a bere sangue: sai, le aiuta a identificarsi con le loro prede e le rende ancora più efficienti…” Il demone sospirò comicamente, iniziando a distribuire le ordinazioni. “Ecco, io comincio a credere che ci sia speranza a questo mondo e poi tu te ne esci con qualcosa che grida a centinaia di miglia di chi sei sorella…Sarà una caratteristica di famiglia?” “Uno la cui battuta migliore è costituita dal proprio guardaroba farebbe meglio a tacere.” rimbeccò prontamente la vampira, ancora sorridente. “Molla i bicchieri e torna ai tuoi clienti, ci sono già abbastanza donne attorno a mio fratello senza che ti ci metti anche tu.” Lorne sgranò gli occhi comicamente, portandosi una mano al petto con aria ferita. “Tesoro, lo sai che il mio cuore appartiene solo a te!” “Tenuto conto di dove è situato realmente non credo di volerlo, grazie.” rispose Marianne al demone che si allontanava. Felice di aver avuto l’ultima parola, scoppiò a ridere, scuotendo la testa come d’abitudine. “Ehi, occhio alla chioma! O rischi d’accecarmi!” esclamò Faith, scostandosi prudentemente. “Bella pettinatura, però.” commentò Willow. “Ci devi aver messo un sacco di tempo a fartela, con dei capelli lunghi e folti come i tuoi…” La vampira rise di nuovo. “Molto meno di quanto credi, grazie all’aiuto di mio fratello. La telecinesi si dimostra utile in un mucchio di campi, e questo è un ottimo esercizio, per noi.” Varie occhiate incredule di diressero equamente verso di lei ed Angel. “Vuoi dire che tutte queste belle treccine te le ha fatte Angel?” Xander sembrava lottare per non scoppiare a ridere all’idea. “Per metà lui per metà io, inserendomi nella sua vista: a volte non avere un riflesso è una vera piaga…Comunque, dobbiamo pur tenerci in allenamento, specie per quanto riguarda la precisione, se non vogliamo creare casini, no? A volte Angel disegna con la telecinesi…o combattiamo con dei pugnali alla stessa maniera…Sono modi come altri.” spiegò alzando le spalle. “Sicuro…” Faith bevve un altro sorso dal suo drink. “Sei certa che sia il caso di bere?” le chiese Wesley. “Sei uscita da poco e…” “Relax, Wes. Reggo bene l’alcool, e qui ce n’è meno che nel tuo bicchiere. E poi non mi risulta che sia tu il boss…” sorrise felinamente. “A proposito, non dovrebbe essere così? Avevo sentito che c’era stato uno scambio di consegne.” domandò Willow. “Ho rimesso le cose a posto io.” rispose Marianne. “Quando mi sono aggregata ho detto molto semplicemente a Wes che non avevo la benché minima intenzione di essere sottoposta a lui, e lui ha risposto che se battevo Angel mi avrebbe ceduto la carica di capo.” “E tu l’ hai battuto?” “Nah, siamo alla pari, lo sapete. Diciamo che ho avuto la sua collaborazione.” disse, strizzando l’occhio al fratello. “Avete barato?” chiese incredula la strega. “Non potevo certo combattere davvero contro mia sorella subito dopo averla ritrovata, non trovi?” chiese a sua volta Angel, ricambiando la strizzata d’occhio alla suddetta sorella. “Una volta avuto il potere l’ ho passato ad Angel.” concluse Marianne. “Io non sono tagliata per il comando. Troppe responsabilità, per una simpatizzante anarchica come me.” “Ah sì? Avrei pensato che ti piacesse stare al di sopra degli altri…” disse Spike. “Dipende dall’occasione…” rispose la vampira con un sorriso malizioso. Magnifico! Non bastava che Drusilla fosse semplicemente favolosa, quella sera? Non bastava che, per qualche motivo, gli apparisse ancora più affascinante di quanto lo era stata per oltre un secolo? Non bastava che accanto a lei si sentisse più imbranato perfino di quando era stato un poeta sfigato dal cuor di melassa? No, certo che no! Ci si doveva mettere pure quella stramaledetta sorella di Angel a mettergli in testa idee che sarebbe stato più salutare non avere ma che comunque insistevano a ronzarci senza sosta! E come ciliegina sulla torta il suo Sire continuava a lanciargli occhiate indecifrabili, sorridendo enigmaticamente. Era più che abbastanza per far uscire di senno un povero vampiro! Specie uno ormonalmente instabile come lui! Infine, più quella serata andava avanti più aveva la sensazione che ci si aspettasse qualcosa da lui, che lo tenessero d’occhio in attesa di una sua mossa. Solo che lui non aveva idea di cosa si trattasse. “Avanti, Spike…perché quella faccia scura? Ti hanno perfino restituito il tuo amato spolverino…” Il sussurrio roco del suo Sire all’orecchio lo fece quasi schizzare fuori dalla propria pelle. “Ma ovviamente non gli è passato per la mente di restituirmi anche i vestiti.” rispose, sperando di suonare il più normale possibile. “Me ne sono dovuti comprare di nuovi…” “Uguali a quelli vecchi…” “E allora? Ci sono abituato.” si difese. “Mi piace proiettare sempre la stessa immagine di me.” “E quale sarebbe questa immagine così preziosa? Il grande vampiro sexi e cattivo?” Spike sentì i propri jeans farsi più stretti a quell’ennesimo, seducente sussurro. “Ah…ecco, no…cioè…” Oddio, il suo William interiore stava tornando alla luce! Fra pochi secondi si sarebbe sentito rivolgere l‘inevitabile “inferiore”: forse, se era fortunato, avrebbero aspettato che se ne fosse andato con la coda tra le gambe per scoppiare a sghignazzare. La sua paranoia, per una volta, era in errore. “Oh, per amor del cielo, dacci un taglio e andiamo a ballare!” sospirò esasperata Drusilla, afferrandolo per una mano e trascinandolo verso il ridotto spazio in cui un’altra mezza dozzina di coppie variamente assortite stava ballando lentamente. Il vampiro ebbe brevemente il tempo di notare sul palco la Naga che aveva già visto in occasione della loro precedente visita al locale, prima che le braccia della compagna attorno al collo spazzassero via ogni possibile pensiero. Ma perché aveva dovuto usare un profumo così dolce…inebriante… E perché l’odorato dei vampiri doveva essere così sviluppato? Tentò eroicamente di iniziare una conversazione. “Come mai questa improvvisa voglia di ballare con me? Avevo l’impressione di non esserti particolarmente gradito.” Lo sguardo profondo di Drusilla era ancora più devastante di sotto in su, attraverso le folte ciglia. “Avevo la sensazione che magari tu volessi dirmi qualcosa. Mi sbagliavo?” “Qualcosa? Che cosa?” Spike si concesse qualche ulteriore momento di panico: aveva capito esattamente l’effetto che gli faceva? Pensando ai propri pantaloni e al fatto che Drusilla non era idiota, il panico aumentò ancora. “Dimmelo tu. Io un’idea me la sono fatta…” mormorò, premendosi provocatoriamente contro di lui. Se ne era accorta eccome… “ma non sarebbe male sentirtelo dire…” “Dru…” Straordinario come tre lettere potessero strangolare perfino chi non respirava, come lui. “Avanti, Spike, devi solo dirlo… Consideralo un modo per farti perdonare di aver cercato di incenerirmi…” lo incoraggiò Drusilla, senza smettere di fissarlo. In seguito, Spike avrebbe continuato a sostenere che Drusilla lo aveva ipnotizzato senza che lui se ne accorgesse, perché altrimenti mai e poi mai l’avrebbe baciata. Drusilla si sarebbe limitata a rimarcare che per uno in stato di ipnosi era sembrato eccezionalmente presente. “Sei sempre stato più bravo a fare che a dire…” mormorò infine la vampira non appena ebbe le labbra libere. “Non è una delle mie qualità che preferivi?” rispose il compagno, chinandosi a catturarle di nuovo. Fortunatamente il vampiro ossigenato non poté sentire i commenti che ebbero luogo al tavolo che avevano lasciato. Com’era prevedibile fu Marianne, che se lo aspettava, a far notare agli altri ciò che stava accadendo. “Fratellinooo…” chiamò soave. “Ti ricordi la nostra scommessina? Dà un’occhiata da quella parte…” invitò. Angel si voltò obbediente, vide Spike e Drusilla incollati e nascose la testa fra le mani. “Ti prego, dimmi che è un incubo.” La sorella gli posò una mano sulla spalla. “Spiacente, fratello. Temo che ti dovrai abituare all’idea di avere di nuovo a che fare con Spike, e quotidianamente.” “Dici che…” “Conoscendo Dru? Dico che è un bene che, visto che siamo morti, i nostri siano tutti accordi informali. Altrimenti dovremmo preparare un altro contratto.” Aggrottò la fronte, pensosa. “Con anche Spike non assume un po’ l’aspetto di un’attività di famiglia?” rifletté. “Ci sono altre tue creature in circolazione, per caso?” s’informò prudentemente Gunn. “No, direi di no. Per fortuna.” “E se Penn aveva creato qualcuno?” chiese Cordelia, vagamente preoccupata. “Non credo l’abbia fatto. E, nel caso, io non l’ ho mai conosciuto, non fa parte della famiglia.” “Famiglia un tantino atipica…” rifletté la ragazza. “Chi è questo Penn?” domandò Faith. “Uno vampirizzato da Angelus che abbiamo incrociato tempo fa. Lascialo perdere, tanto è polvere.” liquidò la questione Cordelia. “Piuttosto, dobbiamo proprio tenerci Spike?” “Temo di sì, Cordy. E credimi, nessuno lo vorrebbe meno di me.” “Perché? Non è dei nostri? Hai detto che non morde più.” gli ricordò Gunn. “Questo non lo rende automaticamente buono, Gunn.” rispose Wesley. “Spike non uccide perché non può farlo, non ha scelta. Ma un chip non è un’anima.” “E ancora di più non vuol dire che lui ed Angel adesso siano amiconi. O che lo saranno mai.” rimarcò Marianne. “O che io mi sia scordata di quello che ha fatto quand’è venuto qui per quell’accidente di anello…” mormorò Cordelia minacciosamente. “Perché? Che ha fatto?” chiese Buffy, all’oscuro di tutto. “Oh, niente di particolare…l’ ha solo torturato per averlo!” esclamò sarcastica l’ex cheerleader, accennando a Angel. “Cosa?!” “Tecnicamente non è stato Spike, ma Marcus.” puntualizzò Angel, sperando di distrarle abbastanza da evitare grane. “Che era stato assunto appositamente da Spike!” ribatté Cordelia, rifiutandosi di lasciarsi portare fuori strada. “Io non mi fido lo stesso. Non voglio trovarti ancora in quello stato…” “Tranquilla, non ce lo troverai. Spike ha un buon istinto di autoconservazione.” disse Marianne. “E sono sicura che capisce cosa rischia se dovesse farsi venire una trovata del genere. Giusto, Faith?” “Giusto, sorella.” sorrise la cacciatrice. “L’unico problema sarebbe decidere a chi tocca massacrarlo. E credo che anche Drusilla sarebbe pronta a concorrere.” “E su questa nota di affetto, buona volontà e buoni propositi… Cin cin! Al nuovo membro dell’Angel Investigazioni…anche se lui ancora non lo sa!” rise la vampira, alzando il bicchiere assieme a tutti gli altri. E così se ne stavano andando, rifletteva Buffy la sera dopo. Con un membro in meno dell’equipaggio. Spike aveva deciso, come tutti sapevano già ben prima di lui, di rimanere a Los Angeles. Si prospettavano tempi interessanti per gli inquilini dell’Hyperion. Aveva detto che sarebbe tornato poi a prendere le sue cose dalla cripta. Faceva un effetto strano, pensare di tornare senza di lui. O di non ritrovarselo tra i piedi all’improvviso durante una ronda in uno dei tanti cimiteri di Sunnydale. La verità era che, bene o male, più o meno controvoglia, alla fine si erano tutti abituati a lui. Anche se era un sollievo non doversi più preoccupare per quella sua cotta per lei. E se non altro aveva promesso di telefonare per dare lui la notizia a Dawn. Dawn…già, Dawn… Dawn e la promessa che le aveva estorto… Si erano recati tutti all’Hyperion, dove stavano venendo messe a punto le stanze per Faith e Spike, che ormai erano evidentemente destinati a rimanere. Buffy si fermò ad osservare la scena. Spike si stava lamentando con Drusilla, dicendo di non capire perché doveva avere una stanza propria invece di dividere semplicemente la sua, al che la vampira ribatté prontamente che quando le avesse rotto le scatole e lei l’avesse sbattuto fuori dal proprio letto, com’era inevitabile che prima o poi succedesse, almeno non avrebbe dovuto dormire su un qualche divano. Spike ritorse che lei non lo amava e Drusilla rimbeccò che doveva solo augurarselo se non voleva svegliarsi con accanto una demone folle. Da un’altra parte Faith e Cordelia stavano discutendo di decorazione d’interni e arredamento, proclamando a gran voce le loro opinioni discordanti su come dovesse risultare la camera della cacciatrice, mentre Gunn puliva impassibile una doppia ascia e ad una scrivania Wesley cercava di leggere un grosso libro, prendere appunti in merito e bere una tazza di caffè, il tutto contemporaneamente. Davanti a un tavolino, Angel e Marianne stavano giocando a scacchi, servendosi della telecinesi per spostare i vari pezzi. “Ditemi voi se questa non è una commovente scenetta di vita domestica…” commentò Xander. Tutti i residenti si zittirono e si voltarono verso di loro. Buffy non aveva mai ricevuto più chiaramente l’impressione di essere un’estranea. Perché Xander, pur intendendo scherzare, aveva ragione: la scena davanti a loro aveva un inequivocabile sapore di quotidianità familiare, compresi i battibecchi che iniziavano e finivano con le stessa facilità tra l’indifferenza benevola e divertita degli astanti. Era straordinario il senso di famiglia che si provava, specie se si considerava che Spike e Faith si erano appena aggregati al gruppo. “Ciao, noi…saremmo venuti a salutarvi.” disse Buffy esitante. Le sembrava quasi di doversi scusare per quella loro intrusione, anche se perfettamente aspettata. “E a riprendervi Spike, magari?” suggerì Cordelia speranzosa. “Sono appena arrivato e già mi vuoi buttare fuori?” protestò l’interessato. “Ragazzi, cogliete un suggerimento e filatevela: sono capaci di andare avanti per almeno mezz’ora…” rise Marianne. “Comunque, grazie per essere passati. Felice ritorno alla Bocca dell’Inferno!” “Giusto, la cara vecchia Sunnyhell… che emozione rivedere i suoi dodici cimiteri!” “Vedi il lato positivo, Buffy: almeno non incoccerai più in Spike, adesso.” le ricordò Xander. “Umani ingrati…e io che vi ho aiutati…” borbottò il vampiro. Drusilla prese in mano la situazione. “Hai ragione, Spike, sei un povero, piccolo incompreso. Adesso, da bravo, dì ciao e andiamo a occuparci della tua stanza, d’accordo? Ciao - ciao!” E scomparve tirandoselo dietro, scuotendo la testa. “Ricordati di telefonare a Dawn!” riuscì a gridargli dietro Buffy tra le risate. Sì, erano una famiglia, dovette riconoscere. Durante i saluti di rito era evidente. Mentre si scambiavano le ultime battute, le ultime frasi, chi li avesse visti avrebbe pensato ad una famiglia che salutava gli amici passati a trovarli per una breve vacanza. Anche il loro nucleo di Sunnydale era così unito? Non era sicura di sì. Erano amici, certo…ma famiglia? Avrebbero avuto quell’aria, quell’atmosfera? Avevano quell’unione così implicita e naturale? Di nuovo, non era sicura di sì. “A che stai pensando?” Angel. Non si era accorta di essere rimasta sola o di essere andata in giardino. Si chiese brevemente dove fossero gli altri. “Willow e Xander sono andati alla macchina.” rispose il vampiro come leggendole nel pensiero. “Gli altri sono sparsi in giro, probabilmente a discutere su questo o quello.” Esitò un momento. “Willow ha detto che dovevi darmi qualcosa, così mi ha mandato a cercarti.” Willow. Ovviamente la sua amica non le avrebbe permesso di svignarsela impunita. “Ah, ecco…a dire la verità è qualcosa che ho promesso a Dawn…lo sai che le manchi, vero? Insomma, quando sono venuta qui mi ha chiesto di…se potevo…Oh, al diavolo!” In un unico respiro aveva finito la frase, colmato i due passi che li separavano e premuto le labbra sulla sua guancia. Pelle liscia, morbida e fresca contro la sua bocca. Profumo di muschio e spezie a invaderle i sensi. E la stessa elettricità attraverso il corpo. Non era cambiato. Non era cambiato niente. Si scostò appena, lo stretto necessario perché lui girasse il capo e si potessero guardare negli occhi. “Da parte di Dawn.” mormorò. Solo da parte di Dawn? Ok, e da parte tua? La sua coscienza la beffeggiava. Oh, doppio al diavolo! Non appena lo ebbe baciato sulle labbra, Buffy si rese conto di aver commesso un errore. Lei stava per andarsene! Non stavano più insieme! Ma Angel la stava baciando e ogni suo senso le diceva di smetterla di pensare, di sentire e basta, la riportava indietro ai suoi sedici anni, a quando era felice e innamorata, a quando aveva la certezza che in ogni ombra lui l’aspettava, con i suoi baci e il suo profumo, e lei non era la cacciatrice ma solo Buffy e se solo lui avesse continuato a baciarla allora il tempo poteva restare fermo e il resto del mondo chiuso fuori… “Spero che non fosse anche questo da parte di Dawn…” Cosa? Non si stavano più baciando! Ma allora perché il suo corpo era ancora elettrizzato, vivo, presente come non ricordava da tempo? Perché la testa non le si schiariva? “No, quello…credo fosse da parte della sua idiota di sorella maggiore…” rispose con gli occhi accuratamente a terra. “Capisco. E ti dispiacerebbe fare ancora una volta da messaggera?” Buffy drizzò le orecchie: non voleva certo dire… No, vero? Prima che potesse dire una parola, Angel si era già chinato su di lei, a posarle un bacio impalpabile sulla guancia. “Dì a Dawn che anche lei mi manca. E’ una ragazzina incredibilmente straordinaria.” E poi le sue labbra furono di nuovo sulle sue. E di nuovo quella scarica esaltante lungo il suo corpo, quel sentirsi leggera, stordita, invincibile, protetta, amata, capita, in pace, viva, unica… Era quasi troppo, faceva paura e l’aveva quasi scordato, e si sarebbe ritratta se tutto il suo essere non avesse improvvisamente ricordato, non avesse ricordato quel sapore, quella sensazione, quell’odore…non avesse ricordato com’era, essere baciata da lui…e cosa e quanto significava… Quando Angel interruppe il bacio, istintivamente cercò di riattirarlo a sé. Lui eluse il suo tentativo, carezzandole le labbra con un pollice. “Questo, invece, è per la sua ancora più straordinaria sorella maggiore. Non hai idea di quanto mi manchi…” mormorò il vampiro contro la sua bocca. “Allora, forse potrebbe tornare a trovarti…” “La prossima Apocalisse?” Rimase interdetta. Perché dire una cosa simile? Pensava che le loro uniche occasioni d’incontro fossero quelle causate dal dovere? Che potessero stare insieme solo combattendo? Per un momento ne fu ferita. Prima di riconoscere che era vero. “La prossima Apocalisse.” sorrise triste. “Partita?” Angel si voltò, sorpreso di non aver sentito nessuno avvicinarsi. Appoggiata allo stipite della porta-finestra che dava sul giardino, Marianne lo guardava attentamente, a braccia incrociate. “Partita.” confermò. La sorella gli si avvicinò con grazia sovrannaturale. La lunga camicia da notte rossa le frusciava contro le gambe, mossa dal vento leggero. Era già pronta per andare a dormire. In effetti riusciva a sentire l’alba avvicinarsi: era davvero rimasto là fuori tutta la notte? “Partita da ore.” aggiunse, come se occorresse precisarlo. Forse era un tentativo di autoconvincersi. “Ma per te è stato un attimo fa.” indovinò correttamente lei. “Ne vuoi parlare?” Scosse la testa. “No, non credo. Ma non ce n’è bisogno. Non con te.” Marianne annuì. “Canali aperti, allora?” “Canali aperti.” Avrebbe lasciato alla sorella libero accesso ai suoi sogni e alla sua mente, durante il sonno. Era l’unico modo per raccontarsi: certe emozioni e sentimenti non potevano essere espressi a parole. Non ne erano ancora state inventate di adatte. In nessuna lingua. Si chinò sulla ragazza, posandole un lieve bacio sulla guancia, come aveva fatto poche ore prima con un’altra. “Dormi bene, sorellina.” La vampira inarcò un sopracciglio. “Non…‘Riposa in pace’? Avrei pensato fosse più adatto.” Angel sospirò. “Mari…” “Sto scherzando, su!” Rise, la chioma scura che le danzava lungo la schiena. “Buon sonno anche a te, fratellone.” augurò ricambiando il bacio. Corse leggera all’interno, fermandosi e voltandosi oltre la soglia. “Angel…Buffy è andata via, ma noi siamo ancora qui. Tutti noi. La tua famiglia è ancora con te.” “Lo so.” Cos’altro poteva dire? Anche in questo caso le parole erano inadeguate. Niente di quello che sentiva poteva essere racchiuso in qualcosa con il suo significato e la sua bella definizione fornita a chiunque aprisse un dizionario. Niente poteva esprimere quanto amasse sua sorella, quanto le fosse grato e quanto si sentisse immeritevole del suo affetto e comprensione in quel momento… “Allora muoviti a venire dentro, non ti vogliamo in cenere!” L’ordine brusco di Marianne lo riscosse in tempo per vedere un lembo di seta rossa girare un angolo e scomparire. - Già il tuo cuore è messo abbastanza male di suo…- Soffocò l’impulso di ridere al borbottio telepatico che aveva captato, insicuro sul fatto che fosse stato pensato o meno per essere sentito. Dopotutto era la verità. Il suo cuore era decisamente messo male. Ma forse avrebbe potuto migliorare. La sua famiglia l’avrebbe aiutato. Doveva solo permettere loro di farlo. Rientrò in casa, tuffandosi fra le ombre sicure un attimo prima che l’alba sorgesse in tutto il suo splendore. E per una volta non rimpianse di non poter assistere a quello spettacolo. |
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