Il Magic Box era affollato e Spike si domandò per un istante che
diavolo ci stesse facendo lì. Non sopportava più il continuo
vociare. Non sopportava che Buffy fosse divenuta nelle loro voci,
nei loro discorsi niente di più niente di meno che un segno su una
mappa.
Stavano parlando e parlando….
Mentre lei…
Il suo corpo continuava a consumarsi in una bara e la sua essenza
a combattere in una dimensione infernale.
"Sia ringraziato il cielo!" Commentò Wesley in direzione di
Willow "Almeno su una cosa siamo d’accordo!"
Spike si accese una sigaretta, lanciando un’occhiata a Giles, che
era l’unico oltre lui ad essere rimasto in silenzio. In piedi, con
le mani appoggiate sul tavolo, l’uomo aveva guardato la stupida
disputa nata tra Willow e l’altro osservatore, quello che aveva
pensato bene, nonostante quello che stesse accadendo, di passare il
pomeriggio a spassarsela con l’altra cacciatrice.
Era lui a trovare il tutto così fottutamente paradossale?
Era l’unico a voler solo eseguire quell’incantesimo per riportare
indietro Buffy?
"Insomma basta!" Tuonò improvvisamente Giles, zittendo sia Willow
che Wesley. "Per l’inferno questa non è una dannata gara di magia!"
<Evidentemente no>
pensò Spike avvicinandosi al tavolo.
"Tara, i calcoli sono esatti?" Domandava intanto Giles.
La strega bionda annuì, si guardò attorno per un istante prima di
dire: "Secondo i miei calcoli abbiamo sessantotto minuti…e due
luoghi indicati come punti nevralgici"
"Due?" Domandò Spike, attirandosi gli sguardi incuriositi degli
altri. "Credevo che il cimitero fosse…"
"La torre di Glory…è necessaria la presenza di qualcuno di noi,
anche lì" Tara si strinse nervosamente nelle spalle "infondo è lì
che è cominciato tutto!"
Spike spense la sigaretta in una coppa, ignorando lo sguardo di
disapprovazione di Anya che era accanto a lui.
Giles sospirò, togliendosi gli occhiali per un istante, si guardò
attorno, prima di posare lo sguardo su i praticanti di magia
presenti.
Spike affondò le mani nelle tasche dello spolverino, ignorando la
strana sensazione che gli prese la bocca dello stomaco.
Silenzio.
Troppo silenzio.
Aveva odiato la cacofonia delle ultime ore ma quel silenzio….
Aveva paura di quel silenzio. Aveva paura della comunicazione
silenziosa, del silente scambio di informazioni che stava avvenendo
in quella stanza.
Informazioni su Buffy, sul come riportarla indietro.
L’avrebbe persa di nuovo?
Questo volevano dire gli sguardi seri di Angel e Wesley?
E quelli che stavano scambiandosi Willow, Tara e Giles?
Fu Willow a rompere il silenzio dicendo: "Ok, ragazzi non
dovrebbe essere più difficile che far fuori Adam"
La ragazza si rimise in piedi e disse: "Angel, Wesley, Faith e
Tara al cimitero" sospirò e continuò: "Dawnie te la senti di venire
alla torre di Glory?"
La ragazza annuì prontamente rimettendosi in piedi.
Willow sorrise: "Bene…Dawn, Giles ed io alla torre, dovremo
essere sincronizzati, non possiamo sfalsare di un secondo…" tacque
per un istante ed aggiunse guardando i restanti nella stanza:
"Tenete tutto pronto a casa di Buffy, ok?"
Annuirono tutti, eccetto Spike. Willow prese un respiro profondo,
mentre Wesley prendeva una delle due borse di cuoio con gli
ingredienti per il rituale, e lo imitò.
Si erano già raggruppati, ed erano pronti ad andarsene, quando
Spike non potendosi più trattenere esclamò: "Per l’inferno ed io
cosa rimango a fare qui, preparo caffè e ciambelle per dopo?"
"Non era il compito di Xander una volta?" Domandò Cordelia
incrociando le braccia contro il petto.
Spike seguì con lo sguardo Willow che lanciava un’occhiata
esasperata a Cordelia, prima di guardare lui e commentare: "No,
Spike ma…"
"Ma cosa?" domandò lui avvicinandosi alla ragazza "Hai intenzione
di farmi rimanere qui a tenere d’occhio gli scacciaspiriti del Magic
Box? C’ero anch’io quella notte, ricordi?" Spike deglutì prima di
continuare: "c’ero anch’io e le avevo fatto una promessa…"
Willow si lasciò sfuggire un sospiro.
Passarono alcuni istanti, Spike strinse i pugni affondandosi le
unghie nelle carni, aspettando la risposta della giovane strega.
Fu un gemito a rompere il silenzio: era Cordelia, la ragazza si
era accasciata contro Angel, artigliandosi le tempie, lacrime le
rigavano il volto. Spike si avvicinò di un passo, inclinando
leggermente la testa.
"Andate" mormorò Cordelia, la voce che veniva fuori strozzata.
"Ora!" gemette, inarcando la testa all’indietro.
Spike sollevò lo sguardo fino ad incontrare quello nocciola del
suo sire: era strano come in un momento, il loro passato sembrasse
avvolgerlo come la luce di un crepuscolo. In un momento furono per
la prima volta sire e childe de facto, avvertì forte, il legame del
loro sangue. E l’approvazione…la fiducia negli occhi del suo sire.
Angel abbassò la testa guardando Cordelia, che ora ansimava
leggermente contro il suo torace e disse: "Sembra che sia giunto il
momento William…"
"Spike *deve* essere sulla Torre" disse Cordelia debolmente, "E’
il tramite…lui solo è il tramite" nuove lacrime le rigarono il volto
mentre piano lo guardava prima di aggiungere: "Mi dispiace…mi
dispiace!"
Spike scosse la testa nuovamente, tornando a guardare Angel:
"Sembra che tocchi a me provare a riportarla indietro"
Non c’era traccia di animosità nella sua voce però. Non c’era più
tempo forse, o molto più semplicemente non vi era più motivo perché
ci fosse animosità tra loro.
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di Faith, che
esclamò: "Beh, cosa ti aspettavi?!"
La cacciatrice bruna si avvicinò a lui continuando: "Strano che
tra tutti i posti dove avrebbe potuto ritrovarsi, Buffy sia finita
proprio in uno dove c’è un tuo replicante!"
Il vampiro biondo ammiccò, sorpreso dalle parole della ragazza….e
questa da dove saltava fuori?
Guardò Faith incrociare le braccia contro il petto e guardarsi
attorno prima di domandare: "Non glielo avevate detto?"
"Faith…non credo sia il momento" intervenne Giles, guardando sia
lei, che lui. Faith annuì lentamente, ma non stava guardando
l’osservatore, Spike sentiva su di se lo sguardo della cacciatrice…
…conosceva quello sguardo…e quella specie di aurea, che allertava
i suoi sensi, il suo demone.
Aveva già avvertito in precedenza sensazioni simili…
<Potrei avere chiunque …persino te Spike…>
Faith sollevò leggermente il capo e a dispetto di se stesso Spike
non poté fare a meno di sorridere
< e sai perché non lo faccio? Perché è sbagliato…>
"Eri tu…" mormorò Spike. Faith si limitò ad annuire. Non ebbe
bisogno di dire altro.
Gli altri non dovevano sapere, non era necessario che sapessero
di quella notte…al Bronze.
Nemmeno Wesley Windham Pryce che osservava la scena, e sul quale
non gli era difficile avvertire ancora l’odore della pelle della
donna, della sua stessa anima.
Il sorriso di Faith sfumò leggermente mentre diceva sottovoce:
"Credo di doverti delle scuse"
"Acqua passata" disse Spike "piuttosto, mentre andiamo a
riprendere Buffy potresti spiegarmi questa storia del mio
replicante?"
Faith annuì, Spike si voltò in direzione di Willow dicendo:
"Allora Rossa, pare che i programmi siano cambiati, andiamo?"
Willow fece per dire qualcosa ma poi scosse la testa, infilò lo
zaino e disse: "Io sono pronta"
Spike annuì, si voltò verso Angel dicendo: "E’ il momento di
andare, sire…"
Quasi non notò le occhiate sorprese dei presenti.
E non gli importava.
Buffy…
Buffy gli aveva riempito la mente, il cuore, ogni fibra del suo
essere. Fino a quel momento non aveva permesso alla speranza di fare
breccia in lui. Aveva pensato che fosse troppo rischioso, che il
dolore, dopo avrebbe potuto essere maggiore.
Aveva mentito ad Angel, sarebbe stato peggio che seppellirla di
nuovo: il dolore, sarebbe stato molto, molto peggiore…eppure in quel
momento non gli importava.
Buffy…viva…
Buffy e i suoi occhi verdi, il suo sorriso radioso, la sua voce…
Lei…
E lui sembrava essere il tramite.
<Ho fatto una promessa ad una signora
Conto su di te, Spike
Quello che hai fatto per Dawn e me…
Conto su di te, Spike >
Non avrebbe fallito quella volta. Non quella volta, continuò a
ripetere a se stesso mentre con gli altri lasciava il Magic Box.
Non avrebbe fallito…anche se fosse stata l’ultima cosa che
avrebbe fatto da vampiro.
Avrebbe riportato indietro Buffy…a qualsiasi costo.
***
Si era alzato il vento. Era un vento freddo, che portava con se
l’ormai familiare, greve odore di sangue, e di morte.
La morte, riusciva a respirarla nell’aria Rocko, riusciva a
vederla nelle nuvole rossastre e gonfie, piene di quella pioggia
oleosa che tanto odiava. Riusciva a scorgerla negli occhi delle
altre persone presenti sulla torre, riusciva persino a sentirla su
di se, sembrava avergli impregnato le carni, e quella stupida tunica
nera, necessaria per il cerimoniale.
Per l’omicidio.
Per il sacrificio.
Dopotutto era di quello che si trattava: sacrificare una persona.
Sacrificare la donna che amava.
Macchiare il cielo con il suo sangue, macchiarsi le mani del suo
sangue. Niente di più, niente di meno.
Buffy tremava, bellissima nel suo abito bianco, i lunghi capelli
biondi sciolti ad incorniciarle il volto, alcune ciocche
ondeggiavano nel vento.
Sarebbe stato semplicissimo guardarla negli occhi, gli sarebbe
bastato sollevare la testa.
Sarebbe stato facile.
Facile come respirare.
Le labbra gli si piegarono in un sorriso, mentre si rendeva conto
che in quel momento non gli era affatto facile respirare: la gola
sembrava essersi contratta, doveva sforzarsi per non deglutire
forsennatamente.
Avrebbe dovuto guardarla, però. Di lì a pochi minuti non avrebbe
potuto farne a meno, sarebbe stato di fronte a lei, quando avrebbe
dovuto celebrare il rito.
E le sue vesti bianche si sarebbero tinte di rosso, un rosso così
simile a quello di quel cielo. E l’avrebbe vista mentre la vita
l’abbandonava, stilla dopo stilla, istante dopo istante.
Era quello che aveva provato Spike, il vampiro, il vampiro del
quale Buffy era innamorata, nell’altra dimensione?
Anche lui l’aveva vista morire?
Probabilmente sì, e fu sorpreso nel provare per l’essere che
aveva odiato così ferocemente, tanta comprensione.
C’era una differenza, però, gli sussurrava una vocina nel suo
cuore: lui non aveva ucciso Buffy.
Rocko…Rocko, si accingeva a farlo.
"Rocko?" la voce di Jeremiah lo fece leggermente sussultare.
L’uomo si voltò, incontrando lo sguardo del ragazzo.
Jeremiah, esattamente come lui, era vestito di nero, era
stranamente silenzioso, e tremava, forse per la tensione, o molto
più probabilmente a causa di quel vento, freddo, che urlava il suo
lamento.
"Cosa?" disse.
Ma sapeva cosa stava per dirgli, lo leggeva chiaramente nei suoi
occhi.
"E’ ora, non possiamo più aspettare" disse semplicemente l’altro.
Rocko annuì, impedendo a se stesso di sospirare, come avrebbe
voluto.
<Mio Dio >
Perché? Perché non potevano aspettare? Che differenza avrebbero
fatto pochi secondi?
Il loro mondo non c’era più, e non sarebbe tornato.
Buffy era lì invece, a pochi metri da lui…ed era viva, era
reale…come i sentimenti che provava per lei.
Ed erano la cosa più reale che avesse mai conosciuto.
Era strano come in quel mondo di morte, l’amore per quella
ragazza letteralmente piovuta dal cielo, l’avesse fatto sentire vivo
per la prima volta, anche in quel momento, la sua sola presenza
bastava a farlo sentire vivo…
Ed ora tutto sarebbe svanito.
"Amico?" disse Jeremiah appoggiandogli una mano su una spalla, ed
il tocco leggero della sua mano, sembrava irreale, lontano.
Tutto sembrava irreale e lontano.
"Se non te la senti posso…" continuò Jeremiah
"No" lo interruppe debolmente Rocko, si voltò, il vento freddo
che gli schiaffeggiava il volto, faceva sbatacchiare l’orlo della
sua tunica.
E gli bruciava gli occhi di lacrime.
Si avvicinò a Buffy cinque metri, forse meno, a separarli. Il
volto della ragazza era serio, eppure era bella. Era così bella.
Buffy sollevò quasi impercettibilmente la testa e Rocko si
ritrovò a guardarla negli occhi: azzurro si perse nel verde.
Pochi metri ora, Rocko percorreva quella distanza sentendo le
gambe pesanti come piombo, il cuore che gli rombava nel petto,
eppure avrebbe voluto prolungare quegli istanti all’infinito e
continuare a guardarla, ancora ed ancora…
Ma non poteva…
Non poteva
Che il Signore lo maledicesse non poteva.
La sua presa sul coltello era divenuta quasi dolorosa tanto era
forte, e Rocko si fermò, concedendosi un respiro profondo, cercando
di fermare il corso dei suoi pensieri, sperando di dilatare un po’
la morsa al cuore, il nodo alla gola…e per un istante ci riuscì.
"Buffy…" disse.
Era davanti a lei, ora. Solo pochi centimetri a separarli. Buffy
non era legata, non era stato necessario farlo, teneva le braccia
lungo i fianchi, un atteggiamento così diverso rispetto al solito:
le braccia incrociate contro il petto in segno di difesa, la sua
forza di cacciatrice che vibrava nelle sue parole e nel suo sguardo.
Ora era solo una ragazza, il cui vestito bianco, contrastava
violentemente col cremisi del cielo che si stagliava dietro di lei.
Era solo una ragazza, che si limitava ad annuire.
"Buffy…" ripeté Rocko, sollevando la mano che impugnava il
coltello.
Conosceva il rituale, l’aveva studiato, aveva visto con gli occhi
della mente, quello che sarebbe accaduto, l’aveva vissuto nei suoi
sogni, sin dalla notte che aveva scoperto la verità.
Sapeva quello che doveva fare, eppure, non riusciva a muovere un
muscolo.
Era un medico.
Era un guerriero.
Lui…era un uomo…soltanto un uomo.
***
Era tutto così chiaro adesso. Tutto cristallino. Non ricordava
una notte così limpida da mesi, il cielo trapunto di stelle, e la
strada semideserta. Avevano camminato in fila indiana, in silenzio,
c’erano stati solo sguardi quando, all’incrocio con Main Street si
erano separati…un gruppo diretto verso il cimitero, dove per quasi
cento notti, aveva combattuto, dove alla fine, quando quasi più di
cento aurore si erano avvicinate, si era fermato di fronte ad una
lapide di pietra.
Ed ora, era in cima a quella torre…e vedeva fantasmi…ombre di
quella notte….suoni ed odori, simili così maledettamente simili ad
allora.
Odiava il fatto che quella maledetta torre fosse ancora in piedi,
non vi aveva messo più piede da quella notte, eppure aveva ricordato
quanti gradini portavano alla cima. E come quella notte li aveva
divorati, di corsa, aspettandosi quasi di trovare il doc, e Dawn
legata …
E per un istante erano stati davvero lì, ed aveva avuto paura che
non sarebbe bastato chiudere gli occhi e poi riaprirli subito dopo
per far sparire quell’immagine.
Willow e Giles erano inginocchiati, poco più avanti, avevano
posto delle candele formando un circolo. Non sapeva ancora cosa
avrebbe dovuto fare, ma era pronto a tutto. Dawn era accanto a lui,
stretta nelle braccia, guardava la scena.
"Mi dispiace" disse la ragazza. Non vi erano lacrime nella sua
voce, riconosceva in essa, un po’ della durezza di Buffy.
"Di cosa briciola?" domandò lui, voltandosi a guardarla.
"E’ colpa mia…tutta colpa mia. Se non avessi urlato il tuo
nome…forse …"
Spike scosse la testa: "Non pensarci. Se c’è una persona
responsabile…" si strinse nelle spalle: "Glory…il doc…io…siamo tutti
morti….quella notte. Non pensarci."
"Ho provato a fermarla Spike…era così bella…così bella"
Spike chiuse gli occhi, desiderando per un momento che Dawn
tacesse. Allungò una mano verso di lei, invece, accarezzandole i
capelli, se per lui quella Torre era piena di ricordi, pensò a cosa
dovesse rappresentare per quella ragazza, che quella notte aveva
visto morire sua sorella.
Sospirò, tornando a guardare Willow e Giles, che stavano
ultimando i preparativi. Per un istante, ombre e fantasmi tornarono
ad infestare la torre, riuscì persino ad udire echi della battaglia
di quella notte.
Strinse i denti.
Avrebbe ucciso quei fantasmi…e riportato indietro Buffy.
Era pronto.
***
Era tutto pronto, Faith si guardava attorno, l’incredulità
iniziale, provata vedendo la lapide di Buffy era svanita, Faith era
rimasta in silenzio mentre gli altri preparavano l’occorrente per la
loro parte dell’incantesimo che avrebbe riportato indietro Buffy.
Wesley e Tara in piedi di fronte la lapide di Buffy, reggevano
ceri neri pronunciando parole oscure…Faith non ne comprendeva il
significato, ma non riusciva ad ignorare le sensazioni che le
provocavano, come piccole creature che le mordevano la pelle, le
graffiavano il cuore, lasciando scie di inquietudine dentro di lei.
Angel le era di fronte, era la prima volta che scorgeva quell’aspetto
della sua personalità, era la prima volta che avvertiva l’essenza
del vampiro che le aveva salvato l’anima tanto chiaramente,
l’essenza di Angel, la sua anima, vibravano del potere delle parole
che gli altri pronunciavano, e di quelle sussurrate da lui, e le sue
erano parole che sapevano di vita, che sconosciute, lenivano
l’inquietudine dentro di lei.
Una folata di vento freddo, sembrò concentrarsi attorno a loro,
Wesley e Tara senza smettere di recitare la loro parte
dell’incantesimo versarono un po’ della cera sul manto erboso che
ricopriva la bara di Buffy. Sotto i suoi occhi la cera cambiò forma,
rimanendo liquida, riflessi iridescenti violacei ad illuminarla.
"Lilith" intonò Angel "regina oscura della Luna, mostra noi la
strada"
"Mostra noi il luogo" continuò Wesley versando altra cera
sull’erba.
"Mostra noi il volto" aggiunse Tara, imitando le azioni di Wesley.
"Nel tuo nome e in quello di Ecate e Persefone e Aracne
disfacciamo le tele del tempo. Oh Lilith, illumina il nostro
operato" intonarono i tre insieme.
Faith sollevò la testa, ammiccando leggermente quando sembrò che
la Luna mutasse di colore: l’argento virò diventando rame, una luna
insanguinata che proiettò su di loro la sua luce rossastra,
illuminando i volti di tutti innaturalmente, e facendo incendiare di
un fuoco viola la cera che caduta sull’erba aveva finito col
prendere la forma di un rozzo pentacolo.
Faith non parlò, aveva paura che una sola parola potesse rovinare
l’incantesimo, il suo sguardo però cercò quello di Wesley, quando
raggi di quella luna rossa come un cuore le illuminarono le braccia.
Wesley ricambiò il suo sguardo per un istante e Faith poté
chiaramente avvertire i battiti del suo cuore divenire meno
frenetici.
"Noi tracceremo il sentiero per il suo ritorno, benedetti dalla
tua luce" intonò Tara, distogliendola dalle suoi pensieri. La strega
bionda guardò Angel ed il vampiro annuì quasi impercettibilmente,
sollevando poi un pugnale.
Il rosso della luna si riflesse sull’argento della lama facendola
innaturalmente baluginare per un istante.
Faith deglutì quando Angel le si avvicinò di un passo.
Sapeva cosa fare, le era stato spiegato da Willow, eppure si
ritrovò a fremere mentre porgeva un braccio al vampiro, per
permettergli di praticare una piccola incisione su di esso.
Il sangue.
Il sangue della cacciatrice per far ritrovare la strada a quella
perduta.
Il suo sangue per cancellare quello versato dalla cacciatrice.
Non avvertì dolore, mentre trattenendo il respiro vedeva gocce
della sua essenza vitale colare all’interno del pentacolo.
Una, due tre gocce.
Buffy era vicina, lo sentiva.
***
Occhi negli occhi.
L’azzurro di quelli di Rocko, così simile alle iridi di Spike, la
scrutava anche ora, quando anni sembravano essere passati dalla
prima volta. E, come la prima volta, Buffy si perse nei suoi occhi.
C’era dolore in essi, e Buffy sapeva di esserne lei la causa
principale.
Aveva distrutto il suo mondo, aveva distrutto il suo cuore.
Avrebbe voluto sottrarsi a quello sguardo, ma non ci riusciva.
Il vento soffiava forte attorno a loro, eppure Buffy non riusciva
ad avvertire freddo. Non avvertiva l’ormai familiare olezzo di
sangue e morte, persino il cielo non sembrava più rosso.
"Rocko…" la voce di Jeremiah era severa ora.
"Non possiamo più attendere…devi continuare."
Rocko non chiuse gli occhi, continuò a guardarla, mentre Buffy
riusciva a sentire il cuore di lui battere all’impazzata, tanto i
suoi sensi erano tesi.
Buffy si mosse, allungando una mano per sfiorargli il volto.
"Rocko" mormorò lei.
Rocko tremò per un istante, ed i suoi occhi, si riempirono di
lacrime. Non l’aveva mai visto piangere, non aveva mai visto lacrime
solcare il volto dell’uomo. Aveva perso il suo mondo, aveva perso
tutto, eppure non lo aveva mai visto piangere.
Buffy inclinò la testa di lato, deglutendo lacrime a sua volta.
"Ti amo Buffy…"
<Io ti amo>
"Ti amo" ripeté lui. Rocko sollevò una mano per sfiorarle il
volto, e Buffy rimase immobile, la sua mano che ancora sfiorava la
pelle del volto di lui.
E poi, la mano di Rocko le si posò calda sulla nuca.
Occhi negli occhi, come la prima volta.
Labbra contro labbra.
Labbra come quelle di Spike, eppure così diverse. Ed un bacio,
salato di lacrime.
Ed il corpo di Rocko, premuto contro il suo per un istante, la
disperazione ed il dolore tangibili tra loro.
"Ti amo…" ripeté contro le sue labbra.
E Buffy avrebbe voluto mentire, avrebbe voluto dirgli che anche
lei lo amava, ma non poteva. E quando dischiuse le labbra, per un
secondo pensò che fosse per parlare, per mentirgli.
Non aveva sentito dolore.
Non aveva visto la lama del pugnale sacrificale, non l’aveva
sentita squarciare la pelle del suo addome.
Occhi negli occhi.
Labbra su labbra.
Un bacio salato di lacrime e sangue.
Il suo sangue.
Il suo sangue era la vita. Il suo sangue.
E quello di Rocko.
Non aveva mai notato che avesse lo stesso odore di quello di
Spike.
Il sangue.
Il sangue scorreva in densi rivoli macchiando il suo abito
bianco.
E fu proprio come quella notte. Il suo sangue come quello di Dawn
dischiuse il varco tra le dimensioni: un pozzo di luce bianca dal
quale, come spuma, sfuggivano lampi di luce.
Proprio come quella notte.
Il rosso di quel cielo, un rosso che lei aveva imparato a
conoscere, stava venendo assorbito da quei lampi di luce bianca. La
luce si nutriva del suo sangue, avvertiva vagamente una di quelle
onde lambirle una caviglia.
Rocko non si era ancora allontanato da lei.
La guardava, incredulità nei suoi occhi. E amore…tanto amore.
Spike l’aveva guardata in quel modo la notte che era morta. Spike
l’aveva guardata in quel modo mentre le prometteva che si sarebbe
preso cura di Dawn.
Ed ora Rocko.
Occhi negli occhi per un’ultima volta.
Verde si perse nell’azzurro per un’ultima volta.
La sua mano, che era scivolata sul collo di Rocko, salì a
sfiorargli il volto per un’ultima volta.
"Perdonami" sussurrò.
Ora, mentre si voltava, avvertiva il dolore. Ora, mentre il suo
corpo si allontanava da Rocko, per avvicinarsi a quel mare bianco di
luce che andava ingigantendosi man mano che il suo corpo veniva
privato di sangue, soffriva.
"Buffy" urlò Rocko.
La cacciatrice chiuse gli occhi, accecata dalla luce bianca,
mentre sentiva il suo corpo, il suo intero essere, attirato verso di
essa.
"La vedo!"
Buffy aprì gli occhi, incredula.
Aveva pensato che le loro voci sarebbero state simili, aveva
trovato conforto in quel pensiero. Si rendeva conto, in quel
momento, di quanto in realtà fossero diverse, o forse era solo il
suo cuore a percepirne le diversità.
Quella…era la voce di Spike, l’aveva sentita al di là della luce
bianca.
***
Aveva pensato che non l’avrebbe mai più vista. C’era stato
persino un momento, in cui aveva pensato che avrebbe finito col
dimenticare il volto di lei.
Non era vero, naturalmente. Spike lo aveva saputo anche prima di
scorgere le fattezze di Buffy attraverso lampi rossastri che avevano
squarciato il blu cupo della notte, lì, in cima alla torre fatta
erigere da Glory.
L’aveva vista, ed era certo che non fosse stato solo il frutto
della sua immaginazione: aveva udito l’esclamazione sorpresa di
Giles, ed il cuore di Dawn battere più forte.
L’aveva vista, virata di rosso, il volto che contava qualche ruga
in più, ma bellissimo…
Come quella notte al Bronze…davvero era passato meno di un anno
da quando le aveva rivelato della sua vita?
Davvero meno di un anno da quando le aveva mormorato, tanto
vicino da essere una sola cosa col profumo di lei, che era sembrato
lambire tutto il suo corpo?
Meno di un anno da quando le aveva detto che avrebbe avuto la sua
buona giornata quando lei fosse morta?
Senza sapere
Senza sospettare nemmeno quanto profetiche fossero le sue parole,
mentre le pronunciava.
Aveva avuto la sua buona giornata…e quelle parole erano tornate a
tormentare i pochi momenti di sonno…e l’urlo dei frammenti del suo
cuore, mentre di nuovo veniva spezzato, aveva riecheggiato dentro di
lui, serrandogli la gola, costringendolo a lottare per non
impazzire, a ferire il suo corpo per non sentire più la sofferenza
del suo cuore.
"La vedo!" ripetè, ancora senza voltarsi, lo sguardo fisso sul
volto di lei.
Sembrava così vicina, tanto che avrebbe potuto toccarla, se
avesse allungato una mano…
Viva…
Buffy di nuovo viva, come nelle preghiere che non aveva osato
formulare, come nei sogni che di più lo avevano tormentato: quelli
in cui era al suo fianco, come se quella notte non fosse mai
esistita.
Quelli erano sogni dai quali si era destato con rivoli freddi di
lacrime a solcargli il volto.
Si mosse, quasi impercettibilmente, dapprima, e poi la luce lo
avvolse e tutto attorno a lui sembrò scomparire: la realtà che lo
circondava eclissatasi nella luce bianca.
E poi tutto quanto riuscì a sentire fu lei.
Come mai aveva potuto fare: volò nella sua pelle, si perse nel
suo profumo, nel verde dei suoi occhi, e la sua mente fu in quella
di lei, e poté vedere attraverso gli occhi di lei, respirare come
lei..provare ciò che lei provava.
Ed i suoi occhi si riempirono di lacrime, calde, quando sentì il
cuore di Buffy…e fu stordito dall’amore di lei.
Amore per lui
L’intensità di quelle sensazioni lo sorprese, mentre le sue mani
ciecamente cercarono quelle di Buffy.
Era lì, a pochi passi da lei
***
Era lì, a pochi passi da lui, a pochi passi da Spike. Lo aveva
sentito…vicino, più di quanto avesse impedito a se stessa di sognare
per tanto tempo.
Ed aveva visto attraverso i suoi occhi, e sentito il dolore che
aveva dentro.
Davvero aveva pensato che fosse incapace di provare sentimenti?
Davvero aveva usato parole simili per ferirlo? Come aveva potuto
essere tanto cieca?
L’amava…Spike l’amava ancora…di un’intensità che le mozzava il
respiro e le faceva bruciare gli occhi di lacrime. Ed il suo amore
bruciava con l’intensità di mille soli.
Erano così vicini ora, tanto che Buffy sapeva che non avrebbe più
potuto lasciarlo andar via, che non sarebbe mai più potuta fuggire.
E non aveva paura.
Spike le afferrò una mano, e lei vi si aggrappò ciecamente.
Stava tornando a casa, finalmente stava tornando a casa.
***
Stava sparendo.
Rocko vedeva la figura di Buffy sbiadire lentamente, divenire
incorporea, come quella di uno spettro.
Solo pochi minuti prima l’aveva baciata, ed aveva ancora il
sapore del suo sangue e delle sue lacrime tra le labbra…ed ora, lei
stava svanendo…e Rocko sapeva che non si sarebbe voltata, che non ci
sarebbe stato un ultimo sguardo tra loro.
Lei era con Spike ora.
Riusciva a sentire l’essenza del vampiro, della magia più antica
del tempo che gli aveva fatto attraversare il varco tra le
dimensioni indenne per riportare indietro Buffy.
Non potè fare a meno di sorridere, mentre nuove lacrime gli
riempivano gli occhi quando un lampo, un vero lampo questa volta
squarciò il cielo, mentre acqua limpida cominciava a bagnarli.
Pioveva…e quella pioggia puliva l’aria del lezzo greve di sangue,
e brillava di luce pura, inglobando riflessi rossastri fino a farli
sparire….rendendo il cielo limpido, di un blu purissimo, come non
ricordava di averne mai visto.
Ed il fragore dei lampi soffocava urla di demoni, mentre venivano
annientati.
Non ricordava di aver pianto quando il loro mondo era piombato in
quella terribile oscurità virata di rosso. Era stato soverchiato da
quanto era accaduto.
Eppure ora, mentre il loro mondo rinasceva, non poteva fare a
meno di piangere.
"Amico…" mormorò Jeremiah. "Dobbiamo chiudere il varco…"
Rocko scosse piano la testa, mentre la figura di Buffy era
divenuta più impalpabile, davvero solo uno spettro ora, uno spettro
quasi totalmente appartenente ad un’altra dimensione.
"Non ancora Jeremiah" la voce di Rocko era tranquilla, serena,
come non ricordava esserlo stata per tanto, troppo tempo.
"Sei sicuro?" domandò l’altro.
Rocko distolse lo sguardo dalle immagini che gli si profilavano
davanti agli occhi per un istante, e si voltò a guardare l’altro:
"Mai stato tanto sicuro, amico…"
Si voltò: un lampo più bianco, più brillante degli altri, li
abbagliò, Rocko socchiuse gli occhi e fu certo, per un istante di
aver incontrato lo sguardo di Buffy.
Durò davvero solo un istante, ma Rocko seppe che non avrebbe mai
dimenticato la gratitudine negli occhi di lei…
E poi fu buio, un buio illuminato solo dalla luce di una
splendida luna piena. Una luna d’argento …
La loro luna, la luna del loro mondo….
Il rito era terminato.
Buffy era sparita nel nulla.
Aveva riportato indietro il mondo…allora perché sentiva di aver
fallito?
***
Quando lui era scomparso, inghiottito dalla luce, Dawn avrebbe
voluto correre verso di lui, certa che se avesse perso anche Spike
sarebbe impazzita. Era stata trattenuta da Giles, invece, che
l’aveva stretta a se per impedirglielo, quasi come se le avesse
letto nel pensiero.
Aveva trattenuto il respiro, incapace di impedirselo, aggrappata
ad un braccio di Giles, aveva silenziosamente contato i secondi.
Secondi…solo pochi secondi. Aveva continuato a ripetersi, mentre
il suo corpo sembrava continuare a tendersi verso la luce, ed il suo
cuore sembrava scandire il pulsare di essa.
Anelli bianchi di energia si erano sprigionati dalla luce,
illuminando come un sole la cima della Torre. E poi un boato, che
aveva fatto tremare la Torre. Giles si era aggrappato ad
un’impalcatura, continuando a stringerla a se mentre aspettava che
il rito si completasse.
***
La terra era tremata sotto i loro piedi. Faith guardò gli altri.
Sentiva la voce di Willow urlare loro di continuare la loro parte
del rito.
Incontrò lo sguardo di Angel, mentre, insieme a Tara, a voce più
alta, completavano il rito.
Sentì il terreno mutare sotto i suoi piedi, il pentacolo di luce
viola che diveniva più grande, lasciando fuochi fatui dietro di se,
come scie di una stella cadente.
Faith era al centro di esso, avvolta dalla luce, inarcò la testa
e gridò, mentre le gambe cedevano.
Abbassò la testa, incontrando lo sguardo di Wesley, vide l’uomo
muoversi per venirle in soccorso, ma lo fermò, sollevando debolmente
un braccio. Si ritrovò ad ansimare quando l’urlo scemò d’intensità,
abbassò la testa: la terra sotto di loro era mutata, la tomba era
svanita.
"Portate a termine il rito…" disse con voce rauca. "manca poco
ormai…"
Sollevò nuovamente il capo, incontrando lo sguardo di Wesley,
lesse orgoglio ed amore nei suoi occhi.
E speranze…speranze per il loro futuro insieme.
Deglutì. Avrebbe dovuto parlare a Wesley presto, molto presto.
****
Era viva. Viva tra le sue braccia. Spike l’aveva stretta a se
quando tutto era divenuto accecante, bruciante, ed aveva cominciato
a fare male, tanto che aveva temuto di finire incenerito, ma non era
accaduto.
Non era andato in cenere, il dolore era divenuto sopportabile, e
lui aveva chiuso gli occhi, posando un bacio tra i capelli di Buffy.
Ed aveva aperto gli occhi quando il dolore era scomparso di
colpo, aveva sollevato la testa, incontrando lo sguardo di Dawn, ed
aveva letto meraviglia in esso.
Buffy era viva. Non era stato solo frutto della sua
immaginazione, delle sue speranze. Non era stato uno dei suoi sogni.
Buffy era viva, tra le sue braccia ,ed ora gli occhi verdi di lei
lo scrutavano, quasi come se lei stesse vedendolo per la prima
volta. E forse era davvero così.
Era viva, coperta di una vischiosa sostanza, simile a gelatina,
rossa come sangue arterioso, proprio come lo era lui.
Gli altri erano attorno a loro: udiva in lontananza le voci di
Willow e Giles, e quella di Dawn, ma erano poco più che mormorii
nelle sue orecchia.
C’era solo lei…i suoi sensi riuscivano a cogliere ogni respiro,
ogni battito del suo cuore, nitidamente, come se fosse il suo stesso
cuore a battere, il suo corpo a respirare. Fu sorpreso quando
avvertì chiaramente il suo stesso stupore nello sguardo di Buffy.
Ci sarebbe stato tempo per interrogarsi su quanto stava
accadendo. Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni, per le parole.
Tempo…giorni forse, settimane. Ma non aveva importanza. Buffy era
viva, di nuovo viva .
Buffy era sua, lo sentiva, lo sapeva.
Non notò sul polso di lei il segno, né lo notò sul proprio.
Un pentacolo, un piccolo pentacolo che debolmente brillava sulle
loro pelli come l’oro puro di due vere nuziali.
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