Il sorriso di cristallo

Parte II - Bob


Aveva le mani sudate mentre, seduta sul letto, componeva freneticamente il numero di telefono, col cuore che le batteva così forte in petto che sembrava potesse scoppiarle da un momento all'altro.
Pompandole nelle vene sangue caldo come lava .
Che bruciava il suo viso, e sapeva di vergogna.
Eppure, Kate stava ingoiando la vergogna.
Stava ingoiando l'orgoglio, stava ingoiando ogni brandello di dignità.
Stava ingoiando tutto ciò che per lei era stato importante, e stava ingoiando il batticuore.
E in quel momento non le importava.
Non le importava di niente.
Voleva solo che le rispondesse.
Voleva che alzasse quella cornetta e le parlasse, almeno una volta...
Voleva sentire la sua voce...
Si.
Per favore.
Voleva sentire la sua voce.
Solo per un secondo.
Voleva solo sentirlo pronunciare il suo nome.
Aveva le mani sudate mentre portava al volto la cornetta, e aspettava.
Per secondi che sembravano anni.
Mentre il rumore secco della linea telefonica si prendeva gioco di lei.
Di lei, e del suo folle batticuore.
Si passò una mano fra i capelli, lanciando un 'occhiata alla porta, da cui una lama di luce, proveniente dal soggiorno, filtrava appena, interrotta di tanto in tanto dall'ombra dell'uomo nell'altra stanza, che si muoveva come se fosse a casa sua.
Ma quella non era casa sua...
No... e lei non avrebbe mai dovuto invitarlo a salire...
Lei non avrebbe mai dovuto accettare quell'appuntamento, non avrebbe mai dovuto sollevare il telefono e rispondergli...
Non avrebbe mai dovuto dargli il suo numero.
E non avrebbe mai dovuto permettergli di baciarla.
Deglutì, mentre al suo orecchio il telefono continuava a suonare.
E lui, dall'altra parte, non rispondeva...
E lui, dall'altra parte, non c'era...
Non c'era per lei... non c'era nemmeno per pronunciare il suo nome.
E farle vedere di nuovo chiaro, come il girono che l'aveva morsa...
Forse era fuori con la sua ragazza, forse stava aiutando qualcuno... qualcuno che non era lei...
Non aveva nemmeno voluto guardarla, quella sera di tre giorni prima... e poi... tutto era successo così in fretta.
L'incidente, e Bob che rientrava nella sua vita, che la invitava a prendere un the...
Un the... non le piaceva nemmeno il the, e non le piaceva lui... ma il cuore le faceva così tanto male , e aveva così' tanta paura di tornare in quella casa vuota, dove lui l'aveva stretta fra la braccia, dove tutto le parlava di Angel, anche se non ci era stato che per pochi minuti.
Perché tutto le parlava delle ore trascorse a pensare a lui.
Ed era così arrabbiata con lui, che se ne stava in casa, con la sua ragazza, mentre Kate rischiava di ammazzarsi sulla strada, e con se stessa, perché lui non le aveva mai dato nemmeno una ragione per pensare che le cose potessero andare diversamente.
Perché era stato lei ad allontanarlo. A braccarlo, ad accusarlo, a volere che fossero nemici... per riuscire a non amarlo, per riuscire a non ammettere che lui stava diventando il centro stesso delle sua esistenza.
Perché era stata lei a rovinare quel poco che esisteva fra loro, e poi aveva creduto che tutto si potesse aggiustare... si era illusa che tutto si potesse aggiustare... e che nel cuore di Angel ci fosse un posto anche per lei.
Perchè Angel non aveva colpa, eppure non riusciva a non provare verso di lui una rabbia così cieca da renderla quasi folle.
Da farle accettare l'appuntamento dell'uomo che già una volta le aveva fatto del male, da portarla ad invitarlo su, e a permettergli di baciarla...
Perché Angel aveva la sua bellissima ragazza, e la baciava, e faceva l'amore con lei... e Kate era così stanca di essere sola... era così disperamene piena di tristezza da quando lo aveva visto.
Così duro, distaccato, così triste...
E non aveva voluto dirle perché... non aveva nemmeno voluto parlarle...
Perché non aveva più bisogno di lei adesso, e lei non aveva più bisogno che le salvasse la vita...
Come, come aveva potuto illudersi che fosse un altro il motivo? Che fosse lei il motivo?
Di quelle carezze, del morso sulla sua carne, della dolcezza infinita di quei momenti nel guardino.
Era solamente colpa sua... e adesso era lì, e aspettava che lui le rispondesse.
Che le dicesse solamente una parola. Che pronunciasse il suo nome.
Per tornare in soggiorno.
Per dire a Bob di andarsene a casa.
Che era stato tutto un errore. Un terribile, imperdonabile errore.
Per tornare a sdraiarsi nel suo letto, sola, e pensare a lui.
Ma lui non c'era.
Non rispondeva .
Come tante altre volte.
Quando si era preoccupata, quando si era chiesta dove fosse, e lui invece... invece...
Spense il cordless, e lo gettò furiosamente contro la parete, con tanta forza che rimbalzò, finendole ai piedi.
Con il vano della batteria divelto e l'antenna spaccata dalla base.
Come il suo cuore...
Mentre la rabbia rendeva muto il dolore, e sorda la coscienza.
Lo aveva spettato così a lungo... e così tante volte...
Lo aveva amato così a lungo... ma lui non aveva mai amato lei...
Non aveva mai voluto stare con lei...
"Katie..."Mormorò Bob, aprendo discretamente la porta. "piccola... c'è qualcosa che non va?"
Lei si alzò dal letto, deglutendo nervosamente sotto la maschera di autocontrollo che a volte le pareva parte integrante del suo volto.
"No. "Rispose. " Figurati. Ho avuto solo uno scatto."
Bob sollevò un sopracciglio, entrando nella camera.
"Tu?Uno scatto?
Il poliziotto più freddo e controllato del distretto?
Credevo che i tuoi scatti fossero solo coreografia da interrogatorio."
Kate strinse le labbra, annuendo lentamente.
"Tu, più di molta gente," Disse piano. "dovresti sapere che non sono poi così terribile..."
Lui si mise le mani in tasca, avanzando ancora di un passo.
"Io so chi eri. So che sembravi l'allieva più efficiente e dura dell'accademia, preoccupata solo di essere all'altezza di suo padre. "
Allungò una mano, sfiorandole il viso, e Kate lottò per non tirarsi indietro.
Era calda la sua mano... troppo, troppo calda.
"E anche quella volta..."Le sussurrò sulla pelle. " l'unica cosa di cui ti preoccupavi era che tuo padre non si accorgesse di niente."
"Mi hai lasciata sola,"Rispose lei, senza muovere un muscolo. " in quella palestra enorme. Terrorizzata. "
"Tu?" Bob sorrise. Quel sorriso da mascalzone che l'aveva sempre attirata tanto. " Tu terrorizzata? Kate Lockley?
No.
Io ero terrorizzato.
Tu non mi avevi detto..."
Kate scosse la testa.
Quella discussione era assurda.
"Senti Bob..." Mormorò allontanandosi, ma lui non glielo permise, prendendola dalla vita.
"Hai ragione..." Soffiò. "sono stato un vigliacco figlio di puttana...
Ma tuo padre non faceva paura solo a te...
E dopo avrei voluto chiederti scusa..."
"Ma non lo hai fatto..."
"E tu mi hai perdonato lo stesso..."
Kate aggrottò la fronte.
"Altrimenti non mi avresti invitato qui, stasera... e non mi avresti baciato."
"No..."Si divincolò dalla sua presa. " ascoltami, quel bacio..."
"Lo so..."Le appoggiò la mano alle labbra. " lo so che non è l'amore del secolo.
Non lo è mai stato.
Ma siamo soli tutti e due stasera, e tu mi hai invitato ... "
Si... lo aveva invitato...
E ora era lì, a pretendere quello che lei non gli aveva offerto.
Mentre colui che non aveva mai invitato era lontano. Nel suo albergo.
Con un 'altra donna.
Sentì le labbra di Bob sulle sue, e rimase immobile, il cuore che le accelerava leggermente il battito, e non per desiderio, o amore.
Con un 'altra donna...
Con un 'altra donna...
Faceva male.
E ne faceva ancora di più perché non aveva voluto nemmeno guardarla.
Perché non l'aveva nemmeno chiamata.
Perché aveva lasciato che il suo telefono squillasse a vuoto decine di volte.
E perché Kate non aveva alcun diritto di pretendere il contrario.
Sentì le mani dell'uomo sul suo corpo, lentamente dapprima, poi più freneticamente, mentre lui continuava a baciarla, chinandosi su di lei e premendole le labbra sulle scapole.
Faceva male perché non riusciva ad odiarlo.
Perché quella rabbia, e quel rancore, e quel vuoto atroce che sentiva non le premettevano ancora di odiarlo.
E lei non era più la stessa donna che pochi mesi prima era riuscita ad illudersi di farlo.
Caddero insieme sul letto, e lei voltò la testa. Verso la porta aperta, e la luce.
Ma come faceva, Bob, a non accorgersi che non si stava movendo?
E perché... perché lei non riusciva a farlo?
Perché non riusciva ad allontanarlo dal suo corpo?
In fretta... succedeva tutto troppo in fretta.
E Kate aveva troppo male al cuore.
In terra, il codless era ancora dove lo aveva gettato.
Abbandonato.
Come lei.
Spezzato.
...
"Vado da lei adesso."Rispose Angel, infilando il cappotto sotto lo sguardo profondo di Wesley. " e non credo proprio che ciò che avrò da dirle le piacerà."
"Ci credo..." S'intromise Cordelia, continuando a passeggiare avanti e indietro, mentre batteva leggermente sulla schiena del bambino.
Sbuffò, tirandolo più su contro di se.
"Se penso alle cose che le ho detto... io... ah, dopo tanti anni non so ancora tener chiusa questa fogna!"
Angel le sorrise indulgentemente.
"Non credo che Kate se la sia presa... "Mormorò. " ha altro per la testa in questo momento..."
Cordelia si morse le labbra, e finalmente lasciò andare la domanda che doveva esserle bruciata sulla bocca dal momento stesso in cui era arrivata quella mattina.
"E' proprio così grave?" Chiese.
Angel sospirò, scambiando un rapido sguardo con Wesley.
"La sua bambina sta morendo, Cordelia... " Mormorò semplicemente. " a quel che dice Wesley, è incomprensibile come sia ancora viva..."
Si allontanò, incapace di sostenere lo sguardo pieno di pena della donna, e fu Wesley a continuare per lui.
"Dalla mia analisi con La lampada di Amoos " Spiegò. " risulta che le cellule del sangue della bambina sono totalmente anormali, a livello addirittura atomico.
Il suo Dna manca di una porzione, quasi un intero filamento... ma questo è assurdo, perché con una tale mutazione quella creatura non sarebbe nemmeno dovuta venire al mondo, o , se verificatasi successivamente, per qualche motivo, l'anomalia avrebbe dovuto stroncarla in pochissimo.
Invece lei è nata. Ed è stata in perfetta salute fino ai tre anni.
Senza contare il fatto che il problema sembrerebbe riguardare solamente le cellule del sangue ...
Sinceramente non capisco... "
"Ma... " Mormorò Cordelia. " io pensavo che La lampada di Amoos fosse in grado di individuare qualunque tipo di malattia! Dopo tutto il casino che abbiamo fatto per procurarcela!"
"Tecnicamente"Puntualizzò Wesley, tirandosi su gli occhiali con un dito. " le mutazioni genetiche non sono delle malattie!"
"Ah. E che differenza fa per quella bambina?"
Wesley abbassò gli occhi per un attimo.
"Molta, forse.
Se riesco ad accertarmi, almeno con una buona approssimazione, che si tratta di una mutazione, posso provare a fare un incantesimo per ricostruire il DNA, partendo da una cellula di un'altra parte del corpo.
In realtà... è proprio ciò che spero, perché se invece si tratta di una malattia, di un genere che, per qualche motivo, non viene rilevata dalla lampada..."
Cordelia annuì piano, e si portò istintivamente alle labbra la testa del suo bambino.
"Certo che la cosa più difficile al mondo è rendersi conto di quello che si ha... non è vero piccolino?" Lo baciò, prima di avvicinarsi a Wesley e porgerglielo, sospirando sonoramente.
"Tieni, "Esclamò. " fa la metà del tuo dovere!"
Wesley sgranò gli occhi, prendendolo goffamente fra le braccia.
"Che ci devo fare?!" Esclamò.
"Che vuoi farci?"Sbuffò lei, raccogliendo dal divano la giacca. " Mangiarlo?
Il latte in polvere è nello stipo, camomilla e pannolini nel suo beauty, ha già fatto la pappa per cui il massimo che può succedere è che si metta a piangere.
Se accade e non si calma chiama Lorne al Caritas e fagli cantare una canzone per telefono.
Tutto chiaro?"
Wesley boccheggiò letteralmente, cercando di aggiustasi meglio il bambino fra le braccia.
" Si, certo... ma tu dove vai?"
Cordelia quasi ringhiò, sollevando in alto le mani.
"Secondo te dove sto andando, Wesley, vediamo?!"
Lui deglutì, sull'orlo di una crisi di panico.
"In ospedale?" Azzardò.
"Bingo!! Puoi scegliere fra un Home teatre e la custodia del mio bambino per un paio di ore!
Ma ... ops, l'Home teatre è appena terminato, per cui, buon divertimento!"
Gli passò davanti, precedendo Angel sulla porta e poi voltandosi a guardarlo.
"Allora, " Lo incitò. " andiamo? Potrei anche cambiare idea se guardo ancora un secondo come Wesley tiene Allen!"
"Cordelia... "Mormorò Angel, seguendola nell'atrio dell'Hyperion. Ma lei lo zittì immediatamente, con un imperioso gesto della mano.
"Se mi ricordo solo un po' com' è fatta Kate Lockley, "Disse. " si troverà divisa fra il voler venire con te e il non voler lasciare sola la sua bambina!
Bè, io sono l'alternativa perfetta.
Sempre che prima decida di spararmi per come l'ho trattata ieri, scelta che, per inciso, avrebbe tutta la mia comprensione!"
"Non potevi sapere..." Soffiò lui.
Cordelia si fermò sulla porta, con la mano sulla maniglia.
"No..."Mormorò. " nessuno poteva sapere..." Alzò la testa, guardandolo. " lo sai, vero, che probabilmente era già incinta, quell'ultima volta?"
Angel non abbassò la testa, ne si sottrasse al suo sguardo.
"Si... lo so..."
"Te lo ha detto lei?"
" Non mi serve che me lo dica lei..."
"E ti ha spiegato..."
"Cordelia,"La interruppe. " noi non abbiamo parlato..."
"Non avete parlato?!" Scattò lei, mentre automaticamente prendeva la coperta che sempre tenevano sulla panca subito fuori dalla porta e la metteva sotto il braccio. " Angel, sei tornato a casa, hai consegnato il sangue a Wesley, sei ritornato in ospedale, e poi sei rientrato, quanto, quattro ore fa?
Che cavolo avete fatto in un ospedale se non avete parlato?!"
Angel distolse gli occhi, percorrendo al suo fianco il viale in ombra fino al cancello d'ingresso.
" Kate non si sentiva di parlare... e del resto non avremmo nemmeno potuto farlo... non in quella stanza, con Nia che dormiva nel letto di fronte al nostro..." Cordelia lo fissò. " a quello su cui eravamo seduti!!"
"Precisazione inutile. E naturalmente non ha voluto lasciarla nemmeno il tempo per dormire due ore."
Angel sospirò , aprendole il cancello.
Fortunatamente, la convertibile, che comunque aveva la cappotte alzata, era ancora in ombra.
"No... "
"E tu non glielo hai imposto?!"
"No..."
"Perfetto. E..."
"E?"
"Avanti, Angel, hai qualcos' altro sulla punta della lingua, e io non ho la pazienza che aveva Doyle."
Di nuovo, Angel abbassò gli occhi, fermandosi con la schiena appoggiata alla carrozzeria dell'auto.
Doyle...
Doyle...
Se ci fosse stato Doyle avrebbe saputo cosa era meglio fare...
Sette anni... e gli mancava ancora come il primo giorno...
"E' arrivata quattro giorni fa da Cicago, e la bambina è stata male già in viaggio.
Ha perso conoscenza in macchina e poi non l'ha più ripresa fino a ieri...
Kate non ha... ne una casa... ne un albergo qui in città...
Ha passato tutto il suo tempo in ospedale, lasciandolo solo quando le condizioni di Nia si sono stabilizzate... per venire da noi..."
Cordelia annuì piano.
"Lei non ha un albergo..."Disse piano. " ma tu si."
"E quello che le ho detto..."
"Ma lei non ne ha voluto a che sapere."
"Non vuole lasciare la bambina..."
"E tu, naturalmente, le hai obbedito!"
Angel aggrottò la fronte.
"Ma certo! "Continuò Cordelia. " Tu le hai sempre obbedito!
E non ti è mai nemmeno passato per l'anticamera del cervello che tutto ciò di cui aveva bisogno era che tu insistessi appena un po' di più?!"
"Cordelia..."
" Non ti è mai passato per la testa che fosse solo orgoglio, che lei avesse bisogno di qualcuno accanto, ma che essendo una testarda testa dura come sei tu non lo avrebbe ammasso nemmeno sotto tortura?
Non ti è passato per la testa che ci sono persone così idiote da farsi passare sotto il naso la felicità per orgoglio, o per non dare a vedere quanto sono deboli?
Non ti è mai passato per la mente..."
"Si!"La interruppe lui. "mi è passato per la mente, soddisfatta?!
Mi è passato per la mente decine di volte!
Ma che potevo fare!
Non potevo andare da lei e costringerla con la forza!
Imporle la mia presenza quando mi aveva detto che non mi voleva, quando era evidente che non mi voleva vicino per... per.... per quello che sono.
Quando mi aveva chiesto di lasciarla..."
"Perché? Perché non potevi Angel?"
"Cordelia, da quando in qua sei diventata una così stregua difenditrice di Kate?
Non mi pare che tu abbia avuto delle parole molto gentili per lei quando è sparita."
"Da quando me la sono presa con una donna che ha una figlia che muore in ospedale e mi sento male come un cane!
E adesso dimmi tu, Angel, perché se Kate ti chiedeva di lasciarla tu la lasciavi, se ti diceva di non volere nessuno quando era sola come un cane dopo la morte di suo padre , tu ti allontanavi, mentre quando era Buffy Summers a farlo non c'era verso di staccarti dal suo prezioso, rotondo fianco da Cacciatrice?!"
Angel sgranò gli occhi, sorpreso.
Se c'era una cosa che non si era aspettato era che Cordelia tirasse dentro Buffy.
Di solito, non voleva nemmeno sentirla nominare.
"Avanti, sto aspettando!"
"Non... non è la stessa cosa... "Mormorò.
"Perché?! Perché Buffy era una scema ochetta bionda di sedici anni che quando voleva dire no diceva si e viceversa, e due volte su tre apriva la bocca e le dava fiato senza prima essersi accertata che il cervello fosse in moto, quando andava bene? E invece Kate era una donna matura e adulta, perfettamente in grado di sapere ciò che voleva?"
Angel la fissò, profondamente a disagio.
Sapeva che Cordelia diceva la verità... se lo era ripetuto decine di volte... ma questo non rendeva più facile ammetterlo.
E del resto, Cordelia non voleva che fosse più facile. Non lo voleva affatto.
"Si... "Mormorò piano, fissandola come avrebbe fissato sua madre, se sua mandre si fosse mai preoccupata di domandargli qualcosa, o di cercare di capirlo." Ho sempre pensato che potesse non essere così, però... se invece lo fosse stato..."
"Oh, Angel, cavolo!" Gridò quasi Cordelia. "Io l'ho vista quel giorno che venne qui, prima che tu partissi per lo Stry Lanka!
E ti poso assicurare che tutto quello che quella donna voleva era solo che tu la chiamassi!
Oh, ma perché dobbiamo essere tutti così idioti quando si gioca con il cuore?!"
Sporca.
Era l'unico modo in cui si sentiva.
L'unica parola che le rimbombava nella mente, l'unica realtà che il suo corpo le gridava.
Kate era sporca.
Sporca come il grasso su un vetro, sporca come la polvere, appiccicosa, in una strada di periferia, sporca l'acqua di una pozza .
Sporca come una prostituta.
Più di una prostituta.
E non gliene importava niente.
Non le importava niente di nulla.
Continuava a fissare il telefono schiantato in terra, l'antenna piegata in modo irregolare, di lato, come un corpo colpito con violenza.
Come il suo corpo...
E sapeva che il suo cuore non batteva più nemmeno forte...
Sapeva che il suo cuore era vuoto.
Così vuoto...
E lei era così sporca...
"Katie..." La voce roca di Bob le sfiorò piano una tempia, e l'unica cosa che lei riuscì a pensare era perché non si decideva ancora a spostarsi di lì. Perché non prendeva le sue cose e non se ne andava?
Perché non la lasciava in pace? " Mi dispiace..."
Chissà se avrebbero potuto aggiustare qual telefono...
Di lì il danno pareva serio, ma poteva sbagliarsi.
Dopotutto, era un oggetto, e gli oggetti non erano come le persone...
Era più facile ripararli, gli oggetti...
Si voltò piano, per la prima volta, e lo guardò negli occhi.
Calma.
Gelida.
Come il suo cuore.
Vuota.
Come il suo cuore.
" Non preoccuparti..."Sussurrò. " non è colpa tua."
"Lo so, "Rispose lui. " mi spiace solo che non ti sia piaciuto."
Finalmente, si spostò da lei, rotolando sul fianco, e fissandola.
" Dopotutto, non credevo a ciò che si diceva di te..."
Kate allungò la mano, tirando istintivamente il lenzuolo su di se.
Non voleva che la vedesse.
Non riusciva sopportarlo.
Gli aveva appena permesso di usare il suo corpo, ma il pensiero che i suoi occhi la guardassero le dava una nausea atroce, scotendola più dell' espressione di tranquilla superiorità sul suo volto.
Più delle sue parole.
"Perché'," Chiese, stringendosi il lenzuolo sul petto . " che cosa si dice di me?"
Lo sapeva ciò che si diceva di lei...
Lo aveva sentito così tante volte...
"Bè... che non ti piacciono... sai... gli uomini... che non sei capace..." Sghignazzò. " io gli dicevo che non era così, che all'accademia eri un po' timida si, però, da questo a ... tuttavia, a ripensarci ora, nemmeno quella volta..."
Kate si sollevò a sedere, disgustata.
Da se stessa... più ancora che da lui.
"Fa piacere sapere che si parla ancora di me, nell'ambiente..." Disse, alzandosi.
"Uh... non te la sei presa, vero, Katie? "
Non lo guardò.
L'unica cosa che guardava era la porta del bagno.
L'unica cosa che voleva era la porta del bagno.
"No, non preoccuparti.
Vorrei solo sapere se volevi me o solo un 'altra storia da raccontare in giro."
Lui si allungò, sfiorandole la mano.
"Dai, Katie, tesoro... lo sai che non è così.
E poi, io sono stato onesto con te..."
Lei deglutì, e si avvolse il lenzuolo attorno al corpo.
"Si... "Mormorò. " sapevo benissimo che cosa volevi... sono io che non sono stata onesta..."
Lui aggrottò la fronte, ma le sue parole dovevano averlo in qualche modo tranquillizzato, perché un attimo dopo si distese sulla schiena, passandosi un braccio dietro la testa.
"Ti spiace se faccio un pisolino?" Domandò. " Monto in servizio fra quattro ore."
Di nuovo, Kate non lo guardò.
"Fa pure... " Rispose, avviandosi al bagno.
"Mm... sapevo che eri una donna straordinaria, Katie!
Tutta cervello e buon senso!"
Si, ripeté lei dentro di se , tutta cervello e buon senso... e lacrime che pareva non avessero la minima intenzione di uscire...
Ne lei aveva intenzione di permettere loro di farlo.
Poteva essere scesa così in basso da fare schifo a se stesa, ma non avrebbe dato a Bob la soddisfazione di vederla piangere.
Piangere per qualcosa che aveva voluto.
Che aveva scelto scientemente di fare.
Per qualcosa che avrebbe giudicato un 'idiozia.
Che probabilmente era un 'idiozia.
Per chiunque, ma non per lei.
Lei non avrebbe potuto sentirsi più sporca nemmeno se si fosse rotolata nel fango.
Tutto quello che voleva era fare una doccia...
Era acqua fresca sul suo corpo, e sul volto... tutto quel che voleva era tornare a sentirsi di nuovo pulita...
Come qual giorno che avevano parlato nel guardino dell'Hyperion, Angel e lei...
Il pensiero di lui la colpì, come un pugno in pieno stomaco... insieme alla vista della doccia...
Della sua doccia...
Mattonelle, un rubinetto su una parete...
Solo una doccia... niente più che una doccia... e sotto, un uomo e una donna, avvinghiati, mentre lui cercava di richiamare alla vita una creatura che aveva creduto di non volere più esistere.
Si portò una mano al petto, improvvisamente soffocata, come se una morsa, improvvisa, fosse sbucata dal nulla a serrarle la gola.
No, Dio no...
Non poteva...
Non poteva avvicinarsi a quella doccia...
Non poteva lasciare che l'acqua le scorresse addosso,come quel giorno.
Non adesso...
Non ora che era così sporca...
Chiuse gli occhi , correndo fuori dalla stanza, e fu solo un caso se non inciampò nel suo telefono, abbandonato in terra.
Vicino al letto.
Il letto in cui Bob si era già addormentato.
Ansò, raggiungendo la cucina.
E finalmente si lasciò cadere in terra, raccogliendo le gambe al petto e affondando la testa contro le ginocchia.
Tremando.
Come una bambina.
Una bambina che nessuno avrebbe consolato.
Kate si riempì la bocca d'acqua, e poi la sputò, stremata, finendo di vomitare gli ultimi frammenti di cibo e poi appoggiando la fronte al rubinetto aperto, senza riuscire a smettere di tossire.
Ogni colpo che rischiava di farla ricominciare, ma con la differenza che non aveva più niente in corpo da rimettere.
Sputò ancora, e poi si passò una mano bagnata sul volto, nel tentativo di recuperare un po' di forze.
E di liberarsi da quel sapore terribile di acido che pareva esserle passato sulla pelle.
Se glielo avessero chiesto dopo, probabilmente, non sarebbe riuscita a ricordare ciò che le disse che lui era lì, che la stava guardando.
E anche allora non fu nulla che potesse identificare, a cui potesse dare un nome.
Non fu nemmeno una sensazione...
Semplicemente, seppe che era lì, dietro di lei, e non si voltò nemmeno, troppo stanca persino per l'orgoglio.
Troppo cambiata per l'orgoglio.
" Da quanto sei lì?" Mormorò, prendendo fra le mani l'asciugamano e tamponandosi il viso.
Angel esitò un momento, e solamente quando Kate si volse, e lo guardò negli occhi, lui rispose.
"Abbastanza..."
Si avvicinò di un passo, entrando nel piccolo bagno attiguo alla camera di Nia.
"Kate,"Mormorò." da quanto tempo va avanti questa cosa?"
Lei piegò lentamente l'asciugamano, prima di appenderlo al suo posto.
"Non sono io la malata, Angel..."Mormorò. " non preoccuparti per me..."
Fece per passare, ma lui allungò un braccio, bloccandole l'accesso alla porta.
"Quanto?" Ripetè.
Kate gli poggiò la mano sul polso, e lui non si oppose quando si liberò il cammino.
"Non lo so... non ci avevo neanche fatto caso..." Ammise, uscendo dal bagno, ma si bloccò di colpo quando vide la figura snella di Cordelia Chase china sul letto di sua figlia.
"Ciao... "La salutò la ragazza, sollevando la mano. " lo sai che hai una bellissima bambina?"
Per un attimo, solo per un attimo, Kate si chiese se la stesse prendendo in giro.
Il tempo per Cordelia di aggirare il letto, e per lei di guardarla negli occhi.
Le sorrise, Cordelia, un sorriso aperto, da ragazzina, che la faceva tornare indietro di quasi dieci anni.
Il sorriso di cui doveva essersi innamorato Doyle.
E che a Kate non aveva mai rivolto, fino ad allora.
"Per me è molto bella..." Rispose, chinando gli occhi sul volto della bimba addormentata.
"Non potrebbe esserlo di più... "
Fissò il vassoio sul secondo lettino, con il cibo ancora quasi intatto sopra, e si portò una mano alle labbra, lottando disperatamente contro un altro conato di vomito.
E non si sentì offesa quando Cordelia seguì i suoi occhi, e con un 'esclamazione soffocata afferrò il vassoio, e lo scaraventò dentro lo stipo del comodino.
Semplicemente un po' imbarazzata...
"Volevo proprio sedermi!" Esclamò la ragazza, lasciandosi cadere sul letto. " tutta quella strada, in macchina, con le curve, le buche, le asperità del terreno... sognavo un materasso morbido sotto il mio... ahm... bella giornata oggi, ti piacerà, è l'ideale per uscire a fare quattro passi con un affascinante vampiro!
Niente sole forte, nuvolette a tutto spiano, può anche darsi che piova un poco!"
Kate incrociò le braccia al petto.
"Non ho in programma di uscire..." Disse .
"Oh, be, i programmi cambiano, nel più improvviso dei modi.
Credimi, nessuno lo sa meglio di me.
A meno che..."
"Cordelia ..." Fece in tempo a dire Angel.
" tu non mandi noi a trovare il papà di questo piccolo tesoro..."
Kate sgranò gli occhi, voltandosi di scatto verso Angel, che a sua volta la stava fissando, come se gli fosse appena stato dato il compito di tagliarle la testa.
" Che vuol dire?" Mormorò piano.
Lui si torse le mani, in un gesto che le era disperatamente mancato negli anni precedenti, prima di rispondere:
"Wesley pensa che anziché una malattia possa trattarsi di una mutazione genetica... "
"Ma... hanno fatto un mappaggio del DNA... lo hanno fatto a Chicago..."
"Prelevando del sangue?"
Kate deglutì.
"No..."
"Secondo Wesley la mutazione potrebbe riguardare solamente le cellule sanguigne...
"Ma com'è possibile? Una mutazione deve riguardare l'intero DNA, non può limitarsi a una porzione di esso!"
Angel scosse le spalle.
" Kate, sono talmente tante le cose che non sappiamo... inoltre... potrebbe trattarsi di una mutazione così infinitesima che i mezzi... usuali... potrebbero non essere stati in grado di rilevarla..."
"Ma se è questo... "L'interruppe lei, avvicinandosi. " si potrà fare qualcosa?"
Ansò, la bocca improvvisamente secca.
Non voleva... non poteva crederci...
Si passò la mano sul volto.
" Dio... se è così... se io l'avessi portata qui prima... se solo..."
"Kate..."Angel le prese la mano. " Per favore, non fare così... non c'è niente di certo... "
"mm... " Mugugnò Cordelia dietro di loro. "Sta parlando il signore e padrone del rimugino!"
Afferrò dal letto la giacca di Kate che, automaticamente, la prese.
"Certo, non certo, è qualcosa, no?
Per cui tu evita di metterti a piangere in anticipo e tu altra..."Strinse la mano sulla spalla di Kate. " evita di illuderti...
E ora avanti, andate a trovare ... chiunque sia lui!
Sai dove abita, vero?"
"Si..."Kate aggrottò la fronte. " ma , un attimo... non mi avete ancora detto perché vi serve Bob! Lui non ha mai... "Si trattenne, mentre le parole dell'uomo, quando gli aveva detto di aspettare un bambino, tornavano a rimbombarle nella testa.
"Bè, a noi non serve il "tuo" Bob, "Precisò Cordelia. " a noi serve il suo sangue."
"Wesley" Spiegò finalmente Angel. " ha bisogno di ricostruire esattamente la provenienza del difetto, se è un difetto, o di escludere ogni possibilità che lo sia...
Ha bisogno del tuo sangue.
E di quello di ...lui.
Ma se tu non voi venirci... posso andarci io..."
"No."Kate sollevò la mano. " no, questo no...
Non posso mandare un 'altra persona a chiedergli sangue perché sua figlia è malata. Solo..."
Guardò la bambina, e subito Cordelia si affettò ad alzare le braccia.
"Ehi, che sono venuta a fare secondo te?
Resto io con la piccola!"
Kate esitò, fissando il volto pallido della figlia, addormentata ormai da più di dodici ore a causa delle medicine che, continuamente, le venivano iniettate.
Non voleva lasciare la sua bambina... aveva... aveva così tanta paura che potesse accadere qualcosa mentre lei non c'era...
Era da un anno, ormai, che non la lasciava ...
Ma non voleva nemmeno mandare Angel da Bob...
Come se si vergognasse di ciò che aveva fatto. Come se si vergognasse di chiedere aiuto per sua figlia.
No... era una cosa che doveva fare lei...
Anche se il solo pensiero che i due uomini si trovassero uno di fronte all'atro, quello si, la riempiva di vergogna... e non per se stessa...
Per Angel...
Perché una delle paure ricorrenti in quegli ultimi anni, persino mentre erano così lontani, era stata che lui scoprisse quello che aveva fatto... e che la giudicasse... esattamente come Kate, una volta, aveva giudicato Angel.
Guardò ancora Nia.
Il suo volto pallido, la bocca che era diventata quasi bianca,e la flebo... quella maledetta, maledetta flebo che sembrava essere ormai entrata a far parte di lei...
"Andiamo." Disse, afferrando dal letto la borsa.
Se c'era una possibilità, una sola, di salvarla, bè, per quella sola possibilità lei avrebbe affrontato tutte le umiliazioni di questo mondo.
Se doveva scendere in basso, se doveva supplicare l'uomo a cui non era importato mai niente di lei, lo avrebbe fatto, se doveva ucciderlo... lo avrebbe ucciso.
"Grazie..."Mormorò a Cordelia, sollevando il volto dopo aver deposto un bacio leggero sulla tempia della sua bambina, e quella si limitò a sorridere, un sorriso tirato, che poteva più di molte, moltissime parole.
" Stai partendo... "Mormorò piano, gli occhi fissi sul borsone gettato in un angolo dell'atrio.
E non seppe perché lo avesse detto.
Quella borsa avrebbe potuto essere lì per decine di motivi, avrebbe potuto non avere niente a che fare con Angel.
Eppure... non era così.
E lei lo sapeva.
Lei sentiva che stava per partire.
Che stava per andarsene.
Angel seguì la direzione dei suoi occhi, e, quando tornò a guardarla, Kate lesse sul suo volto una stanchezza enorme, mista ad un dolore che le colpì il cuore, ferendola più di quanto già non fosse ferita.
E facendole pensare che se solo avesse visto dieci giorni prima quel dolore, se solo lui avesse alzato il volto, quella sera, permettendole di scorgerlo in lui, nella sua anima, allora... forse...
"Si... ma questo non vuol dire che non possiamo parlare..."
Kate deglutì, ma lui distolse ancora gli occhi, prima di continuare.
"Vorrei scusarmi con te per... quella sera... so di essere stato molto sgradevole..."
Kate annuì piano, e fu lieta che lui non la stesse guardando... lei... e le lacrime che rischiavano di sfuggire al suo controllo.
"Non scusarti.
Facciamo tutti delle cose ... " Deglutì di nuovo.
Ma perché era venuta?
Perché era uscita dalla clinica ed aveva guidato direttamente fino a lì?
Non era Angel che doveva vedere... non era ad Angel che doveva parlare...
Ma era solo Angel quello di cui le importava.
Solo Angel quello che voleva avere vicino.
Persino dopo quello che era accaduto.
Persino dopo il modo in cui si erano lasciati e dopo quella ragazza dagli occhi castani come quelli di una bimba spaventata.
Persino ora tutto quello che aveva desiderato era stato vederlo... anche solo per un istante...
Come il giorno in cui era venuta in quello stesso albergo, con la scusa di Darla... il giorno che lui l'aveva morsa...
Che l'aveva stretta, che l'aveva guardata negli occhi.
E forse era questo che voleva.
Che la stringesse.
Che le dicesse che tutto sarebbe andato bene.
Anche se non ci avesse creduto davvero... anche sapendo che apparteneva a un 'altra...
"Quello che mi ha ferita..." Sussurrò con un filo di voce. " è stato... non capire perché..." Angel alzò gli occhi, guardandola di nuovo. " perché non hai risposto alle mie telefonate?
Perché non mi hai più chiamata?
Perché... non mi hai guardata e non mi hai detto..."
"Io..."Angel aggrottò la fronte. " hai ragione, ma , non ci sono stato, e quando sono tornato ero troppo sconvolto... non ho riposto a nessuna telefonata, e non ho ascoltato nessun messaggio...
Volevo solo chiudere gli occhi e cercare di non pensare... ma non ci riuscivo mai..."
"Sconvolto? " Ripetè Kate. " Parti, torni a casa con una bellissima ragazza, cosa è successo per averti sconvolto tanto? "
Lui voltò la testa, fissando un punto imprecisato davanti a se... qualcosa che Kate non poteva vedere.
Un luogo, forse, o un tempo lontano, o un volto... si, un volto...
"Ho perso la donna che ho amato..." Disse, e le sue parole si smarrirono nell'atrio dell'Hyperion. " è morta... e io non ho fatto niente... niente per impedirlo..."
Kate premette forte la mano sulle labbra. Forte, così forte da ferirsi con i suoi stessi denti.
No.
No.
No.
"... nessuno mi ha... detto niente... nessuno ha pensato che la cosa potesse riguardami... e ora non riesco a fare altro che ripetermi che se avessi saputo, che se in qualche modo, in qualunque modo avessi saputo..."
Ondeggiò, ma lui non se ne accorse.
Lui non poteva accorgersene.
Lui non la stava guardando, lui guardava indietro... guardava a qualcosa che era accaduto, e che aveva distrutto il suo cuore.
" Io ero qui..." Continuò, volgendosi finalmente a lei. " a dare la caccia a Darla... e intanto Buffy moriva...intanto combatteva, e io non ne sapevo niente..."
E io ero lì...Pensò Kate... e ti odiavo, e mi... accoppiavo!... con un altro, e intanto tu stavi morendo dentro... stavi soffrendo disperatamente... e io non sapevo niente...
Io ho creduto che tu...
Appoggiò la mano alla maniglia, voltandosi, incapace di sostenere il suo sguardo.
"Dio..." Mormorò. " scusami... non sarei dovuta venire... non sarei mai dovuta venite..."
"Kate..." Le afferrò il polso, quando già lei aveva aperto la porta, e l'aria fresca del primo pomeriggio le colpiva il volto, ferendola. " ti avrei chiamato... per chiederti scusa, prima di partire.
Lo avrei fatto veramente."
Kate dischiuse le labbra al contatto della sua pelle, fredda, contro la propria, e, senza che riuscisse a fermarla, una lacrima le scese lungo la guancia.
Un'unica, solitaria lacrima.
"E' per lei che vai via?" Mormorò, senza volgere il capo, perché lui non potesse vederla, quell'unica lacrima.
Angel le lasciò il polso e lei strinse gli occhi.
Era finita.
Era veramente finita.
Era più finita di quando il seme di Bob le aveva riempito il corpo.
Era finita perché lui amava un 'altra. Una 'altra che era morta , portandosi via il suo cuore.
E perché Kate amava lui.
"Non posso continuare così..."Rispose Angel a bassa voce. " senza fare altro che pensare, e pensare... potevo prima, ma adesso ci sono delle persone che dipendono da me... adesso ho una missione da portare a termine...
E c'è questo... posto, a Stry Lanka... un monastero... e spero che lì possano aiutarmi... io..."
Lo sentì deglutire. " sto impazzendo in questo modo..."
Finalmente, Kate si voltò, e, mentre la brezza fresca asciugava sul suo volto quell'unica lacrima, sollevò la mano, e la appoggiò alla guancia di lui.
"Ti prego..." Mormorò. " Non farlo per la tua missione, o per i tuoi amici o per... Buffy... fallo per te... solamente per te..."
Chiuse le dita, mentre lui la guardava, e lentamente uscì nel giardino.
Sola.
E la solitudine la colpì come un martello.
La solitudine la fece ondeggiare, quasi cadere.
La solitudine la stordì, e le fece male.
E le fece paura, la solitudine, più paura di quanta, forse , non ne avesse mai provata.
Più di quanta non le avesse mai fatto altro in tutta la sua esistenza.
Eppure, la conosceva così bene la solitudine... era una compagna così fedele per lei...
Anche se adesso le pareva per la prima volta di scorgerne un volto nuovo, e terribile.
"Kate..." Si fermò, il viso leggermente sollevato, e il cuore che improvvisamente le correva nel petto.
Di nuovo, premette la mano sulle labbra.
Di nuovo sentì il sapore delle lacrime in bocca.
Se solo l'avesse chiamata...
Se solo le avesse chiesto che cosa avesse...
Si... sarebbe bastato quello...
Solo che glielo chiedesse...
Solo che le chiedesse perché era lì...
Solo...
Questo...
"Si?"
Sarebbe rimasta se glielo avesse chiesto.
Si sarebbe voltata, gli avrebbe parlato...
Se solo le avesse detto una parola, lo avrebbe aspetto fino alla fine del mondo.
Se solo le avesse dato un appiglio, per credere che gli importava di lei...
"...nulla..."
Chiuse gli occhi.
E piano camminò fino al cancello.
Svuotata di tutta la forza che aveva.
E piena di vita.
Lentamente, portò la mano che teneva sulle labbra al ventre, coperto del cotone spesso della sua maglietta.
E non riuscì a versare una lacrima.
"Siamo soli..." Mormorò piano. " siamo veramente soli, povero amore mio..."
"Angel?"
Lui si voltò a guardarla, e Kate si vergognò per un attimo di ciò che stava per chiedergli.
Tuttavia , fu solamente questo...
... un attimo...
Aveva perso troppe cose, in passato, facendosi guidare da imbarazzo e orgoglio.
Troppe cose importanti...
" Potresti darmi la mano?"
Lui aggrottò la fronte, guardandola, ma non aggiunse una parola, ne fece un solo commento.
Semplicemente, sollevò la mano.
E lei la prese, stringendola fra la dita, persino più forte di quanto avrebbe voluto.
Persino più forte di quanto le servisse.
Perché non aveva bisogno di serrare così forte le sue dita nelle proprie perché il cuore cominciasse a correrle nel petto, o il sangue a fluirle più veloce sotto la pelle.
Le bastava sfiorarle, le sue dita fresche... le bastava anche solo pensare di farlo...
Sorrise, lasciandolo andare, e adesso si sentì veramente in imbarazzo.
"Scusami..."Mormorò. " è stata una cosa veramente sciocca..."
Lui sollevò le sopracciglia.
"Ti credo sulla parola, perché in realtà non ho ben capito che cosa abbiamo fatto..."
Un riso nervoso le sfuggì dalle labbra.
"Tu mi hai prestato la tua mano... e io mi sono resa ridicola una volta di più..."
Si allontanò dal suo fianco, camminando nella grande stanza arredata con sfarzo, e con la stessa mano sfiorò la superficie del lungo tavolo di legno.
"Quest' uomo..."Mormorò. " è il padre di mia figlia... e prima ancora è stato il mio primo... ragazzo... io non lo vedo da cinque anni, e l'ultima conversazione che ho avuta con lui non è stata certo ... gradevole..."
Gradevole... che gentile eufemismo ...
"Katie, Katie... non puoi farmi questo... non puoi mettermi nei guai.
Io ho una ragazza, e il nostro... sai cos' è stato il nostro!"
"Bob, vuoi stare calmo?!"
"Come faccio a stare calmo con te che mi chiami a quest'ora per dirmi che aspetti un bambino!
Ascoltami, Katie, non ho intenzione di mandare a puttane la mia vita per una scopata!"
"No, ascoltami tu!
Quella fra noi non è stata neanche una scopata! E' stato un errore!
Tu sei stato un errore, dall'inizio!
Il più grande errore della mia vita!
Non vorrei avere a che fare con te nemmeno se ne andasse della mia esistenza.
Pensavo solo che avessi il diritto di sapere che avrai un figlio! E' solo per questo che ho chiamato!"
"Davvero? Dici davvero?
Non hai intenzione di... oh, Katie, sapevo che sei una gran donna!"
Gradevole...
Sorrise, voltandosi a guardare Angel.
"eppure, proprio come allora... non riesco a sentire niente...
Niente di niente...
Probabilmente quando lo vedrò vorrò saltargli al collo, ma adesso... e prima, e cinque anni fa..." Scosse le spalle. " il pensiero di rivederlo non mi provoca nessuna reazione... è come... se non avessi cuore...
Forse in un certo senso è così... forse hanno sempre avuto ragione loro... "
"Kate..."
"Per questo ho voluto prenderti la mano, per... sentirmi... viva... ma è così stupido..."
Di nuovo,un riso isterico.
"Mi sento molto stupida in questo periodo... e molto esaurita... oltre che terribilmente patetica...
Tutto questo... fuggire, e ora sono di nuovo qui... nella stessa città... con le stesse persone... solo... che a quanto pare le conosco ancora meno di allora..."
Abbassò gli occhi, e lui non disse niente...
E Kate non sapeva nemmeno se si fosse aspettata che dicesse qualcosa... qualsiasi cosa...
Non sapeva nemmeno se avesse parlato con lui, o con se stessa... o con entrambi.
E non ebbe nemmeno modo di domandarselo, poiché in quello stesso istante la porta si spalancò, e un Bob ancora più nel panico di quanto lo aveva sentito al telefono , quell'ultima volta, fece il suo ingresso nella stanza, vestito di un impeccabile smoking spezzato che metteva in risalto i suoi capelli biondi e i suoi " nuovi" baffetti .
"Katie!" Esclamò, fermandosi sulla porta, quasi temesse di essere aggredito. "Che cosa ci fai qui?!"
"Ciao Bob, "Rispose lei sarcasticamente. " bella casa. Anche io sono felice di vederti."
Lui passò gli occhi da Kate ad Angel, ma lei non fece il benché minimo accenno di presentarli l'un l'altro.
In un certo senso, il pensiero che i due uomini si avvicinassero la disgustava.
E non perché Angel era un vampiro.
"Pensavo... pensavo... pensavo "Balbettò Bob. " insomma, che quella volta al telefono... pensavo avessi detto di non volere niente da me..."
Kate sospirò, scotendo il capo.
"Perché credi sempre che il mondo voglia qualcosa da te , Bob?
Non ti viene mai in mente che non sei il centro dell'universo, e che magari la gente ha altro da fare, più importante, che perseguitare te?"
"E' difficile, se piomba in casa tua nel bel mezzo di un party pre elezioni."
Kate incrociò le braccia al petto.
"Ah, si, naturalmente.
Dimenticavo che il padre di tua moglie è candidato come governatore.
Tua moglie da sette anni!"
"Katie..."
"Non fare quella faccia spaventata, per cortesia!"
Sbuffò, e ancora, ancora non riuscì a sentire niente, nonostante il tono prezzante della sua voce.
Nemmeno odio.
Solo un gran disgusto.
"Sapevo che eri sposato da quando ho cercato in centrale il tuo numero di casa, cinque anni fa, e anche allora hai pensato che volessi qualcosa da te...
Ma sai una cosa, Bob, non mi interessa che tu sia sposato, non mi interessa che il tuo prezioso suocero ti tenga sulla corda e sia pronto a scannarti se dai adito a scandali, non mi interessa nemmeno che tu abbia elegantemente glissato sulla tua posizione, quando ti sei accorto che non sapevo nulla di te, soltanto per portarmi a letto!
Una volta per tutte, non mi è mai importato niente di te!"
L'altro strinse i denti.
"Strano da dire a uno che ti sei scopata al secondo appuntamento!"
Kate sentì Angel muoversi al suo fianco, e vi voltò verso di lui, appoggiandogli istintivamente le mani sulle spalle.
Era arrabbiato.
Era molto arrabbiato.
E certamente lo era molto più di lei.
"Angel, ti prego..."Mormorò. E ciò che disse poi fu molto più difficile che sentir parlare Bob, o rivederlo. " ha detto la verità... "
Lo vide stringere leggermente gli occhi, e un espressione ferita passargli rapida nello sguardo, ma la ignorò.
Si impose di ignorarla.
Era sul serio la verità... e lei aveva smesso da anni di fuggire la verità.
"Ed è vero..."Continuò. " che non mi importa di lui... niente...
Non può ferirmi..."
Solo i tuoi occhi... Pensò... solo loro possono farlo...
Si voltò di nuovo. Sfuggendo a quegli occhi.
Sfuggendo a quella ferita.
Che bruciava.
Che faceva male.
E che lei non poteva dire o fare nulla per calmare.
Come non poteva dire o fare nulla per giustificare se stessa.
"Non sono venuta per te, Bob.
Per quel che mi riguarda puoi continuare a fare il poliziotto in carriera e il galoppino di tuo suocero quanto ti pare.
Non ho nemmeno ricordato che tu vivessi in questa stesa città fino a oggi, e se ho pensato a te è stato solo per vergognarmi di me stessa."
"Bene, perfetto..."Sputò lui, la sua nuova arroganza che era per lei mille volte preferibile alla sua aria di falsa fragilità e vera paura. " allora che cosa vuoi , Katie?!"
"Il tuo sangue."Rispose, e quando lui sgranò gli occhi continuò. " La bambina che ho avuto è malata, Bob.
Probabilmente un 'alterazione del DNA.
Ma hanno bisogno del mio e del tuo sangue per verificarlo."
L'uomo la fissò per un attimo, passandosi la mano dietro la nuca.
"Katie... mi dispiace veramente..."
Lei lasciò andare il respiro.
"ma non posso farlo..."
Sollevò la testa, di scatto.
Senza riuscire a credere a ciò che aveva appena udito.
"Che cosa?" Esclamò.
"Cerca di capire..."
Stavolta non riuscì ad impedire ad Angel di avanzare, stringendo i denti, e anche se non era un vampiro avvertì chiaramente la sua rabbia vibrare attorno a se.
"Capire cosa? "Esclamò. "E' una bambina, sta male, non esiste una ragione al mondo per negarle il suo aiuto!"
"Appunto" Disse l'altro, facendo un passo indietro, il suo atteggiamento che all'improvviso sembrava una via di mezzo fra tutti quelli mostrati finora. " è una bambina... una come tante... non ha niente a che fare con me... "
Guardò Kate, e non poteva sapere quanto stesse giocando con il fuoco in quel momento.
Non poteva sapere come il cervello della donna fosse un 'unica massa liquida di fuoco sul punto di scoppiare.
" Ne abbiamo parlato cinque anni fa, Katie.
Mi hai detto chiaramente di non volere nulla da me.
Questa bambina io non l'ho mai vista, non ho mai nemmeno voluto vederla.
Non ha niente di mio..."
" Ha il tuo sangue, bastardo!" Urlò , avanzando di un passo. E lo fece così forte che Bob sgranò gli occhi, gettandosi poi su di lei.
"Zitta!"Esclamò a sua volta, spingendole una mano contro la bocca."Sei ammattita?!"
Kate si ritrasse, ma non fece a tempo a spingerlo via che Angel lo afferrò per un braccio, così veloce che nemmeno lo vide muoversi.
"Non toccarla!" Ringhiò, gettandolo attraverso la stanza con tanta violenza da farlo letteralmente volare contro la parete di fondo.
"Sfiorala un 'altra volta," Aggiunse, minaccioso, puntandogli contro un dito. " e ti ammazzo!"
Bob ansò , evidentemente spaventato nonostante lo sforzo di nasconderlo.
"Arrivi tardi per quello, amico..."Sibilò, mentre un rivolo di sangue gli colava sul mento.
Di nuovo, Angel avanzò verso di lui, e Kate vide terribili riflessi d'ambra scintillare nei suoi occhi nocciola.
E di nuovo lo fermò, mettendosi fra i due uomini.
"Basta!" Ordino. E ansando aggiunse: " Non ci serve a niente se lo ammazzi..."
"Voi siete pazzi..."Sibilò Bob dietro di lei, e quando Kate si voltò stava già rimettendosi in piedi. " andatevene di qui."
Kate strinse i pugni, conficcandosi dolorosamente le unghie nei palmi.
"Se è dello scandalo che hai paura..." Mormorò." Non si saprà niente.
Ho meno interesse io a far sapere chi è il padre della mia bambina di quanto non ne abbia tu!"
"Queste cose si sanno sempre!" Ribattè lui. " E' già incredibile che non ti abbiano sentita!
Se solo facessi tanto per entrare in un ospedale..."
"Non ti porteremo in ospedale..."
"Allora non vuoi capire!" Bob si pulì il sangue con un fazzoletto, rimettendolo poi nella tasca dei pantaloni. " A me piace la mia vita.
In polizia sto rapidamente facendo carriera senza spostarmi dal mio ufficio, mio suocero concorrerà per il senato... e ha già pronto un posto per me nel suo entourage.
Conosco gente importante, faccio quello che voglio, e non mando tutto a gambe all'aria per una donna di cui non mi è mai importato neanche all'accademia, e una piccola bastarda!"
"Quella piccola bastarda è mia figlia!"Urlò Kate, e stavolta fu lei a caricarlo, lei ad afferrarlo per il bavero della giacca. " E tu verrai con me, e le darai il tuo sangue e tutto quello di cui avrà bisogno!
Altrimenti giuro che sarò io ad ammazzarti, e non ti potrà salvare ne la tua vita di lusso ne il tuo potente suocero!"
Bob la strattonò via, e lei lo lasciò andare, ansando, più perché sperava ancora di riuscire a convincerlo che perché lui l'avesse costretta.
"Io non vengo da nessuna parte."
"Si che ci verrai, anche se dovessi trascinarti di peso!"
"Fallo, rompimi le palle anche solo un altro po', Katie, e io o qualcuno per me chiamiamo direttamente la polizia e ti facciamo arrestare per aggressione.
E tua figlia morirà in ospedale mentre tu te ne stai in galera!"
Sollevò le spalle, aggiustandosi la giacca.
" Ora chi di noi ha più da perdere?"
"Tu." Tuonò Angel davanti a lui, il tono della sua voce così cupo e terribile che fu come una frusta sulla schiena di Kate, che le ghiacciò il sangue nelle vene.
E, ancora una volta, tutto si svolse così rapidamente che quasi le immagini faticarono a formarsi nella sua mente.
Si girò verso di lui, e i suoi occhi non riuscirono quasi a raggiungere il suo volto che questo mutò, lasciando spazio alla maschera terribile del suo demone. Occhi gialli su un volto che in quel momento era rabbia e furia cieca insieme.
E, mentre Bob non faceva nemmeno in tempo a gridare , fu su di lui, sul suo corpo, schiacciato contro la parete per il terrore.
Sulla sua camicia, che stracciò in un secondo, con un rumore secco e lungo, e poi sulla sua spalla.
Kate sgranò gli occhi, e guardò tutto.
Guardò i denti di Angel penetrare nella carne dell'uomo, e sentì la pelle rompersi, con un rumore molto più secco di quando aveva morso lei, molto più feroce...
E molto più feroce fu il modo in cui succhiò il suo sangue, e più veloce... un unico, rapido respiro rosso, e poi lo gettò a terra.
E le sue labbra non erano nemmeno sporche, e i suoi occhi erano freddi come ghiaccio d'ambra mentre afferrava dalla consolle uno dei bicchieri di cristallo, e ci sputava dentro il sangue, torcendo leggermente la bocca, come se ne fosse disgustato.
"E se per caso..." Ringhiò, tornando a guardare Bob che, terrorizzato e accasciato in terra, lo osservava tremante e senza parole." il mio DNA ora sia è mischiato con il tuo... torno a prenderne dell'altro.
E non ci sarà un posto al mondo dove potrai nasconderti..."
Kate fissò per un attimo l'uomo in terra, scosso dal suo tremito isterico, mentre la macchia rossa del sangue si allargava copiosamente su quel che restava della sua camicia.
Prima che Angel l'afferrasse per il braccio, e con fermezza la sospingesse verso la porta.
L'atrio era pieno di gente, esattamente come al loro arrivo.
Gente elegante, riunitasi per un 'importante occasione ... che li guardò uscire dalla casa con un'espressione divertita e incuriosita sul volto...
Gente che poteva notare la sua vecchia giacca jeans, ma che non notava il bicchiere di sangue stretto fra le dita del suo compagno...
"Angel... "Lo chiamò, in strada, mentre lui continuava a camminare, le dita sempre serrate attorno al suo braccio. " Angel, fermati!"
Lui chiuse gli occhi per un attimo, e obbedì, e quando si voltò verso di lei la guardò solo per un attimo, prima di abbassare il viso, e fissare i suoi piedi, o qualcosa, forse, che Kate non poteva vedere.
"Dammi la fiala..." Mormorò. " qui dentro il sangue ci metterà molto poco a coagulare, e allora... sarà stato tutto ..."
"Shh..."Gli appoggiò la mano sulle labbra, dolcemente, e finalmente lui la guardò.
E i suoi occhi erano così pieni di umiliazione e di speranza, e di tenerezza, in uno di quegli sguardi che aveva sognato, da sveglia e da dormiente, un 'infinità di volte, in quei lunghi cinque anni... " Va tutto bene?"
Lui indugiò per un attimo nella sua carezza.
"Sei tu che me lo devi dire..." Mormorò.
Kate lo guardò, e un sorriso leggero le sfiorò le labbra mentre piegava il capo, e, sempre sorridendo, gli sfiorava la bocca con un casto, piccolo bacio.
Dio... quante volte aveva sognato di farlo.
Quante volte aveva sognato, immaginato, desiderato toccare la bocca di Angel con la sua. Sfiorarlo, con il corpo e con l'anima... e sentire la sua pelle, e il suo profumo di vento fresco, e di calore di casa...
Quante volte aveva pensato che avrebbe dato ogni oncia di orgoglio e di dignità per baciare anche solo una volta la sua bocca, quando poi il suo orgoglio e la sua dignità le impedivano pure di rivolgergli uno sguardo che non fosse, o volesse essere, perfettamente controllato.
E ora ...lo stava facendo...
Lo stava baciando.
Anche se quel bacio era poco più di una carezza, di un contatto leggero come seta.
E lui ne fu così stupito che prima di poter reagire era finito, e Kate lo guadava ancora negli occhi, con il cuore che le correva in petto.
E non c'era niente di freddo in lei, in quel momento. Niente di controllato.
In quel momento lei avrebbe solo voluto mettersi a piangere.
"Dammi il sangue..." Mormorò piano, e, quando lui lo fece, le loro dita, per qualche istante, si sfiorarono.
E fu come baciarlo nuovamente.
E Kate pensò che ne era valsa la pena, anche se ora, di nuovo, la paura l'invadeva.