Il sorriso di cristallo

Prologo


Kate sgranò leggermente gli occhi, quando, oltre la porta aperta dell'hotel Hyperyon, si trovò di fronte l'uomo alto, robusto, con indosso un ' improbabilissima giacca laminata d'oro che contrastava nettamente con la sua faccia... verde.
Letteralmente verde.
Verde come l'erba, verde come le foglie, verde come la speranza nei proverbi... verde come ... il verde...
E cornuto.
Con un paia di piccole corna rosse ai lati della testa e un naso adunco che sembrava nato in un libro per bambini.
Solo che lei non si trovava in un libro per bambini, e quella creatura era lì, davanti ai suoi occhi, e, probabilmente, Kate avrebbe fatto un salto indietro e tirato fuori la pistola che teneva in borsa dai tempi della polizia, se in quegli ultimi anni non avesse visto abbastanza cose da rendere un uomo verde e cornuto , facente funzioni di maggiordomo, qualcosa di non particolarmente impressionante...
E se non fosse stata così stanca...
E se quell'uomo verde non avesse avuto due degli occhi... rossi, naturalmente... in perfetto pendant con le escrescenze sulla sua testa... più dolci e allegri che avesse mai visto.
"Salve!" Esclamò, perfettamente a suo agio, almeno quanto lei era stupita. " Se non posso fare nulla per una bellezza come te temo che dovrò chiudermi in cantina e dedicarmi all'autoflaggellazione!"
Kate aggrottò la fronte, senza riuscire a richiudere la bocca, spalancata per la sorpresa.
"Cosa?!" Esclamò.
L'uomo inclinò di lato la testa, fissandola come se fosse un animale raro... lei!
"A giudicare dall'aspetto... vediamo, a giudicare dall'aspetto direi che non sei un 'agente delle tasse ne... un avvocato... no, no, per fortuna no... ne ... no, non sei il lattaio... una piazzista nemmeno ... fa vedere gli occhi?
Si, direi dagli occhi che sei una disparata, per cui sarai qui per Angel..."
Angel...
Kate deglutì, mentre all'improvviso quella surreale situazione si chiudeva su di lei, soffocandola per un secondo prima di rigettarla violentemente fra le braccia della sua terribile realtà.
" Angel..."Ripeté . " vive ancora qui... ?"
Si passò una mano sul cuore.
Era stata così disperata, così istintiva nel fare ciò che avrebbe voluto fin dal momento stesso che aveva rimesso piede in città, che non aveva nemmeno pensato di controllare su un elenco telefonico se l'indirizzo fosse ancora quello...
"Certo che sta qui," Rispose l'uomo . " quel vampiro è più abitudinario di una vecchia comare!
Ho provato a convincerlo che una baracca sulla spiaggia sarebbe stata più trend, ma non ha voluto ascoltarmi...
Lo sopporto solo per il suo gusto nel vestire... e perché è terribilmente attraente... " Si voltò, senza chiederle ne il nome ne perché stesse cercando Angel. " Avanti, entra, gli dico che lo cerchi..."
Kate obbedì, ma non rimase ferma nell'enorme atrio dell'albergo.
Senza pensarci, senza nemmeno essere completamente consapevole di farlo, seguì l'uomo verde... verde come la speranza nei proverbi... verso una stanza in cui non aveva bisogno di essere guidata.
La conosceva già... anche se era così tanto tempo che non ci metteva più piede...
Deglutì, il cuore che accelerava di colpo la sua corsa.
Angel...
Angel...
Era assurdo, ma nemmeno per un secondo aveva pensato che potesse essere stato ucciso.
Aveva saputo che era vivo.
Sempre.
Lo aveva sentito nel suo cuore.
E si era data delle stupida per questo...
Angel...
Dio, dopo tanto tempo...
Si chiese se l'avrebbe riconosciuta, e se avesse pensato a lei almeno un attimo, in tutto quel tempo.
E non volle chiedersi se gli era mancata.
Si passò una mano fra i capelli.
Sapeva la risposta a quell'ultima domanda...
E faceva male...
Quanto non aveva pensato di poter più sentire...
Aveva creduto... aveva creduto di essere arrivata alla fine ormai, di aver raschiato il fondo del dolore... e ora si sentiva in colpa e sciocca e criminale a preoccuparsi di ciò che Angel poteva aver pensato di lei, del fatto stesso che potesse averla pensata... quando era la sofferenza che si portava dentro ad averla condotta fra le mura di quell'antico albergo...
Angel...
Il cuore le si fermò nel petto quando udì la sua voce...
Quando udì la sua risata...
E le girò la testa...
Ricordava quando lo aveva sentito ridere...
Lo ricordava come se fosse stato il giorno prima.
E invece... erano passati anni.
E, anche se quella risata era stata frutto di un incantesimo, per lei era un tesoro nello scrigno triste del suo cuore.
Ricordava quando l'aveva stretta a se, sorridendo... e lei gli aveva gettato le braccia al collo... ed era stata felice... completamente felice...per l'unica volta nella sua vita...
E com' 'era ovvio, quell'unica volta era stata solo il frutto di un inganno...
Appoggiò la mano allo stipite della porta.
Temendo di cadere.
Tenendo di non resistere al momento in cui lo avrebbe rivisto.
E quando accadde il cuore sembrò scoppiarle nel petto.
Angel...
Oh, Dio, Angel...
Angel...
Angel...
Deglutì, e non riusciva a crederci.
Angel... dopo così tanto tempo...
Ed era... identico a quell'ultima volta che lo aveva visto, nell'atrio dell'albergo... il tempo per lui si era fermato, com'era naturale per un vampiro... eppure, sembrava un 'altra persona.
Allora i suoi occhi erano stati quelli di un uomo affranto, distrutto, un uomo che non aveva voluto aprirle il suo cuore come in passato, e il suo volto era stato teso, una maschera di sofferenza e abbattimento...
Ora... ora rideva, e sembrava che una luce intensa si irradiasse da quello stesso volto... da quegli stessi occhi scuri a cui, senza saperlo, aveva detto arrivederci quel giorno di tanti anni prima...
Ora sembrava sereno... felice...
E non c'era più nulla in lui che denotasse tensione o disagio...
Sembrava tornato quello che aveva conosciuto... quando era ancora vivo Doyle...
Ma non era Doyle che lo faceva ridere...
Era un bambino.
Un bambino tanto piccolo da essere stretto in una coperta di lana bianca, che si agitava quietamente fra le sue braccia, mentre al suo fianco Wesley era chino a solleticargli il naso, e Cordelia li guardava con un 'espressione indulgente sul volto bellissimo.
E lui lo accarezzava, e lo stringeva al suo petto come se fosse la cosa più preziosa e delicata al mondo.
E le spezzava il cuore...
Quante volte aveva immaginato quella scena... quante volte aveva sognato di vederlo così... di vederlo ridere mentre sfiorava con la sua mano enorme minuscole dita infantili...
Quante volte aveva pianto, in silenzio... e si era sentita in colpa, perché non erano quelli i pensieri che avrebbero dovuto farla piangere....
Non quelli...
E si era detta che non doveva piangere. Una volta di più.
Che doveva essere forte.
Una volta di più.
Essere forte...
Tutta la vita l'aveva spesa per cercare di esser forte...
E non ci era mai riuscita.
E ora, con Angel davanti, temeva di non riuscire neanche a fingere.
"Ehi, amico," Fece il suo chaperon, entrando disinvoltamente nello studio. " c'è una bellissima donna che ti cerca... e direi che è decisamente innamorata di te!"
Angel sollevò gli occhi, e, come se una forza misteriosa guidasse il loro corso, superò la figura del suo bizzarro amico, e trovo lei...
Trovò i suoi occhi...
Trovò la sua mano appoggiata allo stipite della porta e l' altra che le premeva sul cuore.
E Kate ritrovò gli occhi di Angel.
E le sembrò che il pavimento dovesse aprirsi da un momento all'altro...
Per inghiottirla.
O per svegliarla...
Perché ciò che stava succedendo non poteva essere vero...
Doveva essere un incubo, e presto lei si sarebbe svegliata nella sua casa alle Haway e si sarebbe alzata , per controllare come ogni sera che tutto andasse bene nella stanza a fianco.
Doveva essere... un sogno... tutto...
Vide il sorriso scomparire dal volto di Angel, e i suoi occhi dilatarsi leggermente per la sorpresa, mentre quelle labbra che disperatamente aveva desiderato baciare si muovevano per formare il suo nome.
"Kate..." Mormorò.
E Kate fu certa che non fosse un sogno... perché se lo fosse stato... se davvero fosse stato un sogno udire ancora la voce di Angel che pronunciava il suo nome... allora quel sogno avrebbe fatto battere il suo cuore così forte da svegliarla...
E, infatti, la svegliò.
Saltò nel suo petto, e si torse, e corse disperatamente.
E Kate non ce la fece a stargli dietro.
E si ritrovò a sorridere, quando sorridere era l'ultima cosa che aveva voglia di fare.
Quando desiderava piangere e buttarsi fra le sue braccia, e chiedergli di portare via il dolore...
"Ciao, Angel..." Mormorò.
E sapeva benissimo di apparire calma, tranquilla, fredda...
Fredda... come sempre...
Tutti l'avevano sempre considerata fredda... gli insegnamenti, i compagni, gli amici, e poi i dottori... persino Angel, probabilmente.
Se non avvertiva il suono del suo cuore.
Se non lo sentiva fuggire veloce.
Lo fissò, e lui guardò lei.
Senza dire nulla.
E ancora una volta Kate desiderò di avere coraggio... e di correre fra le sue braccia.
Nel rifugio della loro forza, e in quella dei suoi occhi...
Che erano stati il suo nido, il suo sogno e il suo rimpianto, che erano stati la sua forza senza nemmeno saperlo, che erano stati la sua speranza.
E che ora le stavano chiedendo così tante cose... e la facevano illudere che le sue riposte potessero interessargli.
Ma, prima che davvero potesse dargliele, e prima che lui potesse chiedere, udì la voce di Cordelia colpirle come una frustata la pelle, strappandola agli occhi di lui.
"Kate?!" Esclamò. "Kate Lockley! Credevo che ti avessero uccisa!"
Si avvicinò di un passo, mettendosi le mani sui fianchi, fra Angel e gli altri due uomini.
"E' lecito, credo.
Cinque anni senza dare notizie , scomparendo dall'oggi al domani.
Cinque anni senza minimamente preoccuparti che qualcuno... e questo qualcuno non sono io... potesse essere in pena per te!
Senza pensare che ti avrebbe cercata!"
Fissò di nuovo Angel.
Davvero era così?
Davvero l'aveva cercata?
Davvero si era preoccupato per lei?
Davvero non si era illusa quell'ultima volta in cui aveva ascoltata la sua voce?
E aveva sprecato così tutti quegli anni, dicendosi che non poteva essere vero?
" E adesso" Continuò Cordelia. " Suoni alla porta, entri e sorridi come se nulla fosse?!
E con un favore bello grosso da chiedere, scommetto !"
Kate distolse gli occhi, sottraendoli sia allo sguardo di Angel che a quello di Cordelia.
"Sarebbe stato troppo strano... !" Infierì la donna.
"Delia..." Mormorò piano l'uomo dalla pelle verde, mentre lei, sbuffando, toglieva il bambino dalle braccia di Angel.
" Ma quando la smetteranno tutti di pensare che tu sia qui solo per aspettare che qualcuno entri e ti sbatta in faccia i suoi problemi!"
Kate strinse le labbra, sollevando di scatto la testa, e di nuovo incontrò gli occhi di Angel.
Non aveva detto nulla.
Non aveva commentato nulla.
E del resto, cosa c'era da commentare?
Lui era lì.
Era felice.
Aveva un bambino fra le braccia ed era in mezzo ai suoi amici...
Cordelia aveva ragione... non aveva nessun diritto di ritornare dopo cinque anni per chiedere il suo aiuto... non avrebbe avuto il diritto di farlo nemmeno allora ...
Kate aveva scelto di andarsene, aveva scelto di lasciare Angel dietro di se, e adesso, entrando in quell'albergo, aveva commesso la seconda più grande sciocchezza della sua vita.
Si volse come una furia, senza salutare nessuno, e un attimo udì Angel chiamare il suo nome.
"Kate... aspetta!"
Kate...
Kate...
Ma perché doveva suonare così uguale ai suoi sogni... ?
Così identica a come ricordava la sua voce?
Attraversò l'atrio di corsa, consapevole della sua presenza dietro di lei. Consapevole che la stava seguendo.
Consapevole che non l'avrebbe fermata.
Perché non lo faceva mai.
Non lei.
A Kate non aveva mai concesso il lusso di voler essere fermata e di non volerlo ammettere.
Kate era sempre stata troppo razionale.
Kate ora sempre stata troppo adulta.
Kate avrebbe di certo saputo da sola quando fermarsi.
E Kate si fermò.
Con la mano sulla maniglia.
Mentre il cuore le batteva come un tamburo impazzito nel petto, e la sua mente veniva improvvisamente invasa dalla realtà.
E la realtà era dolore.
E Kate smetteva di essere la donna che era stata cinque anni prima, e tornava ad essere quella che era adesso.
E mentre una lacrima le rigava una guancia si voltava.
E non le importava che il pianto le inumidisse il volto.
Non le importava che davanti a lei ci fosse Angel, e che la vedesse piangere.
All'improvviso non le importava più di nulla, se non del motivo che l'aveva condotta lì.
"Ho una figlia..." Mormorò, e vide il volto di Angel riflettere la sorpresa. E nei suoi occhi passare valanghe di emozioni.
Come sempre.
E come sempre, in quegli occhi, lei riuscì a leggere.
Sorpresa, incredulità, e per un attimo, tristezza e rabbia.
" ha quattro anni" Continuò. " e sta morendo."