Il sorriso di cristallo |
Parte III - L'amore |
Angel sorrise alle parole di Cordelia, e per la prima volta, da che tutto era iniziato, si sentì sereno. Forse era vero. Forse Cordelia aveva ragione, ed esistere non significava insultare Buffy. Reagire, combattere, continuare una lotta che aveva cominciato dopo averla conosciuta... Forse tutto questo non era un tradimento... Forse era veramente un omaggio. E forse, nel profondo della sua anima lo sperava disperatamente, era quello che lei avrebbe voluto... ciò che l'avrebbe resa felice. E per la prima volta da quando era tornato, riuscì a pensare che nel suo universo avrebbe potuto esistere qualcos' altro oltre il passato, oltre il tormento e il rimorso per ciò che le era successo, e che lui non aveva evitato... avrebbe potuto esserci... il futuro, forse... Con Cordelia, con Wesley, con le persone che gli volevano bene e si erano preoccupate per lui, e con quelli che aveva trascurato... Si voltò, e finalmente, si, finalmente, non si sentì in colpa a desiderare di prendere in mano il telefono. Finalmente non si sentì indegno nel farlo, e nel comporre in fretta il numero. Finalmente no penso che il suo pensiero fossero un insulto alla donna che aveva amato. E forse, un giorno, sarebbe riuscito ad accettare che neanche i suoi sentimenti lo fossero. Un giorno... adesso era ...troppo presto... Per ora gli bastava comporre quel numero che aveva desiderato fare da quando era tornato... che aveva desiderato fare da Stry Lanka... domandandosi ogni volta come potesse essere così insensibile... Si chiese cosa avrebbe detto a Kate quando avesse risposto. Si chiese se fosse ancora arrabbiata, o triste come l'ultima volta che l'aveva vista... E se avrebbe voluto ascoltarlo, se gli avrebbe lasciato spiegare. E lui... avrebbe avuto il coraggio di farlo? Di spiegarle davvero? Di dirle che era così sconvolto e si sentiva talmente in colpa da non riuscire nemmeno guardarla? Da non riuscire nemmeno a concepire di esistere ancora quando Buffy non lo faceva più? Di sentire qualcosa quando lei non poteva più farlo e di essere... E che per punire se stesso aveva punito lei... con la sua freddezza... col suo negarle persino uno sguardo. Perché se l'avesse guardata, probabilmente, non avrebbe potuto resistere, e l'avrebbe prese fra le braccia...e questo no, non poteva, non poteva farlo... questo sarebbe stato davvero troppo ingiusto nei confronti di Buffy... Ecco... poteva dirle: " non ti volevo vedere perché dovevo soffrire, perché non meritavo e non volevo alcun conforto?" O semplicemente doveva dirle...:" scusami..." . Attese ancora un istante, e serrò la mascella quando una voce femminile rispose all'atro capo. Non era la voce di Kate. Quella... non era la voce di nessuna donna. Quello era solo la voce di un automa, lettere metalliche registrate su un nastro magnetico. Lettere che portavano un messaggio che ebbe uno strano effetto sul suo cuore, stringendolo. Quel cuore che sarebbe dovuto morire insieme a lui, duecento anni prima... e invece continuava a fargli male. Disperatamente male. "Cordelia..."Mormorò, chiudendo il telefono." Hai notizie di Kate?" La ragazza sollevò il volto dalle carte che stava controllando, e con una mano si scostò dagli occhi una ciocca di capelli scuri. "Kate? No... a dir la verità non la vedo da quel girono che venne qui, mentre stavi partendo..." "Non ha mai chiamato, o ha lasciato un messaggio in segreteria?" Cordelia appoggiò la guancia sulla mano. "Noo." "E tu..." " Te lo devo tirare fuori io cos'è successo o me lo dici da solo?" Angel abbassò gli occhi. "Nulla, è solo... volevo chiamarla, per dirle che sono tornato...ma il suo telefono è disabilitato..." Cordelia aggrottò la fronte. "Bè, magari non ha pagato la bolletta... o magari tu hai sbagliato numero..." Doveva essere morto, il suo cuore, eppure quello che provava, quella sensazione, quell'inquietudine strana, gli gridavano a gran voce che non era così... "E' strano..." Mormorò. "è molto strano..." Era rosso, il sangue di Kate , e profumava. Come l'ultima volta che lo aveva visto. Come l'ultima volta che aveva sentito il suo odore. E provato il suo sapore. Come la sera che l'aveva stretta, e l'aveva morsa, e l'aveva resa indissolubilmente parte di se. Anche se questo lei non poteva saperlo. Era rosso il suo sangue, come lo ricordava. Come lo aveva immaginato, e sognato. Nei suoi sogni e nei suoi incubi. Quando ancora e ancora era tornato indietro a quel momento, e, di nuovo, l'aveva morsa. Quando ancora e ancora era tornato a stringerla contro di se, ad affondare le dita nella morbidezza del suo braccio e i denti nella sua pelle. Quando il cuore di lei aveva battuto forte contro il suo petto. E il suo sangue non aveva saputo di paura, o di orrore. Il suo sangue aveva saputo di Kate. Era pieno di vita. Come lo ricordava. Più di come lo ricordasse. E una parte di se ruggiva alla vista di quel sangue. Perché esisteva una legge sulla terra per cui qual sangue era suo, gli apparteneva. Per cui lei gli apparteneva. Per cui gli sarebbe sempre appartenuta. Anche se era la legge di una genia di mostri. Era... debole il suo sangue... Come lei era debole... malato, come lei si stava ammalando. Lentamente, consumandosi giorno per giorno... con una continuità che nemmeno la sua forza riusciva a contrastare. E questo... questo non lo odorava da qual sangue rosso, ne lo vedeva dal modo in cui fluiva nella siringa. Questo erano i suoi occhi a dirglielo. Fissi in quelli di lui, mentre Wesley, in silenzio, le prelevava il sangue dal braccio. Intensi. Come sempre. Come il giorno che l'aveva incontrata. Come quello in cui l'aveva salvata. Come dopo che lo aveva baciato. E il sapore di quel piccolo bacio bruciava ancora la sua pelle, come il suo sangue il suo palato. E la lingua che parlavano era la stessa. E la passione di cui parlavano era la stessa... Come la stessa era la donna a cui appartenevano quelle labbra, e qual sangue caldo, e dolce. Intensi si, e talmente stanchi... Talmente consumati... Dal dolore, dall'angoscia dell'attesa... dalla solitudine... Così forti, questi ultimi... terribili sentimenti... capaci di sconvolgerla a tal punto da cancellare, in parte,il senso di quel bacio... Da fargli pensare che, forse, non era nient'altro che un modo per dire grazie... E se fosse stata un 'altra donna... qualsiasi altra donna... se ne sarebbe convinto... Ma era Kate... L'orgogliosa, straordinaria Kate... che per quanto potesse essere cambiata era rimasta meravigliosamente uguale a se stessa. La Kate che aveva incontrato, la Kate che aveva salvato, la Kate che aveva morso... La Kate di quel sangue rosso e caldo, di quel cuore contro il suo petto, di quel volto contro di lui, quel giorno, sotto l'acqua della doccia... quando aveva avuto così tanta paura di perderla... La Kate il cui nome, col suo suono pieno di melodia, aveva tante volte riempito le sue orecchia, nei mesi trascorsi a cercarla... E che ora sembrava non riuscire a smettere di pronunciare. Kate... Kate... "Ehm... Kate..." Mormorò Wesley, staccando il laccio emostatico e premendole con gentilezza sulla ferita un batuffolo imbevuto di disinfettante. " volevo dirti... insomma..." Prese un sospiro per farsi coraggio. " volevo dirti che sto facendo di tutto per trovare un modo di aiutare tua figlia..." Kate annuì piano, un sorriso tirato sul volto pallido. "Grazie..."Rispose. " mi viene da chiedermi... perché mi stiate aiutando tanto..." Wesley fissò Angel per un attimo, prima che Kate scuotesse la testa da sola . "Ma è una domanda stupida..." Esclamò, alzandosi di scatto dalla sedia. "mi dispia..." Sgranò gli occhi, e afferrò con la mano il bordo del tavolo, ondeggiando, il chiarore della sua pelle che diventava immediatamente livore. "Kate!" La chiamò Angel, afferrandola per le spalle, e per un attimo temette che fosse svenuta, quando si abbandonò completamente contro di lui, lasciando la presa. Ma non era svenuta, e lo guardò, con gli occhi leggermente annebbiati, quando la sollevò fra le braccia e la portò fino al divano, appoggiandocela poi sopra con delicatezza. "Sto bene..."Mormorò lei, cercando immediatamente di alzarsi. "E' stato solo un capogiro..." Angel le appoggiò le mani sulle spalle, con fermezza, costringendola di nuovo a sdraiarsi, mentre Wesley, accorso al loro fianco, le prendeva il polso. "Non dovevi alzarti così bruscamente..."Commentò l'uomo. Kate sospirò. "Ho fatto decine di prelievi... e non sono mai svenuta... se fossi stata soggetta a cose del genere non sarei certo entrata in polizia!" "Non hai fatto decine di prelievi esaurita e sottopeso di almeno cinque chili."La contraddisse Angel. "E dopo che non dormivi da... quanto? Cinque giorni, considerando anche quelli del viaggio?" La ragazza sollevò orgogliosamente la testa. "Credo che questi siano affari miei..."Mormorò. "No, se svieni in ospedale con tua figlia che ti guarda..." Kate deglutì, e lui sentì' una fitta di colpa lacerargli il cuore alla vista dell'espressione ferita del suo volto. "Non sono un medico..."Aggiunse Wesley." Ma direi che al momento la tua pressione sanguigna è una via di mezzo fra quella di un topo e quella di Angel!" "Dovresti dormire almeno un po'..." "Ma non posso dormire..."Kate provò di nuovo a tirarsi a sedere, e di nuovo lui glielo impedì. " Devo tornare in ospedale da mia figlia..." "Nia è con Cordelia... e se dovesse... accadere qualcosa, lei ha tutti i numeri..." "E' se accadesse qualcosa e non facessimo in tempo ad arrivare?" "E se accadesse qualcosa e tu fossi svenuta per un collasso?" Di nuovo, Kate girò la testa. "Nia non conosce Cordelia... potrebbe spaventarsi..." Angel sorrise. "Nia non conosceva nemmeno me... e direi che mi ha messo ko alla prima ripresa." "Non stento a crederlo..."Rincarò Wesley. " se ha preso dalla madre..." Stavolta fu Angel ad abbassare il volto, e a deglutire forte. "Di sicuro... non ha preso da... altri..." Nessuno dei due rispose, e un silenzio carico di imbarazzo cadde nella stanza. Pesante come una valanga in pieno inverno. Soffocante... Fino a che il suono penetrante del pianto di un bambino non giunse ad interromperlo, facendoli sobbalzare tutti. "Scusatemi..."Mormorò Wesley, e dopo un attimo sollevò gli occhi al cielo. " secondo round di ninne nanne ..." "Non è giusto... " Disse Kate dopo un istante. " che Cordelia stia in ospedale con mia figlia e sia costretta a lasciare il suo qui..." Angel si strinse nelle spalle. "Lo fa con piacere... è una tua amica..." "E' una tua amica, Angel, non mia... l'ultima volta che ci siamo viste io ti volevo arrestare e lei cercava di impedirmelo... e mi ha detestato quando sono atrata da quella porta..." Chiuse gli occhi per un attimo, appoggiandosi il braccio alla tempia. E lui, esitante, allungò la mano, chiudendola sulle sue dita pallide. E per un attimo ancora temette che lo avrebbe scacciato, che non gli avrebbe permesso di tenere qual contatto. Ma non lo fece, e un momento dopo sussurrò.: " Cerca di dormire, Kate. Solo qualche ora. Hai bisogno di recuperare le forze. E non sei più sola..." Le ultime parole furono solo bisbigliate, carezze di fiato nell'aria attorno a lei, come quelle che non aveva il coraggio di fare alla sua pelle. Così leggere che non si sarebbe stupito se lei non le avesse sentite... Ma non si stupì ugualmente, quando invece scostò il braccio, dando prova di averlo fatto. Fissandolo. Attirandolo nei suoi occhi azzurri. Chiedendogli con quello sguardo risposte che lui ci aveva messo cinque anni per maturare, ma che forse ora non avrebbe mai rivelato. Riposte che aveva immaginato decine di volte di poterle dare. E che avevano il sapore di quell'unico bacio di così poco prima, e del suo corpo stretto contro il suo, e del suo sangue... Risposte di cui Angel non aveva ancora paura, ma che potevano ancora ferirlo... "Kate..."Mormorò, e strinse più forte le dita sulla sua mano. Mentre Wesley, con un tempismo di cui un giorno lo avrebbe ringraziato, riappariva ai piedi del divano, con il bambino in braccio, avvolto nella sua coperta, e il telefono in mano. "Ho pensato di chiamare Cordelia..." Annunciò. " dice che lì va tutto benissimo... Spero ... che non ti dispiaccia..." Angel la guardò, speranzoso, e lei non poté fare altro che sospirare. "Avevo scordato quanto ti piacesse dare ordini..." Sbuffò. Wesley si allontanò, sorridendo soddisfatto, mente Angel rispondeva: " E io quanto ti piacesse disobbedire..." Si avvicinò ad uno degli armadietti a vetri e tirò fuori un plaid colorato, tornando poi verso di lei. Aveva pensato di chiederle se volesse una stanza, ma aveva troppa paura che tornasse sulla sua decisione e cercasse di nuovo di alzarsi. "Il fatto che invece abbia obbedito..."Mormorò la donna guardandolo. " dovrebbe dimostrare che non sono più la stessa di allora..." Angel non rispose. Non aveva la minima idea di che potesse dirle. Ne di come cancellare l'espressione piena di dolore dal suo sguardo. Si chinò su di lei, sistemandole il plaid addosso e poi accomodandolo attorno alle sue spalle, quando lei sollevò il braccio, premendogli il polso. "Angel..."Disse. " tu credi che io sia una puttana?" Angel sgranò gli occhi. "Dio, Kate,"Rispose." no..." Lei distolse lo sguardo, mentre continuava: " come ti viene in mente una cosa del genere?" Tornò a fissarlo, e non ebbe esitazioni nel rispondere. "Sono andata a letto con il primo uomo che ho incontrato uscendo da qui, dopo esserci uscita due volte... io lo penserei... "Deglutì. " io l'ho pensato... Ho lasciato che mi usasse perché... perché ero gelosa e arrabbiata, e mi sentivo sola... perché... ah, non importa neanche il perché... Non lo volevo, non mi piaceva neanche e ho..." Aveva alzato la voce mentre parlava, sollevandosi leggermente sui gomiti, ma ora si lasciò ricadere all'indietro, come se fosse stata improvvisamente esausta. "Sono cinque anni che mi sento sporca... cinque anni che mi domando che cosa avresti pensato di me se qual giorno invece di voltare le spalle e andarmene fossi rimasta, e ti avessi detto tutto..." "Io?!" Angel la fissò, incredulo. " Che cosa avei pensato... io?! Kate, io ho ucciso! Io ho... fatto delle cose, prima e dopo aver riacquistato l'anima, che non vorrei nemmeno dover ricordare! Io... io si, sono andato a letto con Darla perché ero così disparato da volermi solamente annullare, senza pensare di mettere in pericolo la vita di tutti quelli che mi circondavano... come avrei potuto giudicarti io?!" Sedette sul bordo del divano, accanto a lei. "Avrei ammazzato Bob , questo si... ma tu..." Allungò la mano, sfiorandole con dolcezza la guancia. E la sua pelle era fuoco sullo le sue dita, e seta chiara. "Dio, Kate, se me lo avessi detto... se veramente quel giorno ti fossi voltata e me lo avessi detto..." "No, per favore..."Appoggiò la mano alla sua, stringendola forte. " è inutile... e fa così male...e pone... così tante ... domande..." Angel annuì, deglutendo piano. "Hai ragione... "Mormorò. "Ti lascio dormire..." "No..."Le dita di lei si serrarono sulla sua mano, stringendola più forte. " non andartene... non ancora.... Parla con me, Angel... per favore... solo... un altro po'... Se mi lasciassi sola inizierei a pensare e finirei con l'alzarmi e correre in ospedale il più forte possibile..." "Se prima io non ti riacchiappo..." Kate sorrise. "In effetti sono un po' fuori forma... però credo che potrei ancora darti dei punti..." "E io potrei ancora atterrarti..." "E io..."Il sorriso di Kate si allargò. " porto ancora una pistola . "E io ho ancora i miei denti al loro posto." Si pentì immediatamente di averlo detto, quando Kate abbassò gli occhi, un respiro irregolare , uno solo, che le sfuggiva dalle labbra, ma subito dopo fu lei stessa a spazzare via l'imbarazzo, probabilmente con la prima cosa che le passò per la mente. "Davvero"Chiese, tornado a guardarlo. " sei stato con Darla?!" Angel sgranò gli occhi. In tutta la sua esistenza non aveva mai pensato che avrebbe potuto parlare ad una donna di una cosa del genere, nemmeno con Cordelia. Ma una volta non aveva nemmeno pensato di potersi fermare a parlar con una donna in un bar affollato di gente, e di trovarsi con lei come se la conoscesse da sempre. O di poter desiderare di prendere su di se il dolore per la perdita del padre di lei, sentendo scatenarsi nella la sua anima una rabbia che somigliava molto a quella provata un tempo. "Si. " Rispose. E assurdamente non ci fu alcun imbarazzo in lui. " E non è stata la cosa più assurda che mi sia accaduta." "Più assurda di... Darla?!" Esclamò Kate. " perdonami, ma non riesco a immaginare cosa... e se provo a farlo ti giuro che devo subito fermarmi..." "Bè..."Angel scosse le spalle. " per esempio un tale si è preso in prestito il mio corpo è ha... usato la scrivania dell'ufficio come alcova sua e di Lilah Morgan..." Kate aggrottò la fronte. "Oh." "Già. E poi per un breve periodo sono stato con Cordelia..." Stavolta Kate si sollevò completamente sui gomiti. "Con Cordelia?" Angel sospirò. Non gli piaceva ripensare a quella cosa. "Già... non so spiegarti nemmeno io. Probabilmente eravamo entrambi così soli ... e voltandoci ci siamo visti l'un l'altra..." "E poi?" "E poi ci siamo resi conto che era il più grane errore che potessimo commettere... Ed è una fortuna che ci siamo fermati prima di compromettere la nostra amicizia..." "Ed è stato molto tempo fa?" "Abbastanza..."Le sorrise. "E Fred??" "Fred??"Si voltò, fissandola stupito. Incontrando i suoi occhi azzurri, che parevano riflettere il suo stesso stupore. "Io credevo... quando sono venuta qui la prima volta e poi... lei mi aveva risposta al telefono e mi aveva detto che viveva con te..." Fred? Fred? Fred? Era mai possibile che veramente Kate avesse creduto che lui e Fred...? "Fred viveva da me, Kate, per l'esattezza in una stanza al primo piano che ci abbiamo messo dei mesi per farle lasciare! Era sotto shock per quello che era appena successo e... è una storia talmente complicata da raccontare... Ma fra me e lei non c'è mai stato..." Si fermò, guardandola. Guardando le sue labbra dischiuse per le sorpresa. "Sono anni che Fred è guarita, e che se n'è andata... con Gunn..." Kate boccheggiò, fissando per un attimo il soffitto. E fu l'attimo in cui Angel si rese conto, per la prima volta, di quello che stavano costruendo... lì... in quel momento... E per la prima volta, non gli fece paura. " Pentita di avermi chiesto di restare? "Pentita?! Avrei dovuto farlo anni fa! Io..."Esitò per un attimo." ho sempre... voluto chiederti così tante cose di te... Sapere così tante cose... che non si trovano certo sui libri... E non l'ho mai fatto per orgoglio o paura o perché... perché ero una tale idiota..." Si agitò sotto il plaid, e lui si voltò per un attimo prima di scivolare dal divano in terra, con la schiena appoggiata al sedile. "Okay..."Disse piano. " dimmelo adesso...che cosa vuoi sapere?" Di novo, Kate esitò. E lui fu certo che si stesse domandando se era possibile... se era veramente possibile tornare indietro... Non poteva sapere... Non poteva sapere cosa significasse questo per Angel. Non poteva sapere che per la prima volta in duecentocinquant' anni si stava mettendo nelle mani di un'altra persona, dandogli la possibilità di sapere tutto... qualunque cosa gli avesse chiesto. Dandogli la possibilità, veramente, di giudicarlo. E l'unica ragione che riusciva a dare al suo comportamento era che dopo avere ritrovato Kate, dopo averla così tanto cercata, dopo il suo volto e i suoi occhi disperati, dopo aver conosciuto sua figlia e l'uomo che gliel'aveva data... Dopo aver sperimentato nel corso di quei giorni emozioni così violente da spaventarlo, alcune delle quali credeva perdute per sempre, adesso, voleva ricominciare daccapo con Kate. Come quel primo giorno di sette anni prima. Senza più segreti. Senza misteri. Mettendo in gioco sulla bilancia della verità anche la possibilità di spaventarla, o di farle orrore. Perché valeva la pena di rischiare. Per lei. E perché glielo doveva, se lo meritava... Anche se ora aveva la gola secca al pensiero di ciò che Kate avrebbe potuto chiedergli. "Vorrei sapere..."Mormorò Kate,e se il cuore di Angel avesse battuto ancora nel suo petto, probabilmente in qual momento si sarebbe fermato." Che volevi dire con "prima e dopo di riavere l'anima"... " "Ecco , vede, è assolutamente perfetto. La donna che ci abitava era una persona molto abitudinaria. Una poliziotta, tutta casa e centrale . Niente feste, niente amici, e l'appartamento è come il giorno che l'ha comprato. Anzi, meglio, se devo essere sincera. Se l'era aggiustato molto bene. Io me lo ricordo prima. Sono più di dieci anni che faccio la portiera in questo stabile." Angel annuì, entrando piano nell'appartamento . Con la netta, terribile, nota sensazione di stare entrando in una stanza del passato. In una stanza che avrebbe potuto non appartenere più alla sua vita... Gli si strinse lo stomaco percorrendo piano la camera vuota, mentre il suo cervello ricostruiva ogni dettaglio, ogni particolare che i suoi occhi, una volta, avevano colto. Il divano, la consolle contro la parete, le mensole con i trofei di polizia che aveva trovato distrutti, gettati interra in un impeto di rabbia e disperazione, l'ultima volta che era entrato in quella casa... Adesso... le mensole c'erano ancora... ed erano vuote... vuote come qualcosa dentro di lui che sembrava essere stato depredato all'improvviso, senza avere mai nemmeno conosciuto che cosa possedesse. Vuote come quella casa. Come la camera da letto che fissò tristemente dalla porta, come la cucina... come le mura, dove segni chiari mostravano il passaggio del quadri. Tutto vuoto. Tutto... passato. Eppure lei sembrava ancora lì... Se chiudeva gli occhi, se tendeva i sensi, poteva avvertire il suo odore... il profumo della sua pelle, e dei suoi capelli puliti... il profumo di lei... la sua presenza. La presenza di Kate... "Non ha... lasciato detto dove andava...?" Mormorò piano, rivolgendosi più all'aria che sapeva di Kate che alla donna che, al suo fianco, rigirava fra le dita un mazzo di chiavi. "Mm...?"Rispose quella. " Ma la casa non è mica più sua. L'ha venduta a un 'agenzia, e, che io sappia, ha dato via anche i mobili... Si vede che andava tanto lontano che non le conveniva portarseli presso..." Angel strinse la mano, e lo stipite della porta si sbriciolò come gesso, ferendogli le dita con le schegge di legno. "Oh, ma come..." La portiera si avvicinò, sgranando gli occhi. " Mi spiace! Non so come sia potuto accadere! Devono essere delle tarme! Porca miseria..."Sbuffò . " ora quelli dell'agenzia se la prenderanno con me! Aspetti, aspetti che le prendo disinfettante e bende... ma porca... non si è fatto molto male, vero?" Angel non rispose. Si limitò a guardarle uscire, continuando a borbottare contro se stessa e quella sera che aveva lasciato aperte le imposte con il temporale. Mentre le schegge, nelle sua pelle, gli laceravano la mano. E il sangue, lentamente, scorreva sul suo polso. Se n'era andata... Se n'era andata veramente... Non era un telefono staccato, non era un viaggio, non era nemmeno un incidente... Se n'era andata, e lui non aveva voluto crederci. Non aveva voluto credere ne ai vicini ne alla compagnia dei telefoni, ne agli ex colleghi della Polizia, che pareva avessero dimenticato persino che Kate Lockley fosse mai esistita. Non aveva voluto credere a nessuna voce umana... ma ora doveva credere a quella dell'appartamento vuoto... abbandonato... come un nido silenzioso e solitario, in cui poteva avvertire ancora l'odore tenue di una donna... che per l'attimo di un bisbiglio su un collo sporco di sangue era stata la sua... la sua donna... Deglutì, voltandosi. E ancora una volta si guardò intorno. Tendendo i sensi. Cercando qualcosa, qualunque cosa potesse spiegargli dove fosse... ora che anche l'ultimo dubbio, l'ultima paura... che non se ne fosse andata, che l'avessero portata via, contro la sua volontà... si erano dissolti davanti alle parole di chi l'aveva vista partire con i suoi occhi. Dove... e perché. Se ne andò, prima che la donna tornasse a medicarlo. Sul volto una maschera cupa che lo rimandava indietro di anni. E la mano ferita che stringeva ancora delle schegge di legno. Ripensando alla sera che Kate era venuta da lui, e non l'aveva richiamata indietro. "Mi sembra tutto incredibile..." Mormorò Kate, passandosi stancamente una mano sul volto. " la maledizione, l'anima... il momento di felicità perfetta... E pensare... pensare che per cento anni lui non sia mai stato felice... mai... nemmeno per un secondo... "Fissò il letto accanto a quello su cui era seduta, e il corpo esangue della sua bambina addormentata. " pensare che... questo... lui lo ha vissuto tutti i gironi... tutte le ore... Non so... come abbia fatto a resistere... E poi dopo, credere di poter perdere l'anima in qualunque momento... vivere con la paura costante di essere felice... Dio... la paura di poter essere felice..." "Già"Cordelia fece una smorfia, agitando fra le mani la lattina di Coca. " e poi era tutta una palla! Che cosa bisognava fare? Formulare l'incantesimo senza clausola! Se penso che se avessimo avuto il testo ella maledizione prima, e Doyle l'avesse letta, avrebbe capito subito tutto! E invece no, ci è voluto il secondino di una prigione di fuoco per spiegarci ogni cosa! E' veramente assurdo! Ma tu... "Continuò, succhiando dalla cannuccia della sua lattina. "D'avvero non sapevi che aveva un 'anima?" Kate scosse la testa, sentendosi una perfetta idiota. Per l'ennesima volta. "L'ho saputo ieri sera... " " E lo amavi comunque?!" Kate distolse gli occhi, senza rispondere, e l'altra scosse le spalle, sbuffando. "Si, si, certo, fai la superiore, come se non l'avessero capito anche i sassi!" Si stese all'indietro, inclinando il capo per guardarla. " Anche io facevo la superiore, e guarda come sono rimasta. Lui di è immolato su un mercantile, e a me solo un bacio... e un pacchetto di visioni!" Kate si posò le mani sul viso, strofinandoselo. "Non hai mai avuto voglia di dormire per due giorni di seguito'"Mormorò, evitando cautamente di rispondere alla sua domanda. "Io?"Rispose la ragazza. " Con un bambino di quattro mesi a casa? Sempre! Allen ha un bizzarro concetto di quale sia la notte e quale il giorno, non fa che strepitare quando dovrebbe dormire, dormire quando dovrebbe mangiare e giocare quando devo vestirlo o fargli il bagno!" Kate sorrise, guardandola. Splendida com'era, Cordelia Chase non sembrava certo una donna che avesse partorito da appena quattro mesi. E quando parlava del suo bambino era addirittura raggiante. E anche di lei... sapeva così poco... Era lì, a parlare di bambini, cosa che non pensava sarebbe mai accaduta nella sua vita... e non aveva nemmeno mai visto in faccia quello di lei, ne sapeva chi fosse il padre. Non le aveva nemmeno chiesto se fosse sposata... Tutto stava accadendo così in fretta che da tre giorni le pareva di continuare a girare ... come una trottola, con la mate annebbiata da una specie di bruma scura. Eppure... era da anni che non si sentiva così viva e vitale . "Anche Nia lo faceva... "Mormorò. " ha avuto problemi di aria per sei mesi, e per sei mesi non ho fatto altro che passeggiare avanti e indietro per casa portandola in braccio... pareva che non volesse mai smettere di piangere..." "Provavi con la camomilla?" "Camomilla, acqua e limone, alle Hawaii poi hanno degli intrugli incredibili, ma lei non ne voleva assolutamente sapere..." Si fissarono per un secondo, Cordelia appoggiata all'indietro sulle sue mani, e Kate china in avanti, i gomiti sulle ginocchia. E poi scoppiarono a ridere. Contemporaneamente. Piegandosi ognuna dal proprio lato e premendosi le mani sulla bocca. "Ma sentici!"Esclamò Cordelia. " Sembriamo due vecchie in ciabattate davanti a un caminetto acceso!" "Shh..."Ansimò Kate fra le risate." O ci cacciano via!" Cordelia la fissò, asciugandosi gli occhi. "Dovrebbero solo provarci..." Si guardarono, e di nuovo scoppiarono a ridere. E quando Cordelia si appoggiò al suo braccio Kate si morse un labbro, per riuscire a trattenere le risa. Era più di un anno che non rideva ... da quando Nia era stata male per la prima volta. Da quando era entrata la prima volta in ospedale portandola fra le braccia. E ora le capitava di ridere di nuovo a Los Angeles... nella città che aveva lasciato per disperazione, dove aveva sofferto da impazzire e conosciuto il suo primo e unico amore. Con una donna della quale aveva pensato non avrebbe mai più sentito parlare, e che aveva creduto avrebbe continuato per sempre ad odiarla. Una donna che pareva aver scordato quasi sette anni di animosità nel giro di poche ore. Nel giro di poche parole. E che dopo aver passato il pomeriggio precedente al capezzale di una bambina che non aveva mai visto era di novo lì, per tenerle compagnia... Come un 'amica di vecchia data. Come l'amica che avrebbe potuto essere allora, se tante cose non fossero avvenute.... "Due signore che ridono insieme!Esiste al mondo qualcosa di più soave?" Kate sgranò gli occhi, mordendosi ancor più forte le labbra, e incontrando l'espressione sorniona e sorridente di Wesley Wyndam Price. "Wesley!" Esclamò Cordelia al suo fianco. " Dove hai lasciato il mio bambino!" "Con il papà, a rimpinzarsi di Crema Chantilly!" Rispose lui, col più serafico dei sorrisi. "Crema ?!Ma voi siete ammattiti!" Cordelia saltò letteralmente in piedi, afferrando la borsa. E a giudicare dal tono della voce la sua espressione doveva essere impagabile... Tuttavia, Kate non la guardò. La sua attenzione completamente focalizzata sulla figura alta e scura che era rimasta dietro Wesley, appoggiata allo stipite della porta. Come sempre. Dopotutto, non sarebbe stato Angel se non lo avesse fatto. La guardò per un momento, prima di entrare, le parole che si erano detti, le vite che si erano raccontate solo poche ore prima che creavano fra di loro un 'intimità nuova, profonda e dolcissima, che rendeva in parte ancora più amare le incomprensioni, le amarezze e il dolore di quegli ultimi anni. "Ho sistemato le tue cose a casa ..." Mormorò, ignorando completamente gli altri. E il fatto che avesse usato la parola casa, e non albergo, ebbe il potere di accelerare all'istante il battito del suo cuore. Mettendola in imbarazzo... perché sapeva che lui poteva udirlo... persino a quella distanza. "Grazie."Rispose, cercando di riacquistare un 'espressione decisa. " ma non credo che ci passerò molto tempo. Non voglio lasciare la mia bambina..." "Kate..." "Aver accettato di avere un ... posto, nel caso ne sentissi la necessità, non vuol dire avere accondisceso a diminuire la mia presenza qui..."Si voltò verso Nia. " non sarebbe giusto... lei conosce solo me... per quanto possa stare bene con altre persone sono sempre degli estranei per lei..." Angel sospirò. Sapeva che non era d'accordo... le aveva già chiesto di fare a turno con lui... Ma Kate non voleva. Non voleva che nessuno le togliesse dalle spalle il compito di assistere sua figlia... Era sua... la sua bambina... la sua creatura, il suo unico calore per cinque, lunghi ani... Era lei che le sarebbe stata accanto... era lei che le avrebbe stretto la mano, qualunque cosa fosse accaduta... Perché lo voleva, e non perché lo doveva fare... E poi... Angel non era una persona diversa da quella che aveva conosciuto cinque anni prima. Non aveva smesso di aiutare gli altri e di cacciare demoni... E non poteva permettere che trascorresse in un ospedale tutto il tempo che gli restava dopo notti dopo notti di caccia e sangue. Come lei. Non poteva permettere che si sfibrasse. Come lei. Fino a che qualcuno avesse approfittato della sua stanchezza. E se c'era una cosa che Kate sapeva di Angel, era che poteva stancarsi.. e poteva esaurirsi... e che le conseguenze potevano essere terribili... "Ma non vale la pena di parlarne adesso. " Continuò. " Piuttosto,è già pronto il risultato dell'analisi?" Per un attimo Angel la fissò, prima di deglutire, e spostare gli occhi verso Wesley. In un movimento così rapido che forse un altro non lo avrebbe colto. Un altro... che non fosse Kate. "Cosa c'è?" Chiese, voltandosi verso l'Inglese e trovandolo che ricambiava rapidamente lo sguardo di Angel, prima di abbassare a sua volta gli occhi. "Allora.." Si avvicinò di un passò, continuando a fissarlo, il cuore che le correva così forte nel petto che temeva potesse scoppiarle. "devo cavarvi le parole di bocca? Angel, si tratta di mia figlia! Sono io? Le ho trasmesso qualcosa io?" "No..." Angel sgranò gli occhi. " no... il tuo DNA è perfetto... e anche ... quello di Bob..." Kate lo fissò ancora per qualche istante, mentre sentiva il calore abbandonarle le guance. Lasciandole solo un 'intensa sensazione di freddo. "Ma questo escute solo l'ereditarietà!" Esclamò Wesley, superandola per accostarsi ad Angel. " non vuol dire che non sia una mutazione spontanea... ci vorrà solo... un po' più di tempo per accertarlo... dovrò... procedere più in profondità, esaminare altre cellule... " Kate sollevò una mano, facendogli segno di tacere, mentre in silenzio si allontanava , avvicinandosi alla finestra. "Più tempo..."Ripeté. "quanto più tempo?" Wesley non rispose e lei, senza voltasi, aggiunse: " Abbastanza per lei?" "Ehi..."Cordelia le si avvicinò, appoggiandole una mano sulla spalla. " vedrai che qualcosa inventeremo... l'importante è non darsi per vinti." "Non mi do per vinta..."Ripetè Kate, voltandosi. " Sto bene. Davvero. Dopotutto, nessuno pretenderebbe niente, al primo tentativo... E, da quando si è svegliata, Nia sembra stare un po' meglio..." "Certo..."Sussurrò Cordelia. Oh, Dio, chi voleva prendere in giro? Chi? Loro o se stessa? Era tutto inutile, e lei continuava ad attaccarsi alle illusioni, come a un vetro da cui non faceva che scivolare. Come sua figlia non faceva che morire ogni giorno di più... "Vorrei... prendere dell'altro sangue..."Mormorò Wesley davanti a lei. " se per te va bene..." Kate annuì, improvvisamente esausta. Come se il peso del mondo le fosse appena crollato sulle spalle. Di nuovo. "Certo... c'è una siringa sterile nel comodino... per le fiale... "Oh, le ho io, le ho io...non preoccuparti..." "Sicura di essere okay?" Ripetè Cordelia . E lei quasi ebbe voglia di scacciarla a forza e chiederle come si sarebbe sentita se fosse stata al suo posto. Ma non lo fece. Ingoiò quelle parole ingiuste... e guardò Angel. Il suo volto pieno di tristezza e di quell'anima così antica che fin dal primo giorno era stata in grado di scorgere nel profondo dei suoi occhi. "Si." Ripeté. " Va pure a casa..." Cordelia esitò, ma, quando anche lei fissò per un attimo Angel, l'uomo la rassicurò a sua volta. "Non preoccuparti, Cordelia, va a casa... resto io qui..." La ragazza annuì, pensosamente, ma aveva appena raggiunto la porta quando si voltò di nuovo. "Mm... Angel" Mormorò. " che devo dire a Spike?" Lui aggrottò la fronte. "Spike?" Ripetè. "Si... sai... quei libri per quella ricerca..." Angel annuì distrattamente. "Digli di venirseli a prendere. In questo momento non posso portarglieli io." "Wow!" Sbottò Cordelia. " Non sarà un trauma troppo grande per Buffy che tu non corra a servirla fino a casa?" "Cordelia!" Sospirò lui. " Per piacere..." "Buffy?" Mormorò Kate, il nome che si ripeteva all'infinito nel suo cervello. La fissarono, senza capire il perché del suo stupore. "Ma Buffy non era... morta, cinque anni fa?" "Oh!"Esclamò Cordelia, scotendo la mano." Ci è rimasta per qualche mese, dopo di che hanno operato non so quale incantesimo e l'hanno riportata indietro... Ora sta con un altro vampiro. Strana la vita, eh?!" Inclinò la testa, guardandola. "Kate..." Mormorò. Ma Kate non rispose. Kate non riusciva a rispondere. Kate riusciva solo a pensare che voleva aprire un finestra e buttarsi di sotto. Kate riusciva solo a sentirsi rimescolare le budella nel ventre. Mentre qualcosa di doloroso, di terribilmente doloroso le stringeva il cuore. "L'hanno fatta ... tornare?" Mormorò piano. E stavolta non riuscì nemmeno a guardare in faccia Angel. Non riuscì nemmeno a sollevare gli occhi. Perché se lo avesse fatto, molto probabilmente, avrebbe avuto una crisi isterica. "E' stata una cosa azzardate e sbagliata..."Disse Wesley piano. " e ha avuto ripercussioni molto sgradevoli... ma in sostanza, si, l'hanno riportata indietro... " Kate si mosse una mano davanti al volto, come per allontanare da se qualcosa che la soffocasse. "Scusate..."Mormorò , voltando loro le spalle ed entrando in bagno, le dita così affondate sulla guancia da graffiarsi la pelle. Abbatté le mani sul lavandino, gemendo, la rabbia, che le montava come una furia dentro, che non riusciva a trovare parole, ne volti, ne pensieri, ne azioni. Che era solo lì. E le faceva male. "Kate..." Chiuse gli occhi. No, no... Non adesso. "Sto benissimo, Angel, vattene!" Ringhiò, ansando leggermente. Per un attimo, lui esitò, ma Kate sapeva che era ancora lì. "Non stai bene..."Disse, dopo qualche momento. " non puoi continuare a tenerti dentro le cose, o finiranno per ucciderti!" "Sono vent'anni !"Rispose lei, la voce che le usciva come un grido soffocato dalla gola. " che mi tengo dentro quello che provo! E non mi ha ancora uccisa!" Strinse gli occhi. Non voleva che la vedesse così. Voleva calmarsi, voleva sciacquarsi il viso, voleva tornare nella stanza e sedere accanto alla sua bimba addormentata... e soprattutto non voleva che Angel la vedesse in quello stato... E non voleva rischiare di sfogare su di lui il suo livore... Come aveva già fatto... Non sarebbe stato giusto... Ma niente, niente, niente sembrava essere giusto nelle sua vita... Era lei ad essere sbagliata! Ad essere nata sbagliata! "Kate, per piacere, apri questa porta... capisco che sentire una cosa del genere ti possa aver sconvolta..." Boccheggiò, e con un unico gesto girò la chiave nella toppa e spalancò la porta, gettandosi letteralmente su di lui. Dimentica degli sguardi dei suoi amici, o di essere in un ospedale. Dimentica di tutto ciò che non fosse quel dolore atroce che le premeva il cuore. "Capisci? "Urlò. " Mi capisci veramente? Capisci che vorrei impazzire perché io stessa non riesco a comprendere? Capisci che vorrei afferrare la prima cosa a portata di mano e ficcarmela in gola?! " Angel non si mosse, come se la sua furia non riuscisse a travolgerlo. "L'hanno fatta tornare... Sai che vuol dire per me?? La vita... la morte... è tutto un gioco allora ? Tutto ... materia da manipolare come vogliono i tuoi amici, beffandosi di chi non può farlo? Di chi dove rimanere a piangere davanti a una tomba di pietra, davanti a un letto vuoto, davanti a una tavola che deve imparare ad apparecchiare con un piatto in meno... piangendo disperatamente ogni volta che fissa la tovaglia, e si accorgeva che se n'è scordata... ? Di chi è così disperatamente solo che si attacca al suo unico affetto come a un 'ancora che gli impedisca di affondare, e poi lo perde... in una frazione di secondo, e non gli basta una vita per riprendersi dal dolore? E loro decidono chi deve andare o... tornare? Loro scelgono di essere Dio?! Loro... eliminano il dolore... eliminano la perdita... e tutto il mondo... tutto il resto del mondo che non lo può fare? E' giusto questo?" "Kate , calmati!" Esclamò Angel , afferrandola per le spalle. " Non è stato così! Tutti in questa stanza sappiamo che non si gioca con la vita. Tutti in questa stanza abbiamo perso qualcuno, e avremmo voluto milioni di volte fare qualcosa per rimediare... e non lo abbiamo fatto, perché sapevamo quanto sarebbe stato ingiusto. E' stata una cosa mostruosa, contro natura, un gesto fatto da un gruppo di ragazzini che non hanno voluto interpellare chi ne sapeva più di loro perché aveva solo paura di essere fermati, e gente innocente e colpevole ha pagato un prezzo altissimo per quello... La stessa Buffy..." "Perché non sei con lei?!" Gridò Kate, liberandosi con violenza dal suo abbraccio e arretrando di un passo. " L'avevi persa! Eri disperato! Ora l'hai riavuta! Perché non sei con lei?! Perché sei in questo posto, a cui non ti lega niente, e non con la donna che ami?! A me non importa di Buffy..."Sentiva dolore, un dolore atroce al petto e alla gola, un bruciore terribile, che nemmeno le lacrime che le scendevano disperatamente sulle guance riuscivano a calmare. " l'ho vista una sola volta nella mia vita! Non so se meritasse o non meritasse qualsiasi cosa! Non mi interessa! Quello che so "Gridò, mentre la tensione dentro di lei esplodeva in un singhiozzo che le squassò il corpo. " è che nessuno al mondo farà tornare la mia bambina! Nessuno mi ridarà mia figlia quando sarà morta! Come mio padre! Come mia madre!" Gridò, mentre Angel l'attirava a se, e l'ultima parole fu soffocata dal tessuto morbido del suo maglione. "Lasciami!" Singhiozzò, divincolandosi fra le sue braccia, lottando con tutte le sue forze contro qualcuno che era molto , molto più forte si lei. Come sempre nella sua esistenza. Ma Angel non la lasciò. Angel la strinse più forte, e con un movimento della spalla chiuse dietro di loro la porta del bagno. "Lasciami..."Ripetè, continuando a combattere, mentre lui continuava a tenerla. "Ascoltami..."Provò Angel. " Kate... " Le afferrò i polsi, torcendoglieli all'indietro e spingendola contro una parete, nel tentativo di immobilizzare il suo corpo contro il proprio. E Kate boccheggiò, sentendosi schiacciata fra il muro e il suo torace. "Non è giusto!" Gridò, andando. " Non è giusto!" "Niente è giusto!" Le urlò lui in faccia. " La vita non è giusta! Le persone non sono giuste! Le perdite non sono giuste!" Kate singhiozzò, chiudendo gli occhi e smettendo finalmente di lottare. Smettendo di lottare contro il dolore e la disperazione, e la rabbia... smettendo di lottare contro l'orgoglio... e contro di lui.. "Mi dispiace..."Mormorò. "Mi dispiace tanto... " Sentì Angel allentare la presa, ma il suo corpo non si staccò di un pollice dal suo, continuando a tenerla contro di se, mentre la sua mano saliva gentilmente a sfiorarle la guancia. Una carezza dolce, fresca come un bacio di seta, che le arrirò al cuore attraverso la pelle, e le schiuse gli occhi sul suo volto serio, pieno di tristezza. "Io ti amo, Kate..."Mormorò. Lei sgranò gli occhi, schiudendo le labbra e scotendo leggermente il capo. Non ... non poteva essere vero... Dopo tutti quegli anni... dopo... tutto quel dolore... Lei... non riusciva a crederci... Non poteva crederci... Dopo averlo tanto desiderato... Dopo aver pensato di averlo perso.... Dopo aver passato delle ore ad odiare il suo stesso cuore... Ma Angel non capì... Angel non poteva sapere... e mentre un 'espressione ferita gli attraversava il volto , e quegli occhi espressivi che le avevano rivelato molto più di quanto lui non le avesse detto, si staccò dal suo corpo, abbassando il volto e facendo un passò indietro. "Scusami..."Mormorò. "io..." "No!"Kate lo afferrò per la mano. "Ripetilo!" Angel deglutì, fissandola, e lei gli andò davanti, stringendo più forte le sue dita. "Per favore... ripetilo... se è ..." "Io ti amo, Kate." Era vero... Dio... era vero... I suoi occhi, il suo volto... le dicevano che era vero... le urlavano che era vero... E il suo cuore batteva così forte e c'era una ridda così violenta di emozioni dentro di lei in quel momento, che le pareva di non riuscire a sopportarle tutte. "Ti amavo anche prima..."Mormorò lui, e con le dita le risalì al collo, sfiorando dolcemente il segno del suo morso nella carne. " anche prima di questo... quando Wesley e Cordelia mi hanno detto che avevi fatto irruzione all'Hyperion ho provato una rabbia così terrificante... e quando poi sei venuta... dopo tutti quei mesi... quando ti ho rivista... ho desiderato solamente stringerti ... Mi ripetevo che era per proteggerti... per impedirti di immischiarti in qualcosa che poteva costarti la vita... che non potevi maneggiare... La verità era che volevo toccarti... E dopo... quando ti ho vista al museo..." Kate non riusciva a smettere di guardare i suoi occhi, di osservare la sua bocca muoversi... Era come ipnotizzata ... come se le sue labbra fossero un caldo fluido calmante ... Stava ancora piangendo, ma erano lacrime così diverse ora... C'era ancora dolore, c'era ancora disperazione, c'era ancora rabbia, ma ad essi si univano un dolore, e una disperazione, e una rabbia diverse... per ciò che aveva perso... Per colpa sua. Per ciò che aveva buttato via... Per il suo orgoglio, per la sua cecità e la sua follia. Per non aver aspettato. Per non essersi voltata, quel giorno. Per non aver buttato via quella che credeva dignità, e non averlo affrontato, quella sera, quando lo aveva trovato con Fred... Perché non gli aveva detto che lo amava, quel giorno, nel guardino dell'albergo, dopo che lui l'aveva salvata da se stessa. "Si...??" Mormorò, come se in quell'unica parola ci fosse il segreto per recuperare tutto . Ma non c'era nessun segreto... E nessuno al mondo poteva renderle ciò che aveva perso... "Nulla..."Angel distolse gli occhi, la mano ancora sul collo di lei. E Kate annuì, mentre una cappa di tristezza scendeva a coprire tutto ciò che aveva provato fino ad allora. Togliendole anche le poche forze che le restavo. Tristezza... e lui le aveva appena detto che l'amava... Lacrime.. e lui le aveva appena detto che l'amava... Anche Kate distolse lo sguardo, puntando gli occhi oltre la sua spalla, contro il muro chiaro del bagno. E per lunghissimi istanti nessuno dei due parlò. Rimasero immobili, una mano di Angel appoggiata al suo collo e l'altra stretta in quella di Kate. Non erano mai stati così vicini. I loro spiriti non erano mai stati più vicini... eppure... nessuno di loro trovava niente da dire... "Certo..."Mormorò finalmente lui." che la mia autostima crescerà di parecchi punti dopo la tua reazione entusiastica!" Tornarono a fissarsi, insieme, e lei non poté impedirsi un piccolo riso nervoso. "Lo sai..."Mormorò. " nessuno al mondo mi aveva mai detto di amarmi..." "Ancora meglio!" Sorrise anche lui, e Kate si abbandonò contro il suo corpo, allargando le braccia per circondargli la schiena, mentre Angel la stringeva forte a se. "E' passata?" Mormorò sui suoi capelli. Kate si voltò, appoggiandogli la fronte sulla tempia. Come era tutto naturale adesso... come era semplice stringerlo,e lasciarsi cullare dal suo abbraccio... Quando una volta non sarebbe stata in grado di accettare nemmeno che la sfiorasse. E non certo perché lui era un mostro... E come era caldo il suo abbraccio... L'abbraccio di un vampiro... E come riusciva a sentirsi sicura fra quelle braccia forti, solide... fissata da quegli occhi pieni di una vulnerabilità così profonda da farle desiderare di essere lei ad abbracciarlo, a cullarlo contro il suo seno... A proteggerlo... Come lui stava cullando lei. E ad allontanare il dolore dal suo cuore... E dalla sua anima... Gli aveva fatto così tanto male... Lo aveva trattato così tanto ingiustamente... e aveva permesso al mondo di dividerli... di metterla contro di lui... Alla sua mente di dividerli e metterla contro di lui. Mentre il suo cuore gridava così disperatamente. Mentre il suo cuore piangeva così disperatamente... E nonostante tutto ... lui le diceva che l'amava. Che l'amava ancora dopo cinque anni. E proprio per questo lei non riusciva a dirgli la stesa cosa... E non era più orgoglio... e non era più nemmeno paura... solo... come poteva dirgli che lo amava dopo tutto ciò che gli aveva fatto... "Si..."Mormorò. " grazie... e scusami... " Lui la guardò, il volto premuto sul suo, le labbra che sfioravano le sue, senza muoversi... senza fare il minimo accenno di avvicinarsi a lei. Dio... era mai passibile che lo avesse rivisto solo da due giorni? Che fosse lì, stretta fra le sue braccia... quando due settimane prima pensava ancora fosse uscito per sempre dalla sua vita? E se era così... allora poteva perderlo con la stessa facilità... Se era così poteva accedere qualunque cosa... e lui non essere più fra le sue braccia... "Ti va..."Mormorò piano. " di baciarmi..." Deglutì, e un altro sorriso nervoso le salì alle labbra, mentre Angel la fissava senza rispondere. "Dopotutto... "Continuò. " non potresti credere che io sia peggiore, dopo quello che ho f..." Le prese la bocca in un secondo, interrompendola, mentre la sua mano saliva a sostenerle la testa. Togliendole il fiato. E facendo esplodere il suo cuore in mille pezzi distinti, che si conficcarono in ogni parte del suo corpo, ferendolo, bruciandolo, facendolo sanguinare. Disseccandolo, attraverso le sue labbra. Attraverso la sua bocca che baciava quella di lei con una passione che doveva essere pari alla sua, e che trasformò in un secondo una carezza in un vortice. In un precipizio, in una caduta libera e un 'ascesa verticale, verso qualcosa che Kate non aveva mai provato in tutta la sua vita e che la stordiva, e insieme la rendeva così incredibilmente vigile... Come se tutti i suoi sensi si fossero all'improvviso dilatati. Come se fosse diventata anche lei un vampiro. Sentiva le mani di Angel muoversi sulla sua schiena, e il rumore viscerale delle loro bocche che si esploravano, che si avvinghiavano disperatamente una all'altra, come se avessero il terrore di essere separate. E avvertiva il sapore di lui, che le scendeva in gola, che le andava alla testa, che avrebbe potuto ucciderla in un solo, singolo secondo, e il freddo della sua pelle contro la propria, e la carezza delle sue labbra, del suo corpo, della sua anima, attraverso il suo bacio. E tutto era così forte, così intenso che il corpo di Kate sembrava troppo debole e umano per poter resistere. Affondò le mani nei suoi capelli, afferrandolo, stringendosi a lui per sostenersi. Per non cadere. Per portarlo più vicino. Ancora, sempre più vicino. Soffocando in un bacio che non sembrava volesse finire. Senza nemmeno rendersene conto. Avrebbe potuto morire... avrebbe potuto svenire, se lui non si fosse fermato... e non se ne sarebbe accorta. E quel fuoco, e quell'onda che la stavano travolgendo sarebbero stati così forti da annientare persino il suo istinto di sopravvivenza. Ma lui si fermò di scatto, girandosi verso la porta, e stringendola ancora più a se, con tanta forza da farle quasi male. Come se volesse proteggerla... Kate lo vide chiudere per un attimo gli occhi, ansando pesantemente. E non le sembrò assurdo per un vampiro. Come non le sembrò assurdo veder ardere nel suo sguardo riflessi di fuoco. Nemmeno nei suoi sogni più sfrenati aveva mai immaginato che un bacio potesse essere così... Trasmettere sensazioni così totali. Così disperatamente intense. E ricordò all'improvviso l'unica volta in cui aveva provato qualcosa di simile. E il suo cuore corse ancor più forte dentro il suo petto già così provato, al ricordo del momento in cui lo aveva sentito bere da lei, e il suo corpo era diventato lava liquida sotto le sue mani... Il fiato le venne nuovamente meno, e non riuscì ad emettere parola quando Angel,senza alcuna spiegazione, spalancò di scatto la porta del bagno. Facendo precipitare all'interno Wesley, Cordelia e l'infermiera Charlotte. Kate sgranò gli occhi, stringendo la mano di Angel, mentre , al suo fianco, lui sospirava. "Avete sentito tutto?" Chiese sarcasticamente." O vi siete persi qualche particolare?" "Io..."Cordelia alzò la mano ." Non ho capito se l'hai baciata o no!" Angel si chinò, afferrandola dal braccio e sollevandola in piedi, mentre Kate non riusciva trattenere una risata, nonostante il terribile imbarazzo. "Cammina!"Sbuffò il vampiro." Dopo ti faccio un disegno!" Davanti a loro, Wesley e la giovane infermiera si erano rimessi in piedi in tutta fretta, e si guardavano intorno quasi più imbarazzati di lei , ma fu un altro il volto che attirò immediatamente la sua attenzione, e un 'altra la voce che le fece saltare nel petto il cuore che ancora non aveva calmato i suoi battiti. "Mamma..." Mormorò Nia, e Kate sgranò gli occhi, correndole immediatamente accanto. " amore, ti sei svegliata..." Si voltò, stupita. I fermaci che le davano la sfinivano tanto da tenerla addormentata per quasi tutto il tempo, era strano che fosse cosciente. Dietro di lei, Angel lanciò uno sguardo a Wesley, prima di avvicinarsi. "Abbiamo portato una cosa per la bambina"Mormorò, lanciando uno sguardo all'infermiera che stava controllando la cartella clinica nell'inutile tentativo di darsi un contegno. " e Wes l'ha messa nella flebo. Non la può guarire, ma può darle forza... mentre noi cerchiamo..." Kate schiuse le labbra, che ancora le bruciavano come fuoco, e allungò una mano verso di lui, sfiorandogli il braccio. "Grazie..."Sospirò. " mi sento così stupida..." Lui le sorrise. Anche quella sera, nel giardino dell'albergo, le aveva sorriso. E quelle che aveva usato adesso, senza nemmeno rendersene conto, erano le stesse parole di allora. Eppure era passato così tanto tempo... e loro erano così diversi... "Mamma..."La chiamò Nia, e lei si girò, carezzandole dolcemente la guancia. "Si, piccola..." "Ma non stavate stretti là dentro? " Kate si voltò di nuovo verso Angel, trovandolo a guardarla ad occhi ancora più sgranati dei suoi. "No... "Si riprese dopo un attimo. Fissando serissima la sua bambina. " Angel e io abbiamo una lunga tradizione di ... bagni... risalente a prima della tua nascita... " "Veramente?!" "Si."Risposero insieme lei e Angel. "Ma nel bagno c'è lo specchio e ai vampiri non piacciono gli specchi." Stavolta, Kate guardò l'infermiera, che a sua volta fissava sorridente la bambina. "Non ci ho fatto caso..."Rispose Angel imbarazzatissimo, schiarendosi leggermente la gola. " non l'ho nemmeno visto... ehm... lo specchio." "Ma è grande..." "Ero distratto... "Perché?" Angel la guardò in piena crisi di panico, e Kate scoppiò in una piccola risata. " Benvenuto nel mondo di una bambina di quattro anni!" Esclamò. Si chinò, sfiorando la fronte di Nia con un bacio. Stava meglio. Si vedeva. Qualunque cosa Wesley le avesse dato, il suo effetto era stato incredibile... Eppure... non osava pensare... Angel era stato molto chiaro prima. "Mamma..." "Mm..." Nia strinse leggermente i suoi occhini azzurri, più vispi di quanto non fossero da mesi. " Ma lui ti ha baciato?" Kate boccheggiò, sollevandosi e appoggiando i pugni sui fianchi. "Non lo saprete mai!" Esclamò. "Voglio prendermi mia figlia!" Gridò Kate, spingendo in avanti la porta ed entrando nella nursery, con il braccio premuto contro il ventre per calmare anche solo in parte l'atroce dolore della ferita . Dietro di lei, la Nurse boccheggiò letteralmente, e gridò qualcosa che riguardava le donne isteriche, i pericoli di infezioni per i bambini e la sicurezza dell'ospedale. Qualcosa di cui, francamente , non le importava un fico secco. Velocemente, si accostò alle culle, mentre, dall'altra parte del vetro di osservazione, una piccola folla di neo madri e padri, nonni e parenti vari la fissava a bocca aperta, i loro volti che esprimevano una vasta gamma di espressioni incredule. E un attimo dopo, incurante dello spettacolo che stava dando, si chinò, stringendo i denti per il dolore, e prese fra le braccia la sua bambina, rossa in volto e congestionata dal pianto. Dio... era così piccola... Così incredibilmente piccola e delicata... una cosina morbida e calda, che si muoveva contro di lei. Una creatura così minuscola che faceva persino fatica a credere che in lei ci fossero così tanta vita, così tanta forza, così tanta voglia di esistere. La portò al collo, appoggiando la sua testa alla propria, e sostenendole il capo e la schiena mentre la stringeva a se. Con tutta la forza che le permetteva di non schiacciarla, e con il terrore, ad ogni istante, di sbagliare. Di premere un po' di più un dito, di muoverle troppo la testa... di farle male... Di distruggere quella creatura che era tutta la sua vita... "Shh..."Mormorò piano. " tesoro... perché piangi? Shh...shh..." La portò fuori dalla nursery, sempre seguita dagli sguardi della gente accalcata in corridoio e dagli spettatori supplementari accorsi dalle altre stanze per capire chi fosse a gridare così forte da essere udibile persino durante il chiassoso orario di visita del reparto maternità. La fissavano come se fosse pazza, sgranando gli occhi, e per reazione Kate sollevò ancor più la bambina fra le sue braccia, alzando il capo per sfidarli... Anzi... ai loro occhi lei era pazza... Una donna scalza, ancora pallida per il parto della mattina prima, che faceva irruzione all'interno della nursery per prendersi una bambina appena nata... E forse... era davvero pazza... Era pazza perchè non sopportava di sentir piangere sua figlia. Di vederla agitarsi in quella culla identica a tutte le altre, mentre nessuno faceva niente per calmarla. Forse era pazza perché le persone che si occupavano di lei erano esperti, erano istruiti e preparati per curare bambini come la sua, perché sapevano perfettamente quello che doveva o non doveva essere fatto, mentre lei... lei era solo sua madre... E l'unica cosa che poteva guidarla ,che poteva insegnarle i gesti da compiere era l'amore che aveva provato immediatamente per quella creatura che ora stringeva, dal momento stesso in cui aveva saputo di avere in se la sua vita. E quell'amore avrebbe dovuto insegnarle tutto... Sua figlia non aveva che lei al mondo... come Kate non aveva che Nia. Non c'era nessun altro per loro in quell'ospedale. Nessun nonno sorridente accalcato al vetro, nessun fratello o sorella ad indicare la culla con il dito, nessuna amico che portava regali assurdi e fiori... nessun padre, a fissare il suo volto con gli occhi lucidi di commozione. Nessuno... Una folla di gente in una corsia di ospedale... e non c'era nessuno per la sua piccolina... Come non c'era stato nessuno a prenderle la mano mentre le contrazioni cominciavano. Come non c'era stato nessuno ad accompagnarla all'ospedale. E nessuno a cui telefonare, quando la ragazza all'accettazione glielo aveva chiesto. Nessuno... La sua bambina era nata sola... E forse lo aveva sentito, in mezzo a tutti quegli altri neonati circondati da nuvole di affetto. Forse per questo non smetteva di piangere. Ma la sua bambina aveva lei... Aveva il suo affetto, il suo amore... E lei l'avrebbe protetta , e l'avrebbe amata, e avrebbe impedito a chiunque di fare del male alla sua creatura... Anche se questo avesse significato imparare a combattere, e apprendere sulle creature , umane e non, che avrebbe potuto danneggiarla, tutto quello che sapeva Angel... Angel... Strinse ancor più a se la sua creatura, mentre il nome di lui si diffondeva nel suo cuore. Angel... Non c'era un momento in cui non pensasse a lui... Non c'era mai stato, da quando lo aveva visto quell'ultima volta... Non un attimo in cui non si fosse domandata come stesse, in cui non avesse desiderato disperatamente rivederlo... in cui non avesse accarezzato l'idea di prendere un aereo, e tornare a Los Angeles... Mentre cercava di rifarsi una vita, mentre cercava di combattere il dolore e la tristezza, mentre la sua bambina cresceva e si muoveva dentro di lei... lo aveva chiamato, e aveva chiuso gli occhi, e aveva accarezzato col pensiero il suo volto. Come non aveva mai fatto veramente. Come non avrebbe mai fatto. Persino mentre sua figlia nasceva, persino quando il dolore era diventato troppo forte, e i medici avevano deciso di tagliare il suo ventre, lo aveva chiamato... e aveva desiderato al suo fianco un uomo che non sapeva neanche dove fosse, che forse non ricordava più nemmeno il suo nome... E che non aveva mai saputo quanto lei lo amasse... Con un sospiro, si abbandonò sul letto delle sua stanza, e abbassò le braccia, per osservare la bambina che trovava rifugio in esse. E che incredibilmente aveva smesso di piangere, e puntava su di lei i suoi enormi occhi chiari. In tutta la sua vita Kate non aveva mai sfiorato niente di così caldo e tenero... in tutta la sua vita non aveva mai nemmeno pensato che avrebbe avuto il coraggio di tenere fra le braccia un bambino così piccolo. E quella era sua... Era la sua bambina... Era nata da lei, era parte di lei... Era stata dentro di lei fino al giorno prima e adesso era fra le sue braccia. Adesso respirava. Adesso mangiava. Adesso la guardava... Si... certo... sapeva che non stava guardando veramente lei... Aveva letto e straletto della membrana che ancora le copriva gli occhi... sapeva che la sua piccolina non vedeva che ombre davanti al suo volto... Ma era così grave, dopotutto, pensare che invece stesse guardando proprio lei...?? Era un reato così terribile illudersi che la sua bambina sapesse che Kate era sua madre, e che le piacesse fissare proprio lei, fra tutte le creature al mondo...?? Si domandò come la vedesse... e se avesse la benché minima idea di quanto l'amava... e mentre una lacrima le saliva gli occhi si chiese perché, nella sua vita, nessuna delle persone che amava dovessero rendersene conto... "Kate? Ou, ou??" Kate sollevò la testa, sgranando gli occhi quando il lampo di una macchina fotografica l'accecò per un secondo. Mostrando un momento dopo il volto eternamente sorridente di Virginia Top. "Foto ricordo del primo giorno di Nia!"Esclamò la giovane Hawaiana, tirando fuori dalla Polaroid la fotografia appena scattata, e scotendola in mano le sia avvicinò, accostandosi a lei. "Ma tu..."Esclamò Kate sollevando un sopracciglio. " non dovevi essere a casa?" "Tornata!" Tagliò corto lei, sedendosi sul bordo del letto e allungando un dito per sfiorare la boccuccia di Nia. "Per vedere la mia super figlioccia! Ehi, " Fece, passando gli occhi dalla bimba alla madre. " non è che nel frattempo ti sei ricordata di una vecchia zia e hai cambiato idea?!" Kate sorrise. "Non ho vecchie zie. E se pure le avessi non sarebbero qui... mentre tu ci sei ..." La ragazza passò la mano dalla guancia di Nia ai capelli di Kate, tirandoli indietro in un gesto materno che contrastava con la sua giovanissima età, e che la riempì di infantile tenerezza. Nessuno le aveva più mostrato tanta dolcezza da molto, moltissimo tempo... nessuno le aveva più fatto delle carezze... tranne un uomo, quasi un anno prima, sotto l'acqua scrosciante di una doccia... E, nonostante la sua semi incoscienza, quelle carezze le concordava come se fossero state incise nel suo cuore. "Certo"Sospirò Virginia. " che deve essere triste dover chiamare la propria foglia come un'infermiera conosciuta da un giorno..." Perché non si ha nessun altro? Dillo, Virginia, non preoccuparti... E' solo la verità... Sorrise all'espressione imbarazzata del suo volto. "Non preoccuparti, non mi hai offesa. Ne avevo tanti di nomi in mente... potevo scegliere. E ho scelto il tuo. E poi mi piacerebbe che mia figlia somigliasse a te da grande." "Oh, si!"Esclamò lei." Una casinista mondiale! Lavorare sempre dietro a un computer deve averti rimbambita, tesoro!" Kate sorrise, appoggiando la testa all'indietro, sui cuscini, mentre Virginia si alzava, tendendole la foto. "Tieni"Esclamò. " guarda che bella coppia! Io vado a vedere di là se si è calmato il terremoto che hai provocato!" Si avvicinò alla porta, ma prima di uscire si appese allo stipite, sorridendo e strizzandole l'occhio. "Sei una forza, Kate Lockley, lo sai? " Kate sorrise, scotendo leggermente il capo. Si... una forza... Non c'era niente che si sentisse meno in quel momento che una forza... Sfiorò ancora la fronte della sua bambina, ricevendone in cambio un adorabile sbadiglio. In quel momento si sentiva così piena di emozioni, così vulnerabile, ed euforica, e malinconica insieme... ma di certo non si sentiva forte... E di certo si sentiva sola... E non era solo questo... Era lì, in quell'ospedale, in un isola lontana centinaia di miglia da casa, e teneva in braccio sua figlia... ed era così... intenso, e sorprendente, e incredibile, che sentiva quasi un bisogno fisico di dividerlo con qualcuno... Fissò il telefono appoggiato al comodino. No. Non con qualcuno... Allungò la mano, sollevando tutto l'apparecchio per appoggiarlo accanto a se sul letto. Pensava che non lo avrebbe mai fatto... Pensava che non avrebbe mai composto quel numero. Pensava che non avrebbe mai ingoiato il suo orgoglio e non avrebbe mai trovato il coraggio di chiamarlo. Ma ora sua figlia era con lei, e le pareva che le cose più incredibili si potessero avverare. E lei lo stava chiamando... Fece il numero lentamente, ma senza esitare, mentre il suo cuore cominciava piano ad accelerare il suo battito, confondendosi con quello minuscolo di Nia. E si chiese se sarebbe stata la segreteria a risponderle, o Cordelia, o Fred... e in questo caso se avrebbe trovato il coraggio di parlare, di chiedere di lui... anche solo come stesse. Dopo più di otto mesi. Dopo che se n'era andata per ricominciare una nuova vita con la sua bambina. Lontano da Los Angeles, lontano dai ricordi e dagli incubi... lontana dall'uomo che amava e che non aveva saputo capire... che aveva accusato e giudicato così male... Punendo se stessa con questa lontananza... E ora poteva darsi che lui si fosse completamente dimenticato di lei... Della donna che lo amava senza che lui lo sapesse, e che un giorno aveva morso... "Angel investigations... aiutiamo i disperati..." Kate sgranò gli occhi, mentre il fiato le si fermava in gola. Aveva composto il suo numero... aveva chiamato la sua casa... eppure sentire la sua voce la sconvolgeva come se fosse apparsa dal nulla, sfiorandole con dolcezza infinita le orecchia. Chiamandola dal buio del suo cuore solo. E non perché non si fosse aspettata la sua risposta, ma... ma perché era la sua voce... La voce di Angel... Dopo otto mesi... Ed erano come otto secondi... "Pronto?" Kate deglutì. No. Non poteva fare questo. Non poteva chiamarlo e poi starsene zitta e spaventata come una sciocca ragazzina... Non voleva, non poteva permetterselo... Eppure... non riusciva a parlare... Non riusciva neanche a pensare a qualcosa da dirgli... Forse aveva fatto male a chiamare... " E' qualcuno che non può parlare?" Kate sorrise. Tipico, tipico di Angel... pensare che fosse un poveraccio in pericolo, anziché il solito scherzo telefonico... "Direi piuttosto"Mormorò. " qualcuno che non sa che cosa dire..." Dall'altra parte, Angel tacque per un secondo, un solo secondo, e a Kate parve quasi di vedergli sgranare gli occhi e spalancare le labbra, in quell'espressione di stupore così ingenuo e totale che tante volte l'aveva riempita di tenerezza. "Kate!" Esclamò poi . " Mio Dio Kate, dove sei? Che cosa è successo?" Kate chiuse gli occhi. Che cosa era successo? Che cosa era successo? Lo aveva tradito... E lo aveva perso... E aveva avuto una bambina,.. Ed era scappata senza nemmeno spiegargli... Fuggendo da lui e dall'amore che provava per un' altra, così forte che lo aveva portato a lasciare i suoi mici... E tutto questo... quando lei non era nulla per Angel. Quando non poteva tradirlo, o perderlo... perché non era nel suo cuore, e non aveva mai avuto nemmeno una briciola di esso... Eppure lo aveva fatto... Lo aveva tradito, perché lo amava... E lo aveva perso, perché andando via, ora, non aveva più nemmeno il diritto di volere tornare... O di parlargli al telefono... "Kate?" Ripetè lui, la voce che ricordava così disperante bene che vibrava di apprensione. "Kate?" Kate... Kate.. Kate... Ripeti all'infinito il mio nome, ti prego... Ripetilo ora... come non hai fatto quel giorno... "Non ero certa che ti avrei trovato... " Mormorò. " ma se sei lì vuol dire che il tuo viaggio è andato bene... e che stai meglio..." "Kate, che cosa ti è successo? Sei sparita, come se ..." " Ho chiamato per sapere se stai bene e poi..." Si appoggiò la cornetta alla guancia, premendola più che poteva contro l'orecchio, come per imporre alla sua voce di entrarle nel cervello. "Per favore, Angel... vuoi dirmi... se stai bene?" Ancorò, lui esitò, e quando parlò la sua voce era più calma, e dolce, e malinconica, proprio come la ricordava. "Si, Kate... sto bene... E tu ?" "Io... io... "Respirò profondamente, e sorrise quando i suoi occhi si posarono sul volto ormai addormentato della sua bambina. " sto molto bene, Angel... grazie... Sono ... serena...no, sono... felice... " "La tua non sembra una voce felice..." "Sono solo molto stanca..." Quante, quante domande avrebbe voluto fargli... Avrebbe voluto chiedergli cosa era successo, se davvero stesse meglio, e se qual dolore atroce, il dolore per la perdita della donna che amava, si fosse, almeno in parte, calmato. Ma non ne aveva diritto... Non aveva nessun diritto... E quella telefonata la stava disperatamente esaurendo... Si sentiva improvvisamente stanca, e spossata, e la testa le girava leggermente, come se il battito del suo cuore fosse troppo forte perché riuscisse a sopportarlo. In parte, si sentiva come subito dopo essere uscita dalla sala operatoria... Persino la ferita sul ventre le bruciava e le tirava la pelle. "Kate... dimmi dove sei... Per favore..." Si abbandonò sui cuscini e con le labbra sfiorò la cornetta del telefono. "Sono... lontana , Angel... "Sussurrò. "Sono molto lontana..." Attaccò. Senza dare a lui il tempo di parlare e a se stessa quello di ascoltare. Voleva vederlo... Dio, Dio, voleva vederlo... Voleva così disperatamente vederlo... Lo voleva tanto che le scoppiava il cuore... Avrebbe dato la sua vita per poterlo vedere... Ma la sua vita... ormai... non le apparteneva più... Abbassò gli occhi, cercando di lottare contro il malessere improvviso che le scuoteva il corpo, e mentre una lacrime le scivolava lungo una guancia bacio con dolcezza il capo della sua bambina. "Casa... dolce... casa..." Mormorò la vampira, stendendo le braccia all'indietro davanti agli occhi leggermente sgranati del suo childe... Anzi, doveva correggersi... di quell'idiota del suo childe. Che stava lì, a guardarla ad occhi e bocca spalancati, senza spiccicare parola. E questo solo perché lei era nuda, e stava stiracchiandosi proprio davanti alla sua faccia, godendo del desiderio sul suo volto. E della consapevolezza che se avesse fatto un solo passo verso di lei, o avesse fatto tanto per allungare una delle sue luride mani, lei gli avrebbe rotto ad una aduna tutte le ossa del corpo, e poi sarebbe rimasta a guardare come si rinsaldavano. Dopotutto... era già successo... "Allora!" Esclamò, posandosi le mani sui fianchi. " Pare che io ti sia mancata tanto..." L'altro fece un passo indietro, imbarazzato. "Mi... mi dispiace..."Biascicò. " avrei dovuto bussare... non sapevo che tu fossi... " Lanciò un occhiata alle spalle di lei, al grane letto su cui giaceva il corpo senza vita di un giovane uomo, anche lui nudo. La gola squarciata da innumerevoli morsi. "Mm..."Mugugnò la donna, movendosi felinamente verso il vampiro e girandogli intorno, il dito poggiato sulla sua spalla. " è vero... avresti dovuto bussare... Lo sai che non mi piace essere interrotta, quando do il benvenuto a un nuovo amico... Si voltò leggermente, lanciando uno sguardo distratto al ragazzo sul letto. "Era con me sull'aereo... carino, vero?" Strinse gli occhi, fissando il corpo senza vita del giovane, i suoi muscoli, che pochi minuti prima aveva sentito, tesi, sotto di se, i suoi corti capelli scuri, il suo volto gentile... Somigliante, si... Ma non era lui. Non era il suo ragazzo... "Che cosa vuoi?!" Ringhiò, tornando a guardare Darrenn, il suo stupido, intempestivo childe. " Oltre che irritarmi? E perché non hai bussato?!" L'altro indietreggiò, e la paura che lesse nei suoi occhi ebbe il potere di eccitarla. Dopo tanti gelidi vampiri Inglesi, un po' di sana carnalità americana ... "A... Angel..." Esclamò, fissandola ad occhi parti. " Credevo che volessi sapere subito le novità..." La vampira sgranò gli occhi, mentre un brivido di piacere si irradiava in tutto il suo corpo al solo sentir pronunciar quel nome. "Novità?" Ripeté, avvicinandosi. Afferrò Darrenn per la gola, sbattendolo contro la parete con tanta violenza che un fioto di sangue prese a scorrere sulla tempia dell'uomo. "Quale novità? Parla!!" L' atro deglutì più volte. "Avanti... "Mormorò lei sorridendo. " Non ti faccio niente... se tu non mi fai arrabbiare... E se parli... subito!" "Codrix... "Esclamò. " mi ha detto..." "Codrix?" Ripetè lei. " Non era Borgh a seguirlo?!" "Ehm..." Darrenn si umettò le labbra. " Lo ha visto e..." "Okay, okay, non mi interessa. Dimmi di Angel. Che cosa sta facendo? Ancora la sua mielosa esistenza da bravo bambino?" Sorrise, il sorriso di un predatore che tanto piaceva al suo ragazzo. "La puttana bruna ha partorito?" "Si... ma forse c' anche un 'altra ..." La vampira aggrottò la fronte. "Una donna?" Ringhiò. "Si..."Sputò quello, torcendosi sotto la sua stretta. " una donna, ma non è una che conosciamo... non credo stia con lui... E' in città da troppo poco tempo..." "E allora?! Guarda che sto perdendo la pazienza." "C'è una bambina... quella donna ha una bambina..." La vampira sgranò gli occhi, mentre un sorriso di puro piacere le si disegnava sulle labbra, sbavate di rossetto per i baci del suo giovane amico. "Una bambina..." Ripetè, lasciando andare l'altro e sfregandosi voluttuosamente le mani. Erano anni che non beveva una bambina,.. per questo aveva atteso così a lungo la nascita di quello di Cordelia Chase... Poter ferire Angel, e insieme assaggiare di nuovo il sangue di un bambino... sentiva i capezzoli inturgidirlesi al solo pensiero. " Parla, la cosa mi interessa moltissimo." Darrenn sembrò rilassarsi, acquisendo u 'espressione più sicura. Sapeva che almeno fino a quando non avesse finito non lo avrebbe ridotto in polvere. O almeno... che aveva un numero maggiore di possibilità. "E' una bambina malata..."Continuò. " e Angel va tutti i giorni in ospedale... in verità ci passa tutto il tempo in cui non caccia. Da una settimana ormai. " La vampira si passò un dito sul basso ventre. "Davvero?" "Si. Non sappiamo che rapporto ci sia fra di loro, ma quel che è certo è che ci tiene a quella bambina..." "E dimmi... che faccia ha Angel, quando è in quella stanza con lei?" "Cosa?!" Esclamò Darrenn. La vampira si avvicinò, sospirando di piacere. "Si... che faccia ha? La guarda con pietà, con affetto? Le vuole... bene?" "Io... noi... non lo sappiamo... Codrix non è mai entrato quando c'era lui..." La vampira sgranò gli occhi, mentre il piacere evaporava dal suo corpo, lasciando il posto alla rabbia. "Cosa?!" Avanzò di un paso, mentre Darrenn, davanti a lei, indietreggiava. "No..."Ansò. " aspetta... Se Angel lo avesse ammazzato non avremmo saputo nemmeno questo poco..." "E' già stato ammazzato!" Cinguettò la vampira . " Come tutti in questo palazzo. Da me... come tutti in questo palazzo! E io..."Passò l'unghia del pollice sotto il collo di Darrenn, che letteralmente tremava di paura, disgustandola e compiacendola insieme. " avevo ordinato che il mio dolce Angel fosse seguito da vicino,... da molto, molto vicino... che me ne faccio..."Ringhiò, e ficcandogli la mano in gola lo scaraventò attraverso la stanza, mandandolo a sbattere con la testa contro la parete e avvicinandoglisi poi con passo sensuale. " di un branco di animali che non sanno nemmeno eseguire i miei ordini...?" Gli salì addosso, montandogli a cavalcioni sul ventre, e l'espressione di quello si dipinse di autentico terrore. "T.. t... te la faccio vedere..."Balbettò disparato. " ho una foto della madre della bambina... Codrix l'ha fatta... fuori dall'ospedale... " "Mm..."Mugugnò la vampira, chinandosi su di lui. " e perché non lo hai detto prima? "Gli infilò la mano nella tasca dei pantaloni. " E' qui?" Sussurrò, e prima ancora che lui potesse rispondere tirò fuori una fotografia e la guardò incuriosita, il volto leggermente piegato di lato. Mentre con la mano giocava con i vestiti di lui. Fermandosi sul bordo dei suoi pantaloni quando un sorriso le increspò le labbra. "Oh..."Sussurrò, mentre i suoi occhi sfioravano il volto stanco della donna bionda nella fotografia, inconsapevole di essere ripresa. " ma io conosco questa ragazza... E anche Angel... anche lui la conosce bene... Quindi dite che ha una bambina... e lui va a trovarla in ospedale..." "Si!"Esclamò Darrenn. " E' così. Se vuoi... se tu vuoi vado io stesso in ospedale... te la porto io ... quella... bambina..." La vampira si portò lo spigolo della foto alle labbra, pensandoci sopra, mentre con la mano continuava la sue esplorazione. "No... "Mormorò dopo un attimo. " meglio di no... voglio vedere prima come vanno le cose..."Strinse gli occhi, chinandosi su Darrenn. " Ho un debito da saldare con Angel, e voglio trovare il modo per farlo al meglio..." L'altro lesse le sue intenzioni nei suoi occhi e nel movimento del suo corpo, e un 'espressione totalmente disperata gli si dipinse in volto. "No..."Ansò."No... io ti sono stato fedele..." Lei rise, affondandogli le unghie nella pelle. "No!"Ripetè l'altro, mentre le dita seguivano le unghie. " No" No! " Gridò, mentre la mano di lei gli penetrava nel baso ventre. E Darla si chiese se si sarebbe mai stancata... di sentire urlare. Kate compose il numero con il pollice, deglutendo lentamente, ma non aveva ancora fatto in tempo ad appoggiarsi all'orecchio il cellulare che Angel glielo tolse dalla mano, passandole il braccio dietro la spalla, chiudendolo e interrompendo la linea con uno scatto. "Angel!" Esclamò, allungando la mano, ma lui si tirò indietro, e, mentre spingeva in avanti la porta dell'Hyperion, si infilò decisamente il telefono in tasca. "Sta bene."Disse. " E tu sei qui per riposarti." Kate strinse gli occhi, precedendolo nell'atrio. "Volevo solo sentire come stava andando..." "Se ci fosse qualcosa che non va" Rispose lui, accendendo la luce e chiudendosi l' uscio alle spalle. " Cordelia ci avrebbe chiamato." "Non è detto..." Angel la guardò, inarcando significativamente le sopracciglia. Con uno sguardo così espressivo negli occhi che la fece sentire in un secondo una bambina scema. "Okay!"Si arrese, avanzando nell'enorme atrio dell'albergo. " Ci avrebbe certamente chiamato e io sono una pazza paranoica!" Sospirò, lasciandosi cadere sul grande divano circolare e affondando il volto fra le dita, i gomiti poggiati alle ginocchia. "Ma ho una paura che mi sta consumando... Più lei sta meglio più io ho paura..." Chiuse gli occhi, cercando di calmare il battito forsennato del suo cuore. Era vero. Aveva paura. Per assurdo aveva più paura di quanta non ne avesse avuta negli ultimi mesi. Era da giorni ormai che Nia stava meglio. Che riusciva a stare sveglia, a parlare, persino a mangiare qualcosa... Che Kate la vedeva sorridere... Eppure, sapeva che non stava guarendo. Sapeva che la sua era un'energia effimera, era la forza che il composto di Wesley le dava... E quando la vedeva seduta contro i guanciali, come non accadeva da mesi, aveva voglia di urlare, e piangere, e gridare... perché non poteva essere vero... Ed era arrabbiata, e felice, e terrorizzata, e abbattuta insieme, in un vortice di emozioni che la stava consumando. "E' stato un errore venire qui!" Esclamò, alzandosi in piedi, e Angel fece appena in tempo a correrle dietro prima che lei, come una furia, schizzasse fuori. "E no !" Esclamò, chiudendo con un tonfo la porta che stava aprendo. " Neanche per sogno!" Kate si voltò, irritata e pronta a combattere, e se lo ritrovò davanti, con le braccia allungate ai lati del suo corpo, vicinissimo.... "Voglio uscire di qui..."Mormorò cupa. " e tornare da mia figlia!" "No."Rispose lui, altrettanto serio. "Angel, non sono una bambina , sono anni che decido per me stessa e so quello che posso o non posso fare. Per cui levati e fammi uscire!" Angel si abbassò leggermente su di lei, quel poco che gli serviva per arrivare col volto al livello del suo. "No..." Scandì. "Tu..."Cominciò Kate, ma non finì la frase, poiché nella foga si era spinta in avanti, e le sue labbra avevano sfiorato dolcemente quelle di lui,che subito si ritrasse. "Scusami..."Mormorò Angel, mentre Kate si poggiava le dita alle labbra, fissandolo. Con l'impressione che una scarica elettrica le avesse appena attraversato il corpo. Da quel giorno in ospedale, quando le aveva detto di amarla, non c'era stato quasi più nessun contatto fra di loro. Non l'aveva più baciata, ne aveva provato a farlo... non l'aveva più toccata... non le aveva nemmeno più parlato se non di argomenti che non fossero assolutamente innocui, persino quando erano soli, nella stanza di Nia, e la bambina dormiva... Era vero che non c' erano state poi molte occasioni... dopotutto, Cordelia e Wesley si davano spesso il turno per tenere compagnia a Kate, aggiungendosi a lui, che praticamente passava in ospedale la maggior parte del suo tempo... come e più di quanto avrebbero fatto degli amici di vecchia data. Tuttavia c'erano state... Avrebbe potuto parlarle la notte, quando la costringeva a stendersi invano sul letto gemello a quello di Nia, e lei rimaneva sveglia, voltata sul fianco, a guardare la sua bambina... O quando l'accompagnava al bar... o a comprare un giornale... E Kate aveva atteso che lo facesse. Ogni singola volta. L'orgoglio e la paura, che per molti versi aveva ormai superato, che le impedivano di fare il primo passo. Il terrore folle che lui le dicesse che si era sbagliato , o si era pentito di averle parlato come aveva fatto... Il terrore di perdere anche quel poco... quella minuscola briciola d'amore... Che ad ogni giorno diventava sempre più una certezza. Smentita solo, a volte, dall'espressione con cui lei lo scopriva a guardarla. Ma quella... poteva immaginarla... poteva sperarla tanto da vederla nei suoi occhi. Come in quel momento. "Di che cosa ti stai scusando, esattamente?" Mormorò piano, sollevando il volto a dispetto dell'ansare del suo petto. Angel aveva disceso i gradini, e la fissava dal basso, le braccia lungo i fianchi e negli occhi proprio quell'espressione... quell'espressione che pareva così carica di passione e ... amore, forse... che lei era certa di stare immaginando, anche in quel momento. Tanto era contrastante con la calma dei suoi gesti, e il modo, fin troppo eloquente, in cui scosse le spalle. Non lo sapeva... Non sapeva di che cosa si stava scusando... E Kate aveva troppa paura per chiederglielo ancora... "Non sei una bambina... " Ripeté, continuando a fissarla. " Ma hai bisogno ugualmente di staccare la spina... " Indicò il divano con la mano, gentilmente. "Se non vuoi salire a riposare, siediti... mangia qualcosa... oppure usciamo... purché stai per qualche ora fiori da quell'ospedale...!" Kate lo fissò, senza rispondere, il cuore e la mente che prendevano due strade diverse. "Solo qualche ora..." Ripetè Angel. Di nuovo, Kate si passò la mano sul volto, sconfitta, e, scese le scale, sedette ancora sul divano, guardandosi nervosamente intorno. "Non ho fame..." Affermò tuttavia, come se questo potesse rendere meno totale la sua sconfitta. Angel aveva ragione, e lei lo sapeva, ma sapeva anche se se non fosse stato lui a chiederglielo, se no fosse stato lui a guardarla in quel modo, avrebbe riaperto quella porta per tornare immediatamente indietro. Lo sentì sospirare, e un attimo dopo sedere accanto a lei. "Non puoi continuare così..." Mormorò piano, pazientemente. Kate sbuffò. "Non sono anoressica, Angel... sto solo attraversando un periodo di stress..." "Hai una bambina in ospedale... direi che è più di un periodo di stress..." "E avei dovuto non pensarci?!" Si girò verso di lui, ma l'espressione ferita dei suoi occhi ebbe il potere di evaporare in un secondo la sua collera. Scosse il capo, sconsolata. "E se mi dessi una botta in testa e la facessimo finita? Sospirò, tornando a voltarsi. "Tanto, per come sono ridotte le mie ossa...non è che faresti un grosso danno... "Inclinò la schiena all'indietro." Mi pare di essere un pungiball...." Kate chiuse gli occhi, facendo ruotare lentamente le clavicole, ma si bloccò di colpo quando sentì le mani di Angel posarsi delicatamente sulla sua schiena, e cominciare piano a massaggiarla. "Che cosa... stai facendo?" Mormorò, cercando di girasi. Ma lui glielo impedì, tendendole leggermente le spalle all'indietro e poi tornando a distenderle. "Con buona approssimazione..."Rispose , e nella sua voce Kate poté udire il sorriso. " direi che mi procuro una pallottola ..." Kate sorrise, rilassandosi, e lasciando che lui l'avvicinasse di più a se. Il cuore le batteva così forte che pareva volesse assordarla, ed era certa che Angel lo potesse sentire. Era certa che potesse sentire il suo sangue correrle più veloce nelle vene. Era certa che potesse sentire ciò che provava, ciò che le gridava dentro dal calore del suo corpo. E, forse, dalla sua stessa anima. E una volta, solo pochi anni prima, questa consapevolezza l'avrebbe fatta fuggire. Per la paura e l'imbarazzo. Ma non ora. Non più. Erano successe così tante cose... E così tante cose aveva perso, e altrettante avrebbe potuto ancora perdere... e tante ne aveva rimpiante... o rimpiangeva ancora... Adesso la vita le pareva come una biglia di vetro in equilibrio precario su un filo... Sarebbe bastato un attimo... un alito di vento o il gioco di un bambino, per farla precipitare e infrangerla.... o semplicemente... per farla impazzire... Adesso... almeno... voleva ciò che aveva... Voleva le mani di Angel sulla sua schiena, il corpo di lui premuto contro il proprio... E il suo volto...la sua guancia contro quella di lei... Fresca, sulla la sua pelle che pareva ustionata... Adesso... almeno... poteva avere quei secondi... e li voleva...anche se fossero stati gli unici... Si abbandonò completamente contro di lui, mentre le dita di Angel operavano un prodigio sul suo corpo intorpidito dalle giornate e i mesi passati in ospedale, e la sua presenza, la sua sola presenza, ne operava uno simile sul suo cuore... Era con lei... Angel... Così vicino che nemmeno l'aria avrebbe potuto separarli... Quando lei aveva pensato di non rivederlo più... Di non sentire più la sua voce, o il tocco delle sue dita. Quando aveva pensato che avrebbe trascorso tutta la sua esistenza senza mai sfiorarlo... senza mai baciarlo come pochi giorni prima. E il ricordo di quel bacio trasformò di nuovo in fuoco il sangue nelle sue vene. Sentì le mani di lui fermarsi piano, e, prima che potesse accorgersene, circondarle la vita, mentre il volto si chinava sui suoi capelli, sfiorandole leggermente la fronte. E tenendola così. Immobile. Al sicuro nel cerchio delle sue braccia. In silenzio. E quando Kate ruotò leggermente glielo lasciò fare, appoggiandosela al petto, con il volto di lei, sollevato, che sfiorava il suo. "Ti amo..." Mormorò la donna. E un sospiro le sfuggì dalle labbra. Glielo aveva detto... Finalmente... E questo... nessuno al mondo poteva più toglierglielo... Sorrise, di fronte all'espressione sbalordita dei suoi occhi. "... ti ho amato dl primo momento..." Continuò. La diga del suo cuore finalmente crollata . " e ho continuato sempre... anche quando volevo odiarti... anche quando odiarti mi sembrava l'unica cosa giusta da fare..." Il suo sorriso si accentuò, eppure un brivido le attraversò la schiena. " E adesso... confessami che non volevi dire quelle cose, l'altro giorno..." Angel le fissò il volto, e sembrò divorarlo con gli occhi, guardandone ogni particolare, prima di chinarsi, e di sfiorarle leggermente il naso con il proprio. " Ogni singola parola..." Mormorò. " vorrei solo non averlo fatto così tardi... Vorrei solo averlo fatto cinque anni fa... Vorrei avertelo detto quel giorno che sei venuta qui... Vorrei averti fermata, e costretta a dirmi che cosa avessi... " "E se lo avessi fatto..."Incapace di impedirselo, Kate sollevò la mano, sfiorandogli con dolcezza la guancia." Se ti avessi detto che ero incinta... " Angel la baciò. Dolcemente, lentamente, e Kate attese che avesse finito prima di continuare. "... che cosa..." La baciò ancora. " avresti fatto..." "Ti avrei impedito..." Stavolta fu Kate a sollevare il volto, e a deporgli sulle labbra un bacio gentile. " di lasciarmi... con qualunque mezzo... " Kate lo baciò di nuovo, sentendolo gemere leggermente sulla sua bocca. E stupendosi di avere questo effetto su di lui. " E avei sentito crescere la tua bambina..."Continuò Angel, sfiorandole con la mano il bordo della camicetta, e appoggiandola quasi con timore sulla sua pelle bollente. Prima che lei tornasse ancora a baciarlo. " dentro... di te... e ti averi detto..." "e io ... mi sarei presa... il tuo dolore..." Angel si chinò su di lei, bruciandole con le labbra la pelle del collo, mentre la sua mano, delicatamente le sfiorava l'addome. Kate boccheggiò, e strinse fra le dita la stoffa del suo maglione di tela, per riuscire a continuare: "... ti avrei... stretto... e... tenuto... fino a che... il dolore se ne fosse andato... " "... ti avrei detto che sei mia..." Continuò lui, le frasi di entrambi che si aggrovigliavano fra di loro, unendosi, come i loro corpi stavano facendo. "mia... Col tuo sangue... E che col tuo sangue... ti eri presa tutto... di me..." Le catturò le labbra, scacciando il flebile pensiero che la sua frase aveva generato, e stavolta il loro bacio fu un vortice di fuoco, una tempesta, che squassò il corpo di Kate in ogni suo recesso. In ogni sua fibra e muscolo, e cellula. Nel suo ventre e nel suo cuore. E nella sua anima. Di nuovo, come pochi giorni prima, si avvinghiò a lui, come temesse di cadere... sicura che sarebbe accaduto, se lui l'avesse lasciata... E di nuovo, come pochi giorni prima, fu Angel a interrompere il bacio, lasciandola stupita e ansante, mentre i suoi occhi le correvano sul corpo, fino al ventre che la sua pelle, dolcemente, sfiorava. Sfilò la mano da sotto la sua camicia, e aiutandosi con quella con cui la stringeva, lentamente, slacciò i bottoni, rivelando la pelle pallida del suo addome, su cui la striscia spessa della cicatrice risultava vistosamente. "E' il segno del cesareo..." Mormorò, stupita dall'espressione del suo volto. Angel sollevò gli occhi a guardarla. L'espressione del suo viso stupefatta e piena di ammirazione. Come se avesse appena scoperto un tesoro di incredibile bellezza. "Lo so..."Sussurrò. " lo so... " E un attimo dopo si chinò su di lei, e dolcemente le sfiorò con le labbra il bordo della cicatrice, cominciando a baciarlo piano, gentilmente, ricoprendone di baci ogni più piccolo frammento. In una scia di fuoco che attraverso la pelle bruciò il cuore di Kate, in una vampata violentissima. Kate si inclinò all'indietro, ansimando, il corpo, la mente e l'anima sconvolti da una tempesta di sensazioni, diverse e più forti da qualunque altra cosa avesse mai provata. " Sono stata così stupida... " Gemette, mentre lui continuava a baciarla. " Avremmo potuto... stare insieme e ... aiutarci... e invece ho... buttato via tutto... con il mio orgoglio e la mia vergogna... io... mi sentivo così in colpa... " Angel le prese ancora le labbra, interrompendola. Bevendo le parole dalla sua bocca. Bevendo l'amarezza, e il dolore, e il rimpianto... E dandole in cambio un calore che bruciava, e che la cullava, e la svegliava insieme. Facendola ardere ed aggrappare a lui, chiedendo disperatamente di più... Con un' intensità che la faceva scoppiare. Di amore. Di desiderio. Di lacrime nella sua gola. "Ti amo..."Ansò, rispondendo al suo bacio con la stessa foga. Ti amo, ripeterono la sua carne e il suo spirito. Angel l'appoggiò all'indietro, con la schiena contro i cuscini del divano, e, mentre le sue dita finivano di sbottonarle la camicetta, continuò a baciarla, esplorandole con la bocca le labbra, il mento, le guance, e la forma del volto, prima di passare al suo collo, e, finalmente, all'attaccatura dei seni. Su cui si fermò, deglutendo forte e scotendo il capo, i capelli che le solleticavano la pelle sensibile sotto cui il suo cuore sembrava impazzire. "No..."Ansò, sollevandosi da lei e mettendosi in piedi. "Eh?!"Kate lo fissò, senza capire, ma un attimo dopo Angel si chinò su di lei, afferrandola dolcemente per la vita e sollevandola. "Non qui..." Mormorò ansando. " non ... così..." Appoggiò la fronte alla sua, e stavolta fu certa della sua espressione. Fu certa che stesse trattenendosi con tutte le sue forze per non baciarla ancora. "... vuoi... " Continuò. Ma Kate lo interruppe, impedendogli di continuare. "Si..." Mormorò sulle sue labbra. E un sorriso le distese la bocca mentre continuava. " devo firmare qualcosa?" Angel rispose al suo sorriso, intrecciando delicatamente le dita alle sue. "Vieni..." Mormorò sulla sua bocca. E Kate si stupì di riuscire a camminare. L'ultima volta che era entrata nella stanza di Angel lo aveva fatto per spiarlo, per indagare su lui , per cercare qualcosa che la portasse a Darla. L'ultima volta che era entrata nella stanza di Angel lo aveva fatto per lavoro. Per dovere. E perché, dopo mesi, desiderava così disperatamente rivederlo che avrebbe usato qualunque scusa per entrare in quella stanza, e aspettare che tornasse. Lui... un vampiro... Una creatura che teoricamente avrebbe dovuto odiare. Un essere mostruoso e inumano. Un uomo che in qual momento stava disperatamente baciando sulla bocca, mentre lui spingeva la porta di quella stanza in cui solo una volta erano stati insieme. E stavolta non fu il nome di Darla che pronunciò, cercandola, ma il suo. "Kate...Kate..." Ed era lei che cercava. Lei che voleva. Lei che baciava sul volto e sul collo, succhiando con dolcezza il segno del suo morso. Lei che sollevava fra le braccia, portandola come una bambina. Come una creatura delicata e preziosa. Come nessuno l'aveva mai portata in vita sua... tranne sua madre, in un tempo ce se n'era andato, lasciando dietro di se la malinconica tenerezza di un ricordo. E con la stessa dolcezza la depose sul letto, continuando a baciarla. Baciandole il viso, i capelli, il collo. Come se non potesse stancarsi. Mentre il fiato di Kate diventava sempre più ansante. Gli prese il volto fra le mani, sollevandolo, attirando la sua bocca alla propria, e restituendogli i suoi baci con una passione che le stava consumando il corpo, e che aveva disperatamente bisogno di uno sfogo... Assaggiò la sua bocca, il suo gusto, mentre il fresco delle sue mani sulla pelle esposta del ventre e della vita sembrava ustionarla, facendola tendere istintivamente verso di lui... Verso di lui... Verso Angel... "Ti amo..."Ansò, e le sue braccia gli serrarono il collo, stringendolo a se. Tremando. La paura che tutto finisse, il terrore di risvegliarsi da un sogno o da un incubo, o da un illusione che le serravano lo stomaco in un crampo doloroso. O forse... non era solo quello... Angel le strinse le braccia attorno alla schiena, sollevandola leggermente in posizione seduta, e appoggiandole la fronte alla propria. "Vuoi...?" Ripeté di nuovo. E stavolta Kate non sorrise. Stavolta lo guardò negli occhi e lasciò che le sue mani scendessero lungo il corpo di lui, appoggiandosi alla sua vita. "Si..." Angel deglutì, e un attimo dopo si chinò ancora, posandole sulle labbra un piccolo bacio. Una , due volte, mentre lentamente le sfilava la camicia aperta. Kate avrebbe voluto fare lo stesso... avrebbe voluto allungare le mani e aiutarlo a togliere la maglia, avrebbe voluto toccarlo... e invece rimase immobile, ansante, annichilita da ciò che stava succedendo, il cuore che l'assordava e il corpo che pareva paralizzato, incapace di fare altro che continuare ad ardere... Angel la baciò su una spalla, dolcemente, e un attimo dopo si passò la maglia sopra la testa, lasciandola scivolare in terra, e chinandosi ancora su di lei. "Hai paura... di me...?" Sussurrò sulla sua bocca. Kate scosse la testa, leggermente. "Non riesco a muovermi..." Spiegò, leggermente imbarazzata. Angel la guardò, e un attimo dopo le prese entrambe le mani, e se le appoggiò sul petto, premendole su di se . Era così bello... Persino nei suoi sogni, persino nei suoi desideri Kate non era riuscito a immaginarlo così bello. Gli carezzo esitante il torace, e le spalle, per poi cercargli ancora la bocca, immergendosi in lui, e continuando la sua lenta esplorazione sulla sua schiena . Sentiva i suoi muscoli muoversi, tendersi sotto le sue dita mentre lui l'abbracciava, approfondendo il bacio, e affondandole dolcemente le mani nei capelli. E stavolta fu lei a prendere l'iniziativa, e senza staccarsi da lui si sfilò le scarpe, e poi cercò con le dita i bottoni dei suoi jeans. Sentì che lui stava facendo la stessa cosa, ma si fermò un attimo, sorridendo e sollevandola leggermente dal letto per consentirle di spogliarsi. Kate scalciò i jeans, spedendoli lontani dal letto, e strisciò sul lenzuolo, tirando in su le gambe e guardandolo, mentre si liberava a sua volta dei pantaloni e poi sedeva sul bordo del letto, davanti a lei, e riprendeva a baciarla. Sembrava una danza... un rito... sembrava il ritmo del suo cuore, e la corrente dell'istinto, dell'amore... a guidarli, a muovere i loro gesti l'uno sul corpo dell'altra, dolcemente, permettendo loro di scoprirsi a vicenda, con un timore reciproco e una delicatezza che persino il fuoco che li bruciava entrambi non era in grado di travolgere. Kate aveva aspettato così tanto quel momento... Aveva vissuto con la certezza che non sarebbe mai arrivato... E adesso desiderava che non finisse mai. Anche se il desiderio la stava uccidendo. Sentì le mani si Angel sui fianchi e poi sulla vita, e quando il suo palmo, senza neanche volerlo, le si posò sul seno, lo sentì trattenere un fiato che teoricamente non avrebbe nemmeno dovuto emettere. Angel abbassò gli occhi, e fissò la sua mano, piena di lei, con una tale espressione di stupore e meraviglia insieme che Kate sorrise, piena di tenerezza, e mentre con una mano gli sfiorava il volto con l' altra raggiunse il fermaglio del reggiseno, slacciandolo. Lo sentì deglutire mentre si faceva passare le spalline sulle braccia, e poi restava ferma, mentre il respiro di lui accelerava, quando dolcemente scostò la stoffa, e con delicatezza tornò ad accarezzarla, partendo di nuovo dalla vita e poi risalendo. Stavolta le prese completamente il seno nel palmo, e non lo fece per sbaglio. Lo accarezzò, ruotando la mano, e poi sfiorandole il capezzolo con il pollice, facendola trasalire e tendersi all'indietro, esponendosi completamente alle sue carezze. "Ti amo..." Mormorò Angel contro le sue labbra. " ... ti amo così ... tanto..." La baciò ancora, e lentamente la distese sul letto, una mano ancora premuta contro il suo seno e l'altra a sostenerle la schiena. "Ti amo..."Ripetè, baciandole il collo, e la spalla, e finalmente raggiungendo le sue dita, e trovando il fiore rosso del suo capezzolo. Era già gonfio per le sue carezze, ma quando lo sfiorò con la bocca le parve che scoppiasse, la punta sottile che si tendeva fra le sue labbra dischiuse. Chiedendogli di toccarla ancora, più intimamente. E Angel lo fece, strofinandola leggermente con i denti mentre la sua lingua, esitante la sfiorava. Velocemente, dapprima, facendo inarcare con violenza il corpo di Kate contro il suo, e poi con via via più sicurezza, lentamente, finché non cominciò a pulsare dolorosamente, al ritmo delle improvvise contrazioni del suo ventre. Quando sollevò la testa per passare all'atro seno il capezzolo era così inturgidito da farle male e il soffio dell'aria sulla sua punta umida fece rabbrividire Kate, togliendole completamente il fiato, almeno quando la sensazione della mano di lui che gentilmente le carezzava l'esterno della gamba, fermandosi sulla coscia. Kate batté la testa sul cuscino, raccogliendo tutte le sue forze per sollevare i fianchi, e con mani tremanti sfilare l'ultimo lembo di stoffa che restava a separarla da lui. Credeva che si sarebbe sentita imbarazzata arrivata a quel punto, che avrebbe provato quella vergogna che faceva parte del suo carattere ma che aveva sempre cercato di tenere nascosta, e invece sentì solo il suo cuore battere ancora più forte. E quando lui sollevò il volto, stupito, fu Kate a prendere di nuovo le sue labbra, attirandolo su di se in un bacio più sconvolgente di qualunque cosa avesse mai potuto immaginare. "Se ti dicessi che ti desidero..."Ansò, guardandolo negli occhi. " penseresti che sono una..." La interruppe con un bacio, e con una risposta che fu quasi un ringhio. "Non dirlo mai più... " Ansò, strofinandole la fronte alla sua. " non della mia donna..." Kate chiuse gli occhi, abbracciandolo, stringendolo a se con tutta la sua forza. Mentre un groppo le si formava in gola. La sua donna... Non era ancora la sua donna... Ma lo sarebbe stata presto... Così presto che ogni istante in più era un tormento che avrebbe desiderato no avesse mai fine. Mai, in tutta la sua vita, Kate aveva provato delle sensazioni così intense... dei sentimenti così intensi... delle emozioni così intense... come quelle che le scossero il corpo e lo spirito quando lo sentì muoversi, e finalmente avvertì che non c'era più niente a separare i loro corpi. Che erano solo loro... In quel letto, in quella stanza,... in tutto l'universo. Pelle che sfiorava la pelle, bocca che cercava la bocca. Come dall'inizio dei tempi. E come non era mai stato... Sentì le mani di Angel esplorarle il corpo, ogni pollice, ogni frammento , ogni minuscola porzione della sua pelle, come se non riuscisse a fermarsi. Come se non riuscisse smettere di accarezzarla. Come lei non riusciva a smettere di accarezzare lui. I muscoli delle sue braccia, e della schiena, la pelle fresca del suo collo, il suo viso... Sollevò leggermente le gambe, stringendogli le cosce attorno alle anche, in un invito antico come il mondo, e lo sentì gemere sulla sua bocca, interrompendo il bacio per fissarla, ansante, gli occhi lucidi di desiderio e di amore. "Kate..."Mormorò sulle sue labbra. "Ti amo..."Rispose lei, baciandolo dolcemente. "... ho una paura che mi sta divorando..." Kate lo fissò per un attimo, e un lento respiro le sfuggì dalle labbra, in contrasto con l'ansare disperato di tutto il resto di lei. "Anche io..." Confessò. "ho paura..." "Di perderti..." Kate sgranò gli occhi. "Di perderti... "Ripeté, come stordita. Sorrise. E quando Angel rispose al suo sorriso, improvvisamente, Kate si ritrovò a fare l'amore con il vampiro che era, e col ragazzo che era stato... racchiusi in un unico volto, e in quell' unico sorriso. Di nuovo, lui si chinò, e stavolta il suo bacio fu leggero, lentissimo. Fu un atto d'amore verso le sue labbra, come quello che il corpo di lui compiva verso il suo, penetrando dentro di lei con uguale, struggente lentezza. Con la stesa dolcezza che avrebbe usato con una vergine. Con la dolcezza di Angel. Tanto gentilmente che non le sembrò nemmeno un 'intrusione... che non fu un 'intrusione... ma il completamento di se stessa. Kate si inarcò all'indietro, stringendogli le ginocchia attorno ai fianchi, con l'impressione che tutto il suo corpo si chiudesse su quello di lui, dalle braccia ai suoi recessi più intimi. Ansò, stringendo gli occhi. Dio... non era mai stato così... Mai... Le sembrava di perdere il controllo, di diventare pazza. Le sembrava di esplodere. Ed era ancora l'inizio... Gli affondò le dita su una spalla, cercando di dominare un gemito, e un attimo dopo sentì la mano di lui sfiorarle il volto, dolcemente. "Ve tutto bene?" Sussurrò, con voce roca. Kate aprì gli occhi, incontrando il suo sguardo incerto. "Si..."Rispose, ma quello che provava era così intenso che non riusciva nemmeno a sorridere. " Dio... si... E... Tu?" Angel ammiccò per un attimo, prima di nasconderle il volto sulla spalla. "Io..."Mormorò, così piano che lei quasi non riuscì a sentirlo. " io credo di stare per esplodere..." "Non avere paura..."Kate gli passò le mani sulle braccia, e quando Angel sollevò il volto, ancora immobile dentro di lei, pensò che avrebbe dato tutto, solo per vederlo in quel momento... e per sapere che era in lei... che era parte di lei. " io non ti lascio, Angel... "Intrecciò le dita alle sue, stringendole forte. " io sono tua..." Non credeva che avrebbe mai detto una cosa del genere. A nessun uomo. Aveva sempre pensato che sarebbe appartenuta soltanto a se stessa ... Se lo era ripetuto. Ne era stata convinta. Si era ingannata. Lei era davvero sua. Gli apparteneva. Cuore, corpo e spirito. Da così tanti anni , ormai... Da quando lui non era che uno sconosciuto senza un cognome. "Mia..."Ripetè piano Angel. "Si... tua..." Gli baciò ripetutamente il viso, e un attimo dopo lui cominciò a muoversi dentro di lei. Dolcemente. Lentamente. "... tua... "Ripetè Kate ansando, accompagnando i suoi movimenti uno ad uno. Lasciando che fosse l'istinto a guidarla, insieme a una passione che credeva fosse arrivata al suo culmine, e che invece stava crescendo ancora, ed ancora. E cresceva ad ogni passo che facevano insieme, a ogni bacio, a ogni carezza, a ogni contrazione delle loro dita, a ogni respiro che le mancava nel petto. Rubando dalla sua gola parole e gemiti, e lasciandola in silenzio. In un silenzio quasi irreale, interrotto solo dai suoni sospesi dei loro respiri, e dei movimenti dei loro corpi sulle lenzuola di cotone. Delle loro labbra che non smettevano per un istante di cercarsi, di scoprirsi, in ritmo con i loro corpi, e col battito del suo cuore, che ormai era quasi un unico rollio incontrollato. Degli schiocchi leggeri delle loro bocche, quando Angel solleva la testa e la guardava, gli occhi scuri incupiti dalla passione, chiedendole in silenzio il permesso di accelerare il suo ritmo, e ricevendo dal suo volto,in un identico silenzio, tutte le rassicurazioni di cui aveva bisogno. Kate lo sentì spingere più a fondo, e si inarcò contro di lui, accogliendo in se il suo movimento, mentre lui la baciava con dolcezza, per poi tornare a guardarla, due, tre volte. E, ogni volta, lei si alzava un po' di più per incontrarlo, fino a che sentì il braccio di lui circondarle la schiena, per tenerla sollevata, il seno premuto contro il suo petto, il capo leggermente inclinato, e il collo... Il collo esposto, vicino alla sua bocca... Vicino alla bocca di un vampiro... Kate sentì la tensione crescere sempre di più, in armonia con quella di lui, con suo respiro ansante, con il ritmo delle sue spinte, che riuscivano a diventare sempre più profonde senza perdere per un solo, singolo momento di dolcezza. Di quella cura che il corpo di lui aveva del suo. Senza perdere per un solo momento d' amore... E mai le era sembrato che una parola si adattasse tanto ad un gesto. Loro stavano veramente facendo l'amore. Stavano costruendo, stavano generando l'amore, istante dopo istante. Stavano dando forma, insieme, a qualcosa di unico, di vivo, di luminoso... come una stella che esplodeva. Travolgendoli entrambi. Sopraffacendoli e cullandoli con il suo calore denso, profondo, come gli occhi di Angel... come il suo amore per lui. Come la stretta delle loro dita insieme... e l'ansito innaturale che dalle labbra di Angel carezzava il suo collo. Il suo collo... Kate sapeva che non avrebbe fatto nulla se lui l'avesse morsa... Sapeva che non glielo avrebbe impedito... Che non avrebbe nemmeno gridato... Almeno quanto sapeva che lo amava... Lo sentì strofinare la fronte sulla sua pelle, e con la mano gli accarezzo i capelli, sorridendo all'assurdità della sua vita. Si era detta che non poteva amarlo... aveva cercato di convincersi che fosse così... aveva provato ad odiarlo perché era un vampiro... E adesso gli stava offrendo tutto... il suo corpo, il suo spirito, e anche il sangue nelle sue vene... Aveva perso... Su tutta linea... Eppure, in tutta la sua vita non era mai stata più felice... Angel la rendeva felice... in quel momento, come in quei rari attimi di quiete, tanti anni prima, quando ancora non sapeva chi era, e lui andava a trovarla per chiederle aiuto... e i loro occhi si incontravano. Lo aveva amato anche allora... ma allora lui apparteneva a un 'altra. Mentre adesso... adesso non c'era nessuno fra di loro... fra le loro bocche e la loro pelle e i loro cuori... Nessuno. Lo strinse a se, possessivamente. Reclamandolo, mentre lui affondava ancora dentro il suo corpo, riempiendola completamente. E Kate non aveva bisogno di udire la sua voce per sentirlo urlare in lei, con grida che solo il suo cuore poteva percepire, e solo il suo corpo assorbire, unendole alle proprie. Nessuno... Anche se lo avesse voluto, anche se avesse provato, nessuno avrebbe potuto intromettersi . C'erano solo loro due, e l'amore che avevano scoperto così tardi, e che cresceva, con ognuno dei loro movimenti... cresceva fino a che divenne così grande che il suo corpo parve non riuscire più a contenerlo, ed esplose, in una valanga di luce, e nel silenzio assordante del fiato che le si mozzava in petto, e dei suoi muscoli che si contraevano, gridando per lei, con lei, attorno al corpo di Angel, scagliandola come una freccia contro il suo braccio. Mentre lui la seguiva, affondandole la testa sul collo. Le labbra dischiuse. E baciandola... Mentre si perdeva in lei. Mentre il suo seme, fresco come un fiume di acqua di montagna, le riempiva il grembo. E lei lo sentiva... poteva sentirne ogni stilla... ogni movimento all'interno del suo corpo. Come una carezza fresca che si espandeva ovunque. Come un 'onda all'interno di un 'altra onda. E Kate era così fragile all'interno di quella marea ... di quella tempesta di sensazioni violentissime che sembrava insieme confondere e rendere tutto più chiaro. Che le scuoteva il corpo, bruciandola dall'interno. Togliendole il fiato. Boccheggiò, mentre Angel l'appoggiava dolcemente sul letto, la testa a sfiorare il suo seno, e dopo un attimo risaliva verso di lei, accarezzandole entrambe le guance con il palmo e poi con il dorso delle mani. "Kate..."Ansò contro la sua pelle. " amore... respira..." Le sfiorò la spalla, e poi appoggiò la mano sul suo ventre, massaggiandolo piano. Calmando con la sua dolcezza il tremito del corpo di lei. "... respira..." Kate obbedì automaticamente, attirando a forza l'aria nei polmoni. E solo in quel momento si accorse che lui si era spostato leggermente, appoggiandosi su un fianco per non schiacciarla, e che la guardava, gli occhi nocciola che non avevano ancora smesso di fare l'amore con lei. E solo allora si accorse che non l'aveva morsa... Sentì un groppo serrarle la gola. Violentissimo. Non aveva perso, dopotutto... non aveva perso... "Abbracciami..." Mormorò. "tienimi con te... solamente per un po'..." In tutta la sua vita non si era mai sentita così felice... In tutta la sua vita non si era mai sentita così piena di energia e di forza. E in tutta la sua vita non si era mai sentita così vulnerabile e fragile... come un oggetto di cristallo, che avrebbe potuto andare in pezzi da un momento all'altro. Con talmente tanti pensieri nella mente, ed emozioni nel cuore, e sensazioni nel corpo che le pareva che tutti si confondessero, restando assurdamente chiari e distinti... E su tutti dominava quella specie di commozione, quel sentimento strano, quella tenerezza che le faceva desiderare di piangere, al pensiero che lui non l'avesse morsa... Al ricordo della delicatezza, della dolcezza del loro amore... Nessuno aveva più avuto tanta cura di Kate, da quando era bambina... Nessuno... E adesso questo... vampiro... questa creatura delle tenebre... la coccolava e la viziava con i suoi baci e con le sue carezze, regalandole così tanto... a lei, da cui tutti avevano sempre e solo voluto prendere. Ora questo essere allungava le braccia e l'attirava contro di se. Stringendola. Abbracciandola. Baciandole con dolcezza infinita i capelli, mentre lei gli appoggiava la fronte sulla spalla, senza chiudere gli occhi. Per paura che tutto sparisse. E lei si ritrovasse in ospedale, addormentata con la testa sul letto di Nia. Guardò una goccia di sudore scivolare lungo la pelle pallida di Angel, e senza pensare la sfiorò con le labbra, bevendola, e terminando il suo gesto con un piccolo bacio. Lo amava... Lo amava talmente tanto... Lo amava tanto che le pareva di non riuscire a contenere tutto quello che sentiva per lui. Alzò il viso, incontrando i suoi occhi scuri, pieni di amore, e le sue labbra, quando lui si sollevò a baciarla. "Perdonami..."Mormorò sulla sua bocca. Kate aggrottò la fronte. Questa poi... "Angel "Esclamò, scostando la testa per guardarlo meglio. " per l' amore del cielo... di che cosa ti devo perdonare?" Lui sospirò piano, continuando a tenerla. "Dovevi riposare... "Mormorò. Kate sorrise, scotendo la testa di fronte alla sua piccola follia, e liberandosi in parte del suo abbraccio si stese sulla schiena, stiracchiandosi. "Non mi sono mai sentita più risposata in vita mia..." Gli sorrise maliziosamente, mentre Angel si allungava su di lei, sostenendosi su un gomito. "E poi... adesso ho la prova di non essere frigida..." "Frigida?!" Ripetè lui, e la sua esclamazione risuonò per tutta la stanza. Aveva sgranato gli occhi, e la fissava con un 'espressione sconvolta sul viso reso leggermente lucido dal sudore. " Tu... frigida?!" "Era una diceria alquanto diffusa quando stavo in polizia..." Angel la fissò ancora per un istante. E poi scoppiò a ridere. Rise come un bambino, scotendo il capo e affondandole il volto sul seno, le spalle mosse dall'ilarità. "No..."Esclamò sulla sua pelle. "tu non sei frigida..." "Ehi!"Kate rise, battendogli con la mano sulla schiena. " Ti sembra una cosa su cui ridere?!" Angel sollevò il volto, gli occhi lucidi, bellissimo... "Scusami... è che... tu sei sempre stata così piena di passione... soltanto un perfetto idiota potrebbe credere... "Sgranò gli occhi per un momento, smettendo di ridere. " ah..." Ma, prima che potesse continuare, Kate gli avvolse le braccia attorno al collo. "Se fai il suo nome, proprio adesso, giuro che ti mordo..." Vide il dispiacere e l'imbarazzo attendere ancora un attimo negli occhi di Angel, prima di lasciare il posto a un 'espressione molto, molto diversa. "E' una promessa?"Le sussurrò, chinandosi sul suo volto. "Mm... può darsi..." La baciò, e un attimo dopo fu Angel ad appoggiarle la testa sulla spalle, e Kate a circondargli il capo con le mani, accarezzandolo piano. Dolcemente... E si stupì della naturalezza con cui stavano muovendosi, come se quella non fosse che una delle tante sere trascorse insieme, a coccolarsi reciprocamente dopo ore d'amore. "Angel..." Mormorò, accarezzandogli la fronte. "Mm...." "Se mi prometti di tornare in questa stessa, identica posizione, ti dico una cosa..." "Cosa...?" Rispose lui piano, giocando con un dito sulla cicatrice di Kate. "Ho fame..." Angel sollevò il capo di scatto, guardandola. "Dici sul serio?" Kate rise dello stupore dipinto sul suo viso. "Si... direi proprio di si... c'è qualcosa da mangiare qui dentro?" "Scherzi?!" Angel si sollevò sui gomiti. " Dopo nove mesi di gravidanza di Cordelia e due di allattamento? Ci sono più dolci e sostanze ipercaloriche qua dentro che alcool a Las Vegas!" Fece per alzarsi, ma lei lo trattenne , prendendolo per un braccio. "Aspetta..." Mormorò. " Ci vado io..." "Mm..."Angel si chinò su di lei, baciandola. " neanche per sogno... E se dici una sola parola..."La prevenne. " ti lego al letto!" Kate sollevò il mento. "E' una promessa?" Lo provocò. "Non lo so... " Rispose lui, sfiorandole con una mano il fianco, e lanciando lunghi brividi di piacere lungo tutto il suo corpo. "Forse..." Si alzò con uno scatto, e afferrati i pantaloni li infilò in un istante. "Ci metto un attimo..." Mormorò, chinandosi per baciarla ancora. " è tutto nel frigo di sotto..." Kate sospirò, e lo guardò uscire dalla stanza, scalzo e vestito dei soli pantaloni, immagini nei momenti appena trascorsi che le balenavano nella mente, riempiendole il corpo di un languore caldo e avvolgente. Si stiracchiò sulle lenzuola, abbandonandosi poi completamente e chiudendo gli occhi. Sentiva l'odore di Angel attorno a lei. Nell'aria, sulle lenzuola, e poi sulla sua stessa pelle, e la sensazione del suo copro unito al proprio era ancora lì, sulla sua carne, nel suo ventre... Era appena andato via, e le mancava già così tanto... Piegò leggermene le gambe di lato, sospirando di piacere. Non ricordava di essersi mai sentita così appagata in vita sua. Così sazia e piena e ... donna... Non ricordava di avere mai avuto una consapevolezza così profonda del suo corpo... di ogni parte di esso... e di aver mai avvertito una simile sensazione di armonia... Come se ogni cosa, lei compresa, fosse esattamente dove doveva essere... Nel letto di un vampiro... Con le sue mani e le sue labbra ancora addosso, e il desiderio che tornasse in fretta. E non le importava che entrando l'avrebbe vista così... Nuda, esposta, completamente abbandonata... Lei voleva che la vedesse... lei amava che la guardasse... esattamente come una volta non aveva voluto che Bob facesse la stessa cosa... E se essere senza orgoglio, o dignità o pudore era questo... Allora voleva restare così per sempre... O illudersi che avrebbe potuto farlo... Godendosi l'odore di lui attorno a se. E aspettando che tornasse. Angel deglutì, entrando nella stanza in silenzio, e qualcosa di doloroso e incredibilmente piacevole gli strinse il cuore in petto alla vista della donna che giaceva nel suo letto, circondata dall'odore dolce e salato del sudore, della sua pelle, e del loro amore che, appena bruciato, continuava ad ardere dentro di lui, con un 'intensità tale che dovette lottare e fare forza su se stesso per non gettare in terra il vassoio con il cibo e correre da lei. Per baciarla, per catturare il suo corpo fra le braccia e implorarla di fare ancora l'amore con lui. Sentiva il suo cuore battere. Forte, appassionato come lei, e il ritmo, leggermente accelerato, era l'unica cosa a rivelargli che Kate non si era addormentata. Che lo aspettava. Così rilassata e in pace, così abbandonata contro le lenzuola stropicciate da sembrare immersa in un sonno profondo. Si avvicinò, gli occhi imprigionati dall'espressione beata del viso di lei, così diversa dalla maschera di preoccupazione e angoscia che lo aveva nascosto in quell'ultima settimana... Dall' armonia del suo corpo nudo, disteso, con le gambe leggermente piegate di lato e le braccia aperte. Una visione di dolcezza , a dispetto di ciò che il mondo e la gente avevano sempre voluto vedere, e che lui non si sarebbe mai stancato di guardare... di adorare... Ma Kate non era una dea... abbandonata su lenzuola di seta... Kate non era un ideale o un sogno... Kate era una donna... Una meravigliosa, orgogliosissima, appassionata giovane donna che aveva regalato a un vampiro il suo cuore pieno di fuoco e di tenerezza. Kate era la sua donna... E lui la sentiva sua... Sua come non aveva mai percepito nessuno. Come se fosse un 'altra parte di se stesso. Del suo corpo e della sua anima. Una parte smarrita della cui assenza non aveva neanche avuto idea... fino ad allora... Fino a che da solo non aveva abbattuto le sue stesse difese... Perché non aveva voluto perderla ancora... Perché aveva avuto così paura di vederla di nuovo fuggire da decidere di rischiare, rivelandole i suoi sentimenti... Per poi ritrarsi, atterrito, temendo di essere stato impulsivo, o intempestivo... temendo di poter distruggere ciò che di nuovo sembrava si stesse componendo fra di loro... Sua... Da prima che potesse capirlo. Da prima che potesse solo immaginarlo. Da prima che la mordesse. E si chiedeva adesso se Kate avesse sentito quanto di se stesso le aveva donato con quel morso. Quanto fosse entrato in lei e ci fosse rimasto. Quanto le appartenesse. Lui a lei... Tanto che cercare di cancellare questo legame, o ignorarlo era servito solo a stringer più forte la corda attorno al suo cuore. La amava. Come non aveva mai amato nessuna donna in tutta la sua esistenza. In un modo diverso da come aveva amato Buffy. Perché Buffy era stata la sua dea bambina. Kate era la sua donna. Prese dal vassoio la rosa che aveva colto in giardino, i petali bianchi rigati leggermente di rosa, come la pallida pelle di lei, e con dolcezza infinita la usò per carezzarle il ventre, percorrendo lentamente il segno che lo divideva. Il segno della vita che aveva abitato in lei. E pensare che una creatura avesse vissuto dentro di lei, che un 'altro cuore avesse battuto in sintonia con il suo, lo riempiva di una meraviglia diversa da qualsiasi stupore avesse mai provato, e di malinconia al pensiero di non esserci stato, di non aver sentito la bambina di Kate crescere sotto le carezze della sua mano. Kate rabbrividì leggermente, sorridendo e voltandosi verso di lui. E quando aprì gli occhi Angel pensò che avrebbe potuto perdersi in quei cristalli puri come l'amore. E, forse, era già successo... Le passò la rosa sul ventre, e poi sul seno, fecendo allargare il suo sorriso, e continuò ad accarezzarla fino a che lei sollevò la mano, e prese il gambo del fiore fra le dita. "Per me?" Mormorò. "No..."Angel le sorrise a sua volta. " Per l'altra donna che tengo sotto il letto..." Kate rise, sollevandosi a sedere e allacciandogli le braccia attorno al collo. "Nessuno" Sospirò. " mi ha mai regalato dei fiori..." Gli baciò lentamente le labbra, le punte dei seni che gli carezzavano il torace, e lui appoggiò il vassoio in terra e sedette sul letto, lasciando che lei lo attirasse con se. Le accarezzò il viso, sfiorandole con il pollice la fronte e scostandole con dolcezza infinita i capelli dal volto. Dio... era così bella... E così pallida e sciupata che avrebbe desiderato poterla stringere e tenere con se, al sicuro dal mondo, come non aveva mai fatto... Perché Cordelia aveva ragione... Kate era sempre stata una donna per Angel. Adulta e responsabile. E lui non aveva mai voluto imporlesi come aveva fatto con Buffy... Il suo rapporto con Kate era sempre stato più complesso. Aveva desiderato proteggerla, e insieme aveva voluto rispettare le sue decisioni, e spiegarle, e farle capire... e la verità era che non le aveva mai concesso quegli atteggiamenti che aveva consentito alla giovanissima Cacciatrice... Cose come l'orgoglio o il dispetto, o l'imprudenza, o la testardaggine. Cose che aveva giustificato in Buffy, a Kate non le aveva consentite... arrivando a essere con lei più duro di quanto avrebbe voluto... E questo... di nuovo... per proteggerla... In un circolo assurdo che pareva non potesse mai avere una fine. "Che cosa volevi dire prima..." Mormorò piano Kate, come se fosse stato in grado di leggere i suoi pensieri. " quando hai parlato del momento in cui mi hai vista al museo...?" Angel abbassò gli occhi, ma lei lo costrinse a guardarlo di nuovo, appoggiandogli la mano sotto il mento. "Direi che a questo punto sono poche le cose che non puoi dirmi... O quelle che io non sarei disposta a sentire..." Ancora, lui non parlò. La guardava negli occhi, e cercava in quello sguardo sincero risposte a domande che nemmeno sapeva formulare. Rassicurazioni... o forse solamente un abbraccio... e ancora la sua voce, a ripetergli che lo avrebbe amato, anche dopo che le avesse risposto... Aveva avuto così pochi scrupoli con Kate, prima, gettandole in faccia ciò a cui lei non riusciva a credere... e aveva fallito... Aveva cercato di proteggerla dalla verità... e aveva fallito... Aveva cercato di tenerla lontana dal pericolo, e aveva fallito... e poi di farla entrare nel suo mondo... e aveva fallito ancora... Aveva creduto di averla persa così tante volte... ma pensare di farlo ora... di vederla allontanarsi adesso, dopo aver provato il suo sapore.. e il calore delle sue braccia... Dopo che, a distanza di tanti anni, si era sentito di nuovo amato veramente, e dopo che, per la prima volta in tutta la sua esistenza, aveva sentito che una dona gli apparteneva completamente, almeno come lui apparteneva a lei... ... era come pensare di tornare a vivere nel buio delle fogne ... Avrebbe voluto chiederle ancora una volta se si fidava di lui... come sette anni prima... quando lei aveva risposto di si, e Angel aveva sconvolto la sua vita... ma non ne aveva il coraggio, e forse non lo avrebbe mai avuto... Avrebbe voluto poterle non rispondere, ma sapeva che lo avrebbe fatto... perché Kate meritava una risposta... e, forse, avrebbe sbagliato ancora. Sentì la mano di Kate accarezzargli gentilmente la pelle del volto. "Volevi uccidermi?" Mormorò piano. Lui sgranò gli occhi, fissandola. "No!"Esclamò. " Certo che no!" "Allora volevi salvarmi ..." "Si... " "E..." "Lo sai che vuol dire il morso di un vampiro?!" Kate annuì piano. "Vagamente..." "Kate, tu ricordi come stavo in quel periodo... non è una giustificazione e non vuol dire che se mi fossi trovato nella stessa e identica situazione ma fossi stato più razionale, più in possesso delle mie capacità... non lo avei fatto ugualmente... perché la verità è che in quel momento ... io volevo... morderti..." "Direi che ora è più chiaro..." Angel sospirò, sollevandosi e sedendo sul letto, i gomiti appoggiati alle ginocchia. "Tu..."Mormorò, fissandosi le mani. " sei mai stata così arrabbiata con qualcuno cha ami da volergli sbattere la testa contro un muro fino a fargli intendere ragione?" "Si... e l'ogetto di questa rabbia ce l'ho proprio davanti..." " Io ero molto arrabbiato con te... Ti.. ti avevo detto di non immischiarti nella mia vita, in quello che facevo... ti avevo detto che erano cose che non potevi ... gestire, che arano troppo pericolose per te... Te lo avevo ripetuto solo poche ore prima... credevo di averti dimostrato che uno... come me... avrebbe potuto ucciderti in pochi secondi... E neanche avevo finito di dirlo che tu eri là, davanti a me, con due demoni pronti ad ammazzarti come se fossi stata un moscerino... a ficcarti da sola in una situazione che poteva essere fatale... Hai idea..."Sospirò. " Hai una vaga idea di quanto fossi arrabbiato?" Sentì Kate muoversi dietro di lui, e un attimo dopo le braccia di lei passare sotto le sue, e abbracciargli il petto con dolcezza, mentre lei gli si appoggiava alla schiena, il capo premuto sul collo di Angel. E il suo corpo era così morbido e caldo che lui dovette lottare con se stesso per non voltarsi, e baciarla di nuovo, e di nuovo trascinarla su quel letto. "Riesco a immaginarlo..."Mormorò la ragazza, il fiato caldo che carezzava la pelle di lui, e il cuore, il suo cuore, che aveva battuto così forte stretto nel palmo della sua mano, che ora pulsava regolare contro la schiena e nelle orecchia di Angel, come se fosse il suo. E forse, in parte, lo era. "Io volevo punirti..." Lo ascoltò, il cuore di Kate, mentre lui parlava... ascoltò la sua risposta... e attese di sentirlo accelerare, e di avvertire rabbia o disprezzo nel suo pulsare ritmico così vicino a se. "Volevo ... darti una lezione. Perché ti avevo detto di starne alla larga, e tu non lo avevi fatto... e avresti potuto rimanere uccisa... Ti ho vista, e il cuore mi è esploso ... e ho iniziato a parlare... e sul tuo volto c'era un 'espressione così determinata nonostante il male che ti stavo facendo...che volevo... punirti... di più... perché tu non mi avresti obbedito... non avresti smesso di rischiare inutilmente la tua vita..." "E così... "Terminò lei, movendo le labbra contro la sua pelle. " mi hai morsa..." "Ho fatto di più..."Rispose piano, così piano che temette non lo udisse. Le prese le mani, e liberandosi dalla sua stretta si voltò, guardandola negli occhi, con i polsi di lei stretti a se. "... io ti ho marchiata , Kate... ti ti ho presa, ti ho ... rivendicata e ti ho morsa..." "E per la legge dei vampiri io ti appartengo..." Angel sgranò gli occhi, fissandola. "Lo sai?" Lei annuì piano. "Mi hai morsa..."Mormorò. " e avresti potuto uccidermi... invece... mi hai salvato la vita... E non solo quella..." Kate si liberò dolcemente le mani, e gli avvolse le braccia attorno al collo. "... non puoi più convincerti che qualcuno sia... cattivo... se ti ha appena salvato la vita... se ti aveva così... vicina... "Angel deglutì, sfiorandole con le mani la schiena nuda. " e non ti ha ... uccisa... Se ti senti rimescolare dentro... e sai che dovresti provare orrore per quello che ti ha fatto e invece una parte di te è così felice... perché sente che ti ha fatta... sua..." Esitò, con la fronte su quella di Angel, e le labbra così vicine che gli sfioravano la bocca. Gli sarebbe bastato un attimo per baciarla di nuovo... E lui voleva baciarla di nuovo... E di nuovo ... E di nuovo... E di nuovo... Ma c'era ancora una cosa che doveva dirle. "Non è ... tutto..."Mormorò. E lentamente la distese sul letto, accarezzandole la fronte con le dita. "No?" "per la legge dei vampiri... "Sussurrò piano. " tu sei la mia compagna... nessun vampiro potrà mai toccarti... " "Rassicurante..." "E sei legata a me..." "mm... "Come io sono legato a te..." La vide sgranare gli occhi. E approfittò della sua sorpresa per baciarle la bocca. "... tutto quello che ho... ti appartiene... e tutto quello che hai tu... è mio... Compresa la tua bambina..." "Angel..." Kate fece per alzarsi, ma lui la trattenne, la mano ancora sul suo volto. "io non voglio... legarti..." "Mi sono legato da solo, la sera che ti ho rivendicata... "Le baciò piano le labbra, e poi la curva del collo, indugiando lentamente sul segno del suo morso. " e c'è un solo modo... per spezzare questo legame..." Le accarezzò le braccia, mentre con la bocca le sfiorava un capezzolo, limitandosi a baciarne la punta, senza andare più in là, sorridendo al brivido che percorse il corpo di lei, e al modo in cui si inarcò istintivamente verso di lui. "Ossia?" Ansò Kate... "Mm... "Angel le accarezzò il seno con la guancia, e poi sollevò le testa, fissandola seriamente negli occhi. " ucciderti..." La sentì ansare. E non era un ansito di paura. Mentre negli occhi le passava qualcosa che somigliava moltissimo a un lampo di gioia. Qualcosa che ebbe il potere di accenderlo come un fiammifero, come un albero rimasto per troppo tempo al sole... o come un uomo, davanti alla sua donna. "Non sarai un po' estremo?"Lo schernì, attirandolo nuovamente a se. "Che vuoi farci?" Ripose. " Sono un ragazzo all'antica... non credo nel divorzio..." Kate sorrise sulle sue labbra, baciandolo. "Sono felice... "Mormorò poi. " e mi sento così in colpa..." "Shh... "Le appoggiò un dito sulle labbra, mentre tornava lentamente a distendersi su di lei. "niente sensi di colpa... non ora... e se posso farlo io..." Di nuovo, Kate rise. "Ubi maior..." "Mmm..."Le accarezzò i fianchi, lisci come seta. "ottima pronuncia..." La baciò, affondando dentro la sua bocca." ... per un 'Americana..." Kate gli strinse le braccia attorno al collo, approfondendo il bacio, e fu solo quando stava già perdendosi in lei che un pensiero sfiorò veloce la mente di Angel. "Kate..."Mormorò, interrompendo il bacio. " tu dovresti mangiare..." Lei mugugnò contro la sua bocca, attirandolo nuovamente a se. "Mi è passata la fame..."Sorrise." "Adoro il tuo seno... Mi piace... veramente..." Angel le passò una mano sul fianco, e Kate ridacchiò, stendendolo di schiena ed appoggiandosi sul suo petto. "E io..."Mormorò, sollevando l'indice e sfiorandogli la tempia, proprio accanto all'occhio sinistro. " adoro questi..." Angel aggrottò la fronte. "I tuoi nei... "Spiegò, percorrendoli con le dita. "Mi piacciono da impazzire... " Le carezzò la schiena nuda, dolcemente, come nelle ultime ore aveva carezzato ogni pollice della sua pelle. Infiammandola e raffreddandola al tempo stesso. Portandola in alto e precipitando con lei, in una pioggia di luce... "Io nemmeno li ricordo più... "Sussurrò. Kate si scostò i capelli dal viso, guardandolo. "Bè, sono piccolo, scuri... e sono uno qui e uno qui..."Gli soffiò sulla pelle, e lui rise. Rise di gusto. Ed era così strano... Così strano che le ci fossero voluti cinque anni per sognare la sue risate, e poche ore per abituarsi ad esse. Come si era abituata alla carezze e ai baci di Angel... come si era abituata a muoversi con lui, in sintonia con il suo corpo, come se fosse l'unica cosa che faceva da sempre. "Sembriamo due idioti!" Sorrise, battendogli piano un palmo sul petto. " E questa particolare idiota adesso deve tornare in ospedale..." "Mm..."Lo sentì mugugnare, allungando la mano per sfiorarle il polso, senza cercare però di trattenerla. "E se prima mantenessi la tua promessa e mangiassi qualcosa?" Kate sospirò, sollevandosi piano. "Forse... " Concesse. Si voltò. Mentre il cuore le si stringeva nel petto. Era finito... Quell'intervallo, quel... sogno... quelle ore solo per lei... solo per loro... Quella specie di ... varco, nel tempo e nello spazio, in cui non erano esistiti ne dolore ne dovere... e dove l'unica cosa a contare veramente era stata amarsi... Stringersi l'un l'altro, e dirsi tutte quelle cose che non avevano mai potuto o osato rivelarsi... Era finito... Il suo angolo di amore... Il suo bozzolo di tempo rubato... Ed era stato così breve... E così meraviglioso... E le aveva avvolto il cuore in un nido caldo e rassicurante, come le braccia di Angel avevano avvolto il suo corpo, e come le sue avevano avvolto quello di lui. Mormorando a quel cuore ferito che al mondo c'era altro che non fosse la tristezza, e la malinconia di una speranza che lentamente si assottiglia. Ridandole in poche ore ciò che credeva di aver perso per sempre... la sensazione di essere una donna... E ciò che pensava non avrebbe mai provato...quella di essere amata... E di essere parte di qualcosa di grande e meraviglioso... Parte di altro corpo, e di ciò che formavano insieme. Unico. In tutto l'universo. Suo. E nessuno avrebbe potuto portarglielo via. Come nessuno al mondo avrebbe potuto portarle via il ricordo di quelle ore trascorse ad amarsi, e la sensazione dei baci di Angel. Come nessuno al mondo avrebbe potuto portarle via quella felicità troppo breve, che ancora le scaldava il cuore. O l'eco della voce di lui, mentre le diceva "ti amo". Qualunque cosa fosse avvenuta. Qualunque cosa fosse accaduta fuori dai confini rassicuranti di quella stanza. E l'avesse attesa per le strade, e per i corridoi dell'ospedale... Qualunque cosa... non avrebbe potuto toglierle la consapevolezza di appartenere a un altro essere... come lui apparteneva a lei... A lei... che non aveva mai avuto nemmeno un briciolo del cuore di un' altra creatura, che non fosse la sua creatura... La sua bambina... E ora scopriva di essere non solo amata dall'uomo a cui da tanto aveva dato il cuore, ma legata a lui da un legame profondo quanto misterioso... Il legame della sua razza, che avrebbe dovuto farle orrore... e che invece rischiava di farla mettere a urlare per la gioia... E orgoglio, e forza e imbarazzo potevano andare a farsi un giro molto, molto lungo... Non era più sola... Gettò le gambe oltre il bordo del letto, mettendosi a sedere. "Spero che Cordelia non mi odi a quest'ora... " Sorrise, cercando con gli occhi i vestiti. " ci avrà dati per dispersi..." Angel ridacchiò. "Io penso che sia da giorni che ha previsto tutto ..." Kate si passò la mano sul ventre, una strana sensazione di freddo che le sfiorava, terribile , il volto. "Dici..." Deglutì. Freddo. Ancora freddo. Sulla pelle. Lungo la spina dorsale... Un freddo innaturale... C'era... qualcosa... che non andava... Sollevò il capo, prendendo un respiro. Forse un piccolo cado di pressione... "Sai Angel..."Si sforzò di continuare. Ma era difficile.Aveva un groppo in gola adesso... e quando cercò di respirare di nuovo il fiato le si interruppe in petto. " una settimana e non ho ancora visto il suo bambino e non so... nemmeno se è sposata o..." Le parole si bloccarono, mentre il groppo si espandeva, pendendole lo stomaco, e ghiacciandole la pelle, e facendo accelerare di colpo il sangue nelle sue vene. "Cordelia?"Esclamò Angel dietro di lei. " non credo che esiste nessuno più sposato in tutta Los Angeles..." Kate si premette una mano sulla bocca, mentre un singhiozzo le sfuggiva dalle labbra. "... anche se non ... Kate?" Lo sentì sollevarsi di scatto, e afferrarle le spalle... Nella voce un 'inflessione preoccupata... E chissà cos' era stato a fargli paura... se il fatto che stesse tremando come una foglia... o che fosse scoppiata a piangere... Gemette, affondandosi il volto fra le mani, mentre il pianto la travolgeva. Improvviso . violento. Come la piena di un fiume. Come se una diga dentro di lei si fosse appena infranta, e la forza distruttrice dell'acqua avesse improvvisamente travolto ogni cosa. E sulla sua strada c'era... lei... Piccola, misera creatura umana, infranta da un 'onda troppo forte per lei. Che le scuoteva il petto, e il corpo, con la violenza del dolore , sciogliendosi in una cascata di lacrime disperate. Cercò di respirare, ma non riuscì a farlo, il pianto che le bloccava il naso e la gola, e si piegò su se stessa, gridando piano, una terribile sensazione di caldo e freddo insieme che le gelava il sudore sul corpo, facendola stare male. Facendole desiderare di vomitare e di buttarsi a terra e pestare i pugni sul pavimento, tanto era violento ciò che stava vivendo. E che si portava via i pensieri, i sentimenti, le reazioni, tutto ciò che non fosse quella cosa enorme che aveva nel corpo, all'altezza del cuore ... e che si stava espandendo... e che non riusciva a venire fuori di lei, ma ci provava, ci provava... fino a tenderle la pelle, e le ossa, fino a dilatare il suo stesso essere e poi a rigettarlo su se stesso. Si premete le unghie sul viso, rischiando di ferirsi, ma Angel glielo impedì, catturandole i polsi con la mani e costringendola a voltarsi verso di lui. L'aveva già chiamata prima... ma lei non lo aveva sentito, troppo sconvolta, troppo lontana per rendersene conto... e solo adesso la sua voce, la sua presenza, le parvero un riparo nella tempesta che la stava uccidendo... l'unica salvezza... l'unica casa a cui tornare... "Vieni qui..."Mormorò lui , attirandola a se. " vieni qui, vieni qui..." La strinse, e lei gli avvolse le braccia attorno al collo, stringendolo disperatamente, con tanta forza da ferirsi contro le ossa del suo sterno. Mentre non riusciva a smettere di piangere. Di singhiozzare come una bambina disperata, con tanta violenza che i suoi singhiozzi si mutarono in contrazioni. Violente, dolorosissime, che la staccarono da lui, facendola piegare su se stessa. "Oh, Dio..."Riuscì ad ansare. " oh, Dio... che cosa mi succede?!" Non riusciva a vederlo, la vista completamente annebbiata dalle lacrime, ma sentì le sue braccia stringerla ancora e seppe che si era sdraiato di nuovo accanto a lei. Lo sentì sollevarla ,e stringerla a se, avvolgendola completamente fra le sue braccia, e un attimo dopo cominciare e muoversi piano, cullandola, carezzandole la testa con la mano. Mentre lei non smetteva di tremare. " Non avere paura..."Mormorò Angel." E il tuo corpo che non ce la fa più... E' la sua difesa... Non combatterlo, Kate. Lascialo uscire... lascia uscire tutto..." Kate, singhiozzò, battendo la testa contro il suo torace. "... lascia venir fuori tutto il dolore..." "Non posso..."Kate cercò di divincolarsi , ma lui glielo impedì, e dopo un istante le forze le vennero meno, e smise persino di provarci. "Non posso... "Ripetè. " non posso... non posso.." "Shh..." Angel si allungò stringendola ancor più forte, chiudendola ancor più saldamente nel cerchio delle sue braccia. " va benissimo... va benissimo così...." "Non posso... "Ripetè ancora Kate. Ansò, senza fiato, e per un attimo temette di soffocare. "Si che puoi... si... Devi..." Angel le baciò i capelli, e con dolcezza la costrinse a scostare le gambe, appoggiandole la mano sul ventre e cominciando a massaggiarla piano, mentre continuava contemporaneamente a cullarla. "Piangi, amore mio... " "Non posso..." Non ce la faceva... Non resisteva più... Il suo corpo si stava autodistruggendo... si stava spezzando... E faceva male... faceva tanto male... Come quando aveva perso suo padre... Come quando aveva voluto morire... Come quando era stata sola ... e disperata ... Sentiva la mano di Angel massaggiarle lo stomaco, ed era un punto bianco nella nebbia indistinta che le copriva gli occhi. Un fuoco, nel bagno di sudore freddo che la faceva tremare come una foglia. Non era sola adesso... No... Non lo era... C'era la mano di Angel adesso... C'erano le sue braccia... C'era lui, adesso... Lui... "Piangi..."Le ripetè, come fosse una nenia rassicurante. " piangi... piangi ... piangi... " Non era sola... E lui non l'avrebbe lasciata... Lui l'amava... "Piangi..." Per la prima volta dalla morte di sua madre, non era sola di fronte al suo dolore... "Piango amore, piangi..." Le piaceva il suono della voce di Angel... Era caldo e gentile, e pieno d' amore... "piangi..." Così... pieno d'amore... "piangi..."Ripetè ancora. E Kate smise di combattere Per la prima volta in vita sua. E, senza più difese, pianse. |