Tutto l'amore del mondo | ||||||||||||||||||||||||||||||||
Capitolo XVII- L’onda |
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Era la sua condanna. Il suo tormento. Il suo destino, forse. Se lui avesse creduto nel destino. Sentire il cuore torcersi, e urlare. Sentire il dolore. Essere… dolore. Fin nel più profondo del suo essere. Guardare. E non poter agire. Guardare. E non poter salvare coloro che amava. E non poter salvare il suo cuore. Guardare spegnersi sua sorella, col calore del suo corpo fra le braccia. Guardare morire il padre di Kate, e poi vedere lei piangere, come una bambina disperata, e desiderare di prendere su di se il suo dolore, e non sapere perché questo desiderio era così forte… perché il tormento era così grande… Vedere Wes bloccato in un letto d’ospedale, perché non aveva saputo salvarlo. Vedere Doyle bruciare vivo… per lui… E vedere suo figlio soffrire… consumarsi di dolore… E ricordare una per una le volte in cui era stato lui la causa di quel dolore… Guardare. E no poter far niente. Morire dentro perché il dolore era troppo forte. E non poter far nulla. Sempre. Come una canzone che non smetteva di ripetersi. Come un destino. Ma Angel non credeva nel destino. Angel aveva sconvolto troppe volte le regole scritte per lui. Angel batteva disperatamente contro le pareti invisibili che non poteva abbattere. Angel gridava, e le mani , e i polsi gli bruciavano di dolore. Angel combatteva una battaglia che non avrebbe nemmeno dovuto cominciare. Mentre guardava suo figlio lottare, e torcerci all’indietro, trafitto da frecce che avrebbero potuto ucciderlo. Mentre guardava un demone colpire la donna che amava… e sapeva… che avrebbe potuto ucciderlo in un attimo… se solo fosse stato con lei. Mentre vedeva oltre le fiamme che lo circondavano… e i suoi sensi da vampiro gli mostravano la magia di Sahjhan nascere dalle mani del demone. E sapeva. Che era già mezzanotte. Troppo tardi. E il sacrificio della gente attorno a lui diventava inutile. E il sacrificio di Doyle diventava inutile. Per colpa sua. Perché lui era imprigionato lì. Mentre il mondo finiva. Mentre suo figlio soffriva e Kate gridava. Quando l’onda grigia di Sahjhan raggiunse i bracieri, e si colorò di sangue- E poi crebbe, con la consistenza fluetuante della magia. E sembrò urlare, come urlava Kate mentre l’ investiva. E persino a quella distanza, persino oltre il fuoco e la magia, Angel potè sentire l’odore del suo sangue. Dolore. Tutto il mondo era dolore. Il dolore era nella sua testa, nei suoi occhi, nela gola che soffocava le urla. Il dolore era in ogni cellula del suo corpo. Il dolore era nel suo ventre. Ed era atroce. E bruciava, e la consumava da dentro. Mentre a Kate mancava il fiato, e le viscere sembravano spappolarsi dentro di lei. Si piegò, lasciando la pistola. Cadendo perché non riusciva più a reggersi in piedi. E quando Spike l’afferrò affondò la faccia sulla sua spalla, torcendosi in modo così violento da trascinare in terra persino lui. Sentì che la chiamava, ma non riuscì a rispondere. E sentì il sengue. Le fluiva fra le gambe, bruciando, e le invadeva la bocca. Ed era tanto… Le aveva inzuppato i Jeans e colava in terra, e sulle mani di Spike, che la guardava sconvolto. “Mio Dio…”Lo sentì mormorare. La voce inghiottita dal ringhio inumano di Sahjhan. Dalle sue parole, di cui solo una parte di lei comprese il senso. Gridò, mentre il demone proclamava il suo trionfo. Sputando sangue sul volto di Spike. “E’ finita!” Urlò Sahjhan davanti a loro.” Il dominio dell’uomo, l’infezione sulla terra di questa razza di vermi! Quando la vita dei germogli si sarà spenta, nessuna donna umana potrà mai più generare un figlio! E fra cento anni, cento rapidissimi anni, nemmeno un parassita infetterà più questo pianeta!” Rise. E la sua risata penetrò nel ventre di Kate, dove le sue ovaie stavano morendo. Rise, ma Kate non riusciva più a sentirlo. Finita. Il molto, gli esseri umani, la vita… Angel… Strinse le mani al ventre, mentre soffocava un gemito. Eppure sapeva… che non gli avrebbe mai dato un figlio… Ansò, sollevando il volto verso Spike. E le parve che un velo rosso le oscurasse la vista. “Vattene…”Ansò. Pensando che sarebbero state le sue ultime parole. Forse… amare era quello… Era sentire nel proprio corpo la sofferenza dell’altro… Wesley… lui non l’aveva mai saputo… ma era quello che provava adesso. Perché quando Faith cadde in ginocchio, premendosi il ventre con entrambe le mani, gli sembrò che una scarica di dolore attraversasse il suo stesso corpo. E fu atroce. Il dolore più acuto, e terribile della sua vita. “Quado la vita dei “germogli” si sarà spenta, nessuna donna umana potrà mai più generare un figlio! E fra 100, 100 rapidissimi anni, nemmeno un parassita infetterà più questo pianeta!” Corse in avanti, verso il vampiro contro cui Faith stava lottando, e di cui ancora parava i colpi, semidistesa in terra, il volto contratto dal dolore. Mentre nel suo cervello le parole di Sahjhan davano finalmente un senso a quell’orrore. Il “ lento tormento” di cui aveva parlato Cordelia… la distruzione del genere umano nel più atroce e terribile dei modi… attraverso l’annientamento di ogni possibile futuro. E la condanna di ogni uomo sulla terra ad invecchiare e morire, sapendo che dopo di lui non ci sarebbe stato più nessuno… Una vittoria subdolamente incruenta, per un demone che non poteva usare la violenza… E che sarebbe riuscito dove aveva fallito Angelus… Una vittoria che sarebbe piaciuta ad Angelus… Che colpiva e faceva sanguinare la culla stessa della vita. Accanto a lui, Giles si chinava su Buffy, mentre la lotta era quasi cessata, e i demoni radunati sulla riva si godevano il trionfo… e la sofferenza delle Cacciatrici… ma Wesley quasi non lo notò. Wesley saltò il corpo riverso di Faith e usando l’elsa della sua spada come un maglio spinse indietro il vampiro, che cadde in terra stupito, rialzandosi immediatamente con un ringhio. Terribile.. e mortale. Ma non abbastanza per lui. “Non osare toccarla!” Sibilò, sollevando la spada. Dolore. Sangue. Dolore. Sangue. Dolore. Sangue. Dolore. Sangue. Dolore. Sangue. Dolore .Sangue. E dolore, e dolore, e dolore, e dolore, e dolore… Come un ‘orgia di sofferenza. Come un travolgente orgasmo di distruzione. Come l’onda che stava avanzando senza posa. E che la travolgeva, risvegliando tutti i suoi sensi. Come l’unico tipo di piacere che lei avesse mai conosciuto. Drusilla inarcò la schiena contro la parete di metallo, tendendo le corde che la tenevano legata, e godendo del dolore ai polsi pallidi, percorsi da strette strisce di sangue. Stavano morendo… I bambini che non sarebbero mai nati. Le anime che non sarebbero mai stete create… Gli amori pieni di fiducia… i sorrisi… Morivano… e il sangue ricopriva le loro bocche… E Drusilla avrebbe desiderato essere ancora umana… per poter sentire la vita morire dentro dei se… Per poter avvertire l’odore del sangue, e il dolore… quel dolore che le arrivava d’ovunque… mischiato al grido dei bambini già concepiti… Morivano… Morivano tutti… Moriva la speranza… E Angel e suo figlio avrebbero camminato su una terra deserta… Divisi dal fallimento… Chiuse gli occhi, chiedendo alle stelle di non mostrarle altro. Di lasciarle godere quel trionfo. Almeno per un attimo. Mentre il piacere la travolgeva. Ed era più forte di tutto. Più bruciante del dolore negli occhi di Spike quando era sceso in quel ventre oscuto a dire addio a sua madre… Più caldo e piacevole della sofferenza di Angel fra i suoi denti… Ed era vivo. Vivo come l’onda che distruggeva ogni cosa. E che non sarebe stata fermata, se non a prezzo del fuoco… Doyle alzò il volto, le labbra strette in una linea sottile, mentre gli occhi, quegli occhi che al buio non faticava a immaginare azzurri, sembravano cercare qualcosa che le tenebre appena squarciate del sotterraneo celavano alla loro vista. Qualcosa di terribile, che Cordelia non era certa di voler vedere… ma che sentiva… Con una sensibilità che non conosceva, e che non era la sua… “Che cosa succede?” Mormorò, allungando una mano verso quella di lui. Doyle si voltò, ma per un attimo sembrò non vederla nemmeno. “Tu non senti niente?”Chiese.” Nessun… dolore?!” Cordelia aggrottò la fronte. “No… io…” “Grazie a Dio…”Era Doyle , ora, o Lorne? Non riusciva a capirlo, e questo la terrorizzava. Sobbalzò, quando dalla caldaia provenne un suono basso e gutturale, come… un uggiolio di piacere… Ma Doyle non parve neanche rendersene conto. “La tua parte demone ti ha immunizzata…”Continuò, guardandola intensamente . la sua… parte demone?! E immunizzata… da cosa?! “Doyle, che succede?”Esclamò, lanciando uno sguardo alla caldaia.” Perché quella … grida come un animale? E che cos’ è questa cosa, questa… scarica? Ti assicuro che se vuoi proteggermi non è il momento giusto!” Lentamente, Doyle trasse un respiro, e quando la guardò, Cordleia ebbe più paura che mai. “E’ cominciata.”Rispose solo lui.” L’onda si sta allargando…” Era questione di un minuto. Solo di un minuto. Lilha Morgan ne era certa. Sentiva le corde allentate. Sarebbe bastata qualche altra torsione della mano, e poi sarebbe riuscita ad estrarre il pollice. E sarebbe riuscita ad uscire da li, e a trovare il modo di farla pagare a quella puttana “ non morta”! Strinse le labbra, continuando a lavorare. Distraendosi solo il tempo per scalciare il topo che si era fermato accanto alle sue scarpe di Gucci. Lurida bestia! Ci aveva già rimesso un taieur in tutta quella storia, non aveva intenzione di giocarsi anche quelle! Senza parlare della reazione che avrebbe avuto Linwood, quando avesse saputo che il pupo di Angel era morto, prima che loro riuscissero a metterci le mani sopra! E, naturalmente… che era stata tutta colpa di Park! Era lui l’uomo, dopotutto, Lilah era solo una povera… Si! Tirò il pollice fuiori dalle corde, e dopo un attimo sfilò il resto delle dita. Libera! Dannatamente libera! Si liberò dal bavaglio, e la bocca le fece male quando cercò di muoverla, come se l’avessero costretta un giorno intero a stringere fra i dneti un sasso. Oh, sperava solo che Linwood non pretendesse di lasciar andare quella… Si piegò su se stessa, attraversata come da uno spasmo. Da un dolore sordo, acuto, che le attraversò il bacino, rimbalzandole nelle ossa. Bruciandola da dentro. Anzò, alzandosi a fatica. Le pareva di non farcela. Le pareva che il suo corpo si spezzasse dall’interno. E il panico che le fece impazzire il cuore non fu meno forte del dolore. Che cosa le succedeva? Cosa… si piegò ancora, e un lamento le sfuggì dalle labbra… cosa le avevano fatto?! “Drusilla!” Gridò. Quando la paura vinse. E non riuscì più a ricordare che potevano esserci centinaia di demoni attorno all’edificio abbandonato.” Drusilla…” Chiuse gi occhi, mentre il dolore diventava troppo forte. E cadde in terra, in ginocchio. Ansò, le mani poggiate al pavimento. E gli occhi che le si riflettevano nella pozza del stesso suo sangue. L’onda si scontrò con la sua magia, e urtò, e lottò contro di essa. E nel giro di un secondo la colpì come un fulmine, gettandola in terra, boccheggiante, le mani e il collo ferite dalla violenza dell’urto. Senza fiato, e con l’unico pensiero di rimettersi in piedi, di tornare al suo posto, di riprendere l’incantesimo. Ma non ce la faceva. Tara… lei non ce la faceva… Il dolore era troppo forte. Si girò sulla schiena, stringendo gli occhi. Recitando con labbra tremanti la formula di un incantesimo che riuscì solo a sedare parzialmente quel tormento. Era troppo potente. La magia. L’onda. Il dolore, l’odio, il tormento in essa. Stava annientando una parte di lei, e non c’era nulla che potesse fare per fermarlo. Nessuno poteva … L’onda avrebbe continuato a crescere, fino a che non avesse annientato ogni briciolo di vita. A meno che qualcuno non avesse fermato chi la stava producendo… Strinse ancora le labbra, riprovando ad alzarsi. E nel dolore che le ottundeva la mente seppe che il suo incantesimo era stato spezzato. Seppe di avere fallito. E un singhiozzo le sfuggì dalle labbra. |
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